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L'anello d'oro.
Titolo originale: Ein Hermelin in Tschernopol.
Traduzione di Gilberto Forti.
INTRODUZIONE DI CLAUDIO MAGRIS.
Dello stesso autore nella Collezione Biblioteca: Storie di Maghrebinia
- La morte di mio fratello Abele.
Copyright 1989 by Edizioni Studio Tesi srl. Via Cairoli, 1-33170
Pordenone.
ISBN 88-7692-178-8.
II edizione luglio 1989 Edizioni Studio Tesi.
Un intreccio di vicende, volti, nomi, personaggi, narrati da un protagonista che
ricorda la propria infanzia in una citt del tutto singolare. Sperduta nel vecchi
o Sud-est dell'Europa, dal nome vagamente orientaleggiante, Cernopol lo scenario
mitico sul quale le figure degli eroi dell'infanzia si stagliano con un rilievo
ambiguo e nello stesso tempo incancellabile (von Rezzori). La sottile vena umoris
tica dell'autore, lo sguardo penetrante sulla realt, l'incantato stupore della na
rrazione, portano le vicende stesse sul piano del simbolico dove, al di l di ogni
confine di spazio e di tempo, si viene a contatto con il segreto stesso delle c
ose.
Sono ammantati di un fascino fiabesco i protagonisti di quell'enigma che , per i
bambini, la realt degli adulti. Ed ecco allora, circondato da un'aura di pacata
ma intangibile autorit, il prefetto Tarangolian, saggio conoscitore degli intrigh
i della societ e del cuore umano. Ed ecco Pasckano, tragico truffatore dalla feri
nit quasi leggendaria; e poi le donne, portatrici dei misteri pi profondi. E ancor
a imbroglioni luciferini e cavalieri, nobili dame, fanciulle purissime e streghe
temibili: sono gli abitanti di Cernopol, immaginario crocevia di mille popoli e
tradizioni al tramonto dell'impero austroungarico. Filo conduttore delle tante
vicende la devozione dei bambini per un eroe puro e senza macchia, il maggiore T
ildy che, per difendere l'onore della sua affascinante e malatissima moglie, sfi
da a duello tutta l'alta gerarchia dell'esercito in cui serve. E se il maggiore,
con la sua granitica seriet e l'inettitudine nell'arte della finzione e del comp
romesso, diventa lo zimbello ideale per lo scaltro popolo di Cernopol, per i bam
bini il destino di questo cavaliere dalla triste figura il malinconico simbolo d
ell'uscita dall'infanzia e della fragilit di un mondo ambiguo e tutt'altro che pe
rfetto, ma ricco di poesia e umanit. Un mondo vitale, perch, come scrive Claudio M
agris nell'introduzione: Cernopol... sopravvive accettando tutte le contraddizion
i che la compongono e afferrandosi all'hic et nunc di un presente ignaro di pass
ato, noncurante di futuro e redento solo dal riso rivolto a ogni cosa e anche al
la propria propensione a ridere di tutto.
Lo spirito barocco di Cernopol... l'essenza dell'Austria absburgica, immagine fe
dele del mondo moderno quale mondo dell'inautentico e dell'artificio.
Copertina: Ufficio Grafico Edizioni Studio Tesi Vasilij Kandiskij, Coppia a cav
allo, 1905 Monaco, Stdtische Galerie
Gregor von Rezzori nato nel 1914 a Cernowitz in Bucovina, allora provincia orien
tale dell'impero austro-ungarico. Dopo il 1919 diventa cittadino romeno. Studia
a Vienna. Nel 1938 a Berlino. Finita la guerra lavora per la radio, che trasmett
e in anteprima le sue Maghrebinische Geschichten (1953) (Storie di Maghrebinia,
Edizioni Studio Tesi, 1987). Ha inizio proprio in questi anni la sua pi intensa e
vivace attivit di romanziere; nel 1954 esce Edipus siegt bei Stalingrad) (Edipo
vince a Stalingrado, Mondadori, 1964), una satira sulla placida incosciente aris
tocrazia berlinese negli anni del nazismo.
La vena satirica di Rezzori raggiunge il suo tono pi polemico nei quattro volumi
Idiotenfher durch die Deutsche Gesellschaft (1962-65) (Guida per gli idioti attra
verso la societ tedesca). Da non dimenticare la sua incursione nel mondo del cine
ma in occasione del film di Louis Malle Viva Maria!, che ispira un pungente quad
erno di appunti, Die Toten auf ihre Platze (1966) (I morti al loro posto, Mondad
ori, 1966). Oltte a Der Tot meines bruden Abel (1976) (La morte di mio fratello
Abele, Edizioni Studio Tesi, 1988), Rezzori ha pubblicato: 1001 Jahr Mgrebinien (
1967) (1001 anni di Maghrebinia), Neue Maghrebinien Geschichten (1972) (Nuove st
orie di Maghrebinia), In gehobenen Kreisen (1978) (Nelle alte sfere), Vergangenh
eit (1978) (Afferrare il violino.
La signora Passato), Shenytime (1978) (Il tempo dello sherry), (1979) (Memorie d
i un antisemita, Longanesi, 1980).
Avvertenza.
I personaggi e gli avvenimenti di questo libro sono frutto della fantasia
dell'autore, come il personaggio del narratore. Anche la citt di Cernopol
non potrebbe essere pi irreale.
Introduzione di Claudio Magris.
La foglia del signor Tarangolian.
L'idea che si potesse scambiare Tildy per un tedesco ci pareva cos assurda che per
molto tempo ci inquiet come un inquietante rompicapo...
finimmo col considerare ogni tedesco, e tutto ci che sapeva di tedesco, con un in
teresse quasi morboso che a prima vista non era privo di un'ostilit preconcetta..
. Tildy, il donchisciottesco eroe dell'Ermellino a Cernopol, l'impossibile e astr
atto eroe della purezza nel mondo dell'impuro per eccellenza, si definisce per n
egazione: nell'infido crogiolo plurinazionale di Cernopol la sua nazionalit incer
ta e sfuggente, il prodotto di una sottrazione come l'austriaco di cui parlava M
usil, che era un austro-ungherese meno l'ungherese.
Erede della scomparsa monarchia austroungarica, Tildy, di cui si pu dire soltanto
che non un tedesco, incarna quell'immateriale dimensione dietro le nazioni nell
a quale l'impero cercava o proiettava una propria identit e una propria giustific
azione storica. Ma ogni nazionalit, a Cernopol, appare straniera agli occhi del s
oggetto, che narra la storia in prima persona singolare o plurale senza riconosc
ersi in alcuna componente di quel composito mosaico etnico. Nell'immaginaria pro
vincia di Teskovina, dolente e vana iperbole delle contraddizioni mitteleuropee,
manca a ognuno - e in primo luogo al plurale majestatis narrativo - una possibi
lit d'identificazione. Tildy pu avere il passaporto ideale dell'ecumene absburgica
, anche se scaduto e perci ridicolo nella sua eroica inutilit; il plurale majestat
is non pu esibire alcun documento d'identit n alcuna ragione della propria esistenz
a; un puro flatus vocis, un mormorio impersonale, lo spirito del racconto che si
disperde dicendo tutta la nostalgia per la vita vera che si dileguata e tutta l
a frivola vanit di questa nostalgia. Nato nel 1914, troppo tardi per poter vivere
la realt dell'impero e troppo presto per poterlo ignorare, l'apolide e cosmopoli
ta Gregor von Rezzori si trovato nella condizione dell'epigono, la cui arte corr
e talora il rischio di sbriciolarsi nella variazione manieristica ma sa spesso i
nnalzarsi a intensi momenti di vera poesia - di una struggente e ironica poesia
della conoscenza, che dice la condizione epigonale di tutto il nostro mondo. Il p
oliglotta homme tout faire di cui parla il romanzo La morte di mio fratello Abele
(1976) diviene un Apatride, il mitico eroe di una stirpe che - almeno nella sugge
stione fonica dell'espressione francese - avvolta in un alone tragico e autodist
ruttivo. A Cernopol la babele dei linguaggi e la confusione dei valori, il reali
smo dei dettagli e l'irrealt dell'insieme, la passione dell'estremo e quella del
i estrarre dai fogli bianchi e dalla sua vacuit interiore, con un movimento tenta
colare dei suoi organi sensori che si aprono e si chiudono su se stessi, il suon
o gradevole delle prime frasi determinanti. La scrittura indaga e circuisce quel
vuoto senza remissione, non gi per irrigidirlo nella fissit dei nomi bens per lasc
iarlo fluttuare nell'incanto delle possibilit. Austriaco sino in fondo, Rezzori cer
ca di eludere il bivio della scelta, di non mutilare la potenzialit del possibile
per imboccare una strada definita che conduce, come la storia ha insegnato alla
vecchia Austria, alla fine. Le grandi strade della Teskovina che si perdono nel
le pianure illimitate sono la vera patria del nomade, per il quale lo scampo ris
iede nell'asintotico. Accostarsi il pi possibile alle curve iperboliche eternament
e ostili della tesi e dell'antitesi, senza mai identificarsi con una delle due;
spostare l'evidenza all'infinito...
E' in questa rarefatta situazione che si esprime anche la segreta angoscia del t
empo storico, cos come la sinistra pregnanza del nazismo emerge, nell'Expo, senza
venire quasi mai nominata esplicitamente, ma attraverso l'aura, i colori delle
stagioni. E' la trasparenza spietata del cielo, che splende sulle domeniche inter
minabili e irredente di Berlino, che dice tutta l'astrazione e l'irrealt nelle qua
li il nazismo ha alienato la vita; il nazismo quell'impenetrabile attesa che cop
re il reale come una campana di vetro, la luce d'acquario che avvolge gli uomini
, l'oscuro istinto di morte che pulsa nello sfavillio nella notte metropolitana,
nel fluire del traffico, nello scorrere stesso del tempo, nelle note di un'insi
pida eppur maliziosa canzonetta che passano insistenti nell'aria: Fior di sambuc
o, fiore di rosa, quando vedo la mia sposa... L'Edipo la stupenda saga, forse is
pirata ai Sonnambuli e agli Incolpevoli di Broch, della smarrita e passiva innoc
enza con la quale una generazione si macchiata di colpa durante il nazismo.
L'innocenza dell'Ermellino a Cernopol si situa un passo pi indietro, l'innocenza
dolorosa e stupita dell'infanzia. Non c', nel libro, una vicenda vera e propria:
la storia grottesca di Tildy e delle sue impossibili sfide a duello solo un pre
testo per tenere insieme il catalogo delle immagini d'infanzia. Cernopol offre a
lla fantasia infantile le figure intorno alle quali essa raggruppa le proprie em
ozioni e le proprie nostalgie: i personaggi favolosi e bizzarri delle varie nazi
onalit, i dialoghi insinuanti ed equivoci, la topografia stessa della citt sono le
tessere di questo caleidoscopio. L'attenzione infantile penetra il mondo, sezio
nandolo rigorosamente e insieme trasfigurandolo nella magia: ogni oggetto viene
scomposto e depositato nella fantasia, viene assunto nella profondit interiore ac
quistando un altro stato di aggregazione pronto a precipitare in una fuga di ass
ociazioni. Lo sguardo del narratore una prospettiva analitica e incantata, che i
ncessantemente compone e disfa ogni oggetto; il signor Tarangolian, prima di par
tire, lascia che i suoi occhi errino sulle cose e sui volti per assorbirne la vi
sione, per collocare quei punti in un sistema geometrico di cui la sua memoria p
ossa servirsi come di un simbolo stenografico, finch tutta la realt della stanza s
embra confluire e condensarsi nella punta infuocata del sigaro. Rezzori un encic
lopedista del frammentario; la sua ricognizione della realt parte induttivamente
dai dettagli minimi e disgregati per mirare, vanamente, al disegno totale perdut
o. Come i grandi scrittori austriaci dell'anima e dell'esattezza, anch'egli tent
a una classificazione del mondo ma le categorie del suo cogitare si rivolgono ai
particolari fuggitivi e irrelati, ai dati sensibili ed effimeri. L'universale d
el pensiero s' infranto e la fantasia analitica tenta di universalizzare, per un
attimo, le apparenze pi fuggevoli: la caduta delle castagne, il ricamo astratto d
ei voli degli uccelli nell'aria, l'enigmatico sguardo di una donna miope, la gra
nde
arte dell'inverno nelle citt, il numero delle relazioni prematrimoniali decenteme
nte ammissibili per una ragazza di buona reputazione, il trascolorare delle stag
ioni, quel mutare dell'espressione in un volto che preannuncia per un attimo il
futuro di quel volto e di quell'uomo. Un cortocircuito fulmineo collega le cose
ultime e il dernier cri della moda; Rezzori coglie genialmente quel passaggio da
ll'universale del pensiero alla fatuit giornaliera in virt del quale la nietzschea
na volont di potenza si traduce nell'ambizione di conquistare un posticino nell'am
n tanto parla ad alta voce tra s, attacca una canzone, la interrompe, ride, ammut
olisce, riprende a borbottare.
Gli occhi sono spalancati e fissi, come quelli dei ciechi; senza battito di palp
ebre, come quelli degli dei. Cos attraversa la citt, da un capo all'altro. La citt
sperduta nel vecchio Sud-est europeo e si chiama Cernopol. L'uomo non sa nulla d
ella realt di Cernopol. Non si accorge che la citt si risveglia; non si avvede che
la luce dei lampioni, perlacea e livida, si spegne sopra di lui con uno sfrigol
io sonoro e che nelle case a destra e a sinistra spuntano improvvisamente i rett
angoli delle finestre illuminate, piccoli rettangoli immersi in un bagno d'olio
- qui, l, laggi. Non vede i carri delle panetterie ebraiche che escono traballando
dai vicoli scuri, carri di emigranti, o forse carri funebri.
Non sente l'aroma greve e caldo del pane fresco; non ode il cigolio dei carretti
dei contadini che in pazienti colonne fluiscono verso il mercato, non il calpes
tio degli zoccoli dei loro cavallucci macilenti che hanno lasciato la lontana pi
anura percorrendo grandi strade malinconiche. Non sa nulla delle risate degli ul
timi nottambuli che gli passano accanto, nulla dello stupido richiamo del polizi
otto che non lo conosce, nulla delle umbratili figure che si sciolgono dalle ner
e cavit degli androni e vagano lungo le strade, verso mete sconosciute; nulla del
cielo sulfureo che sale sopra gli alberi del giardino pubblico, simile al cielo
del giorno del giudizio; nulla dello stridore assordante del primo tram che esc
e dalla rimessa, affronta la prima curva e tra poco gli verr incontro. Nessuno fa
mai altro che andare incontro alla propria morte. Cos egli non ode nemmeno, in l
ontananza, il richiamo nostalgico e lamentoso dei treni che lasciano la citt di C
ernopol per gettarsi solitari nella campagna perduta, verso un'altra realt solita
ria e a s stante, un'altra realt perduta e rimpianta. Perch ciascuno perdutamente l
egato alla propria solitudine, gli uomini come le citt.
CAPITOLO 2.
Contributo alla fenomenologia della citt di Cernopol
Se lei mi chiedesse di sp