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LUDOVICO ARIOSTO – LA VITA

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474, il primo di 10 fratelli. All’età di dieci anni si trasferisce con la
famiglia a Ferrara. Qui viene indirizzato dal padre agli studi giuridici e solo dopo alcuni anni ha il permesso di
dedicarsi agli studi umanistici. Alla morte del padre egli è costretto a dedicarsi alla cura del patrimonio e dei fratelli,
per questo accetta il capitanato della rocca di Canossa. L’anno successivo poi entra al servizio del cardinale Ippolito
d’este. Lo stesso anno prende gli ordini minori. Negli anni successivi si intensificano le sue responsabilità di
funzionario di corte. Intorno al 1506 avvia la stesura del suo capolavoro l’Orlando Furioso. Nello stesso periodo si
impegna nell’attività teatrale con la composizione di due commedie in prosa la Cassaria e i Suppositi che narrano
storie d’amore contrastato, complicate da inganni ecc. Dopo l’elezione di Leone X, Ariosto si reca a roma per rendere
omaggio al nuovo pontefice. Nello stesso anno inizia una relazione con Alessandra Benucci Strozzi ma il poeta la
sposerà in segreto per mantenere i benefici ecclesiastici. La passione amorosa per la donna ispirerà gran parte delle
Rime. Nel 1516 Ariosto pubblica la prima edizione dell’Orlando Furioso in 40 canti. A questi anni risale la
composizione delle Satire, una sorta di autobiografia morale del poeta. In seguito torna al teatro con la commedia I
Studenti e nel 1520 con Il Negromante. Nel 1521 pubblica la seconda edizione dell’Orlando Furioso. L’anno dopo si
stabilisce a Castelnuovo dove ricopre l’incarico di governatore. In seguito torna a Ferrara e vivendo di rendita si
dedica completamente all’attività letteraria. Nel 1532 pubblica la terza edizione del Furioso e nel 1533 muore per un
enterite.

IL PENSIERO
Ludovico Ariosto e l’Orlando Furioso vengono riconosciuti come l’autore e il testo più rappresentativi della cultura
umanistico-rinascimentale. In questa lettura critica, l’immagine di Ariosto soddisfatto si concilia con quella di
portavoce di un mondo felice. Lo sguardo di Ariosto su questa realtà è lucido. L’equilibrio ariostesco deriva da un
dominio di se laboriosamente conquistato. Sono da condurre alla concezione laica di Ariosto i principali temi
narrativi dell’orlando furioso: la signoria del caso, l’amore come fonte di follia ecc. L’orlando appare al lettore
un’opera aperta e coesa grazie al narratore che governa il poema attraverso l’uso dell’entrelacement (intrecciare,
sciogliere le vicende), con l’alternanza di toni e temi e la variazione di registri stilistici. Nell’orlando furioso, il poeta
accoglie la materia come un’opportunità congeniale alle aspettative e ai desideri del pubblico della corte. Ariosto
fonde i due principali cicli epici medievali, quello carolingio e quello arturiano. Ariosto si stacca dall’ideale a dai
sistemi narrativi della tradizione. Al centro della tradizione ariostesca ci sono i sentimenti e il caso che li avvicina e li
allontana. Anche l’amore narrato da ariosto conduce alla follia. Anche le opere minori di Ariosto hanno una loro
importanza, come le Satire che presentano delle analogie tematiche e stilistiche con il poema e inoltre ariosto
sperimenta la pluralità dei registri stilistici che caratterizzerà il poema stesso. L’attenzione di Ariosto nell’osservare la
realtà è evidente in tutte le sue opere. Tuttavia è sempre presente l’impegno di frenare l’impeto passionale e sono
allora i classici a offrire la concezione dell’arte come lo strumento adatto a padroneggiare l’urgenza delle passioni
attraverso la disciplina delle forme. Nell’intera opera ariostesca agisce la lettura dei classici.

LE SATIRE
La raccolta delle Satire comprende 7 componimenti scritti fra il 1517/25. La loro composizione ha inizio un anno
dopo la stesura della prima edizione del Furioso. Le satire appaiono postume nel 1534, l’anno dopo la morte del
poeta. Le satire formano una sorta di autobiografia morale del poeta, prendendo spunto da fatti di vita quotidiana.
La forma epistolare permette un atteggiamento di continuo dialogo. Ariosto sembra voler sperimentare nuove vie di
espressione alla ricerca di un equilibrio. Fra i modelli tenuti presenti dal poeta va ricordata la commedia dantesca.
Ma il modello principale è costituito dalle Satire di Orazio che rappresentano un riferimento non solo letterario ma
anche etico e psicologico: il moralismo aperto e tollerante, l’ironia, il rapporto ambivalente con il potere. Le satire
sono in tutto 7. La prima satira è indirizzata al fratello Alessandro e all’amico e prende spunto dal rifiuto di ariosto di
seguire il cardinale in ungheria. La seconda satira è indirizzata al fratello Galasso e il poeta vi descrive l’ambiente di
roma come corrotto e si sofferma a illustrare il proprio ideale di vita pacifica. La terza satira è indirizzata al cugino
Annibale e riprende gli argomenti della prima satira, delle aspirazioni del poeta che desidererebbe vivere in
tranquillità. La quarta satira è indirizzata al cugino Sigismondo e il poeta racconta del periodo di governo in
Garfagnana. La quinta satira è indirizzata al cugino Annibale in procinto di sposarsi e tratta dei rischi della vita
matrimoniale. La sesta satira è indirizzata a Pietro Bembo al quale gli chiede consiglio per un buon precettore di
greco per il figlio. È detta “satira dell’educazione”. La settima satira è una risposta al segretario Pistofilo che aveva
offerto ad Ariosto la carica di ambasciatore presso Clemente VII, ma egli rinuncia all’incarico.

L’ORLANDO FURIOSO
Intorno al 1506 Ariosto comincia la stesura dell’Orlando Furioso, poema epico-cavalleresco che riprende la vicenda
dell’Orlando Innamorato. Ariosto pubblica la prima edizione del 1516 e nel 1521 pubblica la seconda. In seguito
realizza una revisione linguistica conforme al modello di toscano illustre e aggiunge 6 canti, portando così il poema
da 40 a 46 canti. Questa terza edizione viene pubblicata nel 1532. Il poema è dedicato al cardinale Ippolito D’este.
Inoltre Ariosto aveva scritto anche altre 5 canti che non vengono però inseriti ma che vengono pubblicati
separatamente da un edizione del Furioso curata dal figlio. La trama dell’Orlando Furioso si articola intorno a 3 nuclei
narrativi: la guerra tra i cristiani e i saraceni, le avventure dei cavalieri e la follia di Orlando per amore di Angelica,
l’amore tra Ruggero e Bradamante. Ciascuno dei 3 nuclei giunge a uno scioglimento positivo: la guerra viene vinta
dai cristiani, Orlando riacquista la ragione e Bradamante e Ruggero si sposano. I tre nuclei si intrecciano in un modo
tutt’altro che lineare: la trama assomiglia a un labirinto di cui i protagonisti si smarriscono, poiché i loro propositi
cono ostacolati dal caso, dal desiderio e dalla follia. L’incessante girovagare dei personaggi è l’immagine dell’umano
“errare”. L’errare dei personaggi, il loro senso di disorientamento è anche una potente molla narrativa perché
consente all’autore di dar vita a un’intricata serie di avventure. I personaggi inseguono i loro oggetti di desiderio,
spesso smarriscono la strada. In questo modo si esprime la sfiducia di Ariosto nell’uomo di essere artefice del proprio
destino. La saggezza consiste nell’essere consapevoli della perdita di sicurezze e di riferimenti certi. Il furioso si
svolge in un universo dominato da forze incontrollate che sfuggono al dominio della logica: la razionalità ordinatrice
spetta solo al narratore. L’armonia si manifesta solo nell’invenzione fantastica. Le azioni di quasi tutti i personaggi
sono improntati sul motivo dell’inchiesta, cioè sulla ricerca di qualcuno o qualcosa. Il luogo emblematico delle
peregrinazioni ariostesche è la selva che insieme al castello di Atlante diviene nel poema la principale metafora di un
mondo caotico e impossibile da padroneggiare. La selva e il palazzo stregato si contrappongono al campo
dell’esercito. Tutti i cavalieri partono dall’accampamento e poi vi ritornano come una spinta centrifuga(li induce ad
allontanarsi) e una spinta centripeta (che li impone a tornare). Prevale però la forza di dispersione, e la fluidità della
trama determina anche la fisionomia dei personaggi. Il narratore lascia un filo, poi ne prende un altro, poi li intreccia
fino a comporre un grande arazzo narrativo. L’azione del furioso si svolge in luoghi magici, posti reale e perfino sulla
luna. Si tratta sempre di una spazialità orizzontale. Anche la linearità del tempo viene infranta. Il Furioso ha infatti
una struttura lineare-diacronica che sviluppa i tre filoni narrativi principali, e una struttura labirintico-sicnronica che
organizza le serie di vicende. Il narratore interviene nel testo in prima persona per spostarsi da una vicenda all’altra.
Ciò serve per creare la simultaneità degli eventi, creare attesa e non annoiare il lettore. Inoltre sono anche presenti
degli interventi “metaletterari” che parlano proprio della tecnica utilizzata e della sua finalità. Il poeta si rivolge a un
pubblico di ascoltatori. Ariosto riprende e utilizza i personaggi delle narrazioni cavalleresche adattandoli a incarnare
inquietudini e passioni. Caretti scrive “il poeta trasforma l’epica cavalleresca in un romanzo contemporaneo”. Al
tempo stesso i personaggi conservano un’aura di avventura grazie alla quale il poeta può costruire una macchina
narrativa. L’autore stesso subisce la potenza delle passioni, sperimenta l’incertezza e il disordine. Sono diverse anche
le scelte metriche e linguistiche. L’ottava ariostesca permette di superare la struttura ripetitiva dei cantari. Anche
l’elaborazione linguistica tende alla conciliazione tra gli opposti, tra linguaggio popolare e linguaggio aristocratico e
letterario.

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