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TORQUATO TASSO

→ vive in un periodo di crisi e transizione (tra Rinascimento e Barocco)


→ vita privata difficile: problemi con la Chiesa (gesuiti, Inquisizione, libri proibiti) → vincoli

-OPERE
-“La Gerusalemme Liberata” → poema eroico in ottave
→ vicenda verosimile
→ argomento scelto da giovane: prima crociata (bandita nel
1196 da Urbano II, unica vittoriosa)
→ vincolato dai problemi con sè stesso: vorrebbe aderire ai
principi della Chiesa Cattolica (vero storico) ma si
allontana (verosimile)
→ piacerà ai Romantici (tema magico, inventa dei
personaggi, amore non passionale)
→ melanconia e follia
↘bile nera=malinconia (teoria dell’umore, organi
legati alle sensazioni)
1) 1559: poema epico, “Gerusalemme”
2) 1562: poema cavalleresco in 12 canti, “Rinaldo”, protagonista della crociata
3) 1575: “Goffredo”, cavaliere della spedizione con personalità irrequieta, riprende il primo
poema
4) lo scrive riprendendo gli altri negli anni più difficili
→ nel frattempo altri critici lo rivedono
1581: pubblicano un’opera a nome suo (“Gerusalemme liberata”) ma lui non la riconosce,
l’intento era di orientare il testo secondo i principi della controriforma
1593: Tasso pubblica la “Gerusalemme Conquistata” dedicata al cardinale Aldo Brandini,
cerca di non avere problemi con la Chiesa
→ confronto con l’Orlando Furioso (sostenitori di Ariosto/sostenitori di Tasso)
→ poema eroico di Tasso: filone unico che segue la fabula (unitarietà) e il vero storico
→ duplice fine: delectare e docere
→ varietà: in un filone inserisce diversi argomenti
→ tema principale: amore, come nel’Ariosto
→ verosimile: ciò che sarebbe potuto accadere (amore e magia)
↘meraviglioso cristiano: c’è la magia ma quando parla dei cristiani introduce
miracoli e il divino
↘magia riconducibile al mondo pagano
stile: simile a quello tragico (aulico)
Ariosto si era adeguato al modello petrarchesco di Bembo
va a pari passo con i contenuti
-“Aminta” → 1573
→ poema pastorale dedicato al teatro, recitata in centri e giardini importanti
-testi lirici
-testi teorici: critici sulla poesia e sul poema eroico
-VITA
nace a Sorrento: padre di bergamo→ lavorava per il signore di Salerno (Ferrante
Sanseverino)
madre di Pistoia→ non vivono assieme perché decide di seguire il padre
a Roma
1565: approda a Ferrara→ signore Alfonso II d’Este, entra al servizio nel 1572
inizialmente era felice ma poi inizia a non esserne più soddisfatto
peregrinazione→ non trova una pace interiore e inizia a girare
1578: arriva a Ferrara per le seconde nozze di Alfonso II (con Margherita Gonzaga)
non ottiene l’accoglienza che si aspettava
1579: ricoverato in un ospedale psichiatrico a Sant’Anna
1586: esce dall’ospedale grazie alla famiglia Gonzaga
criticato anche per la sua vita da letterato
ricomincia con le peregrinazioni e si stabilisce a Roma dove trova pace
il Papa gli concede l’incoronazione (per lui molto importante) ma non avviene perché muore
prima

PROEMIO (pg. 535)


1) All’interno del proemio della Gerusalemme Liberata viene esplicitato l’argomento, ovvero
la prima crociata, bandita nel 1196 da Papa Urbano II. Tasso introduce i temi principali
ovvero le forze cristiane e fa una prolessi sull’esito della crociata.
2) Viene invocata la musa cristiana che si trova in cielo con i beati e indossa una corona di
stelle. Le chiedi di ispirarlo, illuminarlo e di perdonarlo per aver unito vero storico e
verosimile.
3) Decide di spiegare il motivo per cui ha scelto di scrivere in versi parlando del vero storico:
in questo modo può persuadere le persone schive allettandole (delectare). Anche Lucrezio
all’interno del “De Rerum Natura” spiegò la scelta dell’esametro in questo modo.
4) Viene poi esplicitato il motivo encomiastico dell’opera, ovvero la dedica ad Alfonso II
d’Este. Si può quindi fare un paragone con l’Ariosto e il suo rapporto con Ippolito d’Este.
Ringrazia Alfonso per averlo accolto a Ferrara in un periodo in cui stava vagando per le
diverse città, vuole elogiarlo ma spera di trovare il coraggio un giorno.
5) Si augura infine che i cristiani possano riprendere ciò che è stato preso loro durante le
crociate.

ERMINIA ALLA RICERCA DI TANCREDI (pg. 541)


Erminia era una principessa pagana, figlia del re di Antiochia e innamorata di Tancredi, che
però era a sua volta innamorato di Cronilda. Tancredi era invece un paladino cristiano e
viene descritto come un eroe inadeguato, dovrebbe infatti combattere ma è soggetto a forze
centrifughe, ovvero l’amore, che lo portano ad errare e lo allontanano dalla retta via. Erminia
assiste al duello tra Tancredi e Argante indossando le vesti di Clorinda, sarà poi costretta a
scappare.

ERMINIA TRA I PASTORI (pg. 550)


Erminia scappa e cerca rifugio in campagna (locus amoenus) da un pastore e si confida.
Questa fuga richiama quella di Angelica all’interno dell’Orlando Furioso, soprattutto per la
selva labirintica. È importante il momento del tramonto, durante il quale lei piange e grida,
arrivando poi vicino ad un fiume vicino al quale si sdraia. In questo momento è talmente
presa dal sentimento che non riesce a mangiare, l’amore è quindi considerato furor e follia.
Riesce poi ad addormentarsi ma durante la notte sarà tormentata da sogni e visioni di
Tancredi; ad un certo punto le pare di sentire una voce che la induce a piangere
nuovamente. Decide quindi di alzarsi, vede che un anziano sta tessendo e ascolta il canto di
tre fanciulli. Queste persone non erano abituate a vedere armi e per questo Erminia si toglie
l’elmo rassicurandoli di continuare a fare ciò che stavano facendo. Inizia poi a parlare con il
pastore anziano, riferendosi a lui con il termine “padre” come rapporto di consolazione,
chiedendogli come facciano a stare tranquilli in una situazione di guerra. L’anziano risponde,
parlando al maschile a causa dell’armatura, dicendo che la guerra colpisce solo le persone
più importanti, o per grazia divina o perché non si trovano vicino al territorio di guerra,
facendo una similitudine con i fulmini che non colpiscono mai le cime più alte. Afferma poi
che la povertà non interessa ai soldati perché non potrebbero razziare nulla; lui stesso non
desidera arricchirsi (vivere parvo) ma si accontenta di poco e di quello che la natura gli
fornisce. Introduce poi una realtà diversa, infatti racconta della sua gioventù durante la quale
lavorava a corte. Era quindi consapevole dell’esistenza di un altro tipo di vita, ma ha
comunque deciso di prendere le distanze dalla corte, all’interno della quale non aveva grandi
mansioni ma le conosceva abbastanza da poterle giudicare. Erminia ricomincia a parlare
dopo aver ascoltato il discorso dell’uomo, chiedendogli di provare pietà per le disgrazie che
lei ha vissuto e di accoglierla in casa sua. Iniziano entrambi a piangere e si commuovono; il
pastore decide di portarla da sua moglie che le darà delle umili vesti da indossare, che però
non sono in grado di coprire la luce che emana e la regalità. Incide poi il nome di Tancredi,
che nel frattempo la stava inseguendo convinto che fosse Clorinda, sulle piante.

AMORE E MORTE: TANCREDI UCCIDE CLORINDA (pg. 564)


I due protagonisti di questo passo sono Tancredi, eroe cristiano inadeguato e innamorato di
Clorinda, e Clorinda, rifatta sul personaggio virgiliano di Camilla, che combatte con i pagani.
Dopo aver incendiato una torre cristiana, Clorinda e Argante, altro eroe pagano, vogliono
rientrare nell’accampamento. Clorinda rimane però all’interno della torre in cui arriva
Tancredi, che non riconoscendola inizia a combattere in un duello che si concluderà con la
morte della donna. Sono quindi due i temi principali, ovvero “eros”, per l’amore che prova
Tancredi, e “thanatos”, cioè la morte, unico momento in cui la riconoscerà dopo che si sarà
tolta l’elmo. In questo momento chiederà di essere battezzata perché i suoi reali genitori
erano cristiani ma non l’avevano mai riconosciuta. Il lessico utilizzato è riconducibile alla
sfera sessuale.
Il duello inizia con Tancredi che insegue Clorinda durante la notte, che rappresenta
incertezza e oscurità, e decide di voler combattere perché pensa che sia un uomo. Entrambi
mostrano un senso di rispetto l’uno per l’altra, infatti Tancredi decide di scendere dal cavallo
perché lei è a piedi. Tasso spera di riuscire ad esprimere il loro coraggio e di poter
mantenere vivo il ricordo. Dopo aver combattuto per diverso tempo entrambi sono sfiniti ma
Tancredi non si rende conto di quanto siano feriti e stiano perdendo sangue, sarà infatti
questo il motivo della morte di Clorinda. Il poeta fa poi una digressione sulla superbia degli
uomini, che li rende folli e che si sentono ricchi d'orgoglio per cose che in realtà non lo
richiedono; il trionfo sarà infatti vano e se ne pentirà. Tancredi chiede poi a Clorinda di
rivelare la sua identità, ma lei dice soltanto di essere una di quelli che hanno dato fuoco alla
torre; questa risposta lo infastidisce e decide quindi di ricominciare il duello. Tancredi
continua a colpirla nonostante stesse perdendo sangue dall’armatura. Clorinda chiede poi
perdono e chiede di essere battezzata ma la sua voce ha un effetto miracoloso su di lui, che
inizia a piangere. Vuole quindi portare a termine questo dovere ma, dopo averle tolto l’elmo,
rimane paralizzato e senza voce. Prova quindi a rianimarla con l’acqua ma questo non sarà
utile. Mentre raggiunge il Cielo sembra subire una metamorfosi, infatti sembra serena e
gioiosa, tanto da apparire come una santa. Quando lui si rende conto che è morta sembra
perdere vigore e dà sfogo al suo dolore; i due infatti non si distinguono tra di loro, perché
mentre lei è realmente morta anche lui si sente distrutto e risulta molto pallido. Arriva infine
un gruppo di cavalieri cristiani che portano via entrambi.

LA SEDUTTRICE SEDOTTA E ABBANDONATA: ARMIDA E RINALDO (pg. 573)


Il seguente passo è ambientato alle Canarie, isole che si trovano al di là dello stretto di
Gibilterra e quindi lontane dalla guerra e dall’obiettivo. Il tema principale è la magia, infatti
Armida è una maga che deve far invaghire di sé i guerrieri cristiani per allontanarli dalla
guerra ma finisce per innamorarsi, in senso carnale, di Rinaldo. Vuole infatti trattenerlo con
sé, dato che anche lui è innamorato di lei si è dimenticato della guerra. Riuscirà poi a tornare
a combattere grazie all’aiuto di Carlo e Ubaldo, che lo faranno riflettere. Rappresenta quindi,
a differenza di Tancredi, l’eroe adeguato.
L’edificio in cui si trovano è tondo e c’è un giardino ricco di piante, che rappresenta il locus
amoenus; i sentieri non sono rettilinei ma intricati, mirano quindi ad ingannare, e vengono
paragonati al fiume Meandro, famoso per il suo andamento tortuoso. Dopo la descrizione del
palazzo e del giardino, si apre una sequenza diversa. Rinaldo ha in mano lo specchio di
Armida, strumento di seduzione, e i due si guardano negli occhi; mentre lei si vanta di
poterlo comandare, lui si vanta di servirlo, è quindi un esempio di servitium amoris. Quando
arrivano Carlo e Ubaldo, però, Rinaldo si rende conto delle sue condizioni dopo essersi
specchiato nello scudo. Viene paragonato ad un uomo che si risveglia dal suo vaneggiare e
che vorrebbe scomparire. Inizia quindi ad avere degli atteggiamenti particolari, e questo
insospettisce Armida, che cerca di trattenerlo mentre lui volta le spalle al palazzo (scena che
ricorda la storia di Enea e Didone). Nonostante ciò lui recupera la sua razionalità ed è pronto
a partire.

LA SELVA DI SARON (pg. 584)


Rinaldo deve entrare nella foresta perché deve raccogliere la legna per costruire delle
macchine da guerra per distruggere Gerusalemme. L’unico problema è che i cristiani non
posso entrare nella selva perché è incantata. Riuscirà però a vincere l’incantesimo scalando
il monte Oliveto e compiendo un percorso ascensionale, per cui passa dall’essere un eroe
inadeguato ad essere un eroe adeguato.

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