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1.1. La morfologia
Il Canzoniere prese il titolo dalla prassi editoriale, il vero titolo Rerum vulgarium fragmenta
non entrando mai nell’uso editoriale. Il termine fragmenta contiene una duplice
significazione: 1) allude alla particolare condizione di un (macro)testo non continuo, ma
composto di (micro)testi ideali, scritti e in parte anche diffusi autonomamente; 2) allude alla
particolare condizione soggettiva del poeta protagonista “disperso” e “frammentato” sotto
l’effetto della passione amorosa. La riconquistata unità interiore e l’affrancamento dalla
passione, prima ancora che dall’esito della vicenda raccontata, sono significati
metaforicamente dalla stessa forma “chiusa”del libro, dal suo essere Canzoniere.
Il Canzoniere si presenta come il diario, articolato in due tempi (1-263; 264-366) dell’amore
per una donna di nome Laura. I 366 componimenti sono ripartiti dal punto di vista metrico in
317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate, 4 madrigali. Vale la pena di fermarsi sulla tabella
delle forme metriche per rilevare le molte innovazioni rispetto alle consuetudini metriche due
e primotrecentesche. Il dato che più impressiona è il numero eccezionale delle sestine,
promosse al rango dei metri lirici di più ampio uso (e con ciò impostealla successiva
tradizione lirica).
La tendenza allo sperimentalismo metrico ha modo di esplicarsi anche nelle canzoni, fra le
quali la frottola Mai non vo’ più cantar com’io solea (105) spicca come primo esempio
conosciuto di questo genere; ma anche testi quali le canzoni Verdi panni snguigni oscuri o
persi e S’i’ ‘l dissi mai, ch’i’ vegna in odio a quella, nelle quali Petrarca adotta il modulo
provenzale delle coblas unissonans, attestato in Italia fra i Siciliani e nei toscani della
generazione di mezzo, in primis Guittone. Andranno dunque considerati come
sperimentazioni e non come cedimenti a una prassi arcaicizzante.
Il segno precipuo in Petrarca è infatti la modernità: lo conferma l’ospitalità accordata al
madrigale, un metro di nascita talmente recente che quelli di Petrarca sono tra i primissimi. Il
madrigale, proprio perchè destinato, in linea di massima, all’esecuzione musicale è un genere
di intrattenimento vocato a temi erotico-galanti: il coinvolgimento di Petrarca in questo tipo di
produzionepuò allora servire a correggere l’immagine vulgata del lirirco estrneo alla cultura
poetica contemporanea; tanto più che egli non sembra assumere il genere in chiave
assolutamente letteraria, ma non esita a collaborare con i musicisti della nuova polifonia (Non
al suo amante più Diana piacque, intonato da Jacopo da Bologna).
Nella sua forma definitiva il testo si presenta come un diario. Infatti i testi sono scritti in
prima persona e si riferiscono a esperienze, sentimenti idee di un unico personaggio,
coincidente con la persona dell’autore. La disposizione
La bipartizione della raccolta e il numero complessivo dei testi ordinati trovano
giustificazione nella biografia di Laura (non è posibile dubbitare della sua esistenza storica e
del fatto che morì colpita dalla peste del 1348).
Nel tracciare il diagramma di formazione della raccolta vedremo come l’ideazione del libro in
forma di diario e di romanzo (cioè in quella forma che più propriamente possiamo chiamare
“canzoniere”) si imponga sui precedenti esperimenti di ordinamento dei testi. Cosicché
possiamo essere certi , anche se l’autore non ha lasciato indizi al riguardo, che la divisione in
due parti della materia corrisponde nella sostanza (come già avevano intuito i petrarchisti
quattro e cinguecenteschi) alla distinzione fra rime ”in vita” e rime “in morte” dell’amata
(difatto la seconda sezione inizia con tre componimenti che presentano la donna ancora in
vita).
Laura appare al ventitreenne Petrarca nella Chiesa di Avignone il 6 aprile 1327 (211: “Mille
trecento ventisette a punto / in su l’ora prima, il dì sesto d‘aprile / nel laberinto amoroso
entrai”); muore, alla stessa ora il 6 aprile del 1348 (336: “Sai ch’n mille tracento quarantotto /
il dì sesto d’aprile, in l’ora prima / del corpo uscì quell’anima beata”): può essere una
coincidenza casuale, può essere voluta, Petrarca, comunque la sottolinea più volte, e non solo
nel Canzoniere, ma persino in scritture private.
Quella data doppiamente fatale consacra il numero sei a Laura: è certamente voluto, allora,
che il totale dei componimenti della raccolta definitiva contenga quel numero due volte [366];
così come per due volte la data (6 aprile) ha svolto un ruolo fondamentale nella vicenda
narrata. A differenza del numero nove che governava la vita di Beatrice, questa volta non
abbiamo nessuna simbologia e nessun intervento divino; nel caso di Petrarca si tratta solo di
un artificio, di un sapiente gioco concepito dall’artista senza le valenze simboliche della Vita
Nuova.
Le suggestioni simboliche legate al 366 sono ancora più complesse: Petrarca fa coincidere il
giorno dell’innamoramento con quello della morte di Cristo (Venerdì Santo del 1327, 3: “Era
il giorno ch’al sol si scoloraro / per la pietà del suo Factor i rai / quando i’fui preso”).
È stato rilevato che numerando i testi del Canzoniere secondo i giorni dell’anno, a partire
dalla corrispondenza sonetto 1 = 6 aprile, allora il rpimo testo della seconda parte, la canzone
264 corrisponde al 25 dicembre, il Natale: dunque, mentre la nascita dell’amore è
concomitante alla morte di Cristo (e perciò si presenta come deviazione ed errore –dobbiamo
tener presente che nell’anima di Petrarca l’opposizione vita virtuosa / peccato carnale fu
sempre vivissima), la sezione dedicata alla morte dalla donna –premessa indispensabile al
ravvedimento finale- si inaugura nel giorno della nascita del Salvatore.
A completamento della simbologia si può aggiungere che Petrarca contava gli anni a
nativitate (secondo l’indizione romana o pontificia), ragione per cui il secondo tempo del
Canzoniere verrebbe letteralmente con un nuovo anno.
L’incontro con Laura fu evento indubbiamente importante, addirittura decisivo nella sua
biografia spirituale e poetica: ma a patto che non lo si consideri come un presupposto
immediato e diretto della sua ispirazione. È innegabile, certamente, che il sentimento amoroso
costituisce una parte rilevante della materia del Canzoniere e che la complessità delle
situazioni sentimentali determina in qualche modo la ricchezza e la varietà delle situazioni
poetiche. È altrettanto evidente che la poesia petrarchesca appare assolutamente aliena dai
propositi documentari e dal gusto della effusione sentimentale. La scelta del tema amoroso
riflette piuttosto un momento essenziale non della psicologia, ma della poetica di Petrarca.
In primo luogo gli consente di inserirsi nella tradizione lirica cortese dai provenzali al
dolcestilnuovo e gli offre uno strumento linguistico già elaborato e raffinato, un repertorio di
vocaboli tecnici codificati, schemi formali e ritmici su cui costruire le proprie invenzioni
stilistiche.
Allo stesso tempo gli fornisce uno schema già imposto, gli offre un mezzo di ridurre il mondo
delle sue ansie e delle sue passioni a una vicenda già convenzionale ed astratta, in un certo
modo: l’innamoramento di una donna virtuosa. In questo schema tradizionale Petrarca
organizza e trasfigura la realtà informe e irrequieta della intima psicologia.
Anche per queste ragioni l’archittettura del Canzoniere si può considerare nei suoi
svolgimenti un paradigma della poesia petrarchesca: proprio perché delinea i rapporti
reciproci fra vita e letteratura, fra psicologia e arte.
Un analogo paradigma è iscritto anche nelle opere latine del poeta, che possono per questo
aspetto essere considerati precedenti, non cronologici, ma ideali del suo capolavoro. Negli
Epistolari, nel Secretum, nei trattati morali, nelle Epistole metriche è possibile identificare la
duplice esigenza di chiarire in termini intellettualmente sempre più lucidi e in forme letterarie
sempre più raffinate la sostanza mutevole e irrequieta delle proprie esperienze sentimentali. In
Petrarca il rpocesso di chiarificazione interiore è spesso affidato alle possibilità offerte dalla
letteratura e non alla capacità di riflessione sistematica. La letteratura diventa per lui un
mezzo di conoscenza, di dominio intellettuale e di rasegnamento etico: il fondo oscuro della
coscienza (appesantita forse dai peccati) si illimpidisce una volta espresso in belle parole.
Petrarca aveva una chiara consapevolezza teorica di questa funzione etica della letteratura.
Sono note nel Canzoniere espressioni di tipo “perché cantando il duol si disacerba”, oppure
sulla consolazione che la letteratura offre all’anima affaticata. L’elogio della letteratura viene
fatto anche in altre opere Epistole, Egloghe, Seniles, Familiares.
Dunque, la funzione rasserenatrice ed etica della letteratura, l’esigenza della elaborazione
formale rappresentano aspetti importanti della poetica di Petrarca. Grazie ad essi, le
esperienze sentimentali e intellettuali appaiono nel Canzoniere non solo depurate e filtrate, ma
sigillate in una espressione compiuta, assunte a una sfera di suprema astrazione poetica.