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Oggi parleremo innanzitutto di un gruppo che nasce a Monaco e che agisce sotto la guida di un leader

indiscusso che è Vasilij Kandiskij. Il gruppo di cui sto parlando è il gruppo del Cavaliere Azzurro – Der Blaue
Reiter – guidato per l’appunto da Kandiskij, artista di origine russa che si trasferisce in Germania alla fine
del primo decennio del 900. Perché questo passaggio? Non è soltanto un passaggio legato alla necessità di
comunicare l’analisi e la descrizione di quelle realtà che compongono e che caratterizzano l’avanguardia
espressionista, ma perché il passaggio sul cavaliere azzurro ci consentirà di capire e di riflettere con più
consapevolezza sulle modalità con cui Vasilij Kandiskij compie una svolta fondamentale. Una svolta che è
verso l’astrazione, che chiaramente non tocca e non riguarda soltanto Vasilij Kandiskij, ma un numero
molto ampio di artisti e per quanto Vasilij Kandiskij abbia voluto, antedatando il primo acquerello astratto
al 1910, ascriversi una sorta di paternità in questa svolta, una di quelle svolte ritenute fondamentali per
capire la storia dell’arte del 900 ma nello specifico in questo caso proprio la storia delle avanguardie, è
possibile ed è chiaro e lo capirete studiando più da vicino la bibliografia che non esiste un unico agente ed
un unico padre o un’unica madre dell’Astrattismo perché Vasilij Kandiskij diciamo arriva a questa svolta
mentre altri artisti stanno maturando scelte analoghe. Mi sto riferendo al francese Robert Delaunay,
all’olandese Piet Mondrian, ai russi Kazimir Malevič e Vladimir Tatlin, all’artista ceco František Kupka e
anche a William Louis e come abbiamo potuto vedere in alcune composizioni di Giacomo Balla anche alcuni
artisti italiani come Balla e Severini che arrivano al superamento della figurazione di qualsiasi trasposizione
della realtà del mondo visibile, ma a questa lista potremmo aggiungere anche quella dell’alsaziano Hans
Arp che incontreremo poi con più attenzione in occasione della lezione dedicata al Dadaismo. È chiaro che
noi cominceremo con Vasilij Kandiskij, però in generale mi preme ricordarvi alcune cose che soltanto
nell’elencazione dei nomi degli artisti che ho fatto finora vi sia chiaro che l’astrattismo non è soltanto Vasilij
Kandiskij , che l’astrattismo fu guidato da diverse motivazioni, da diversi metodi e da diversi modelli e che
agli inizi degli anni 10 diciamo più propriamente tra il 1912-13 , si arrivò quasi al riconoscimento di questa
nuova tendenza a cui arrivano come vi ho detto più artisti, e soprattutto al riconoscimento dell’astrattismo
come un valore, persino come una necessità in sé. Fino a quel momento le apparenze del mondo sensibile
non erano state mai superate, anche nelle più forti sperimentazioni c’era stato sempre un riferimento,
anche solo un’allusone, alla realtà. Qualcuno potrebbe dirmi che l’astrazione è qualche cosa che appartiene
alle arti in tante culture a causa ad esempio dell’iconoclastia soprattutto nelle religioni come quella ebraica
o quella musulmana con il divieto di rappresentare immagini. Un certo tipo di astrazione è stata
sicuramente attuata, ma nel caso degli artisti di cui stiamo parlando l’astrazione fu inventata e il fatto che io
vi abbia citato artisti provenienti da differenti realtà appunto l’esperienza di Monaco, di Vasilij Kandiskij o
l’Olanda di Mondrian o la Russia di Kazimir Malevič e Vladimir Tatlin vi dà anche un’altra preziosa
indicazione ovvero che fu un fenomeno internazionale e che molti dei suoi principali interpreti, aldilà di
Robert Delaunay , non si formarono nell’avanguardia parigina e si formarono peraltro in culture come
quella russa, quella ceca, quella olandese, quella tedesca dove questi imperativi di superamento della realtà
possono aver sicuramente reso l’idea dell’astrazione.

Condivisione schermo : Il cavaliere azzurro


Questo passaggio è necessario prima di parlare di questa svolta o di questa evoluzione compiuta dal russo
Vasilij Kandiskij che si era trasferito a Monaco alla fine del primo decennio del 900. Quando abbiamo
parlato dell’espressionismo nell’ampiezza, nell’articolazione, nella varietà dell’avanguardia espressionista
abbiamo fatto riferimento a più realtà: quella francese, quella austriaca e quella tedesca. Nell’esaminare la
situazione tedesca ci siamo semplicemente soffermati su quel gruppo di artisti che va sotto il nome di Die
Brücke di cui Ernst Ludwig Kirchner è stato uno dei leader e protagonisti indiscussi. La questione di Monaco
è molto utile per cogliere alcuni passaggi come il cavaliere azzurro realizzato da Vasilij Kandiskij nel 1903,
che qualche anno dopo diventerà la denominazione di questa comunità di artisti (Vasilij Kandiskij, Franz
Marc, August Macke, Gabriele Muenter, Alexej Von Jawlensky, Marianne Von Werefkin e Paul Klee) che
daranno vita al gruppo del cavaliere azzurro in una città meno oppressa, quella di Monaco, che era stata
sede anche di una secessione artistica nell’ultimo decennio dell’800 e nella quale non si viveva
quell’atmosfera di conflitto e di disagio sociale che invece caratterizzava il Nord della Germania e nello
specifico la situazione di Dresda. Il cavaliere azzurro è un dipinto del 1903 che attesta quale tipo di ricerca
Kandiskij stia svolgendo proprio agli inizi del 900 rispetto alle tematiche che abbiamo esaminato. Pensate
alle tematiche legate alla città e ai suoi conflitti, agli spazi urbani od alcune figure immerse nel caos e nella
velocità delle città in cui ci troviamo chiaramente in una dimensione che oserei quasi definire bucolica, che
ripropone addirittura un personaggio come un cavaliere vestito d’azzurro che attraversa questo campo
verde che sicuramente allude ad una realtà che non ha nulla a che fare con il conflitto, con la velocità e con
il sapore della città e l’atmosfera cittadina. Di fatto il cavaliere azzurro è tante cose insieme: Der Blaue
Reiter (il cavaliere azzurro) è il nome del movimento creato nel 1911 da Vasilij Kandiskij e Franz Marc a
Monaco dopo aver abbandonato la nuova associazione degli artisti, che è un’altra di quelle associazioni che
si vengono a creare tra il 1909 e il 1910 in cui si riuniscono artisti che stanno proseguendo portando avanti
quelle ragioni della secessione maturate alla fine dell’ 800. Il nome stesso, che riprendeva il titolo di un
quadro di Kandiskij eseguito nel 1903, manifestava una volontà di evasione attraverso il lirismo del colore,
cui Marc e Kandiskij accordavano ogni potere. Il lirismo del colore ci aiuterà a capire un passaggio molto
importante per cogliere questa evoluzione di questa trasformazione. Ancora, il 18 dicembre 1911 e il 12
marzo 1912 vengono allestite due mostre-chiave per la maturazione dell’espressionismo tedesco. Vedete
qui si parla ancora di espressionismo tedesco perché il cavaliere azzurro è per l’appunto una delle realtà
delle anime dell’espressionismo tedesco e queste due mostre offrono appunto un’ampia ricognizione delle
più avanzate ricerche artistiche europee. Ma Der Blaue Reiter è anche il titolo di un almanacco di grande
formato con illustrazioni a colori pubblicato a maggio del 1912 e contenente riproduzioni, articoli e
cronache ossia resoconti di critiche e mostre fatti esclusivamente da artisti.
mQuesta è la copertina dell’almanacco, fatta da Vasilij Kandiskij e Franz Marc dove vedete riproposti
ancora un cavaliere vestito d’azzurro in sella ad un cavallo che tiene dentro tante cose insieme. Quali sono
queste cose insieme, che cosa contiene questo almanacco: riproduzioni di opere a colori e poi articoli e
cronache che fanno il punto su mostre ed episodi o testi realizzati direttamente dagli artisti. L’almanacco
sebbene riguardi un argomento, è di fatto un testo composito, fatto di tante cose, articolato. Questo
aspetto dell’almanacco del cavaliere azzurro e dell’analisi di ciò che in questo almanacco viene pubblicato,
ci dà ugualmente delle informazioni importanti per capire, per andare più infondo al tipo di passaggio e di
evoluzione compiuta da Vasilij Kandiskij, ma in generale di un allargamento della questione artistica anche
ad altre realtà. In questo almanacco ci sono riproduzioni delle opere degli artisti a colori ma ci sono anche
ad esempio degli spartiti musicali, così come ci sono delle immagini ad esempio di quelle enormi sculture di
cui sicuramente avrete chiara l’immagine dell’isola di Pasqua, quelle grandi teste la cui origine ha sollecitato
la curiosità e gli studi di numerose persone, così come ci sono dei disegni infantili. Quindi in questa che è
una delle pubblicazioni più importanti per la storia del cavaliere azzurro vedete convocate una serie di
elementi che hanno a che fare con l’arte fino a un certo punto o quanto meno prevedono che l’arte
evidentemente entri in contatto con altre sollecitazioni, sia esse vicine ma legate ad un’età che è quella
dell’infanzia di cui probabilmente dovremmo tenere a mente quella libertà e quella “purezza” tra virgolette
perché potrebbe essere sicuramente un’altra forzatura ascrivere all’infanzia su un piano ideale.
Naturalmente all’infanzia viene associata la purezza, così come ha suggestioni provenienti da realtà distanti
da quella monacense, pensate appunto all’sola di Pasqua ,ma all’interno ad esempio la pubblicazione di
spartiti musicali , mi sto riferendo a quelli di shalberg e di albamerg, amplia l’orizzonte in cui la vita
monacense, trasferita in questo almanacco si muove, e queste realtà sono fondamentali per cogliere ciò
che accadrà a Kandiskij di lì a poco, quindi tenetela presente diciamo questa ampiezza di risposte relative al
cavaliere azzurro. Il cavaliere azzurro è un’opera del 1903, è il nome di questo movimento creato da
Kandiskij, è il nome anche di un almanacco di grande formato in questi anni. Grazie all’attività del
movimento del cavaliere azzurro vengono per l’appunto organizzate due mostre chiave che ci fanno capire
quanto diciamo è in sé all’espressionismo praticato dal cavaliere azzurro. Kandiskij arriva al superamento
della figurazione, quindi è sulla scia di un‘accensione cromatica e delle potenzialità che a questo punto
vengono esplorate dall’artista stesso e si arriva all’astrazione.

Si arriva a questo per intenderci al primo acquerello astratto come vedete anche dalla didascalia vedete
datato 1910 dall’artista che verosimilmente è stato realizzato dall’artista qualche anno più tardi quindi è in
seno a ciò che si fa all’interno del movimento del cavaliere azzurro del Der Blaue Reiter che Kandiskij
matura questa svolta di cui tra poco leggeremo qualche cosa di più appropriato e perchè la critica è
propensa, ed è ormai certo,che Kandiskij abbia scelto di antedatare la sua opera, quindi di datarla a
qualche anno prima per definirsi il padre di questa svolta.
Perché tra il 1909 e il 1910 guardate,

questo è il dipinto con un arciere del 1909 dove evidentemente, sebbene ascrivibile ad una realtà ancora
una volta favolistica o comunque distante, l’arciere ci riporta immediatamente ad una realtà che non è
sicuramente quella cittadina ma è legata probabilmente a storie, a favole , a soggetti che non sono
riconoscibili, ma a volte appunto ricordano una storia passata o una tradizione passata e spero che lo
riusciate a cogliere l’arciere qui in basso sulla destra che si volge per l’appunto sulla destra in questo
paesaggio dove sono presenti figure femminili vestite degli abiti tipici della tradizione popolare russa
insieme ad una serie di edifici. Quello che vi sto mostrando attraverso la presentazione di questo splendido
lavoro del 1909 è ciò che Kandiskij fa intorno a questi anni. Come vedete questa è una composizione del
1909-1910, in questo ancora una volta c’è una natura vagheggiata alla stilizzazione della figura umana.
Questa libertà compositiva particolarmente accesa, ma soprattutto in un dipinto del genere vediamo come
sia possibile leggere questa accensione cromatica della tavolozza praticata da Kandiskij che lo conduce
quindi ad esplorare poi le straordinarie potenzialità del colore ben prima che si arrivasse ad una completa
astrazione. Compagni di viaggio in questa storia di Monaco sono Franz Marc, un’artista che scomparirà
molto giovane a 36 anni e che era solito dipingere, aveva un’attenzione particolare per gli animali e peraltro
ne parlava come un processo di animalizzazione dell’arte, ma non erano animali dominati dagli istinti quelli
che dipingevano, ma la potenza, la parvenza simbolica di questi animali. In questo caso vedete “la mucca
gialla” che occupa l’intera composizione, la taglia e si impone al centro dei nostri occhi, per questo slancio
vitale dell’animale quasi alla ricerca di uno spirito proprio fortissimo all’interno della natura.

Franz Marc è noto per questo tipo di dipinti così come per una serie di dipinti dedicati ai cavalli. Compagno
di viaggio è anche Alexej Von Jawlensky che, come Franz Marc, conosceva perfettamente tutto ciò che si
faceva anche in Francia, ma che incontra per l’appunto Vasilij Kandiskij a Monaco e più tardi poi frequenta
anche Parigi, ha modo di avvicinarsi anche alla pittura matissiana e quindi anche di utilizzare una modalità
stessa di Matisse, di dipingere con tanta intensità, ma diciamo la sua provenienza russa fa intrecciare questi
doppi riferimenti legati sia alla avanguardia parigina, e quindi alle composizioni matissiane, sia alla propria
terra di origine e alle suggestioni chiaramente legate alla propria terra d’origine.

Qui vedete ‘’ Occhi neri ‘’ che ci testimonia che una dei lavori dedicati alle figure femminili sempre più
presenti nell’opera di Alexej Von Jawlensky .

Ancora un altro artista, August Macke

Questa è “signora con giacca verde”, in questo caso il tema di figure cittadine viene immerso nella natura
ed è un presupposto legato anche alla vita quotidiana, per cui la tavolozza cromatica si accende e viene
utilizzata per sottolineare appunto i contrasti, ma anche la potenzialità di questi contrasti e di queste figure.
Questi sono i compagni di viaggio insieme alla compagna poi di Kandiski stesso, sono i compagni di viaggio
che vedete intorno al 1913 che mantengono un rapporto con la figurazione, ma il racconto che viene fatto
da Kandiski rispetto a questa scoperta dell’astrazione è un racconto straordinario che troverete sul manuale
ma che io adesso vi rileggo. Ma c’è qualcosa che voglio ripetervi che riguarda questo rapporto tra le
apparenze sensibili, la realtà, i compiti della pittura stessa , noi stiamo affrontando attraverso l’avanguardia,
quei movimenti e le carriere di alcuni artisti che mettono in discussione questa necessità dell’arte di
compiere e di svolgere e di assolvere compiti di natura rappresentativa. Ma chiaramente con la pittura
astratta viene superato anche qualche cosa di ancora più profondo e ancora più importante, questo legame
anche soltanto alluso con la realtà. D’altronde abbiamo visto nel cubismo analitico praticato da Braque e
Picasso, se la realtà oggettiva legata alle nature morte dei ritratti viene ad essere scomposta ed è quasi
irriconoscibile, Picasso attraverso degli inserimenti di lettere o numeri ci riporta comunque ad una realtà non
scomponibile. Quello che vedremo invece oggi è qualche cosa che prescinde da qualsiasi riferimento, e per
fissare i contenuti della pittura astratta vi ho riportato qui una frase scritta nel 1956 all’interno di un saggio
sul linguaggio, sul significato della pittura all’interno della figurazione e dell’astrazione di Lèon Degand.
Dice Degand, francese: “La pittura astratta è quella che non rappresenta le apparenze visibili del
mondo esterno, e che non è determinata, né nei fini né nei mezzi né nello spirito, da tale
rappresentazione. Ciò che caratterizza, all’inizio, la pittura astratta è dunque l’assenza del rapporto
di trasposizione, a qualunque livello, tra le apparenze visibili del mondo esterno e l’espressione
pittorica”. E allora, questa frase nella sua estrema chiarezza e nella sua estrema precisione non è
determinata dalla necessità di rappresentare le apparenze visibili. Allora la pittura astratta cos’è?
Quale sarà l’oggetto della pittura astratta? Se non ci sono le apparenze visibili del mondo esterno o
se non c’è nessuna allusione alla realtà, sia essa scomposta o chiara, allora lo spazio dell’arte e di
conseguenza le tele astratte a che cosa si rivolgeranno? Si rivolgeranno evidentemente ad altro e in
questo altro e nella differenza diciamo di attenzione che ogni artista che vi ho citato
precedentemente avrà, ci sarà una delineazione dell’astrattismo. L’astrattismo è un contenitore
composito di diverse realtà che vanno da Kandiskij al neo classicismo di Mondrian, al
supermatismo di Malevic, al costruttivismo di Tatlin etc. e a seconda di quello che la tela diventerà
e dei propositi di questi artisti che l’astrattismo si declinerà in maniera diversa. Andiamo da Vasilij
Kandiskij perché lui ci propone di riflettere su una data di nascita che appunto l’artista vuole sia
fissata al 1910, quindi in maniera forzata l’artista ante data il suo acquerello astratto. È molto
piccolo, 49,6 x 64,8 cm e si trova al Centre Georges Pompidou di Parigi. Bene, c’è un racconto,
evidentemente Kandiskij sa che è importante fissare alcuni momenti, cioè la volontà di parlare di
una genesi, di una nascita e di fissarla attraverso delle parole e in un testo celebre contenuto adesso
in tutti gli scritti di Vasilij Kandiskij, e poi ritorneremo su questa necessità che soprattutto gli artisti
che esplorano questo orizzonte completamente inedito dell’astrazione hanno , quello di fissare le
proprie riflessioni in alcuni scritti. Lo farà Kandiskij, lo farà Piet Mondrian, lo farà Kazimir Malevič, lo
faranno diciamo molti di questi artisti che sentono la necessità evidentemente di dare spazio alle proprie
riflessioni perché tutto ciò che stanno facendo è completamente inedito. In un testo celebre, Kandiskij
racconta questa genesi, questa scoperta delle potenzialità di un’opera completamente autonoma, un’opera
privata della necessità di rappresentare. Sentite che dice Kandiskij: “ stavo tornando a casa con la cassetta
dei colori dopo aver dipinto uno schizzo, trasognato ed immerso nel lavoro fatto, quando vidi d’improvviso
un quadro di una bellezza indescrivibile imbevuto di ardore interno”. (non si sta riferendo a questo
acquerello astratto, ma questo può accompagnare bene questa descrizione, la descrizione appunto di una
sorta di genesi, di nascita). “Mi fermai colpito e mi avvicinai rapidamente a questo quadro misterioso su cui
non vedevo altro che forme e colori e il cui contenuto mi era incomprensibile. Trovai subito la chiave del
mistero, era un mio quadro che era appoggiato ad una parete di lato. Il giorno successivo, alla luce del sole,
cercai di ricreare in me l’impressione che il quadro mi aveva fatto il giorno prima. La cosa mi riuscì però solo
a metà; anche ponendo il quadro sul lato riconoscevo sempre gli oggetti e mancava la fine velatura del
crepuscolo. Seppi così in modo preciso che l’oggetto nuoce ai miei quadri” e quello che Kandiskij aveva
percepito il giorno prima, affondato nei suoi pensieri, ma comunque colpito da questo quadro girato su di
un lato era evidentemente legato alla bellezza di un lavoro che si sottraeva a qualsiasi possibilità di
descrizione perché questa poi infondo è una delle cose che l’arte astratta ci obbliga a fare. Quella di essere
attenti al come l’opera è fatta, non soltanto a cosa l’opera ci presenta. Il primo acquerello astratto è un
lavoro capitale, un lavoro a cui Kandiskij affida la primogenitura di una svolta. Si vede una libertà
compositiva, è quasi come se ci fosse una velocità nella realizzazione. Le figure non hanno contorni definiti,
quindi mancanza di contorni, mancanza di centro. Se noi mettessimo accanto al dipinto un’opera
organizzata secondo la prospettiva rinascimentale il crash sarebbe eclatante. Una composizione organizzata
secondo una scansione lineare che converge verso un unico punto di fuga, e qui invece dei segni fatti a
china che non riescono a chiudere addirittura il colore e che sembra galleggi. Ecco questo galleggiare del
segno e delle figure all’interno della composizione ci dice che è saltata la linea d’orizzonte, è saltata la linea
compositiva, son saltate molte cose perché evidentemente Kandiskij è interessato ad una scioltezza
espressiva, è interessato ad altro. Questi segni che cosa sembrano? La questione che ci riporta ad un tipo di
tratto che non segue una regola o che non segue una norma è assolutamente evidente quindi un lavoro per
il quale è difficile individuare un centro ed è difficile riconoscere le forme. Ecco quindi una delle cose che
vorrei trasmettervi è questa, rispetto alla pittura astratta, rispetto a quegli artisti che hanno esplorato
chiaramente questa svolta ed è la seguente: cioè osservare delle opere astratte è importante per capire
qual è il tipo di evoluzione che Kandiskij compie e su cui adesso voglio ritornare ed è particolarmente
interessante perché nel momento in cui noi diciamo non c’è più la realtà fenomenica, non c’è più il
sensibile, stiamo parlando di una svolta. Questa svolta però avviene attraverso una rottura, una frattura o è
nel caso di Kandiskij, come sarà anche nel caso di Piet Mondrian, il frutto di una evoluzione. Un critico
francese parla di una astrazione per decantazione, quindi un processo evidentemente lento. Però vi dicevo,
questa cosa è importante in sé, ma è importante per il nostro sguardo, è importante come esercizio di
osservazione che è chiaramente più complesso perché non abbiamo di fronte un dipinto che ci sta
narrando una storia. Non è un caso che ad un certo punto Kandiskij parlerà di linea-punto-superficie e ci
invita ad un’osservazione più attenta rispetto a ciò che abbiamo di fronte. Ecco, facevo riferimento a questo
testo molto importante di Denis Rioux in cui almeno per Kandiskij e per Mondrian, si fa riferimento ad una
astrazione raggiunta per decantazione. Attraverso questa parola voglio sottolineare, grazie all’analisi che è
stata fatta da Denis Rioux, al fatto che questo passaggio in Kandiskij non esprime un taglio netto, ma una
evoluzione. L’artista realizzerà una serie di lavori, questa è una splendida composizione del 1913,
“Composizione VII”.

L’artista realizza, definisce, intitola i suoi lavori in un modo molto interessante: impressioni,
improvvisazioni, opposizioni e infatti qui vediamo composizione VII del 1913.

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