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XIII.

La Vita

A4 Un nuovo modello di individuo (e di scrittore)

a prospettiva del racconto, che ha, come centro, la maturazione definitiva


L
La specificità della quarta parte
rispetto alle prim e tre
dell’io personaggio, spiega la differenza fra le prime tre epoche e la quarta.
Mentre i fatti anteriori al rivelarsi della vocazione sono finalisticamente orga­
nizzati in rapporto a essa, gli eventi posteriori si accumulano come in una cro­
naca; mentre nelle prime tre epoche il criterio ideologico e valutativo dell’io nar­
rante è molto distante da quello dell’io personaggio, nella quarta tale scissione
tende ad annullarsi. Di qui l’impressione di maggior staticità che suscita il rac­
conto dei fatti successivi al 1775.
Un carattere e una sensibilità Tuttavia il carattere dell’io personaggio appare formato nei suoi aspetti ge­
che annunciano il Romanticismo
nerali già prima della conversione. Fu proprio il modello di individuo che emer­
ge dalla Vita a colpire i lettori dell’epoca romantica. Come il W erther di Goethe
o la Nuova Eloisa e le C onfessioni di Rousseau, anche la Vita annuncia una nuo­
va sensibilità. L’io alfieriano ha caratteri che anticipano la concezione romanti­
ca dell’uomo: la forza delle passioni, il rifiuto della mediocrità, delle convenzio­
ni e dei limiti imposti dalla società, la noia, la malinconia, l’«insofferenza dello
stare» e «la smania dell’andare», il nuovo rapporto con il paesaggio, l’amore per
la musica («il più potente e indomabile agitatore dell’animo, cuore e intelletto
mio»), l’attenzione all’infanzia, l’inclinazione alla solitudine. Questa è la ragio­
ne principale della fortuna di Alfieri presso le generazioni successive.
La conversione trasforma un giovane aristocratico dedito a una vita ozio­
sa in un letterato. Alfieri celebra la propria ascesa al ruolo di poeta. Diventare
poeta significa uscire dalle convenzioni sociali, esprimere se stessi in forma ar­
tistica e praticare quella libertà solitaria e aristocratica che Alfieri aveva già de­
finito ed esaltato nei trattati Della tirannide e D el principe e d elle lettere (cfr. §
U n’idea eroica dello scrittore 3 nel cap. precedente). Nella Vita Alfieri continua a proporre la sua idea eroi­
ca dello scrittore come individuo isolato, estraneo a ogni istituzione e soprat­
tutto alla corte, il quale, ispirato dal «forte sentire», parla a nome dell’intera
umanità.

viifoflco
Una nuova concezione del letterato:
Alfieri, Metastasio e la vita di corte
[Epoca III, cap. Vili]

l rifiuto della società di ancien régime e la nuova concezione d el rapporto con


I l’autorità si m anifestano n el giova n e A lfieri già prima della sua con version e alla
letteratura. Il carattere indipendente e anticonform ista d ell’io person aggio vien e
tratteggiato con moltai chiarezza in due episodi. Nel 1769, a v en t’anni, egli viaggia
attraverso l’Austria e la Germania. Si ferm a alcune settim ane a Vienna e fa visita
a ll’im peratrice d ’Austria, Maria Teresa, n el ca stello d i Schònbrunn. In questa
occasione vien e colpito negativam ente dal gesto di Metastasio, poeta di corte, ch e
si gen u flette servilm en te di fro n te all’imperatrice. Giunto in Prussia egli non esita
a rivolgere una battuta priva di riguardo al m inistro d el re, alludendo pesantem en-
Il autoritarismo e al m ilitarismo di quello stato.
P R I M O P IA N O
L E R IF O R M E E LE R IV O L U Z IO N I: IL L U M IN ISM O E N E O C L A S SIC ISM O ( 1 748-1815!

O ttenuta la solita indispensabile e dura permissione del re,1 partii nel maggio
del 1769 a bella prima2 alla volta di Vienna. Nel viaggio, abbandonando l’incari­
co noioso del pagare al mio fidatissimo Elia,3io cominciava a fortemente riflette­
re su le cose del mondo; ed in vece di una malinconia fastidiosa ed oziosa, e di
5 quella mera impazienza di luo’g o/che mi aveano sempre incalzato nel primo
viaggio, in parte da quel mio innamoramento,4 in parte da quella applicazione
continua di sei mesi in cose di qualche rilievo,5 ne avea ricavata un’altra malinco­
nia riflessiva e dolcissima. Mi riuscivano in ciò di non picciolo aiuto (e forse
devo lor tutto, se alcun poco ho pensato dappoi) i sublimi Saggi del familiarissi­
10 mo Montaigne, i quali divisi in dieci tometti,6 e fattisi miei fidi e continui compa­
gni di viaggio, tutte esclusivamente riempivano le tasche della mia carrozza. Mi
dilettavano ed instruivano, e non poco lusingavano anche la mia ignoranza e
pigrizia, perché aperti così a caso, qual che si fosse il volume, lettane una pagina
o due, lo richiudeva, ed assai ore poi su quelle due pagine sue io andava fantasti­
15 cando del mio. Ma mi facea bensì molto scorno quell’incontrare ad ogni pagina
di Montaigne uno o più passi latini, ed essere costretto a cercare l’interpretazio­
ne nella nota, per la totale impossibilità in cui mi era ridotto d’intendere neppu­
re le più triviali citazioni di prosa, non che le tante dei più sublimi poeti. E già
non mi dava neppur più la briga di provarmici, e asinescamente7 leggeva a dirit­
20 tura la nota. Dirò più; che quei sì spessi squarci dei nostri poeti primari italiani
che vi s’incontrano, anco venivano da me saltati a piè pari, perché alcun poco mi
avrebbero costato fatica a benissimo intenderli.8 Tanta era in me la primitiva
ignoranza, e la desuetudine9 poi di questa divina lingua, la quale in ogni giorno
più andava perdendo.
25 Per la via di Milano e Venezia, due città ch’io volli rivedere; poi per Trento,
Inspruck, Augusta, e Monaco, mi rendei a Vienna, pochissimo trattenendomi in
tutti i suddetti luoghi. Vienna mi parve avere gran parte delle picciolezze10 di
Torino, senza averne il bello della località.11 Mi vi trattenni tutta l’estate, e non vi
imparai nulla. Dimezzai il soggiorno, facendo nel luglio una scorsa fino a Buda,
30 per aver veduta12 una parte dell’Ungheria. Ridivenuto oziosissimo, altro non
faceva che andare attorno13 qua e là nelle diverse compagnie; ma sempre ben
armato contro le insidie d’Amore. E mi era a questa difesa un fidissimo usber­
go14 il praticare il rimedio commendato da Catone.15 Io avrei in quel soggiorno
di Vienna potuto facilmente conoscere e praticare16 il celebre poeta Metastasio,
35 nella di cui casa ogni giorno il nostro ministro, il degnissimo conte di Canale,
passava di molte ore la sera in compagnia scelta di altri pochi letterati, dove si
leggeva seralmente1' alcuno squarcio di classici o greci, o latini, o italiani. E
quell’ottimo vecchio conte di Canale, che mi affezionava,18 e moltissimo compa­
tiva i miei perditempi, mi propose più volte d’introdurmivi. Ma io, oltre all’esse­
40 re di natura ritrosa, era anche tutto ingolfato19 nel francese, e sprezzava ogni
libro ed autore italiano. Onde quell’adunanza di letterati di libri classici20 mi

1 Ottenuta la solita...re: un to: si riferisce al suo amore per 8 perché alcun poco...inten­ 15 il rimedio...Catone: andare
nobile piemontese, qual era Alfie­ una nobile olandese, durante il viag­ derli: perché, a [volerli] intendere in un postribolo; commendato:
ri, doveva ottenere il permesso gio all'Aia del 1768. bene, m i sarebbero costati un po' lodato. La fonte di Alfieri è Orazio
(permissione) del re di Sardegna 5 quella applicazione...rilie­ (alcun poco) di fatica. (Satire I, 2, vv. 21-5).
prima di recarsi all'estero, fatto vo: fra il primo viaggio del 1766-68 9 desuetudine: mancanza di 16 praticare: frequentare.
umiliante (cfr. dura) per un animo e il secondo, cominciato nel mag­ abitudine. 17 seralmente: di sera.
fiero come quello di Alfieri. gio del 1769, Alfieri aveva trascor­ 18 mi affezionava: m i si affe­
10 picciolezze: piccoli spazi.
2 a bella prima: per la prima so sei mesi a Torino, dedicandosi zionava.
volta. 11 località: posizione.
fra l'altro alla lettura di Plutarco, 19 ingolfato: avvolto.
3 abb and on and o l'in c a ri­ Montaigne, Rousseau e Voltaire. 12 per aver veduta: in modo
20 letterati di libri classici: i
co...Elia: lasciando la noiosa am­ 6 tom etti: piccoli tomi, cioè da vedere.
«letterati di libri classici» vengono
ministrazione delle spese al mio 'volumetti'. 13 attorno: in giro. contrapposti probabilmente ai lettori
fidatissimo [servitore1 Elia. 7 asinescamente: come un 14 un fidissimo usbergo: una di romanzi francesi, considerati al­
4 da quel mio innamoramen- asino. difesa m olto sicura. l'epoca prodotti letterari di consumo.

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parea dover essere una fastidiosa brigata di pedanti. Si aggiunga, che io avendo
veduto il Metastasio a Schoenbnm n nei giardini imperiali fare a Maria Teresa la
genuflessioncella di uso,21 con una faccia sì servilmente lieta e adulatoria, ed io
45 giovenilmente plutarchizzando,22 mi esagerava talmente il vero in astratto,23 che
io non avrei consentito mai di contrarre né amicizia né familiarità con una Musa
appigionata2,4 o venduta all’autorità despotica da me sì caldamente abborrita.25
In tal guisa io andava a poco a poco assumendo il carattere di un salvatico pen­
satore; e queste disparate accoppiandosi poi con le passioni naturali all’età di
50 vent’anni e le loro conseguenze naturalissime,26 venivano a formar di me un
tutto assai originale e risibile.
Proseguii nel settembre il mio viaggio verso Praga e Dresda, dove mi tratten­
ni da un mese; indi a Berlino, dove dimorai altrettanto. All’entrare negli stati del
gran Federico,27 che mi parvero la continuazione di un solo corpo di guardia, mi
55 sentii raddoppiare e triplicare l’orrore per quell’infame mestier militare,28 infa­
missima e sola base dell’autorità arbitraria,29 che sempre è il necessario frutto di
tante migliaia di assoldati satelliti.30 Fui presentato al re. Non mi sentii nel veder­
lo alcun moto né di maraviglia né di rispetto, ma d’indegnazione bensì e di rab­
bia; moti che si andavano in me ogni giorno afforzando e moltiplicando alla vista
60 di quelle tante e poi tante diverse cose che non istanno come dovrebbero stare, e
che essendo false si usurpano pure la faccia e la fama di vere. Il conte di Finch,
ministro del re, il quale mi presentava, mi domandò perché io, essendo pure in
servizio del mio re, non avessi quel giorno indossato l’uniforme. Risposigli: «Per­
ché in quella corte mi parea ve ne fossero degli uniformi abbastanza». Il re mi
65 disse quelle quattro solite parole di uso; io l’osservai profondamente, ficcandogli
rispettosamente gli occhi negli occhi; e ringraziai il cielo di non mi aver fatto
nascer suo schiavo.31 Uscii di quella universal caserma prussiana verso il mezzo
novembre,32 abbonendola33 quanto bisognava.

21 di uso: fra i letterati di corte; 24 appigionata: data in affitto. re di Prussia dal 1740 al 1786. della libertà naturale degli uomini
«genuflessioncella» (cioè 'piccolo 25 abborrita: rifiutata con vio­ 28 l'orrore...militare: Alfieri, attraverso la forza, cioè l'esercito.
inchino') è un "alfierisrmo" (cfr. B 3). lenza e disprezzo. come nobile, era di fatto un mem­ 30 assoldati satelliti: sudditi
22 giovenilmente plutarchiz­ 26 e queste disparate...na­ bro d e ll'e s e rc ito p ie m o n te se . assunti alle proprie dipendenze
zando: imitando, con impeto e in­ turalissime: e accoppiandosi que­ L'«orrore per quell'infame mestier come soldati.
genuità giovanili, il comportamento ste passioni singolari alle passioni militare» nasce anche dalla pro­ 31 suo schiavo: suo suddito,
degli eroi di Plutarco. Plutarchiz­ naturali dell'età e alle loro conse­ pria condizione di suddito costret­ cioè 'prussiano'.
zando è un "neologismo alfieriano. guenze più che naturali. Si noti to a prestare servizio al re. 32 il m ezzo novem bre: la
23 mi esagerava...in astrat­ l’*ellissi («queste disparate [pas­ 29 dell'autorità arbitraria: del­ metà di novembre.
to: esageravo, in modo astratto, la sioni)», «passioni naturali»). la sovranità del re-tiranno, arbitraria 33 abborrendola: rifiutandola
vera portata di quel gesto. 27 gran Federico: Federico II, perché fondata sulla negazione con violenza e disprezzo.

G U ID A ALLA LETTURA

Le qualità dell'io personaggio in attesa della "conversione" ■ ■ Il racconto


degli eventi che precedono la conversione serve spesso a evidenziare alcuni tratti
del carattere dell’io personaggio che avrebbero trovato la loro completa realizzazio­
ne solo dopo il 1775. Nel primo paragrafo l'io narrante accenna al tem a dell'inquie­
tudine, dell'incapacità di trovare soddisfazione. Nel secondo e nel terzo mostra,
attraverso due aneddoti significativi, come la contestazione de\Yancien régim e e il
desiderio di libertà fossero passioni naturali della sua personalità, e demarca in
modo evidente l i distanza fra il personaggio principale, futuro letterato-eroe, e l'in­
tellettuale di corte (rappresentato da Metastasio).

Lo stile: due diverse form e di ironia M i Da un punto di vista stilistico, occorre


notare che nel brano sono presenti due form e di ironia. La prima, bonaria, è rivolta
co n tro l'io personaggio e colpisce la sua passionalità giovanile e ingenua. La

P R IM O P IA N O A . La s tru ttu ra e i te m i
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L E RIF O R M E E L E R IV O L U Z IO N I: ILL U M IN ISiM O E N E O C L A S SIC ISM O 117 4 8 -1 8 1 5 1

seconda — dem istificatoria — attacca il servilism o di M etastasio e la tirannide


prussiana. La prima si rivolge contro l'espressione ancora immatura di tendenze e
inclinazioni che il personaggio, crescendo, avrebbe m antenuto e rafforzato; la
seconda intende invece criticare in modo definitivo la società di corte. Entrambe
si m anifestano attraverso definizioni perentorie («il carattere di un salvatico pen­
satore», «la continuazione di un solo corpo di guardia», «quella universal caser­
ma») e attraverso gli «alfierismi» («genuflessioncella d'uso», «giovanilm ente plu-
tarchizzando»).

ESERCIZI

1 Dal giudizio severo che l'autore pronuncia sugli altri (in particolare su Metastasio)
traspare l'ideale del futuro scrittore. Cerca di delinearlo.

Cataloga i passi in cui più scoperta è l'ironia dell'autore e distingui le diverse


modalità (bonaria o caustica) i cui si esplica il procedim ento ironico.

3 Osserva nello stile la mescolanza di modi aulici e familiari, la tendenza all'originalità


lessicale (cfr. la coniazione di parole nuove) e alla misura sintattica.

Un autoritratto all’epoca della conversione alla letteratura


e alcune importanti osservazioni di poetica
[Epoca IV, cap. I]

a con version e d i A lfieri alla letteratura non è un even to istantaneo, ma un


L processo ch e dura alcuni anni, dai prim i tentativi d i poesia d el 1773 alla d eci­
sion e definitiva, presa n el 1775. Con la scoperta della vocazione com incia u n ’altra
fa se della Vita.
Il prim o capitolo d ell’epoca quarta si apre con un autoritratto n egli anni d el
cam biam ento e p rosegu e con il racconto d egli studi intrapresi da A lfieri p er rim e­
diare agli «anni di ineducazione» perduti.

E c c o m i ora dunque, sendo in età di quasi anni ven zette, 1 entrato nel duro
impegno e col pubblico e con me stesso, di farmi autor tragico. Per sostenere
una sì fatta tem erità,2 ecco quali erano per allora i miei capitali.
Un animo risoluto, ostinatissimo, ed indomito; un cuore ripieno ridondan-
5 te3 di affetti di ogni specie tra’ quali predominavano con bizzarra mistura l’a­
more e tutte le sue furie, ed una profonda ferocissima rabbia ed abborrimento"1
contra ogni qualsivoglia tirannide. Aggiungevasi poi a questo semplice istinto
della natura mia, una debolissima ed incerta ricordanza5 delle varie tragedie
francesi da me viste in teatro molti anni addietro; che debbo dir per il vero, che
10 fin allora lette non ne avea mai nessuna, non che meditata; aggiungevasi una
quasi totale ignoranza delle regole dell’arte tragica, e l’imperizia6 quasi che to­
tale (come può aver osservato il lettore negli addotti squarci)7 della divina e ne-

1 venzette: ventisette. 4 abborrim ento: rifiu to vio- 7 negli addotti squarci: negli
2 sì fatta temerità: un 'impresa lento e pieno di disprezzo. esempi portati. Alfieri si proponeva di
temeraria. 5 ricordanza: ricordo. trascrivere in fondo alla pagina alcuni
3 ridondante: traboccante. 6 imperizia: incapacità. esempi delle sue prime composizioni.

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cessarissima arte dèi bene scrivere e padroneggiare la mia propria lingua. Il tut­
to poi si ravviluppava8 nell’indurita scorza di una presunzione, o per dir meglio,
petulanza9 incredibile, e di un tale impeto di carattere, che non mi lasciava, se
non se a stento e di rado e fremendo, conoscere, investigare, ed ascoltare la ve­
rità. Capitali, come ben vede il lettore, più adatti assai per estrarne un cattivo e
volgare principe, che non un autor luminoso.
Ma pure una tale segreta voce mi si facea udire in fondo del cuore, ammo­
20 nendomi in suono anche più energico10 che noi faceano i miei pochi veri
amici: «E ’ ti convien di necessità retrocedere, e per così dir, rimbambire,11 stu­
diando ex p rofesso 12 da capo la grammatica, e susseguentemente tutto quel che
ci vuole per sapere scrivere correttamente e con arte». E tanto gridò questa
voce, ch’io finalmente mi persuasi, e chinai il capo e le spalle. Cosa oltre ogni
25 dire dolorosa e mortificante, nell’età in cui mi trovava, pensando e sentendo
come uomo, di dover pure ristudiare, e ricompitare13 come ragazzo. Ma la
fiamma di gloria sì avvampante14 mi tralucea, e la vergogna dei recitati spropo­
siti15 sì fortemente incalzavami per essermi quando che fosse tolta di dosso,
ch’io a poco a poco mi accinsi ad affrontare e trionfare di codesti possenti non
30 meno che schifosi ostacoli.
La recita della Cleopatra mi avea, come dissi, aperto gli occhi, e non tanto
sul demerito intrinseco di quel tema per se stesso infelice, e non tragediabile16da
chi che si fosse, non che da un inesperto autore per primo suo saggio;1' ma me
gli avea ancor spalancati a segno di farmi ben bene osservare18 in tutta la sua
35 immensità lo spazio che mi conveniva percorrere all’indietro, prima di potermi,
per così dire, ricollocare alle mosse,19 rientrare nell’aringo,20 e spingermi con
maggiore o minor fortuna verso la meta. Cadutomi dunque pienamente dagli
occhi quel velo che fino a quel punto me gli avea sì fortemente ingombrati, io
feci con me stesso un solenne giuramento: che non risparmierei oramai né fatica
40 né noia nessuna per mettermi in grado di sapere la mia lingua quant’uomo d’Ita­
lia. E a questo giuramento m’indussi, perché mi parve, che se io mai potessi
giungere una volta al ben dire, non mi dovrebbero mai mancare né il ben ideare,
né il ben comporre.21 Fatto il giuramento, mi inabissai nel vortice grammatiche-
vole,22 come già Curzio nella voragine, tutto armato, e guardandola.23 Quanto
45 più mi trovava convinto di aver fatto male ogni cosa sino a quel punto, altrettan­
to mi andava tenendo per certo24 di poter col tempo far meglio, e ciò tanto più
tenendone quasi una prova evidente nel mio scrigno. E questa prova erano le
due tragedie, il Filippo , ed il P olinice , le quali già tra il marzo e il maggio di quel­
l’anno stesso 1775, cioè tre mesi circa prima che si recitasse la Cleopatra, erano
50 state stese da me in prosa francese; e parimente lette da me ad alcuni pochi, mi
era sembrato che ne fossero rimasti colpiti. Né mi era io persuaso di quest’effet-

8 si ravviluppava: si richiudeva. scritta durante la fase di passaggio 20 rie n tr a re n e ll'a rin g o : difficoltà delle regole della lingua
9 petulanza: arroganza. dalla vita oziosa all'impegno lette­ l'aarengo» è il luogo in cui si riuni­ italiana, e prepara la ‘ similitudine
10 in suono...energico: con rario, viene giudicata impresenta­ vano in assemblea i cittadini dei successiva, anch'essa ironica.
bile (uno «sproposito»), perché comuni medievali. L'espressione L'aggettivo «grammatichevole» è
accenti anche più energici.
composta quando l'autore non co­ alfieriana significa: 'ritornare al luo­ un ‘ neologismo alfieriano, un "al-
11 rimbambire: tornare bam­ nosceva bene né le regole dell'ar­ go in cui si prendono le decisioni’, fierism o" (cfr. B 3).
bino. te tragica, né la lingua letteraria ovvero: 'ridiscutere i fondamenti 23 come già...guardandola: lo
12 ex professo esauriente­ italiana. In effe tti ebbe un certo della propria attività'. storico latino Tito Livio racconta che
mente] lat. successo. i 21 che se io mai...com por­ l'eroe romano Curzio si gettò, ar­
13 ricompitare: risillabare. 16 non tragediabile: inadatto re: che, se fossi riuscito a espri­ mato e a cavallo, in una grande vo­
14 avvam pante: fia m m e g ­ alla tragedia. m erm i bene, sicuramente non m i ragine che un terremoto aveva aper­
giante. 17 per primo suo saggio: co­ sarebbe poi mancata la capacità to nel Foro e che, secondo l'oraco­
15 la vergogna...spropositi: me sua prima prova. di ideare e di comporre bene. lo, si sarebbe richiusa solo se i ro­
si riferisce alla tragedia Cleopatra, 18 a segno...osservare: a tal 22 nel vortice grammatiche- mani vi avessero sacrificato ciò che
composta fra ¡1gennaio del 1774 e punto da farmi osservare perbene. vole: nel vortice della grammatica. costituiva la forza della città.
il giugno del 1775, e recitata il 16 19 ricollocare alle mosse: ri­ È detto ironicamente: la ‘ metafo­ 24 mi andava tenendo per
giugno 1775 a Torino. L'opera, tornare al punto di partenza. ra del vortice vuole esprimere la certo: ero sicuro.
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to perché me l’avessero più o meno lodate; ma per l’attenzione non finta né


comandata, con cui le avevano di capo in fondo ascoltate, e perché i taciti moti
dei loro commossi aspetti mi parvero dire assai più che le loro parole. Ma per
55 mia somma disgrazia, quali che si fossero quelle due tragedie, elle si trovavano
concepire e nate in prosa francese, onde rimanea loro lunga e difficile via da cal­
carsi,25 prima ch’elle si trasmutassero in poesia italiana. E in codesta spiacevole e
meschina lingua le aveva io stese, non già perché io la sapessi, né punto ci pre­
tendessi,26 ma perché in quel gergo da me per quei cinque anni di viaggio esclu-
60 sivamente parlato, e sentito, io mi veniva a spiegare un po’ più, ed a tradire un
po’ meno il pensiero mio; che sempre pur'mi accadeva, per via di non saper nes­
suna lingua, ciò che accaderebbe ad un volante2' dei sommi d’Italia, che trovan­
dosi infermo,28 e sognando di correre a competenza29 de’ suoi eguali o inferiori,
null’altro gli mancasse ad ottener la vittoria se non se le gambe.

25 calcarsi: percorrersi. 27 un volante: era ¡1 servito- strada.


26 né punto ci pretendessi: re che precedeva di corsa la car- 28 infermo: malato.
né [perché] pretendessi affatto [di rozza del padrone, portando una 29 a competenza: in compe-
saperla]. fiaccola accesa per illuminare la tizione

GUIDA ALLA LETTURA

La m aturazione del personaggio ■ ■ L'autoritratto incluso nella prima parte del


brano riprende e completa l'im m agine preromantica che Alfieri aveva dato di sé in
altri passi della Vita. C'è ancora, soprattutto nell'ultim a parte del secondo capo­
verso («Il tu tto poi si ravviluppava...un autor luminoso»), una distanza ironica e
critica fra l'io narrante e l'io personaggio, dovuta al fa tto che la conversione non è
ancora avvenuta per intero e che il giovane Alfieri non ha ancora imparato ad auto-
correggersi, ad apprendere dagli altri e a vincere la sua «petulanza incredibile».
Tuttavia, già n e ll'u ltim o periodo del terzo capoverso, questa scissione sembra
ricomposta.
La prima decisione letteraria di Alfieri riguarda la lingua, ovvero la tradizione lettera­
ria e culturale alla quale appartenere. Egli vuole essere un autore italiano. Per que­
sto deve da una parte dimenticare il francese, la lingua di cultura più diffusa nel­
l'Europa del Settecento: dall'altra deve imparare l'italiano e appropriarsi della sua
tradizione poetica.

ESERCIZI

1 Ricostruisci le tappe dell'apprendistato letterario dell'autore.

Definisci l'autoritratto in cui Alfieri completa l'im m agine di sé che è andato


tracciando nel corso della Vita.

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