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I Promessi Sposi – il quadro polemico del seicento

La società di cui Manzoni vuole fornire un quadro è quella lombarda del seicento sotto la dominazione
spagnola. Un quadro fortemente polemico. Manzoni si colloca nei confronti del passato con
l’atteggiamento illuminista, acutissimo nel cogliere le sfaccettature di quel tempo.

Il seicento lombardo è il trionfo dell’irrazionalità nella cultura, nell’opinione comune, nel costume.

Questa ricostruzione critica del passato si riflette anche nella situazione presente. Manzoni risale al passato
per cercare le radici dell’arretratezza in cui si trova l’Italia presente e in tal modo offre alle nascenti forze
borghesi il modello di una società futura da costruire.

I Promessi Sposi - il rifiuto dell’idillio

Manzoni conclude i Promessi Sposi con il matrimonio e un rapido cenno al loro futuro, senza usare parole
entusiasmate, descrivendolo come il futuro di una persona qualsiasi. Il critico Ezio Raimondi definì i
Promessi Sposi il romanzo senza idillio, pur avendo un lieto fine.

Ogni rappresentazione idillica della realtà è assolutamente difforme dalla verità.

I Promessi Sposi – l’ironia verso la narrazione e i lettori e verso i personaggi

La dominante tonalità amichevole è spesso pervasa di sottile ironia, uno degli aspetti più felici e accattivanti
del romanzo, ma che è difficile da definire essendo impalpabile e sfuggente.

L’ironia implica un distacco da ciò di cui si tratta, ma può rivestire varie funzioni. Vi può essere autoironia,
in cui il narratore guarda con distacco se stesso e la propria operazione di scrittura, come nell’Introduzione,
in cui mette in dubbio l’utilità stessa della propria opera e allude ai venticinque lettori del romanzo a
indicare lo scarso numero di coloro che suppone lo leggeranno. Dietro a queste mosse ironiche si può
scorgere la presa di distanza dalla letteratura dell’autore, che rischia di essere oziosa e inutile.

A volte l’ironia è rivolta gli ipotetici lettori, come nelle ultime pagine del romanzo, ma può anche investire i
personaggi stessi del romanzo. Nei confronti dei personaggi del popolo si tratta di un’ironia che sottolinea
la distanza del colto narratore dalla gente umile e sprovveduta, ma si tratta comunque di un’ironia
affettuosa, quasi paterna.

L’ironia può colpire lo stesso protagonista, a sottolineare i suoi errori e le sue ingenuità, di un ragazzo
impetuoso e imprudente. Talvolta l’ironia nei suoi confronti è dedicata a commenti espliciti della voce
narrante. Anche in questo caso si tratta di un’ironia affettuosa.

Se nei confronti degli umili l’ironia è bonaria e paterna, nei confronti dei potenti essa si trasforma in
sarcasmo impietoso (es. don Abbondio). Non è il caso di Don Ferrante che pur essendo nobile viene
descritto con ironia bonaria ma pungente (descrizione biblioteca simile a quella dell’avvocato
Azzeccagarbugli).

I Promessi Sposi - Problema della lingua

Dopo aver sciacquato i panni in Arno decide di esprimersi con il fiorentino parlato dalle classi colte, non una
lingua morta del duecento o del trecento. La proposta manzoniana fu seguita dallo stato e sarà alla base
della lingua unitaria.

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