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Caspar David Friedrich

Caspar David Friedrich nasce in una cittadina tedesca . Sesto di dieci figli di un piccolo artigiano, conduce una
giovinezza difficile e solitaria, funestata anche dalla tragica morte di due fratelli.
Anche se oggi è considerato, a ragione, uno dei massimi pittori tedeschi dell'Ottocento, la grandezza di Friedrich fu
apprezzata solo dopo la sua scomparsa, quando i temi da lui prediletti, quali le fantasiose ambientazioni notturne e
cimiteriali e gli inquietanti paesaggi aspri e desolati iniziarono a far parte del gusto romantico per il sublime. La sua
indole solitaria e malinconica, del re-sto, l'aveva sempre tenuto lontano dai clamori degli ambienti artistici, per cui
anche da vivo le sue opere erano rimaste praticamente sconosciute.

Viandante sul mare di nebbia

Le grandi tematiche romantiche della natura e del sublime trovano uno dei loro punti più alti di espressione nel
Viandante sul mare di nebbia . Il dipinto rappresenta un uomo di spalle che, in piedi sopra uno spuntone roccioso,
guarda solitario lo straordinario spettacolo di un paesaggio alpino all'alba, con le cime dei monti che iniziano a
emergere fra le nebbie. La scena, di fortissimo impatto emotivo, si compone di un primo piano in violento controluce
e che si staglia contro un luminosissimo sfondo montuoso, esteso a giro d'orizzonte . La sensazione che l'artista
vuole trasmettere è quella dell'infinita grandezza della natura, al cui cospetto l'uomo altro non è che un temporaneo
«viandante». La contrapposizione cruda delle luci, così come il tenue e dolcissimo svaporarsi degli azzurri fra il cielo
appena velato e le vette scoscese dei monti lontani , contribuisce a quel senso di stupore e di grandiosità sospesa
che meglio esprime la poetica del sublime.

Le falesie di gesso di Rügen

In modo analogo, anche se più complesso, è costruito il dipinto che rappresenta Le falesie di gesso di Rügen
,fortemente ispirato alle spettacolari scogliere bianche a picco sul Mar Baltico che costituiscono la principale
caratteristica morfologica dell'isola tedesca.
La scena appare incorniciata come da una quinta teatrale fra i due grandi alberi ai lati, i cui rami frondosi disegnano,
in prosecuzione dei tronchi ricurvi e del terreno erboso, una sorta di cerchio immaginario; lungo la cui circonferenza
sono collocati i tre personaggi.
A destra, in piedi, un uomo osserva pensoso il baratro sottostante, con le gambe leggermente divaricate e le braccia
conserte. Al centro un secondo uomo, appoggiati il bastone e il cappello sull'erba, si sporge timoroso oltre l'orlo del
precipizio. A sinistra, infine, una giovane donna vestita di rosso siede tenendosi con una mano a un cespuglio e
indicando con l'altra in direzione della bianca voragine Le tre presenze umane restano comunque marginali rispetto
alla grandiosità delle candide falesie che inquadrano dall’altro la variegata distesa del mare .
THEODORE GERICAULT

Figlio di un avvocato, Théodore Géricault nasce in Francia . In seguito al trasferimento della famiglia a Parigi, il
giovane, dotato di un grande talento per la pittura, studia al Lycée Impérial. Al fine di allontanarsi per un po' da Parigi
e dai problemi che gli derivano dal suo legame sentimentale con la giovane moglie dello zio, progetta un viaggio di
studio a Roma dove si trattiene, a proprie spese, per circa un anno.
La sua poetica è ancora sospesa tra Neoclassicismo e Romanticismo, ma con una maggiore propensione verso la
sensibilità romantica. A ciò lo inclinano la sua indole irrequieta, il suo stile anticonformista.
Dopo un breve periodo trascorso in Inghilterra rientrato in patria, crescono i suoi interessi per la tragica condizione
umana. Risultato di questo atteggiamento è un'approfondita indagine pittorica del tragico mondo della follia, esente
da morbosità e tesa soprattutto a rivelare la dignità di chi è prigioniero di una malattia mentale e del dolore, più o
meno cosciente, che ne consegue. Un male non curato lo conduce a una morte precoce. Géricault scompare ad
appena trentatré anni. (eseguì poche opere).

IL DISEGNO

Al tempo del viaggio in Italia risale il disegno con leda e il cigno . Il disegno , a matita nera su carta bruna, è colorito
con inchiostro bruno stemperato in acqua e con acquerello azzurro. La biacca "rialza" le figure di Leda e del cigno
facendole emergere e mettendone in evidenza il volume.
Il soggetto mitologico, relativo agli amori di Zeus, è trattato in maniera sottilmente sensuale, come se Leda cercasse
di allontanare, senza troppa convinzione, il padre degli dei, trasformato in cigno, che vuole sedurla. Le fronde
dell'albero in secondo piano e l'azzurro che delimita un colle e il cielo, ma che sottolinea le figure anche nella parte
inferiore del disegno, costruiscono l'ambiente agreste e idilliaco.
Al soggiorno italiano è riferibile anche un disegno a soggetto mitologico in un foglio dell'Art Museum. Eseguito a
inchiostro bruno rilevato a biacca su carta bistro, esso mostra una ninfa insidiata da un satiro.
L'ampia figura semilunata della ninfa cerca di opporsi alla violenza, e l'essere dalle zampe caprine che tenta di
ghermirla, repli-candone con il busto l'incurvamento, sono trattati con un segno sicuro della matita, impiegata anche
per ombreggiare i due corpi con fitti tratti paralleli.
La biacca data per lunghe e rapide pennellate illumina poche parti del disegno, il cui soggetto rivela il temperamento
sensuale dell'artista, pur se proiettato nell'asettico mondo senza tempo del mito.

LA ZATTERA DELLA MEDUSA

Nella zattera della medusa un dipinto di grandi dimensioni il cui soggetto è desunto da un tragico fatto di cronaca,
l'artista piega la perfezione formale classicista alla nuova sensibilità romantica preannunciando, addirittura, il
Realismo.
Il dipinto mostra i pochi scampati al naufragio della fregata francese Méduse (Medusa) inabissata a largo delle coste
africane nel momento in cui avvistano in lontananza la nave che li porterà in salvo.
Fra le onde minacciose, alte e cupe, sotto un cielo ancora in gran parte plumbeo , tutti gli uomini sono accalcati
nell'unica porzione ancora solida del relitto che galleggia tra i flutti schiumosi, un compatto spazio quadrangolare,
con un vertice che sta quasi sul bordo inferiore della tela. Al di sopra di tale spazio i cavi di canapa che tengono
l'albero a cui è appesa una vela di fortuna, disegnano una sorta di piramide .
I corpi sono modellati come fossero statue e sono colpiti da una luce che dà loro solidità. Se gli sguardi degli uomini
dei due gruppi nel fondo e le loro braccia sollevate in un gesto di aiuto e di soccorso sono rivolti verso il puntino che
indica la nave della salvezza, in primo piano i cadaveri sono testimonianza della lunga sofferenza subita.
In basso a destra, un cadavere riverso è coperto da un drappo che richiama alla mente il lenzuolo funebre degli
antichi. A sinistra, un giovane abbandonato nella morte, quasi del tutto nudo, è sorretto da un vecchio, ammantato di
rosso e dal nobile volto pensoso, accomunato nell'espressione severa a un eroe omerico. L'anziano accoccolato è
un comodo giaciglio per quel corpo esangue che si mostra nella sua giovanile perfezione. Le braccia allargate, la
testa reclinata, gli occhi serrati e le labbra dischiuse ne fanno un dio dormiente, che il particolare della presenza dei
calzini riporta immediatamente a una dimensione di umanità quotidiana e sofferta. Non vi sono eroi nella tela di
Géricault né, insegnamenti o messaggi morali, ma solo il sopravvento del sentimento, dell'emozione, sopra ogni
altro stato d'animo.

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