Sei sulla pagina 1di 6

TORQUATO TASSO

VITA
-Nacque a Sorrento l’11 marzo 1544 da genitori nobili.
- Nel 1557 si trasferì con il padre alla corte dei della Rovere ad Urbino, dove venne a
contatto con l’ambiente cortigiano che era destinato a occupare un posto determinante
nella sua esperienza successiva.
-Nel 1559 seguì il padre a Venezia, dove inizia a scrivere un poema epico sulla prima
crociata, il Gierusalemme, lasciandolo però interrotto.
-Nel 1560 passò a Padova, dove intraprese e subito
abbandonò gli studi di diritto, per dedicarsi poi alla filosofia
e alla letteratura.
-Nel 1562 scrisse un poema epico di argomento
cavalleresco, il Rinaldo.
-Frequenta la vita di corte e l’accademia, altro ambiente
destinato a segnare la sua formazione.
-Nel 1565 entra nella corte di Ferrara a servizio di Luigi
D’Este, dove trascorse gli anni più sereni e più fecondi dal
punto di vista creativo: comincia la stesura della
Gerusalemme liberata.
-Conclusa la stesura del poema, Tasso entra in un grave
stato di insicurezza, di sfiducia e di confusione intellettuale
e psicologica. Sottopone così il poema all’inquisizione
ferrarese, ma nonostante il loro giudizio favorevole non riesce ad eliminare le
incertezze che lo tormentano.
-Per questi suoi sintomi inquietanti il duca lo fece rinchiudere nel convento di San
Francesco, ma egli ne fuggì.
-Inizia a viaggiare per tutta Italia (Mantova, Urbino, Torino).
-Tornato a Ferrara, non trovando l’accoglienza calorosa che si aspettava, diede in
escandescenza. Il duca lo fece rinchiudere come pazzo furioso nell’ospedale di
Sant’Anna, dove rimase ben sette anni, sino al 1586, e subì gravi sofferenze fisiche e
psichiche.
-Nel 1580 viene pubblicata la 1° edizione della
Gerusalemme liberata (incompleta e scorretta), senza il suo
assenso, e questo lo turbò profondamente.
-Nel 1586 Tasso viene liberato e trasferito alla corte di
Mantova dai Gonzaga. Ma Tasso non restò a lungo.
-Volendosi allontanare definitivamente dall’ambiente di
corte, trascorre l’ultimo periodo della sua vita tra Roma e
Napoli. Lavora intanto al rifacimento integrale del suo
capolavoro, che pubblica con il titolo di Gerusalemme
conquistata.
-Tasso, ammalatosi gravemente morì nell’aprile del 1595.

LA SUA FIGURA
Tasso incarna la figura del poeta cortigiano del Cinquecento. La sua vita si svolge
interamente nell’ambito della corte, e ad essa è legata materialmente e
intellettualmente, ma lacerato da profonde contraddizioni: se celebra la corte e si
protende verso di essa, dall’altro lato prova una segreta avversione, che si esprime nei
suoi atteggiamenti di rivolta violenta.

GERUSALEMME LIBERATA
E’ un poema eroico formato da venti canti suddivisi in ottave di versi endecasillabi.
ARGOMENTO
L’argomento, tratto dalla storia, è la conquista del Santo Sepolcro durante la prima
crociata, guidata da Goffredo di Buglione. Abbandona i temi cavallereschi e
romanzeschi. La materia storica deve stimolare la coscienza cristiana. Guarda al
modello dei poemi epici classici. Ha un intento celebrativo
e un fine didascalico (spiegare) e pedagogico (insegnare).
FASI DELLA COMPOSIZIONE
Il del poema risale agli anni
-tra il 1559 e il 1561: si ebbe il primo abbozzo (composto
116 ottave della Giesrusalemme), fu costretto ad
abbandonarlo.
-tra il 1565 e il 1575: riprese il progetto il poema fu
compiuto.
-1581:uscì a Ferrara la prima edizione, dedicata ad Alfonso
II.
-1584: esce una nuova edizione, diversa dalla precedente per alcuni interventi di
censura, riscosse subito successo.
VERISIMILE, GIOVAMENTO E DILETTO
Tasso si preoccupa di delineare l’immagine di un poema “eroico”, che si uniformi ai
canoni della precettistica contemporanea. Partendo da Aristotele, Tasso afferma che
la poesia tratta del VERISIMILE, di ciò che sarebbe potuto venire. Per ottenerlo,
deve trarre materia dalla storia, ma deve riservarsi un margine di finzione.
Tasso riconosce che la poesia non può essere separata dal DILETTO (piacere), deve
essere finalizzato al GIOVAMENTO (morale). Il diletto è assicurato dal
meraviglioso cristiano.
UNITA’ E VARIETA’, STILE SUBLIME
Tasso affronta poi il problema della costruzione formale del poema eroico. Respinge
il modello ariostesco. Il poema deve essere vario e contenere le realtà più diverse,
ma il tutto deve essere legato in una struttura unitaria. Infine Tasso tratta il
problema dello stile. Dei 3 livelli indicati dalla tradizione classica (teorizzati da
Aristotele), sublime, mediocre e umile, quello che conviene al poema eroico è quello
SUBLIME. Le parole devono essere lontane dall’uso comune.
ORGANIZZAZIONE DELLA MATERIA
Mirava a una rigorosa unità, secondo i precetti distinti da Aristotele. Anche se la
materia è varia non vi è molteplicità di azioni ma un’azione unica (l’assedio di
Gerusalemme e la conquista del Santo Sepolcro), e vi è un eroe centrale Goffredo.
Goffredo riesce a contrastare le tendenze disgregatrici, garantendo l’unità del campo
cristiano e con essa l’unità della struttura del poema. L’azione del Furioso non ha
inizio ed ha una fine solo parziale. Quella della Gerusalemme è una struttura chiusa,
che ha un principio, un mezzo e una fine.
GLI INTENTI
Tasso si presenta come il perfetto poeta cristiano, il cantore degli ideali della
Controriforma che dominano la sua epoca. In Tasso vi è una volontà conformistica,
di totale adeguazione ai codici dominanti della sua epoca. Con la Gerusalemme vuole
dare non solo il perfetto poema cristiano secondo i canoni controriformistici ma
anche il perfetto poema epico in obbedienza all’autorità di Aristotele e alle leggi della
sua Poetica.
LA REALTA’ EFFETTIVA
Si manifesta un’ambivalenza nei confronti della corte. Da un lato contempla con
ammirazione le scene in cui si manifesta la maestà del potere, dall’altro nel poema si
tradisce l’incontenibile insofferenza. Per questo il poeta si rifugia nel
vagheggiamento idilliaco di un mondo di pastori remoto dalla storia e conforme solo
alla natura, libero, semplice e autentico. All’intento di costruire un’opera tutta
ispirata ad un rigoroso didascalismo moraleggiante (spiegare le regole) si
contrappone l’attrazione per il voluttuoso, per un amore svincolato da ogni legge
morale, rivolto solo ad una ricerca del piacere dei sensi. In altri casi invece
l’amore si presenta come sofferenza e struggimento. In entrambi i casi l’amore
compromette il clima epico, in quanto impedisce ai guerrieri crociati di svolgere i
loro compiti. Nasce così una poesia soggettiva ed autobiografica, dove vi è
l’immedesimazione emotiva del poeta nei suoi personaggi. La stessa ambivalenza si
ritrova nel tema della guerra, all’esaltazione della guerra come manifestazione di
eroismo e di forza si contrappone una visione di qualcosa di atroce e disumano,
che genera sofferenza e lutto.
BIFRONTISMO
La costruzione unitaria e centripeta è costantemente messa in pericolo da tendenze
centrifughe, costituite dalle avventure individuali di eroi come Tancredi e Rinaldo,
che si allontanano dal teatro della guerra per seguire i loro oggetti del desiderio.
Bifrontismo spirituale sono contraddizioni non solo individuali del poeta, ma di
tutta l’epoca e di tutta una civiltà, che sta vivendo un tormentato processo di
transizione. Questo “bifrontismo” investe la struttura più profonda del poema, lo
scontro tra cristiani e pagani. In realtà non si tratta di uno scontro tra due religioni e
due culture diverse ma del conflitto tra due codici all’interno della stessa cultura,
quella occidentale e cristiana.
-I pagani sono i portatori di una visione laica, materialista e pluralista, tipici dei
valori rinascimentali.
-I cristiani sono i portatori dell'etica severa, autoritaria e repressiva (non accetta il
pluralismo e non tollera il diverso) della Controriforma.
I valori rinascimentali e laici vengono visti come prodotti di forze demoniache, che
minacciano di disgregare la salda unità dell’universo cristiano. I valori di
individualismo, pluralismo, edonismo, si delineano anche nel campo di battaglia
cristiano: alcuni eroi si sviano dal loro alto compito, e invece di subordinare ogni loro
impulso al fine religioso perseguono i loro fini. Queste spinte dispersive sono sentite
come errori, e sui traviamenti dei “compagni erranti” agisce la forza repressiva dei
rappresentanti del codice cristiano, Goffredo e Pier l’Eremita.
UNO E MOLTEPLICE
Nel poema è in atto un triplice scontro che si svolge su tre piani diversi:
1. cristiani contro pagani: storicamente, la cristianità infligge una sconfitta agli
infedeli.
2. cielo contro inferno: Dio ha scacciato dal cielo gli angeli ribelli, che si sono
trasformati in demoni.
3. il “capitano” contro i “compagni erranti”: Goffredo, personaggio in cui si
incarnano le istanze del codice culturale controriformistico, riporta sotto il suo
imperio coloro che hanno deviato.
La contrapposizione molteplice-uno, che è alla base della struttura ideologica e
narrativa della Gerusalemme, ha radici profonde nella coscienza del poeta. Tasso è in
realtà attratto dalla devianza, sente il fascino di tutti quei valori tipici dei pagani.
Infatti nel poema vi è un’evidente simpatia per i devianti, per i nemici, per gli
sconfitti. I personaggi “deviati” siano anche quelli artisticamente più felici, mentre
quelli che incarnano l’istanza dell’autorità religiosa sono più convenzionali e
sbiaditi, meno vivi poeticamente. Nella Gerusalemme non vi è mai equilibrio,
soluzione pacificante, ma conflitto sempre aperto.
PUNTO DI VISTA
Il punto di vista della narrazione è continuamente mobile e si colloca
alternativamente nel campo cristiano e in quello pagano.
LO SPAZIO
Nella Gerusalemme si intersecano uno spazio orizzontale, teatro di scontro tra
cristiani e pagani, e uno spazio verticale, diviso in 2 piani contrapposti, il cielo e
l’inferno. Si ripropone quindi la dimensione del trascendente. Nello spazio verticale
c’è un’opposizione di valori: cielo e inferno rappresentano il bene e il male. Anche
nello spazio orizzontale c’è un’opposizione di valori (tra bene e male, molteplice e
uno): tra Gerusalemme, sede dei pagani, e il campo dei crociati che la fronteggia. Lo
spazio terrestre è anche uno spazio limitato, la città assediata e l’accampamento
crociato, che è il centro dell’azione, in cui si svolgono la maggior parte degli eventi
narrati. I luoghi centrifughi sono quelli verso cui si dirigono i personaggi che, spinti
dalla forza del desiderio individuale, si allontanano dal centro della guerra. Lo spazio
della devianza è uno spazio idillico connotato secondo i moduli del locus amoenus
classico della poesia pastorale.
IL TEMPO
Lo sviluppo temporale è unitario, vi si inseriscono solo dei brevi flash-back, per
informare sulle vicende degli eroi che si sono allontanati dal campo. E’ anche un arco
temporale limitato, poiché non narra tutta la prima crociata dall’inizio, ma si
concentra solo sul breve periodo finale e risolutivo. Modello classico dell’Iliade, in
cui si narra solo una fase dell’assedio di Troia, quella culminante con la morte
dell’eroe troiano Ettore.

Potrebbero piacerti anche