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PORTFOLIO

Raffaello
Sanzio
Chiara Gasparrini 3cl

01
Chi era?
Raffaello Sanzio nacque nel 1483 ad Urbino, venne formato nella bottega del padre Giovanni Santi
e cresce nel suo paese natale nel fervido clima culturale della corte dei Montefeltro.
Dopo le premature morti dei genitori, Raffaello entra in contatto con Perugino, lavora a Città di
Castello e a soli quindici anni dimostra piena padronanza nella gestione della bottega paterna. A
inizio ‘500, il giovane è già tra gli artisti più richiesti in Umbria; dopo brevi soggiorni a Firenze e
Roma, raggiunge Pinturicchio (1454-1513) a Siena e realizza per l'amico alcuni cartoni destinati agli
affreschi della Libreria Piccolomini. Nel 1504, anno del celebre Sposalizio della Vergine, si
trasferisce a Firenze.
Dalla fine del 1508, Giulio II lo chiama a Roma e qui, Raffaello, con una scelta squadra di
collaboratori, crea i celeberrimi capolavori fra cui le Stanze e le Logge Vaticane, la Loggia di
Psiche a Villa Chigi, nonché cicli di arazzi per papa Leone X. Tra le ultime opere, il ritratto della sua
amata, la Fornarina e la Trasfigurazione, una grande pala d'altare terminata dal suo aiuto più
fidato, il pittore Giulio Romano (1499-1546). Mori’ a Roma nel 1520 e per suo volere, Raffaello fu
sepolto al Pantheon di Roma.

02
La Dama col Liocorno
La giovane effigiata è una fanciulla fiorentina, come si
evince dal prezioso abito alla moda dei primi anni del
Cinquecento.
Il dipinto, del quale non si hanno notizie documentarie
certe, fu commissionato, con molta probabilità, come
dono di nozze. Lo suggeriscono alcuni dettagli
decorativi, in particolare le pietre del pendente (rubino
e zaffiro), riferimenti simbolici allusivi alle virtù
coniugali e al candore virginale della sposa: ne è un
esempio la perla scaramazza, simbolo dell'amore
spirituale e della femminilità creatrice, già dall'età
antica. La stessa collana d'oro, caratterizzata dal
nodo, è un chiaro riferimento al vincolo matrimoniale.

03
DETTAGLI: Il Liocorno
Che cosa tiene in grembo la donna?

La donna sorregge tra le mani, adagiandolo sul grembo, un


piccolo unicorno. Chiamato anche liocorno, questa creatura
fantastica con il corpo da cavallo, la coda simile a quella di un
leone e un lungo corno tra gli occhi, nel Medioevo era il
simbolo della castità. Da qui la leggenda che, incontrando una
fanciulla vergine, l’unicorno corresse verso di lei per adagiarle
il capo sul seno e addormentarsi placidamente.

04
Tecnica utilizzata e le fasi
L’opera, come la vediamo oggi, è il risultato di tecniche pittoriche diverse,
traumatici processi di degrado e operazioni di restauro che hanno
determinato significative alterazioni cromatiche sull’abito, sulle spalle, sullo
stesso unicorno, sul paesaggio, a causa delle notevoli ridipinture.
Dietro il dipinto si celerebbero ben quattro fasi pittoriche. Inizialmente
sarebbe stato eseguito un ritratto di donna fiorentina con alle spalle una
finestra spalancata su un paesaggio. Il fatto che non vi fosse traccia delle
mani e delle maniche della veste aveva fatto supporre che il dipinto fosse
incompleto. In un momento successivo un secondo artista avrebbe
completato la figura di donna nelle sue parti mancanti, con l’aggiunta di un
piccolo cane e delle due colonne ai lati della finestra.
In una terza fase sopra il cane sarebbe stato dipinto un unicorno, mentre,
nell’ultima fase, il ritratto della nobildonna fiorentina si sarebbe
trasformato in una Santa Caterina.

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