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da
della storia
dell’arte italiana
di Giovanni Previtali
Di nuovo come alla fine del Due ed alla fine del Tre-
cento, l’espansione quantitativa si risolse, ad un certo
punto, in un salto qualitativo, rilevabile anche a livello
dello stile, e fu il segno di morte del manierismo. Ma
prima, anche questa volta, la ripresa di vitalità sembrò
investire contemporaneamente tutta la produzione arti-
stica nei suoi vari aspetti. La stessa spinta espansiva che
sosterrà, al momento giusto, la produzione negli stili
nuovi (Annibale Carracci) o rivoluzionari (Caravaggio)
assicura intanto una seconda giovinezza a quelli vecchi:
la formula «baroccesca» trova adepti entusiasti da Siena
(Francesco Vanni, Ventura Salimbeni)1 a Napoli (Giro-
lamo Imparato, Giovan Vincenzo Forlí)2 ed a Roma
stessa è adottata da giovani che si convertiranno in
seguito al naturalismo caravaggesco (Orazio Gentile-
schi, Giovanni Baglione); la «maniera dolce e pastosa»
di origine correggesco-zuccaresca trova sviluppi impre-
vedibili in artisti di grande talento, come il senese Ales-
sandro Casolani, il bolognese Bartolomeo Cesi, il pie-
montese Guglielmo Caccia detto il Moncalvo; la «rifor-
ma» tosco-veneta allinea, accanto ai vecchi campioni
(Santi di Tito, l’Empoli) i suoi nuovi devoti (Cigoli,
Passignano) spingendo i suoi avamposti fino a Napoli e
oltre (Giovanni Balducci, Fabrizio Santafede); e perfi-
1
P. A. RIEDL, Disegni dei barocceschi senesi (Francesco Vanni e Ven-
tura Salimbeni), catalogo della mostra, Firenze 1976; cfr. recensione di
A. BAGNOLI e D. CAPRESI GAMBELLI, in «Prospettiva», aprile 1977, n.
9, pp. 82-86.
2
PREVITALI, La pittura del Cinquecento cit., pp. 111-19.
3
R. LONGHI, Momenti della pittura bolognese, in «L’Archiginnasio»,
XXX, 1935, n. 1-3 [anche in Opere complete, vol. VI, Firenze 1973, pp.
198-201]; ID., Quesiti caravaggeschi, II: I precedenti, in «Pinacotheca»,
marzo-giugno 1929, n. 5-6, pp. 258-320 [anche in Opere complete, vol.
IV, Firenze 1968, pp. 97-143]. Un’aggiornata messa a punto sulla
discussione relativa ai due artisti si può trovare nella edizione di BEL-
LORI, Le vite cit., pp. 31-45, 211-36.
4
C. CIPOLLA, The decline of Italy: the case of a fully matured economy,
in «The Economic History Review», serie II, vol. V, 1952, pp. 178-87
[trad. it. Il declino economico dell’Italia, in Storia dell’economia italia-
na, I, Torino 1959, pp. 605-23 (605)].
5
E. J. HOBSBAWM, The General Crisis in the European Economy in
the 17th Century, in «Past and Present», 1954, nn. 5 e 6 [trad. it. La
crisi del XVII secolo, in Crisi in Europa 1560-1660, a cura di Trevor
Aston, Napoli 1968, pp. 5-81 (10)].
6
A. BELLETTINI, La popolazione italiana dall’inizio dell’era volgare ai
giorni nostri. Valutazioni e tendenze, in Storia d’Italia Einaudi, vol. V, 1,
Torino 1973, pp. 489-532 (512).
7
G. QUAZZA, La decadenza italiana nella storia europea. Saggi sul
Sei-Settecento, Torino 1971. Cfr. PROCACCI, Storia cit., I, pp. 232-34.
8
Nell’impossibilità di registrare qui neppure i testi principali di que-
sto grandioso movimento di studi, ci limitiamo a rinviare alle biblio-
grafie recenti di R. WITTKOWER, Art and Architecture in Italy: 1600 to
1750, Harmondsworth 1958, 2a ed. 1965 [trad. it. Arte e architettura
in Italia 1600-1750, Torino 1972] e di E. BOREA, in G. P. BELLORI, Le
vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, edizione commentata, Tori-
no 1976, pp. XCI-CXXII, criticamente discussa nelle note.
9
LANZI, Storia pittorica cit., passim.
10
E. BOREA, La diffusione del naturalismo in Europa, in «I maestri
del colore», 265 (1968), pp. n. n.
11
G. BRIGANTI, Milleseicentotrenta, ossia il barocco, in «Paragone»,
gennaio 1951, n. 13, pp. 817; ID., Pietro da Cortona o della pittura baroc-
ca, Firenze 1962.
12
A. BLUNT, Some Uses and Misuses of the Terms Baroque and Roco-
co as applied to Architecture, London 1973 [trad. it. in A. BLUNT e C.
DE SETA, Architettura e città barocca, Napoli 1978, pp. 9-45 (17)].
13
Naturalmente se dall’architettura costruita si recede a quella sol-
tanto progettata il distacco tende a scomparire, senza tuttavia che ci
sia ragione di adottare l’opinione opposta, secondo cui «la trasforma-
24
LOPEZ,Hard Times cit., p. 30; HOBSBAWM, La crisi cit., p. 24.
25
BELLORI, Vita di Andrea Sacchi, in Le vite cit., pp. 535-36.
26
È quanto risulta anche dalla piú recente panoramica sulla pittu-
ra genovese: AA.VV., La pittura a Genova e in Liguria dagli inizi al Cin-
quecento, Genova 1970, e La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento
al primo Novecento, Genova 1971.
27
Cosí, giustamente, WITTKOWER, Arte e architettura cit., pp. 84-86
e 293-96. Cfr. anche QUAZZA, La decadenza cit., pp. 203-15 che si rife-
risce però, soprattutto, al periodo successivo.
28
La piú aggiornata messa a punto sulla pittura fiorentina del Sei-
cento è in E. BOREA, La Quadreria di Don Lorenzo de’ Medici, catalogo
della mostra, Poggio a Caiano 1977. Degli scritti anteriori, da ricor-
dare almeno, F. SRICCHIA, Lorenzo Lippi nello svolgimento della pittura
fiorentina della prima metà del Seicento, in «Proporzioni», IV, 1963, pp.
242-63 e M. GREGORI, 70 pitture e sculture del ’600 e ’700 fiorentino,
catalogo della mostra, Firenze 1965. Involontariamente rivelatore lo
scritto di C. DEL BRAVO, Carlo Dolci devoto del naturale, in «Paragone»,
luglio 1963, n. 163, pp. 32-41.
29
La piú recente trattazione d’insieme della pittura napoletana del
Seicento è quella di R. CAUSA, in Storia di Napoli, vol. V, 2, Napoli
1972, pp. 915-1055, dell’architettura quella di A. BLUNT, Neapolitan
Baroque and Rococo Architecture, London 1975. Aggiungi: A. SPINOSA,
Cosimo Fanzago, lombardo a Napoli, in «Prospettiva», ottobre 1976, n.
7, pp. 10-26; AA.VV., Mostra didattica di Carlo Sellitto primo caravagge-
sco napoletano, Napoli 1977; V. PACELLI, New Documents Concerning
Caravaggio in Naples, in «The Burlington Magazine», dicembre 1977,
pp. 819-29.
30
Lo stato degli studi per quanto riguarda l’Italia meridionale
(esclusa solo, fino a un certo punto, la città di Napoli) e la Sicilia è,
anche per il Seicento, estremamente arretrato, al punto che degli arti-
sti ricordati si cercherebbe invano una trattazione adeguata, o anche
soltanto una menzione fuggevole, nel piú volte citato, e peraltro aggior-
natissimo, repertorio del Wittkower. Vedi la recente messa a punto di
E. NATOLI nel commentario ad A. MONGITORE, Memorie dei pittori,
scultori, architetti, artefici in cera siciliani, Palermo 1977, e aggiungi: F.
NEGRI ARNOLDI, I «Cinque sensi» di Caccamo e l’attività siciliana di Gio-
vanni van Houbracken, in «Bollettino d’arte del Ministero della Pub-
blica Istruzione», aprile-settembre 1968, n. 2-3, pp. 138-44; ID., Alon-
zo Rodriguez: un caravaggesco contestato, in «Prospettiva», aprile 1977,
n. 9, pp. 17-37.