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Le favole e le fiabe tentano da sempre �di dar voce, di comprendere, di commentare

l�essenza
dei tempi�73. E questo � ancor pi� vero nel caso della favola, la quale risulta
essere estremamente
permeata nella realt� e nel contesto socio � culturale e temporale in cui � stata
scritta.
L�origine della favola � comunemente collocata presso le tradizioni culturali greca
e latina, e il
primo scrittore noto di cui possiamo leggere ancora oggi le opere viene
riconosciuto nella figura di
Esopo. In realt� questo genere letterario ha vissuto influssi provenienti da altre
civilt�, come quella
indiana e quella mesopotamica.
In Grecia i primi autori di favole, precedenti ancora ad Esopo, sono stati Esiodo e
il gi� citato
Archiloco. Successivamente la favola di Esopo ha incontrato la fama presso Roma con
Babrio78 e
Aviano79, ma � Fedro ad averla rinnovata, traducendola in lingua latina. In queste
due civilt� la
favola divenne ben presto uno strumento didattico e formativo.
Dopo un periodo in cui non ebbe molto successo, nel Medioevo la favola risorse come
genere
letterario quando venne composta una raccolta dal nome �Romulus�: un tale Romolo
veniva
considerato il traduttore latino delle favole greche di Esopo. Il nome di Fedro non
era noto, anche
se l�autore delle favole poste sotto la fama di Romolo era lui in realt�. In
Francia venne invece
creata un�altra raccolta dal nome �Isopet�, famosa quella della poetessa Maria di
Francia che si
ispirava proprio al �Romulus�.
Nel Cinquecento in Italia ricordiamo Agnolo Firenzuola e Anton Francesco Doni, due
scrittori
che composero delle favole sulla base della tradizione indiana, mentre in epoca
Barocca in Francia
si afferm� uno dei pi� importanti favolisti di ispirazione classica: Jean de La
Fontaine. Con le sue
�Fables� egli � stato ispiratore di tutto il genere sviluppatosi poi
successivamente.
Con il Settecento gli illuministi di tutta Europa scrissero favole morali e si ebbe
quindi una
grande fioritura di questo genere, arricchita dagli studi sulla struttura e sulla
morfologia operati da
Lessing80. Il Romanticismo prefer� di gran lunga la fiaba, anche se di favolisti se
ne trovano in
diversi paesi.
In tempi pi� recenti si � visto un ritorno alla favola classica con le opere di
Trilussa, Italo
Calvino, Leonardo Sciascia, George Orwell, Joseph Rudyard Kipling e Franz Kafka.
La storia della favola ha avuto quindi uno svolgimento altalenante e le sue origini
non sono
ancora chiarissime: questo la rende un genere complesso e articolato, arricchitosi
nel tempo di
particolari, caratteristiche e influssi provenienti da tutto il mondo.

la favola � quel breve racconto scritto in prosa oppure in


versi da un autore noto. La prima importante differenza con la fiaba � proprio
questa, cio� il fatto di avere un�origine chiara e specifica da collocare nello
spazio e nel tempo. Ancora, la favola �
costituita da pochi personaggi, spesso due soltanto, e nella maggioranza dei casi
si tratta di
animali, che parlano e si comportano come gli umani. Infine, l�epilogo della storia
contiene una
morale, una sorta di insegnamento con cui l�autore ci presenta i difetti e le
ingiustizie della societ�

Il pi� grande favolista dopo Esopo e Fedro � vissuto nel Seicento ed � il francese
Jean de La
Fontaine. Egli riprende il genere dei suoi due grandi predecessori (oltre ad altri
favolisti come
Babrio ed Aviano, per esempio) e lo trasforma introducendovi un elemento
caratteristico della sua
letteratura: la fantasia.
In Francia nel secolo della rivoluzione scientifica e del Re Sole Luigi XIV, mentre
il genere della
fiaba si afferma grazie a Perrault, La Fontaine � determinante per il successo
della favola.

Il termine fiaba deriva dal latino fabula, cio� racconto, derivato a sua volta dal
verbo fari, ovvero parlare. Si tratta di una narrazione medio-breve, di origine
popolare e di solito in prosa, che ha per protagonisti personaggi fantastici come
orchi, fate, streghe, draghi, giganti, maghi, spiriti benefici e malefici.
Tramandate oralmente di generazione in generazione, le fiabe non hanno di solito un
intento morale esplicito, ma hanno una finalit� di intrattenimento.

lcune caratteristiche identificano un racconto come una fiaba. Tra queste troviamo
la presenza dell�elemento magico: molti degli avvenimenti narrati nella fiaba
possono avvenire soltanto attraverso una magia o un prodigio. Vi � inoltre
l�indeterminatezza di tempi e luoghi, che non sono quasi mai definiti: le fiabe
iniziano infatti con �C�era una volta� in un paese lontano lontano��; il periodo
storico non � quindi identificabile. I personaggi e le vicende sono ricavati dalla
mitologia e dalle tradizioni popolari e sono quasi sempre inverosimili o
inesistenti nella realt� quotidiana. Le fiabe si presentano inoltre con un
linguaggio ripetitivo, per esempio �Cammina cammina�� e �Tanto tanto tempo fa��,
come ripetitivi sono a volte alcuni episodi, che troviamo presenti anche in pi�
fiabe.

Il bene e il male, i buoni e i cattivi, i furbi e gli stupidi, sono sempre


nettamente distinti. Il lieto fine � sempre presente, tranne che nelle fiabe
letterarie nelle quali il finale pu� essere drammatico. La morale delle fiabe �
presente, non dichiarata esplicitamente ma sottintesa. Tramandate oralmente da
generazioni, le fiabe propongono un linguaggio popolare, molto semplice e a volte
grammaticalmente non corretto; i modi di dire sono spesso inseriti in una fiaba,
come anche le formule magiche.

I fratelli Jacob e Wilhelm Grimm sono ricordati nel mondo soprattutto per aver
raccolto e rielaborato numerose fiabe popolari, alcune famosissime, come
�Biancaneve�, �Cenerentola�, �Hansel e Gretel�, �Cappuccetto Rosso�, �I tre
porcellini�, �Il gatto con gli stivali�, �Pollicino� e �La bella e la bestia�.

Il termine favola condivide con fiaba la stessa etimologia, ma si tratta di un


genere narrativo diverso.

Caratteri identificativi della favola


Le favole sono brevi racconti, in prosa o in versi, che solitamente hanno come
protagonisti animali antropomorfi, cio� animali che incarnano caratteristiche
umane, per esempio la capacit� di parlare e di ragionare. Possono essere presenti
anche esseri inanimati che interagiscono con i protagonisti. Gli ambienti in cui si
svolge il racconto nella favola sono realistici: le vicende sono quindi aderenti
alla vita quotidiana. A differenza della fiaba, nella favola � assente l�elemento
magico e la morale � formulata esplicitamente di solito alla fine della narrazione,
anche in forma di proverbio. Il linguaggio della favola � pi� curato di quello
della fiaba.

Il pi� antico e noto autore di favole dell�antica Grecia e del mondo occidentale �
Esopo: di lui si sono conservate circa 400 narrazioni appartenenti al genere
letterario della favola. Molte di queste favole sono cos� celebri che hanno
acquisito la funzione di proverbio, come �La volpe e l�uva�, �La cicala e la
formica�, �Al lupo! Al lupo!�.

Le f. furono diffuse, a partire dal sec. 13�, anche dai frati degli Ordini
mendicanti per ravvivare i loro sermoni o i loro scritti. Il domenicano Vincenzo di
Beauvais (1190 ca.-1264) incluse ventinove f., catalogate a seconda del vizio che
gli animali potevano rappresentare, in due sue opere, lo Speculum historiale e lo
Speculum doctrinale (Goldschmidt, 1947, p. 50; Randall, 1957; 1966).Il Medioevo
ebbe conoscenza diretta delle f. esopiane di Fedro solo fino al sec. 10�;
circolavano per� anche altre raccolte in latino, per es. quella di Aviano (sec.
4�), la silloge nota dall'epoca carolingia come Romulus, poi la collezione a uso
scolastico del monaco Ademaro di Chabannes, del 1025, e inoltre volgarizzamenti
quali l'Ysopet di Maria di Francia, della seconda met� del sec. 12�, o il
tardotrecentesco Esopo toscano (Esopo toscano, 1989). Schiettamente medievale � il
Roman de Renart, del sec. 12� (con antecedenti nel sec. 10� e ramificazioni e
adattamenti posteriori), in cui protagonisti sono la volpe Renard e il lupo
Isengrin (Favolisti latini medievali, 1984; Bertini, 1985; 1987).� perduto il pi�
antico programma monumentale di f. esopiane dei primi del sec. 11� affrescato nel
monastero di Saint-Beno�t-sur-Loire (Chenessau, 1931), mentre � conservato il
complesso del 1297 affrescato nella sala dei Notari nel palazzo dei Priori a
Perugia; le undici f., corredate da scritte, hanno come soggetto il lupo e
l'agnello, il cane che porta la carne, il lupo e la gru, la volpe e il corvo, la
volpe e l'uva, il leone e la volpe, il cane e il lupo, la volpe e il cane, la volpe
e l'aquila, il cinghiale e il lupo, il ladro e il cane. Unite a temi biblici -
Storie della vita di Mos�, di Gedeone e di Adamo ed Eva fino alla morte di Caino -
sono da intendere come allegorie politiche, ammonimenti ai governanti alla prudenza
e a non sottovalutare i nemici dichiarati o possibili (Riess, 1981a; 1981b). Le

Medioevo
Nel Medioevo il genere della favola ebbe molta fortuna. Molte favole medievali si
richiamavano nel titolo a Esopo, le cui composizioni in realt� in epoca medievale
non erano pi� conosciute: l'autore della maggior parte delle "favole esopiche" del
Medioevo era invece Fedro; ma del grande favolista latino in epoca medievale era
stato dimenticato invece il nome, che torner� alla luce solo alla fine del XVI
secolo[11]. La pi� popolare silloge di favole in epoca medievale era in prosa ed
era chiamata "Romulus" (IX secolo): vi erano contenute per lo pi� favole di Fedro,
attribuite tuttavia a un autore latino di nome Romolo (in lingua latina: Romulus)
il quale, come riferito nell'introduzione, avrebbe tradotto le favole di Esopo dal
greco in latino per farle conoscere al proprio figlio Tiberino[12].

Dal "Romulus" vennero generate anche opere di favole in versi latini, come per es.
il Novus Aesopus di Alexander Neckam in distici elegiaci[13][14][15]. In Francia
fiorirono raccolte di favole esopiche in prosa in lingua francese, dette isopet, la
pi� famosa delle quali fu scritta da Maria di Francia (fine del secolo XII).
Sebbene il termine "isopet" evochi Esopo nel nome, le isopet francesi erano tratte
in realt� soprattutto da quelle di Fedro tramandate attraverso il "Romulus"[12].
Anche in Italia nel XIV e del XV secolo si svilupparono volgarizzazioni soprattutto
dalle favole in distici elegiaci latini di Gualtiero Anglico. Se le "isopet" in
lingua francese rispecchiavano i valori dell'aristocrazia feudale, le favole
italiane in lingua volgare note col nome di "Esopo volgare"[16] rispecchiavano i
valori delle nuove realt� sociali dominanti alla fine del medioevo: i mercanti e
gli ordini mendicanti[17].

Nel basso Medioevo si afferm� anche una epopea animalista, un genere letterario
autonomo nato probabilmente in India, giunto in Europa attraverso versioni del
Pa�catantra arabe ed ebraiche tradotte in lingua latina da Giovanni da Capua[18] e
da Baldo[19], e sviluppato infine nel nord della Francia con poemi aventi per
protagonisti animali, soprattutto la volpe (in lingua francese Renard) e il lupo.
Il ciclo pi� importante di quel periodo � il Roman de Renart, una vasta raccolta di
poemi con animali, scritti nel XII-XIII secolo da pi� autori rimasti sconosciuti,
nei quali si esalta il gusto dell'avventura, l'ironia, l'astuzia[20].

XVI secolo
Le favole furono molto apprezzate nel periodo rinascimentale anche in Italia. Il
significato didascalico delle favole venne osservato con maggior interesse in
seguito alla pubblicazione degli Emblemata di Andrea Alciato[21]. Ma gi� agli inizi
del XVI secolo delle favole scherzose, sul modello di Orazio, ricorrevano molto
frequentemente nelle Satire dell'Ariosto; � il caso, per esempio, della favola
della zucca nella Settima satira o delle favole della gazza e della ruota della
fortuna nella Terza satira. Agnolo Firenzuola e Anton Francesco Doni si rifecero al
Panchatantra, il primo con La prima veste dei discorsi degli animali (una
traduzione parziale dall'opera di Giovanni da Capua attraverso una versione in
castigliano del XV secolo)[22], il secondo con la sua traduzione integrale[23].
Anche Leonardo da Vinci scrisse alcune favole che seguono la struttura della favola
classica, ma che hanno per personaggi soprattutto gli elementi naturali e veicolano
una morale pessimistica[24]. Ricorsero alle favole anche i polemisti fautori della
Riforma protestante, per es. Erasmus Alberus[25], la cui opera fu apprezzata da
Martin Lutero che nella favola vedeva un efficace strumento nella polemica
protestante contro la Chiesa cattolica[26].

XVII secolo
In Italia, in et� barocca, la favola non ebbe molti cultori. Non cos� in Francia.
Fra la fine XVI secolo e gli inizi del XVII secolo due importanti opere filologiche
attirarono l'attenzione su Fedro. Nel 1596 il calvinista francese Pierre Pithou
pubblic� un importantissimo codice del IX secolo di Fedro, noto come
"Pithoeanus"[12], mentre nel 1608 fu il padre gesuita Jacques Sirmond a scoprire
nella biblioteca dell'abbazia di Saint-Remi un secondo codice di Fedro, anch'esso
del IX secolo, noto come "Remensis" e purtroppo perduto nel 1774 per un
incendio[27]. Questi ritrovamenti ravvivarono in Francia il gusto per la favola;
non a caso un francese, Jean de La Fontaine, cre� dei veri capolavori riscrivendo
in versi molte favole di Esopo, di Fedro o quelle appartenenti alla tradizione
medioevale. Nella prima raccolta di Favole (1668) La Fontaine segu� il modello di
Esopo; nei libri pubblicati durante i successivi 25 anni, La Fontaine utilizz� la
favola per fare satira su corte, aristocrazia, Chiesa, e sulla nascente borghesia:
in breve l'intero consorzio umano. La sua influenza fu enorme in tutta Europa[28].

XVIII secolo
Il secolo d'oro della favola fu il XVIII secolo. Sotto il camuffamento degli
animali delle favole gli illuministi lasciavano intravedere la sottostante
razionalit�. In Italia scrissero favole Aurelio de' Giorgi Bertola[29], l'abate
Giovanni Battista Casti[30], Tommaso Crudeli[31], Antonio Jerocades[32],
Giambattista Roberti[33], Lorenzo Pignotti[34], Luigi Clasio (pseudonimo di Luigi
Fiacchi)[35], Giovanni Meli, autore di "Favuli morali" (Favole morali) in
siciliano[36]. Scrissero favole: in Francia Jean-Pierre Claris de Florian, nipote
di Voltaire[37], in Inghilterra John Gay[38], in Spagna Tom�s de Iriarte[39] e
F�lix Mar�a Samaniego[40]. In Germania scrisse favole Christian F�rchtegott
Gellert[41], mentre Gotthold Ephraim Lessing, oltre che autore di favole[42], ne
studi� la struttura e la funzione in cinque trattati pubblicati solo di recente in
italiano[43]. Scrissero favole in Danimarca Edvard Storm, in Polonia Ignacy
Krasicki[44] e in Russia Ivan Ivanovic Dmitriev, che fu ministro della giustizia di
Alessandro I di Russia, e soprattutto Ivan Andreevic Krylov, giudicato il pi�
grande scrittore di favole russo[45].

XIX secolo
Sebbene nel XIX secolo alle favole vennero preferite di solito le fiabe, non
mancarono grandi autori di favole anche in quell'epoca, per esempio Crist�bal de
Be�a[46] e Juan Eugenio Hartzenbusch[47] in Spagna; Ambrose Bierce negli Stati
Uniti d'America (quest'ultimo utilizz� la favola come mezzo di satira politica)[48]
e Beatrix Potter in Inghilterra; quest'ultima fu una autrice di favole pi� aderenti
alle convenzioni del passato[49]. Scrisse favole anche il grande Tolstoj il quale
le inser� ne I quattro libri di lettura, scritti per i figli dei contadini che
frequentavano la scuola di Jasnaja Poljana da lui fondata[50].

XX secolo
Nel XX secolo si ha un ritorno alla tradizionale favola esopiana con Pietro
Pancrazi, autore della raccolta L'Esopo moderno nel 1930[51], o con alcuni poeti
dialettali quali Trilussa, autore di favole in romanesco[52] o Vittorio Butera,
autore di favole in calabrese[53]. Ricorsero alla favola anche scrittori
"impegnati" quali Italo Calvino con Marcovaldo, Jean Anouilh che nel 1961 pubblic�
una raccolta di 43 Fables, Leonardo Sciascia[54] e George Orwell il cui pi� noto
romanzo La fattoria degli animali � una parabola del comunismo sovietico raccontata
riprendendo molti elementi della favolistica di Esopo, e il Rudyard Kipling de Il
libro della giungla. Anche Franz Kafka scrisse favole in lingua tedesca[55], Kornej
Ivanovic Cukovskij in lingua russa[56][57], Jos� Bento Renato Monteiro Lobato in
lingua portoghese[58], Damon Runyon[59] e James Thurber[60] in lingua inglese.

XXI secolo
Nel XXI secolo lo scrittore napoletano Sabatino Scia[61] � tra coloro che apportano
un rinnovamento al genere della favola. Le sue sono definite 'Favole di protesta
occidentale' in quanto, pur restando fedeli all'antica tradizione di Fedro,
stigmatizzano la societ� contemporanea. La collaborazione con illustri voci del suo
tempo lo ha portato nel 2007 a vincere il prestigioso premio Elsa Morante Ragazzi
con l'opera 'Alda e Io - Favole', scritto a quattro mani con la poetessa Alda
Merini[62]. Dall'altra parte del mondo, in America Latina, gli scrittori Juan e
Victor Ataucuri Garcia hanno contribuito alla rinascita della favola nel XXI secolo
con una nuova idea: utilizzare la favola come elemento diffusore dell'identit�
nazionale avvalendosi della vasta letteratura tradizionale questo continente. A tal
fine, nel suo libro "Favole Peruanas"[63], hanno effettuato la loro raccolta di
tesi di miti, leggende, credenze andina e amazzonica del Per�, poi, da questo,
creano belle favole fatte � diventato un modo molto interessante per diffondere la
ricca letteratura tradizionale del suo paese. Il risultato � stato un lavoro
straordinario ricco di sfumature regionali, dove si scopre il rapporto dell'uomo
con la sua origine, la natura, la sua storia, i suoi costumi e le credenze che poi
diventano norme e valori.

ullo sviluppo della favola medievale e sulla relativa concezione dell�animale


influirono tre fattori: quello religioso (gli animali nelle Sacre Scritture),
quello filosofico-allegorico (l�animale in rapporto all�uomo che troviamo in opere
quali il De Consolatione Philosophiae di Boezio, in un passaggio del quale l�uomo �
paragonato alla bestia solo nel momento in cui si allontana dalla virt�, ovverosia
l�animale come simbolo dell�uomo malvagio o del demonio) ed infine quello pseudo-
scientifico (dovuto alle informazioni sugli animali contenute in trattati
enciclopedici). Se la favola medievale si discosta quindi in minima parte da quella
classica in quanto a struttura, numerosi sono i casi in cui il significato di una
favola viene completamente stravolto per aver attribuito al protagonista zoomorfo
caratteristiche diverse da quelle che aveva nella cultura pagana da cui il modello
derivava. L�aspetto religioso permea la favolistica medievale per molte altre
ragioni. Non solo la produzione di codici avvenne all�interno dei monasteri fino
almeno al XII secolo, subendo in misura maggiore o minore una sorta di censura e di
selezione da parte di copisti, ma la favola entr� presto nel repertorio di
predicatori di ogni ordine religioso, che la inserirono nei loro sermoni grazie al
suo carattere didattico-morale e alla sua adattabilit� a contesti discorsivi
differenti. [3] L�ascesa degli ordini mendicanti (francescani e domenicani) intorno
al XIII secolo port� la favola ad intrecciarsi indissolubilmente con racconti
folklorici e favor� la sua diffusione tra le fasce meno acculturate della
popolazione. Oltre all�apporto di racconti folklorici, la favolistica esopica
medievale fu profondamente influenzata da altri generi letterari con animali come
protagonisti, nello specifico la tradizione del Fisiologo e dei Bestiari e l�epica
animale, grazie ai quali la connotazione dei protagonisti zoomorfi delle favole si
modific� sensibilmente, in direzione di un irrigidimento ideologico e di una
maggiore stereotipizzazione. Nella tradizione esopica classica, infatti, lo stesso
animale poteva avere di volta in volta una connotazione pi� o meno negativa o
positiva, e rappresentare tipi e comportamenti umani non necessariamente simili tra
loro: il leone non era sempre nobile e magnanimo, ma spesso temuto da tutti a causa
della sua avidit� e prepotenza; il cane, fedele amico dell�uomo, poteva apparire
come calunniatore nei confronti di animali pi� deboli; la scimmia, generalmente
astuta e malvagia, appariva a volte saggia e lungimirante. La tradizione dei
bestiari cristallizz� lentamente gli animali nella forma da loro assunta secondo
l�ideologia cristiana e la tradizione biblica.

Se nel Medioevo la tradizione fedriana prosegu� grazie ad un�acquisita funzione di


insegnamento della verit� cristiana, i secoli XIV e XV la apprezzarono per la sua
saggezza antica. A cavallo tra 1400 e 1500, Leonardo da Vinci, oltre a famose opere
d�arte e innumerevoli studi scientifici, scrisse anche alcune favole dallo spirito
arguto e dai personaggi e intrecci originali, pressoch� prive di connotazioni
sociali o morali marcatamente parenetiche. La favola fu nuovamente portata in auge
nel XVII secolo dalla penna di Jean de La Fontaine (1621-1695), che, grazie alla
riscoperta degli antichi dell�et� umanistica, conobbe direttamente le fonti
classiche (per quelle greche si serv� di traduzioni latine), quindi Esopo, Fedro,
Babrio, Aviano e Aftonio, ma anche il repertorio medievale, la tradizione orientale
e i numerosi favolisti francesi e italiani del XVI secolo, come Gabriele Faerno e
Verdizotti. La moda letteraria lanciata dall�opera di La Fontaine permise alla
favola di ritornare in voga in Europa per tutto il XVIII secolo e oltre. Il conte
Tolstoj (1828-1910) fond� a Jasnaja Polyana, la sua tenuta di campagna, una scuola
per i figli dei contadini che vi lavoravano, a beneficio dei quali scrisse I
quattro libri di lettura: qui inser� racconti popolari, aneddoti, narrazioni
fiabistiche e favole, per le quali recuper� gli intrecci tradizionali.

In Italia la narrazione favolistica trova, nel XX secolo, un nuovo periodo di


fortuna e di approvazione da parte di pubblico e autori con l�Esopo moderno di
Pietro Pancrazi (1893-1952) e pi� ancora con le poesie romanesche di Trilussa,
amate dal pubblico e mandate a memoria, ripetendo dopo secoli le abitudini ateniesi
narrate da Aristofane pi� di 2300 anni prima. La stessa facilit� di lettura non
caratterizza certo Il primo libro di favole di Carlo Emilio Gadda, uscito nel 1952.

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