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Caravaggio

Michelangelo Mersi nasce a Milano da una famiglia proveniente appunto da Caravaggio. Non sono ben
note le informazioni sui suoi studi, ma entra sicuramente in contatto con l’ambiente lombardo e il
colorismo veneto a cui lui deve molto la sua fama. Una volta trasferitosi a Roma si distingue subito per la
sua bravura nel dipingere natura morta e scene di genere. Ma per colpa del suo carattere fiero e ribelle si
troverà coinvolto in molte risse, fino a quando non arriverà ad uccidere un suo avversario. Condannato a
morte inizia la sua fuga da Roma e questo lo porterà in molte città come, Napoli, Malta, dove lavorerà
presso i cavalieri dell’ordine, poi Siracusa e altre città sicule fino alla sua morte stroncato dalla malattia.

BACCO
Il dipinto si trova al termine di una serie di dipinti che trattavano di giovani ritratti in vesti romane con
l’aggiunta di nature morte. Il giovane appare adagiato su un triclino improvvisato, e parzialmente avvolto
da un lenzuolo, quasi a voler ironizzare sulle vesti romane. Sul capo del giovane è posta una ghirlanda di
tralci che cingono i riccioluti capelli neri. Il volto un po’ arrossato è ruotato sinistra e leggermente inclinato
in avanti. Il giovane sostiene con la mano sinistra un esile calice colmo di vino, e davanti ad esso è presente
una canestra di frutta come anticipazione di un’altra opera. L’opera ha una duplice lettura, oltre che quella
mitologica, si possono leggere chiari riferimenti alla passione di cristo, come il fiocco nero nella mano
sinistra del giovane, il calice di vino, e la melagrana spaccata.

CANESTRA DI FRUTTA
L’opera è un olio su tela di piccole dimensioni, il soggetto è appunto una natura morta adagiata all’interno
di una cesta di vimini intrecciato. La composizione per quanto appare a prima vista disordinata è studiata in
ogni sua minima parte. La canestra è rappresentata da un punto di vista perfettamente frontale, e appare
leggermente sporgente dal piano su cui è appoggiata. Lo sfondo è dipinto di colore neutro per esaltare i
colori freddi dell’opera. A differenza di altri artisti Caravaggio rappresenta anche l’imperfezione di alcuni
frutti, come la mela intaccata, le foglie della cotogna sono maculate, le foglie di vite accartocciate, che
sottolineano la non freschezza del frutto, oppure anche alcuni acini d’uva che sono schiacciati o mancanti.
Questa è una caratteristica principale di Caravaggio, intento nella ricerca della realtà, e intento a
sottolineare l’incombere della morte.

TESTA DI MEDUSA
L’opera è un olio su tela, che successivamente è stata incollata su uno scudo di forma lievemente convessa.
Rappresenta con estremo realismo l’inquietante testa della gorgone Medusa appena dopo la
decapitazione. Appare con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata quasi nell’intento di un ultimo grido di
pauroso stupore. Altro particolare molto dettagliato è la caratteristica capigliatura della Gorgone formata
da un intrico di serpenti.

CAPPELLA CONTARELLI
Caravaggio ottiene l’incarico per decorare la cappella all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi
VOCAZIONE DI SAN MATTEO
Il dipinto raffigura il momento in cui Gesù sceglie il pubblicano Matteo. La scena è ambientata all’interno di
un locale buio, penetra la luce all’interno del locale solo attraverso la porta da cui molto verosimilmente
sono entrati Gesù e Pietro. Dunque sulla destra sono presenti due figure, quella di Gesù che punta l’indice
destro verso mattero e la figura di Pietro, rappresentato di spalle, che lo accompagna replicando il gesto.
Matteo è seduto al tavolo e viene illuminato da l’unico spiraglio di luce, che indica quasi la luce divina dato
che illumina i volti dei personaggi da dietro le spalle di Cristo, nell’atto di auto indicarsi quasi per chiedere
se Gesù stesse indicando proprio lui. Le altre figure a stento si staccano dal tetro sfondo del locale, quelle
sulla destra sono le uniche a girarsi e ad accorgersi della presenza di Gesù oltre Matteo, le figure sulla
sinistra rimangono impassibili, intenti a contare i propri denari. Questo indica come la Chiamata di Dio è
sempre rivolta a tutti ma si è liberi di ignorarla, scegliendo la propria salvezza o la propria dannazione.
SAN MATTERO E L’ANGELO
La rappresentazione originale di san Matteo e l’angelo che decorava la pala d’altare, è andata distrutta
durante i bombardamenti del 1945. Essa raffigurava la figura dell’anziano Matteo, e un angelo dalle
sembianze di un fanciullo, che veniva guidato fisicamente nella stesura del vangelo. La nuova pala
commissionata nel 1602 riprende il medesimo soggetto. Matteo indossa un abito alla romana rosso e
arancio, ed è colto mentre sta iniziando a scrivere il proprio vangelo, si volge con un’aria sospettosa verso
l’angelo che gli sta enumerando le 42 generazioni di Gesù. La posizione del tavolo, e dello sgabello in bilico
sul quale il santo poggia il ginocchio animano il dipinto di una vitalità intensa, come se l’azione uscisse al
difuori del dipinto.

MARTIRIO DI SAN MATTEO


Nel martirio di san Mattero sembra che ci sia una luce teatrale che illumina i personaggi. C’è una
moltitudine di personaggi tra i quali spicca il carnefice, figura al centro dell’opera posizionata al disopra di
san Matteo che è posizionato a terra. Notiamo un angelo che giunge non per dare aiuto a san Matteo ma
per dargli la palma, simbolo del martirio.

CAPPELLA CERASI

CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO


La crocifissione rappresenta appunto il drammatico memento in cui Pietro vien crocifisso a testa in giù
perché non si ritiene degno di morire nella stessa maniera del Maestro. Possiamo dire che questo dipinto
riprende molto quelli che sono i caratteri dell’analogo dipinto Michelangiolesco. Nella rappresentazione
sono presenti i 3 carnefici ognuno intento nel proprio ruolo

1. Il primo in ginocchio orientato lungo la diagonale del dipinto è di spalle fa forza per sorreggere il
massiccio legno, puntando i piedi al suolo.
2. Il secondo è visto frontalmente e sorregge, cingendola con entrambe le braccia, la croce.
3. Il terzo sempre raffigurato di spalle è orientato lungo la diagonale del dipinto, tira con una fune la
croce

La figura grandiosa del vecchio Pietro è l’unica piena di luce, che con grande sforzo cerca di addrizzarsi per
contrastare il rovesciamento della croce, e questo corpo dalle fattezze michelangiolesche curvo verso la
posizione opposta dei carnefici crea una discontinuità all’interno della rappresentazione. Si pensa che per
dipingere la figura Caravaggio abbia fatto posare in questa posizione qualche garzone di bottega.

MORTE DELLA VERGINE

L’opera commissionata da Laerzio Cherubini per la propria cappella funeraria, fece scaturire molte critiche
e venne considerata quasi blasfema. L’opera raffigura la Madonna subito dopo la sua morte, attorno al
corpo della vergine sono raccolti, come secondo i vangeli apocrifi, tutti gli apostoli e la maddalena. Il corpo
della vergine, adagiato diagonalmente su una semplice panca, appare pallido e irrigidito dalla morte, cosa
che andava contro i caratteri del tempo che volevano che la vergine fosse rappresentata semplicemente
dormiente. Si può notare anche un rigonfiamento innaturale del ventre della vergine, come per i morti da
affogamento, infatti si pensa che Caravaggio abbia preso come modello una prostituta morta affogata sulle
sponde del Tevere. La scena appare molto spoglia, e come caratteristico delle opere caravaggesche permea
un raggio di luce dalle spalle degli apostoli che fa risaltare i volti disperati di essi. Le espressioni genuine
degli apostoli e della maddalena che singhiozza di lacrime in primo piano, fanno si che la scena non appaia
diversa da quella quotidiana di chiunque che perde i propri cari, e infatti Caravaggio cerca di portare la
figura di dio fra gli uomini.

DAVID CON LA TESTA DI GOLIA

È uno fra i dipinti più drammatici di Caravaggio. Il busto del David emerge dallo sfondo parzialmente
coperto da una camicia bianca mentre sorregge dai capelli la testa mozzata di Golia. Nell’espressione
angosciante e inquietante di Golia, con la bocca aperta in una smorfia di dolore, si allude a un possibile
autoritratto. Quest’ opera si può leggere sempre in forma controriformistica come il trionfo di cristo (David)
sul male (Golia)

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