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TORQUATO TASSO

Contesto Storico
Torquato Tasso nasce nella seconda metà del XVI secolo, quando la diffusione della
Riforma Protestate è ormai dilagata nel mondo dalle 95 tesi del 1517 di Lutero. Nel
1540, dall'idea di papa Paolo III, la chiesa cattolica risponde con i Gesuiti, compagnia
di Gesù, con il compito di evangelizzare il mondo. Dal 1545 fino 1563 avviene il
Concilio di Trento, dove ogni figura ecclesiastica rivedono il credo cattolico. Nel 1559
la Chiesa cattolica pubblica l’indice dei Libri proibiti, con l’affidamento all'Inquisizione
del controllo sui libri dell’epoca. Ritroviamo in questo periodo anche le tesi
scientifiche di Niccolò Copernico, che furono riprese da Giordano Bruno anche a
livello filosofico, tanto che nel 1600 fu arso vivo in Piazza Campo dei Fiori.
Tasso vive nell’epoca del Manierismo, “alla bella maniera”, descritto da Giorgio
Vasari, ma piano piano l’imitazione incantevole si trasforma in imitazione ossessiva.
Tasso segna un ponte tra Rinascimento e il Barocco.
La disputa degli antichi modelli ricomincia a riecheggiare in questo periodo:
classicismo e sperimentalismo. Petrarca, dopo il 1525 per mano di Bembo, diventa il
modello classico rinascimentale del petrarchismo. Successivamente, nel Barocco
Marino scriverà l’Adone.
Contesto Letterario
Nel Manierismo, gli artisti tentano di superare in maniera eccezionale il petrarchismo
rinascimentale.
Specchietto
Medievali → cristianesimo spirituale
Umanesimo → cristianesimo laico
Riforma → protestantesimo e cattolicesimo
Biografia
Torquato Tasso nasce nel 1544 a Sorrento, con famiglia bergamasca, da padre poeta.
Nel 1557 Tasso si trasferisce ad Urbino e dopo due anni si trasferisce nuovamente a
Venezia. Nel 1560 si reca a Padova, studiando filosofia in una struttura ecclesiastica.
Dopo gli studi di filosofia, finiti nel 1565, si trasferisce a Ferrara sotto l’ala protettrice
di Luigi d’Este. Luigi d’Este incarica Tasso come storiografo della corte di Ferrara. In
Torquato Tasso comincia a crescere un senso di insoddisfazione che sfocerà in
depressione. Ciò comporterà al suo ricovero in un convento francescano, dopo aver
aggredito violentemente un servo della corte Estense. Torquato Tasso subisce
pesanti pressioni da parte della famiglia Estense, oltre alla propria crisi interiore
dopo la morte della madre quando aveva solo 10 anni.
Torquato Tasso nel 1579 tornerà a Ferrara, dopo essere fuggito dal convento
francescano e viaggiato, sotto la protezione di Alfonso II d’Este, ma anche questa
volta sarà ricoverato nell’ospedale di Sant’Anna per problemi psicologici.
Da questo, Tasso comprende di non poter lavorare più con gli Estensi, dunque si
trasferisce a Mantova con Vincenzo Gonzaga come protettore. Negli ultimi anni di
vita, Torquato Tasso si trovava a Roma, lavorando sotto papa Clemente VII. Nel 1595
morirà a Roma. Tasso sarà ricordato come l’ultimo poeta del Rinascimento e come
primo autore del Barocco.
Opere Letterarie
Torquato Tasso durante la sua vita scrisse:
1. Raccolta di rime, influenzata molto dallo stile di Petrarca.
2. Ricco epistolario, che è d’aiuto per ricostruire la personalità e la psiche
dell’autore stesso.
3. Tragedia dell’Aminta, opera teatrale.
4. Rinaldo, opera teatrale.
Aminta
Quest’opera è una tragedia pastorale, messa in scena e scritta con settenari ed
endecasillabi, che riprende le Bucoliche di Viriglio; non a caso c’è un’esaltazione
dell’Età oro. La trama è suddivisa in 5 atti e narrerà l’amore tra il pastore Aminta e la
ninfa Silvia. Inoltre, quest’opera è antitetica, tra il ricordo di un’epoca felicissima e la
storia di un amore tragico e respinto tra il pastore e la ninfa. La natura del paradiso
terrestre riscopre sé stesso, riprendendo l’età d’Oro. Nel finale, Aminta, dopo essere
stato respinto più volte, si lascia cadere da un dirupo, ma quando Silvia lo viene a
sapere, capisce di amare il pastore; ma Aminta è vivo grazia ad un cespuglio, che ha
attutito la caduta. Così I due innamorati si innamorano.
La domanda che ritorna con insistenza in questa opera è: Qual è la differenza tra
dovere e piacere? Aminta sogna in maniera erotica la ninfa, con lo sfondo del
paradiso terrestre, luogo di redenzione e di peccato, grande similitudine con Adamo
ed Eva. Infatti, Aminta è tormentato nell’animo, un uomo che si castra per non
scaturire nelle passioni più erotiche e animali. Tasso si identifica nel pastore, poiché
questi sono gli anni della Controriforma, dove la lotta tra desiderio e dovere,
imposizione, sono totalmente presenti.
Rinaldo
Quest’opera ci mostra l’invocazione epico dell’autore stesso. Essa è un poema
cavalleresco, scritto nel 1562, che persegue l’idea di Boiardo e Ariosto. Anche il
padre di Tasso aveva scritto un’opera cavalleresca. Il Rinaldo riprende la sfera
carolingia. Qui è presente una struttura antitetica, nella quale troviamo, da una
parte, il servilismo verso il padrone, dall’altra, il lamentarsi del servilismo stesso.
Gerusalemme Liberata
Gli studiosi affermano che l’opera in questione è stata rivalsa ma a che tragedia per
Torquato Tasso.
Tra il 1559 e 1561, Tasso lavora sulla prima redazione della Gierusalemme, cioè
un’opera di un solo canto composto da 116 ottava. La trama di questo canto
racconta la prima crociata, con la narrazione della liberazione di Gerusalemme e del
Santo Sepolcro. Quest’opera è dedicata al duca di Urbino.
Nei primi anni del 1560, Tasso riprende l’opera, estendendo la trama, cambiandone il
titolo con Goffredo, capo delle milizie che liberano Gerusalemme. Poi nel 1575,
l’opera sembra perfettamente finita, ma Tasso è riluttante nel pubblicarla, per questo
comincia a chiedere consiglio a destra e a manca, anche al Tribunale
dell’Inquisizione, che critica l’opera per essere un po’ troppo dettagliata su scene
sconvenienti alla chiesa.
Nel 1580, durante la permanenza dell’autore nell’ospedale di Sant’Anna, viene
pubblicata un’opera, mutila da molti canti, dal nome di Goffredo. Tasso scrive una
lettera contro l’atto di pubblicazione fatto dagli amici di Tasso. Nel 1581, dopo aver
unito varie stampe del Goffredo, viene pubblicata a Ferrara la Gerusalemme
Liberata, questa volta approvata da Tasso.
Negli anni seguenti cominciano a circolare edizioni e pubblicazioni della
Gerusalemme Liberata, senza l’approvazione dell’autore. Tuttavia, uscito
dall’ospedale della Sant’Anna, Tasso viene convocato dalla Santa Sede con accusa di
eresia, anche se l’opera riscosse molto successo. Nel 1585 Tasso scrive l’Apologia in
difesa della Gerusalemme Liberata, ma la Chiesa continua a condannarlo.
Così ormai rassegnato, Tasso nel 1593 pubblica a Roma la Gerusalemme
Conquistata, ovvero una rivisitazione e modifica della Gerusalemme Liberata per
avere l’approvazione da parte dello stato pontificio. Questa edizione è composta da
24 canti, 4 in più rispetto all’antecedente, per richiamare i canoni classici.
Specchietto 2
In tutte le opere di Tasso, troviamo l’antitesi tra servilismo e lamentela contro di
esso; in più anche una antitesi tra uno sguardo ai classici e sperimentazioni di novità.
Altro elemento di contrapposizione nella figura di Tasso è la religiosità: cattolico
devoto ed osservante della Controriforma, ma al tempo stesso personaggio che
andava contro i canoni dell’ortodossia cattolica.
Trama della Gerusalemme Liberata
Ci troviamo nell’ultimo anno della prima crociata, il 1099 d.C.; Dio invia l’arcangelo
Gabriele a Goffredo di Buglione, personaggio storico realmente esistito, riceve il
comando di un’armata crociata. Aladino, sultano musulmano, sta preparando
un'offensiva contro l’esercito cristiano fuori dalle mura.
La Gerusalemme Liberata può essere suddivisa in quattro sezioni:
Libri I – V
L’esercito cristiano arriva sotto le mura della Gerusalemme musulmana, qui troviamo
l'incontro, prima scontro, tra due innamorati: Tancredi, cristiano, e Clorinda,
musulmana. Tra la fazione islamica, troviamo il guerriero Argante che combatte
contro i cristiani. In questo contesto di sconfitta per i musulmani, i diavoli inviano la
maga Armida contro l’esercito cristiano, i combattenti cristiani vengono ammaliati
dai poteri magici della maga musulmana, tra i soggiogati troviamo Rinaldo. Armida
riesce nel suo intento: allontanare i più valoroso guerrieri cristiani, nel mentre
Rinaldo uccide un suo alleato, stregato da Armida, che viene inseguita fuori dal
campo di battaglia di Rinaldo, che scappa per non essere punito.
Libri VI – X
Rinaldo non è più nello scontro bellico, così Argante e Tancredi si sfidano in un duello
con nessun vincente che si deve interrompere quando è calata la notte. Erminia,
donna musulmana, si traveste come Clorinda e si avvicina al campo dei cristiani.
Tancredi pensa di vedere Clorinda e la inseguono fuori dalla battaglia, cadendo nel
castello stregato di Armida, dove si trova Rinaldo. Armida riesce del tutto a
completare l’incarico dei diavoli. I cristiani cominciano a perdere la guerra, anche un
manipolo di alleati in soccorso sono caduti vittime di un’imboscata, e così l’esercito si
ammutinano.
Libri XI – XV
I cristiani costruiscono una torre di legno, uno stratagemma per ribaltare le sorti
della battaglia, riuscendo a sfondare la porta di Gerusalemme. Nella notte, Clorinda
e Argante distruggono la torre di legno, costruita dai cristiani, separandosi per
tornare nell’accampamento musulmano. Clorinda nel tornare nell’accampamento
viene intravista da Tancredi, che la scambia per un guerriero pagano e, sfidandola,
uccide l’amata. Tancredi toglie l’elmo al guerriero pagano, che riconosce essere
Clorinda, che chiede di essere battezzata prima di morire, Tancredi battezza l’amata e
la vede morire.
Dopo di che, il mago Ismeno, incantatore musulmano, strega il bosco per non
permettere ai cristiani di ricostruire la torre di legno. Goffredo invia due cavalieri
cristiani per salvare Rinaldo, che in un giardino incantato si sta unendo carnalmente
alla maga Armida. I due cristiani, appena la maga si allontana, fanno ritornare in sé
Rinaldo che abbandona Armida, che promette vendetta contro Rinaldo.
Libri XVI – XX
Rinaldo torna in battaglia, con una sfavillante armatura con l’incisione della storia d
famiglia d’Este, parte encomiastica del racconto. Goffredo perdona Rinaldo, che
spezza l’incantesimo del bosco, i cristiani ricostruiscono la torre di legno, entrano a
Gerusalemme. Rinaldo riprende lo scontro contro Argante, che muore per mano del
cristiano, che viene ferito ma curato dalla maga Erminia, che si convertirà al
cristianesimo, da cui forse nascerà un amore. Nel frattempo, Goffredo batte il re
degli egiziani, Erimeno, e depone le sue armi davanti al santo Sepolcro.
Gerusalemme è Liberata.
Gerusalemme Liberata VS Gerusalemme Conquistata
Liberata <=> Conquistata
20 canti Numero canti 24 canti
1581 Pubblicazione 1593
Ferrara Luogo di Stampa Roma
Amori - Incanti - Tematiche Eroismo e Devozione,
Meraviglia poco sfondo sessuale
Rinaldo Cambio Nome Riccardo
Erminia Cambio Nome Nicea
Armida Cambio Nome Donna di Seleucia
Personaggi in Crisi Psiche dei Personaggi Perfezione Cristiana –
Crisi Musulmana
Goffredo è importante Importanza Goffredo è il più
quanto Tancredi importante
Conversione Erminia Strega
Manierismo Stile Artistico Barocco
Proemio della Gerusalemme Liberata
1. Prima Ottava: protasi.
I) Arme pietose: ossimoro, una spada non può essere
benevola, ma essendo impugnata da un cristiano, allora è
una spada sacra.
II) Il capitano: Goffredo di Buglione.
III) Anafora della parola molto e della locuzione e in vano.
IV) La parola acquisto significa conquista.
V) I due nemici dei cristiani in questa storia sono l’Inferno e i
musulmani.
VI) Il cielo diede santi segni che Goffredo utilizza per far
combattere i propri cavalieri nel nome della fede cristiana.
2. Seconda Ottava: invocazione alla musa
I) La musa che invoca Tasso non è una musa mitologica del
monte di Elicona, vestita di una corona d’alloro.
II) La musa che invoca Tasso è una musa contornata da stelle
celesti, vestita di una corona d’oro.
III) Anafora della parola tu.
IV) Tasso chiede alla musa celeste di ispirarlo nel cuore, di
schiarire il suo canto e di perdonarlo se aggiungerà fatti che
non gli suggerisce la musa celeste.
3. Terza – Quinta Ottava: dedica alla famiglia d’Este, verso Alfonso d’Este, che si
comporta come Goffredo all’interno della storia.
I) Terzo Ottava: Tasso si giustifica con la musa celeste, perché il
mondo ha bisogno d’essere adornato, dalla poetica mente
terrestre, poiché la poesia è riuscita ad allettare i più schivi
cuori.
II) Terzo Ottava: Tasso riprende l’immagine epicurea di Lucrezio:
la salvezza che Tasso vuole inviare è addolcita da
abbellimenti poetici; come l’amara medicina di Lucrezio che
viene data con l’inganno del dolce miele.
III) Quel tu, della quarta Ottava, è riferito a Alfonso d’Este, che
viene identificato come un porto sicuro della sua vita,
tempestosa e piena di scogli.
IV) Quarta Ottava: rima univoca della parola porto, sia porto di
navi, che porto nel trasportare.
V) Quarta Ottava: chi sa se un giorno, Alfonso d'Este, non sarà
celebrato dal poeta stesso.
VI) Quinta Ottava: sarà cosa buona se il popolo di cristo
riprenderà la città di Gerusalemme, Tasso anticipa la trama
del poema.
VII) Quinta Ottava: Tasso paragona colui che riuscì a prendere la
città santa ad Alfonso d’Este, parte encomiastica del
proemio.
b. Questo poema ha un fine educativo, un messaggio ben diverso ludico e
dilettevole proposto da Ariosto con “il Furioso”.
c. La Gerusalemme Liberata è un’opera molto adesa nel contesto storico,
rispetto all’immaginario scenario di Ariosto.
d. Tasso riesce a creare una musicalità migliore rispetto a quella di Ariosto.
4. Sesta Ottava: l’esercito cristiano era già da sei anni che si sposta, avendo già
conquistato delle città. Tuttavia, in inverno, l’esercito cristiano, comandato da
Goffredo, si ferma aspettando la bella stagione.
5. Settima Ottava: non appena finisce l’inverno, Dio, colui che abita nella sfera
più limpida del paradiso, volge gli occhi al basso, guardando la terra.
6. Ottava Ottava: Dio comincia a mirare i principi cristiani in Siria, leggendo i
desideri degli animi umani. Goffredo vuole scacciare i pagani dalla Santa città
di Gerusalemme, liberare Gerusalemme è il fine ultimo del comandante
cristiano.
7. Nona Ottava: Dio nota in Baldovino una brama di volere e potere, al contrario
del comandate Goffredo. Vi è l’antitesi tra il comportamento tra Baldovino e
Goffredo. In più, il Padre vede che il valoroso Tancredi sta soffrendo per
amore. Un altro principe aveva il desiderio di creare un insediamento in una
città conquistata.
8. Decima Ottava: Dio vede in Rinaldo, valoroso guerriero ma desideroso di finire
la guerra. Rinaldo desidera il nobile onore.
9. Undicesima Ottava: non appena Dio ha scorto i desideri degli uomini, Egli
chiama l’arcangelo Gabriele, secondo sotto Michele, migliore annunciato tra il
Celeste e la terra. Gabriele porta a Dio le preghiere degli uomini, mentre agli
uomini le volontà di Dio.
Amore e morte: Tancredi e Clorinda
Tancredi sta duellando contro la sua amata, Clorinda, che uccise Arimone, paladino
cristiano.
Ottava 50: Clorinda, dopo aver ucciso Arimone, è fuori dalle mura
dell’accampamento islamico, pensando allora di essere morta, essendo circondata
da nemici cristiani. Tuttavia, i cristiani non sembrano averla riconosciuta, allora
Clorinda si mescola tra gli altri nemici.
Ottava 51: come un lupo che ha appena compiuto un disastro, così Clorinda si
imbosca tra i nemici cristiani, favorita dalla confusione di soldati e dalla foschia,
Clorinda se ne va via. Tancredi riconosce l’intrusa e comincia a seguirla.
Ottava 52: Tancredi vuole sfidare con le armi l’intrusa, pensando che fosse un uomo
degno del suo valore. Clorinda cerca di entrare in un’altra porta di Gerusalemme, ma
si accorge di non essere sola: un cavaliere vuole sfidarla con le armi. Clorinda chiede
il perché dell’avvicinamento così irruento, lui risponde guerra e morte.
Ottava 53: Clorinda risponde con le stesse parole del nemico, Tancredi scende da
cavallo, per cavalleria, e entrambi si preparano sulla terra a combattere. La loro ira è
come quella di due tori che furiosi si ritrovano uno di fronte all’altro.
Ottava 54: qui avviene un intervento di Tasso che sottolinea il fatto che il duello tra i
due amanti, ignoti, sia teatrale e si possa tramandare questo importante scontro.
“Viva la loro fama; e tra la loro gloria splenda nelle tue tenebre, o notte, l’alta
memoria”.
Ottava 55: i due amanti, ignoti, vogliono combattere a suon di botte e attacchi. Qui
c’è solo violenza e voglia di combattere. L’ira dei due duellanti sovrasta l’arte della
scherma, le spade si incontrano facendo stridio, ma i due sono fermi nel combattere.
L’elsa ferisce ogni volta il nemico.
Ottava 56: la vergona rinnova lo sdegno, e poi lo sdegno aumenta la vendetta; la
fretta di vittoria e la voglia di vincere portano lo scontro ad essere sempre più
violento. La battaglia è diventata ormai un corpo a corpo.
Ottava 57: i due amanti si combatterono selvaggiamente, Tasso gioca con il verbo
abbracciare: i nodi sono di armatura nemica, non di amante. La battaglia riprende
con le armi, insanguinate, i due combattenti sono feriti, ma si allontanano per
riprendere un fiato.
Ottava 58: i due combattenti appoggiano il proprio peso sul pomo della propria
spada, il giorno stava per subentrare. Tancredi nota che il nemico è ridotto peggio di
sé stesso: il sangue sgorga maggiormente. Qui appare il commetto di Tasso, che
l’uomo diventa superbo quando la situazione è favorevole a sé medesimo.
Ottava 59: l’autore rimprovererà Tancredi perché per la sua superbia in campo,
ucciderà l’amata: ogni goccia di sangue di Clorinda, sarà ripagata con le lacrime di
Tancredi. Tancredi rivela il suo nome al nemico.
Ottava 60: nessuno è stato spettatore di questa ferocia battaglia, ma sia la
testimonianza una loda e non una rea sventura. Tancredi dopo aver detto ciò, chiede
il nome al nemico per sapere contro chi ha combattuto.
Ottava 61: Clorinda con ferocia non rivela il suo nome al suo nemico, ribattendo che
lei è stata a bruciare le torri cristiani di legno. In Tancredi cresce la vendetta, contro il
barbaro scortese.
Ottava 62: l’ira ritorna nei cuori dei combattenti, che li trasporta, anche se feriti, in
battaglia. Il furore è colui che muove la lotta, né la forza né l’arte della guerra. Le
spade aprono ferite sulla carne vive, che rimangono vive per lo sdegno e per l’ira.
Ottava 64: è giunta l’ora finale per Clorinda, Tancredi fa trapassare la spada nel seno
del nemico, impregnando la spada ed sangue. Le vesti nobili di Clorinda sono
colorate di sangue, la combattente sente la vita scivolare via.
Ottava 65: Tancredi è desideroso di vincere, minacciando il nemico e spingendo la
spada nel nemico. Clorinda cade, con voci fioca, chiede il battesimo per potere
diventare ancella della morte: cristiana.
Ottava 66: Clorinda perdona il nemico per averla uccisa, ma gli chiede di perdonarla:
che sia l’anima perdonata e lavata da ogni sua colpa, non il corpo ormai finito. L’ira
lascia il posto alla pietà e alle lacrime.
Ottava 67: sotto i piedi del monte, vi era un torrente, dove riempie l’elmo d’acqua,
tornado dal nemico per terra. Solleva l'elmo del nemico: Tancredi rimane attonito
nel vedere Clorinda.
Ottava 68: Clorinda resiste alla morte, con la propria forza vitale, per essere
battezzata. Tancredi soffoca il dolore per battezzare colei che ha ucciso con la spada.
Tancredi cerimonialmente recita le formule battesimali, Clorinda, prima di morire,
sorride all’amato: il cielo si è aperto e Clorinda è andata in cielo.
Ottava 69: Il cielo e la luce sembrano avere pietà per la donna, ormai colorata come
viole miste ai gigli, alza la mano fredda e nuda scambia un segno di pace con l’amato
nemico.
Ottava 70: appena l’anima lascia il corpo, il dolore soffocato comincia a riecheggiare
e ad essere presente nell’animo di Tancredi: Tancredi pare morente. Clorinda è
morta, mentre Tancredi è vivo: per il pallore del volto, per il silenzio, per
l’atteggiamento di abbandono e per il sangue, che sgorga dalle ferite, i due amanti
sembrano simili tra di loro.

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