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Andrea Emilio Brambilla

Rinascimento Maturo e Manierismo

Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci nasce come figlio illegittimo il 15 aprile del 1452 ad Anchiano, da un
importante notaio di Firenze, ser Pietro da Vinci, e da una contadina di Anchiano che non
poteva essere ammessa alla famiglia poiché era di una classe sociale troppo umile rispetto
alla famiglia del padre. Nella casa del nonno il piccolo trascorre la prima infanzia, per
essere quindi affidato al padre che, successivamente alla sua nascita, sposa la nobile
Albiera di Giovanni Amadori. La famiglia si trasferì a Firenze e non ebbe altri figli. In
famiglia si accorgono della sua intelligenza vivace e del suo talento nel disegno, tanto che
il padre lo affida ad Andrea del Verrocchio, il più importante maestro fiorentino del
tempo.

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L’inizio degli studi e l’incontro con la pittura


Verrocchio è pittore, scultore, intagliatore, architetto e gestisce la più grande e affermata
bottega di Firenze, nella quale ci sono artisti al livello di Sandro Botticelli, dove la curiosità
di Leonardo accresce e si colma allo stesso tempo, dove può fare pratica delle tecniche più
difficili, dove studia la geometria, la prospettiva e l’anatomia (degli uomini e degli
animali), dove sviluppa l’interesse per l’urbanistica e per il paesaggio, dove soprattutto
può esercitarsi nella sua prima, vera grande passione: il disegno.

Andrea del Verrocchio Battesimo di Cristo 1475-1478 La bottega del Verrocchio


Verrocchio e Leonardo

Se dunque la carriera di Leonardo da Vinci si orienta alla pittura, ad essa non si limita
però la sua voglia di ricerca e di conoscenza. Infatti, si dedica alla musica e costruisce da
solo i suoi strumenti, osserva i fenomeni naturali, studia il comportamento degli animali,
degli uccelli in modo particolare, immagina opere di canalizzazione dei corsi d’acqua,
progetta fortificazioni e macchine belliche. Tutto attraverso il disegno, che per lui è il
fondamentale strumento di indagine della realtà e il principale mezzo espressivo dei suoi
pensieri.

Nel 1482, invitato da Ludovico Sforza, parte per Milano.


All’arrivo stupisce la corte milanese suonando la sua lira
d’argento ma al duca si presenta con una lettera in cui si
dichiara pronto a progettare per lui armi, macchine
belliche, opere architettoniche di ogni tipo, sistemi di
irrigazione e bonifica ma anche opere scultoree in marmo
e in bronzo, dipinti con qualsiasi soggetto. Ludovico lo
accoglie offrendogli per diciotto anni la stabilità economica Armi da fuoco ideate da
e la possibilità di cimentarsi in qualsiasi ambito. Leonardo per gli Sforza

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Questi sono gli anni in cui si fa più intensa l’attività scientifica di Leonardo.
I disegni e gli studi di questo periodo sono raccolti nel Codice Atlantico, la più grande
raccolta di scritti e disegni di Leonardo da Vinci. Per il Ludovico il Moro e la sua corte
realizza architetture per feste e banchetti, disegna costumi, progetta opere di ingegneria
civile e sistemi di fortificazione, lavora ad un grande monumento equestre (il famoso
cavallo di bronzo che però non venne mai completato). È comunque nell’ambito della
pittura che lascia il segno più evidente, dedicandosi a ritratti, a grandi pale d’altare e alla
pittura murale del Cenacolo nel refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie.

IL CENACOLO (1495 - 1497)


Leonardo nel realizzare il Cenacolo non seguì la tradizione degli altri pittori fiorentini - la

quale prevedeva che venisse rappresentato il momento dell’istituzione dell’eucaristia -


bensì raffigurò la preannunciazione del tradimento. È un momento drammatico che
suscita sgomento, che genera domande e reazioni agitate, che dà a Leonardo la possibilità
di sperimentare espressioni, gesti, attitudini, quelli che lui definisce “i moti dell’animo”.
La simmetria dei dipinti toscani si scioglie in una disposizione più naturale che, mediante
l’inserimento dei personaggi in gruppi da tre, conferisce alla scena senso di moto e di
comunicazione. La rappresentazione del Cristo è al centro della composizione; Egli infatti
è inserito in una struttura piramidale ed è isolato rispetto agli apostoli. Le sue braccia sono

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distese: una mano è rivolta verso l’alto, forse per mostrare il palmo che presto sarebbe
stato trafitto dai chiodi, in un gesto di dolente ma consapevole accettazione; l’altra mano si
posa sulla tavola e sembra esprimere una profonda tensione partecipativa. Questi gesti,
ampi e calmi, contrastano con quelli concitati degli apostoli che, mostrano apertamente le
proprie differenti e sorprese reazioni all’annuncio del tradimento.
Il dipinto, realizzato a secco con un misto di tempera e olio, è steso su una preparazione
gessosa che si è rovinata molto rapidamente nel tempo. Già nel 1517 si hanno notevoli
danni e alla fine del XVI secolo si eseguono disegni e copie temendo che l’opera possa
andare persa per sempre. Nel corso dei secoli successivi si sono fatti numerosi interventi
di restauro, la maggior parte dei quali però non è riuscita a restituire all’opera il suo
originario splendore. Soltanto l’eccellente restauro eseguito negli anni ’90 ha tolto
all’opera tutte le ridipinture, valorizzando i frammenti originali e rendendoli leggibili
grazie a una delicatissima tecnica di pittura con acquarelli.

LA GIOCONDA (1503-1507)
La Gioconda è un dipinto a olio su tavola eseguito da Leonardo da Vinci. La donna
raffigurata nel quadro è Lisa Gherardini, moglie di Francesco del
Giocondo. Il dipinto ritrae a metà figura la giovane donna con
lunghi capelli scuri. È inquadrata di tre quarti, il busto è rivolto
alla sua destra, il volto verso l’osservatore. Le mani sono
incrociate in primo piano e con le braccia si appoggia a quello che
sembra sul bracciolo di una sedia. Indossa un sottile abito scuro
che si apre sul petto in un’ampia scollatura. Il capo è coperto da
un velo trasparente e delicatissimo che ricade sulle spalle in un
drappeggio. I capelli sono sciolti e pettinati con una scriminatura
centrale, i riccioli delicati ricadono sul collo e sulle spalle. La
tecnica dello sfumato, di cui si fa largo uso nella Gioconda,
consiste in un passaggio soffuso e graduale dalle superfici che
descrivono i volti a ciò che li circonda. Nel suo Trattato della Pittura, Leonardo
raccomanda di non tracciare il viso con contorni netti, perché questo li renderebbe rigidi e
spigolosi. Il ritratto si trova attualmente al Louvre di Parigi, in Francia.

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