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Bernardo De Dominici: Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani

LUCA GIORDANO:
- Pittore napoletano nato nel 1634 e morto nel 1705 all’età di 71 anni a cui
Bernardo De Dominici dedicò una delle sue importanti biografie del terzo
tomo della sua impresa storiografica
- Fu attivo non solo nella sua terra natale, bensì anche a Venezia, Firenze e
Spagna
Realizzò:
- Centinaia di dipinti su tela
- Altrettanti dipinti murali
L’opera di De Dominici:
- Titolo: Vite de’ pittori, scultori et architetti napoletani” ha due versioni
- La prima viene scritta quando cominciò ad interessarsi a Luca Giordano
basandosi su:
1- Informazioni recuperate dalla letteratura di periegesi napoletana
2- La sua esperienza con:
- Figlio Lorenzo
- Moglie Margherita Dardi
- Dottor Baldinucci- utili per l’attività di Firenze e Venezia
- Testimonianze allievi:
1. Pacelli
2. Rossi specie delle opere condotte in Spagna
3. Belvedere
De Dominici non conosceva Sandrart e Orlandi. Non compaiono Boschini e
Palomino, tra l’altro ignoto a De Dominici.
3- Nell’edizione definitiva compare l’allievo Ferrasoli; Baldinucci scompare nella
versione definitiva e al posto suo compare Michele Troise, che arricchisce la
biografia con aneddoti di difficile verifica.
4- 1738, anno delle morti di:
- Baldinucci e dell’interlocutore fiorentino Marmi
- Margherita

- Nella seconda metà degli anni 20, De Dominici si fa bastare le testimonianze


ma le biografie delle opere di Sandrart, Orlandi e Pascoli verranno utilizzate
solo in seguito.

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De Dominici non fece riferimento alla fonte di Polignano di Puglia; si rifà per lo più
alle testimonianze orali e analisi dirette. De Dominici nomina Pietro da Cortona per
sorvolare sull’ascendenza naturalista. Nella vita di De Dominici non vengono citati i
capolavori:
- Tenebrosi
- Sacri
- Profani
Il rapporto con Ribera si esaurisce solo con l’apprendistato tecnico in cui perfezionò:
- DISEGNO non lascia altre tracce nella produzione di Luca
- INCISIONE
Giordano ha una valenza:
- Antiaccademica
- Anticlassista
La scuola di Luca è copiosissima, definita ereticale che faceva traviare dal dritto
sentiero con la dannata libertà di coscienza e vaghezza del colorito. Definito “miglior
pittore che sapeva più degli altri appagare il pubblico”, lavorò per committenti
eruditi. Lanzi definiva quelle opere di “storia” pittorica assolutamente pregevole.

OPERE CITATE:
- La Battaglia – datata 1651
- Le Battaglie di Dresda
- Due miracoli di San Francesco Saverio: una per collezione privata e l’altra per
la sede napoletana della Banca d’Italia
- Esercitazioni di Durer e di Luca di Leyda
Servono per elencare le sue affermazioni sotto la voce invenzione e coloriture
anedottiche utili a rimpolpare lo scheletro della biografia.
Da Firenze Luca dovette partire per Venezia e De Dominici non ne conosce la
ragione. Lì dipinse per la chiesa della Pace il quadro di altare molto lodato con S.
Marco evangelista.
Il percorso di Luca iniziò negli anni 40 del 600 e si concluse nel 1705:
- A Napoli Mattia Preti (1653-60) esemplificato per le tele della Santa Maria del
Pianto (santi protettori adorano il Crocefisso e San Gennaro intercede per la
cessazione della peste).

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- Attenzionò le opere di Ribera, della tradizione di Tiziano e Veronese, a Pietro
da Cortona; lo studio di Rubens fu molto utile.
Gli anni ’70 si definiscono gli “anni da cavalletto” dall’avvio delle grandi imprese di
decorazione murale, si citano le opere di:
1. Montecassino
2. Chiese napoletane:
- Santa Brigida dove si prepara al grande successo extraurbano
- S. Gregorio Armeno
A Firenze 1682: decorazione cupola della Cappella Corsini al Carmine
1685: vi ritorna per dipingere la volta della Galleria di Palazzo Medici-
Riccardi. Si caratterizza per il rigido programma iconografico, ma si denota la facilità
di invenzione.
1692: LA CHIAMATA IN SPAGNA DAL RE Carlo II – decorazione dei luoghi
simbolici:
1. Escalera
2. Chiesa di S. Lorenzo all’Escorial
3. Cappella reale nel Palazzo di Madrid
4. Il cason del Buen Retiro
Caratteristiche:
- RAFFORZAMENTO INTENSITA’ CROMATICHE delle volte grigie
dell’Escorial
- Il disfacimento della materia nell’essenzialità della circoncisione portante nei
bozzetti della Chiesa di S. Antonio dei Borghesi
Torna a Napoli e realizza il TRIONFO DI GIUDITTA per la volta della Cappella del
Tesoro della Certosa di S. Martino (1704); BOZZETTI DELLA CROCIFISSIONE –
Salisburgo e Oxford. Giudizio Universale per la Sagrestia della Chiesa di Santa
Brigida (1704).

LA VITA:

- Nacque a Napoli nel 1623 da Antonio Giordano e Isabella Imparato. Pittore


mediocre e povero d’invenzione copiava le opere di Spagnoletto.
- A 5 anni si diede al disegno:
1- Copiò le figure intere con la meraviglia di coloro che pronosticano la gran
riuscita
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2- La figura del cavalier Massimo notò la prontezza e osservò il disegno. Gli
pronosticò che sarebbe stato il primo dei suoi tempi.
3- Luca offrì il suo aiuto al padre Antonio impegnato a dipingere due putti
della Chiesa di Santa Maria La Nuova dei padri dell’Osservanza e quelli
della Cappella di Sant’Onofrio, situata sotto l’organo, che si trovò in
difficoltà essendo un pittore mediocre, lasciando al figlio l’ardua impresa.
Luca disegnò degli angioletti, precisamente solo uno e lasciò i pennelli.
Osservato il puttino, domandarono chi lo avesse dipinto- Luca malgrado
fosse minacciato dal padre, si palesò come l’artefice.
4- La figura del canonico Celano che presentò Luca al duca di Medina Las
Torres e lo raccomandò a Giuseppe Ribera, detto lo Spagnoletto considerato
pittore di corte.
5- A 9 anni perfeziona il disegno
6- Dedica ore serali al lavoro
7- Imita le battaglie di Aniello Falcone- scolaro di Ribera
LE PRIME OPERE:
- Per la Congregazione degli studenti nel Collegio dei Padri Gesuiti e nella
cappella di padre Mastrillo.
- Obiettivo di Luca: raggiungere il primo grado di eccellenza nella pittura
Luca aveva visto le opere di:
- Raffaello
- Michelangelo si impegnò a disegnarle e confessò di averne ricopiato il
- Polidoro disegno
- Carracci
In particolare:
- Le logge
- Le stanze dipinte da Raffaello
- 12 volte l’intera Battaglia di Costantino dipinta da Giulio Romano
- Opere della Galleria Borghese
Luca si recò a S.Pietro e il padre non ne era a conoscenza per perfezionarsi nella
pittura. Chiaramente Luca assisteva il padre mentre dipingeva gli diceva “Luca fai
presto”.
L’INVENZIONE DI LUCA:
La maniera di tingere la carta per mezza tinta con la polvere che radeva con la matita
rossa e illuminata con la matita bianca con pochi tratti scuri.

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Luca ammirava Pietro da Cortona e si offrì come discepolo, cercando di imitare il
maestro. Si ricordano una prodigiosa quantità dei disegni fatti sulle opere migliori dei
maestri eccellenti:
- Correggio
- Tiziano
- Veronese
- Tintoretto
- Scuola lombarda
A Venezia vide le opere di Veronese; tornò a Firenze dove realizzò delle opere
magnifiche di tanti artefici insigni.
Tra le opere di Luca Giordano dipinte in pubblico si annoverano:
1. SANTISSIMO ROSARIO nella Chiesa di S. Potito sopra i Reggii Studii
2. Le tre storie di San Giovanni Battista nella Cappella di San Giacomo della
Marca:
- Predicazione
- Battesimo di Cristo
- Decollazione di San Giovanni Battista
Dipinse ad imitazione del Veronese il quadro della chiesa di Santa Teresa Sopra
Ponte Corvo: Santissima della Passione e Beata Vergine con il Bambino.
Gasparo Romer lo definiva principiante. Colorì le tavole sullo stile di: Bassano,
Tiziano, Tintoretto- li fece vedere al padre come originali. Un quadro rappresentante
un Sansone con Dalila, cui Romer gli regalò 7 palmi. Romer negò di avere altre sue
pitture e Luca lo accusò di averne comprate altre da valenti maestri.
La figura di Francesco di Maria gran disegnatore:
- Fece schierare contro Giordano Andrea Vaccaro, oltre a Giacomo Farelli
(discepolo di Andrea) che fece dipingere il quadro dell’altare maggiore della
chiesa di Santa Brigida dei padri lucchesi ( compito da Farelli).
- Giordano lavorò per la chiesa di Santa Brigida per realizzare il quadro di San
Nicola da porre nel cappellone dal canto del Vangelo , dove figurò il santo
portato da un gruppo di angeli, in azione, che tiene per i capelli il fanciullo
rapito dalla mensa del regnate infedele. Il tutto realizzato sullo stile del
Veronese, collocando trombettieri e suonatori in accordo con la magnifica
architettura.
- Le commissioni :
1. Romer
2. Garofali
3. Arici
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4. Samuele
- Per la chiesa della Solitaria realizzò ad imitazione dello Spagnoletto
5. Conte di Pegno randa viceré di Napoli: per la chiesa di Santa Maria del
Pianto che riproduceva:
- Il Signore irato, pregato dalla Beata Vergine e da San Gennaro che usasse
clemenza verso la città afflitta dalla peste, con i corpi che giacciono sul piano.
Terminato il quadro lo presentò al Viceré e ne commise un altro Crocifisso e con altri
santi protettori della città. Luca lo fece di mala voglia perché non voleva che il primo
suo quadro fosse esposto e pretende che venisse posto sull’altare maggiore.
Anche il suo rivale Andrea portò il suo quadro al viceré e Luca ribadì la precedenza
sul luogo ma il viceré trovò un compromesso:
- Se l’opera doveva essere collocata nell’altare maggiore
- Il quadro non andrebbe collocato in Santa Maria del Pianto, cedendo il luogo al
Vaccaro, e dovendo collocare i quadri nei cappelloni laterali.
- Il Vaccaro lodò la bella nuova maniera di Luca ed elogiò il quadro caro come
un’opera di vecchio ed insigne maestro.
- La contesa venne aggiudicata a Roma a favore del Vaccaro: da qui Andrea a
Luca divennero amici.
NUOVA FASE PER LUCA:
Luca dipinse ai padri agostiniani sopra i Reggii Studii il quadro con il san
Tommaso da Villanova alla maniera di Tiziano, figurando il santo in abito
ponteficale dispensare ai poveri i suoi averi, nei volti e nelle azioni. Il santo è situato
sopra un poggiuolo e pratica la carità.
- Nella chiesa di Sant’Agostino Luca realizzò il quadro di San Nicola da
Tolentino in estasi con una serie di angeli che suonano e cantano; il santo
afflitto prega per le anime del Purgatorio che ne sono abbagliate
- Nella chiesa di San Martino dei monaci certosini realizzò due quadri posti
all’ingresso della sagrestia del Tesoro in cui rappresenta:
1. In una il Signore che chiama san Pietro e sant’ Andrea all’apostolato
2. Nell’altra la chiamata di San Matteo
Questi quadri contengono 5 o 6 figure quasi a grandezza del naturale. Dipinse
due quadri per la stanza del priore della Certosa rappresentante:
1- Le nozze di Cana di Galilea- che presenta alla mensa del re Erode la testa di
san Giovanni Battista
2- Altare maggiore della chiesa dell’Ascensione del Signore, nel borgo di
Chiaja raffigurò il padre eterno e gli angeli a lato. Nel cappellone della
chiesa viene rappresentata Sant’Anna che offre al padre Eterno la Vergine
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Maria e gli angeli raccolgono i fiori per coronarla e altri scherzano con lei
per il manto oltremarino.
3- Altra opera è quella della chiesa di Sant’Anna che istruisce la Beata
Vergine con san Gioacchino in piedi e il Padre Eterno.
4- Altro quadro: il Riposo in Egitto in cui si vedono angeli e puttini intorno ad
un panno in aria, in un’atmosfera notturna.
Nell’altare della cappella vi era anche il quadro di san Pietro d’Alcantara che
appare a Santa Teresa e sopra l’arco è effigiato il santo che seduto ascolta la
confessione della santa.
L’obiettivo di Luca era quello di “far vedere al pubblico qualche opera
grandiosa” per abbattere Francesco di Maria che apparentemente lo censurava
e che dipingeva la cupola della chiesa di San Luigi, detta di san Francesco da
Paola oltre alla tribuna e alla volta della croce. Negli angoli della cupola non
dipinse i soliti evangelisti e i dottori della chiesa, bensì il buon ladrone,
Longino con la lancia, Veronica con il volto santo e angeli con gli strumenti
della passione. Ma non seppe realizzare una croce dritta e aggiunse calcina
affinché la superficie paresse meno curva.
LUCA PER ABBATTERE IL NEMICO, DIPINSE LA CUPOLA DI SANTA
BRIGIDA PER LA SOLA DEVOZIONE, oltre a servirsi del ponte e la spesa
dei colori fornitagli dai padri. Luca tolse il dipinto di Domenico Viola dalla
cupola e lo rifece ex novo.
IL QUADRO DELLA PACE:
LUCA venne chiamato a dipingere il quadro della Pace in occasione della pace
tra spagnoli, francesi e olandesi essendo cessati i torbidi della guerra di
Messina. L’intento era la figurazione della pace, così pensò di rappresentare
Giove che consigliava altri dei. Nella parte superiore del quadro: le figure
presenti simboleggiano i regni e le città principali soggette alla Spagna, oltre
alle varie Virtù che assistevano al trono. Veniva coronata da un diadema da
Pallade, Giunone e da Berenice con il favore di Marte. Pandora faceva
nascondere il vaso dagli infausti eventi e Giove viene rappresentato nell’atto di
porgere una coppa di ambrosia alla medesima monarchia, per renderla
immortale. Nel piano figurò vari popoli, giudiziosamente distribuiti e distinti
da abiti e pennacchi di varie fogge secondo il carattere che richiedeva
aggiungendovi animali propri a regni e province soggette.
- Opera esposta a Toledo e molto apprezzata
- Questo scaturì l’astio di Francesco Maria e i suoi scolari contro la maniera di
Luca. Mirko Spadaro lodò Giordano come autore di “bella, vaga e armoniosa
maniera”
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- La scuola di Luca è definita copiosissima ed ereticale che faceva trovare dal
sentiero dritto con la dannata libertà di coscienza (in riferimento al colorito).
- Terminò la cupola di Santa Brigida
- Nuova tela raffigurante la figura di san Cristofano dove imitò la maniera di
Lanfranco condotta con colori vaghi. Opera realizzata in affresco e scoprì la
cupola dove inserì sopra il cornicione e tra i quattro evangelisti, figurati tra
colonnati con i 4 dottori della chiesa e nel volto di san Luca effigiò il suo
autoritratto aggiungendosi i capelli. Negli angoli della cupola vi dipinse 4
donne celebri del Testamento per accrescere la vaghezza dell’opera e sono
Giuditta, Debora, Jaele e Saretta.
Per quest’opera non fu ricompensato se non con parole e ringraziamenti.
LE OPERE DI LUCA fatte a vari personaggi:
Luca, una volta cresciuto di reputazione, realizzò:
1. Principi d’Avellino Caracciolo
2. Montesachi d’Avalos
3. Bisignano Sanseverino
4. Mataloni Carrafa
5. Cursi Cicinelli
Per le case reggenti di:
1. Carriglio
2. Mercado
3. Gascon
4. Calà
5. Biscardi
E altri reggenti ministri
Altri cittadini che chiesero dei “suoi pennelli”:
- Gasparo Romer
- Ferdinando Vandeneinden – opere divise tra le due figlie
- Vincenzo Samuele
- Carlo Arici e Invitto
- Cutino
- Avv. Giuseppe Valletta conosciuto nella repubblica di letterati.
LE PITTURE DI LUCA A MONTECASSINO:
Dipinse le principali azioni della vita del santo patriarca nella volta di mezzo in
cinque gran quadri e nelle lunette sopra le finestre con l’inserimento anche dei
miracoli.
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Sopra la porta rappresentò la Consacrazione della chiesa fatta dal suo pontefice
Alessandro nell’anno 1071. Nei lati delle finestre dispone cinque per parte,
rappresentò 20 santi pontefici dell’ordine benedettino.
Realizzò anche pitture ad olio come:
1- San Michele arcangelo
2- Santi Guinnizone e Gennaro monaci casinesi nelle loro cappelle
3- Per la cappella di Sant’Apollinare dipinse ad olioil quadro dell’altare e i due
laterali; ad affresco fece le lunette, angoli e la volta con la solita bella vaghezza
di colori che incantava i fedeli.
LUCA A FIRENZE:
Fu chiamato a Firenze nell’anno 1679 per dipingere la cupola della chiesa di
Sant’Andrea Dei Corsini nella chiesa del Carmine su richiesta del marchese
Bartolomeo e di Neri Corsini e la dipinse con tutto lo studio e il suo sapere. Per
recarsi a Firenze, dovette passare da Roma, presso il marchese di Carpio che gli
illustrò le grandi opere degli uomini valenti, che gli chiese di dipingere dinnanzi ai
suoi occhi per individuare la sua bravura, ma partì la sera per la Toscana. Carpio poi
divenne viceré della città di Napoli e fece istanza al gran duca di Toscana che subito
gli mandasse il Giordano, per vederlo dipingere quadri per la regina di Spagna.
Luca DOVETTE TORNARE A NAPOLI E VI DIMORO’ FINO AL 1682 quando
ottenne il permesso di recarsi nella città di Firenze. Lì vi dipinse la galleria al
marchese Riccardi rappresentando le divinità gentili insieme ai vizi e alle virtù. Qui
riuscì a rappresentare la somma meraviglia della bellezza e della bontà.
ALTRE OPERE FIORENTINE:
- Cappella di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, entro la chiesa delle
monache di Santa Maria degli Angeli:
1- Due apparizioni della santa
2- Un’ apparizione del Nostro Signore
3- Apparizione della Beata Vergine
Opere realizzate con rapidità.
- Chiesa della Pace dei padri francesi fuori Porta a San Pier Gattolino – fu
considerata un’opera degna di eterna laude - avendo rappresentato
un’Apparizione della Beata Vergine a san Bernardo con altre figure e angeli
bellissimi con vaghezza di gloria meravigliosa.
Da Firenze partì per Venezia dove dipinse per la Chiesa della Pace il quadro di altare
molto lodato con San Marco Evangelista che con il suo libro in mano insegna ai
popoli la priorità del Vangelo.
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Tornato nuovamente a Firenze e realizzò opere:
- Ad olio per ornamento della sua nobil casa
- Per il senatore Andrea Rossi
- Alcuni baccanali in gran tele, con altre capricciose invenzioni, che si
tralasciano per brevità
- Il ritratto del serenissimo gran duca Cosimo III- che avendo apprezzato
l’opera decise di trattare con lui e lo invitò a palazzo, dove gli mostrò opere
eccelse di molti bravi pittori. Gli chiese come fossero le opere dei pittori
fiorentini e Luca rispose che gli sembrava la Scuola d’Atene e che
Michelangelo e Andrea Del Sarto erano i Platoni di quella. Luca lodò i ritratti
di Raffaello e fece presente l’errore nella disposizione “in mezzo a quelli di
Tiziano e di Paolo Veronese”. Questa risposta piacque al duca che gli pose al
collo una collana d’oro da cui pendeva una medaglia con il suo ritratto.
- Lavorò anche per il duca Andrea De Rossi: vi dipinse la soffitta di una
stanza dell’appartamento reale. Fu Luca a scegliere il soggetto, data la libera
scelta deliberatavi dal committente. Egli eliminò le figure presenti nel soffitto e
ricreò attraverso la luce e gli scuri, perfezionando le parti con gran piacere del
sovrano che lo osservava mentre lavorava.
Vi rappresentò il padre Giove, una volta terminate le ostilità con i fiorentini e i
fiesolani che si azzuffano in battaglia da lontano, porge alla Gloria e altre virtù
l’insegna di casa Medici e la Fama va divulgando intorno le gesta e le glorie.
Nel primo piano si vede il fiume Arno e internamente la Discordia che fugge al
comparire dell’insegna.
Anche in questo caso, Luca venne lodato con un abbraccio e una serie di
complimenti- fatto raccontato da Michele Troise.
Quest’ultimo raccontò le insidie a cui venne sottoposto Luca Giordano a Firenze:
- Un pittore invidioso, che si occupò di copiare le sue opere, fece giungere al
marchese una di queste ma il pittore rispose d’essere “il poeta”
- La figura di Carlino, pittore di chiara fama, venne visitato da Luca, mentre
dipingeva un Riposo in Egitto. Troise riporta il dialogo tra i due e l’offesa
sottile di Luca rivolta al Carlino in merito al fatto che “morirà di fame per la
troppa lunga fatica”. Luca aveva realizzato per la duchessa Vittoria diverse
opere che lodò la celerità del Giordano e meno la lentezza di Carlino.
IL RITORNO A NAPOLI:
Realizzò:
- Il quadro per Santa Maria de’ Nobili di Bergamo di 50 palmi da porre sopra
la chiesa dove raffigurò il passaggio del popolo ebreo che propose ai
bergamaschi vantaggiosi partiti perché fu rimasto con loro.
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- Tutte le chiese di Napoli fanno a gara per avere un’opera del Giordano
- Il cardinale Innico Caracciolo arcivescovo di Napoli fece dipingere Luca tutti i
santi apostoli ed evangelisti, con Nostro Signore e nei tondi le mezze figure i
santi protettori.
I portelli dell’organo sono di fronte a quelli dipinti dal Vasari e nella croce
della chiesa dipinse i quattro dottori della chiesa.
Nel primo e secondo arco nell’altare maggiore vi sono 4 virtù cardinali di una
certa grandezza.
- Nella chiesa della Santissima Nunziata nelle mura laterali della croce dipinse
le bellissime storie del Vecchio Testamento. I quattro quadri del canto
dell’Epistola vedono rispettivamente:
1- David che suona l’arpa in atto maestoso con un gruppo di angeli che
sostengono la città di Gerusalemme.
2- Maria sorella di Mosè che suona il timpano e canta laudi al Signore.
3- Debora la profetessa che parla con Barac capitano del popolo ebreo.
4- Rebecca che viaggia con il servo di Abramo.

- Dipinse altri 3 quadri:


1. La lotta di Giacobbe con l’angelo
2. Giacobbe che leva la pietra dal pozzo
3. Regina Saba che visita Salomone
Lateralmente all’altare maggiore sono 4 ovati (elemento decorativo dalla forma
ovale) in cui Luca rappresentò 4 bellissimi puttini, che fanno da ornamento a quel
luogo. Nell’arco della volta vi era la Probatica Piscina con un buon intendimento
dell’architettura in prospettiva dove collocò le figure principali e finto alcuni scalini
per cui montano gli ammalati per giungere le acque salutari e con essi due uomini
pietosi che portano sulle braccia un infermo. Luca emulò il cavaliere Lanfranco che
negli archi dell’altare maggiore dipinse con maniera dolce e armoniosa i due sogni di
San Giuseppe.
NELLA CHIESA DI SANTA MARIA EGIZIACA:
- Realizzò il quadro di Sant’Anna con angeli che raccolgono i fiori e al di sopra
il Padre Eterno con bella gloria.
NELLA CHIESA DEI SANTI APOSTOLI:
- Dipinta interamente dal cavaliere Lanfranco che vinse la competizione contro i
rinomati pittori napoletani.
- Luca dipinse quattro quadri ad olio nei muri laterali della croce e rappresentò:
1. Nascita della Beata Vergine Maria
2. Sogno di san Giuseppe
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3. Fuga in Egitto
Luca dipinse ad affresco la chiesa di San Gregorio Armeno, detto volgarmente San
Ligorio con le storie della vita del santo vescovo. Dipinse altri angoli e la cupola nel
quadro il santo portato in Paradiso. Sopra la porta della chiesa si vede:
1- SBARCO DELLE RELIQUIE DEL SANTO
Nella chiesa di San Gaudioso realizzò nella soffitta tre quadri ad olio e raffigurò il
mezzo santo portato in gloria e due più piccoli realizzò:
- SANTO STEFANO
- SANT’AGOSTINO con santa Monica
Per la regina Coeli, di monache nobilissime, Luca dipinse parte di quei santi che si
vedono nei finestroni:
1- DOMENICO GARGIULO, detto Micco Spadaro
In questa chiesa dipinse per la cappella di Sant’Agostino il santo dottore in abito
canonico regolare che assistito dalla Fede confonde un perfido eresiarca e vi è
sant’Ambrogio con altri spettatori e l’Eresia abbattuta.
Nei muri laterali realizzò:
- Sant’Agostino con l’angelo che gli dà il libro
- Miracolo di San Patrizio
Nella cappella del Crocifisso altri due quadri laterali esprimono la Passione di Nostro
Signore.
Nella chiesa di Donna Regina dipinse ad affresco il coretto sopra la porta, essendo il
coro grande sopra l’altare dipinto da Solimena.
Dipinse il quadro situato nel cappellone della croce con la Santissima Trinità in gloria
e in basso:
1- Santa Teresa di Gesù
2- San Nicola Tolentino con san Guglielmino e un altro vescovo
Nel Gesù delle Monache dipinse il divino Bambino nella tavola dell’architrave, nella
cappella di sant’Antonio di Padova i quadri laterali e la Santissima Concezione
nell’altare di sua cappella.
Realizzò l’Agnus Dei in san Giovanni delle Monache dentro Port’Alba, per l’altare
maggiore , dove figurò il santo che predicando addita di lontano il Redentore. Nelle
meno celebri chiese delle monache Giordano realizzò:
- SANTA TERESA
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- SANTA MARIA MADDALENA DEI PAZZI CON LA BEATA VERGINE
DEL CARMINE IN GLORIA e gruppi d’angeli che portano il Santissimo
Sacramento. In una cappella vi è la Madonna del Carmine con il santo profeta
Elia; in un’altra sant’Anna con la bambina Maria e san Gioacchino con bella
gloria di angeli e puttini. Nella chiesa dei Miracoli fece la cappella della croce
della Santissima Concezione in gloria e sotto santa Caterina, Lucia, Chiara e
altri santi.
- Nella CHIESA DELLA SANTITA’ si vedono sei quadri opera di Luca:
1- MADDALENA elevata in estasi e questa è opera bellissima
2- BEATA VERGINE con Santa Caterina e la Maddalena che danno immagine
a san Domenico al frate sagrestano.
3- SAN VINCENZO FERRERIO che predica a un gran popolo e nella parte
superiore è la Santissima Trinità in gloria abbagliata.
4- SAN NICOLA DI BARI CON SANT’AMBROGIO, SAN LUDOVICO e i
tre fanciulli suscitati e il giovanetto tolto dalla mensa dell’infedele re.
5- La BEATA VERGINE portata d’un bel gruppo di puttini e nel basso santa
Rosa e San Giacinto, al quale la Madonna dà una scritta “Gaude fili mi
Hjacinthe” e nel sesto quadro vi è Pio V con sant’Antonino, il beato Alberto
Magno, Santa Margherita e san Consalvo.
Si tratta di opere fatte troppo in fretta.
Per Monte dei Poveri dipinse il quadro della Circoncisione del Signore da porre
sull’altare della nobile congregazione. Opera degna di lode è LA PARTE
SUPERIORE DELLA SANTISSIMA CONCEZIONE con varie virtù compartite
attorno ad un monte e in basso vi sono i popolani con due fanciulli che tengono “sit
nomen domini benedictum”. Nell chiesa del Monte della Misericordia vi è un quadro
che rappresenta la Deposizione della Croce di Nostro Signore.
Nella chiesa della SOLITARIA Luca rappresenta lo stesso soggetto nell’altare
maggiore ed è dipinto in un ovato per traverso sito di una tribuna. Ripropone lo stesso
soggetto per la soffitta della Congregazione della Pietà dei Turchini ma il quadro fa
da ornamento d’altare, dipinto per traverso, definita opera tra le più belle.
Rappresenta la sua “invenzion” della Croce con santa Elena e un buon numero di
persone fra le quali un Capitano armato di ferro che sembra dipinto dal Tintoretto.
Lo definisce un quadro “misto” con la maniera di Tintoretto e Veronese.
CHIESA DELLA PIETA’:
Realizzò due quadri laterali all’altare del Rosario rappresentando la Beata Vergine
che appare a Santa Rosa e nell’altro Giacinto che passa il fiume Boristene, tenendo
nella destra della pisside della Sacra Eucarestia e nella sinistra la statua della Beata
Vergine, per sottrarle dalle mani degli infedeli che avevano assaltato la città di
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Chiovia , città principale della Lituania. Al centro della cupola dipinse in un tondo il
Cristo accompagnato da bellissimi puttini, uno tiene il calice della passione e l’altro
bacia il piede della croce.
CARATTERISTICHE:
Definita opera di cotanta bellezza per:
- il disegno,
- la resa della figura,
- il colore
- intelligenza di Giordano magistralmente espressa
- contorni formati da grossi tratti serpeggianti
- i lumi sul panno azzurro
- vaghezza dei colori e pennellate di grosso spessore
- resa armoniosa del colorito
- robustezza del colore
QUADRO PER LA CAPPELLA DI SAN GAETANO nella chiesa di SANTA
MARIA DEGLI ANGELI, detta a Pizzofalcone, dove rappresentò il santo tra le nubi
orante verso la vergine Maria e il Bambin Gesù per le anime del purgatorio.
NELLA CHIESA DI SAN NICCOLO’ DELLE MONACHE, detto a seggio di
Nido, dipinse il quadro dell’altare maggiore e anche qui rappresentò il santo nell’atto
di pregare il Cristo e la Vergine per alcune monache che si inginocchiano con altre
giovani educande. Quadro realizzato nella giovinezza- si nota dalla maniera.
NELLA CHIESA DEL CARMINE MAGGIORE A MERCATO Luca dipinse
Dio Padre con lo Spirito Santo da situarsi nell’architrave al di sopra del santo e il
miracoloso Crocefisso in rilievo.
NELLA CHIESA DI SAN DOMENICO MAGGIORE: il quadro di San Giuseppe
posto nella cappella a sinistra della porta grande è dipinto da Luca con armonia di
colore e bella invenzione. Nel cappellone della croce alla chiesa di San Domenico
Soriano realizzò il Santissimo Rosario con san Domenico inginocchiato in bella
gloria con angeli e puttini.
Una delle più belle opere di Luca è il dipinto del cappellone della chiesa di Santo
Spirito di Palazzo e si vede:
- la Beata Vergine del Rosario seduta sulle nubi sotto un ricco baldacchino
dipinto con bei colori, sostenuto da 4 angeli
- dipinse il Santissimo Rosario a san Domenico, a Santa Rosa e ad altri santi
domenicani

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- dipinse un gruppo di spettatori che rendono il componimento vago per la
varietà dei colori
- i 15 misteri sono rappresentati intorno alle falde del baldacchino con bellissima
invenzione
Dipinse lo stesso soggetto per la chiesa intitolata la Madonna del Santo Rosario,
fuori le mura della città, detta il Rosariello delle Pigne, con peregrino ritrovato e
ideò una statua di marmo della Beata Vergine con il Bambino in braccio. Entrambi
hanno un rosario in mano – la statua veniva portata in processione.
Le opere di Luca mossero i padri minimi della chiesa di San Luigi di Palazzo dove
dipinse :
- la volta del coro rappresentò in riquadri di stucco dorato le Virtù con le Sibille,
Profeti tra le finestre. Al centro raffigurò la Beata Vergine Assunta in cielo,
portata da un gruppo di angeli. Quest’opera si caratterizza per l’armonia del
colore e dal buon disegno. Accanto al finestrone scrisse con un sasso con
l’anno 1684.
- Il quadro dell’altare maggiore dove fu dipinto l’arcangelo san Michele mentre
scaccia Lucifero e i demoni dal Paradiso.
- Due ovati bislunghi laterali san Ferdinando re di Castiglia e san Luigi re di
Francia.
Realizzò anche il soprapporta nella chiesa nuova dei Padri dell’oratorio di San
Filippo Neri dove raffigurò Nostro Signore in atto di scacciare i venditori e
compratori del tempio con variate azioni tutte bellissime e convenienti all’unità del
soggetto.
Quest’opera , tra le più belle, gareggia con quella del cavaliere Lanfranco dipinta
sulla porta della chiesa dei Santi Apostoli che rappresenta la Probatica Piscina, opera
egregia di quel raro maestro, che può chiamarsi un moderno Correggio.
NELLA SAGRESTIA della Gran Cappella del Tesoro di San Gennaro si vede
un’opera di Luca rappresentante la MADONNA DELLA PURITA’ e frontalmente
un SAN GIUSEPPE e lateralmente altri due quadri raffiguranti SANT’ANNA E
SAN GIOACCHINO. Per la chiesa nuova realizzò altri quadri come nella cappella
di sant’Agnese, il san Gennaro e san Nicola di Bari.
LUCA NON LAVORO’ SOLO PER LE CHIESE, ANCHE PER I VARI
SIGNORI:
1. Al principe di Avellino dipinse favolosi soggetti come Ercole, Diana e altri
simili
2. Al principe di Montesarchio don Andrea D’Avalos dipinse le storie come
Lucrezia e Tarquinio, Cleopatra Moribonda tra le ancelle di Ercole e Jole,
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Adone e Venere, ed altre Veneri in varie posture dormienti. Pare che Luca
si ispirasse a sua moglie per i soggetti femminili, alte, formose e dalle membra
ben proporzionate.
3. Al principe di Sonnino dipinse ad affresco alcuni ovati nelle logge con
famose divinità e in un arco dipinse un convito in uno spazio riservato alle
vivande e ha rappresentato un nano con figure curiose attorno al banchetto di
persone mediocri che ridono.
4. Per la regina d’Orleans, prima moglie di Carlo II, di Spagna, in occasione
della sua morte dei quadri di 7 palmi e 5 per traverso rappresentano:
- SEMIRAMIDE
- SABITE
- 4 PARTI DEL MONDO con gli eroi conquistatori
Le favole sono:
- Il Precipizio di Fetonte
- Marsia scorticato da Apollo
- I villani che diventano ranocchie dopo aver tentato Latona Cintia che va a
trovare sul monte Latmo l’addormentato Endimione e altre tutte perfette.
Nel 1685 dipinse per i padri gesuiti un quadro richiesto dal viceré, seppur Luca venne
accusato di contumacia \ disobbedienza all’ordine del viceré, perché il quadro
inizialmente fu commissionato a Salvator Rosa. Del quadro ancora non completò il
bozzetto e una volta richiamato, la mattina seguente completò l’opera che venne
collocata sopra l’altare con grande meraviglia dei gesuiti. È rappresentato san
Francesco Saverio in atto di battezzare i popoli del Giappone e negli scalini sono
collocate le figure che ricevono le acque battesimali. Nel piano inferiore è san
Francesco Borgia inginocchiato che prega per l’esaltazione della fede.
CARATTERISTICHE:
- Tela dal componimento bellissimo
- Copiosi di figure
- Gusto mirabile
- Freschezza di colore
Quando lo vide il viceré esortò “questo quadro lo ha fatto un anelo o un demonio”.
Quasi a voler sottolineare la soprannaturalità dell’opera e Luca gli promise di averlo
realizzato per la festa del santo. Riconobbe l’eccellenza dell’opera e specie in merito
alla brevità del tempo.
Il reggente Calà gli mostrò disgusto e il viceré fu mortificato. Il reggente si intendeva
di opere d’arte e si espresse riguardo l’opera, definendola di “bizzarro maestro della
scuola fiamminga” e che gli pareva di Rubens. Il viceré si dispiacque del giudizio del
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reggente e del modo in cui si rivolse al povero Luca e soggiunse che non reggesse
più e ritornasse nel Regno di Napoli, dove morì. Questo avvenimento fece crescere
la stima di Luca e il nuovo reggente Merlino gli commissionò una cupola che riuscì
per:
- Il suo componimento
- Colorito
- Ottimo disegno
- Diligenza usata
In esso rappresenta:
- Negli angoli le 4 donne celebri del Vecchio Testamento ovvero
1. La figlia di Faraone con Mosè Bambino
2. Ruth con le spighe
3. Jaele con il martello
4. Ila vedova di Sarepta
- Nella cupola dipinse il TRIONFO DI GIUDITTA che impugnava la testa di
Oloferne animava i popoli di Betulia ad attaccare l’esercito nemico.
Altre commissioni demandate dai gesuiti:
1. Ridipintura del soprapporta della medesima chiesa di Gesù Nuovo, egli fece
dei disegni e un bozzetto rappresentato i 4 evangelisti in atto di predicare il
vangelo nelle 4 parti del mondo e nella varietà delle nazioni.
La morte del marchese Carpio (l’ex reggente) tutta Napoli era in lutto, si diceva che
persero un grande amatore e protettore pittura.
Luca venne chiamato alla corte di Carlo II e partì per la Spagna nel 1690 sulle galee
che andavano a Barcellona sotto il comando del marchese Camressa. Giunto a
Barcellona, si riposò e ripartì per Madrid. All’arrivo, il governatore gli mandò sei
carrozze a sei cavalli per riceverlo con il mentovato don Cristofano Montagnon e alti.
Particolari furono gli onori ricevuti da Luca dal re Carlo I, lo baciò in fronte e gli fece
subito consegnare la chiave delle stanze. A Luca venne assegnato il compito di
mettere a posto una vecchia tela di Bassano, consuetudine veneziana, e lo colorì he
sembrava “uscire da un quadro di Bassano”. Asciugati i colori aggiunse sopra la
“chiochia” che era composta da fuligine, fiele e altro bollito. I re si chiese chi fosse
l’artefice e fece presente il nome di Luca, che ne rimase particolarmente colpito.
Questa fama destò non poca invidia da parte di don Claudio Cuoglio e suo consiglio,
perché la reputazione di Luca era sempre più alta. Sua maestà lo mise alla prova e
d’improvviso gli chiese di rappresentare delle figure nude. Luca accettò e realizzò
l’opera con pochi segni e situò in alto il san Michele che fa precipitare i demoni e dal
lato destro collocò gli angeli. Formò i volti con le macchie, senza perfezionare occhi,
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naso e bocca – in sostanza li abbozzò. Il re volle mortificarlo ed espresse la sua noia
nel vederlo dipingere. Luca intendeva soddisfare il re e si impegnò a realizzare un bel
san Michele Arcangelo, ritraendo i volti degli angeli spaventati i volti e rimase
piuttosto sorpreso ed esclamò che era il miglior pittore del mondo. Luca venne
onorato delle chiavi di corte.
LE OPERE IN SPAGNA:
- CAPPELLA DEL PALAZZO REALE: rappresentazione della Beata Vergine
in varie azioni, per assecondare la devozione della regina
- Dipinse per la magnifica chiesa di San Lorenzo all’Escorial:
1. Il re Salomone sulla tribuna, sopra le finestre e nelle volte dei cappelloni
alla croce
2. Nella cappella di san Girolamo dipinse la Verità evangelica predicata in
varie parti del mondo con Eresie abbattute e nella gloria del Nostro Signore
circondato da un numero cospicuo di angeli
3. Nella cappella della Beata Vergine precisamente nella cupola dipinse la
Nascita del Redentore con la gloria degli angeli che cantano il Gloria in
excelsis Deo e vi sono anche i santi Magi che adorano il bambino.
4. Dell’altra cupola non vi è notizia
5. Nella navata maggiore dipinse le storie del Vecchio Testamento con ordine
uniforme:
- Sopra la finestra collocò la sommersione di Faraone con il passaggio del
popolo ebreo
- Sopra il cornicione gli angeli in varie situazioni
- Sopra l’altro finestrone è dipinta la manna che piove sugli ebrei del deserto
- Sopra un altro l’acqua che scaturisce dal sasso tocco dalla verga di Mosé
- La storia del serpente di bronzo sopra la croce
- Il viaggio di Giacobbe con Rachele
6. Sulla porta della chiesa raffigurò il profeta Elia con l’angelo che gli reca il
pane e nell’altro l’uccisione dei falsi profeti di Baal, con Elia e Acab
genuflessi avanti il sacrificio.
L’altra vede il profeta Samuele con l’olio sacro in atto di ungere re David e
segue l’ira di Saul che si è presentato a Noé, uno dei santi pani della
proposizione da Abimelec.
- Delle storie di Salomone si vede:
1- Rappresentazione del sogno dove Dio gli diede la sapienza
2- Erezione del tempio di Gerusalemme
3- La visita della regina sabato
4- Lo sposalizio della regina
- Nella volta della navata raffigurò il Giudizio Universale

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- Il coro venne dipinto da Luca Cambasio, famoso pittore genovese per ordine di
Filippo II
- Il Giudizio Universale – CARATTERISTICHE:
1- Mosse delle figure
2- Varietà delle azioni
3- Copiosità degli eventi

- Nei muri laterali dell’altare maggiore due grandi storie che rappresentano:
1. David in atto di mostrare al giovane re Salomone il disegno del progetto del
tempio di Gerusalemme, da lui edificato.
2. Il sacrificio che fece Salomone prima di cominciare il cantiere
- Nei muri più lunghi inserisce le azioni e le forze degli operai

- Nella cupola raffigurò la dedicazione del tempio:

1. Nella parte superiore è situato il Padre Eterno insieme ad una folta schiera di
bellissimi angeli, sopra il re Salomone, dove il sommo sacerdote, assistito da
altri sacri ministri, è circondato dal popolo spettatore che parlano della struttura
del tempio, la ricchezza degli ornamenti e delle suppellettili. Nelle scale del
convento dipinse san Lorenzo portato in gloria da una numerosa schiera di
angeli che suonano e cantano celesti laudi.
2. Le vittorie avvenute sotto gli auspici degli eroi austriaci

NELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO DEI PORTOGHESI, LUCA dipinse:


- Tra i finestroni le varie gesta del santo con gli angeli, poi figura Sant’Antonio
con la sacra eucarestia in presenza del giuramento in ginocchio per
confondere l’eretico e perfido Bonvillo.
- In un’altra finestra figura il santo che resuscita il giovanetto in grembo alla
madre dolente
- Segue il miracolo della guarigione del capo infranto del fabbro caduto da alto e
si vedeva la predica nel quale i demoni muovono tempesta con oscurità, folgori
e saette. Si vede un sant’Antonio che ripone il piede a quel poveruomo cui per
disgrazia è caduto e l’ultimo miracolo del carro trattenuto in aria mentre
precipitava da un’altissima rupe e tutte queste istorie sono accompagnate da
bellissimi angeli dipinti in gloria che adornano la parte superiore .

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Nella chiesa dell’ATTOCCIA:
Dipinse le storie del Vecchio Testamento allusive alla Beata Vergine con alcune altre
sue azioni. Per ordine del re dipinse alcune stanze nel palazzo del Buen Ritiro. Nella
sala dove oggi si fa udienza raffigurò le azioni della casa d’Austria. Passò
all’appartamento della Regina Madre e realizzò:
- La Natività del Signore- secondo De Dominici superò se stesso tanto da stupire
la regina che gli regalò il suo diamante.
- Ritrasse più volte il re e la regina e ne riportò altri premi e degni e grandi onori,
lodando pubblicamente l’abilità di Luca del colorire senza pennello, bensì con
le proprie dita.
- Dipinse il ritratto di don Francesco Filippo – caratterizzato dai chiari e scuri,
con il pollice sfumava unendo le tinte formando gli occhi, le narici e la bocca.
- Dipinse San Francesco d’Assisi per la regina.
Dopo la morte del regnante nel 1700, Luca chiese di partire al successore Filippo V,
che gli assegnò di dipingere l’ appartamento del Reale Palazzo di Fontanablò. Giunse
a Genova e si recò a Firenze la quarta volta dove dipinse i quadri per il principe
Ferdinando per decorare un grande scrigno. A Roma fu onorato da molti signori e fu
ricevuto dal papa Clemente XI che gli commissionò due quadri da dipingere a
Napoli. L’epiteto attribuito da Carlo Maratta “ape ingegnosa che aveva succhiato il
dolce da tutti i fiori dei valenti uomini e ne aveva composto il miele delle sue opere
perfettissime”.

Ritornò a Napoli e dipinse:


1- I quadri commissionati dal Pontefice aventi come soggetto “Il Passaggio del
popolo ebreo” e “lo Scaturire delle acque dal sasso”
2- La grande tela per il re Ferdinando re di Castiglia portato in gloria da un
gruppo di angeli con la figura della Beata Vergine con il Bambino, a cui il
santo raccomanda il suo esercito.
3- Per i padri dell’Oratorio di San Filippo Neri i quadri che adornano la cappella
di san Carlo, figurando il santo cardinale che visita san Filippo e gli offre delle
monete d’oro, portati in bacini d’argento per la fabbrica della chiesa. Nei
quadri rappresentò un San Carlo che bacia la mano a san Filippo e nell’altro i
due santi seduti che recitano il divino ufficio. Sopra l’altare il quadro che fece
con la Beata Vergine con il Bambino in seno e gli angioletti intorno.
4- Per le monache di Santa Maria Egiziaca, due quadri per i muri dell’altare
maggiore. Uno di questi vede la santa inginocchiata afflitta e pentita delle sue
colpe, motivo per il quale non era potuta entrare nel tempio e le compare la
Beata Vergine con il Bambino in gloria di bellissimi angeli che la consiglia e
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consola. Altro quadro vede la parte del Vangelo è la santa in atto di passare un
ponte per incamminarsi nel deserto, accompagnata dalla Penitenza.
5- Sagrestia del Tesoro di San Martino dove rappresentò un gruppo di figure che
si alzano il tronco con il serpente di bronzo che si reca da Mosé rimproverato
dal popolo ebreo mentre altri devoti ammirano il serpente in forma di
devozione.
Scena arricchita da altri episodi:
- Storie del vecchio Testamento
- Abramo e Isacco sul monte
- La Fornace del re Nabucodonosor con i tre fanciulli amici di Daniele
- La Storia del serpente di bronzo- sacrifici fatto da Aaron assistito da Daniele
- Il sacrificio di Aaron, assistito da Mosé e il popolo devoto
- In mezzo colloca il Trionfo di Giuditta che impugnando la testa di Oloferne,
anima i soldati betuliani alla battaglia.
Dipinse altre storie sacre:
- La Passione di Nostro Signore
- Ritocco del quadro di Bersabea al genero Bartolomeo d’Angelis
- Bozzetti per dipingere la nuova Sagrestia di Santa Brigida
- In Spagna la Crocifissione e la Sepoltura di Cristo e intorno la Resurrezione
dei morti nel Giudizio finale
L’INFERMITA’ DI LUCA: i tanti viaggi e gli assidui studi gli avevano contratto una
gran debolezza di stomaco. Soffriva di nausea e dolore.
Si parla del dono della regina di Spagna fatto alla moglie di Luca e si diceva che
avesse 3 pennelli: uno d’oro, uno d’argento e l’altro di rame con cui soddisfaceva i
nobili, i civili e i plebei e proporzionata al peso.
Le sue pitture sono state stimate in tutto il mondo:
- A Roma nella chiesa di Santa Maria in Campitelli, Santa Maria Maddalena e i
Santo Spirito. Nelle Gallerie di:
1- Ottoboni
2- Giudice
3- Acquaviva
4- Colonna
5- Ruffo
- Ottimi rapporti con il gran duca Cosimo III

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Notizie di quadri di Luca fatti ad affresco che non sono presenti nella prima
edizione della Vita:
1- Nascita della Bata Vergine
2- Presentazione al tempio
3- Assunzione al cielo con gli apostoli al sepolcro
Nella chiesa del Santo Spirito è il quadro dell’altare con un Riposo d’Egitto cioè
la Madonna con il Bambino, san Giuseppe e alcuni angeli.
Genova: 4 quadri
- Per il marchese Girolamo Durazzo in cui sono rappresentati Sofronia e Olindo
- La favola di Perseo e Andromeda con il teschio di Medusa
Altrettante opere sono state trasportate in Francia e in Inghilterra per il cavaliere
Charpin tra cui:
- Circoncisione
- Adorazione dei santi Magi
In Olanda opere del Giordano. Anche a Cosenza nella chiesa dei padri cappuccini;
anche a Reggio nella chiesa dei Teatini e altre in Calabria. Anche in provincia di
Lecce, Abruzzo e di Basilicata.
LUCA e i suoi DISCEPOLI:
Cercò di istradarli con caritativi ricordi e ammonizioni della pittura e ritoccava le
copie e li aiutava. Antonio Di Simone suo discepolo copiava un disegno del
Calabrese, disse quello che era il vero modo di disegnare, per la certezza dei perfetti
contorni e per l’ottimo intendimento del chiaroscuro.
LA VENERAZIONE DEI PASSATI PITTORI:
- Andrea Vaccaro come maestro
- Il discepolo di Lanfranco, il disegnatore e imitatore di Correggio
- Francesco di Maria: bravo disegnatore, manchevole della grazia naturale
EVENTI SIGNIFICATIVI:
- Tavola contraffatta da Luca alla maniera di Alberto Duro (Durer). Luca gli rese
il denaro e si appropriò dell’opera di cui si era invaghito
- Realizzò anche acquaforte per proprio divertimento delle stampe incise in cui
rappresentò:
1- Maddalena
2- Disputa di Gesù fra i dottori nel tempio
3- I Falsi profeti uccisi

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4- Il Sacrificio di Elia e del re Acab al re d’Israele
5- Sant’Anna coronata dal Nostro Signore in cielo alla beata Vergine
6- Beata Vergine con il Bambino, san Giuseppe e san Giovannino

- La casa di Luca era frequentata da uomini di scienza


Le fattezze di Luca: a prima veduta sembrava austero e ipocondrico. Volto lungo e
ovale, scarno e di colore pallido. Occhi e capelli castani.
QUADRI dipinti dai vari valenti uomini accordati da Luca Giordano esposti alla festa
dei quattro altari che furono lo stupore e il diletto universale di tutti. Rappresentò 14
pezzi dei grandi quadri dipinti per ordine del viceré marchese del Carpio. Ma alcuni
dettagli come:
- Pesci
- Cose dolce con fiori
FURONO DIPINTI DAL CAVALIER GIUSEPPE RECCO
- La Frutta
- I fiori
FURONO DIPINTI DAL PITTORE FIAMMINGO ABRAM BRUGHEL e da
GIOVAN BATTISTA RUOPPOLI, famosi nel genere e nelle stoviglie di rame.
- I frutti di mare
- Erbe ortensi
FURONO DIPINTI D FRANCESCO DELLA QUOTA
- Animali con le figure da Luca Giordano!!

ARTISTI CHE COPIARONO LE OPERE DI LUCA GIORDANO:


- Ramondo de Dominici- maltese e discepolo del Calabrese di Malta e di Napoli-
copie considerate originali di mano giordanesca.
- Monsù Anselmo, di nazione fiammingo- alcune opere vennero scambiate per
originali di Luca.
- Domenico Marino, napoletano, imitò il colorito del maestro.
- Giuseppe Simonelli, napoletano, copiò la correzione del contorno e il
componimento meraviglioso.
- Giovan Lionardo Pinto, dalla provincia della Basilicata, fu aiutante del
cocchiero di Luca.
- Andrea Miglionico, nativo del Cilento, imitò nella freschezza del colore, il
maestro.
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- Il cavaliere Nicola Malinconico, napoletano, figlio di Andrea.
- Tommaso Fasano, napoletano e discepolo di Luca, dipinse per lo più a guazzo.
- Giovan Tommaso Giaquinto, discepolo di Giordano, corretto e più diligente nel
disegnare e colorire. Colorire ad affresco e a guazzo.
- Aniello Rossi, napoletano
- Matteo Pacelli, proveniente dalla Basilicata, condotto come Aniello Rossi in
Spagna per lavorare presso la corte di Carlo II.
- Antonio di Simone, napoletano, abile nel dipingere figure piccole, non troppo
finite.
- Domenico Petrone: dall’abilità universale di tutte le arti pittoriche
- Carlo Garofalo, tra i più stimati dal re di Spagna Carlo II, fu chiamato a
dipingere cristalli che dovevano servire per gli scrigni e altri adornamenti per
le stanze reali.
NUOVO TESTAMENTO E L’ULTIMA VOLONTA’ DI LUCA GIORDANO:
Luca comprese la sua situazione di salute e decise di mettere su un altro testamento.
Lasciò che Simonelli finisse la sagrestia di Santa Brigida ma morì improvvisamente.
Il suo erede fu don Lorenzo, suo maggior figliolo che dal re Carlo II, venne assegnato
il titolo di reggente onorario.
LUCA GIORDANO MORI’ NEL 1705, assistito dai padri di Santa Brigida, il 12
gennaio.

SCAVIZZI – DE VITO
La monografia del 1992-2003 riprese le linee generali di quella del 1966 per la
cronologia e il senso preciso dello sviluppo dell’artista. Il problema delle opere del
Giordano “alla maniera” di altri esempio è stato trattato in varie forme e in modo
convincente, tale da spiegare la sua estetica. Le sue opere riberesche sono viste come
“imitazione” di un altro artista. Si continua a dire che Giordano dipingeva alla
maniera che decideva- cioè negli stili più diversi- in qualsiasi momento della sua
carriera. Altri stereotipi:
- Giordano dipinge velocemente e alla maniera che gli permette di soddisfare le
richieste di mercato
Il problema del suo maestro non è stato mai trattato come doveva essere. Il suo
maestro non fu Ribera e che non esistette mai. La prima opera del pittore fu la
BATTAGLIA DEL 1651, indica che Ribera che non fu il suo maestro, fatto
confermato dalla Relatione del 1681. La figura di rilievo nella formazione dell’artista
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fu proprio il padre. De Vito mette in evidenza l’interdipendenza di padre e figlio nel
condurre gli affari e in secondo luogo l’incredibile ricchezza che Giordano accumulò
con la sua arte.
La prima opera giordanesca doveva essere ricomposta in nuclei in cui il significato
andasse oltre quello dei semplici esperimenti che indicassero un sviluppo logico.
Questi “nuclei” sono le opere alla maniera di Durer, Veronese, Raffaello e altri
maestri del Rinascimento che furono eseguite solo negli anni giovanili. Le opere alla
maniera sono i “gradus ad Parnassum” ascesi dal pittore per consolidare la sua
educazione e tendono a trasformarsi in vari modi.
VARIABILI CHE CONDIZIONARONO LO STILE DELLE OPERE DI
GIORDANO:
- Pale d’altare: per le quali il pittore sviluppò uno stile diverso da altri suoi
quadri e in questo libro vengono trattati separatamente.
Giordano impiegava maniere diverse a seconda della dipendenza del soggetto:
- Il committente poteva chiedere un “quadro alla Ribera” e lui eseguiva, perché
si considerava un genere a sé, con leggi proprie, definito “pittore di battaglie”.
- Una migliore definizione delle opere riberesche e dello sviluppo interno
culmina con Giordano veneziano.
Il quadro offerto dalla tradizione è diverso da quello qui proposto perché:
1. Vengono introdotte o reintrodotte nel catalogo di Giordano opere importanti
2. Si indaga su alcune caratteristiche del mercato dell’arte del XVII secolo
3. Il presente studio si concentra sulle opere giovanili di Giordano poco
attenzionate.

 GLI INIZI
Luca nacque il 18 ottobre 1634 a Napoli , pittore attivo quando la situazione
partenopea era cambiata rispetto alla prima metà del XVII secolo dove era una delle
più grandi città d’Europa ma subordinata alla posizione del vice regno come delegati
della Corona Spagnola. L’atmosfera culturale era cambiata, non era più la città dei
pittori come Stanzione, Cavallino, Guarino e Ribera.
SITUAZIONE NAPOLETANA caratterizzata da:
- Deterioramento generale dell’economia a causa della Guerra dei Trent’anni
- Rivolta di Masaniello nel 1647-48
- 1656- PESTE dimezzò la popolazione
- Distruzione delle manifatture e commercio
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- La peste spazzò via la sua scuola di pittura
CONSEGUENZE:
- Impoverimento del tessuto sociale
- Depressione economica
- Persistente feudalesimo- tradizionale divario tra l’aristocrazia e la ricca
borghesia
- I forestieri si interessarono all’arte, come Roomer e Vandeneynden.
- I giovani cercavano aspirazione al nord o più precisamente a ROMA.
APPRENDISTATO A ROMA:
- DE DOMINICI nella sua biografia sottolinea che Luca si trovò a 16 anni a
Roma con il padre e ribadisce che vi rimase per tre anni. Notizia non presente
nella Relatione.
- La sua presenza a Roma è testimoniata dai disegni delle sue pale d’altare.
- A Roma poté ammirare i capolavori di Tiziano, Raffaello, Tiziano e Tintoretto.
Nicola Spinosa descrive l’atteggiamento assunto da Giordano piuttosto distaccato
verso l’ambiente locale orientato a privilegiare i contatti e le relazioni con altri
ambienti artistici di respiro internazionale.
LE FONTI:
Uno dei problemi più dibattuti su Giordano riguardano la sua educazione: fu o non fu
allievo di Ribera?
1. Secondo la Relatione no
2. Secondo Sandrart Ribera fu il suo maestro tanto che le opere di Luca furono
confuse per originali.
3. L’Abecedario del 1794 si affida a Sandrart come opera principale a cui fare
riferimento.
LE TRE FONTI PRINCIPALI ERANO:
1- ANTONIO PALOMINO: la cui lunga biografia venne inclusa nel terzo volume
del suo Teatro Pictorico. Palomino aveva conosciuto personalmente Luca in
Spagna e deve aver visto un gran numero dei suoi quadri compresi quelli che
tradivano l’influenza di Ribera. Palomino era per lo più interessato alla
produzione artistica in Spagna
2- BERNARDO DE DOMINICI: volgeva il suo interesse alle opere napoletane,
perché il suo intento era inserirlo nella sua prima biografia del 1728 al fine di
portare Giordano, con lui tutta la scuola napoletana, a condividere le glorie
delle classiche scuole italiane di pittura. Sicuramente conosceva il libro di
Palomino. Finse che la vita di Giordano fosse tra le Vite del Bellori e che fosse
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stampata a Roma, quando invece venne stampata a Napoli. Sostiene che le
famiglie di Luca e di Ribera vivevano nello stesso edificio e che Luca amò la
pittura per aver ammirato più volte il maestro. Già da bambino venne notato
dal viceré conte di Castiglia che gli chiese di dipingere la testa di uno schiavo e
che sorprese tutti. Passaggio poi eliminato nella seconda versione del 1745
dove precisò che Luca fu autodidatta e che studiasse i tecnicismi dello
Spagnoletto. Poi aggiunse che Luca andò:
- A Roma per studiare i vecchi maestri
- Con il padre si recò a Parma per studiare Correggio e a Venezia e Firenze per
vedere le opere dei più grandi artisti di quelle città.
Nella seconda Vita, cambiò alcuni dettagli:
- La sezione dell’autodidatta
- La storia del ritratto fatto per il viceré che sostituì con un altro esempio
dell’ammirevole precocità di Luca: ad 8 anni riuscì a dipingere due angeli per
la chiesa dove lavorava il padre. Fu il duca Medina de las Torres che
raccomandò il bambino a Ribera che lo accettò come allievo e lo tenne lì per
nove anni.
3- BALDINUCCI: scrisse per dare informazioni sulle opere di Luca a Firenze.
Egli conosceva la Relatione del 1681, sospettandolo come documento
autobiografico , sebbene sia stato scritto nel 1690 e cambiasse la corretta data
di nascita di Luca spostandola di due anni e ricevette informazioni da De
Dominici. Sull’educazione scrive che il padre diede al figlio i primi elementi
del disegno, ma che il viceré duca Ascalona lo pose sotto la scuola di Ribera.
I DUBBI SULLE FONTI:
- Stile riberesco nelle prime opere della sua carriera è piuttosto ribadito nelle
fonti, tanto da pensare che nei primi anni Giordano sia stato nello studio del
Ribera fino alla morte di questi nel 1652 e che abbia continuato a lavorare
secondo questo stile fino al 1654. Quest’ultima data corrisponde a quella di
realizzazione delle:
 Due pale d’altare di San Pietro ad Aram che non recano alcun riferimento
alla tecnica di Ribera. Vengono considerate due punti di svolta da cui Ribera
decise di partire per emanciparsi dallo stile riberesco e iniziò a lavorare in
uno stile indipendente.
Si pensa che Luca abbia iniziato con le opere di grande qualità per poi retrocedere
negli anni 50 a opere di modesta esecuzione. Molti studiosi hanno collocato alcune
opere riberesche dalle tradizionali date precoci attorno al 1650 a un periodo più tardo,
chiamato vetero-riberesco eseguiti tra il 1650-54 e neoribereschi 10 anni dopo. Altri
studiosi hanno affermato che Luca fece Ribera “tutta la vita”.
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Alcune opere realizzate a Venezia sono state attribuite agli anni 1650-52 e quindi
all’età di 16\18 anni, definito come il precursore del movimento dei tenebrosi che si
sviluppò nel 1660.
Alcuni primi quadri del pittore non sono stati considerati, perché deboli. Ci sono
anche opere considerate databili prima del 1652, anno della morte di Ribera.
LA STORIA DELL’EDUCAZIONE FINORA RACCONTATA, POSSIAMO DIRE
CHE E’ INVENTATA!
LE STORIE DEL LUCA BAMBINO SONO FANTASIOSE perché cambiano
costantemente.
Come nacque il mito dell’educazione di Luca nello studio del Ribera? Naturalmente
esistevano quadri nello stile riberesco per questo l’idea della scuola di Ribera
sembrava ovvia. Visto che Ribera era prebarocco, si può dire che Luca sia più
riberesco che cortonesco. Le conoscenze di Sandrart erano relative alle opere
riberesche di Luca fatte a Venezia; i motivi per cui Palomino lo definì allievo del
Ribera sono da ascrivere alle sue inclinazioni nazionaliste, volte a designarlo come el
“pintor del rey” come parte della storia della pittura spagnola- la famiglia di Luca era
proveniente dall’Andalusia, malgrado vivessero a Napoli, anche se nella Relatione, si
dice che il padre proveniva da Venezia; quindi era più logico fare di lui un allievo del
Ribera. Anche in De Dominici prevale il nazionalismo, infatti menziona Ribera come
suo maestro e ignora il nome dello straniero Mattia Preti, come elemento influente
nella formazione di Luca.
Per Dominici l’idea di Ribera come maestro di Giordano era un ripensamento perché
la notizia non compariva nella Vita del 1728. Per spiegare lo stile riberesco di
Giordano, lo mise alla scuola di Ribera e poi di Cortona.
LA DATA DI NASCITA:
- Secondo Palomino: 1628
- Secondo Dominici e Baldinucci: 1632
LA FORMAZIONE DI LUCA:
- Secondo la Relatione, un documento antico che contiene informazioni dettate
dallo stesso Giordano. Da qui si apprende che:
1- Da bambino voleva sempre guardare il padre dipingere, disegnando su carta,
ritratti di gente di casa
2- Il padre lo mandava a studiare nelle gallerie e nelle chiese della città
3- All’età di 7 anni è condotto alla presenza del viceré dell’epoca che lo voleva
conoscere, che ammirato dal suo talento, gli chiese di dipingere il suo ritratto;
ma ne fu sconsigliato da Ribera presente all’incontro
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4- Fra le opere che il padre lo mandò a copiare si ricorda la Natività della Vergine
di Marco Pino in San Giovanni dei Fiorentini.
5- A 16 anni il padre lo portò a Roma per studiare gli antichi.
6- Si ha la prova che Giordano non ha nulla a che fare con Ribera: si ribadisce che
dai 16 ai 22 anni, lavorava sodo ed era tenuto a consegnare i sostanziosi
guadagni al padre, forse utilizzati per mettere a nuovo la casa.

Le informazioni fornite dalla Relatione relative:


- Viaggi
Sono comprovate da
- Finanze altri documenti
- Padre
Il viaggio a Roma è stato confermato da molti disegni che ancora oggi sopravvivono.
Baldinucci aggiunge che del viaggio a Roma con il padre, Luca si confuse mentre
disegnava la Battaglia di Costantino e il padre lo esorta a fare presto. Nella Relatione
riporta che quando era a Roma, Luca passava tutto il giorno a disegnare senza
fermarsi o mangiare.
L’INFLUENZA DEL PADRE SU LUCA:
Antonio, il padre, fu una figura ingombrante per la carriera di Luca, era un pittore e
mercante mediocre. Era un pittore indipendente e lavorava per Santa Maria La Nova,
quando Luca era bambino. De Dominici lo definisce povero d’invenzione e che
copiasse le opere dello Spagnoletto e che fosse pagato 7.5 ducati per 5 quadri di San
Nicola.
Descritto nella Relatione come un “pittore de honesta fama”.
>Era un mercante:
- mercanteggiava le opere d’arte
- valutava le collezioni
- restaurava le opere danneggiate
Pare che il padre usasse il talento del figlio per vendere le sue opere a prezzi alti.
Ecco perché gli impediva di lasciare la famiglia ( come nel 1656 che voleva sposarsi
e fu costretto a fuggire di casa).
I documenti riportano che lo avrebbe influenzato sul piano culturale, commerciale
(nell’attività di pittore). Impartì al figlio un’educazione basata sullo studio delle
antichità e sulle opere dei grandi maestri del passato. Le opere del 1653 ci
restituiscono un Luca attratto dal rinascimentale, autodidatta. L’ultima abilità che

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apprese dal padre era l’abilità di vendita dei suoi quadri, avendo visto il padre
trafficare costantemente i suoi quadri con i collezionisti.

SCAVIZZI: nota l’influenza riberesca nelle opere del 1657. Antonio si oppose
fermamente al matrimonio con Margherita 1656, tanto che venne vestito di lutto per il
ricevimento. Sostiene che Luca deve aver visitato l’atelier di Ribera dato il rapporto
che il padre aveva con l’artista ( testimone all’atto di donazione alla moglie di
Ribera).Visto il talento del figlio, Antonio inaugurò una fabbrica di cui il padre era
l’amministratore delegato mentre il figlio era il direttore tecnico. Nel testamento
Antonio indica Luca come erede universale, dichiara che tutti i beni posseduti dal
figlio erano il frutto della di lui fatica.

LE PRIME OPERE: 1650-55


Si soleva dire, secondo la tesi che Giordano fosse allievo di Ribera, che i suoi primi
disegni erano di stile di Ribera, ma non è vero.
I primi disegni datati 1650- 51:
- Erano basati sullo studio dei vecchi maestri fatti nei suoi viaggi a Roma, sotto
la direzione del padre o secondo le scelte di mercato oppure nel tentativo di
acquistare competenza con la sua attività di copista- non rilevano alcuna
traccia dell’influenza di Ribera.
- Luca preparava la carta con la polvere ottenuta dalla matita e poi usando la
matita per schizzare e ombreggiare e la biacca per gli effetti luce, abbozzava
rapidamente la composizione.
- La matita serviva per sfumare i volumi
- Quanti disegni Giordano eseguì? E che cosa copiò?
1. La Relatione dice che a Roma fece tanti disegni quanti ne avrebbero fatti un
artista maturo in molti anni.
2. Dominici dice che realizzò numerosi disegni con le logge e le stanze dipinte
da Raffaello e ben 16 volte l’intera battaglia di Costantino di Giulio
Romano. Infine, sostiene che questi disegni dovevano far parte di diverse
collezioni. Pare che Paolo de Matteis li copiò
Si tratterebbe di circa 30 disegni realizzati a Roma, fatti per essere venduti, su grandi
fogli di carta ( carta reale) e a volte erano molto finiti.
I SOGGETTI COPIATI:
- ERCOLE ellenistico oggi a Napoli, ma allora al Palazzo Farnese
- STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO
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- Parti di monumenti rinascimentali come la Giustizia dalla tomba di Paolo III
Guglielmino della Porta in San Pietro e il Mosé di Michelangelo in San Pietro
in Vincoli.
- Affreschi di Raffaello nelle Logge vaticane
- Affreschi di Polidoro di Caravaggio (sempre in Vaticano)
- Decorazione di Palazzo Milesi
- Palazzo Ricci
- Affreschi di Sant’Andrea della Valle
- La libertà dalla tomba di Leone XI in San Pietro
- Soffitto di Cortona di Palazzo Barberini
NON TUTTI I DISEGNI SONO DATA 1650 e non tutti sono ugualmente ispirati.
La scelta dei soggetti ricadeva sulle richieste di mercato.
Si nota un’evoluzione di stile: grezzo nei primi, più elegante negli ultimi che
possono risalire al viaggio 1654.
CARATTERISTICHE DISEGNO COPIA DA CORTONA- LA CADUTA DEI
GIGANTI
- Rileva un tratteggio sommario
- Resa dei dettagli anatomici- tipici di un artista molto giovane
CARATTERISTICHE SOGNO DI GIACOBBE, oggi al British Museum:
- Contrasti di luce e ombre dell’originale
- Resa delle forme con contorni vibranti
- Tratteggio breve
A VOLTE SEGUE LO STILE DEL PERIODO CHE STA COPIANDO.
CARATTERISTICHE DEL MUZIO SCEVOLA trattato dall’affresco di Polidoro
a Palazzo Ricci vi è tutta l’animazione e l’espressività delle opere mature.

I PRIMI QUADRI:
Spostando l’attenzione sui quadri, si deduce che l’artista volle in una prima istanza
padroneggiare la cultura del secolo precedente.
Nella Relatione si dice che giunto a Roma realizzò due scene di battaglia a
imitazione della Battaglia di Massenzio di Giulio Romano, al punto da essere
designato come “pittore di battaglie”. Si tratta di una tela monumentale, di quasi 2
metri per 2, realizzata da un 17enne.

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Si vede un’ingenua carrellata frontale di figure gigantesche e atteggiate in
posizioni teatrali. Ci sono errori nelle proporzioni, non vi è alcun riflesso,
composizione e colore.
Due sue grandi composizioni si trovano al Museo di Dresda di cui una è firmata
proprio da Giordano.
- BATTAGLIA DI ISDRAELE E AMALACHITI
- GEDEONE ATTACCA IL CAMPO DEI MEDIANITI
Luca vuole dimostrare di essere un gran pittore di soggetti storici- mostra uno stile
manierista. De Dominici ci dà informazione dei due quadri con la vita di San
Francesco Saverio che hanno relazione con quelle viste da De Dominici nel Collegio
dei Gesuiti, considerate tra le prime prove del Giordano. Il San Francesco Saverio
resuscita una donna, ora nella collezione della Banca d’Italia a Napoli.
IL MIRACOLO DELL’UOMO MORSO DAL SERPENTE: corrisponde alla tecnica
citata da De Dominici, considerato da De Vito una delle prime opere dell’artista,
datati 1650. Le figure sono presentate frontalmente come in un fregio in senso
elementare della composizione. Esse sono allineate e studiate individualmente e
disposte entro una forma rettangolare dalla cornice in modo artificiale, meccanico,
solo uno spazio concavo al centro per mettere in evidenza la luminosità del cielo. I
gesti retorici esprimono sorpresa, devozione e quasi grotteschi. Giordano mostra uno
stile arcaico date:
- Distorsioni
- Espressività esagerata da altre figure
- Attraente vena narrativa o gli effetti teatrali
- Colori vivaci
È pur sempre uno stile immaturo.
L’ADORAZIONE DEI PASTORI:
- La composizione si snoda su un piano frontale
- La vena narrativa si intravede
- Luca si sforza di diversificare i ritratti e alcune notazioni ambientali
Il SACRIFICIO DI ISACCO – ISACCO E REBECCA:
- Sono entrambi custoditi al Museo del Prado
- Mostrano una superba descrizione dei paesaggi e degli animali
- Forte caratterizzazione dei tipi fisici: i visi di alcuni contadini che appaiono
come caricature
- Panneggi da un linearismo molto espressivo
- Le figure sono identiche a quelle del modello del 1654 per San Pietro d’Aram
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IL GRUPPO NORDICO: 1652-54
Si caratterizzano per la riprese dei temi e degli stili rinascimentali. I quadri realizzati
sono frutto di un’esperienza di natura didattica, ma dovevano anche essere stati
un’iniziativa commerciale- esse si adattavano allo spirito dei tempi ( pitture di
genere).
Primo gruppo di quadri:
- Alla maniera di maestri rinascimentali tedeschi e fiamminghi
- Inteso come primo passo verso “l’amore per il mondo nordico”
- Composto da 12 opere tutte connesse perché ricalcano le scene della vita e
Passione di Cristo.

 I SOLDATI CHE GIOCANO AI DADI:


Ha un’inziale “L” che potrebbe essere identificata con L di Luca Giordano
o Luca di Leida.

 SUSANNA (custodita a Mosca) – GUARIGIONE DELLO STORPIO DI


ATENE sono opere firmate da Luca Giordano, sebbene la seconda aveva
il monogramma di Durer. È ripresa dal Cristo davanti a Caifa.
La guarigione dello storpio reca la data 1653, è un importante punto di
riferimento per tutto il gruppo.

 ECCE HOMO: sono opere confermate da Federico Zeri e


 IL CRISTO DI FRONTE A PILATO Valentina e Maderna
CARATTERISTICHE di questi quadri dai manierismi gotici:
- Colori brillanti
- Realismo dei volti
- Linearismo insistito
Evidente ripresa dei modelli nordici.
 LA DEPOSIZIONE DI LIPSIA:
- È copiata da una figura della Crocifissione
- Risale al 1652
- Gruppi di figure statiche
- Cristo è idealizzato e sofferente
- Figure grottesche
- I colori sono armonizzati dei costumi che colpiscono l’occhio

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Due quadri del Prado:
- Bacio di Giuda
- Cristo e Pilato
Si caratterizzano per la ricchezza dell’elemento narrativo, la descrizione
dell’ambiente , le superfici lustre e i colori brillanti.
Il quadro di Berlino deve essere uno dei più tardi e fu associato al gruppo per
l’iniziale L.
CARATTERISTICHE onnipresenti:
- Superfici lisce dei panneggi
- Varietà dei tipi fisici
- Drammatici effetti luce
- Linearismo incisivo
Questo dimostra che Luca, un giovane ragazzo diciottenne, si ritrovò a sperimentare
stili di periodi diversi, ma anche tecniche.
Nello studiare i soggetti di queste composizioni si tiene in considerazione la
religiosità di Giordano la cui esistenza fu contrassegnata dal senso di devozione
contemporanea. Le opere nordiche ci introducono al modus operandi di Giordano,
offrendoci il primo esempio di composizioni apertamente derivate da stampe. Si
ricorda la figura del mecenate fiammingo. Altra cosa da notare è che Giordano
replicò alcune di queste composizioni:
- Due quadri di Capodimonte
- Composizione con Cristo e Pilato, di cui abbiamo due quadri e un disegno
C’è da dire che Giordano fece copie dei suoi stessi quadri- una volta che ne dipingeva
uno, conservava il disegno della composizione per reiterarlo.

Secondo gruppo: le opere neo-raffaellesche


La ripresa di prototipi cinquecenteschi andava in tutte le direzioni. Alcuni disegni
furono ispirati a Luca Cambioso. Altro gruppo nello stile del Veronese e altri
veneziani, che è lo stile su cui si baserà la sua arte.
I quattro quadri nello stile di Raffaello e che hanno le iniziali del Sanzio sono:
1- Il tondo con la SACRA FAMIGLIA: le figure sono rappresentate
armoniosamente. Il bambino è identico a quello della Madonna di Loreto del
Sanzio

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2- IL BATTESIMO DEL CRISTO della cattedrale di Toledo. Si basa su una
composizione del Giordano aveva copiato nelle logge vaticane. Si
caratterizza per le dense ombre e colori e linearismo tipico dei seguaci di
Raffaello.
- Modellato accurato e raffinato delle figure
- Qualità smaltata del colore
- Somiglianze con il Battesimo di Cristo in Santa Maria Novella, basato su una
copia non completa ora al Nancy dall’affresco delle logge romane.

3- La SACRA FAMIGLIA della collezione Falcioni: i due bambini replicano il


gesto della Madonna del Belvedere
4- La SACRA FAMIGLIA con il Battista- in forma rettangolare che reca
l’iniziale J (Jordanus- forma latina del suo nome). Si caratterizza per:
- Composizione asimmetrica
- Posizione dei due bambini
- Giuseppe è posto nell’ombra- di cui si nota la somiglianza con la Sacra
Famiglia di Poussin, di cui era a conoscenza evidentemente.
CARATTERISTICHE GENERALI:
- Volumi torniti
- Colore caldo
- Tonalità dense delle ombre e nei paesi nebbiosi
La Madonna del Tondo è uno dei pezzi più deliziosi della pittura giordanesca,
particolarmente affezionata alla pittura rinascimentale raffaellesca.
La DATAZIONE:
- IL BATTESIMO: la critica predilige 1664-68 mentre Ferrari si spinse nel
tempo nel 1680. Egli datava i tre quadri al 1660.

Lo stile neo-veneto:
Da amante della pittura, non poteva non attenzionare le opere veneziane del
Veronese. Ammirazione accentuata dal nuovo desiderio di vedere le opere di quel
maestro, lodato da Cortona dal viaggio a Venezia, fatto nel 1664. De Dominici ci
informa sulla vendita di opere giordanesche da parte del padre, proprio perché Luca
veniva considerato il miglior imitatore dell’arte veneziana prima di produrre opere ad
imitazione di Durer.
Si individua un piccolo gruppo di quadri che presentano queste caratteristiche:
- Sono semplici e statiche
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- Figure piccole disposte su un piano frontale
- Racconto abbozzato (tendente alla caricatura)
- Forme ravvivate
OPERE:
1- ANGELO CHE ANNUNCIA A ZACCARIA LA NASCITA DEL
BATTISTA: al Museo di Capodimonte. VEDI PAG. 40
Si caratterizza:
- Ricca scenografia
- Scalinata e colonnato classico alla maniera di Veronese
- Colore è la parte più interessante dell’opera con i colori rosa, blu e bianchi in
una tonalità luminosa argentea.
2- NOZZE DI CANA: - NAPOLI MUSEO DI SAN MARTINO
3- VOCAZIONE DI SAN MATTEO- NAPOLI MUSEO DI SAN MARTINO
Si nota il tradizionale sfondo veronesiano con un colonnato attraverso il quale
filtra la luce che crea movimento.
CARATTERISTICHE COMUNI:
- Indifferenza per prospettiva e proporzioni
- Piacere fanciullesco utilizzato per descrivere i tipi diversi nei volti e dei
costumi che lo rendono naif.
Le opere di Luca potrebbero essere viste come frodi internazionali, considerando la
somiglianza.
Il problema dei FALSI:
Il Battesimo di Cristo e la Sacra Famiglia del Prado recano le iniziali di Raffaello;
altre opere del gruppo nordico invece quelle di Luca di Leida e Durer. Molti dei
quadri dello stile veneziano sono così vicine allo stile che potrebbero essere
considerate “frodi internazionali”. Si parla di gusto “endemico per la contraffazione”
ma non è proprio così. Partiamo da alcuni assunti:
1- MANCANZA RIFERIMENTO PROFESSIONLE: Luca, non avendo avuto
una formazione professionale presso la bottega di un artista di grande fama,
non poteva che darsi all’imitazione per apprendere tecniche e stili.
2- L’INGANNO A GASPAR ROOMER E LA SVOLTA: Luca Giordano fu
accusato dal priore di San Martino come incapace nell’imitare Durer, decise di
realizzare “Il Cristo che guarisce lo storpio di Atene” così simile allo stile
tedesco che investì 600 ducati per acquistarlo. Gaspar Roomer collezionista e
mercante d’arte acquistò alcune opere di Luca Giordano per originali

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veneziani. Venuto a sapere che si trattasse di opere giordanesche, Roomer
decise di operare come “agente del giovane pittore”.
3- UN DOCUMENTO CHE CERTIFICA “LUCA FALSARIO”: una lettera del
gennaio 1664 in cui Giacomo Castro informa il collezionista messinese
Antonio Ruffo che Luca aveva falsificato:
- Tiziano
- Paolo veronese
Rendendo le copie credibili tra loro!
4- VALENTINIER IDENTIFICA LUCA GIORDANO COME FALSARIO, che
“non sentiva i soggetti che dipingeva”.
5- Nella Relatione si cita l’inganno al pittore Stanzone: spacciò una sua opera
“Battaglia” per quella di Polidoro da Caravaggio e si menzionano 16 pezzi di
quadri mandati in Spagna per il regio convento di S. Lorenzo dell’Escuriale
ripartiti nelle maniere di:
- Tintoretto
- Veronese
- Spagnoletto
6- Il PARAGONE CON MICHELANGELO:
C’è da dire che Vasari non definisce mai Michelangelo un falsario seppur nella
sua carriera abbia realizzato copie di opere d’arte, come quella della Madonna
della Scala di Donatello oppure le copie di artisti nordici come Martin
Schongauer. Vasari esaltava l’abilità di Michelangelo nell’imitare altri artisti e
le sue opere “alla maniera di” venivano considerate esempi di emulazione e
non di imitazione.
NON SOLO MICHELANGELO, ANCHE ANNIBALE CARRACCI realizzò
perfette imitazioni, definite così da Agucchi, per le opere imitate da Annibale
di Tiziano e Correggio.
7- A proposito di Baldinucci e De Dominici:
Baldinucci: conosceva la Relatione sostiene che i quadri di Giordano sono alla
maniera di qualcun altro; di fatto la sua arte non consiste se non nell’imitazione
di altri pittori. All’ Escorial si riferisce agli affreschi dell’Escalera e della
chiesa di San Lorenzo, Giordano fece un’opera notevole dipinta alla maniera di
Paolo e Tiziano.
De Dominici conferma che le prime opere di Luca furono fatte ad imitazione
dei pittori veneziani per ingannare il collezionista Roomer e che le stesse pale
napoletane furono tutte alla maniera di altri: Veronese, Ribera e Lanfranco.

8- MALINTESI ATTRIBUTIVI:
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- L’erudito Ponz descrisse come opere a imitazione di Raffaello e Correggio,
opere di Luca, che nei fatti non hanno nulla a che vedere con gli artisti
sopracitati. Si tratterebbe della Sacra Famiglia e del Sogno di San Giuseppe,
allora nel palazzo di San Ildefonso.

9- PADRE MANIPOLATORE: Il padre “lucrò” sulla sua abilità d’imitazione,


visto che alcuni quadri erano eseguiti quasi alla perfezione dell’artista imitato,
tanto da avere un bel conto in banca, con i soldi guadagnati dai profitti del
figlio fino al 1656. Luca potrà considerarsi indipendente solo nel 1659, quando
poté versare i soldi in banca a suo nome.
Per Luca Giordano il lavorare “alla maniera di” nasceva da un interesse genuino e si
sviluppava dalla fiducia di emulare i vecchi maestri, anche quando i quadri erano
venduti come originali dal padre.
L’evoluzione del concetto di “copia”:
Il concetto di imitazione divenne anche più importante del momento, pare che ebbero
più importanza le copie che gli originali, considerando la mancata disponibilità degli
originali. Il confine fra originale, replica e copia stava diventando più tenue. Stava
diventando comune accettare un’opera esclusivamente per il suo valore estetico,
indipendentemente dal fatto che essa fosse originale o copia. Il problema era la
duplicità e non la duplicazione. A Luca mancava la “matrice primaria” lo stile che il
giovane pittore normalmente riceve da suo maestro e di conseguenza lottò per
raggiungere la base linguistica che gli conveniva. Come disse l’Orlandi, Luca si
formò sui quadri che il padre comprava e vendeva.
L’INFLUENZA DI MATTIA PRETI
Se da un lato, Giordano nel dipingere la Flagellazione di Cristo ora al s. Martino,
ignorò il quadro di Caravaggio dello stesso soggetto esposto in una delle chiese di
guerre di Napoli. Mattia Preti aveva passato i suoi anni giovanili a Roma, dove
divenne uno dei seguaci di Caravaggio. A Roma ricevette le seguenti commissioni:
1 – Sant’Andrea della Valle: dove il Giordano poteva averlo visto al lavoro.
A Napoli gli vennero commissionate:
- San Nicola da Bari: per la chiesa di San Domenico Soriano, una pala d’altare
che colpì Giordano.
- Nozze di Cana: forse fatto per Gaspar Roomer, ora alla National Gallery
Preti inaugurò la stagione barocca a Napoli. Giordano odiava Preti perché trovava in
lui un competitore tanto forte, ma una volta che questi abbandonò Napoli dichiarò la

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sua ammirazione per lui. Giordano scorgeva in Preti l’abilità compositiva di Paolo
Veronese e il chiaroscuro di Guercino.
L’INFLUSSO DI PRETI- GLI ESITI IN GIORDANO:
1- Semplificazione delle composizioni – riduzione numero delle figure
2- Monumentalità alle scene con presentazioni più coinvolgenti, frontali
3- Diede alle forme volumi e contorni più marcati
Giordano sviluppò uno stile autonomo e originale.
4- Introduzione del formato orizzontale con le mezze figure preferito da Preti, con
un punto di vista basso che dà monumentalità alle figure
5- Rielaborazione di opere con soggetti- a volte poco comuni, come la
Comunione degli apostoli, che deve aver avuto un significato particolare per il
pittore.
6- Evoluzione della composizione dai primi esempi del 1656 “Comunione degli
apostoli”- diverse versioni:
- Versione Pallavicini e Varsavia: Giordano dispone le figure su piani diversi,
inclinando le forme dei corpi e rafforzando la dinamica della composizione con
audaci colpi di pennello.
- Versione Sessa Aurunca: gli elementi architettonici sono spezzati in un gioco di
linee diagonali con effetti luce teatrali. Le figure sono disposte su una varietà
di piani e ognuna reagisce in un modo diverso alla rivelazione del sacramento.
7- Altro tema frequentemente trattato è quello di Cristo e l’adultera- tra i soggetti
preferiti Mattia Preti
Quadro oggi a Reggio Calabria:
- Massa di figure in primo piano rese nel consueto, semplice e tradizionale stile
veneziano
- Lo sfondo si apre su un cortile che diviene la fonte di luce per la scena
In una tela più tarda Giordano unisce le figure a grandezza naturale in due
gruppi che si fronteggiano secondo uno schema orizzontale, pretiano, con
volumi fermi e classici. Le figure principali sono monumentali, Cristo appare
come una statua e le ombre sono quasi scure come in Preti, sebbene la tonalità
sembra più chiara.
8- Altra composizione ripetuta: Cristo tra i dottori dove Giordano esprime il
contrasto fra un Cristo idealizzato e i volti grotteschi dei dottori- Composizione
suggerita dalle 3 forti acqueforti con questo soggetto di Rembrandt datate
1652.
Le versioni più antiche presentano:
- Le figure intere in vasti spazi senza azione

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Nelle opere più tarde ritorna il contrasto tra il primo piano suro e uno sfondo
pervaso di luce che filtra un colonnato. Le composizioni sono rigide e
l’allineamento delle figure meccanico.
EVOLUZIONE VERSO UNO STILE AUTONOMO:
1656: Giordano aveva alle spalle una produzione enorme; seppur il suo stile rimane
neoveneto. Esami di riflettometria infrarossa eseguite su opere degli anni’50
mostrano che per prepararsi a dipingere un quadro Giordano delineava le forme sulla
tela con brevi tratti rossi, senza un vero e proprio disegno, alla maniera della sinopia.
BREVI PASSI INDIETRO:
1655: La tela “San Nicola di Bari che salva il fanciullo coppiere” per Santa
Brigida, lo rese famoso. Fu criticato da un suo nemico Francesco De Maria per:
1- Il suo disegno corretto
2- Maniera pittorica e libera
3- Maniera basata sul colore
1678: Giordano e De Maria (allievo di Domenichino) si ritrovarono a lavorare al
medesimo soggetto . Luca fiero del suo nuovo stile.
RIPRESA DEI TEMI:
- 1657 Riscoperta di Ribera, Giordano elaborò dei temi per molte volte:
LE TRE MARIE AL SEPOLCRO del Muscarelle Museum di Williamsburg
Caratteristiche:
- Trasformazione della composizione incentrata sulla luce che emana dalla
tomba e copertura di dense ombre il resto della scena.
- Pennellata e colore sono veneziani
- Forte effetto chiaroscurale con la luminosità dell’angelo che viene ad opporsi
all’oscurità della parte inferiore e luccichio di metalli delle corazze dei soldati.
ECCE HOMO DI BRERA:
Opera messa in rapporto con il gruppo nordico e varie stampe del Durer. Quest’opera
sembrava provare che Giordano persistesse nel falsificare Durer. Si notano i
riferimenti con l’acquaforte di Rembrandt. Giordano però aumenta il pathos delle
scene mostrandoci un Cristo miserevole, gli occhi volti in basso, che accetta il suo
destino con umiltà. I punti in comune con Rembrandt:
1- Presentazione delle figure
2- Atmosfera scura nel sinedrio
3- Resa dei toni bruni dorati

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L’arte italiana aveva sempre presentato Cristo con un corpo di un eroe classico, come
un vincitore. Lui sceglie di rappresentarlo come un’umile vittima, in conformità della
tradizione calvinista.
Caratteristiche:
- Toccante vena narrativa
- Pietosa figura di Cristo che esce sulla destra, sconfitto e umiliato
- Calde e radiose tonalità
- La qualità pulviscolare della materia pittorica
La composizione più volte reiterata del CRISTO FRA I DOTTORI discese anche
questa dall’acquaforte di Rembrandt.
Caratteristiche:
- Composizione ripetuta con l’adozione di modelli rembrandiani come
nell’Espulsione dei mercanti dal Tempio.
Luca dimostra di aver associato all’arte del Nord una spiritualità cristocentrica:
- Sviluppo del cromatismo: predilezione per le tonalità scure, dorate, pennellata
più frammentata
- Senso di una spiccata vena narrativa e di pathos
- Accentuazione delle espressioni, gesta e movimenti dei corpi
I temi ripetuti sono:
 6 opere riproducenti Comunioni degli apostoli
 5 opere riproducenti Cristo fra dottori
 6 opere riproducenti Cristo e l’adultera
Tra i migliori pezzi si annoverano:
1- Cristo fra i dottori di Roma:
- Figure e architettura vivono in armonia
- Naturale movimento dei corpi
2- Cristo e la samaritana di Brema
- Composizione equilibrata descritta come classica
- Poche figure monumentali
3- Santa Lucia condotta al martirio
- Venne dipinta due volte in una tela di collezione privata
- Altra copia al Capodimonte
QUADRO RIASSUNTIVO:
4- David punisce gli uccisori di Ishbaal
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Riunisce tutte le caratteristiche:
- Incorniciatura alla Preti di mezze figure disposte a fregio
- Contrasti di luci e ombre
- Colori brillanti
- Magistrale resa dei broccati e luminosa apertura del fondo
L’abilità naturale del pittore nel creare forme con una libera pennellata alla veneta
è l’unico modo dinamico, pienamente barocco, di drammatizzare la storia.
5- Perseo e Medusa:
- In una prima collezione privata in Europa mostra il gigantesco eroe, visto di
spalle, che taglia la gola a Medusa, il cui viso è contorto da una smorfia.
Mentre le Gorgoni sue sorelle si stracciano i capelli per la disperazione. Vi è
una certa brutalità della scena, nella possente figura di Perseo e nei corpi nudi
delle donne.
- Il pittore lo replicò al Capodimonte di proporzioni gigantesche. Qui Luca
accompagnò le due figure principali con quelle di Mercurio e Atena e sulla
sinistra un certo numero di corpi trasformati in pietre, il che dona alla scena
un’apparenza più nobile e un contesto narrativo più valido.
- Le proporzioni delle figure sono piacevoli
- Il contrasto di luci e ombre più vario
- Colore più ricco
Queste composizioni avevano la loro fonte nella tradizione rinascimentale, si
allinearono poi alla produzione di Preti.
Forte elemento pretiano nelle seguenti opere:
1. Due Martiri di Santa Lucia
2. Il Cristo e l’adultera di Roma
3. Il Cristo tra i dottori di Brema
RAPPORTO DELLA RELIGIONE DI LUCA GIORDANO:
Una caratteristica di Napoli nel XVII secolo era un gran numero di comunità
religiose:
- 500 chiese
- 150 conventi
- 20 mila preti e suore
La Chiesa assegnò un ruolo primario per l’educazione religiosa nel popolo. Suo padre
diede il nome del santo patrono, che aveva prodotto, secondo la tradizione, il primo
ritratto della Vergine venerato nella cattedrale. Egli dipinse se stesso come San Luca,
dipinse per le chiese gratis quando queste non potevano pagare, e più tardi viaggerà
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con un confessore. Nei primi quadri manifestò sentimenti personali, nelle pale
d’altare accettò la devozione dominante, perché egli fu sempre in sintonia con il
gusto del suo pubblico.
Giordano divenne noto a Napoli molto presto e ricevette delle importanti
commissioni pubbliche nel 1654, all’età di venti anni. L’anno seguente realizzò gli
affreschi di Santa Maria la Nova con le STORIE DELLA VITA DEL BATTISTA, e
la grande pala per SANTA BRIGIDA con SAN NICOLA SALVA IL FANCIULLO
COPPIERE.
Il modello per Cristo dà le chiavi a San Pietro è molto semplice:
- Figure sono simili nello stile a quelle dei quadri già a La Coruña nei panneggi
e nelle espressioni.
- Figure disposte contro uno sfondo scuro
- Potente effetto di luce nella parte superiore
- Accompagna la miracolosa presenza degli angeli
La pala richiede:
- Monumentalità di forme
- Nobiltà
- Stile adatto a suscitare emozioni
Nel 1654 Preti aveva licenziato il suo San Nicola di Bari con la figura del santo che
emerge in stato di estasi da uno sfondo scuro. Giordano si ispirò a questa pala e
replicò l’atmosfera scura del quadro di Preti.
CARATTERISTICHE:
- Schiera delle figure, disposta su un piano frontale
Altro quadro per la stessa chiesa con i due santi condotti al martirio mostra una serie
di figure, parallele l’una all’altra, in uno schema verticale.
Luca ritorna a Roma per ispirazione.
SAN NICOLA CHE SALVA IL FANCIULLO COPPIERE: 1655
- Colore cangiante, ricorda la tradizione rinascimentale.
- La pala ha una composizione cinquecentesca:
1- La parte in basso ha un gruppo estatico di gente che guarda meravigliata
l’intervento del santo, che salva il giovane coppiere che lo prende per i
capelli.
2- Le forme vivaci e leggere
3- Giordano cercò di modernizzare il suo linguaggio prendendo in prestito
alcune figure dalla sezione inferiore della volta Barberini del Cortona.
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La differenza tra la prima e la seconda commissione straordinaria:
 nel San Nicola Giordano adottò uno schema popolare nell’Italia centrale
degli inizi del Barocco con l’apparizione del celeste in alto e un’animata
sezione in basso con la gente che si esalta e ammira.
La terza commissione, gli affreschi di Santa Maria La Nova è il primo esempio di un
nuovo tipo di composizioni:
- La PREDICA
- La DECOLLAZIONE DEL BATTISTA
Mostrano un affollamento di figure che ricorda le composizioni di Preti:
- La prima con la pittoresca en plein air
- Descrizione della folla notevole per la diversità dei tipi fisici
- La seconda con un’atmosfera notevole dell’interno scuro i cui punti più
significativi sono la lucente corazza di un soldato sulla sinistra e la deliziosa
Erodiade a destra.

GLI INIZI 1656-64:


1656: Anno chiave nella storia di Napoli e di Giordano- peste che dimezzò la
popolazione della città di 400.000 a meno di 200.000 persone e uccise i pittori più
importanti della sua scuola:
1- Massimo Stanzione
2- Bernardo Cavallino
3- Francesco De Rosa
4- Agostino Beltrano
Ribera e Francanzano erano morti nel 1652; a preoccupare Giordano era solo Preti.
Con la scomparsa degli artisti, il mercato artistico richiedeva Giordano per le pale
d’altare, composizioni religiose per chiese, cappelle private, oratori e altri spazi
appartenenti agli Ordini religiosi. Giordano controlla così una bella fetta di mercato
artistica, essendo così noto in città. Si nota il cambiamento delle opere realizzate in
questa fase:
- Madonna del Rosario, realizzata per la Solitaria, oggi al Capodimonte
- San Michele Entrambe per
- Educazione della Vergine l’Ascensione a
- Sant’Agostino e Santa Monica per il Monastero
de la Encarnación di Madrid

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- La piccola Immacolata della Concezione viene indicata come orgoglio di
Giordano

- Il Sacrificio di Isacco dipinto in uno stile libero veneziano


Opere nel dettaglio:
1- LA MADONNA DEL ROSARIO: è indebitata con Stanzione per :
- Classica semplicità del disegno
- Eleganza dei volumi
- Solido senso della forma di quel pittore che ha mutato la sua visione pittorica
nuova ed originale
2- L’IMMACOLATA CONCEZIONE:
- È puro RIBERA
- MA è NUOVO IL CARATTERE RADIOSO DELLA COMPOSIZIONE: i
corpi degli angeli sono sparsi nella superficie del quadro.
- La maggior ricchezza è data dai colori: rosa, verde e oro sulla tonalità del blu
dominante
- Delicatezza dei dettagli come il velo trasparente che copre la veste della
Vergine
- La varietà dei fiori nelle mani degli angeli: rose, gigli e rami d’olivo, indicano
un maestro indipendente.
3- OPERA MIGLIORE: SANT’AGOSTINO E SANTA MONICA- con lo
spazio incorniciato dagli elementi architettonici laterali, le due maestose figure
appaiono prese dal dialogo con il mondo soprannaturale, la loro amabile
natura.
4- L’EDUCAZIONE DELLA VERGINE: lo spazio aperto diventa un plein air.
Tela ispirata alla stampa dell’opera di Rubens. La composizione di Giordano è
incorniciata da una colonna e una balaustra che formano una nicchia che
contiene le figure; il resto dello spazio è preso dal cielo con dei putti in volo.
Giordano, nel gruppo di figure, con un ampio cielo azzurro e piante di rose.
Nel quadro di Luca le figure seguono lo stesso andamento dell’originale.
5- SAN MICHELE: per il nuovo dramma della presentazione, veramente
barocco. Non sarebbe proprio un San Michele, in quanto Giordano non esegue
ma si tratterebbe di una CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI- visto la
presenza degli angeli dannati e il contrasto fra il cielo e l’orrido mondo di
mostri.
Con Rubens, si accede al Barocco. Giordano conobbe Rubens grazie alle stampe:

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Rimase colpito della sua CARITA’ ROMANA: Giordano ne fece un disegno e fece
uno schizzo personale. Altra opera di Rubens è il Sansone e Dalila: conosciuto da
Giordano tramite la stampa di Jacob Mamiam.
Giordano mostra il momento in cui Dalila consegna ai soldati, dopo aver tagliato i
capelli. L’attenzione viene posta, come nell’originale di Rubens, il corpo seducente e
sulla veste della donna. Le ombre dorate dalle quali emergono i soldati e il caldo
colore del corpo di Dalila sono interamente nello spirito di Rubens.
La lezione di Rubens era penetrante e la potenza drammatica la esprime nelle due tele
con il Massacro degli Innocenti che dipinse:
1- A Monaco datata 1658
2- A Napoli – discende da Rubens.
Nel quadro di Rubens si nota un paesaggio con grandi edifici antichi incornicia una
vera battaglia fra i diversi gruppi di soldati e madri.
Lo stile delle due opere ha relazione con le dimensioni:
- Nel quadro di Monaco i gruppi delle figure sono unificati in un flusso animato
di forme, scolpite con potenti contrasti di luci e ombre.
- Nel quadro napoletano i gruppi dei soldati delle donne, avvinti in un abbraccio
mortale, ricevono forma da una luce dorata che sfuma nella distanza.
L’affinità dell’opera del poeta con quella del pittore sarebbe stato un ulteriore motivo
di interesse per Giordano, se ne fosse accorto.
OPERE BAROCCHE:
tentativo di competere con i maestri romani è dato da: RATTO DELLE SABINE :
- Variamente datato anni’80 e alla metà degli anni ‘70
- Il suo stile concorda con quello delle opere databili 1659-60 come la Santa
Lucia di Capodimonte, Il Cristo fra i dottori di Roma e le pale d’altare di
quegli anni.
I modelli sono diversi:
1- Soggetto e stile: esercitazione nella maniera grandiosa di Bernini e Cortona.
2- Modello: Cortona specie nel Ratto dove Giordano trattò il soggetto alla sua
maniera:
- Unificò la composizione
- Compatta gli episodi entro uno schema triangolare che culmina nella donna al
centro
- Per definire i corpi, li disegnò con vivide bande di colore, in uno stile che
ricorda Tintoretto.
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- La violenza della scena si riflette nella velocità di esecuzione
Giordano realizzò anche altre composizioni ambiziose come l’Allegoria della Pace
di Palazzo Spinola. Come ricevette queste informazioni- se lo chiesero anche
Baldinucci. C’è da dire che Rubens aveva lavorato come diplomatico per la pace
in un momento critico delle guerre fra Spagna e Inghilterra. Nel quadro della
Pace , sotto la cui protezione nascono pittura musica e beni materiali, è
contrapposta a Marte e all’Odio; mentre due putti giocano con un leopardo. Lo
stile è libero, pittorico con ombre che ritengono le tonalità scure di Preti.
L’opera rubensiana si caratterizza per l’evidente simbolismo, Rubens dipinge la
Pace nell’atto di scacciare Marte; intorno a loro sono le Arti, minacciate dalla
guerra ma fiorenti in tempo di pace. I simboli sono:
1- Due putti con un leopardo
2- Prigioniero in catene nello sfondo
3- Una colomba con un ramo d’ulivo
4- In basso, varietà di oggetti tra cui la Vanità.
L’interpretazione è discordante perché li sovrappone gli uni e gli altri. Il colore è
luminoso, in conflitto con le ombre scure nella tradizione di Preti. Il ritratto
dell’artista viene dall’autoritratto di Rubens inciso da Paulus Pontius e altri
elementi derivano da stampe olandese sul tema della Vanitas. Non si conosce
come nacque questo quadro, ma non è necessario pensare che esso sia stato
commissionato. Giordano sfruttò un momento di gioia e di festività pubblica per
farsi pubblicità come farà nel 1678 celebrando il Ritorno di Messina alla Spagna.
E’ probabile che lo realizzò a Palazzo Spinola e avrebbe replicato il suo soggetto
in un formato più grande mostrandolo in un luogo pubblico dove la gente
l’avrebbe apprezzato, come fece nel 1678.
IL DIBATTITO SULLA CRONOLOGIA DI QUESTO QUADRO:
Data spostata tra il 1660 e il periodo più tardo:
-1682: proposta da Oreste Ferrari in relazione alla “pace” di Nimega
Ci sono motivazioni storiche per sostenere entrambe le datazioni, ma il giudizio è
dato dallo stile. La scenografia è simile alle opere realizzate 1658-60. Giordano
conosceva la Bibbia e si ispirò a diversi temi ed ebbe conoscenza del valore
simbolico attribuito a queste storie.
Due tele colossali con il SACRIFICIO DI ELIA E DISTRIBUZIONE DEI PRETI
DI BAAL e IL TRIONFO DELLA RELIGIONE CRISTIANA SU QUELLA
EBRAICA simboleggiano l’evoluzione della religione prima nel mondo giudaico,
quindi in quello cristiano.
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La combinazione di questi temi è unica e fu accusato dalla Chiesa di cedere troppo
all’autorità del Vecchio Testamento. In queste due opere si esprime il trionfo della
vera fede.
Di natura diversa fu il quadro, ora a Francoforte, datato 1664 con la GIOVENTU’
DIFESA DA MINERVA: la rappresentazione di Venere, Bacco e Cerere era
popolare nel Nord. La composizione deriva da una stampa di Peter Perret da
un’opera oggi a Stoccolma, ma fu modificata da Giordano, secondo una sensibilità
più barocca.
CARATTERISTICHE:
- Venere domina la scena, versando il suo latte sul giovane che le apre le sue
braccia, essa domina il mondo, visto che ci si siede sopra.
- Sulla destra, 3 fauni portano dei grappoli e del vino.
- Cerere e la Povertà sono state compattate in una figura che si appoggia a un
covone di grano
- Minerva usa lo scudo per proteggere il giovane, ma è la sola a difenderlo
- Il Tempo, che nella versione di Perret collabora nel trattenere Venere, qui è
passivo e addirittura diviene un Atlante che sostiene il mondo.
Il quadro ha un significato “moralizzante” perché mostra il GIOVANE
COMBATTUTO TRA VIRTU’ E VIZIO, anche se è Venere che attrae lo spettatore
più di Minerva. E’ stato sottolineato che il giovane che si dibatte fra vizio e virtù
venne trattato al tempo di Giordano da Pietro Liberi a Venezia.
Giordano rende il messaggio principale e chiaro: usa il globo per significare il mondo
come nell’Allegoria della pace e nella Venere e Satiro.
L’elemento più ambiguo è la figura sinistra in primo piano nel mondo secondo
Fracastoro nel suo poema Syphilis sive morbus gallicus del 1530 ( syphilis significa
povertà e fame).
FAVOLE:
Intorno al 1660 anche Giordano era alla ricerca di temi più nobili e per realizzarli
contavano sulle proprie conoscenze di storia, letteratura, lingue. De Dominici
racconta che le apprese dai suoi amici.
Si annoverano:
1- LE FIGLIE DI CECROPE E ERITTONIO: in collezione privata, è una favola
prodotta in questi anni. Il soggetto è tratto da Ovidio, non era molto ricorrente
nel Nord ma l’idea era venuta dalle illustrazioni del poeta romano e fu scelto
per il suo tono drammatico e si incentrò sulla sorpresa delle tre donne alla
scoperta della donna mostruosa, Erittonio.
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2- Un BANCHETTO DEGLI DÈI CON ADONE: in collezione privata. E’
rappresentata Adone che presenzia a un banchetto degli dei, soggetto narrato
dal Marino nel suo Adone. Il dettaglio che sviene e la scena di caccia sullo
sfondo suggeriscono uno sviluppo drammatico della storia che sfugge a
qualsiasi interpretazione. Lo stile è classicheggiante e le forme voluttuose delle
dee sono rese con senso pieno dei volumi.
Composizione con poche figure disposte parallelamente e rese in uno stile
neo-rinascimentale.
3- PERSEFONE: Giordano nell’inventario lo chiamò “Favola della Terra e
dell’acqua con diverse figure e tritoni”. In esso le figure alla sinistra, tritoni,
naiadi e Nettuno sul carro- tutti simboli del mare e si incontrano con altre
figure provenienti da destra- un fiume, una donna sdraiata nuda al centro. Si
parla di “celebrazione” dato la presenza della Fama e di un pavone che allude
forse a Giunone.
Un’attitudine di Giordano, ripetuta in queste composizioni, è data dalla volontà di
riempire ogni angolo della tela con un’infinità di dettagli. Il risultato è un’oscurità
notevole. Ad esempio nella Nascita di Venere: in genere Venere si copre con il velo,
ma in Giordano il velo diventa un lenzuolo che viene rimosso da Cupido.
4- BACCANALE O INFANZIA DI BACCO OPPURE L’INVENZIONE
DEL VINO : la storia del mito vede l’affidamento di Giove Bacco fanciullo a
cinque ninfe affinché fosse allevato in una grotta dove dio inventò il vino.
Opera con il medesimo soggetto di quella di Poussin, che poté conoscere
quando il quadro a Chantilly attraverso una stampa di Giovanni Verini.
Giordano si concentra sull’invenzione: Bacco infante di 5 anni è portato sulle
spalle da un fauno e alza la coppa piena di vino. Un gruppo di putti che
vendemmia, beve del vino, suona strumenti musicali e le cinque ninfe indicano
che qualcosa di importante sta succedendo. La favola è narrata con una vena
sobria e classica e con volumi pieni e una tavolozza di tonalità calde e brune.
5- LUCREZIA E TARQUINIO al Capodimonte: tre figure disposte in
diagonale per esaltare la natura drammatica dell’evento. L’esibizione del corpo
di Lucrezia visto dal retro pare il tema principale del quadro.
6- VENERE E SATIRO: Venere dormiente è accompagnata da un satiro che
sorride e tiene uno specchio in mano, con alcuni oggetti in primo piano.
La presentazione dei temi barocchi e favole è piuttosto in linea con i gusti del
mercato e ci fa comprendere che fu costretto a cambiare temi, dopo averli visti in
stampe varie.

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LE PRIME OPERE IN STILE RIBERESCO:
Giordano amava sperimentare nuovi stili, nel 1654 e il 57 aveva dipinto quadri in
uno stile scuro, non insolito nella tradizione napoletana. Un documento del 1657
menziona un quadro con QUATTRO FILOSOFI soggetto caro alla tradizione del
naturalismo.
Le opere che mostrano un interesse per lo stile di Ribera sono:
1- IL RIPOSO DURANTE LA FUGA IN EGITTO di Toledo
2- CRISTO SERVITO DAGLI ANGELI recentemente sul mercato
La TESTA DEL BATTISTA è MODELLATA SULL’OPERA DI RIBERA
3- SAN SEBASTIANO E SANT’IRENE di Filadelfia, dipinta sotto l’influsso di
Ribera. Rispetto a Ribera la composizione di Giordano risulta rovesciata: le
membra sono disarticolate di Cristo sono ricomposte. Le figure sono sistemate
su piani diversi: in primo piano modellate più delicatamente , quelle sullo
sfondo schizzate in modo rapido. Giordano ampliò il drappo bianco che
avviluppa il santo, di una tonalità intensa.
4- SANT’AGOSTINO E MONICA: i cui putti sono la quasi copia di quelli
dipinti da Ribera nel suo San Gennaro che esce dalla fornace della Cappella del
Tesoro della Cattedrale a Napoli.
5- Il SAN MICHELE DI VIENNA datato 1666. Secondo Scavizzi le date che
racchiudono l’influsso riberesco sono 1657-1666.
CARATTERISTICHE:
- Questi quadri andrebbero visti come un ampliamento del suo repertorio
- Colori tetri
Nell’opera IMMACOLATA CONCEZIONE firmata e datata 1657, deriva dal
quadro con lo stesso soggetto di Ribera. E’ in ogni dettaglio una scoperta imitazione
del suo stile.
6- DEPOSIZIONE diverse furono le opere di questo periodo con lo stesso
soggetto. Nella più antica, di Rotterdam , si vede l’influsso di Ribera specie
nella composizione con il corpo di Cristo giacente in posizione orizzontale, il
busto sollevato di Nicodemo, la Maddalena che gli bacia i piedi e la Madonna
e San Giovanni dolenti. Giordano rese la scena vivace, cambiò il soggetto da
Lamentazione a Deposizione: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo sono visti
mentre portano il corpo di Cristo che appare distorto. Il gesto della Maddalena
è pronunciato come l’espressione della Vergine che sviene e deve essere
sostenuta da Giovanni. Tutto è più espressivo e pieno di movimento.

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Lo stile di Ribera era appropriato per rappresentare santi: il pittore poteva
concentrarsi sulle espressioni.
I SANTI:
- SANT’ONOFRIO: in San Francesco di Paola a Napoli, veniva considerata la
primissima opera fatta da Giordano, ma è datata fine anni 50. Si concentra
sulla testa del santo, di cui Ferdinando Bologna ha evidenziato il modo affatto
moderno di spingere l’immagine sino al limite della forzatura espressiva.
- SAN GEROLAMO: presenta caratteristiche simili all’opera napoletana sopra
indicata.
ISACCO CHE BENEDICE GIACOBBE:
- Tre figure allineate sul piano orizzontale, ma Giordano lasciò fuori i tanti
dettagli realistici dell’originale di Ribera:
1- Vesti
2- Natura morta
Per preferire una composizione più sobria.
- Diede risalto alle espressioni:
1. Isacco cieco perduto nei suoi pensieri
2. Il giovane Giacobbe lo guardava in viso con apprensione
- Mutò i colori locali di Ribera in un cromatismo più tonale.
L’imitazione delle composizioni di Ribera, ma anche realismo, i colori e i
manierismi originali come le pieghe geometriche dei panni.
RIPRESA DEI TEMI DI RIBERA:
 IMMACOLATA CONCEZIONE
 APOLLO E MARSIA
 DEPOSIZIONE orizzontale
La PRESA DI DISTANZA DA RIBERA:
Giordano si concentrò sull’elemento narrativo ovvero sulle espressioni delle figure e
armonizzò il colore. Somiglianze con i quadri rinascimentali. Dopo il 1656 la pittura
si eleva qualitativamente e tutti le tele mostrano elementi ribereschi.
PRODUZIONE RIBERESCA:
Giordano adottò una produzione maggiore a doppio registro:
1- Chiaro\barocco
2- Scuro\ riberesco – la vena scura lo portò a considerare CARAVAGGIO

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Inizio anni 60 realizzò la FLAGELLAZIONE DI CRISTO- ispirata a quella di
Caravaggio. La prima in collezione privata, dimostra l’interesse per la pittura del
lombardo Caravaggio. Gli elementi caravaggeschi sono gli stessi, però Giordano
dà:
- Espressione ai corpi- torso eroico
- Espressione ai volti
In una seconda opera appare intensamente più patetico- è il Cristo patiens
Le composizioni appaiono:
1- Più indipendenti dallo stile riberesco, seppur riprenda gli elementi cardine
2- Consueti manierismi dei drappeggi
3- Maggior raffinatezza raggiunta nel colore
4- Abilità narrativa
OPERE:
- LA BENEDIZIONE DI GIACOBBE: di Rohrau mostra il perseverare di
Giordano nel trattare il tema che una migliorata abilità nella sua resa
drammatica.
Narra la storia attraverso 3 figure:
1- IL VECCHIO ISACCO CIECO che guarda verso la luce ma non fa
attenzione al braccio di Giacobbe
2- GIACOBBE con il capo abbassato in atteggiamento cospiratore, lo sguardo
ansioso di Rebecca
Crea una scena particolare: atmosfera notturna ed inquietante. Giordano non rivelò le
emozioni dei personaggi ma pensò di rendere il lato oscuro della tresca.
USO DELLO STILE DELLO SPAGNOLO RIBERA- ma non ripercorre i suoi temi:
- Varie versioni del Sant’Antonio con il Bambino Gesù: si nota la somiglianza
con l’opera di Ribera ma si caratterizza per:
1- ombre scure che isolano le figure principali
2- Veste rattoppato del santo
Massimo esempio di fusione tra stile reniano e naturalista
- AUTORITRATTO COME SAN LUCA: di Ponce- Luca dipinge la Vergine
nella cappella di san Luca a Firenze. Presenta se stesso come San Luca che
dipinge la Vergine con un gruppo di angeli che gli tengono ferma la tela e
macina colori. Luca è vestito non in abiti ordinari, ma come un antico romano.
Il realismo della natura morta e del pavimento è lo stesso che negli altri quadri,
cambia solo l’umore, dà maggiore attenzione all’INTROSPEZIONE.

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- GIUDA, TAMARA E ONAN: si rappresenta Giuda come un vecchio patriarca
ansioso di seguire la legge biblica , ordina ad un giovane biondo, Onan di
sposare Tamara. Tamara non è più giovane e bella, Onan rifiuta il matrimonio
con sommo disgusto di lei. Viene definito quadro “comico” perché Giuda non è
uno degli ebrei più puri, il giovane e vanitoso Onan interagiscono in un
confronto bizzarro.
In queste opere scorgiamo:
- Una superiore abilità narrativa
- Sapiente uso dell’atmosfera scura, ugualmente resa nelle espressioni
GIORDANO USO’ LA MANIERA RIBERESCA ANCHE PER TEMI NON
RIBERESCHI:
- INTERNO DI OSTERIA:
- SAN MICHELE: basato sul quadro di Guido Reni, ma ne differisce molto.
In Reni, la figura principale viene mostrata in posizione frontale e il diavolo, visto da
dietro, è poco più di un simbolo.
1- Il San Michele si muove come un ballerino, il che rende la figura espressiva ed
elegante.
2- I corpi dei diavoli che combattono i serpenti sono stravolti.
3- Il risalto dell’opposizione dei due mondi (dal forte valore simbolico) con
Giordano avviene in questo modo:
- Luminosa sezione superiore con il Santo, idealizzato e reso con colori chiari
tipici del Reni tardo
- Scura parte inferiore (che richiama gli inferni rubensiani)

- LIBERAZIONE DI SAN PIETRO


Concepita come un’emulazione dell’opera di Raffaello nella Stanza di Eliodoro:
- Stesse componenti
- Simile struttura
Evidente opposizione tra:
- Spiritualità dell’angelo che viene mostrato – dipinto con colori pallidi
- Il tetro reame terrestre: tavolozza scura, riberesca usata per i soldati

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GIORDANO cercò di dare vita alle vecchie immagini e di estendere il repertorio a
nuovi temi. Egli DIPINGE FILOSOFI E SCIENZIATI:
- FILOSOFI:
1. Diogene: visto da dietro, alza gli occhi dalle sue carte e si volge verso chi
guarda, spiegandogli le verità di quello che ha scoperto
2. Socrate- Baratti: dall’aspetto imponente e austero, fai dei gesti verso lo
spettatore, spingendo a conoscere se stesso con il mostrargli con lo specchio
3. Democrito, il filosofo che ride è mostrato nella smorfia di disprezzo, ed è
rappresentato in vena quasi comica. Si tratta, insieme al Pittaco di Amburgo, di
tipi umani con pronunciate caratteristiche fisiche.
4. Eraclito, il filosofo che piange, fa dei gesti di angoscia
- SCIENZIATI:
1- Euclide: perso nei pensieri
2- Archimede: è mostrato mentre mette alla prova il suo specchio ricurvo
3- Astronomo di Chambery: sta guardando il cielo
Nuovo modo di rappresentare la figura: CRATETE di Roma
- Filosofo che apparteneva alla scuola cinica aveva buttato a mare la sua
ricchezza e per questo fu lodato dai Padri della Chiesa fino a Calvino.
L’ASTROLOGO: mostra al pubblico l’oroscopo di una persona nata nell’aprile 1645.
Tiene nelle mani una carta e un volume considerati “prova” che i suoi pronostici sono
il risultato di una scienza esatta.
CARATTERISTICHE:
- Precisione tratti fisici
- Intensità dell’espressione indicano che si tratta di un ritratto
Si nota l’originalità della resa di soggetti già “abusati” di Democrito ed Eraclito.
Non si conoscono i committenti dei quadri dei Filosofi. Giordano seguì una
tradizione, con l’intento di rinnovarla; egli elaborò delle immagini e certo credette
di averle migliorate con lo scavare più a fondo dei personaggi rappresentati.
La prima opera di Giordano è un metalinguaggio cioè ha bisogno di un prototipo
che può essere manipolato. Volendo dipingere un ritratto e non avendo esempi di
Ribera, pare che si sia ispirato a Salvator Rosa , che aveva rappresentato se stesso
in guise diverse:
- Ritratto di Brera: alchimista con l’alambicco in mano
- Altro in collezione privata: come Aristotele con copricapo e veste rotta sulla
spalla e segni astrologici sul petto.

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L’AUTORITRATTO DI GIORDANO:
- Descritto da De Dominici con un viso pallido, sottile, e un’espressione
malinconica.
- È solenne e idealizzato
- La mano destra puntata sul cuore
- Il ritratto risente dell’influsso dell’autoritratto di Salvator Rosa della National
Gallery
- Contiene l’iscrizione, per cui fu donato.
I suoi vari autoritratti dovrebbero essere datati 1660-65 e riflettono un crescente
senso di fiducia in se stesso.
DIFFERENZE DA RIBERA:
Lo spirito delle opere di Ribera è poetico e rientra nella volontà di scoperta. Agli inizi
Giordano fu preso dalle opere di Ribera degli anni’30 , cioè da opere storiche come
quelle di Raffaello e molti dei suoi quadri ribereschi possono essere visti come
“variazioni” su temi del Ribera. Nello stile tardo, Giordano lo modificò in modo più
opportuno.
Giordano non fu mai un naturalista perché il dramma fu l’elemento più importante e
di conseguenza i suoi quadri cercò sempre di dar movimento alla composizione e
forza a gesti ed espressioni.
Egli:
- Introdusse elementi narrativi
- Le nature morte erano artificiali ma non si possono paragonare a quelle di quel
genere
- Accentuazione dell’elemento tenebroso di Ribera
Si evidenziano le differenze in merito alle qualità pittoriche di un’opera in
particolare: Immacolata Concezione di Ribera e di Giordano. La differenza andò
perduta con la svalutazione dei suoi quadri.
I contemporanei amavano i Filosofi e le scene di martirio di Giordano su ascendenza
riberiana.
Giordano ignorò la componente concettuale dell’opera, ma cerca di definire le
emozioni ( dell’opera Tatto dove scompare il concetto di paragone con Ribera, dalla
forte ricchezza pittorica).

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I FILOSOFI ANTICHI:
Le sembianze dei filosofi sono dettate da riferimenti storici, a volte leggendari, della
loro vita e della loro opera. I Filosofi comprendono:
- Filosofi veri Rappresentazione di
- Matematici personaggi dell’antichità
- Astronomi classica

Mai rappresentò personaggi importanti contemporanei e su questi insorge il dubbio


che le finalità di committenze non fossero solo di dare lustro alle proprie dimore. Si
fa strada l’ipotesi che il modo in cui le figure storiche venivano rappresentate fosse
dettato dalla necessità di cautela quando si apparteneva ad un ambiente culturale
impegnato in attività guardate con sospetto dalle autorità ecclesiastiche.
NASCITA DEL BISOGNO DI DISSIMULAZIONE: di presentare personaggi antichi
prefiguranti quelli moderni non omologati dalle istituzioni ufficiali in modo che essi
non venissero riconosciuti.
I più indiziati committenti di tali soggetti furono gli INVESTIGATI, i membri
dell’Accademia omonima che a Napoli andava a promuovere la “nuova scienza”.
Uno dei maggiori esponenti dell’Accademia mostrava alle pareti ben 18 ritratti di
Uomini Illustri. Essi intendevano allontanarsi dalla teologia e trattavano mai le cose
fisiche e l’essenza delle cose naturali al fine di scopri le leggi della vita
meccanicamente operanti. Gli Investiganti predicavano l’ateismo e investigavano
“ciò che è” e si basa sulla teoria degli opposti: ciò che diverge, congiunge- della lotta
come regola del mondo e della guerra come comune generatrice di tutte le cose, ha
fatto sì che il filosofo Eraclito venisse rappresentato in lacrime.
A proposito di Democrito ed Eraclito, nell’iconografia popolare immaginati come
“quello che ride” “quello che piange”. Democrito ha perseguito la separazione tra
scienza della natura e quella dell’uomo, non collegabili in nessun modo fra di loro,
potesse essersi applicato ad una pratica esoterica quale l’astrologia.
PRATICHE D’ATELIER:
La reputazione di Giordano venne “macchiata” dalla “velocità di esecuzione” delle
opere d’arte. Anche lo stesso De Dominici affermò che Giordano poteva realizzare
una mezza figura “nel breve spazio di un’ora”. Ma Scavizzi enuclea le abitudini degli
altri artisti, ad esempio Poussin, per il quale ribadì che completava un quadro di
cinque palmi con varie figure in un giorno. Giordano venne accusato di avidità\
cupidigia perché perseguiva guadagni finanziari, ma non fu il solo! Si pensa
all’avidità di Tiziano sottolineata dall’Aretino. Anche Schiavone e Reni usavano la
pennellata di tipo impressionistico per realizzare opere di scarso valore. Si parla
dell’attitudine di Rubens nel ritoccare i quadri fatti dagli allievi.
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COME LAVORAVA GIORDANO? Non lavorava sempre allo stesso modo:
- A volte utilizzava disegni e bozzetti, specie negli anni della maturità per la
preparazione di quadri e affreschi
- Altre seguì i disegni e i bozzetti fedelmente: l’unico disegno che sopravvive
sono gli Affreschi di Montecassino e alcuni disegni preparatori per il Cason per
l’affresco
Donatella Sparti esordì dicendo che Luca eseguì i suoi disegni a “macchie”, ma per
macchie intende i modelli di carta e cartoni coloriti.
- Cambiava le composizioni: si pensa ai modelli antichi come il MODELLO DI
SAN NICOLA DEGLI SPAZI, del 1655, è molto vicino al quadro come
eseguito. Nel modello ci sono delle divergenze: la parte superiore è dominata
dall’angelo, nella pala di Dio Padre; nella parte inferiore, il gruppo di figure di
sinistra del modello è stato cambiato in una figura e il San Pietro al centro è
completamente diverso.
- Giordano non si ripeteva ma copiava da se stesso e non era cosa rara nel
diciassettesimo secolo. Esempi di repliche identiche sono:
1. Tarquinio e Lucrezia
2. Nettuno e Coronide
3. Sant’Antonio con il Bambino Gesù
4. San Luca che dipinge la Vergine
5. Isacco che benedice Giacobbe
6. Diversi Filosofi
Della Morte di Seneca abbiamo tre repliche identiche.
- La duplicazione degli originali: De Dominici giudicava abilità eccezionale- la
memoria. Duplicò il Tarquinio e Lucrezia per il quale abbiamo due quadri e un
disegno identici tra loro.
GIORDANO, NON ESSENDO DOTTO, SI AFFIDA AI CONSIGLIERI:
- Leonardo di Capua Tra le personalità più evidenti
- Giuseppe Valletta tra gli Investiganti

- Giuseppe Artale, poeta siciliano, soprannominato “il nuovo Marino” da De


Dominici, amico intimo dell’artista e che lo aiuterà a riformulare la
composizione del Ritorno di Messina dalla Spagna.
SI RIFACEVA ALLE:
- FONTI VISIVE: per apprendere le vicende mitologiche e storiche

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- STAMPE: per i quadri nordici e più tardi usò delle stampe per le sue pale
d’altare prendendo idee da Rubens o da Testa
RAPPORTO PECULIARE CON LA TRADIZIONE: in alcuni casi seguì che aveva
di fronte, ma per dimostrare la “manifestazione del suo sentie” è piuttosto personale.
- Il CONCETTISMO- con i simboli ripetuti costantemente. I simboli sono però
separati dal tema principale come “aggiunte”, in modo che lo spettatore sia
chiamato a ricostruire il significato della composizione con la rassegna dei
dettagli.
Il globo, ad esempio è utilizzato molte volte:
1- Nella mano di Cristo, come vediamo in alcune pale, significa potere sul
mondo
2- Venere sta sopra il globo nella Gioventù difesa da Minerva significa che
essa ha il controllo sull’umanità
- La MANIPOLAZIONE DELLE FONTI: Giordano prende le distanze dai suoi
contemporanei. L’imitazione viene intesa “un ruolo centrale nella creatività” da
Giambattista Marino e questa concezione deve aver influenzato Giordano.
Questa teoria giustificava e manipolava le fonti, pratica che gli facilitò l’uso di
stampe e quadri di altri artisti per le sue opere.
L’ECCLETTISMO DI GIORDANO:
L’imitazione degli stili di Giordano deve essere letta secondo una concezione chiara:
- C’è chi dice che i quadri di Giordano sono alla maniera di Ribera
- Altri sostengono una presa di posizione di Giordano e l’adozione di uno stile
personale nella fase matura della sua pittura.
- Uno storico dell’arte poteva affermare che in una stessa opera realizzò alcune
figure alla maniera di Rubens, altre alla maniera di Guercino e di altri artisti.
C’è da dire che la giovinezza di Giordano è diverso da quello di Poussin:
- Dipingere in stili diversi è ciò che fece Giordano
- Le opere realizzate nel 1657 dimostrano la varietà degli stili:
1- Madonna del Rosario- ricorda Stanzione
2- San Michele- Rubens
3- I santi Agostino e Monica- Ribera
- Anche i formati erano vari:
1- Formato piccolo: Immacolata concezione (riberesca) e Sacrificio di
Isacco (veneziano)
- Anche gli stili:

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1- Gioventù tentata dai vizi è dipinta in uno stile che potrebbe essere
descritto come classicismo barocco, con un dinamico gruppo di figure a
spirale
2- Stile pala d’altare “napoletana”
3- Carattere neo-veneto
4- Stile veneto
5- Per un’atmosfera cupa, pathos si riprende il Ribera
6- Per le favole si rifece allo stile di Tiziano e di Poussin.
GLI ANNI DELLA DISSOLUZIONE E VERSO UNO STILE MATURO: si parla di
ecclettismo transitorio. Nei diversi stili si vede un’evoluzione
IL MERCATO:
I quadri alla Ribera gli venivano richiesti in forma esplicita, segno che il mercato
voleva quelle opere- non necessariamente copie o falsi, ma quadri di quello stile.
I COMMITTENTI:
- VICERE’ CONTE DI CASTRILLO: Sant’Agostino e Santa Monica dello
stesso anno per la Encarnacion di Madrid
- MARCHESA CORTES A MADRID
- VICERE’ GASPARE DI BRANCAMONTE
La sola opera riberesca posseduta dagli spagnoli era il San Luca che dipinge la
Vergine, uno dei quadri di quelli menzionati nell’inventario del Carpio del 1661.
GLI SPAGNOLI:
- Hierro De Castro: forse commissionava quadri nello stile di Ribera
- Cortizos
- Marchese Agostino Fonseca: acquistò un quadro come Ribera pur sapendo che
fosse di Giordano.
Lo stile di Ribera veniva richiesto nella commissione- il mercato si imponeva con il
pittore,
- Anche a Venezia Giordano godeva di una buona fama e si lamentava di coloro
che si diedero alle copie delle sue opere , spacciandole per originali.
Il numero delle copie che venivano collezionate a sua volta, venivano utilizzate
per coprire i muri dei loro palazzi. Labrot dice che Giordano era un collezionista.
Le imitazioni di Ribera del Giordano appartengono ad un genere particolare, ma non
avevano nulla in meno rispetto ai quadri del Ribera. A volte, nell’inventario non ci
indicavano le opere come copie “alla maniera di Ribera”.

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I falsi di Ribera sono esempi autentici di frode perché recano la firma: la morte di
Seneca- Giordano ne fece diverse repliche e le firmò per Ribera, aggiungendo le date
del 1645-46. “Sant’Andrea deposto alla croce” firmato da Ribera con la data 1644.
PALE D’ALTARE:
La teoria dei tre pennelli si applicava a tutti i committenti, incluse chiese e conventi.
Molte chiese erano povere e alcune volte il lavoro veniva gratis.
Pale d’altare 1654-55: prese in prestito le idee da Preti e da Cortona
Commissioni importanti 1657:
- Madonna del Rosario: adozione schema semplice, nello stile di Massimo
Stanzione
- Educazione della Vergine e il San Michele: adozione composizione di
Rubens
- San Nicola in gloria ora al San Lorenzo Maggiore: seguì l’idea di comunità
fra cielo e terra, con il santo che si solleva da terra per incontrare le figure di
Cristo e della Vergine. Le suore e i bambini in estasi in basso, guardando con
desiderio al regno celeste. Per ottenere questo effetto usò il pittoricismo dei
suoi quadri da cavalletto e cercò di ottenere effetti visionari. Il risultato è dato
dalle forme ariose, le figure sono molto emotive, i loro gesti e le loro
espressioni esagerate al punto da non trovare confronti nella pittura barocca
contemporanea.

- Estasi di San Nicola e il San Tommaso di Villanova che distribuisce le


elemosine, entrambi per il sant’Agostino degli Scalzi, ora al Capodimonte. Si
nota una frenetica eccitazione data dall’interazione del mondo reale e quello
celeste.

- San Tommaso di Villanova che distribuisce elemosine: si ripete lo stesso


movimento circolare di forme del San Nicola. Rispetto a Giovan Francesco
Romanelli in Sant’Agostino a Roma, spostò la figura del santo a destra,
aprendo nella sezione centrale uno spazio con la vista di un colonnato dipinto
nei colori brillanti del suo stile neoveneto. Si evince un movimento continuo
che unisce terra e cielo, potenti effetti chiaroscurali creano dramma e il mondo
reale si trasforma e si dissolve in una visione.

Giordano aveva un suo schema per una pala d’altare e lo ripeterà con la stessa
formula e gradi di intensità e contenuto emotivo negli anni seguenti:

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- SACRA FAMIGLIA CON I SIMBOLI DELLA PASSIONE: per la chiesa
dei santi Teresa e Giuseppe, sul modello della stampa del Testa.
- IL SAN GENNARO CHE INTERCEDE PER LA PESTE E PER I
PATRONI DI NAPOLI CHE ADORANO IL CROCIFISSO, per Santa
Maria del Pianto, ora al Capodimonte.
Opere datate 1661 e la partenza per Venezia del 1664:
- Pale per la chiesa del Purgatorio ad Arco
- Pale per santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone
- Aquila: Chiesa di Santa Teresa a Chiaia
Queste opere vennero realizzate secondo lo stile:
- Facile
- Flamboyant
- Manierato
- E molto probabilmente con l’aiuto della scuola
PARTENZA E ARRIVO A VENEZIA:
Il 16 aprile 1664 Giordano lasciò al padre nella “procura generale” ricorda al padre di
restituire l’importo dovutogli, più la difesa dei suoi diritti in tribunale. Quando lasciò
Napoli incassò l’acconto per il pagamento relativo al Crocifisso con altre immagini
dipinto per la chiesa del Pianto nelle grotte degli sportiglioni. Conobbe la grande
pittura del Ciquecento veneto, specie per il Veronese. Ma non era al corrente della
situazione veneziana nel 1664, infatti tutti gli altari sui quali nel 1674 Boschini
ritrovò opere Giordano, erano ancora in costruzione o non ancora delineati.
A Venezia alloggiò a Fonseca: il 18 novembre 1662 al marchese vennero consegnati:
1- San Bartolomeo
2- Sant’Andrea in croce con un versamento di 120 ducati da Sebastiano Lopes
Hierno de Castro. Opera custodita all’Alte Pinakothek di Monaco- firmato
Ribera.
In totale per queste due opere era di 200 ducati- seppur siano soggetti tipicamente
ribereschi. Si parla di un altro versamento per un’opera su imitazione del Ribera.
LA PRODUZIONE DI GIORDANO A VENEZIA
Risulta essere piuttosto varia, seppur lavorò in risposta al gusto dei committenti, in
uno stile particolarmente tenebroso, considerato riberesco. Ribera era ben conosciuto
a Venezia, Mario Boschini possedeva alcuni suoi capolavori:
- San Francesco Da Paola
- San Marco
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- Buon Samaritano
- Baccanale
- San Gerolamo con un teschio
1665: Giordano fece un quadro nello stile di Ribera- la Madonna delle Grazie nella
chiesa di San Pietro a Castello che il marchese Agostino Fonseca ordinò a Giordano
sei quadri, due di soggetti ribereschi ovvero i Martiri di San Bartolomeo e
Sant’Andrea. Queste commissioni convinsero Giordano che Venezia era un mercato
compromettente.
QUADRI RELIGIOSI:
- DEPOSIZIONE: per il quale fece diverse versioni. Le più importanti sono:
1. Quelle di Santa Maria della Pietà: che mostra una chiara relazione con il
soggetto rubensiano di Anversa, resa nota a Giordano tramite la stampa di
Vorsterman data da:
- Forma pietosa del corpo di Cristo
- Atteggiamento di diverse figure che assistono alla deposizione del corpo
- La Maddalena che bacia i suoi piedi
Luca dovette conoscere anche l’acquaforte di Rembrandt (che aveva a sua volta
impressionato Rubens).
Luca semplificò la composizione, rendendola verticale in modo che il corpo di
Cristo possa scivolare in basso, accentuando il contrasto tra luci e ombre.
Se Rubens aveva sottolineato il carattere sacramentale del corpo stesso (nell’opera
di Anversa), Giordano che comprese l’elemento iconografico nel raffigurare le
figure che sostengono il corpo morto di Cristo, egli trasformò il soggetto nuovo
dell’iconografia cristiana. Per rendere l’idea chiara egli:
- Eliminò i dettagli riguardanti corpi e figure, mostrando solo il corpo di Cristo
Il quadro in Santa Maria della Pietà è più piccolo e intenso, ma la sua preoccupazione
principale diventano le espressioni: le teste sono ingrandite e sproporzionate.
Giordano si concentra principalmente sull’immagine di Cristo che cade senza vita,
sostenuto da tre uomini i cui corpi non possono essere visti da chi guarda. Lo stile
tenebroso è vitale per la narrativa.
Quattro grandi tele a Pedrengo (provincia di Bergamo) con i martiri dei santi:
- Andrea
- Bartolomeo Introducono in questi soggetti
- Pietro l’atmosfera cupa delle Deposizioni

- Paolo

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In un formato che ricorda Ribera, esse mostrano il martirio dei quattro santi,
poiché il pittore si concentra sulla loro accettazione stoica della morte. Il primo
piano è realistico, con i corpi nudi dei vecchi santi presentati in una luce violenta;
nello sfondo, le figure emergono dall’oscurità schizzate rapidamente, alcune solo
come filamenti luminosi. La tavolozza è pacata, come i moti ed i gesti.
Il primo documento della prima commissione veneziana è del Fonseca si
annoverano le migliori opere:
- La Deposizione di Sant’Andrea di Monaco
- Martirio di san Pietro Ottawa
CARATTERISTICHE:
- Molto drammatiche nei loro contrasti chiaroscurali
- Deformazione impressionista dei volti
- Pennellata greve, nella tradizione tenebrista
Non tutte le opere veneziane di Giordano sono tetre, si ricordano:
- La MADONNA CON IL BAMBINO E I SANTI, detta IL RIPOSO: nella
chiesa dello Spirito Santo a Venezia, ora a Brera, ha una gentile Sacra
conversazione nella parte in basso; mentre in alto, la futura passione viene
rivelata attraverso il concetto di un gruppo di angeli che sollevano un vasto
grappo blu e scoprono la croce. Si evince il realismo delle figure e di altissima
qualità al punto tale da essere considerata una delle migliori opere religiose.
A Venezia, Giordano ampliò il suo repertorio e realizzò le favole, ispirandosi ad una
nuova fonte che rimarrà fondamentale fino ai suoi giorni sono le Metamorfosi di
Ovidio di Antonio Tempesta:
- Cefalo e Procri
- Le figlie di Cecrope che scoprono il fanciullo Erittonio
- Esculapio e i messaggeri romani
- Nettuno e Coronide e il Ratto di Deianira – è stata narrata nei due quadri ora in
Sicilia
Le storie venivano narrate dal Tempesta con un testo accompagnato da figure
schizzate semplicemente entro vasti paesaggi. Giordano selezionò dei soggetti con il
potenziale drammatico più alto:
- Tre riguardano la Metamorfosi
- Una un ratto
- L’altra una morte Annunciata

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Egli sottolineò:
- I contrasti fra l’aspetto gentile delle vittime e quello brutale degli inseguitori
Non possiamo escludere che Giordano non abbia letto Ovidio, seppur il suo interesse
sembri che derivi dalle immagini.
Il nuovo repertorio sviluppato da Giordano incluse:
- Martirio
- Morte di filosofi antichi
Soggetti non ribereschi connessi alla prima ripresa dello stoicismo frequentemente
trattati nell’Europa del Nord.
I quadri che mostrano parentela con gli artisti veneziani sono:
- Sansone e Dalila di Vienna: i temi erano stati Tiziano e Tintoretto ad averli
sviluppati; aumentò la drammaticità della storia. Giordano trasforma la figura
dell’eroe biblico in quella del Laocoonte, mostrandolo nel suo sforzo erculeo di
rompere i lacci che lo tengono prigioniero.
- Buon Samaritano di Rouen: è un caso esemplare. Il buon samaritano cerca di
capire le condizioni dell’uomo guardandolo in viso con intensità straordinaria,
toccando con la mano e cercando di riportarlo alla vita. Vi è una
concentrazione totale delle sue figure, con una tavolozza grigia:
1. Grigio per il corpo del morente
2. Bruno per il mantello del buon samaritano
Questo quadro mostra delle somiglianze con quello di Langetti nella collezione
Cevese di Padova.
E’ interessante notare come Giordano aveva iniziato come colorista e
successivamente rinunci al colore per esaltare l’espressività delle sue figure, si
vedano le due rappresentazioni del San Gerolamo:
- Nella prima mostra il santo mentre traduce le sacre scritture e trasferisce i testi
da un antico papiro ad un libro. Il volto è nascosto tra le tenebre ed è reso con
pochi dettagli: barba e capelli spettinati, da cui si intuisce la passionalità
dell’anacoreta. Gli effetti di luce sono drammatici, il manto rosso apre il cielo.
- Nel secondo, il santo è a mezza figura ed emerge dal fondo buio, con intensa
carica di spiritualità e passionalità.
Rispetto ai pittori veneziani, Giordano rimase originale: la serie di soggetti
mitologici tratti dal Tempesta non ha equivalenti a Venezia.

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GIORDANO TORNO’ A NAPOLI PER LA COMMISSIONE DEI 16 QUADRI
ORDINATI DALLA SPAGNA:
- EBBREZZA DI NOE’
- BALAAM FERMATO DALL’ANGELO dell’Escorial
- LA STRAGE DEGLI INNOCENTI di Prado
I quadri dell’Escorial hanno composizioni imponenti:
- Dinamismo barocco
- Naturalismo addolcito
- Dipendente dalle commissioni e dallo stato d’animo del momento
- Non possono essere definiti ribereschi
Dal 1666 al 1672 Giordano elabora uno stile uniforme che si avvicina al classicismo
barocco.
- Il paesaggio della Strage degli Innocenti richiama quello di San Gennaro che
intercede per la fine della peste, già nella chiesa di Santa Maria del Pianto,
databile 1663, con torri a distanza e cielo tormentato da nuvole.
- La solidità delle forme porta al Vaccaro il vero antagonista di Giordano

NOTIZIE IN PIU’ SULLA RELATIONE:


- Titolo per esteso: “La Relatione della vita di Luca Giordano pittore celebre
fatta il 13 agosto 1681”
- Scritta da Giuseppe Ceci, il 13 agosto 1681
- Ceci avvertì il tono autobiografico, ipotizzandone la redazione da parte di un
amico intimo che avrebbe trascritto quanto confessatogli da Luca.
- È composto da due fogli e si trova nel Miscellaneo della Biblioteca Nazionale
di Firenze.
- Il volume comprende spogli, appunti e materiali raccolti da Baldinucci per la
stesura delle vite e le aggiunte del figlio Francesco Saverio.
- Insieme alla Relatione compare un altro breve manoscritto “Notizie per il
Signor Luca Giordano a 17 marzo 1681- stile fiorentino, confermato dalle
notizie relative alla famiglia fiorentina dei Rosso.

- La sua validità autobiografica è certificata dagli esami e verifiche effettuate,


inclusi pagamenti bancari e carte d’archivio.
- Della nascita il biografo indica l’anno 1632 mentre nella Relatione precisa
giorno, mese e anno, evidenziando l’errore del parroco che lo battezzò con il
solo nome di Agostino Francesco, omettendo quello di Luca, santo del giorno.
Errore corretto in seguito come indicato nel certificato di Battesimo
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- De Dominici non indica la data del primo viaggio a Roma, mentre nella
Relatione si riportano i 16 anni e al ritorno realizzò una “battaglia”, forse
quella di Costantino venuta alla luce in una recente asta a Londra.
Si trattenne con il padre a Roma per circa 3 anni e successivamente si recò a
Venezia. Qui non si menzionano opere pubbliche o private commissionatogli.
- La prova decisiva per accettare l’autenticità dell’opera della Relatione è il
brano in cui si dice che Giordano aveva guadagnato a quella detta 130 ducati di
cui:
1- 30 mila sotto potestà paterna
2- 40 mila per il mantenimento della sua grande famiglia
Si parla di una cifra accumulata di 129 mila ducati, di cui Giordano sostiene di
averni spesi 40 mila per il mantenimento della famiglia.
La cupola di Santa Brigida, datata 1678:
- De Dominici la descrive e ribadisce che Giordano dovette intervenire più volte
sull’affresco per modificare lavori fatti da altri. Si trattava di un lavoro a
devozione, ovvero a titolo gratuito.
- Nella R. si ribadisce che fu egli stesso a voler portare a Napoli la futura moglie
mentre Baldinucci ricorda la moglie di “nazione” fiorentina, ovvero
appartenente ai fiorentini residenti a Napoli.
Baldinucci scrive della sua attitudine nel frequentare i letterati, dato che il padre gli
fece abbandonare la scuola per metterlo alla pittura.

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