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L’esperienza veneziana

In questo periodo, successivo alla caduta di Firenze, Venezia per vari eventi affronta un momento che la
spinge a confrontarsi con il resto dell’Europa, cosa che in precedenza non faceva, dato che preferiva avere
maggiori riscontri con altri, esterni all’Italia, nel mediterraneo. Ma con la scoperta dell’America viene un po’
esclusa dato che i traffici principali passano alle rotte oceaniche. E con il suo cambiare orizzonte
raggiungerà comunque un livello alto per la classe medio borghese, che grazie alla sua intraprendenza
saprà arrangiarsi. Le classi intellettuali amano riunirsi nei loro salotti e giardini circondandosi di letterati,
artisti e filosofi. Si sviluppa molto il gusto al collezionismo, che fa dunque convergere nel patrimonio
veneziano molte opere classiche e bizantine. E nell’ambito di questa cornice si svilupperanno artisti come
Giorgione e Tiziano Vecellio, che svilupperanno un nuovo modo di vedere la realtà.

TIZIANO VECELLIO
Vita

Tiziano Vecellio nasce in provincia di Belluno, per poi giungere, secondo la storia, a Venezia all’età di 6 anni.
Da adolescente si formerà all’accademia di Giovanni Bellini, per poi passare anche da Giorgione di
Castelfranco, dal quale apprenderà soprattutto l’uso della tecnica della pittura tonale e l’uso dei colori.
Infatti per molti secoli i suoi dipinti si sono ritenuti di mano giorgionesca. Ma pian piano arriverà ad un suo
stile di pittura che lo farà contraddistinguere anche all’ombra di importanti artisti come Giorgione. Infatti
dopo la morte di quest’ultimo e del Bellini, lui sarà il primo pittore di Venezia, e le commissioni saranno
sempre più nell’arco del tempo. Tiziano sarò anche il el pintor primeo di Carlo V, per il quale farà molti
ritratti con forte carattere filosofico.
Tornerà poi a Venezia molto ricco e famoso, dove fonderà una efficiente bottega, nella quale continuerà a
sfornare opere con l’aiuto dei suoi allievi, per lasciare solo a sé stesso le opere più tizianesche. Continuerà a
formare il proprio stile di dipinto fino a giungere a dipingere con le dita.

Il disegno

Nonostante lui critichi molto il disegno, e molto spesso per le sue opere non faceva disegni preparatori,
prediligeva l’uso del carboncino a biacca, non utilizzando la tecnica del tratteggio, proprio per far risultare
l’opera (il disegno) più pittorico. Con questa tecnica, e l’utilizzo del tratto discontinuo del carboncino riesce
ad avere una maggiore possibilità di sfumare, caratteristica molto importante, che viene accentuata dalla
estrema ruvidità della carta utilizzata.

Pala dell’Assunta
La pala è un dipinto che al momento della sua inaugurazione suscito molto stupore di questa nuova
maniera in cui era stato dipinto questo olio su tavola.
La narrazione si articola su tre registri sovrapposti, 1 il primo quello più terreno è composto da gli uomini,
ovvero chi apostoli che increduli e con estremo realismo sono rappresentati nell’atto confusionario
dell’agitare le braccia verso la vergine, con delle braccia molto robuste. 2 La vergine è posta nel secondo
registro, ovvero quello intermedio tra quello terreno e quello divino, Maria è in piedi sopra questa nuvola
vaporosa e bianca, immersa tra una moltitudine di angeli, con il piede destro alzato e le braccia protese
verso il padre, dunque è ritratta già in procinto di spiccare il volo. 3 Alla sommità della composizione è
situato il padre, che risulta in contro luce al bagliore retrostante, questo comporta due importanti effetti
pittorici, il primo e quello di attenuare i contorni e giustificare lo sfumato, e conferisce una luce propria alla
metà superiore del dipinto. E tale soluzione permette all’artista di svincolarsi dalla luce naturale, ma
nonostante ciò illumina gli apostoli da sotto le nubi che gettano ombra su quelli più retrostanti. Però questa
luce superiore, comporta degli effetti anche sui vestiti della vergine e su gli angeli.
Venere di Urbino
Questa opera gli venne commissionata dal signore d’Urbino e rappresenta una giovane donna nuda
sdraiata su di un letto disfatto. Nonostante sia facilmente paragonabile alla venere del Giorgione è
differente per molti aspetti. 1Questa è rappresentata in un ambiente interno in una ricca casa patrizia, dove
l’unico elemento esterno naturale si intravede dall’apertura colonnata infondo alla stanza. 2Non è sola ma
ci sono le due figure delle giovani serve che sono intente nell’atto di cercare gli abiti da portare alla
padrona. 3Ai piedi del letto vi è il cagnolino che dorme acciambellato, che conferisce maggiore intimità e
serenità all’interno del dipinto, nel quale la donna a differenza della venere del Giorgione che sembrava
inconsapevole delle proprie nudità, è decisamente cosciente di essere svestita, e sembra sia quasi fiera di
questo, fissandoci con sguardo deciso e penetrante. Il colore ambrato delle pelli della donna è molto in
contrasto con lo sfondo verde scuro del panneggio retrostante alla donna e al colore dei cuscini di sotto il
lenzuolo.

Paolo III Farnese


L’opera è una delle più caratteristiche dell’anzianità Tizianesca. Essa è stata dipinta durante il soggiorno a
Roma e rappresenta Paolo Farnese III, al centro dell’opera ricurvo su sé stesso e malandato fisicamente,
con lo sguardo rivolto verso il nipote Ottaviano sulla destra che si genuflette verso di lui con uno sguardo
severo e rimproveroso, che lo fa solo per una pura formalità più che per un segno d’affetto. Sulla destra è
presente il nipote Alessandro che è immerso nei suoi pensieri con lo sguardo verso l’osservatore per
cercare approvazione. I personaggi risaltano dallo sfondo e che risulta scuro e ombrato per mezzo del
panneggio rosso alle spalle delle figure. Dipinto dell’azianità, dipinto con pennellate veloci e frettolose pk
voleva cimentarsi in una nuova modalità di pittura, il colore viene usato quasi come una materia solida e
non più sparso omogeneamente.

Carlo V a cavallo
L’enorme tela è stata commissionata per celebrare la battaglia della confederazione protestante tedesca, e
rappresenta la figura di Carlo V a cavallo di un prode destriero nero, e questo va un po’ a cambiare il punto
di vista dei ritratti di quel periodo e successivo. Carlo è in groppa a questo destriero ornato di un
drappeggio rosso, con addosso una pregiatissima armatura lucente, con ornamenti d’oro e argento, con in
capo un pennacchio rosso, che lo fanno quasi sembrare un comandante romano. Il volto dell’imperatore
nonostante sia molto serioso, è addolcito da Tiziano rispecchiando sia la sicurezza dell’uomo ma anche la
sua preoccupazione per altre cose e la sua stanchezza. Lo sfondo raffigura un paesaggio rischiarato dalle
prime luci dell’alba, e allude all’ora reale della battaglia, e serve ad isolare la maestosa figura equestre
dell’imperatore.

Pietà
Le figure sono collocate sullo sfondo di un grande nicchione, ai cui lati c’è la statua di Mosè e la statua di
una sibilla. Sulla sinistra vi è la figura della maddalena in piedi, urlante di dolore per la morte del cristo, che
va in forte contrasto con la figura della vergine, seduta nel nicchione, che ha uno sguardo molto più calmo.
Alla destra del dipinto, in concomitanza con l’angolo destro del triangolo la cui sommità è la testa del Mosè,
troviamo Nicodemo nell’atto di sorreggere il cristo dall’ascella sinistra. Unica fonte di luce è l’angelo in alto
a destra, nei cupi colori del dipinto. NON finito pk è morto,

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