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La giovinezza
I primi anni di vita di Tasso sono segnati da eventi drammatici che lasciano
tracce profonde nella sua personalit. la sua famiglia vive in una condizione
di dipendenza e precariet, in continuo spostamento. lo accompagnano la
madre e la sorella Cornelia, il padre Bernardo invece lontano dalla
famiglia, esiliato dal reame. Bernardo dichiarato bandito e spogliato di
tutti i suoi beni. La madre muore improvvisamente per cause mai chiarite.
Questa perdita terribile sigilla un periodo drammatico in cui Torquato
sperimenta la fragilit del nucleo familiare e soffre le conseguenze dei
violenti conflitti politico-religiosi che dividono l'Italia del tempo.
Nel 1556 comincia per Torquato un periodo di grande mobilit. l'unico punto
fermo, in questi anni, rappresentato dalla figura del padre, che svolge un
ruolo decisivo nell'educazione del giovane e nella nascita della sua
vocazione letteraria. introduce il figlio negli ambienti intellettuali e nel vivo
dibattito letterario del tempo. assieme al padre conosce in pochi anni alcuni
dei principali centri della cultura italiana. oltre all'ampiezza geografica
colpisce la variet delle istituzioni con cui Tasso entra in contatto: la corte,
con cui avr sempre un rapporto privilegiato ma problematico.
Tensione latente: pur riconoscendo e celebrando la superiorit assoluta
del rango, il poeta aspira a una forma di impossibile parit con i suoi signori
attraverso l'amicizia e lo scambio intellettuale, e il desiderio di
riconoscimento letterario complicato in lui da sentimenti di rivalit e
tentazioni di rivolta.
Il pubblico cortigiano agli occhi di Tasso il destinatario ideale, laico,
raffinato, colto.
Nel 1559-60 Tasso risiede a Venezia, dove il padre sta allestendo l'edizione
delle sue Rime e del suo enorme poema cavalleresco, l'Amadigi di Gaula.
l'incontro con un'altra concezione della letteratura, pragmatica, eclettica, la
scoperta di un pubblico ben pi ampio di quello cortigiano, meno raffinato,
ma capace di determinare il riconoscimento immediato o l'oblio di un autore.
A Padova nel 1564 entra nell'Accademia degli Eterei, promossa da Scipione
Gonzaga, al quale lo lega una delle amicizie pi durature della sua vita.
Nella formazione universitaria, Tasso conta lo studio approfondito dell'opera
di Aristotele, condotto sotto la guida di interpreti come Sigonio e
Piccolomini. Allora soprattutto la Poetica di Aristotele ad attirare
l'attenzione degli intellettuali, ispirando un tentativo vasto e meticoloso di
codificazione dei generi letterali.
Gerusalemme
Dibattito: l'Orlando Furioso, amatissimo dal pubblico, oggetto di
innumerevoli imitazioni e continuazioni, si rivela refrattario alle categorie
che l'aristotelismo va imponendo nella codificazione classicista dei generi. I
suoi difensori sono Cinzio e Pigna. A Venezia la strategia difensiva consiste
nel dimostrare la perfetta conformit del poema ai modelli dell'epica
classica e alle regole della morale.
In quegli anni il modello ariostesco comincia a sembrare inadeguato a molti
autori di formazione classicista che aspirano a restaurare la grandezza
originaria del genere epico attraverso l'emulazione dei poemi greco-latini.
Trissino con il poema L'Italia liberata dai Goti si trova in aperta
opposizione con Ariosto, sceglie di raccontare un evento storico preciso, in
una forma che sia al tempo stesso rispettosa delle regole aristoteliche e
fedele per al modello dell'Iliade.
Il poema incompiuto di Tasso vuole raccontare un episodio storico preciso, la
A Ferrara
Il periodo ferrarese si pu dividere in due parti: fino al 1571 Tasso al servizio
del cardinale Luigi, mentre a partire da quell'anno diventa cortigiano
stipendiato del duca Alfonso II. Il suo compito consiste nel comporre opere che
allietino la vita di corte e celebrino la gloria dei suoi signori.
Le Rime
Per Tasso la scrittura di rime la manifestazione della sua identit sociale di
letterato. Swcisw si ordinarle secondo un criterio non narrativo, ma tematico,
distinguendole in amorose, encomiastico e sacre. Si dedica alla selezione e alla
revisione dei propri testi senza cessare di scriverne si nuovi. L'esito sono due
volumi: Prima parte delle Rime, dedicata ai testi d'amore, Seconda parte delle
Rime che raccoglie poesie di encomio per nobildonne. Il progetto viene
realizzato solo parzialmente.
Problema filologico: evidente che l'ultima volont dell'autore venga
rispettata, ma non meno evidente che rappresenta un esito parziale. Gli
studiosi hanno proposto una soluzione editoriale complessa, che rispetta la
tripartizione voluta da Tasso, ma vi aggiunge una scansione diacronica per
rendere conto dell'evoluzione profonda della lirica tassiana. pubblicare le tre
parti delle Rime, fornire il testo di una precedente sistemazione d'autore.
prevista un'Appendice che ospiter raccolte d'autore pi occasionali, poi i testi
rimanenti saranno pubblicati in un volume di Rime sparse. La prima
sistemazione d'autore della lirica consiste nei 42 testi compresi nelle Rime
degli Accademici Eterei, un piccolo canzoniere d'amore, organizzato secondo
due escogitano un piano per far incontrare i giovani alla fonte di Diana, dove
Silvia fa il bagno. Nel terzo atto lo stratagemma ha un esito catastrofico a
causa dell'imprevista apparizione del satiro, che aggrava l'ostilit di Silvia e la
disperazione di Aminta. Dafne e Tirsi hanno una funzione di commento e di
controcanto rispetto all'azione principale del dramma.
Le coordinate morali del dramma sono definite dai cori. L'et mitica vi
esaltata non come stagione di pace e armonia, ma come epoca di gioiosa
libert sensuale, in cui la naturale propensione al piacere non ancora
contrastata dalla legge severa e vana dell'onore. Tra questa condizione
originaria e l'epoca civilizzata il contrasto nettissimo: da una parte innocente
nudit, promiscuit gioiosa, amori facili e spensierati, dall'altra corpi rivestiti,
sguardi abbassati, gesti, parole disciplinati dall'artificiale riserbo dell'onore, col
risultato che l'amore perde la sua naturale gratuit e reciprocit e pu essere
colto solo con l'inganno e la violenza.
Commentando il lieto fine della storia il coro si chiede se questa felicit vasti a
compensare tutto quello che il pastore ha patito, se, in altre parole, valesse
davvero la pena di soffrire tanto.
Aminta e Silvia, sono i protagonisti di una specie di romanzo di formazione. Il
cambiamento pi notevole quello di Silvia, ma anche il pastore si trasforma
non poco, diventando pi risoluto e coraggioso.
Nel 4 e 5 atto l'autore riscrive e corregge il mito di Piramo e Tisbe. Credendo
alla falsa notizia della morte di Silvia, Aminta si getta da una rupe, quando
viene e sapere del suo suicidio la ninfa sopraffatta dalla piet e dichiara il suo
amore; ma neanche Aminta morto, salvato dai cespugli che hanno attutito la
caduta e vede cos finalmente ricambiati i suoi sentimenti. Tasso usa in modo
originale lo schema tragico della peripezia: il suicidio che sembrava l'esito
tragico della vicenda dolorosa di Aminta, produce al contrario l'insperata
felicit del personaggio e l'inatteso lieto fine della favola.
Al modello tragico rimandano il prologo, la divisione in 5 atti e i cori. Conforme
alla norma drammatica classica il rispetto dell'unit di tempo e di luogo:
l'azione si svolge in un giorno solo, lo spazio scenico coincide per tutta la
durata del dramma. I principali episodi del dramma non sono rappresentati ma
raccontati dai testimoni, il che permette anche di evitare la rappresentazione di
scene scabrose o difficili da mettere in scena. Il fatto che l'azione sia meno
rappresentata che raccontata fa si che i fatti vengano filtrati dalla soggettivit
partecipe di un personaggio, che li commenta o li rivive pateticamente sulla
scena.
in un'epoca che non sia n cos remota da risultare arcaica sul piano dei
costumi, n cos recente da impedire la necessaria rielaborazione poetica della
materia storica.
La scelta di Tasso cade sull'impresa di Goffredo, il che permette al poeta sia di
proseguire la sperimentazione gi avviata col primo libro del Gierusalemme, sia
di distinguersi in modo pi netto dai suoi predecessori cinquecenteschi.
Nel 1575 iniziata la revisione romana del testo, un episodio che avr
conseguenze gravi per il poema e per il suo autore. A partire da quell'anno
Tasso invia i canti del Goffredo a Roma, dove il suo amico e protettore Scipione
Gonzaga ha riunito un piccolo gruppo di lettori affinch giudichino il testo dal
punto di vista letterario, religioso e morale. Questa revisione romana ci nota
grazie a un documento, Le lettere poetiche, una cinquantina di missive che
Tasso manda da Ferrara ai suoi corrispondenti romani per reagire ai commenti
dei revisori, rispondere alle loro critiche, accogliere e respingere i loro
suggerimenti. In queste lettere l'autore prosegue e arricchisce la propria
riflessione teorica sul poema eroico: non a caso saranno stampate in appendice
alla prima edizione dei Discorsi dell'arte poetica. Queste lettere documentano il
confronto fra le idee di Tasso e una concezione molto pi intransigente della
poesia, un confronto spesso drammatico, che suscita nell'autore una spirale
nevrotica di correzioni, tagli, ripensamenti che culminer nell'abbandono
definitivo del poema. La discussione si concentra su alcuni temi: l'unit mista,
la presenza degli amori e il ruolo degli incanti. In un primo tempo Tasso sembra
abbastanza fiducioso, consapevole dei difetti del suo poema e si aspetta dai
revisori l'aiuto necessario a rendere possibile una pubblicazione attesa con
impazienza alla corte di Ferrara. Chiede consigli, esamina le critiche, al tempo
stesso non deroga da certi principi e difende con energia e lucidit gli aspetti
essenziali del suo progetto invocando l'autorit di Aristotele e dei poeti classici.
A poco a poco comincia a essere chiaro che tra lui e alcuni revisori c' un
dissenso profondo in merito alla natura e alla destinazione della poesia. Tasso
non accetta che i revisori trattino il suo poema come un discorso ordinario ,
secondo lui la poesia ha il privilegio e il dovere di obbedire alle norme dell'arte
per essere poeticamente vera, cio universale. Si rassegna a tagliare o a
riscrivere un certo numero di episodi controversi, anche quando ai suoi occhi
sono tra i pi belli del poema. Decide di ricorrere all'allegoria per legittimare
quegli elementi del testo che appaiono problematici da un punto di vista
morale o religioso scrive un'Allegoria in prosa che si sforza di dimostrare la
funzionalit di ogni parte del testo.
Quando viene rinchiuso la stesura del Goffredo si pu considerare
abbandonata. I manoscritti si diffondono in modo incontrollabile e gli editori
senza scrupoli rinominano l'opera in Gerusalemme liberata. Il successo
clamoroso e ispira commenti, illustrazioni, imitazioni.
Col passare degli anni l'atteggiamento di Tasso distaccato, soprattutto nella
polemica che oppone gli ammiratori di Tasso e quelli di Ariosto.
Tasso decide di scrivere l'Apologia della 'Gerusalemme liberata', in cui non
Le opere tarde
Tasso diventa molto pi sensibile ai meccanismi del controllo e della censura,
tende a interiorizzarli nevroticamente. Questa tendenza si manifesta nella
revisione radicale di molte opere.
La solitudine del carcere e lo sradicamento determinano in incremento
dell'attivit letteraria, lasciando la corte per Tasso perde anche un pubblico di
elezione, fonte di riconoscimento. Inizia un rapporto pi esplicito con i modelli
dell'antichit, i Dialoghi imitano Platone, Re Torrismondo imita l'Edipo re, la
Conquistata Omero. Il mondo creato si confronta con la Bibbia.