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(1452-1519)
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1452 nasce a Vinci;
1469 va a bottega del Verrocchio;
- 1482 si trasferisce a Milano;
- 1492/1499 primo periodo milanese;
- 1495 /1498 lavora ad una delle sue opere più famose: «Il Cenacolo»;
- 1500 va a Venezia e poi a Firenze; nel 1502 entra al servizio di Cesare Borgia come
ingegnere militare, spostandosi frequentemente dalla Toscana alla Romagna e alle
Marche. Progetta un canale navigabile per il Porto di Cesenatico;
- 1503-04 Inizia probabilmente a lavorare ad una delle sue opere più famose: la
Gioconda, ritratto che rimane nello studio di Leonardo fino alla morte;
- 1504 lavora alla Battaglia di Anghiari in Palazzo Vecchio e fa parte della commissione
per decidere dove collocare il David di Michelangelo;
- 1506 torna a Milano;
- 1513/16 è a Roma sotto la protezione di Giuliano de’ Medici;
- 1517 si trasferisce insieme ad alcuni suoi allievi, tra cui Francesco Melzi, nel castello di
Cloux, presso Amboise alla corte francese di Francesco I di Francia e diviene primo
pittore, ingegnere ed architetto del Re;
- 1519 muore il 2 maggio a Cloux e per sua volontà viene seppellito nel chiostro della
chiesa di Saint Florentin ad Amboise. Nel suo testamento, steso il 23 aprile, lascia in
eredità i suoi manoscritti, disegni e strumenti al suo allievo favorito, Francesco Melzi.
La formazione in Toscana
A 16 anni va a Firenze Adorazione dei Magi, incompiuto
per studiare nella
bottega di Verrocchio
Lavora al servizio di
Lorenzo de’Medici alla
corte fiorentina
della mancanza di fondi
L’Ultima cena
fratello di papa Leone X
Uragano
"Vetruvio architetto mette nella sua opera d'architettura che le
misure dell'omo sono dalla natura distribuite in questo
modo. Il centro del corpo umano è per natura l’ombelico;
infatti, se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi allargati,
e si punta un compasso sul suo ombelico, si toccherà
tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle
dita delle sue mani e dei suoi piedi".
Il Codice sul volo degli uccelli, composto intorno al 1506, segnò l'inizio di una
seconda fase di ricerca. L'insufficienza della forza umana spinse Leonardo a
concentrare l'attenzione sul volo dei volatili; osservò così che più che
dipendere dal battito delle ali gli uccelli sfruttano le correnti aeree e il vento.
Studiò allora le tecniche con le quali l'uccello, utilizzando le correnti di aria,
mantiene l'equilibrio grazie al movimento di ali e coda. Come conseguenza di
questi studi, le macchine ad ali battenti furono sostituite da progetti di volo a
vela. Leonardo studiò ali meccaniche capaci di imitare i movimenti dell'ala
dell'uccello.
VITE AEREA
Fra le macchine volanti concepite da Leonardo, la vite aerea
costituisce un'alternativa ai modelli ad ala battente. La
particolarità di questa macchina consiste nell'ipotesi tecnico-
scientifica su cui si basa la possibilità di volare: l'enorme vela
ad elica ruotando doveva avvitarsi nell'aria sollevando la
macchina.
Gli studi di Leonardo sono appuntati su numerosi taccuini che portava sempre con sé;
4000/5000 fogli sono raccolti in vari “codici”
I codici sono tutto ciò che ci resta di Leonardo insieme ai suoi dipinti e si possono così
suddividere:
Leonardo si cimentò come scenografo anche quando era in Francia, alla corte di
Francesco I, curando gli allestimenti di alcune feste, specie quelle dedicate al Re.
Anche in questo caso la genialità di Leonardo, la sua abilità meccanica e d’inventore,
produssero risultati che lasciarono il segno nella memoria dei partecipanti. Tra le
varie scenografie predisposte dal maestro, viene ricordato un leone meccanico che
poteva muoversi, avanzare e fermarsi, con il petto che si apriva per far uscire dei fiori,
in omaggio a Francesco I che ne rimase colpito.
Di questo progetto, però, non sono sopravvissuti disegni, né tantomeno descrizioni.
Durante ricerche sul Codice Madrid, nei fogli 90v e 91r, è stato scoperto un soggetto estraneo ai
contenuti del trattato. Si tratta di uno schema con diverse aste vincolate a una grossa ruota.
Quindi lo schema disegnato è verosimilmente un meccanismo che imita il movimento di una zampa e le tre
aste sembrano rappresentare il femore, la tibia e il tarso di un quadrupede.
Il Leone era quindi una sorta di “marionetta” che avanzava grazie al moto della ruota centrale
posizionata sotto il petto del robot, il cui moto delle zampe era puramente scenico.
Il motore dell'intero meccanismo consiste in una grossa molla elicoidale collocata all'interno della
macchina; questa molla, giunta a fine corsa, avrebbe sbloccato un gancio permettendo l'apertura del petto
del leone. In tal modo i gigli contenuti al suo interno, sarebbero caduti a terra, creando un tappeto di fiori
per omaggiare il Re.
FINE