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FRIEDRICH

Egli nella sua pittura rappresenta la concezione di un’anima universale che comprende
uomo e natura e la tensione sempre insoddisfatta verso l’infinito.

La croce della montagna, 1808, olio su tela, Dresda


l’opera è stata eseguita nel 1808, prima come paesaggio e successivamente trasferita come
pala dell’altare della cappella privata del castello di boemia. questo fatto suscita molte
polemiche perchè non rappresenta una scena sacra. vi è semplicemente un crocefisso in
cima ad un terreno roccioso innalzato. ma nonostante questo presenta alcune caratterische
che lo rendono sacro:
- la roccia su cui è messa la croce rappresenta la salda fede
- la croce messa in cima rappresenta l’unione tra cielo e terra quindi tra l’uomo e dio
- il contrasto tra le tenebra e la luce, vi sono delle luci che rappresentano l’emergere
dall’oscurità e l’andare verso la luce.
- il semrpe verde rappresenta la speranza degli uomini
- la stessa cornice è caratteristica delle icone religiose
Abbazia nel querceto 1809, olio su tela, berlino
abbiamo visto come nelle opere del pittore compaiono sempre simboli religiosi.
Partiamo dal nome dell’opera “abbazia nel querceto” in quest’opera non è presente l’abbazia
ma bensì un referto storico di ciò che era l’abbazia. possiamo notare, inoltre un gruppo di
frati volti a seppellire un loro fratello. in mezzo a questo ambiente gelido ed oscuro aspetti
caratteristici della morte.
Viandante sul mare di nebbia, 1818, olio su tela
questo quadro rappresenta in forma artistica il componimento di leopardi l’infinito.
vi è un colle sul quale è rappresentato l’uomo, la siepe di cui parla leopardi nella sua opera
qui è rappresentata attraverso la nube.
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità[3] s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.»
il mare sono queste nubi.
il viandante è rappresentato mentre ammira la maestosità della natura e riflette sulla propria
fragilità di fronte alla bellezza della natura. egli non mostra il viso del viandante perchè vuole
che colui che vede l’opera si identifichi in lui.
L’ingresso del cimitero 1825, olio su tela, dresda
A partire dagli anni 20, egli si era concentrato su rappresentazioni realistiche ma che allo
stesso tempo rappresentavano il suo stato interiore di malinconia.
Nel 1825 dipinge l’ingresso del cimitero di Dresda dove appunto rappresenta l’ingresso del
cimitero probabilmente ispirato alla trinità di dresda dove verrà sepolto lui stesso.
quest’opera però rimase incompiuta.
Nel quadro vi è un'atmosfera semi oscura nonostante il cielo azzurro che conclude la parte
alta dell’opera. in primo piano abbiamo due pilastri che rappresentano la divisione del
mondo dei morti dal mondo dei vivi. alla base della colonna sono state dipinte rapidamente
con due pennellate due figure umane : un uomo con un cappello e una donna che assistono
ad un evento soprannaturale, angeli che planano sopra la tomba centrale.
Le figure umane sono difficili da trovare significa che friedrich non dá importanza agli
individui.
Preromanticismo di Fussli
Nel 1764 aveva dato via al gotico, walpole. Si trattano i temi di mostri , fantasmi, castelli,
ambiente cupo.
A Roma 1770 studia l’antico e il bello ideale
Tra il 64 e il 70 è a contatto con il gotico in Inghilterra.
Lui unisce sia gotico e il bello ideale dell’antico. Disegna l’antico in modo tale da turbare gli
altri.
Il giuramento dei tre confederati sui Rutili
Nel 1778 si trasferisce in Inghilterra e rimane lì fino alla sua vita.
Pochi anni dopo dipinge il giuramento.
Quadro di tema storico.
È un patto che questi tre svizzeri fanno contro gli asburgo.
Caratteristiche: corpi grandi che riempiono tutta là composizioni, corpi slanciati che
riprendono il manierismo e colori scuri.
Possiamo paragonarlo al giuramento degli Orazi di David, in questo vi è un equilibrio degli
spazi e segue il neoclassicismo.
Macbeth che consulta la testa del cavaliere, olio su tela, 1793
Durante questo periodo si sviluppa nelle sue opere l’orrodo, l’esotico, il sensuale, l’oscuro e
il terrificante.
Lui rappresenta artisticamente le opere Shakespeare.
In questa rappresenta macbeth che reca dalle strade per chiedere loro se diventerà re ma
loro rispondono indicandogli la testa di un cavaliere decapitata che gli dice di star attento da
macduff suo nemico.
In primo piano abbiamo macbeth che è l’unica parte del componimento luminosa e colorata.
Mentre le streghe + la testa sono scure per rappresentare la loro natura soprannaturale.
L’incubo è del 1781, olio su tela , Detroit.
Qui vi è una rappresentazione dell’irrazionale, dell’incubo.
La donna sta dormendo e gli animali rappresentati sono i suoi incubi.
La scimmia che sta sulla donna, è una allegoria dell’affanno poiché se qualcuno dovesse
starmi sul diaframma io smetto di respirare.
Mentre il cavallo notturno rappresentato deriva dal termina inglese nightmare che significa
anche incubo.
Si rappresenta la parte irrazionale dell’anima.
L’incubo rappresentato è in realtà quelli dell’autore, vi è quindi l’immaginazione.
Colori scuri perché siamo nell’irrazionale nell’area di ciò che fa paura.
GOYA
Con lui siamo nel periodo in cui si prova un rifiuto verso il bello, antichità. Si rappresenta
l’inconscio e si inizia ad avere passione per ombra e colore.
Nelle sue opere lui concentra la sua attenzione su quei mali che ostacolano l’affermarsi della
ragione nella storia.
Utilizza un linguaggio duro per denunciare stupidità, gli orrori del potere fino alle sue ultime
composizione, le pitture nere che lui dipinge sulle pareti di casa sua.
Già dalle prima opere egli dimostra la sua attenzione per gli umili, il rifiuto dell’idealizzazione
e la curiosità verso l’animo umano.
La famiglia dell’ infante Don Louis, 1783, olio su tela a Parma fondazione Magnani
Rocca
Ritratto richiesto dal fratello di re Carlo III di Borbone.
Egli sconvolge la tradizione perché viene rappresentato l’anziano committente sul tavolo a
giocare a carte. Vengono rappresentati anche famiglia e servi. Non è presente una gerarchia
tra le persone e nessuno si mette in posa. All’interno del quadro è presente anche un
autoritratto dell’artista che sta dipingendo la scena.
Il sonno della ragione genera mostri, 1799, acquaforte acquatinta, collezione privata.
Intorno al 1791 Goya inizia a diventare sordo e ciò lo porta ad isolarsi e allo stesso tempo ad
immaginare la realtà, la realtà diventerà una sua illusione. Questo spiega la presenza di
oggetti fantastici nei suoi quadri.
Nel quadro : il sonno della ragione genera mostri
Viene rappresentato un uomo appoggiato alla scrivania.
sulla scrivania troviamo scritto il nome dell’opera.
l’uomo sembra rassegnarsi all’assalto dei mostri, egli infatti non oppone resistenza alle
creature fantastiche.
le creature più vicine all’uomo sono rappresentate in modo più chiaro mentre quelle più
lontane in modo più scuro.
In generale, il quadro vuole rappresentare il fatto che quando la ragione tace (quindi si
addormenta), le paure e le false opinioni prendono il posto.
La maja desnuda e la maja vestita.
nel primo quadro viene rappresentata una donna nuda. Egli con questo quadro scardina
ogni convenzione del tempo perché non rappresenta la solita venere ma bensì una donna
moderna. Questo quadro fu la causa della convocazione di Goya al tribunale della santa
inquisizione.
nella seconda immagine viene rappresentata una donna vestita con una camicia da notte,
questa donna può risultare ancora più sensuale perchè la camicia da notte mostra le sue
forme.
Differenza tra i due quadri:
- nella maja vestida le pennellate sono più mosse e sfrangiate e i colori più freddi
- nella maja nuda il suo rapporto è rappresentato con grande attenzione, naturalezza e
calore
3 Maggio 1808 : fucilazione alla montana del principe Pio, olio su tela, 1814, museo
del Prado Madrid

In questo quadro lui rappresenta uno degli episodi più violenti della guerra d'indipendenza
spagnola :il massacro di alcuni patrioti spagnoli sospettati di aver partecipato alla rivolta di
Madrid del 2 maggio 1808.
Sullo sfondo vi è una città scura e deserta.
i protagonisti dell’opera sono divisi in due gruppi:
- sulla sinistra, i rivoltosi che stanno per essere giustiziati
- destra, i soldati francesi impassibili che stanno per esercitare la volontà del potere.

Non viene mostrato il volto dei soldati, vengono rappresentati di schiena per dimostrare la
loro apaticità.
I volti dei condannati sono perfettamente illuminati dalla lanterna e sui quali si possono
notare le emozioni che stanno provando in quell’istante. (es. terrore, odio, rassegnazione,
pietà)
Prende tutta l’attenzione la figura del contadino centrale. Il contadino con la camicia bianca è
infatti l’unica figura illuminata. Egli rappresenta la resa impotente. Ed è messo al centro, alla
sua destra vi sono i compagni giustiziati mentre alla sinistra quelli che lo saranno.
la chiesa disegnata sullo sfondo con colori scuri e il frate piegato che recita una preghiera
sui morti rappresentano l’impotenza della religione davanti al potere assoluto.

LE CUPE VISIONI DELL’ULTIMO GOYA


con il ritorno della monarchia egli godette di tutti i suoi benefici e non patì le conseguenze
della restaurazione borbonica. Nel 1814 sale al potere Ferdinando VII, il quale abolì la
costituzione, ristabilendo l’inquisizione e fece tornare la Spagna nel più profondo
dell’assolutismo. questo fa tornare i mostri che goya ha sempre combattuto e inizia a
disegnare sulle pareti di casa sua 14 scene crude e cupe che segnano l’arrivo alla sua cupa
visione della realtà. questi dipinti sono caratterizzati dall’oscuro quindi da colori scuri.
Saturno che divora uno dei suoi figli, 1821, olio su muro trasportato su tela, museo
del prato
è una delle scene più terribili, rappresenta nell’incubo la cieca bestialità del potere che teme
l’usurpazione.
il mito racconta: Saturno mangia i suoi figli per far si che non si avveri la profezia (uno dei
figli avrebbe preso il suo posto.)
La figura allucinata del dio è raffigurata mentre strazia le carni del povero figlio, stringendolo
e masticandolo con avidità: la materia pittorica, sporca e pastosa, è ravvivata soltanto dalle
pennellate di rosso del sangue della vittima,ormai ridotta ad una figura informe.

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