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FRANCISCO GOYA

Goya è un’artista molto importante a causa della sua collocazione temporale; infatti,
lui nasce tra 700’ e 800’ a cavallo tra due secoli completamente diversi tra di loro e,
dunque, egli rappresenta il passaggio dal Neoclassicismo basato sull’ordine,
l’armonia e l’equilibrio, al Romanticismo basato sulla rivalutazione dei sentimenti,
che adesso vengono mostrati. Nel neoclassicismo abbiamo visto l’imitazione
dell’arte greca e romana, nel romanticismo e nel caso di Goya abbiamo la
rappresentazione della realtà così com’è, anche con i suoi difetti e questo possiamo
vederlo proprio in un’opera di Goya che è il ritratto della famiglia di Carlo IV, in
quanto molte sue opere sono pittura di corte.
LA FAMIGLIA DI CARLO IV
In quest’opera possiamo subito notare la differenza con il Neoclassicismo e sta nella
rappresentazione dei quattordici personaggi, i quali non vengono idealizzati, bensì
raffigurati nella loro realtà e con i loro difetti. Abbiamo Carlo, la moglie e a sinistra
nella penombra c’è l’autoritratto dello stesso Goya, mentre dipinge e noi siamo
spettatori di tutta la scena. Le vesti sono state fatte con la tecnica di pennellate
libere, per esaltare anche i colori e, infine, riprende l’aria di corte descritta da
Velazquez.
FUCILAZIONE DEL 3 MAGGIO 1808
L’arte di Goya cambia quando iniziano le fucilazioni del 1808, le quali causano in lui
anche una sorta di chiusura, dato il suo essere contrariato a tutti questi soprusi.
Nella fucilazione del 3 maggio, lui rappresenta la scena nel modo più cruento ed è da
qui che notiamo la sua tendenza a rappresentare il vero: la crudeltà viene mostrata
apertamente ed è anche evidenziata dalla luce che emette l’unica lampada che si
riflette sulla camicia del patriota con le mani alzate in segno di rassegnazione e
disperazione. Per la prima volta vengono mostrate le espressioni e i sentimenti
provati: abbiamo patrioti, alcuni già fucilati e i francesi di spalle, come per
sottolineare il fatto che sono stati obbligati a compiere queste fucilazioni.
Inginocchiato c’è il frate, che sembra benedire il patriota e sembra anche essere
simbolo dell’imminente morte di tutti; azione accompagnata da una Madrid spenta
e dormiente, come se tutto questo non stesse succedendo.
DISEGNI
Importante della produzione artistica, furono anche i disegni, in particolare: il sonno
della ragione genera mostri. Esso era un disegno preparatorio per un’incisione e
faceva parte della raccolta dei capricci, nella quale lui rappresentava principalmente
i vizi umani. In questo caso abbiamo l’uomo inginocchiato, mentre dorme (simbolo,
dunque, della ragione), mentre come se fuoriuscissero dalla sua mente, abbiamo
degli uccelli e una lince dagli occhi enormi. Lo scopo di quest’opera è mettere in
risalto come sia pericoloso il sonno della ragione, il quale causa la fuoriuscita dei
mostri. Ecco perché l’uomo dorme.
SATURNO CHE MANGIA SUO FIGLIO
Goya rappresentava molto opere cruente, oscure e anche riguardanti i suoi stati
d’animo, come Saturno che mangia suo figlio, fatto durante il suo “periodo nero”.
Vediamo questo Saturno vecchio (barba e capelli grigi), intento nel mangiare suo
figlio, con gli occhi iniettati di follia.

FRIEDRICH
Friedrich nasce nella fine del 700’ ed è uno dei primi romantici a rappresentare, non
solo la grandezza della natura, ma proprio il rapporto che intercorre tra l’uomo e la
natura. Egli evidenzia la marginalità e il non avere potere rispetto alla natura e
rispetto ai suoi eventi straordinari, la quale è la base di tutti i suoi dipinti.
IL NAUFRAGIO DELLA SPERANZA
Questo dipinto mette in evidenza la nave in lontananza che sporge leggermente dal
mar Baltico ghiacciato e che, dunque, viene inglobata e sommersa dallo stesso
mare. Ecco la grandezza della natura e la potenza della natura. Quest’opera è stata
ispirata dal naufragio della spedizione per il Polo Nord e molti critici, in realtà,
pensano che questo possa rappresentare non solo il potere della natura su tutto e
tutti, ma anche gli effetti del periodo napoleonico. Come tutti i dipinti di Friedrich
sulla natura, è suggestivo.
ABBAZIA DEL QUERCETO
È molto simile al precedente, con la differenza di colori scuri come l’idea dello stesso
dipinto: oscuro e inquietante, diverso dai precedenti. Anche qui la natura, non solo è
protagonista, ma ingloba quei pochi resti dell’abbazia, così come ingloba le figure
scurissime date da pennellate libere. L’uomo è piccolissimo. Tutto è in controluce,
anche per aumentare le sensazioni, quindi, l’unica luce è quella che proviene da
dietro.
LE FALESIE DI GESSO
Friedrich visita le Falesie in viaggio di nozze e qui, infatti, abbiamo: la moglie seduta,
Friedrich stesso e un personaggio inginocchiato come se fosse intento ad omaggiare
la natura. C’è molta profondità e viene mostrato un senso di infinito della natura. Se
ci facciamo caso, anche qui, tutto passa in secondo piano rispetto alla bellezza della
natura, incorniciata dagli alberi e i suoi rami e dalle figure, i cui colori hanno dei
significati: in primis, il bianco, è simbolo di candore; il rosso di amore e carità; il
verde di speranza e il blu di fede. Dunque, attraverso i colori, egli rappresenta il
rapporto tra uomo e natura. Il protagonista è la natura, non più l’uomo.
VIANDANTE SU UN MARE DI NEBBIA
Anche qui, viene rappresentato lo stesso Friedrich su un gruppo di rocce (in
controluce), che guarda l’infinito e lo ammira (tra l’altro nello stesso anno esce
l’infinito di Leopardi). C’è una grande profondità data dalla prospettiva aerea:
rappresentazione dello sfondo e della profondità attraverso diverse tonalità di
colore per poter rappresentare le montagne che fuoriescono dalla nebbia in
lontananza. Il tema principale qui, non è solo la piccolezza dell’uomo in confronto
alla natura, ma la stessa natura che appare sublime (volendo riprendere
appositamente la poetica del sublime). L’uomo viene posto al di sopra della natura
solo figurativamente, in quanto comunque rimane minuscolo nella realtà.
THEODORE GERICAULT
Gericault è il rappresentante del romanticismo francese, dunque, storico: guarda al
passato, ma coinvolge l’attuale. Lui ha un vissuto molto particolare, viene anche in
Italia dove studierà a Roma e da dove nascerà la sua pittura prendendo come
soggetto anche i cavalli (vedendo una corsa) e, infatti, per il suo amore per i cavalli
morirà a causa di una caduta. Come testimonianza della sua passione ci sono
proprio delle opere, come la corsa dei cavalli: qui lui il paesaggio, i personaggi e gli
animali li unisce, ma la cosa davvero importante, è lo studio dei copri che c’è dietro
e, il quale, viene ripreso da Michelangelo.
ZATTERA DELLA MEDUSA
È un dipinto molto grande, non è più neoclassico, ma rappresenta soltanto il
sentimento romantico e, a tratti, anticipando il realismo. Tratta di un episodio di un
naufragio parigino davvero accaduto e che volevano nascondere per evitare di far
sapere la lentezza dei soccorsi francesi. Ci sono questi corpi fermi sull’unica parte
ancora rigida della zattera, i quali (assieme alla nave), vanno a formare una piramide
che finisce con il ragazzo nero che sventola il fazzoletto verso i soccorsi. Inizialmente
lui rappresentò la scena in modo più crudo, con atti anche di cannibalismo, a causa
dei 15 giorni di fame…poi optò per una meno cruda e che ritraesse il momento dei
soccorsi. I corpi vanno, tuttavia, in contrapposizione con la realtà e, infatti, appaiono
comunque muscolosi, riprendendo ancora una volta Michelangelo. I colori mettono
in evidenza la drammaticità dell’evento, così come i corpi morti per terra a destra e
sinistra in primo piano e, infine, venne accettata e mostrata solo dopo la sua morte
e messa al Louvre.
L’ALIENATA
È uno di 10 tele di ritratti di malati mentali nel manicomio dove, per un periodo,
anche lui fu inserito. Nei ritratti sono di 3/4 e con uno sfondo scuro, volendo
mettere in evidenza la parte emotiva, sentimentale ed emozionale. Con queste tele
entra in una parte artistica più profonda ed introspettiva: la donna ha gli occhi
arrossati, la fronte rugosa e la testa abbassata e verso sinistra. Lo sguardo è assente
e perso nel vuoto, come se stesse pensando a qualcosa in modo ossessivo. Lui
rappresenta questi malati mentali cercando di mettersi nei loro panni, mentre
cercano di riprendersi la loro dignità, non li giudica, ma coglie solo l’espressività e le
emozioni. A testimonianza del rispetto che prova, li rappresenta vestiti e non nudi,
come fanno altri artisti.

DELACROIX
Fu prima un neoclassico e poi un romantico, anch’egli, storico. Riprende da
Michelangelo, Tiziano e Rubens durante la frequentazione dell’accademia del nudo
femminile e da cui viene indirizzato nello studio dei colori. Lui era un
anticonformista e, infatti, tendeva a rappresentare anche donne in modo
“scandaloso” per l’epoca e ne sono un esempio le donne di Algeri: le cui sono
scollate, con vestiti più provocanti ed era un vero e proprio scandalo, infatti,
vennero tutte rifiutate a causa di un determinato modo di vedere la donna che c’era
nel periodo. Al di là di questo, Delacroix creò molte opere importanti come:
LA BARCA DI DANTE
È la sua prima opera e rappresenta l’ottavo canto dell’inferno dantesco. Raffigura
tutti gli iracondi sommersi da fiamme e fumo, in modo da poter rappresentare al
meglio l’atmosfera cupa e infernale, infatti, i colori sono molto scuri. I personaggi,
iracondi e non – perché lui inserisce tutti i personaggi del canto: Dante, Virgilio,
Argenti ecc. – in un unico sfondo. I corpi sono michelangioleschi, ma la vera
particolarità, è la testimonianza della ricerca coloristica ed è mostrato dalle gocce di
sudore date da pennellate di vari colori diversi e che creano una goccia ovale
perfetta.
LA LIBERTà CHE GUIDA IL POPOLO
Mostra l’episodio storico di Carlo X di Borbone che attua un governo guidato da
Polignac, quest’ultimo attuò dei provvedimenti: niente libertà di stampa, nuove
elezioni e fatte in modo diverso e sciolse il parlamento, così, il popolo francese
insorse e il re cacciò via Polignac. È stata fatta in soli tre mesi e riprende anche un
po’ Gericaut nella zattera: il calzino sfilato, gli uomini in primo piano e la
composizione piramidale, anche se Delacroix tende a rappresentare le sue opere
verso l’esterno come se i personaggi stessero uscendo fuori dal quadro e andando
verso l’osservatore; mentre Gericault tende a fare rappresentazioni verso l’interno.
Rappresenta persone di ogni classe sociale e di ogni fascia di età che lottano per la
loro libertà, nello sfondo si intravede anche la Cattedrale di Notre – Dame, ma la era
importanza di quest’opera, è la donna al centro con il berretto e a seno nudo: a
parte che riprende la Venere di Milo, ma soprattutto, essa è la rappresentazione e la
personificazione della libertà, con il tricolore che viene sventolato, che guida il
popolo verso uno scopo che è comune, ed è proprio la libertà. lei, inoltre, ha anche
un aspetto androgeno e lo vediamo dalle braccia possenti.
HAYEZ
Nasce a Venezia, nel 1791 fino al 1882, dunque copre anche il periodo del
risorgimento e dell’unità d’Italia. Lui studia le opere di Raffaello, è molto legato al
vero (infatti lo fa coincidere con il bello e parliamo di vero sociale, politico e anche
sentimentale) e riteneva che le opere d’arte non dovessero essere limitate a poche
persone, ma estese a tutti per trasmettere anche un messaggio morale ed
educativo. La sua opera più importante è decisamente: il bacio
IL BACIO
Quest’opera può sembrare romantica, ma in realtà oltre ad esserlo, rappresenta più
la rivalutazione che si fa del Medioevo nell’Ottocento: sappiamo che veniva ritenuto
secolo di superstizioni e secolo buio, ma viene rivalutato e ce ne accorgiamo dagli
abiti e dall’architettura. Qua una duplice interpretazione al suo interno, collegate: da
una parte abbiamo il bacio passionevole in sé, bacio prettamente d’addio come
suggeriscono i volti coperti (anche come senso di pudore forse), il pugnale vicino al
fianco di lei, la gamba sullo scalino simbolo di incertezza e l’ombra alle spalle che
sembra inseguire il giovane, il quale, appare anche un po’ frettoloso a tratti. Lei si
abbandona completamente tra le sue braccia: ha la mano sx sulla sua spalla e la dx
intorno alla sua vita; mentre lui le tiene la testa e la guancia. L’altra interpretazione
è politica: rimanderebbe alla seconda guerra di indipendenza, come potrebbe
rimandare ad un’alleanza tra Francia e Italia attraverso l’uso dei colori e anche ad un
messaggio patriottico. Ne eseguì molteplici scene, ma questa è decisamente la più
diffusa e famosa, tra l’altro, ci sono delle analogie con il dipinto su Giulietta e
Romeo: la composizione è simile, come gli abiti medievali; ciò che cambia è il tema
che in Giulietta è più romantico, il senso di addio meno intenso e, infatti, viene
sottolineato anche dall’architettura meno spoglia rispetto alla retrostante de il
bacio.
Ps. Il ritorno al Medioevo in tutte le sue opere, come anche nel Vespo siciliano, nel
quale rappresenta i personaggi in un contesto più attuale (durante i moti
rivoluzionari siciliani), ma comunque con abiti medievali.
REALISMO E COURBET
Il realismo si sviluppa in risposta alla quotidianità e al vero: non si vuole più
ingannare, bensì si vuole mostrare la realtà così com’è, quasi in modo analitico e
questo non solo da un punto di vista artistico. Il capostipite è stato Courbet, nato ad
Ornans da una famiglia di contadini. Intraprende i primi studi in un seminario nella
cittadina, inizia la rappresentazione di opere del Louvre e poi inizia a distaccarsi dal
modo consueto di fare arte, dalle convenzioni, preferendo descrivere ciò che è vero,
oggettivo e tangibile. Aprirà anche una sua scuola di arte, insegando innanzitutto
che non esistono scuole, ma solo pittori e che essi debbano rappresentare ciò che
vedono, sentono e vogliono e raffigura la sua scuola anche in un’opera che è l’atelier
del pittore.
GLI SPACCAPIETRE
Courbet si concentra in generale su eventi di vita quotidiana con distacco ed
oggettività, lui voleva fare arte viva, che corrispondeva al reale. In questo dipinto
abbiamo in primo piano un lavoratore che spacca le pietre per ricavarne dei ciottoli
e un altro che porta una cesta molto pesante e, infatti, si intravede la sua fatica.
Molte sue opere venivano rifiutate, in quanto si distacca completamente dagli usuali
soggetti di rappresentazione e lui parla delle sue opere come “pittura senza storia”;
mentre il realismo viene mostrato da piccoli particolari, ma che mettono in evidenza
lo studio attento e analitico dietro la rappresentazione del vero e della realtà:
abbiamo la camicia sbottonata, il pantalone strappato, la pentola e il pane dietro il
cespuglio simbolo di un pasto misero, così come la natura viene mostrata nella sua
essenzialità ed è simbolo della condizione degli uomini. Fu probabilmente
influenzato dalla sua esperienza di vita, essendo nato da una famiglia di contadini,
ma in generale i realisti tendono a rappresentare lavoratori e, infatti, anche in
un’altra opera lui rappresenta delle donne in campagna mentre lavorano. Mettendo
in evidenza i disagi sociali che vivono queste persone.
FUNERALE A ORNANS
Quest’opera fece molto scalpore e scandalo, infatti non fu accettata ed inserita
successivamente nel salon di Napoleone III. Qui rappresenta un semplice ed umile
funerale, nel quale tuttavia, unisce tutte le persone del paese e tutte le classi sociali,
viene mostrata anche una parte di tomba e della fossa scavata, con un teschio che
sta ad indicare la caducità delle cose terrene. Infine, non per meno importanza, il
fatto che tutti siano vestiti di nero, lo hanno interpretato gli studiosi come simbolo
di uguaglianza nonostante i ceti sociali diversi.

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