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IL FUTURISMO E LE AVANGUARDIE STORICHE Il primo decennio Novecento è caratterizzato dalle

avanguardie; il termine “avanguardia” nel lessico militare indica lo stare avanti e infatti si tratta di
movimenti culturali di rottura con il passato. Inoltre il riprendere un termine militare per definire
questo genere indica anche la predisposizione delle avanguardie verso un atteggiamento polemico e il
loro “attivismo battagliero”. Esse sono formate da intellettuali e artisti che propongono valori e
modalità espressive completamente nuovi. Tali movimenti esprimono le loro teorie tramite i manifesti;
si tratta di vere e proprie dichiarazioni di intenti che suscitano clamori. Le principali avanguardie
artistiche sono l’Espressionismo (1905), il Cubismo (1907), il Futurismo (1909), l’Astrattismo (1910), il
Dada (1916) e il Surrealismo (1924). Questi movimenti di avanguardia, oltre che l’atteggiamento
provocatorio e dissacrante, hanno in comune i manifesti, i legami politici e la ricerca di nuove forme
espressive. Il primo movimento di avanguardia in Italia è il Futurismo; nel 1909, a Parigi, il poeta Filippo
Tommaso Marinetti pubblica sul giornale “Le Figaro” il suo Manifesto del Futurismo dando vita al
movimento stesso. I princìpi fondamentali, enunciati nel manifesto, celebrano un'energia aggressiva e
ribelle, il dinamismo della modernità industriale con «le grandi folle agitate dal lavoro», la velocità
(nuova forma di bellezza e incarnata dall'automobile), la guerra esaltata come « sola igiene del mondo
» ; sempre pensando di far piazza pulita del passato il Futurismo inneggia alla distruzione delle
biblioteche e delle città storiche, alla lotta contro gli stereotipi della societa borghese e la cultura che li
rappresenta. Alla diffusione di tali temi attraverso i manifesti contribuiranno anche nuove modalità
espressive, suggerite sempre da Marinetti, come proclami, interventi sulla stampa o a serate pubbliche
che spesso sfociano in risse scatenate dai futuristi stessi. Anche il teatro viene influenzato da questo
stile tramite le “sintesi teatrali”, ovvero brevi atti in cui il pubblico viene investito con violenza da luci e
rumori. Inoltre la concezione della donna subisce un rovesciamento: Marinetti, nel suo manifesto,
inneggia al disprezzo della donna aggiungendo anche che una donna debba essere virile, cioè debba
coltivare l’istinto sublime dell’eroe, la violenza e la crudeltà.
FILIPPO TOMMASO MARINETTI nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1876 e prima di trasferirsi a Milano
studia a Parigi: è da qui che Marinetti fonda il Futurismo, pubblicandone il manifesto di fondazione, in
francese, sulla prima pagina del quotidiano «Le Figaro», il 20 febbraio 1909. Il testo era già stato
proposto su alcune testate giornalistiche italiane, ma la scelta della capitale francese per compiere il
vero debutto rivela l'intento di Marinetti di conquistare subito un vasto pubblico. Il Futurismo si
afferma così coma una novità di rilievo mondiale. Altre personalità di primo piano, oltre a Marinetti,
sono i poeti Paolo Buzzi, Aldo Palazzeschi e Corrado Govoni; Marinetti resta comunque la figura
centrale, con cui il movimento si identifica: se la fase di effettiva vitalità del Futurismo si esaurisce
entro il 1920, non sono mancate letture critiche che estendono i limiti cronologici del fenomeno fino
alla morte del suo fondatore (1944).
IL FUTURISMO RUSSO La risposta più significativa al futurismo fuori Italia arriva dalla Russia, dove il
maggior esponente del movimento è Vladimir Majakovskii. A differenza di Marinetti, Majakovskii
identifica i nuovi strumenti espressivi del futurismo come un mezzo per poter rinnovare la società; il
manifesto del futurismo russo viene pubblicato nel dicembre 1912 con il titolo “Schiaffo al gusto del
pubblico” in cui Majakovskii invita a «gettare dalla nave del nostro tempo» gli intellettuali della
tradizione. Questo desiderio di rottura con il passato e la caratteristica ribellione del futurismo si
aggrava in Russia anche per gli eventi politici dell’epoca: l’ascesa al potere di Lenin e l’avvento di una
rivoluzione culturale. Nel 1923 Majakovskij fonda il LEF (Fronte di sinistra delle arti) che si scaglia
contro chi ha sostituito alla poesia sentimentale una poesia populista. La situazione per i sostenitori
del futurismo russo si aggrava con l'ascesa al potere di Stalin che impone una linea unitaria alla cultura,
di cui diventa garante la RAPP (Associazione Russa degli scrittori proletari).Majakovskii pensa di
aderirvi ma, nel 1930, in preda ad una forte depressione, si suicida.
IL DADAISMO nasce a Zurigo (Svizzera) nel 1916 dal fondatore Tristan Tzara. Il cosiddetto Dada è un
atto di provocazione estrema, caratterizzato dal nonsense. A due anni dalla fondazione Tzara scrive il
manifesto del dadaismo (Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro) in cui viene addirittura
affermato che “Dada non significa nulla”; infatti lo scopo di questo movimento è quello di smontare
l’intera tradizione e arte precedenti. Al contrario dei futuristi, i dadaisti sono contro la guerra e mirano
paradossalmente a uccidere l’arte (favoriscono l’anti-arte).
IL SURREALISMO Negli anni Venti, a Parigi, nasce una nuova avanguardia: il Surrealismo, il cui
maggiore esponente è Andrè Breton. Questo movimento affonda le sue radici nella filosofia di Freud e
vede il sogno come unico veicolo di conoscenza vera e profonda, libero dai limiti della ragione. Infatti i
surrealisti inventano una serie di tecniche per liberare il subconscio e per riuscire a rappresentarlo
senza filtri. Inoltre puntano alla valorizzazione dell’io come territorio dell’inconscio.
TESTI DI MARINETTI
Manifesto tecnico della letteratura futurista Pubblicato da Marinetti nel 1912, questo manifesto
espone i principi delle “parole in libertà” i quali propongono alla letteratura nuove forme che cercano
di esprimere gli ideali del futurismo. Più specificatamente vengono aboliti l’avverbio perché tiene unite
le parole, l’aggettivo poiché il sostantivo deve essere presentato nudo senza la sufmatura proposta
dall’aggettivo; viene eliminata inoltre la punteggiatura poiché si deve puntare ad uno “stile vivo che si
crea da sé” e non vincolato dalle “soste assurde di virgole e punti”. I verbi devono essere all’infinito
poiché devono solo legarsi al soggetto e non devono esprimere l’io narratore. Marinetti invita ad
abbattere ogni gerarchia estetica e a sostituire la psicologia dell’uomo con la materia affinchè si possa
avere uno sguardo oggettivo della realtà ma al tempo stesso arricchito da analogie e immaginazione.
Questo manifesto è composto da frasi brevi e andamento scattante: questo sottolinea l’idea futurista
che la velocità domini il mondo moderno. Il tema centrale del testo è il paroliberismo: disporre le
parole a caso, così come nascono, senza tener conto della sintassi.
80 km all’ora Nel 1912 Marinetti viene invitato ad assistere alla prima guerra balcanica come cronista
francese; da quelll’occasione viene ispirato per la sua celebre opera “Zang Zang Tumb Tumb” nella
quale esalta la guerra come manifestazione di energia e modernità e valorizza sempre più il
paroliberismo. Il testo “80 km all’ora” è tratto da quest’opera e descrive la corsa in automobile.
Sempre per sottolineare il sentimento ribelle e la passione per la velocità dei futuristi, Marinetti
accosta al testo (nella colonna di sinistra) il superamento dei limiti di velocità con caratteri sempre più
grandi (80, 95, 100 km orari). Alla fine avviene lo schianto finale dell’auto che viene rappresentato
attraverso la lunga onomatopea in grassetto (pan-pan-traaaak tatatraak). Lo smodado uso di
onomatopee e analogie in questo testo richiama l’unico legame di Marinetti con la poesia simbolista
francese.
Bilancio delle analogie Nel finale dell’opera Zang Zang Tumb Tumb, Marinetti si concentra sull’analogia
la cui presenza è già stata espressa nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (ogni sostantivo
deve avere il suo doppio, cioè deve essere seguito al sostantivo con cui si lega per analogia). In questo
brano Marinetti prosegue con il racconto della guerra balcanica e dell’assedio di Adrianopoli,
descrivendo la guerra tramite una lunghissima metafora che porta a un’altra guerra: quella dei futuristi
contro i passatisti. I futuristi aggrediscono il passato e affermano di voler distruggere tutto ciò che lo
rappresenta (musei, biblioteche…) e, infatti, Marinetti nella I somma descrive il suo movimento come
un “cannoneggiamento da parte di un colosso”; nella II somma deride ogni forma di difesa del
passatismo; nella III somma l’attacco viene associato anche a immagini più giovanili come i “monelli” o
la “bionda trentenne”. Infine nell’ultima somma Marinetti fa il vero e proprio bilancio delle analogie:
mostra che ogni guerra, reale o metaforica, è un’esaltazione del Futurismo.
Manifesto della cucina futurista In questo manifesto Marinetti esalta il cibo come una vera e propria
esperienza multisensoriale e ne descrive i principi. In primis afferma che i tovagliati e i piatti devono
avere gli stessi colori delle vivande proposte al fine di creare “un’armonia originale della tavola”.
Inoltre la forma e il colore della pietanza devono eccitare la fantasia prima ancora di entrare in bocca.
Marinetti abolisce forchetta e coltello per determinati piatti che devono essere mangiati senza posate
per dare un “piacere tattile prelabiale”. Curioso è il suo consiglio di cancellare, tra una portata e l’altra,
il profumo del piatto precedente attraverso dei ventilatori. In conclusione, secondo la cucina futurista,
il piatto deve avere le sembianze di un’opera d’arte.
TESTI DI PALAZZESCHI
ALDO PALAZZESCHI nasce a Firenze nel 1885. Avrà una carriera molto lunga nella quale sperimenterà
diversi stili e modalità. La poesia di Palazzeschi risente sia del Futurismo (da esso riprende modernità e
atteggiamento giocoso) che della poesia crepuscolare (da essa ricava il ridimensionamento del ruolo
del poeta e alcuni tratti malinconici). Possiamo, quindi, dire che questo autore avrà una quasi adesione
al Futurismo. Muore a Roma nel 1974.
E lasciatemi divertire! E’ tratto dalla raccolta “L’indendiaria” (già il titolo suggerisce lo stato di violenza
e aggressività). Il metro della poesia è versi liberi e questo indica la libertà; si tratta di gruppi di versi di
sole onomatopee (chiama queste strofe “robe avanzate”) alternati da versi di senso compiuto ma che
mantengono sempre lo stile semplice e divertito di Palazzeschi. Nel brano Palazzeschi si scaglia contro
la sua stessa opera e quella dei suoi compagni di strada; dietro questi toni scherzosi però il testo rivela
un drastico rifiuto della tradizione. Palazzeschi, infatti, presenta la figura del poeta-clown che deve far
fronte ad un pubblico serioso che lo giudicherà un “somaro” e “pattuglie di professori” che lo
censureranno. In realtà il pubblico non riesce a capire ciò che il poeta crea; inoltre ridimensiona il ruolo
del poeta affermando che non debba guidare le masse o consegnare la verità bensì debba solo
divertirsi (D’Annunzio la pensa in maniera opposta).
Chi sono? A differenza del brano precedente, questa poesia fa parte della fase crepuscolare di
Palazzeschi; il brano costituisce un ottimo identikit del profilo poetico ed intellettuale di Palazzeschi, in
cui il verso libero si fa lo strumento con cui ribaltare l’immagine tradizionale del letterato-poeta per
contrapporgli quella di un poeta-giocoliere, un “saltimbanco” (v. 21) che, tuttavia, non priva di valore
l’espressione poetica, ancora in grado “mettere una lente” sul cuore dell’uomo. Il riferimento ad
oggetti comuni e quotidiani (la “penna”, v. 4; la “tavolozza”, v. 9; la “tastiera”, v. 14; la “lente”, v. 17) è
un indizio della ricerca di qualcosa di concreto rispetto alla vuota astrattezza delle convenzioni
letterarie e della tradizione passata, che viene percepita come priva di reale valore comunicativo.
Sostanzialmente il pensiero di Palazzeschi rimane invariato sia in “Lasciatemi divertire” che in “Chi
sono io?”; l’oggetto di differenza è invece costituito dai toni utilizzati in cui si percepisce l’influenza del
futurismo nella prima e l’influenza della poesia crepuscolare nella seconda.

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