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4 Francesco

CAPITOLO

Petrarca Arezzo 1304 -


Arquà 1374

La vita
LA NASCITA E LA FORMAZIONE

1304 ● Nasce ad Arezzo da padre fiorentino in esilio.


1312 ● La famiglia si trasferisce in Provenza (sud della Francia).
1316 ● Inizia gli studi a Montpellier (in Francia).
1320-26 ● Studia diritto a Bologna; conosce Giacomo Colonna ed entra in
contatto con la potente famiglia romana.
1326 ● Muore il padre e deve guadagnarsi da vivere; fa ritorno in Provenza.
1327 ● Ad Avignone, incontra per la prima volta Laura, la donna che sarà il
fulcro della sua produzione poetica.
● Prende gli ordini minori (per potersi garantire il mantenimento e
dedicarsi alla letteratura) e si lega alla famiglia dei Colonna, che
gli offre lavoro e sostegno economico.

I VIAGGI

1330-35 ● Viaggia in Europa per incarichi diplomatici.


1337 ● Acquista una casa a Valchiusa (Vaucluse, in Provenza), dove si dedica
alle letture e alla scrittura.
● Nonostante il voto di castità, nasce il figlio Giovanni, da madre
ignota.
1340-50 ● Alterna periodi a Valchiusa a viaggi nelle corti italiane.
1341 ● Viene incoronato «poeta laureato» a Roma.
● Soggiorna a Napoli e a Parma, poi intraprende varie missioni
diplomatiche.
1342 ● Prima stesura del Canzoniere.
1343 ● Nasce la secondogenita Francesca, sempre da madre ignota.

DALLA CRISI AGLI ULTIMI ANNI

1348 ● Laura muore (di peste).


1353 ● Si stabilisce a Milano dai Visconti.
1361 ● Una seconda ondata di peste uccide il figlio Giovanni.
1370 ● Si stabilisce ad Arquà sui colli Euganei.
1374 ● Muore ad Arquà.
CAPITOLO 4 M Francesco Petrarca 21

Il carattere, il pensiero, la poetica

Un uomo inquieto, tormentato da forti contraddizioni

❱ Petrarca ama Laura e ha desiderio di gloria, ma vorrebbe amare


soltanto Dio.
❱ È chierico, ma ha due figli.
❱ Cerca una dimora stabile, ma cambia spessissimo luogo di
residenza.
❱ Si interessa alle vicende politiche del tempo, ma non ne diventa
mai parte attiva.

Una forte vocazione all’analisi interiore

❱ Cerca il senso della propria esistenza nell’indagine dei moti


interiori del suo animo.
❱ In tutta la sua produzione letteraria, il suo conflitto interiore
resta irrisolto e oscilla sempre tra poli opposti.

Un nuovo modello di intellettuale

❱ È disponibile ad accettare protezioni in cambio del prestigio che


la sua cultura può offrire.
❱ Partecipa alle vicende politiche del suo tempo in
forma esclusivamente “intellettuale” (anticipa la figura
dell’intellettuale «impegnato»).
❱ Rispetta la verità storica dei fatti e dei testi antichi, che non
possono essere letti in modo strumentale, cioè come anticipatori
del cristianesimo.
❱ Il suo approccio filologico ai testi antichi (che consiste nel
ricostruire i documenti letterari allo scopo di interpretarli
correttamente) e il suo amore per i libri fanno di lui un
anticipatore dell’Umanesimo.

Una nuova visione del mondo e della cultura

❱ Rifiuta il sistema di sapere accettato fino al quel momento


(l’aristotelismo) ed è attratto da una filosofia che spieghi l’uomo
e non il cosmo.
❱ Fa dialogare classicità e cristianesimo, e arricchisce così
la prospettiva cristiana con l’insegnamento e l’esempio
dell’humanitas dei classici.
❱ La sua ricerca della perfezione stilistica lo porta a modellare uno
stile lirico elegante e raffinato, che avrà un enorme seguito nei
secoli successivi.
22 Dalle origini alla Controriforma

Il Canzoniere (1342-74)

Il contenuto

❱ È la storia del personale cammino di redenzione del poeta,


deciso a condurre se stesso dall’amore per Laura (peccato)
all’amore per Dio (redenzione).
❱ Questa redenzione, però, fallisce: pur riconoscendo i propri
errori, Petrarca non riesce a cambiare vita e resta imprigionato
nell’inazione che lo tormenta.
❱ Anche Laura appare come un personaggio immobile, sempre uguale
a se stesso, e non rappresenta per il poeta un elemento di salvezza.
❱ I temi ricorrenti sono quello dell’amore e dell’esaltazione della
donna amata; quello della gloria, raggiungibile attraverso la
poesia; quello del valore dell’esperienza religiosa e quello della
precarietà delle cose materiali.

La forma

❱ È una raccolta di 366 poesie divise in due sezioni («in vita» di


Laura e «in morte» di Laura), scritte in lingua volgare.
❱ Si tratta di un volgare raffinato, lontano dalla lingua
quotidiana, che per secoli (fino al Novecento) verrà tramandato
come l’italiano poetico per eccellenza.
❱ Sul piano stilistico, Petrarca parla con un unico “tono di voce”,
con una tonalità linguistico-stilistica sempre uguale, frutto di
una lingua costantemente attenta alla musicalità e all’equilibrio
formale.
❱ Sul piano lessicale, si nota un’accorta selezione delle parole
e un ricorrente uso della polisemia (significati diversi per uno
stesso vocabolo).

❱ Petrarca seduto
in un giardino
parla alla sua
amata seduta
di fronte a
lui, XV secolo,
miniatura tratta
dal Canzoniere
di Francesco
Petrarca
(Venezia,
Biblioteca
Marciana).
CAPITOLO 4 M Francesco Petrarca 23

Le opere principali
Secretum (1347-53), opera in prosa scritta in latino,
divisa in tre libri

❱ È un dialogo tra Petrarca e sant’Agostino, in cui il poeta


racconta i suoi drammi interiori (segreti) al suo interlocutore e
gli chiede di guarire la sua anima (primo
pr libro).
❱ Agostino spiega a Petrarca come la sua infelicità dipenda da lui
stesso e dalla sua accidia (indolenza),
za), una paralisi della volontà
ndo libro).
che mina la sua vita interiore (secondo
❱ Agostino vede nell’amore per Laura la causa che ha
allontanato Petrarca dal vero amore,e, quello per Dio
(terzo libro).

trarca),
Epistole (diverse fasi della vita di Petrarca),
❱ Carro dei lettere scritte in latino
trionfi,
XV secolo, ❱ Petrarca riunisce le moltissime lettere
tere da
miniatura lui scritte in diverse raccolte.
tratta dai ❱ Le più importanti sono le Familiari,
Trionfi di composte fino al 1361, e le Senili, scritte
Francesco negli ultimi anni.
Petrarca
❱ Le altre raccolte di lettere sono le Sine
(Firenze,
nomine (senza destinatario) e le Metricae
tricae
Biblioteca
Nazionale (in versi).
Centrale).
ta in volgare
Trionfi (1374), opera in terzine scritta

❱ Petrarca immagina di avere una visione,


ione, durante la quale gli
appaiono sei trionfi, cioè carri guidati
dati da un personaggio-valore
che trionfa su quello che lo precede..
❱ I trionfi sono:
- Amore: il carro è guidato da Amore-Cupido,
re-Cupido, vincitore di tanti
amanti e di molte persone illustri;
- Castità: il carro è guidato da Laura che vince Amore;
- Morte: il carro è guidato dalla Morte, che minaccia Laura
e la vince;
- Fama: il carro è guidato dalla Fama, che succede alla Morte
e la vince;
- Tempo: il Tempo, rappresentato dal carro del Sole, non accetta
l’immortalità degli uomini illustri e accelera perché siano
dimenticati;
- Eternità: a trionfare su tutti gli altri è il carro dell’Eternità
(vita ultraterrena e contemplazione di Dio), che succede alla
dissoluzione del Tempo.
24 Dalle origini alla Controriforma

MAPPA DI SINTESI

FRANCESCO PETRARCA
(1304-74)

il capolavoro le opere principali

il Canzoniere in latino in volgare

M raccolta di poesie M Secretum: M Trionfi:


scritte in volgare e dialogo in prosa poema in terzine
divise in due sezioni: tra Petrarca e
«in vita» e «in morte» sant’Agostino
di Laura M Epistole:
M racconta la storia del lettere di
personale tentativo di argomento vario
redenzione del poeta,
che dovrebbe condurlo
dall’amore per Laura
all’amore per Dio

M modella una lingua e uno stile che si sono tramandati


per secoli come l’italiano poetico per eccellenza
M è un intellettuale attento alla politica del suo tempo,
ma non prende parte in prima persona alla lotta politica
M ama sia il mondo classico sia i padri della Chiesa
M riscopre i testi antichi da un punto di vista
filologico: per questo è considerato un anticipatore
dell’Umanesimo
5
1 Giovanni
CAPITOLO

Boccaccio Certaldo o Firenze 1313 -


Certaldo 1375

La vita
LA NASCITA E LA FORMAZIONE

1313 ● Nasce a Certaldo (o a Firenze) da un amore illegittimo del padre, un


mercante certaldese stabilitosi a Firenze.
1327 ● A 14 anni si trasferisce a Napoli per far pratica bancaria e
commerciale presso i Bardi, la famosa famiglia di banchieri
fiorentini che finanziava il Regno di Roberto d’Angiò, e con la
quale il padre era in relazione d’affari.
● Stanti questi rapporti, ha facilità d’accesso alla vita di corte, dove
frequenta l’aristocrazia e l’alta borghesia napoletane.
1331-34 ● A Napoli compie studi di diritto.
● Inizia a interessarsi di letteratura da autodidatta e compone le sue
prime opere.

IL RITORNO A FIRENZE

1340-41 ● Rientra a Firenze a seguito della bancarotta dei Bardi.


1345-48 ● È in missione a Ravenna e a Forlì con importanti incarichi.
● Torna a Firenze nel 1348, anno della peste.
1349-53 ● Compone il Decameron.

DALL’INCONTRO CON PETRARCA AGLI ULTIMI ANNI

1350 ● A Firenze conosce Francesco Petrarca, avvenimento di importanza


capitale per lui.
● Dietro sollecitazione di Petrarca, inizia a dedicarsi a studi eruditi.
1351-61 ● Compie numerosi viaggi come ambasciatore per il Comune di Firenze.
1360 ● Ormai dedito da tempo a una vita austera, prende gli ordini minori
e diventa chierico.
1361 ● Abbandona gli incarichi pubblici e si dedica intensamente agli studi.
1362 ● Si ritira nella sua casa di Certaldo, che diventa un centro di
irraggiamento culturale.
1365 ● Riprende le cariche pubbliche.
1373 ● Intraprende una serie di letture pubbliche della Commedia di Dante,
che però interrompe presto per le sue malferme condizioni di salute.
1375 ● Muore a Certaldo.
26 Dalle origini alla Controriforma

Il carattere, il pensiero, la poetica


Un intellettuale autodidatta

❱ Boccaccio è un erudito autodidatta di stampo umanistico.


❱ Legge di tutto, dagli autori classici ai poeti provenzali, e ha la
capacità di rielaborarlo nelle sue opere.
❱ Esplora diversi generi e lingue, ma approda alla prosa in volgare
soltanto con il suo capolavoro.

Un attento osservatore della realtà

❱ Nella sua opera maggiore, indaga e analizza una straordinaria


varietà di tipi umani.
❱ Presenta un mondo di personaggi nuovi, presi dalla vita
quotidiana, ai quali si adeguano anche la lingua e lo stile: alla
ricercatezza delle opere giovanili, segue una lingua versatile e
flessibile, priva di eccessi.
❱ Pur non negando una prospettiva divina, riconosce piena
autonomia di giudizio al singolo individuo: la morale che esprime
è laica e la ragione è l’unica guida a disposizione dell’uomo per
valutare scelte e comportamenti.

Una fusione di più «mondi»

❱ La ricchezza della sua produzione testimonia la compresenza di


tre modelli culturali diversi:
- quello aristocratico-borghese di tradizione cortese e
Il peregrinare stilnovistica, conosciuto durante il suo soggiorno napoletano;

marino di - quello borghese-comunale, tipico della sua città e della cultura


Beritola e della dei mercanti;
balia (Decameron, - quello umanistico, fatto suo attraverso lo studio dei classici e
IV, 2), XV secolo,
fondato sui valori dell’uomo.
miniatura
❱ Questi modelli culturali sono ben riconoscibili nella sua opera.
francese (Vienna,
Österreichische ❱ Boccaccio si rende conto che è nato un mondo nuovo, dominato
Nationalbiblio- dal ceto mercantile, e cerca una conciliazione tra questi nuovi
thek). valori e quelli del mondo cortese, ormai al tramonto.

Un modello di prosa e di intrattenimento

❱ Boccaccio concepisce il primo modello di prosa letteraria della


cultura europea; occorrerà attendere quasi cinque secoli perché
compaia un modello in grado di sostituire quello di Boccaccio:
I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1785-1873).
❱ Grazie al Decameron, la nostra letteratura conosce l’arte del
raccontare: il piacere della narrazione prende il posto degli
intenti educativi della novella antica.
CAPITOLO 5 M Giovanni Boccaccio 27

Il Decameron (1349-53)

Il contenuto

❱ Il racconto del Decameron prende avvio da un fatto storico


documentato: la peste del 1348.
❱ Spinti dal grande caos che domina Firenze a causa dell’epidemia,
dieci giovani – sette ragazze e tre ragazzi – decidono di
allontanarsi dalla città e rifugiarsi per due settimane in campagna.
❱ Così riuniti, i giovani stabiliscono di raccontare ad alta voce una
novella a testa per dieci giorni (in totale, 100 novelle): per ogni
giornata di racconto, a turno vengono eletti un re o una regina,
che scelgono il tema delle novelle del giorno.
❱ Il Decameron parte raccontando i difetti dell’animo umano per
arrivare a descrivere le qualità della cortesia. Ma nessun sistema
di vvalori inquadra la realtà: Boccaccio vuole semplicemente
narr
narrare dei vizi e delle virtù terreni, descrivendo donne e
uomini senza pregiudizi, osservandoli alle prese con la vita reale.
uomi
❱ I te
temi cardine del Decameron sono:
- la fortuna: vera forza dominante dell’universo boccacciano, è
da intendersi come caso che può volgere in buona o in cattiva
so
sorte: la fortuna, per Boccaccio, è caratterizzata dalla casualità
e dall’imprevedibilità;
- l’industria e l’ingegno: l’uomo deve saper opporre al caso
(alla fortuna) una forza altrettanto potente per realizzarsi in
(a
autonomia,
au ovvero quella dell’industria – cioè lo spirito di
in
iniziativa – e dell’ingegno;
- il potere della parola: una particolare forma di ingegno è
qu
quella della parola giusta detta al momento giusto. La donna
e l’uomo capaci di assecondare la mutevolezza della fortuna
Giovanni sanno usare con avvedutezza i motti, le battute di spirito in
sa

Francesco gr
grado di sciogliere situazioni complicate;
Rustici, l’amore:
- l’
l’am
am questo tema è declinato nelle sue forme più umane e
Cenotafio concrete, dagli amori a lieto fine, a quelli dagli esiti infelici,
di Giovanni ai risvolti più apertamente connotati dall’eros che, per
Boccaccio, XVI Boccaccio, è una forza vitale e positiva;
secolo, marmo
- la beffa: il tema dell’amore si accavalla spesso a quello della
(Certaldo,
beffa (della presa in giro, dell’inganno), che risulta una
Santi Michele e
Jacopo). strategia vincente se preparata con astuzia e ingegno;
- la magnanimità e la cortesia: all’industria e all’ingegno propri
del mondo dei mercanti, Boccaccio spesso contrappone un altro
modello che viene dal passato, quello della civiltà cortese e
cavalleresca. Egli aspira a una fusione tra questi due modelli,
che sintetizzi la raffinatezza e la gentilezza del mondo cortese
con la concretezza dei valori mercantili.
28 Dalle origini alla Controriforma

La forma

❱ Il titolo dell’opera (Decameron) significa “dieci giorni”: sono


i giorni che i narratori trascorrono in campagna, lontano da
Firenze colpita dalla peste, raccontando a turno una novella
ciascuno (dieci giornate per 100 novelle).
❱ Con il Decameron, Boccaccio inventa la novella moderna e offre
così alla cultura europea il primo modello di prosa narrativa,
destinato ad avere fortuna per molti secoli a venire.
❱ Il Decameron è caratterizzato da una sorprendente varietà
linguistica:
- per dar voce ai tipi umani diversissimi che animano le sue
novelle, Boccaccio ricorre a uno stile polifonico (più voci
insieme), riproducendo la ricchezza e la pluralità della lingua
viva, che ha come base il fiorentino della seconda metà del
Trecento;
- i registri linguistici sono numerosissimi e variano insieme ai
personaggi e alle situazioni; Boccaccio ricorre anche all’utilizzo
del registro comico, che gli consente di misurarsi con le
varietà linguistiche regionali e con la lingua parlata;
- la sintassi è ricca, il lessico estremamente vario e sono
sperimentate numerose potenzialità espressive attraverso l’uso
di raffinati espedienti linguistici.

I giovani si accordano di abbandonare Firenze per scampare alla peste,


miniatura tratta da un manoscritto del Decameron


di Giovanni Boccaccio (Oxford, Bodleian Library).
CAPITOLO 5 M Giovanni Boccaccio 29

Le opere principali

Le opere napoletane

❱ Caccia di Diana (s.d.): poemetto in terza rima scritto in


volgare, di argomento amoroso.
❱ Filostrato (1335): poemetto in ottave scritto inn volgare,
composto da un proemio in prosa e da nove parti in versi,
di argomento amoroso.
❱ Filocolo (1336): romanzo in prosa scritto in volgare,
composto da un proemio seguito da sette libri,i, sull’amore
di Florio e Biancifiore.
❱ Teseida delle nozze d’Emilia (1339-41): poema a epico in
ottave scritto in volgare, composto da dodici libri, che
❱ Donna nuda
intreccia i motivi delle armi e dell’amore.
con specchio,
XIV secolo,
acquerello Le opere fiorentine
colorato
❱ Comedìa delle ninfe fiorentine (1341-42): romanzo
tratto da un
manoscritto allegorico-pastorale scritto in volgare, sull’azione
ione che Amore
fiorentino esercita sugli uomini.
del Corbaccio ❱ Amorosa visione (1343): poema in terzine scritto itto in volgare,
di Giovanni icità eterna.
sulla contrapposizione tra piaceri terreni e felicità
Boccaccio ❱ Elegia di madonna Fiammetta (1343-44): romanzo manzo in prosa
(Firenze, scritto in volgare, composto da nove capitoli, in cui la
Biblioteca
donna protagonista, Fiammetta, racconta in prima rima persona
Medicea
i suoi dolori d’amore.
Laurenziana).
❱ Ninfale fiesolano (1345): poemetto in ottave scritto
in volgare sulle origini di Fiesole e Firenze.
❱ Bucolicum carmen (1349-67): raccolta di 16 egloghe scritte in
latino, su vari argomenti.
❱ De genealogia deorum gentilium (1350-75): opera in quindici
volumi scritta in latino, sulla mitologia antica.
❱ Corbaccio (1365): opera in prosa scritta in volgare, di feroce
quanto inusuale (per Boccaccio) satira contro le donne.
❱ Trattatello in laude di Dante (1366) ed Esposizioni sopra
la Comedìa di Dante (1373): opere scritte in volgare sulla
vita e l’opera di Dante Alighieri, che raccolgono le letture e
il commento alla Commedia dantesca che Boccaccio illustra in
pubblico nel 1373.
30 Dalle origini alla Controriforma

MAPPA DI SINTESI

GIOVANNI BOCCACCIO
(1313-75)

il capolavoro le opere principali

il Decameron opere napoletane opere fiorentine

M raccolta di 100 novelle M Caccia di Diana: M Comedìa delle


scritte in volgare, poemetto in terza ninfe fiorentine:
raccontate in 10 rima scritto in romanzo
giornate da 10 giovani, volgare allegorico-
fuggiti da Firenze pastorale scritto
M Filostrato:
a causa della peste in volgare
poemetto scritto
del 1348 in volgare di M Amorosa visione:
M temi delle novelle: argomento amoroso poema in terzine
fortuna; industria e scritto in volgare
M Filocolo:
ingegno; potere della romanzo scritto M Bucolicum carmen:
parola (motti); amore; raccolta di 16
in volgare di
beffa; magnanimità egloghe scritte
argomento amoroso
e cortesia in latino
M Teseida delle
M Trattatello in
nozze d’Emilia:
laude di Dante ed
poema epico in
Esposizioni sopra
ottave scritto
la Comedìa di
in volgare
Dante:
opere scritte in
volgare sulla vita
e l’opera di Dante
Alighieri

M dà forma al primo modello di prosa letteraria della cultura


europea, che si impone per secoli
M è un intellettuale autodidatta e un lettore onnivoro
M è un attento osservatore della realtà: indaga e analizza una
straordinaria varietà di tipi umani
M esprime una morale schiettamente laica, pur non negando una
prospettiva divina
6 Il Quattrocento:
CAPITOLO

l’Umanesimo

LA STORIA La formazione degli Stati “regionali” in Italia

❱ L’Italia del Quattrocento è politicamente frammentata e


incapace di unificarsi.
❱ In questo contesto, si assiste alla formazione di cinque Stati
“regionali”:
- il Ducato di Milano;
- la Repubblica di Venezia;
- la Repubblica di Firenze;
- lo Stato della Chiesa;
- il Regno di Napoli.
❱ All’alternanza di conflitti e nuove alleanze di questo periodo
pone fine la pace di Lodi del 1454, con la quale i cinque Stati
firmatari si impegnano a difendere l’Italia in modo compatto e a
mantenere un sostanziale equilibrio tra di loro.

Il ruolo politico di Lorenzo il Magnifico

❱ Nei decenni successivi alla pace di Lodi, uno dei principali


artefici del mantenimento di una politica dell’equilibrio tra
i vari Stati italiani è Lorenzo il Magnifico (1449-92), signore di
Firenze dal 1469 al 1492, che garantisce stabilità alla penisola
fino alla sua morte improvvisa. Lorenzo, chiamato
«il Magnifico» per la sua straordinaria cultura, gioca un ruolo
di primo piano nel secondo Quattrocento non solo per le sue
eccezionali doti politiche, ma anche per il suo valore di letterato
e mecenate.

L’Europa e le scoperte geografiche

❱ Se in Italia la frammentazione politica non consente la


nascita di uno Stato unitario, in Europa il XV secolo vede
il consolidamento delle monarchie nazionali di Francia,
Inghilterra e Spagna.
❱ Il Quattrocento dà anche l’avvio alle scoperte geografiche che,
nel giro di qualche decennio, apriranno nuove rotte commerciali
e porteranno alla scoperta dell’America.
32 Dalle origini alla Controriforma

LA CULTURA Una nuova concezione dell’umano

❱ Il Quattrocento è il secolo dell’Umanesimo, termine che deriva


dall’espressione latina studia humanitatis (“studi relativi
all’umanità”), cioè i cosiddetti «studi liberali», quelli adatti
agli uomini “liberi” (intesi come coloro che non devono lavorare
per vivere).
❱ Uno dei temi centrali della riflessione umanistica è la
rivalutazione del corpo umano: si supera la distinzione
medievale tra anima e corpo e si approda all’idea per cui l’uomo
è superiore a tutti gli altri esseri perché a lui solo è dato di
creare con l’ingegno gli strumenti di cui ha bisogno.
❱ Altro tema chiave è quello della celebrazione della libertà
dell’uomo, la sola creatura in grado di poter determinare il
proprio destino: Pico della Mirandola (1463-94), attraverso
l’immagine dell’uomo «camaleonte», offre una straordinaria
celebrazione della libertà dell’uomo, capace di orientare il
proprio destino autonomamente e responsabilmente.
❱ La cultura umanistica valorizza anche gli aspetti pratici
dell’esistenza, e quindi la vita civile e politica: l’uomo deve
partecipare attivamente. Occuparsi della cosa pubblica, quindi,
torna a essere un valore: ciascuno deve superare i propri egoismi
e far prosperare lo Stato.

Il ritorno all’antico

❱ I classici latini e greci vengono ricercati e


ristudiati: ritrovati nelle biblioteche capitolari di
tutta Europa, però, sono spesso il prodotto di
manipolazioni e copiature frettolose. Occorre,
pertanto, risalire al testo originale, e per questo
si mette a punto un sistema di indagine che
prende il nome di «filologia» (la disciplina
che ricostruisce i documenti letterari allo scopo
di interpretarli e comprenderli in maniera
corretta).
❱ Si assiste quindi all’acquisizione di manoscritti
❱ Donatello, per lo più in biblioteche di monasteri e cattedrali
David, nel tentativo di:
1420-40, - recuperare le opere perdute;
bronzo
- conoscere nuove e più corrette versioni di testi
(Firenze,
noti.
Museo
Nazionale ❱ L’attenzione filologica al testo si concretizza:
del - nel recupero della verità testuale;
Bargello). - nel recupero della verità storica.
CAPITOLO 6 M Il Quattrocento: l’Umanesimo 33

La circolazione dei testi e le biblioteche

❱ Nel Quattrocento la diffusione dei libri è ancora affidata in


larghissima misura ai manoscritti, che vengono prodotti grazie
all’intensa attività dei copisti (monaci e artigiani): il “libro”
continua quindi a rimanere costoso ed elitario.
❱ Quando a metà del Quattrocento Johann Gutenberg (1394-1468),
originario di Magonza, pubblica il primo libro (la Bibbia) dovuto
alla sua invenzione della stampa a caratteri mobili, si compie
una vera rivoluzione: il libro diventa disponibile in grandi
quantità, può diffondersi rapidamente, è alla portata di tutti,
costa poco e diventa un importante fattore di alfabetizzazione.
❱ La rivoluzione culturale dell’Umanesimo determina profondi
Parmigianino,

Ritratto di cambiamenti anche nel modo di conservare e far circolare i


uomo con libri, tanto che nascono le prime biblioteche pubbliche italiane:
libro, 1524, - Cosimo il Vecchio de’ Medici (1389-1464) nella prima metà
olio su tela del Quattrocento ordina la costruzione di una nuova biblioteca
(York, York nella quale raccoglie un lascito librario ricchissimo che, per
Art Gallery).
disposizione testamentaria, deve essere messo a disposizione di
tutti gli studiosi, e che viene incrementato dallo stesso Cosimo;
- Lorenzo il Magnifico (1449-92) affida, tra gli altri, a Pico
della Mirandola una grandiosa campagna di acquisti librari
allo scopo di aprire una nuova biblioteca (che si realizzerà però
soltanto verso la fine del Cinquecento, con l’apertura della
Biblioteca Laurenziana);
- Niccolò V (1397-1455), papa umanista e bibliofilo, porta la
Biblioteca Vaticana a essere la più grande d’Europa.

LA LETTERATURA Il Quattrocento, un secolo bilingue

❱ Il Quattrocento viene considerato un secolo bilingue per


l’utilizzo, su binari paralleli, sia del latino sia del volgare.
❱ Nella prima metà del secolo, si assiste al ritorno del latino
classico (mentre viene condannato quello medievale), usato per la
comunicazione letteraria e “ufficiale” tra le classi colte.
❱ A partire dalla seconda metà del Quattrocento, però, il volgare
torna a riaffermarsi come lingua letteraria (è il volgare
fiorentino, i cui modelli sono Dante, Petrarca e Boccaccio).
❱ Espressione di Umanesimo latino e Umanesimo volgare sono
alcuni autori bilingui, quali ad esempio Lorenzo il Magnifico
e Angelo Poliziano (1454-94, addirittura trilingue con volgare,
latino e greco), che utilizzano ormai indifferentemente latino e
volgare, e anzi trasferiscono forme e sperimentazioni dall’una
all’altra lingua.
34 Dalle origini alla Controriforma

MAPPA DI SINTESI

IL QUATTROCENTO:
L’UMANESIMO

la storia la letteratura la cultura

M Italia del Quattrocento: M nuova concezione


politicamente dell’umano: rivalutazione
frammentata e incapace del corpo umano;
di unificarsi celebrazione della libertà
M formazione di cinque dell’uomo; partecipazione
Stati “regionali”: Ducato alla vita civile e politica
di Milano; Repubblica M recupero del patrimonio
di Venezia; Repubblica culturale e letterario della
di Firenze; Stato della classicità: i classici greci
Chiesa; Regno di Napoli e latini vengono ricercati
M politica dell’equilibrio e ristudiati (acquisizione
tra i vari Stati garantita dei manoscritti)
da Lorenzo il Magnifico, M nascita della filologia:
signore di Firenze dal recupero della verità
1469 al 1492 testuale; recupero della
M consolidamento delle verità storica
monarchie nazionali di M invenzione della stampa
Francia, Inghilterra e a caratteri mobili:
Spagna il libro diventa disponibile
in grandi quantità; si
diffonde rapidamente; è
alla portata di tutti; costa
poco

M Quattrocento, secolo bilingue: utilizzo, su binari paralleli, di


latino e volgare
M prima metà del secolo: ritorno del latino classico per la
comunicazione letteraria e “ufficiale” delle classi colte
M seconda metà del Quattrocento: riaffermazione del volgare
come lingua letteraria (volgare fiorentino)
M Umanesimo latino e Umanesimo volgare: autori bilingui che
usano indifferentemente l’una e l’altra lingua
7 Il Cinquecento:
CAPITOLO

il Rinascimento IMMAGINE

LA STORIA Le Guerre d’Italia

❱ Il contesto storico in cui si sviluppa la letteratura italiana del


Cinquecento è quello delle Guerre d’Italia (1494-1559).
❱ L’equilibrio determinato dalla pace di Lodi (1454) si rivela
fragile già all’indomani della morte di Lorenzo il Magnifico
(1492). Senza più la mediazione di Firenze, infatti, nel 1494
il re di Francia Carlo VIII rivendica il trono di Napoli e
si assiste allo scontro tra Francia e Spagna per il controllo
dell’Italia.
❱ A partire dal 1515 la lotta tra Francia e Spagna si inserisce in un
più vasto conflitto franco-asburgico che coinvolge tutta l’Europa
e che si conclude solo nel 1559 con la pace di Cateau-Cambrésis,
che riconosce l’egemonia spagnola in Italia.

La Riforma protestante e la Controriforma

❱ La prima metà del Cinquecento è segnata dalla Riforma


protestante, un importante processo religioso e culturale che
mette fine all’unità religiosa dell’Europa.
❱ Iniziatore della Riforma è il monaco tedesco Martin Lutero
(1483-1546), che nel 1517 affigge sul portale della cattedrale di
Wittenberg le sue 95 tesi (affermazioni che contestano, tra le
altre cose, la validità delle indulgenze e il diritto della Chiesa
di concederle).
❱ Grazie alla stampa, le tesi di Lutero si diffondono rapidamente e
nel 1521 il monaco tedesco viene scomunicato.
❱ L’imperatore Carlo V vieta la diffusione del luteranesimo e
impone la restituzione dei beni espropriati alla Chiesa: sei
prìncipi rifiutano di farlo (da questo episodio assumono
l’appellativo di «protestanti») e, nel 1530, entrano in guerra
contro l’Impero.
❱ Il conflitto termina con la pace di Augusta (1555), che
garantisce ai prìncipi il diritto di scegliere la propria
confessione religiosa e obbliga i sudditi a seguire la scelta del
proprio signore, in base al principio del cuius regio eius religio
(“di chi è il Regno sia la religione”).
36 Dalle origini alla Controriforma

❱ Per arginare il protestantesimo la Chiesa cattolica tenta di


combattere l’eresia e di rinnovarsi: questo fenomeno prende il
nome di «Controriforma» e vede l’introduzione di strumenti
repressivi come il Santo Uffizio (tribunale ideato per sopprimere
il dissenso religioso), l’Indice dei libri proibiti (catalogo
dei libri di cui si vieta la circolazione) e la Congregazione
dell’Indice (incaricata di segnalare alla censura le opere
pericolose per la fede).
❱ Il Concilio di Trento (1545-63) non riesce a ricomporre l’unità
religiosa fra cattolici e protestanti, ma riorganizza e rinnova
dall’interno la Chiesa cattolica.

LA CULTURA Un’epoca di progresso civile e artistico

❱ Il Rinascimento, una straordinaria epoca di «rinascita» e di


progresso civile e artistico, si sviluppa a partire dall’Umanesimo
quattrocentesco, attraverso l’imitazione dell’antico e la ripresa
dei modelli classici.
❱ All’interno del Rinascimento è possibile isolare una tendenza
specifica che prende il nome di «classicismo rinascimentale»,
i cui tratti tipici sono: l’amore per la bellezza (equilibrio,
simmetria, armonia) e la ricerca di regole necessarie per
riprodurre questo ideale di bellezza ed eguagliare i classici.
❱ Rispetto all’antropocentrismo del Quattrocento, il Rinascimento
mostra i segni di alcuni cambiamenti culturali, che mettono
in crisi le certezze dell’Umanesimo: le scoperte astronomiche di
Nicolò Copernico (1473-1543) negano la centralità della terra,
l’uomo occidentale scopre un nuovo mondo al di là dell’oceano,
la Riforma luterana spezza l’unità della Chiesa.

I luoghi della produzione culturale

❱ Nel Cinquecento i centri di produzione culturale sono:


- la corte: durante il Rinascimento la corte è all’apice del suo
splendore: l’intellettuale cortigiano è protetto e accolto dal
signore nella sua corte, in cambio della celebrazione in opere
Una pagina elogiative;

del Sogno - l’accademia: le accademie rinascimentali rappresentano


di Polifilo uno spazio di libertà e indipendenza intellettuale e sono
di Francesco
essenzialmente orientate alla divulgazione della cultura;
Colonna,
- la tipografia: si tratta di un nuovo centro di produzione
stampato
a Venezia culturale sorto nel Cinquecento, grazie a stampatori illuminati
nel 1499 come Aldo Manuzio (1450-1515), in grado di produrre ottime
da Aldo edizioni di classici latini, greci e italiani, dalla straordinaria
Manuzio. accuratezza filologica.
CAPITOLO 7 M Il Cinquecento: il Rinascimento 37

Il controllo e la censura

❱ Il clima culturale del Cinquecento cambia profondamente nella


seconda metà del secolo, a causa della Controriforma: nei Paesi
cattolici, strumenti come l’Indice dei libri proibiti obbligano gli
intellettuali a una pesante censura. Torquato Tasso (1544-95), ad
esempio, sarà ossessionato dal rispetto dei dettami dell’ortodossia
cattolica.
❱ Il cambiamento del clima culturale comporta quindi anche un
mutamento della condizione degli intellettuali, la cui produzione
è sottoposta a un soffocante controllo.

LA LINGUA E La questione della lingua


LA LETTERATURA
❱ Con l’espressione «questione della lingua» si intende l’insieme
dei dibattiti e delle riflessioni che, lungo il Cinquecento,
animano la ricerca di una lingua comune per l’Italia.
❱ Le posizioni più rilevanti sono due: l’una interessata alla lingua
parlata (Baldesar Castiglione, 1478-1529), l’altra essenzialmente
alla lingua letteraria (Pietro Bembo, 1470-1547):
- Castiglione: è sostenitore della cosiddetta «lingua
cortigiana», una lingua vicina all’uso vivo e alla consuetudine
linguistica delle corti italiane. Il suo interesse non è tanto
orientato al come si debba scrivere, quanto al come si debba
parlare in ogni corte. I sostenitori della lingua cortigiana,
infatti, non sono interessati, in realtà, all’unità linguistica
nazionale, ma soltanto al fatto che in tutto il Paese (in ogni
corte) si parli con la stessa pulizia di stile;
- Bembo: è fautore della lingua nazionale e unitaria, e assegna
il primato alla lingua scritta. Il principale obiettivo polemico
del suo capolavoro, Prose della volgar lingua (1525), è proprio
la lingua cortigiana: Bembo dimostra come questa non sia
proponibile come lingua nazionale perché troppo legata alle
diverse corti e priva di unità e regolarità.
reg La sua proposta,
invece, che sarà risolutiva per la questione
que della lingua, è
quella di tornare al volgare fioren
fiorentino trecentesco (Petrarca
per la poesia e Boccaccio per la prosa),
pr il più bello e pregevole.

❰ Francesco Podesti, Torquato


Tasso alla corte di Ferrara,
1842, olio su tela (Brescia,
Pinacoteca Civica Tosio
Martinengo).
38 Dalle origini alla Controriforma

La trattatistica del Cinquecento

❱ Data la centralità delle corti nel Rinascimento, in quest’epoca


fiorisce un’ampia trattatistica che vuole delineare i caratteri del
perfetto cortigiano.
❱ Estremamente rappresentative in questo senso sono le opere di
tre autori:
- il Libro del cortigiano (1528) di Baldesar Castiglione
(rappresentazione idealizzata della corte);
- La cortigiana (1525) di Pietro Aretino (rappresentazione
caricaturale della corte);
- il Galateo (1558) di Giovanni Della Casa (guida per i
comportamenti spiccioli della vita in società).

Il teatro nel Cinquecento

❱ In età rinascimentale, sulla base dei modelli classici, rinasce


il teatro profano, sia nella forma della commedia sia in quella
della tragedia, anche in lingua volgare. Centri propulsori
di queste innovazioni sono ancora una volta le corti, dove
cominciano a sorgere i primi teatri stabili.
❱ Nelle corti signorili è reinventato il genere teatrale come
occasione ricreativa e strumento di propaganda e celebrazione;
vengono riscoperti gli autori classici, recuperati come modelli
e arricchiti di riferimenti all’attualità.

❱ Agnolo di Cosimo detto il


Bronzino, Laura Battiferri,
1550 ca, olio su tela
(Firenze, Palazzo Vecchio).
CAPITOLO 7 M Il Cinquecento: il Rinascimento 39

MAPPA DI SINTESI

IL CINQUECENTO:
IL RINASCIMENTO

la storia la letteratura la cultura

M Guerre d’Italia (1494-1559): M epoca di «rinascita» e di


Francia e Spagna si scontrano progresso civile e artistico
per il controllo dell’Italia; la M «classicismo sperimentale»:
pace di Cateau-Cambrésis (1559) amore per la bellezza e ricerca
riconosce l’egemonia spagnola in delle regole necessarie per
Italia eguagliare i classici
M Riforma protestante: importante M cambiamenti culturali
processo religioso e culturale rispetto all’antropocentrismo
iniziato dal monaco tedesco del Quattrocento: scoperte
Martin Lutero, che viene astronomiche di Nicolò
scomunicato e innesca un Copernico; nuove scoperte al di
conflitto tra prìncipi protestanti là dell’oceano; Controriforma e
e Impero introduzione della censura
M pace di Augusta (1555): principio M luoghi della produzione culturale:
del cuius regio eius religio (“di corte; accademia; tipografia
chi è il Regno sia la religione”)
M Controriforma: tentativo, da
parte della Chiesa cattolica, di
combattere l’eresia e rinnovarsi

M «questione della lingua» (ricerca di una lingua comune per


l’Italia):
❱ Baldesar Castiglione: lingua cortigiana; primato della lingua
parlata; lingua viva da poter usare negli ambienti di corte
❱ Pietro Bembo: lingua nazionale e unitaria; primato della lingua
scritta; modello del volgare fiorentino trecentesco (Petrarca e
Boccaccio)
M fioritura di una trattatistica che delinea i caratteri del perfetto
cortigiano (Libro del cortigiano di Baldesar Castiglione; Galateo
di Giovanni Della Casa; La cortigiana di Pietro Aretino)
M rinascita del teatro profano sulla base dei modelli classici
(commedia e tragedia): nelle corti cominciano a sorgere i primi
teatri stabili
8 Niccolò
CAPITOLO

Machiavelli Firenze 1469-1527

La vita
LA NASCITA, LA FORMAZIONE E GLI INCARICHI POLITICI

1469 ● Nasce a Firenze da Bernardo, dottore in legge e notaio, e


Bartolomea de’ Nelli.
● Riceve un’educazione umanistica tradizionale.
1498-1512 ● Nel 1498 è nominato segretario della Seconda cancelleria del
Comune di Firenze (affari interni alla città).
● Intraprende la carriera politica e ricopre vari incarichi diplomatici,
in Italia e all’estero, per la Repubblica fiorentina.
1512 ● Cade la Repubblica di Firenze e tornano i Medici alla guida della
città.
● Viene licenziato da tutti i suoi incarichi politici e, dopo una breve
parentesi in prigione, si ritira nella sua villa di San Casciano, alle
porte di Firenze.

IL RITORNO ALLA VITA PUBBLICA E LA MORTE

1513 ● Durante il forzato allontanamento dalla vita pubblica, annuncia


all’amico Francesco Vettori la stesura del Principe.
● Comincia (o riprende) i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio.
1515 ● Si registra un riavvicinamento ai Medici, tanto che gli viene
permesso di riprendere a frequentare Firenze.
1518 ● Scrive la commedia Mandragola che viene rappresentata per la
prima volta nello stesso anno, in occasione del matrimonio di
Lorenzo de’ Medici, nipote del Magnifico.
1519 ● Riceve dal cardinale Giulio de’ Medici l’incarico di scrivere una
storia di Firenze (Istorie fiorentine).
1525 ● Gli vengono riassegnati incarichi ufficiali.
1527 ● A Firenze cade la Signoria medicea e viene restaurata la Repubblica,
il cui governo non reintegra Machiavelli.
1527 ● Muore il 21 giugno per un’improvvisa malattia.
CAPITOLO 8 M Niccolò Machiavelli 41

Il carattere, il pensiero, la poetica

L’importanza della lezione degli antichi

❱ Per Machiavelli la storia ha un valore propedeutico alla


comprensione del presente, perché ritiene che i comportamenti
umani siano governati da passioni immutate nei secoli.
❱ In quest’ottica, la storia diventa una miniera di casi particolari
e va considerata, da una parte, come una fonte di “prove” utili
al ragionamento e, dall’altra, come deposito di saggezza per
orientare le scelte politiche del presente.

Il fondatore della moderna «scienza politica»

❱ Machiavelli promuove un’idea di politica come categoria a sé


stante, interamente laica, svincolata dall’etica e dalla religione,
e strettamente ancorata all’esperienza.
Albrecht

Dürer, La ❱ I capisaldi del suo pensiero politico sono:


piccola - l’analisi dei fatti: si deve procedere all’elaborazione di regole
Fortuna, generali deducendole dallo studio di casi particolari (del
1496, presente o della storia), muovendo quindi dall’esperienza;
incisione. - l’avversione per la «via di mezzo»: occorre sempre scegliere
fra due estremi;
- la visione negativa dell’uomo: l’essere umano è responsabile di
una progressiva e inevitabile corruzione dei costumi, che deve
essere arginata dall’organizzazione civile;
- la centralità dello Stato e delle sue leggi: sono essenziali per
la convivenza civile e il bene comune;
- la fortuna e la virtù: sono i due elementi che condizionano
le vicende umane: la prima è imprevedibile, ma può essere
contrastata dalla virtù, che consiste nella capacità di esercizio
del potere politico e militare.
❱ Nelle sue opere politiche, Machiavelli muove dall’osservazione
della realtà così com’è (la «verità effettuale») e dal rifiuto
della «via di mezzo»: la sua analisi separa dunque la sfera politica
da quella morale (secondo il principio, poi travisato nei secoli
successivi, per cui «il fine giustifica i mezzi»).

Oltre la politica, la letteratura

❱ Otre agli scritti legati all’attività politica, nella produzione di


Machiavelli si possono distinguere opere di carattere storico e
testi più propriamente “letterari”. Questi ultimi, tra cui spiccano
le commedie Mandragola e Clizia e la novella Belfagor, si
rifanno alla tradizione popolare.
42 Dalle origini alla Controriforma

Il Principe (1513)

Il contenuto

❱ Il Principe tratta delle strategie politiche e militari utili a


raggiungere, consolidare e mantenere il potere, e soprattutto a
garantire la sicurezza dello Stato.
❱ Machiavelli si concentra sulla forma politica del Principato e ne
analizza le diverse tipologie.
❱ Questa analisi diventa anche occasione per rivolgere uno sguardo
critico sulla realtà italiana contemporanea, caratterizzata
dall’inettitudine e dalla litigiosità dei prìncipi, che hanno
favorito il dominio straniero sulla penisola.
❱ Nell’opera emerge come le azioni umane siano regolate in parte
dalla «fortuna» (la componente esterna e imprevedibile che
condiziona le vicende umane), in parte dalla «virtù», la qualità
che consente di prevenire i mutamenti della fortuna grazie al
proprio coraggio e alla propria intraprendenza.
❱ Machiavelli indica in Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro
VI che in pochi anni era riuscito a conquistare la Romagna, un
modello «ideale» di principe: Cesare Borgia è riuscito a creare
uno Stato dal nulla, ma non a mantenerlo, a causa dei rovesci
della fortuna e di alcuni errori strategici.
❱ L’opera si conclude con un appello a Lorenzo II de’ Medici
affinché liberi l’Italia dai «barbari» stranieri e si faccia
«principe» di un grande Stato italiano.

La forma

❱ È un trattato politico in 26 capitoli, dedicato


ai Medici, allo scopo di ottenerne la
benevolenza, nella speranza di un ritorno alla
vita politica.
❱ Sul piano dello stile, il rigore del ragionamento
e del metodo si traducono in un’argomentazione
❱ Altobello serrata in cui prevale la concatenazione del
Melone, procedere logico. Sul piano sintattico, i
Ritratto connettivi sottolineano i rapporti di
di Cesare
causa-effetto e di aut-aut.
Borgia,
❱ L’esattezza dell’argomentazione implica
XVI secolo,
olio su tela
esattezza di linguaggio: Machiavelli si
(Bergamo, serve quindi anche di termini propri
Accademia dell’ambito scientifico, talvolta usati
Carrara). in senso figurato.
CAPITOLO 8 M Niccolò Machiavelli 43

Le opere principali

Discorsi sulla prima deca di Tito Livio (1513-17),


trattato diviso in tre libri

❱ Si tratta di un commento al decimo libro dell’opera Ab urbe


condita dello storico latino Tito Livio.
❱ Il commento di Machiavelli al testo storico procede per nuclei
tematici: è una riflessione sulle forme antiche e moderne del
potere e sulle dinamiche di funzionamento dello Stato.
❱ È presente una concezione della storia come realtà permanente: i
fatti storici si ripetono (con la conseguente necessità di studiare
la storia antica greca e romana).

Mandragola (1518), commedia in prosa in cinque atti

❱ È la storia di un amore contrastato che trova risoluzione grazie


all’inganno e alla beffa, raccontato attraverso l’analisi acuta e
spietata dei comportamenti umani.
❱ Per ottenere un effetto di realismo dei dialoghi, Machiavelli fa
ricorso a forme del fiorentino parlato, che si riflettono sulla
sintassi e naturalmente sul lessico.
❱ Nella Mandragola, l’aspetto linguistico assume una funzione
essenziale nella caratterizzazione dei personaggi, le cui identità
sono costruite anche attraverso uno specifico linguaggio.

Istorie fiorentine (1520-25), opera storiografica,


divisa in otto libri

❱ Sono il racconto dei fatti storici


orici dell’Italia e di Firenze dalla
or
caduta dell’Impero romano
fino alla morte di Lorenzo ill
Magnifico (1492), scritto su
incarico di Giulio de’ Medici.
❱ Machiavelli non utilizza
documenti d’archivio, ma
vengono focalizzate «storie»
individuali, valorizzando il
piano dell’esperienza.

❱ Mandragola “femmina”
contro la sterilità, XIV secolo,
miniatura tratta da un
erbario (Trento, Biblioteca del
Castello del Buonconsiglio).
44 Dalle origini alla Controriforma

MAPPA DI SINTESI

NICCOLÒ MACHIAVELLI
(1469-1527)

il capolavoro le opere principali

Il Principe

M trattato politico scritto M Discorsi sulla prima deca di


in volgare, dedicato alla Tito Livio:
famiglia de’ Medici per trattato sulle forme del
ottenerne la benevolenza potere e sul funzionamento
M analizza le strategie dello Stato
politiche e militari utili M Mandragola:
a raggiungere, consolidare commedia in cinque atti
e mantenere il potere, e a che analizza spietatamente i
garantire la sicurezza dello comportamenti umani
Stato M Istorie fiorentine:
opera storiografica che
racconta fatti italiani e
fiorentini dalla caduta
dell’Impero romano al 1492

M è il fondatore della moderna «scienza politica»: laica e


strettamente ancorata all’esperienza
M crede che la storia abbia un valore propedeutico alla
comprensione del presente
M sostiene che la realtà vada indagata per come essa è
oggettivamente («verità effettuale»)
M è convinto che fortuna e virtù siano i due elementi che
condizionano le vicende umane
9 Ludovico
CAPITOLO

Ariosto
Reggio Emilia 1474 -
Ferrara 1533

La vita
LA NASCITA E LA FORMAZIONE

1474 ● Nasce a Reggio Emilia da una famiglia di nobili origini.


1484-94 ● Si trasferisce a Ferrara, dove frequenta la corte degli Estensi ed
entra in contatto con intellettuali e umanisti.
● Compie studi giuridici per volere del padre, ma si appassiona alla
letteratura e alla filosofia.
● Compone opere in volgare, le Rime, e in latino, i Carmina.

GLI INCARICHI DIPLOMATICI PRESSO GLI ESTENSI E IN GARFAGNANA

1498-1503 ● Entra a far parte della corte di Ercole I d’Este.


● Alla morte del padre, deve incrementare gli incarichi lavorativi
per mantenere la famiglia, dedicando così meno tempo all’attività
letteraria.
1503-17 ● È al servizio del cardinale Ippolito d’Este, dal quale riceve importanti
incarichi diplomatici che lo costringono a viaggiare molto.
● Inizia una relazione con Alessandra Benucci, nonostante abbia preso
gli ordini religiosi per ottenere benefici riservati agli uomini
di chiesa.
● Scrive le commedie Cassaria e Suppositi.
● Completa la prima edizione dell’Orlando furioso (1516).
1517 ● La diocesi di Ippolito d’Este è trasferita in Ungheria, ma si rifiuta di
seguirlo, interrompendo così il suo impiego al servizio del cardinale.
1518-25 ● Svolge incarichi diplomatici per il duca Alfonso d’Este, fratello di
Ippolito, viaggiando a Firenze e a Roma.
● Riveste contro voglia il difficile ruolo di governatore della
Garfagnana, in Toscana, dove vive dal 1521 al 1525.
● Realizza la seconda edizione dell’Orlando furioso (1521).

IL RIENTRO A FERRARA E GLI ULTIMI ANNI

1525-32 ● Terminato l’incarico in Garfagnana torna a Ferrara, dove trascorre


anni sereni con la compagna Alessandra Benucci.
● Pubblica la terza edizione dell’Orlando furioso (1532).
1533 ● Muore a Ferrara.
46 Dalle origini alla Controriforma

Il carattere, il pensiero, la poetica

La corte estense e le influenze culturali

❱ A Ferrara, alla corte estense, Ariosto conosce numerosi


intellettuali e umanisti: l’ambiente culturale aperto e vivace
della corte gli consente di entrare in contatto con diverse
tradizioni letterarie.
❱ L’opera di Ariosto è influenzata dal genere cavalleresco di
matrice francese e dalla grande lirica italiana.
❱ Ariosto adotta i princìpi del classicismo: ricorre a uno stile dal
tono medio ed equilibrato, senza eccessi e senza concessioni al
linguaggio basso e popolare.
❱ Fa propria la lezione degli umanisti dei quali accoglie l’interesse
a indagare il reale e a svelarne gli aspetti più profondi e
complessi.
❱ Dal mondo classico Ariosto riprende anche due generi latini, le
satire e le epistole, e le ambienta ai suoi tempi.

L’interesse per l’attualità, il meraviglioso, l’ironia

❱ L’interesse di Ariosto per i temi di attualità è ricorrente nella


sua produzione letteraria e deriva dalla sua esperienza personale:
gli incarichi diplomatici e i numerosi viaggi, infatti, gli
consentono di interagire direttamente con la società e la politica
del suo tempo.
❱ Dal suo diretto contatto
con la realtà nasce anche
l’interesse per il
meraviglioso, un altro tema
tipico dell’opera di Ariosto:
egli vede nell’invenzione
fantastica una versione della
realtà come potrebbe essere,
Alberto
una possibilità dell’universo

Savinio, non realizzata.
Cavaliere ❱ Il mondo a lui contemporaneo
alla fonte. è spesso descritto attraverso
Omaggio l’uso dell’ironia: Ariosto
ad Ariosto,
mantiene così un punto
1949,
di vista distaccato che
tempera su
masonite gli permette di analizzare
(collezione criticamente la realtà che lo
privata). circonda.
CAPITOLO 9 M Ludovico Ariosto 47

L’Orlando furioso (1516)

Il contenuto

❱ L’opera di Ariosto riprende e continua le vicende contenute


nell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo (1441-94).
❱ La trama del poema segue tre vicende principali: la guerra tra i
cristiani di Carlo Magno e i musulmani di Agramante, l’amore di
Orlando e Angelica e l’amore di Ruggiero e Bradamante.
❱ I temi dominanti sono quelli cavallereschi e cortesi, affrontati
attraverso un’infinita varietà di personaggi ed eventi.
❱ Il mondo che emerge dall’opera di Ariosto è un universo
dominato dal caso, che restituisce una visione multiforme e
ironica della realtà.
❱ Attraverso l’ironia ariostesca, nessun valore è presentato come
assoluto, ma si accompagna sempre al suo contrario; Ariosto
osserva la materia trattata con divertito distacco.
❱ Ogni protagonista del poema è mosso dalla ricerca continua e
inesauribile di un «oggetto del desiderio», che però non riesce
mai a raggiungere.
❱ Nel caso di Orlando, l’impossibilità di soddisfare il suo amore
per Angelica lo porta alla pazzia: la follia rappresenta, nella
visione di Ariosto, un mezzo per osservare la realtà, caotica e
intricata, da un altro punto di vista.

La forma

❱ È un poema cavalleresco scritto in ottave, metro con il quale


Ariosto riesce a rendere l’opera armonica e scorrevole.
❱ La narrazione è interrotta e ripresa più volte, attraverso l’uso
della tecnica narrativa dell’intreccio: Ariosto introduce una
modalità narrativa nuova, quella della narrazione discontinua,
che non segue l’ordine degli avvenimenti.
❱ La dimensione caotica generata da questo andamento narrativo
e dalle lunghe digressioni non impedisce ad Ariosto di realizzare
la costruzione di un testo ordinato e armonico, in cui alla fine
ogni elemento dell’opera riesce a collocarsi.
❱ Ariosto utilizza un lessico selezionato, cura la musicalità dei
termini e la fluidità dei passaggi tra i versi.
❱ L’ultima edizione dell’Orlando furioso segue una revisione
linguistica basata sulle norme letterarie stabilite da Pietro
Bembo nel 1525, che identifica Petrarca come modello per la
produzione letteraria italiana.
48 Dalle origini alla Controriforma

Le opere principali

Commedie (1508-29)

❱ Ariosto compone cinque commedie: Cassaria, Suppositi, Lena,


Negromante, Studenti.
❱ Si rifà ai modelli classici del teatro latino – Plauto e Terenzio –
per l’ambientazione e le trame.
❱ Temi ricorrenti sono quelli del potere, dell’autorità e del
pragmatismo.
❱ Attraverso le sue opere teatrali, Ariosto porta sulla scena
l’intento moralistico presente anche nelle Satire e utile a
definire i caratteri di un «buon cortigiano».

Satire (1517-25)

❱ È una raccolta di sette satire scritte in volgare.


❱ Ariosto usa come modelli il poeta latino Orazio per i temi e i
toni, Dante per la terzina.
❱ I temi dei componimenti sono legati a fatti di attualità,
a eventi della quotidianità e a comportamenti umani e
autobiografici.
❱ Ariosto riflette sui mali del proprio tempo trasmettendo una
morale laica.

❱ Veduta della casa


di Ludovico Ariosto
a Ferrara.
CAPITOLO 9 M Ludovico Ariosto 49

MAPPA DI SINTESI

LUDOVICO ARIOSTO
(1474-1533)

il capolavoro le opere principali

l’Orlando furioso

M poema cavalleresco scritto M Commedie:


in ottave, la cui ultima cinque commedie
versione segue una revisione dall’intento moralistico,
linguistica conforme al centrate sui temi del
toscano trecentesco potere, dell’autorità e del
M temi del poema: pragmatismo
cavallereschi e cortesi, M Satire:
affrontati attraverso raccolta di sette satire
un’infinita varietà di scritte in terzine dantesche,
personaggi ed eventi su temi legati all’attualità e
ai comportamenti umani

M usa una modalità narrativa nuova: la narrazione


discontinua, che non segue l’ordine degli avvenimenti
M è influenzato dal genere cavalleresco francese e dalla
grande lirica italiana
M ricorre all’attualità e al meraviglioso quali temi
privilegiati della sua produzione letteraria
M ritiene che il mondo sia dominato dal caso, in una
visione multiforme e ironica della realtà
10 Francesco
CAPITOLO

Guicciardini
Firenze 1483 -
Arcetri 1540

La vita
LA NASCITA E LA FORMAZIONE

1483 ● Nasce a Firenze da una famiglia aristocratica.


1498-1508 ● Studia giurisprudenza a Pisa, dove si laurea nel 1505.
● Torna a Firenze dove lavora come avvocato.
● Sposa Maria Salviati.

IL LEGAME CON LA FAMIGLIA DE’ MEDICI E GLI INCARICHI POLITICI

1512-23 ● È ambasciatore a Madrid.


● Tornato a Firenze, si lega alla famiglia de’ Medici e svolge incarichi
politici, tra cui quello di governatore di Modena e di Reggio.
● Nel 1521 conosce e stringe amicizia con Niccolò Machiavelli.
● Inizia a scrivere i Ricordi.
1523-27 ● Nel ruolo di consigliere militare di Giulio de’ Medici, eletto
papa con il nome di Clemente VII, spinge al conflitto l’esercito
pontificio e quello dell’imperatore Carlo V, che però riesce ad
arrivare fino a Roma (1527).
1527-34 ● È costretto a ritirarsi dalla politica quando le truppe di Carlo V
entrano a Firenze e cade il governo dei Medici.
● Nel 1531 i Medici prendono di nuovo il potere della città e, con
loro al governo, torna a svolgere incarichi politici.

IL RITIRO DALLA POLITICA E GLI ULTIMI ANNI

1534-40 ● Muore papa Clemente VII.


● Si ritira dalla vita politica e si stabilisce nella sua villa fuori
Firenze, dove si dedica alla stesura della Storia d’Italia.
1540 ● Muore ad Arcetri.
CAPITOLO 10 M Francesco Guicciardini 51

Il carattere, il pensiero, la poetica

L’interesse per la storia e la politica

❱ I temi principali delle opere di Guicciardini sono la storia e la


politica.
❱ Guicciardini analizza e interpreta i singoli casi della storia
nella loro peculiarità: secondo la sua visione, gli eventi sono
unici e non confrontabili con altri e occorre valutarne dati e
circostanze.
❱ La sua riflessione politica si concentra sulle dinamiche del
potere e dei rapporti umani, diventando così un mezzo per
comprendere la complessità delle motivazioni che determinano
l’agire.

L’osservazione analitica della realtà


ltà

❱ Guicciardini osserva la realtà con sguardo attento e


disincantato: riportando i singolili casi della storia, pubblica
o privata, vuole dimostrare che la realtà è variabile e non è
riconducibile a una singola regola,, poiché ogni
fatto è unico, particolare, e non cconfrontabile
con gli altri.
❱ L’osservazione della realtà presente,
te,
te
l’«esperienza», è per Guicciardinini l’unica
modalità possibile di conoscere a fondo
l’esistente, che sfugge ai disegni unitari
un e
alle costruzioni teoriche.
❱ L’attenzione per i singoli fatti, non
on
riconducibili a uno schema generale,
ale, è
al
descritta dal termine «particulare»,
re»,
re
usato da Guicciardini per sottolineare
eare
il carattere specifico e unico di o ogni
fatto.

❱ Luigi Cartei, Statua di Francesco


cesco
ce
Guicciardini, 1847, marmo
(Firenze, piazzale degli Uffizi).
izi).
iz
52 Dalle origini alla Controriforma

I Ricordi (1512-30)

Il contenuto

❱ I singoli testi che compongono i Ricordi sono da intendersi come


«ammonimenti» e spaziano dalla politica alla morale.
❱ Guicciardini propone un’analisi della realtà basata sul suo
carattere «particulare», sul suo manifestarsi in forme sempre
diverse, determinate dalle singole circostanze. Ogni avvenimento
è unico e inconfrontabile e per questo a nulla serve la lezione
del passato.
❱ Guicciardini sostiene che è necessario basarsi sull’esperienza del
singolo caso, e osservarlo e indagarlo nella sua specificità.
❱ Per analizzare la realtà è quindi necessaria la «discrezione»,
cioè la capacità di distinguere i vari casi, analizzandoli
situazione per situazione.
❱ Guicciardini riconosce grande importanza alla fortuna: le
circostanze, infatti, cambiano continuamente a causa della
fortuna, che appare quindi come la grande artefice della storia.

La forma

❱ È una raccolta di pensieri e di massime che derivano


dall’esperienza dell’autore.
❱ Ogni singola massima è autonoma; i testi sono prevalentemente
brevi.
❱ Lo stile è poco letterario,
ma si avvicina a quello di un
testo di carattere privato.
❱ Nel lessico, convivono
latinismi ed espressioni del
fiorentino parlato.

❱ Nicoletto da Modena, Figura


femminile nuda raffigurante la
Fortuna, 1500-10 ca, incisione
(New York, Metropolitan
Museum of Art).
CAPITOLO 10 M Francesco Guicciardini 53

L’altra opera fondamentale

La Storia d’Italia (1537-40), opera storiografica, divisa in 20 libri

❱ I principali argomenti trattati riguardano i fatti storici italiani


accaduti tra il 1494, considerato l’anno di inizio della crisi
italiana, e il 1534, anno della morte di papa Clemente VII:
l’autore presenta così gli anni in cui l’Italia diventa terreno di
scontro tra le grandi potenze europee.
❱ Le fonti a cui si ispira Guicciardini sono la sua esperienza e la
sua memoria personali e numerosi documenti storici d’archivio.
❱ Gli eventi sono narrati anno per anno (struttura annalistica).
❱ L’autore presta particolare attenzione all’analisi della psicologia
dei personaggi e alle ragioni profonde che stanno dietro al
loro agire.
❱ Guicciardini presenta un visione pessimistica della storia,
basata sull’idea di un progressivo declino: mette in relazione la
disfatta dell’Italia con la fragilità della vita umana. Gli errori,
le violenze e le sopraffazioni che egli descrive nei fatti storici
sono il simbolo di una sottomissione alla fortuna e di una
condizione di miseria morale difficile da superare.

Johannes Lingelbach, Il sacco di Roma del 1527, secolo,


XVII
olio su tela.
54 Dalle origini alla Controriforma

MAPPA DI SINTESI

FRANCESCO GUICCIARDINI
(1483-1540)

il capolavoro l’altra opera fondamentale

i Ricordi

M raccolta di pensieri e M Storia d’Italia:


massime che uniscono opera storiografica, divisa
esperienze di vita e in 20 libri, sui fatti storici
ammonimenti italiani accaduti tra il
M si tratta di un’analisi 1494 (anno di inizio della
della realtà basata sul suo crisi italiana) e il 1534
carattere «particulare» (anno della morte di papa
(ogni avvenimento è unico e Clemente VII)
inconfrontabile)

M analizza e interpreta i singoli casi della storia, per


indagarli nella loro specificità (ogni fatto è particolare
e irripetibile)
M ritiene che l’esperienza sia l’unica modalità possibile per
conoscere l’esistente
M attribuisce grande importanza alla fortuna, che appare
come l’artefice della storia
11 Torquato
CAPITOLO

Tasso Sorrento 1544 - Roma 1595

La vita
LA NASCITA E LA FORMAZIONE

1544 ● Nasce a Sorrento.


1551-60 ● Si trasferisce a Napoli con la famiglia.
● Frequenta le scuole dei gesuiti e viaggia molto in Italia.
● Inizia a comporre il poema Gierusalemme e pubblica il poema
cavalleresco Rinaldo.
1560-64 ● Si dedica agli studi presso l’università di Padova, ma viene
allontanato per una satira scritta contro docenti e studenti.

GLI ANNI ALLA CORTE DI FERRARA E LA GERUSALEMME LIBERATA

1565-75 ● Si trasferisce a Ferrara presso la corte estense, al servizio prima


del cardinale Luigi d’Este e poi del duca Alfonso II d’Este, come
intellettuale cortigiano, senza incarichi diplomatici.
● Lavora alla stesura del poema Goffredo, che diventa poi la
Gerusalemme liberata, e pubblica l’Aminta.
1575-77 ● Termina la Gerusalemme liberata.
● È turbato dal timore che il suo poema non rispetti i dettami
dell’ortodossia cattolica.
● Si confessa quindi come eretico all’Inquisizione di Ferrara, che lo
assolve.

LA FOLLIA E GLI ULTIMI ANNI

1577-86 ● Inizia ad avere manie persecutorie e le sue condizioni di salute


mentale peggiorano.
● Viaggia molto in Italia fino a quando, a Ferrara, viene colto da una
grave crisi nervosa dopo la quale viene dichiarato pazzo e ricoverato
presso l’ospedale di Sant’Anna.
● Viene pubblicata la Gerusalemme liberata, senza la sua approvazione.
1586-95 ● Una volta uscito dall’ospedale, riprende i vagabondaggi per l’Italia.
● Continua l’attività letteraria e riscrive la Gerusalemme liberata.
1595 ● Muore a Roma.
56 Dalle origini alla Controriforma

Il carattere, il pensiero, la poetica

Un uomo dalle tante inquietudini e contraddizioni

❱ Per il suo carattere inquieto e tormentato, Tasso è ritenuto uno


dei primi autori della modernità, in quanto nelle sue opere
riflette le contraddizioni della seconda metà del Cinquecento
e si allontana dall’equilibrio e dalla regolarità proprie dell’arte
rinascimentale.
❱ Apolide e privo di affetti, stringe un legame viscerale con
la corte: ma se da una parte ammira e idealizza l’ambiente
cortigiano, dall’altra è insofferente verso le rigide formalità e
la decadenza culturale ed economica tipiche delle corti di fine
Cinquecento.
❱ Tasso vive negli anni della Controriforma ed è ossessionato dal
rispetto dei dogmi religiosi.
❱ Nelle sue opere riporta le contraddizioni proprie della realtà a
lui contemporanea.

La concezione della letteratura

❱ Tasso concepisce la letteratura come mezzo di ricerca di un


ordine che però non può essere raggiunto per la complessità e la
problematicità della realtà.
❱ Per Tasso la produzione letteraria è un’«opera aperta» che può
subire infinite modifiche per cercare di raggiungere, invano,
quell’ordine inarrivabile.

❰ Luigi Busi, Torquato


Tasso e il cardinale
Cinzio Aldobrandini nel
convento di Sant’Onofrio
a Roma, 1863-64, olio su
tela (Bologna, Pinacoteca
Nazionale).
CAPITOLO 11 M Torquato Tasso 57

La Gerusalemme liberata (1581)

Il contenuto

❱ È il racconto della conquista di Gerusalemme durante la crociata


del 1099.
❱ Il poema narra le vicende dell’ultima fase della prima crociata,
fino alla conquista di Gerusalemme da parte dei cristiani, guidati
da Goffredo di Buglione.
❱ Il tema principale è quello del contrasto tra forze del Bene e
forze del Male, rappresentate rispettivamente dai cristiani e dai
musulmani: la crociata è quindi una realizzazione terrena del
conflitto tra forze angeliche e demoniache.
❱ Il conflitto è presente anche all’interno dei singoli personaggi:
essi sono spesso tormentati dalla lacerazione interiore tra il
dovere assegnato loro da Dio e il desiderio, spesso di natura
amorosa, che li distoglie dalla loro missione.
❱ Le contraddizioni e i dubbi dei personaggi riflettono
l’interiorità di Tasso, che partecipa emotivamente alle loro
vicende, condividendo il loro intimo conflitto tra moralità
religiosa e sentimenti laici.
❱ Nel poema, Tasso cerca di adeguarsi all’ortodossia cattolica
promossa dalla Controriforma.

La forma

❱ È un poema eroico-cavalleresco, formato da 20 canti composti


in ottave.
❱ Tasso afferma di aver composto il suo poema con un «parlar
disgiunto», caratterizzato da un procedere spezzato, in cui
l’ordine delle parole viene sovvertito e il significato dei versi è
veicolato da associazioni di immagini e concetti.

❱ Ambroise Dubois, Il
campo dei crociati
davanti a Gerusalemme,
XVII secolo, illustrazione
per la Gerusalemme
liberata di Torquato Tasso
(Fontainebleau, Musée du
Château).
58 Dalle origini alla Controriforma

Le opere principali

Rime (1567-95), poesie

❱ È un’ampia raccolta di liriche di vario argomento composte


durante tutta la vita, dalla giovinezza alla maturità.
❱ I temi sono molteplici: amoroso, celebrativo, religioso,
autobiografico.
❱ Il metro è vario (sonetti, canzoni, ballate ecc.) e lo stile
riflette il gusto dell’arte di fine Cinquecento per l’eccesso e le
immagini complesse e bizzarre.

Aminta (1573), dramma pastorale in cinque atti

❱ Si tratta di un dramma composto di endecasillabi e settenari.


❱ Tasso si ispira ai modelli classici della tragedia greca e della
poesia pastorale (Teocrito, Virgilio, Poliziano).
❱ La trama segue le vicende del pastore Aminta, innamorato della
ninfa Silvia.
❱ L’ambientazione pastorale rimanda a un ideale di vita libera
dalle convenzioni e trasmette la concezione idilliaca della
natura, immaginata come mondo mitico in cui rifugiarsi e vivere
con semplicità.

❰ Anonimo veneziano,
Aminta sorprende
Silvia che si specchia
nell’acqua, XVI secolo,
affresco (Vicenza,
Villa Caldogno).

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