Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
STRUTTURA E TRAMA
20 canti in ottave; nella disposizione dei fatti é stato riconosciuto da Ezio Raimondi il
modello della tragedia greca (che Aristotele illustra nella “Poetica”): infatti i 20 canti sono
raggruppa bulò in 5 parti, corrispondenti ai 5 atti della tragedia. Della tragedia il poema
adotta anche l’impianto generale: infatti, attorno al centro drammatico ( Gerusalemme), si
sviluppano numerose forze centrifughe scatenate prevalentemente da interventi diabolici di
personaggi. Il poema é costruito dunque secondo la tecnica della peripezia, cioè improvvisi
sovvertimenti di situazioni nel loro opposto.
Proprio per la presenza di queste peripezie o digressioni, l’opera presenta una trama
essenzialmente semplice che coincide con la narrazione della seconda parte della prima
crociata
TRAMA
I crociati, partiti da sei mesi con l’intenzione di liberare il santo sepolcro, attendono il Libano
la fine dell’inverno quando appare a Goffredo di Buglione l’arcangelo Gabriele che lo invita
ad assumere il comando e a farsi eleggere dai cristiani capo supremo. A Gerusalemme, il Re
Aladino, presenta un concilio di déi infernali, presieduto da Plutone, i quali decidono di
aiutare i difensori della cittá; questo punto la maga Armida inganna i cristiani con una falsa
richiesta d’aiuto e ottiene l’allontanamento di Rinaldo, capostipite della casa D’Este e oggetto
dell’intento encomiastico dell’opera: costui, ingannato da armida, é prigioniero nel paradiso
erotico delle Isole Fortunate, agli antipodi di Gerusalemme. La vicenda si risolve nel
momento in cui Rinaldo gets back on track vincendo l’incontro malefico della selva di Saron;
vinto l’incanto, si succedono una serie di duelli conclusivi vinti dal paladino.
FONTI
-Iliade; per sottolineare tale reference, con la Conquistata porterà il numero dei canti da 20 a
24, per ricordare il numero dei canti omerici nell’Iliade. Appartengono alla tradizione
omerica anche la valorizzazione del passato storico in quanto momento fondativo di identità
nazionale (vittoria vs troiani x i greci= conquista Gerusalemme x i cristiani) e il ruotare della
vicenda attorno ad una città assediata.
-Eneide; Tasso ne condivide la rappresentazione tragica del tema erotico, la malinconica
raffigurazione della virtù é l’importanza che il paesaggio ha in relazione hai personaggi.
-tradizione lirica, sia volgare (Petrarca, Boiardo, Ariosto), sia classica (Orazio, Catullo,
Tibullo etc).
-Petrarca; sebbene tasso oltrepassi i caratteri di scrittura posti dal petrarchismo, dello stile di
quest’ultimo prende la stretta relazione che lega dovere morale e pulsione del desiderio:
infatti, tutti i personaggi della Gierusalemme Liberata presentano una psicologia doppia, dove
una parte di loro è animata dal senso del dovere e dall'eroismo, mentre l’altra é fuorviata dalle
passioni.
-storiografia rinascimentale umanistica.
PERSONAGGI
antitesi tra personaggi pagani e cristiani: i primi si possono aprire alla salvezza datagli dalla
conversione (come Clorinda che si fa convertire da tancredi, suo uccisore nonché
spasimante), mentre i secondi sono di continuo minacciati da forze infernali, manifestandosi
con aggressioni e inganni da solo subiti. Gli eroi pagàni appaiono come espressione di un
eroismo primitivo e barbarico, e allo stesso tempo sono caratterizzati da una sinistra nobiltà e
e generosità, caratterizzazione umana volta a rendere la scena ancora più tragica.
L’irrequietezza di entrambi gli eroi, pagani e cristiani, viene accentuata dall’intreccio di
registro epico e di registro lirico-sentimentale.
-Goffredo è esente dalle tentazioni mondane che affliggono gli altri eroi cristiani e incarna il
modello di eroe controriformistico.Nonostante ciò, è destinato a vivere confinato in una
dimensione di malinconica inadeguatezza.
-Rinaldo è portatore dell’intento encomiastico del poema in quanto immaginario fondatore
della stirpe estense. Il nome viene preso dal poema cavalleresco scritto da Tasso in età
giovanile intitolato appunto Rinaldo, e di fatto, egli è il personaggio che più si avvicina alla
tradizione cavalleresca e cortese; per lui, l’unica preoccupazione sono il desiderio di onore e
di gloria, attività mentali che lo fuorviano dagli obbiettivi morali della guerra. Fu lui a
convertire la maga armida, affermando ancora una volta la superiorità del cristianesimo.
-Tancredi costituisce l’antitesi di Rinaldo, perché se questi è trascinato da slancio costruttivo
e positivo, Tancredi è suggestionato dalla propria interiorità malinconica. Sciupato
dall’amore per la guerriera pagana Clorinda, abbandona il filo della guerra per andare a
cercare l’amata e poi finisce, per ucciderla in un duello dopo averla convertita.
I personaggi femminili, sono tre, e sono tutte e tre portatrici di una inquietudine che le
avvicina ai personaggi cristiani, ai quali tutte e tre sono in un qualche modo legate.
-La maga Armida riesce ad ammaliare il paladino Rinaldo del quale é innamorata con
l’incanto erotico delle Isole Fortunate: il suo amore per questi é talmente grande che ella é
disposta a cambiare di campo. Armida rappresenta la minaccia inquietante dell’erotismo,
cedendo al quale i cavalieri cristiani si distolgono di continuo dal compimento dell’impresa
erotica.
-Clorinda, bellissima guerriera pagana, rappresenta il rifiuto della tipologia femminile
tradizionale.
-Erminia è una principessa pagana; si innamora di Tancredi, del quale è stata prigioniera.
TEMI
La Gierusalemme Liberata fonda la propria struttura narrativa sui caratteri dei personaggi, in
particolare, sui loro meccanismi dell’ interiorità: la dimensione della coscienza diventa il
luogo di incontri tra forze e valori moralmente positivi e negativi, avvolgendo il tutto in una
sfera misteriosa e inquieta. Tale zona oscura che va a decifrare la parte irrazionale dei
personaggi è posta dall’autore in antitesi con l’eroismo dei combattenti, visto come una lotta
contro l’insensatezza e all’ irrazionalità dei rapporti umani. Oltre che al tema psicologico, è
molto presente anche il tema della magia: essa rappresenta il ricorso alla dimensione
soprannaturale poiché esercitata da agenti diabolici con l’intenzione di far soccombere la
parte irrazionale dell'individuo a quella razionale. Esempio evidente ne è l'incanto della
foresta di Saron: entrandovi, ciascuno vede comparire ciò che più desidera, ed in questo
modo ogni pensiero razionale e moralmente corretto viene spazzato via dal perseguimento dei
propri interessi personali. La religione, altro tema molto importante é visto come espediente
per raggiungere la salvezza, sia personale sia del popolo. Centrale é senz’altro il tema
dell’amore, motivo conduttore del poema, del quale però Ariosto ci presenta versioni diverse:
da una parte, esso rappresenta fonte di felicità e opportunità di incontro tra uomini in totale
armonia, dall’altra incarna il mezzo delle forze oscure per arrivare all’uomo. L’amore si
contrappone dunque alla guerra, la quale, soprattutto nella Liberata, acquista la dimensione
dolorosa con la quale viene rappresentata soprattutto nei secoli successivi. Tuttavia tasso non
esprime un parere contrario, bensì decreta la necessità sul piano filosofico di usufruire della
guerra per vincere l’insensatezza della vita.
AMORE E GUERRA
La dimensione della guerra definisce la prospettiva eroica del poema e mette alla luce
l’eroismo dei paladini: essa in quanto dimensione estrema, da spazio ai vizi ed alle virtù di
manifestarsi nella loro intera essenza, e da ciò, ne deriva che la guerra oggettiva corrisponde
alla guerra contro la coscienza, dalla quale solo chi è virtuoso ne uscirà vincitore. In questo
modo Tasso afferma che la guerra è la condanna della condizione umana, condanna che però
è essenziale affinché il destino umano si realizzi. La guerra rende possibili lo sviluppo della
civiltà e della storia, ma non si presenta come soluzione radicale dei conflitti, funzione che é
affidata nel poema all’amore.
TESTI
T1 il proemio
⁃ ottava 1= protasi
⁃ ottava 2-3= annuncio della materia del poema cioè dichiarano un’implicita
dichiarazione poetica, l’invocazione alla musa
⁃ ottava 4-5= dedica al duca Alfonso II d’Este
⁃ ottava 6-10= rassegna dei principi cristiani
⁃ 11-18= racconto dell’intervento dell’arcangelo Gabriele nelle vicende di
guerra, manda Goffredo di Buglione come capo dell’esercito cristiano.
CARLO GOLDONI
Carlo Goldoni nasce a Venezia il 25 febbraio 1707. Si sposta a Perugia tra il 1719-20 per il
lavoro del padre e studia al collegio dei Gesuiti. Prosegue gli studi di filosofia a Rimini, dove
si appassiona alle commedie plautine. Nel 1721 a Chioggia fugge sulla barca di una
compagnia di comici. A Venezia esercita per un po’ con lo zio notaio. Nel 1723 viene accolto
nel prestigioso collegio Ghislieri, dove viene espulso per una satira contro le donne pavesi..
tenta di riprendere gli studi ma viene respinto e questo lo porta quasi a ritirarsi in convento.
Inizia poi una carriera amministrativa giudiziaria, passando da Chioggia a Feltre, dove si
dedica al teatro, scrivendo per il carnevale del 1730 due intermezzi (“il buon padre” “la
cantatrice”). La morte del padre costringe la famiglia a ritirarsi a Venezia, dove Carlo
riprende gli studi giuridici e si laurea a Padova.
Si trova in una situazione economica critica, quindi si sposta a Milano dove trova un impiego
e si mette poi in contatto con Giuseppe Imer, capocomico del Teatro San Samuele. Torna con
lui a Venezia e scrive varie opere per la compagnia. A Genova conosce Nicoletta Connio, la
sua futura moglie.
Nel 1737 gli viene affidata la direzione del teatro San Giovanni Crisostomo, fino al 1741. Qui
rappresenta molte delle sue opere e fa esperienza teatrale, concependo anche i funzionamenti
della sua riforma; nel ”Momolo Cortesan” infatti si nota già meno spazio per
l’improvvisazione.
La prima commedia scritta per intero fu “La donna di garbo” del 1743, dove non c’è
improvvisazione. Goldoni si ritrova incastrato in una truffa, quindi fugge di nuovo a Venezia.
Si ferma con la moglie a Pisa dove esercita come avvocato. Compone “il servitore di due
padroni”. Nel 1747 a Livorno incontra il capocomico Gerolamo Medebach con il quale si
impegna per l’anno seguente. Lavora al teatro Sant’Angelo per la compagnia di Medebach.
Qui Carlo consacra la propria fama, ma conobbe anche le prime rivalità, in particolare con
Pietro Chiari che lo aveva sostituito al San Samuele. Chiari era più tradizionalista mentre
Goldoni era illuminista e innovatore. Goldoni passò dal teatro San Luca dei fratelli
Vendramin al teatro Sant’Angelo e nel 1753 compone "la locandiera" che ha enorme
successo. Il passaggio dal San Luca fu difficile perché si trovò a lavorare in un teatro più
grande e con una compagnia ancora legata all’improvvisazione. Nel 1760 trionfa “la buona
figliola”. Viene invitato a Parigi dalla "Comédie Italienne” e Carlo si congeda dal pubblico
veneziano. In Francia scrisse “soggetti e canovacci” e nel 1765 inizia il suo servizio a corte:
Re Luigi XV gli affidò l’educazione delle sue figlie e per ben 5 anni si trasferisce a Versailles
presso la corte, abbandonando la vita teatrale. Torna poi a Parigi nel 1770 e ottiene successo
con “Il burbero benefico. Nel 1780 iniziò la stesura dei “Memories”. Morì il 6 febbraio 1793.
LOCANDIERA
Sul finire del 1752, avviandosi verso il termine della sua esperienza lavorativa con il teatro
Sant’Angelo e la compagnia di Medebach, Goldoni produce uno dei suoi più grandi
capolavori, la Locandiera.
Si suddivide in tre atti, ognuno dei quali è a sua volta formato da altrettante unità tematiche.
1. Primo atto:
● discussione tra il Conte d’Albafiorita e il Marchese di Forlipopoli. L’oggetto
del diverbio è Mirandolina. Compaiono anche il cameriere della locanda
Fabrizio e il cavaliere di Ripafratta. Le tematiche sono la differenza sociale e
la differenza tra sessi (misoginia del cavaliere)
● Mirandolina escogita un piano per punire la superbia del cavaliere, la tematica
è la seduzione.
● Terza parte, teatro dentro al teatro
2. Secondo atto: Mirandolina tenta di sedurre nuovamente il cavaliere, il quale però è
deciso a non cadere nella trappola amorosa. Mirandolina tuttavia fa finta di svenire e
il cavaliere si scopre perdutamente innamorato di lei.
3. Terzo atto: la passione dominante è la gelosia folle del cavaliere con la comparsa di
Fabrizio. Mirandolina tuttavia, una volta raggiunto il suo scopo, gli nega ogni
attenzione .
Nel finale sono radunati tutti i personaggi. Mirandolina offre la propria mano a Fabrizio; il
cavaliere esce di scena ribadendo la sua opinione sulle donne. Mirandolina promette di
tornare al lavoro nella locanda: movimento circolare che sottostà alla struttura della
commedia. L’ordine era sul punto di essere rotto, ma nulla è stato veramente cambiato.