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LUDOVICO ARIOSTO

VITA Proveniente da una famiglia nobile (il padre era a servizio dei duchi d'Este a Ferrara) si dedicò
fin da giovane allo studio della letteratura e alla formazione umanistica. Proprio a Ferrara soggiornò
per un periodo Pietro Bembo, l'intellettuale più prestigioso dell'epoca, con il quale Ariosto strinse
un rapporto di amicizia che lo portò ad essere influenzato dal letterato tanto da indirizzare la sua
produzione letteraria dal latino al volgare.
Iniziò a frequentare la corte ferrarese e divenne presto un cortigiano stipendiato per far fronte alle
necessità familiari dopo la morte del padre. Entrò successivamente al servizio del cardinale Ippolito
(destinatario dell'Orlando furioso) che gli assegnò compiti diplomatici quanto pratici che non
soddisfecero affatto l'animo poetico del poeta. Egli decise così di entrare negli ordini minori anche
per aumentare le entrate della sua famiglia.
Per un periodo di tempo Ariosto pensò di passare alla corte fiorentina che gli sembrava essere molto
più adatta alla sua crescita intellettuale, ma non riuscì nel suo intento. Avendo pubblicato la prima
edizione dell'Orlando furioso nel 1516, rimase sdegnato dal non entusiasmo dimostrato dal
cardinale Ippolito e preferì così passare al servizio del duca Alfonso che gli affidò il governo della
regione della Garfagnana. In questo compito Ariosto dimostrò una grande abilità politica che entra
in contrasto con l'immagine che il poeta desiderò lasciare di sé: dopo la sua morte (avvenuta
inseguito a complicazioni dell'enterite contratta) venne considerato un amante della vita sedentaria.
La sua abilità dello studiare le persone e del penetrare nella vita sociale sono testimoniate dalla sua
opera maggiore.
➢ L'ORLANDO FUORIOSO
Ariosto riprende la narrazione dell'Orlando innamorato di Boiardo esattamente dal punto in cui
questo la aveva interrotta. Furono pubblicate diverse edizioni dell'opera, in particolare nella terza
(pubblicata nel 1532) Ariosto adeguò la lingua ai canoni classici stabiliti da Bembo e più adatti al
gusto del Cinquecento rispetto alla scelta del dialetto fiorentino e di quello padano operato nelle
prime due edizioni ed imitazione della lingua di Boiardo. Altre modifiche consistettero nell'aggiunta
di episodi e canti, fino ad un numero di 46.
Per quanto riguarda la materia del poema, vengono ripresi i principali filoni tematici dell'Orlando
innamorato, con la fusione tra il ciclo carolingio e quello bretone; viene però evidenziata l'influenza
classica, prendendo spunto da episodi epici (come quello di Eurialo e Niso dell'Eneide) sui quali
Ariosto costruisce versioni simili amalgamandole al resto del poema.
L'opera è indirizzata ad un pubblico di cortigiani e persone colte, che però non si limitano alla sfera
della corte estense, ma ad una corte ideale del territorio italiano.
Come era stato per Boiardo, anche Ariosto utilizza la tecnica dell'entrelacement per evidenziare
l'azione del caso sull'intreccio che sostituisce la Provvidenza in una visione laica. L'intreccio
rappresenta la visione di Ariosto di una vita ideale.
Nel Proemio, Ariosto indica i principali filoni narrativi:
1)la guerra tra il re africano Agramante e Carlo Magno
2)l'amore di Orlando per Angelica che lo porta alla pazzia (riferimento a Seneca) finchè Astolfo non
recupera il senno di Orlando con un viaggio sulla luna
3)le vicende di Ruggiero e Bradamante che si concluderanno con la conversione del primo al
cristianesimo e con le nozze da cui avrà origine la casa estense (l'opera è indirizzata al cardinale
Ippolito).
Per quanto riguarda la ripresa della materia cavalleresca, Ariosto non crede come Boiardo che i
canoni e i valori cavallereschi possano essere attualizzati e visti nell'ambito della corte: si limita a
guardare al passato con nostalgia e a distaccarsi dal mondo cavalleresco. Analizzando questo mondo
si può possono pur sempre ritrovare le passioni e le aspirazioni degli uomini contemporanei di
Ariosto e attraverso la tecnica dell'abbassamento dei toni epici dei personaggi parte la riflessione
sulla natura reale del comportamento degli uomini del tempo. L'ironia di Ariosto appare così
indispensabile per poter guardare quest'opera da un punto di vista etico-filosofico: abbassando i toni
epici e portando i personaggi ad una dimensione quotidiana emergono i caratteri universali
del'uomo

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