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NOVITA’

Ludovico Ariosto ha un concetto particolare dell’artista e della letteratura. Ariosto riprende la


prospettiva laica di Boccaccio, la sua consapevolezza della relatività dei fatti e dei valori, e se un
primato si sente ancora di assegnare alla scrittura è appunto quello derivante dalla capacità di
mettere in scena tale relatività. La posizione che assume Ariosto nei confronti della politica è una
tensione costante e consapevole con le condizioni date all’operato dell’intellettuale e dello scrittore.
L’aspirazione a una vita serena di studi e rapporti umani sinceri esprime un bisogno di autenticità
cui si oppone la collocazione marginale e contradditoria dell’intellettuale nella civiltà delle corti.

VITA
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia l’8 settembre 1474. Il padre comanda il presidio militare
degli Estensi a Reggio; la madre è una nobildonna di Reggio. L’infanzia è segnata da frequenti
trasferimenti del padre. Dopo i primi impegni con precettori, il poeta è avviato agli studi giuridici
per volontà del padre. Nel 1494, Ludovico ottiene infine dal padre di dedicarsi per intero agli studi
umanistici. Dal 1497 è accolto alla corte estense, dalla quale riceve uno stipendio. Il padre muore
nel 1500 e interrompe la felice condizione di ozi letterari. Nel 1503, tornato a Ferrara, viene assunto
al servizio del cardinale Ippolito e prende gli ordini minori per ottenere dei benefici. Nello stesso
periodo in cui compiva i primi spostamenti e viaggi al servizio e per conto del cardinale Ippolito,
scrive le prime commedie: i Suppositi e la Cassaria. Nel 1516 esce la prima edizione dell’Orlando
furioso, in quaranta canti; il successo è grande e immediato. Nel 1517 taglia i rapporti con Ippolito e
nel 1518 entra a servizio presso il duca Alfonso d’Este. I fatti sono narrati nelle Satire. Nel 1532 il
Furioso ha una nuova edizione ampliata a 46 canti e interamente rivisto nello stile. Muore a Ferrare
nel 1533.

LE LETTERE
Quello di Ariosto non può nemmeno considerarsi un vero e proprio epistolario nel senso almeno
che gli manca ogni requisito di organicità e di costruzione letteraria. L’epistolario ariostesco non
destò alcun interesse. La forza e l’interesse di queste lettere consistono, in primo luogo, proprio
nella schietta capacità di introdurre al mondo psicologico, intellettuale, affettivo dell’autore,
risultando ridotto al minimo il filtro distanziatore della scrittura. C’è poi un interesse documentario:
le lettere ci permettono di conoscere meglio alcuni aspetti della biografia e della formazione del
poeta. Infine non è assente un interesse veramente letterario: la grande capacità ariostesca di
rappresentare persone e fatti, di narrare con semplicità e vivacità, determina lo spessore umano e
avventuroso di queste pagine.

LA PRODUZIONE LIRICA
La produzione lirica di Ariosto si può dividere in due sezioni: una in latino e una in volgare. Le 67
liriche latine appartengono quasi tutte agli anni della giovinezza; prevalgono componimenti di tema
erotico, propensi a un tono leggero e sensuale che mostra nonostante tutto la personalità ariostesca,
non mancano epigrammi e epitaffi e testi di carattere erudito. La produzione lirica volgare, che
consta di 87 componimenti. Interessante è la libertà e l’originalità con la quale Ariosto interpreta il
rapporto con la tradizione. Costante è per esempio il riferimento ai modelli classici (Properzio,
Tibullo, Orazio, Catullo), che determinano l’alleggerimento dello stile lirico ariostesco. La lirica
ariostesca si nutre dunque di una stagione che precede la canonizzazione del modello di Petrarca, e
può mostrare per esempio una libertà descrittiva, anche nella rappresentazione del paesaggio, che
diverrà impensabile dopo Bembo. La libertà e l’apertura nella riutilizzazione di Petrarca consentono
infine recuperi dalla lirica italiana più antica, stilnovistica e pre-stilnovistica.

LE SATIRE
Ariosto scrisse 7 satire che traggono ispirazione da eventi biografici e rispondono perlopiù a un
bisogno di difendersi o di affermare il proprio punto di vista. Essendo riferite a persone reali, la
struttura è dialogica e perfino teatrale nella quale prende corpo e si oggettiva un bisogno soggettivo
di chiarezza e di riflessione.

IL TEATRO
Due commedie in prosa e in versi, cioè in due versioni diverse, e tre commedie solamente in versi.
Il problema cui ariosto tentò di dare soluzione con le proprie opere teatrali fu quello di innalzare il
decoro letterario delle rappresentazioni senza rinunciare alla loro vivacità e immediatezza. La
risposta a questa esigenza fu innanzitutto il recupero della commedia classica latina.

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