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Sono fonti importanti per studiare le caratteristiche di un popolo, i suoi valori e le sue
tradizioni. Sono però racconti nati per essere ascoltati in un momento che veniva avvertito
come sacro. Si tratta perciò di grandi storie che dicono qualcosa sulla nostra identità.
- IL MITO
Può essere considerato il più antico tentativo di chiarire il mondo attraverso un racconto,
antecedente anche alla filosofia e alla scienza. Risponde ai grandi interrogativi
dell’esistenza: qual è l’origine dell’universo e dell’uomo, quale senso hanno la vita e la
morte. Si tratta quindi di una produzione di narrazioni simboliche che hanno caratteristiche
comuni:
1) Memoria, oralità, tradizione: il mito è una narrazione orale, memorizzata a tramandata
per generazioni, che solo con il tempo viene messa per iscritto
2) Varietà di forme: la trasmissione orale può produrre versioni diverse della stessa
storia, che presenta quindi una base comune e delle variazioni
3) Polisemia: ogni storia e ogni personaggio possono avere più significati, cioè possono
essere interpretati in modo diverso a seconda delle epoche. Ad esempio, Ulisse è visto
come l’eroe del ritorno a casa, come il primo esploratore, come un traditore (ha vinto la
guerra di Troia “slealmente”, grazie all’inganno del cavallo).
4) Sacralità: il mito tratta di argomenti sacri (es. l’origine dell’uomo) e mette in campo
personaggi divini e semidivini. Chi lo narra, per questo motivo, è meritevole di rispetto.
5) Carattere enciclopedico: il mito definisce l’identità di un popolo, identificandone il
patrimonio culturale tramandato negli anni, insieme ai saperi tecnico-pratici e agli ideali
- L’EPICA
Si tratta di un genere letterario costituito da POEMI: lunghe narrazioni in versi che
raccontano di eroi e divinità.
Gli eroi sono sempre belli, forti, coraggiosi. A volte sono semidei (ovvero hanno un
genitore divino e l’altro mortale), ma possono essere anche totalmente umani: l’importante
è che compiano imprese degne di essere tramandate. Devono affrontare prove contando
solo sulle proprie forze o sull’aiuto di qualche divinità, che interviene nelle loro vite, spesso
con il dono di armi straordinarie. Non sempre la loro vita ha un lieto fine: spesso incorrono
infatti in una morte tragica.
Gli dei invece hanno le stesse virtù e gli stessi vizi degli uomini, ma in misura amplificata,
e molto spesso intervengono arbitrariamente nelle loro faccende.
Esiste solo una forza superiore anche agli dei: il FATO, il destino, che è mosso da leggi
misteriose e immutabili.
- I POEMI OMERICI
Sono l’ILIADE e l’ODISSEA, elaborati tra XI e VIII sec. a.C. Inizialmente avevano forma
orale, per ottenere poi forma scritta nel VI sec. a.C.
L’Iliade racconta l’ultimo dei dieci anni della guerra combattuta tra Achei (Greci) e Troiani,
partendo dal momento della lite tra Achille ed Agamennone.
L’Odissea invec racconta le peripezie affrontate da Ulisse (in greco Odisseo) per tornare
nella sua patria, Itaca.
TEMI:
1) Iliade:
- onore e gloria: l’azione degli eroi parte dalla ricerca individuale della gloria. Questa però
deve ottenere il riconoscimento pubblico, affinché l’eroe ne ricavi anche onore. L’eroe
deve rispettare un codice etico, che comprende: lealtà, vendetta, nessuna pietà per il
nemico, nessuna paura della morte
- ira: è una passione incontrollabile con effetti spesso devastanti
- sottrazione della donna: Elena viene sottratta da Paride e Menelao, scatenando la
guerra: Briseide viene sottratta da Agamennone ad Achille, scatenandone l’ira
2) Odissea:
- volontà di conoscere e osare: Ulisse può essere considerato il primo esploratore per il
suo desiderio di conoscere nuove terre e nuovi popoli, che spesso lo porta a rischiare la
vita
- ritorno:nostalgia per la casa e la famiglia
- recupero della propria identità: Ulisse ritorna ad essere re attraverso dure prove, la
vendetta contro i Proci che volevano usurparne il regno, il riconoscimento da parte dei suoi
familiari
VOCE NARRANTE
Nell’Iliade, il narratore è esterno e onnisciente. Porta però la propria visione del mondo.
Quello dell’aristocrazia guerriera della Grecia arcaica.
Nell’Odissea, il narratore è esterno e onnisciente quasi sempre. Cambia e diventa interno
quando Ulisse, all’inizio del poema, racconta la sua storia al re dei Feaci, aumentando
così la partecipazione emotiva dell’ascoltatore/lettore.
CARATTERISTICHE STILISTICHE
I poemi omerici presentano diverse caratteristiche stilistiche comuni:
- ripetitività e formularità: spesso all’interno dei poemi vengono ripetuti singoli versi, gruppi
di versi, situazioni tipiche o epiteti formulari. Questi ultimi sono aggettivi che sottolineano
caratteristiche dei personaggi (es. il furbo Odisseo) o oggetti (es. armatura splendente di
Achille). A volte si tratta di PATRONIMICI, cioè aggettivi che riconducono al padre del
personaggio citato (es. Pelide Achille significa Achille figlio di Peleo). Lo scopo di queste
ripetizioni si ritrova nella prima trasmissione orale dei poemi: l’AEDO (il cantore che li
raccontava) si aiutava mandandole a memoria. Anche per il pubblico risultava più semplice
identificare personaggi e situazioni.
- similitudini: paragoni complessi fra due termini che appartengono a contesti diversi, utili
per spiegare le situazioni più complicate all’uditore
QUESTIONE OMERICA
I poemi omerici sono così chiamati perchè inizialmente se ne attribuì la paternità a
OMERO, una figura leggendaria. Secondo la tradizione era una aedo, probabilmente
cieco, che scrisse le due opere su ispirazione della musa della poesia. Nel III sec. a.C.,
cioè in età ellenistica, nacque il dubbio che i due poemi fossero effettivamente opera della
stessa persona, a causa delle profonde differenza di ambientazione fra loro. Inizialmente
si pensò che l’Iliade fosse stata scritta da Omero in giovinezza e che l’Odissea fosse
invece l’opera della vecchiaia. Solo in seguito alcuni studiosi distinsero due autori differenti
. Nell’800 nacque, in area tedesca, la cosiddetta QUESTIONE OMERICA: alcuni analisti
iniziarono a pensare che Omero non fosse mai esistito oppure che fosse un personaggio
che aveva semplicemente cucito insieme canti preesistenti. Negli anni ‘20 del ‘900
assumono importanza i primi studi sull’oralità: William Parry dimostra che le ripetizioni
presenti nelle due opere non sono un errore,ma la testimonianza di un legame con la
trasmissione orale. Ad oggi la questione è ancora aperta.
EPICA LATINA: L’ENEIDE
L’Eneide è un poema scritto da Virgilio nel I sec. a. C. Il protagonista è Enea, eroe troiano
che figge in cerca di una nuova patria e che, dopo cinque anni di peregrinazioni, approda
nel Lazio, dove arriverà a procreare la stirpe che fonderà Roma.
Nell’Eneide il modello omerico è sempre presente, ma si aggiunge una nuova sensibilità,
fondendo il mito alla storia di Roma. Due sono gli elementi centrali:
- ruolo del fato: permette di celebrare la stirpe dell’imperatore Augusto, discendente da
ben due divinità, ma mette anche in luce le sofferenza subite dagli eroi per affrontare il
proprio destino.
- pietà del protagonista: l’eroe mostra rispetto verso famiglia, dei, patria.
Il narratore esterno e onnisciente interviene solo per commentare i fatti. Inoltre, l’Eneide è
un’opera concepita per la scrittura e questo ha come conseguenza una minore presenza
della formularità.
LA FIABA E LA FAVOLA
1) LA FIABA
È un racconto di meraviglie, dove agiscono esseri soprannaturali e oggetti magici e
dove si verificano eventi che non sono spiegabili nella realtà. Il lettore sospende la propria
incredulità per entrare in un mondo dove tutto è possibile.
ORIGINE DELLA FIABA
La fiaba esiste da tempi antichissimi come narrazione popolare tramandata oralmente.
Risponde al bisogno di riflettere sui desideri e le difficoltà che ogni uomo deve affrontare.
Ci sono diverse ipotesi sulla sua nascita:
- la prima la collega al passaggio da una società primitiva di cacciatori ad una sedentaria
di agricoltori. La fiaba dovrebbe raccontare i riti di passaggio spesso crudeli che i giovani
cacciatori devono superare per diventare adulti.
- per Freud, la fiaba era il riflesso dei sogni e delle paure dell’uomo
- per Calvino, le fiabe sono una spiegazione generale della vita e delle difficoltà comuni
che prima o poi tutti gli uomini devono affrontare.
CARATTERISTICHE STILISTICHE
- ripetitività di schema narrativo, termini, espressioni (es. c’era una volta, cammina
cammina..)
- genericità delle determinazioni di tempo (es. un tempo, una volta…) e di spazio (es. in
una foresta, in un castello..)
- a volte la fiaba rappresenta un percorso di formazione: l’eroe è inizialmente un
personaggio giovane e inesperto che commette errori ai quali deve rimediare.
Intervengono la fortuna, ma anche aiutanti o oppositori. C’è sempre il lieto fine, spesso
ottenuto attraverso l’intervento della MAGIA. La magia viola le leggi della natura e trionfa
contro ogni logica conseguenza. Sempre però per avere l’aiuto magico, l’eroe deve
perfezionarsi, sviluppando doti come il coraggio, l’umiltà, la purezza di cuore.
IL GENERE NEL TEMPO
Nata in forma orale, la fiaba ha avuto molte rivisitazioni scritte:
- Le mille e una notte: raccolta di fiabe orientali di origine indiana
- I racconti di mamma Oca, Charles Perrault, 1697
- Fiabe per bambini e per famiglie, fratelli Grimm (1812 – 1815)
- Fiabe, Hans Christian Andersen (1835)
- Fiabe italiane, Italo Calvino (1956)
FOCUS: ITALO CALVINO (1923 – 1985)
È uno dei più importanti scrittori italiani. Nel suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di
ragno (1947), emergono subito due caratteristiche che accompagneranno la su intera
produzione: la narrazione realistica di impegno civile e il gusto per il favoloso e il
paradossale.
In Calvino, la narrazione fantastica ci porta a riflettere sulla condizione umana (es. Il
barone rampante), mentre i racconti realistici diventano spunto per un’indagine su
problemi contemporanei, sulla condizione degli intellettuali e una riflessione sui sentimenti
umani.
Nel 1956, Calvino pubblica Fiabe italiane, una raccolta delle fiabe più tradizionali.
Nelle ultime opere, manifesta un’aperta sfiducia nella possibilità di dare un senso al
mondo, e sposta la sua attenzione sull’ “atto del raccontare”. In Se una notte d’inverno un
viaggiatore (1979) ogni capitolo è l’inizio abbandonato di un possibile romanzo. In questo
modo,Calvino sancisce l’impossibilità di individuare nella realtà un senso compiuto.
1) LA FAVOLA
Si tratta di narrazioni brevi che hanno animali come protagonisti e che vogliono
trasmettere una riflessione morale.
Gli animali hanno generalmente caratteristiche antropomorfe,cioè si comportano come i
diversi tipi umani (es. avaro, furbo, potente…). La favola ha anche carattere allegorico:
ogni specie animale simboleggia un vizio o una virtù umana (es. la volpe è sempre furba,
l’agnello è sempre debole…). Lo svolgimento è rapido ed efficace, senza lunghe
descrizioni psicologiche e di luoghi. Le vicende non vogliono suscitare emozioni, ma far
riflettere su fatti quotidiani. Il mondo ordinario e antieroico, con vizi e difetti a volte descritti
con ironia.
A differenza della fiaba, la favola ha una tradizione scritta. Le sue origini si ritrovano
nell’antica Mesopotamia e nel continente indiano.
La favola come la conosciamo noi in Occidente viene però inventata nel VI sec. a.C. da
Esopo, uno schiavo greco, che è considerato il vero iniziatore del genere. Scrisse circa
500 favole, che divennero modello per rielaborazioni successive.
Nel I sec. a.C. Fedro, uno schiavo romano, scrisse 5 libri di favole, dalla forma raffinata,
ma piuttosto monotone nel contenuto, in quanto riprendevano in latino quello che Esopo
aveva già scritto in greco.
Del XVII sec. sono le Favole di Jean del la Fontaine.
Del XX le Satire di Trilussa, scritte in romanesco.
Del 1961 le Favole al telefono di Gianni Rodari.
I GENERI DELLA NARRAZIONE
1- NOVELLA E RACCONTO
La narrazione breve, di solito in prosa, tratta vicende reali o immaginarie. Inizialmente
veniva indicata con due termini:
- NOVELLA: dal latino NOVUS=nuovo, notizia
- RACCONTO: sottolinea il rapporto tra il narratore ed un pubblico di ascoltatori
Ancora oggi i due termini sono interscambiabili.
La sua nascita è l’espressione letteraria del bisogno umano di narrare. Inizialmente aveva
forma orale, con tre caratteristiche principali:
- presenza di un narratore visibile e di un pubblico di ascoltatori
- una lunghezza del testo che potesse consentire la narrazione in una sola volta
- lo scopo di intrattenere gli uditori, senza finalità educative, assicurando in questo modo
maggiore libertà rispetto agli altri generi letterari.
In origine la narrazione breve presentava contenuti più realistici, a differenza per esempio
della fiaba, che è ambientata in contesti immaginari e sovrannaturali. La novella era
caratterizzata dalla verosimiglianza, cioè rappresentava i fatti come realmente avvenuti, a
volte utilizzando personaggi realmente esistiti. Lo scopo era quello di far conoscere ai
lettori i modi di vivere e di pensare della società e dell’epoca in cui la novella è nata.
La novella è nata prima del romanzo, che invece è una forma stilistica propria della
modernità. É caratterizzata dalla semplicità dell’intreccio e dalla presenza di pochi
personaggi, elementi dovuti naturalmente alla natura breve del testo.
É difficile individuare con precisione una data per la nascita della novella, appunto a causa
delle sue origini orali, che non hanno lasciato testimonianze scritte. Probabilmente si tratta
di un’origine antichissima, che si è associata ad una contemporanea diffusione in culture e
regioni geografiche diverse (es. zona egizia e babilonese, area indiana). L’influenza
orientale è visibile anche in novelle che appartengono alla cultura classica, ad esempio a
quella latina. La sua diffusione nel Medioevo è stata poi favorita dai rapporti commerciali
con l’Oriente, sostenuti da navigatori e mercanti.
In Italia si diffonde in forma scritta dalla metà del XIII secolo, soprattutto tra i borghesi, che
amavano forme letterarie brevi e piacevoli. La raccolta più antica è il NOVELLINO,
prodotto alla fine del ‘200 da un autore rimasto anonimo. É costituito da 100 novelle i cui
personaggi sono borghesi, cortigiani, religiosi senza scrupoli.
A meta del ‘300 viene pubblicato il DECAMERON di Giovanni Boccaccio, che risulterà
essere un capolavoro del genere novellistico. É costituito da 100 novelle ambientate su
uno sfondo reale, con personaggi verosimili o storicamente esistiti che affrontano i più
svariati casi della vita. Lo scopo dichiarato dall’autore è quello di intrattenere i lettori. La
lingua è il toscano del ‘300 e le novelle vengono inserite in una struttura a cornice (una
storia che, come una cornice, lega con un filo conduttore tutte le 100 novelle fra di loro: la
narrazione delle novelle viene attribuita a personaggi che raccontano a turno).
Fino alla fine del ‘500 la produzione novellistica si limitò a pallide imitazioni del Decameron
di Boccaccio.
Tra il’600 e il ‘700 la narrazione breve ebbe pochissima diffusione, per conoscere una
rinascita nell’800, quando il racconto moderno si sviluppò parallelamente al romanzo. Molti
romanzieri furono anche autori di novelle (es. Maupassant, Verga, Pirandello) e i generi e
gli stili furono molto simili. Inizialmente la forma breve venne utilizzata per contenuti
fantastici (autori: Stevenson, Poe) e temi avventurosi (autori: Conrad, Kipling).
Nel ‘900 il racconto si lega all’indagine psicologica dei personaggi, che sono spesso
uomini comuni, spesso illusi, per i quali la sconfitta è un destino inevitabile. Tra i principali
autori ricordiamo: Joyce, Kafka, Pirandello, Buzzati, Pavese, Calvino.
2- ROMANZO
La narrazione lunga, o romanzo, è una narrazione in prosa di una certa ampiezza. Ci sono
numerosi personaggi con frequenti cambi di scena. Sono presenti diverse modalità
espressive (sequenze narrative, riflessive, dialogiche, descrittive) e punti di vista diversi.
Quindi possiamo dire che la narrazione ha carattere POLIFONICO (possiede voci diverse)
e PROBLEMATICO (non c’è un’unica verità). I personaggi sono perlopiù persone comuni,
nei quali il lettore può rispecchiarsi o dal quale vuole prendere le distanze.
La forma più antica dove si raccontano per esteso le avventure dei personaggi sono i
poemi epici. Però, a differenza dal romanzo l’epica:
- cambia la forma narrativa (il romanzo è in prosa, l’epica era in poesia)
- cambia la materia narrata: il poema epico racconta vicende di eroi e di divinità, mentre il
romanzo racconta di persone comuni che agiscono nella realtà o in ambientazioni che
sono frutto della fantasia dell’autore. Nei poemi epici i personaggi restano uguali a se
stessi (simboleggiano sempre gli stessi vizi o virtù), mentre nel romanzo subiscono
evoluzioni (sono mutevoli).
CARATTERISTICHE STILISTICHE
La narrazione comica, sebbene preveda contenuti sempre diversi, può presentare
caratteristiche stilistiche standard, relative alla sintassi (costruzione della frase) e al
lessico. Di seguito alcuni esempi:
- uso di un linguaggio ambiguo e allusivo, ottenuto soprattutto attraverso l’uso di figure
retoriche come:
a) metafora: analogia simbolica fra due parole con significato diverso (sei una volpe = sei
furbo)
b) antifrasi: un’espressione è usata con significato opposto a quello proprio (es. come sei
bravo! = incapace)
c) sarcasmo: derisione aspra e senza mezzi termini per criticare
d) reticenza: interruzione di un discorso o di una frase per lasciare intendere il resto al
destinatario
e) circonlocuzione: formulazione elaborata di ciò che può essere detto in breve, con effetto
ironico
f) doppiosenso: parole o frasi interpretabili in due modi diversi
g) equivoco: fraintendimento di una parola, una frase, una situazione
- linguaggio realistico e diretto: uso di battute concrete e volgari
- linguaggio parodistico: imitazione voluta di un modello per metterlo in ridicolo
- paradosso: procedimento logico dove premessa e conclusione sono in contraddizione
- provocazione: affermazione eccessiva fatta per suscitare una reazione (es. questo
problema lo risolverebbe anche un bambino)
- nonsense: espressioni che sembrano assurde e prive di senso. Lo scopo è il
rovesciamento della realtà oppure smascherare l’infondatezza di una opinione comune.
Alla metà dell’800 si era diffusa la convinzione che il progresso scientifico avrebbe aiutato
l’uomo a conquistare avanzamento e felicità, lasciando spazio alla cosiddetta visione
ottimistica. L’inizio del nuovo secolo però rese chiaro che le cose non stavano esattamente
così: vennero create, grazie all’impiego della scienza, armi sempre più potenti, che
vennero usate durate le due guerre mondiali, provocando milioni di morti: era chiaro che la
tecnologia non sempre migliorava le condizioni dell’umanità. Finisce quindi la visione
ottimistica, ma la scienza continua a mantenere un ruolo fondamentale nella cultura
moderna: scoperte sempre nuove aumentano nell’uomo l’illusione di poter dominare la
realtà che lo circonda.
- CARATTERISTICHE E TEMI
La fantascienza nasce da due esigenze:
- il bisogno di evasione: gusto per il fantastico, l’avventuroso, lo spaventoso costituisce
una distrazione dalla monotonia della routine quotidiana
- la costruzione del futuro: la fantascienza rappresenta alcuni dei possibili sviluppi della
scienza, portando il lettore ad una riflessione critica sugli stessi.
Perciò, il genere fantascientifico possiede alcune particolarità:
- ambientazione nel futuro
- narrazione di eventi che riguardano possibili sviluppi di scienza e tecnologia (macchine e
robot)
- incontro con gli alieni
Si tratta perciò di mescolare la realtà con la fantasia, partendo da dati reali del presente e
immaginandone le evoluzioni future, a volte anche in modo profetico (es. viaggio sulla
luna: Dalla terra alla luna di Jules Verne).
I temi ricorrenti sono:
- la conquista dell’universo da parte dell’uomo e l’incontro con altre civiltà aliene, che
spesso diventa uno scontro. Lo scopo è quasi sempre la colonizzazione dell’universo.
- il viaggio el tempo e il trasferimento in dimensioni parallele
- la presenza di robot, che volte evolvono in modo autonomo e sfuggono al controllo
- evoluzione di facoltà mentali e fisiche dell’uomo
- descrizione di società future degradate a causa dell’uso sconsiderato delle scoperte
scientifiche (società distopiche o antiutopiche)
Perciò, collocare eventi nel futuro diventa uno spunto per riflettere sul presente, sullo
sfruttamento della natura, sull’abuso della tecnologia e sulla lotta per il potere. Nei racconti
di fantascienza però l’uomo non rinuncia alla speranza: il protagonista di solito non si
adegua e combatte per rifondare la società umana.
ISAAC ASIMOV
Asimov nasce in Russia nel 1920, ma fin da bambino si trasferisce a New York. Si laurea
in chimica e biologia e insegna per anni all’Università di Boston. Nel 1939 scrive i suoi
primi racconti di fantascienza e dal 1950 si dedica esclusivamente alla scrittura.
Nonostante abbia paura di viaggiare, i suoi personaggi si spingono fino ai limiti spazio-
temporali dell’universo. Di solito i suoi racconti e romanzi trattano di un futuro
tecnologicamente avanzato e di robot. Asimov dimostra fiducia nella ragione umana e nel
progresso: solo l’uomo è responsabile delle proprie azioni.
Le sue opere principali sono: Io, robot; Cronache dalla galassia; Il sole nudo
Muore nel 1992.
RAY BRADBURY
Bradbury nasce in Ilinois (Stati Uniti) nel 1920. Si interessa alla rivista Amazing Stories e
alla fantascienza fin da ragazzino. Si dedica subito ala scrittura e ai racconti di
fantascienza. Nel 1950 pubblica Cronache marziane, dove la colonizzazione umana di
Marte diventa un pretsto per criticare la colonizzazione statunitense del West. Nel 1953
pubblica il suo romanzo più famoso: Fahrenheit 451, che nel 1967 diventa un film di
Truffaut. Per Bradbury la fantascienza diventa uno spunto per riflettere sull’uomo e sui
rischi dello sviluppo tecnologico: il dominio della tecnologia sulle coscienze e la
conseguente perdita di ogni elemento di umanità. Disegna una antiutopia: un mondo da
incubo e di oppressione, dove l’uomo è controllato dalla tv, i libri sono messi al bando
come pericolosi veicoli di pensiero indipendente.
Muore nel 2012.
LA NARRAZIONE FANTASTICA
Descrive aspetti imprevisti della realtà, inspiegabili attraverso la ragione. Nasce
dall’intuizione che oltre alla realtà di cui abbiamo comunemente esperienza esista un
luogo i cui eventi non è possibile spiegare. Il Fantastico nasce nell’età contemporanea, dal
XVIII sec. con l’Illuminismo: quando sembra che tutto sia scientificamente spiegabile, la
letteratura immagina realtà alternative, dove trova spazio il soprannaturale.
PRINCIPALI AUTORI
La letteratura fantastica, nata a fine ‘700, si diffuse in particolar modo a partire dall’800:
- ‘800: Hoffmann, Poe, Gogol’
- fine ‘800 – inizio ‘900: Henry James, Robert Lewis Stevenson, Franz Kafka
- ‘900: Italo Calvino, Dino Buzzati
PRINCIPALI CARATTERISTICHE
La situazione più tipica si ha quando un personaggio si muove in una realtà quotidiana
comune, dove improvvisamente si verifica l’intrusione di un elemento inspiegabile tale da
suscitare incertezza e inquietudine. Il personaggio tenta di dare una spiegazione ed esista
prima di constatare che effettivamente il fenomeno osservato non ne ha. A questo punto,
prova smarrimento e paura. Con lui, anche il lettore, che ama avere paura (attrazione per
il terrore immaginario: modo per non pensare a qualcosa che possa davvero sfidare le
leggi della natura). A volte, l’elemento che provoca inquietudine è una creatura fantastica
(mostro), oppure una trasformazione sconvolge un personaggio (es Dottor Jechyll che
diventa Mr. Hyde), oppure la creatura mostruosa si rivela in realtà capace di sentimenti
umani.
TECNICHE NARRATIVE
- spesso la narrazione avviene in prima persona per facilitare l’identificazione del lettore
con il personaggio. A volte è la creatura mostruosa a prendere la parola e a narrare gli
eventi, che quindi vengono raccontati dal suo punto di vista. Ad esempio, nella
Metamorfosi di Kafka il mostro parla di sé in prima persona e alla fine si rivela buono. In
questo modo il lettore vede rovesciate le sue aspettative, arrivando alla
sdrammatizzazione della creatura mostruosa: la realtà include anche il diverso, che non è
più mostruoso di ciò che sembra normale.
- clima di mistero: gli eventi non vengono spiegati, aumentando il senso di inquietudine. Di
solito questo si ottiene attraverso ellissi (spazi vuoti nella narrazione, che il lettore deve
riempire con la sua immaginazione). Questo alza il livello si suspense.
TEMI
- la notte e l’oscurità: le storie si svolgono solitamente in ambienti bui, che rappresentano
l’ignoto
- il sogno: suscita incertezza, impedendo di tracciare un confine netto fra sonno e veglia. Il
personaggio non sa se quello che sta vivendo è realtà o frutto di immaginazione
- il doppio: sdoppiamento della personalità, attraverso l’uso di sosia, specchi, ombre. In
questo modo viene compromessa l’unità della personalità
- la metamorfosi: un personaggio può assumere le sembianza di un mostro, provando
sorpresa, disperazione, rassegnazione. Anche in questo caso, viene meno l’unità della
persona, che può assumere caratteristiche animali, vegetali, minerali, provocando una
sensazione di terrore nel lettore.
- apparizione di creature fantastiche: può essere solo suggerita o verificarsi realmente: Si
tratta di morti che ritornano, licantropi, demoni, vampiri.
In generale, quindi, il fantastico nasce dall’idea che è illusorio tentare di dominare la realtà
e dal bisogno di trasgredire a regole spesso avvertite come asfissianti.
2) FANTASY
I romanzi fantasy hanno come protagonista un eroe positivo che deve compiere un
percorso di maturazione per sconfiggere l’antagonista.
L’ambientazione può seguire due filoni differenti: può avere alcuni legami con il mondo
reale (Harry Potter) o esserne totalmente estraneo (Il signore degli anelli). Quasi sempre
però si tratta di un mondo diverso dal nostro, dai caratteri vagamente medievali. In esso si
svolge la lotta tra il bene e il male, che avviene attraverso battaglie e duelli. Spesso gli
aiutanti dell’eroe sono maestri e compaiono creature fantastiche o oggetti magici.
TECNICHE NARRATIVE
Sono scritti in terza persona e raccontati da un narratore onnisciente. Solitamente si fa
grande uso dei dialoghi, per rendere il racconto più vivace e per dare voce al punto di vista
dei personaggi. Il meccanismo più ricorrente è quello della RICERCA, che può essere di
un oggetto, di un personaggio, di notizie sul passato dell’eroe. Il personaggio principale
infatti diventa eroe solo dopo aver ricostruito la propria identità.
FOCUS: JOHN TOLKIEN (1892 – 1973)
Nasce in Sudafrica nel 1892. Nel 1895 è già a Birmingham, dove si converte al
cattolicesimo. Nel 1904, alla morte della madre, viene affidato a padre Francis Morgan,
che lo educa, alimentandone la grande passione per le lingue antiche e le tradizioni
nordiche. Dopo essersi laureato ad Oxford, nel 1915 partecipa alla Prima Guerra
Mondiale, da cui viene congedato per malattia. Nel 1916 sposa Edith Bratt, dalla quale
avrà 4 figli. Tra il 1919 e il 1959 insegna filologia a Oxford, dove frequenta un nutrito
gruppo di scrittori, fra i quali Staples Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia. Nel 1937
scrive Lo Hobbit. Tra il 1954 e il 1955, Il Signore degli anelli. Muore nel 1973.
Il Signore degli anelli diventa l’opera – modello del genere fantasy. È caratterizzata da
due aspetti principali:
- uso di un linguaggio ispirato all’epica antica e medievale: ci sono ad esempio frequenti
appellativi (es. Gandalf il Grigio), passi in versi, costante richiamo al passato. Tolkien
arriva addirittura ad inventare la lingua degli elfi e della terra di Mordor.
- creazione della razza degli hobbit: non hanno le caratteristiche dell’eroe, perché sono
generalmente pacifici e paurosi. Però hanno la tendenza a godere degli aspetti positivi
della vita e non hanno alcuna brama di dominio.
IL CASO HARRY POTTER
La saga di Harry Potter fonde insieme le caratteristiche del romanzo fantasy e del
romanzo per ragazzi, grazie alla sua ambientazione scolastica e ai rapporti che si creano
fra coetanei. Il tono è molto spesso ironico, fatto di scherzi e battute
ALTRI AUTORI FANTASY
- Christopher Paolini: Eargon
- Michael Ende: La storia infinita
- Terry Brooks: la saga di Shannara
- Marion Zimmer Bradley: il ciclo di Darkover
- Licia Troisi: Cronache dal mondo emerso
LA NARRATIVA DI FORMAZIONE
Il tema trattato è il momento in cui l’individuo entra nel mondo adulto, quando diventa
consapevole di se stesso ed è in grado di assumere consapevolmente un determinato
ruolo sociale. Le modalità in cui questa maturazione avviene variano per epoca di
riferimento, in base al sesso del protagonista, in base all’ambiente sociale di provenienza.
Di solito, il periodo è quello dell’ ADOLESCENZA, fatto di tendenze contraddittorie,
progetti,voglia d trasgressione, paura per il futuro, insicurezza.
Il genere ha origine con la nascita del romanzo moderno, quando si concretizza una
maggiore attenzione all’evoluzione psicologica dei personaggi.
SCHEMA TIPICO
Il giovane protagonista passa dall’infanzia (situazione di equilibrio iniziale) a una
dimensione di conflitto con l’ambiente che lo circonda (rottura dell’equilbrio iniziale). Inizia
una ricerca di emancipazione e di progettazione del futuro in modo autonomo, che passa
attraverso il valore simbolico di prove da superare per acquisire consapevolezza di sé.
Durante il suo percorso, può incontrare aiutanti e oppositori. Alla fine avrà compiuto un
processo di formazione e acquisizione di un nuovo equilibrio, che lo porterà ad inserirsi
nella società oppure a sentirsi inadeguato e fallire. A volte la storia finisce addirittura con il
suicidio del protagonista.
AUTORI
- Goethe: I dolori del giovane Werther
- Hernry Fielding: Tom Jones
- Jane Austen: tutti i romanzieri
- Charlotte Bronte: Jane Eyre
- Stendhal: Il rosso e il nero
- Charles Dickens: David Copperfield, Grandi Speranze, La piccola principessa
- Gustave Flaubert: L’educazione sentimentale
FOCUS: JEROME DAVID SALINGER (1919 – 2010)
Nasce nel 1919 a New York da una ricca famiglia ebrea polacca. Frequenta un collegio
militare e partecipa alla Seconda Guerra Mondiale. Al ritorno, si dedica all’attività letteraria.
Nel 1951 scrive Il giovane Holden, che racconta la crescita di un giovane anticonformista
della classe medio – alta. Nel 1965 si ritira a vivere nel Vermont, dove muore nel 2010.
LA NARRAZIONE STORICA
La vicenda viene ambientata in un passato, vicino o lontano. Lo scopo è quello di riportare
alla luce il modo di agire e di pensare dell’epoca. Due possono essere gli obiettivi:
- effettuare una precisa ricostruzione dei fatti: la narrazione diventa documento storico. Il
Narratore dichiara che ciò che viene raccontato e i personaggi sono reali (es. libri di
memorie: l’autore è stato testimone dei fatti e li racconta dopo la loro conclusione).
- ricostruzione dell’ambiente storico: accanto a personaggi storici realmente esistiti ci sono
personaggi inventati, ma totalmente verosimili, la cui voce narrante rappresenta quella
delle persone comuni che non lasciano traccia nella storiografia ufficiale.
C’è quindi una netta differenza tra un libro di storia (ricostruisce eventi, descrizione socio –
economica e dei modi di vita di un popolo) e un’opera letteraria storica (narra le vicende di
singoli personaggi in un ambiente storico verosimile).
Questa differenza si nota anche nello stile: la storiografia utilizza un linguaggio espositivo
(atto a chiarire un fatto); l’opera letteraria utilizza un linguaggio espressivo (atto a suscitare
emozioni e riflessioni). L’opera letteraria quindi ambienta vicende immaginarie su scenari
verosimili e rende “memorabili” fatti storici specifici. Il narratore di solito è esterno e
onnisciente; raramente è interno, quando da’ voce al protagonista o ad un testimone.
IL ROMANZO STORICO NELL’800
Nell’800 si avverte il bisogno di ritrovare le proprie radici nella storia. Si sviluppa infatti la
convinzione che il passato sia la condizione da cui il presente si è sviluppato. Perciò
bisogna conoscerlo per capire il presente e progettare il futuro.
Il capostipite degli autori di romanzi storici è Walter Scott, che nel 1819 scrive l’Ivanhoe, in
cui viene raccontata la nascita della nazione inglese con la fusione di Normanni e Sassoni.
Lo scopo finale è quello di celebrare la potenza dello Stato britannico.
In Italia, Alessandro Manzoni scrive, nella prima metà dell’800, i Promessi Sposi, che
tracciano il quadro della Lombardia del ‘600 e raccontano l’origine dei problemi italici in
epoca pre unitaria
FOCUS: ALESSANDRO MANZONI (1785 – 1873)
Nasce a Milano da Giulia Beccaria, figlia di quel Cesare autore di De delitti e delle pene, in
un clima laico e illuminista. Il padre è il conte Manzoni, che al contrario ha una mentalità
conservatrice e tradizionalista. Dopo un periodo trascorso a Parigi insieme alla madre, nel
1810 torna a Milano, dove frequenta ambienti patriottici, senza però partecipare
direttamente ai moti antiaustriaci. Nel 1860, con l’Unità, diventa Senatore del Regno.
Muore nel 1873.
Manzoni scrive perlopiù opere letterarie basate sul VERO, un’ambientazione dove nulla
deve apparire inverosimile.
Nel 1821 scrive due odi politiche:
- Marzo 1821: in memoria delle 5 Giornate di Milano
- Il cinque maggio: in occasione della morte di Napoleone.
Scrive anche due tragedie ambientate nel passato, dove mette in luce come il
comportamento dei singoli arrivi ad influenzare la vita dell’intera collettività:
- Il Conte di Carmagnola
- Adelchi
Tra il 1827 e il 1840 completa e pubblica i Promessi Sposi, vicenda di due giovani
promessi che affrontano mille difficoltà nella realtà lombarda del ‘600. In questo romanzo
appare come la violenza della storia finisca per opprimere i deboli e gli indifesi. La critica
verso il passato, si trasforma in polemica contro il potere austriaco del presente. Si tratta
del più famoso romanzo storico italiano, un misto di storia e invenzione: i personaggi
inventati di una vicenda immaginaria si muovono su uno sfondo storico verosimile.
LA NARRATIVA STORICA NEL ‘900
Nasce dal bisogno di illuminare di riflesso la società e l’uomo del proprio tempo. Nel
secondo dopoguerra nasce la corrente del Neorealismo, che rievoca un passato recente,
quello della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e dei campi di sterminio. La
narrazione storica si trasforma in denuncia del fallimento della vecchia classe dirigente.
È del 1947 Se questo è un uomo di Primo Levi, che racconta l’esperienza dell’autore nei
campi di concentramento. Lo scopo è suscitare un giudizio di condanna per quanto
avvenuto e far riflettere sul comportamento dell’uomo in una situazione in cui viene messa
in discussione la sua propria sopravvivenza.
In seguito, si assiste alla pubblicazione di opere che riscoprono il Medioevo quale periodo
di origine del pensiero moderno. Uno degli autori più rappresentativi di questo filone è
sicuramente Umberto Eco, che nel 1980 pubblica Il nome della rosa.
In epoca più moderna, Valerio Massimo Manfredi rilancia un filone che porta a far rivivere
eventi e luoghi dell’antichità classica. Ad esempio, nel 1988 pubblica Lo scudo di Talos,
ambientato nell’antica Grecia.
LA NARRAZIONE REALISTA
Il romanzo realista offre una rappresentazione fedele di vicende, personaggi e ambienti
tratti dalla realtà, escludendo perciò ogni esagerazione della realtà stessa. Trova la sua
realizzazione nell’800, secolo del trionfo della borghesia. Il lettore borghese ha infatti
bisogno di rispecchiarsi in personaggi comuni e storie normali.
Nella seconda metà dell’800 i francesi Guy de Maupassant, Gustave Flaubert e Emile Zolà
diedero vita al Naturalismo, che si poneva come scopo quello di ritrarre il mondo in modo
oggettivo. Il canone seguito è quello dell’impersonalità: le intrusioni del narratore devono
essere limitate al massimo; egli si configura perciò come impersonale e imparziale. Il suo
lavoro è quello di “scattare una fotografia” alla realtà, senza utilizzar alcun filtro. Per
questo motivo, il narratore è definito nascosto.
In Italia, sulla scia del Naturalismo francese, nasce il Verismo, il cui ideatore fu Luigi
Capuana. L’interesse si sposta dalla classe operaia o borghese parigina a quella
contadina del Mezzogiorno. Il massimo esponente della corrente verista è Giovanni Verga,
che nel 1881 pubblica I Malavoglia. Nell’opera, l’autore assume il punto di vista della
comunità paesana, dando vita al narratore corale o popolare.
Dopo la parentesi del Neorealismo nel secondo dopoguerra, di cui abbiamo già trattato,
altri autori contemporanei si sono cimentati nella narrazione realista:
- Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, che trattano problemi di rilevanza sociale (povertà,
emarginazione, delinquenza)
- Leonardo Sciascia: tratta in particolare il problema della criminalità organizzata,
attraverso l’utilizzo del genere poliziesco o con il reportage giornalistico.
LA NARRAZIONE PSICOLOGICA
Nell’800 si era affermato il realismo, che rappresentava l’uomo e il mondo nei termini puù
oggettivi possibili.
Alcuni scrittori però si allontanarono da una rappresentazione della realtà basata solo sul
rapporto causa – effetto. Il contesto sociale ed economico in cui il personaggio vive non è
sufficiente a spiegare tutte le sue azioni. Bisogna cercare motivazioni più profonde
nell’interiorità, nella coscienza, nell’io di ciascuno. L’attenzione si sposta dal mondo interno
a quello esterno.
FOCUS: FEDOR DOSTOEVSHIJ (1821 – 1881)
Nasce a Mosca da una famiglia di aristocratici decaduti, per cui è costretto a fare studi
scientifici, nonostante il suo interesse fosse rivolto alla letteratura. Nel 1843 rinuncia alla
carriera militare e sceglie di fare lo scrittore, destinandosi ad una vita di stenti. Nel 1849
partecipa ad una manifestazione socialista, dove viene arrestato e condannato a 4 anni di
lavori forzati in Siberia e a prestare servizio per altri 4 anni come soldato semplice. Nel
1858 si trasferisce a Pietroburgo. Nel 1867 inizia a viaggiare per l’Europa per sfuggire ai
creditori dei suoi debiti di gioco. Nel 1866 pubblica Delitto e castigo, nel 1868 L’idiota, nel
1880 I fratelli Karamazov. I suoi personaggi sono tormentati e continuamente in lotta con
se stessi. A volte la risposta ai loro problemi sembra la religione, anche se il bisogno di
credere è sempre sottoposto alla corrosione della ragione.
Delitto e castigo fa parte di quel genere narrativo che viene definito “decadente” e che ha
avuto come esponenti Oscar Wilde in Inghilterra e Fogazzaro e D’Annunzio in Italia. In
Delitto e castigo non ci sono molti eventi, ma il romanzo è incentrato sull’analisi
psicologica del protagonista, Raskoln’nikov. Le pagine non sono altro che le descrizioni dei
conflitti interiori della sua mente. È un antieroe: è debole, nevrotico, eccezionalmente
sensibile, privo di sicurezze e cosciente della propria diversità e inadeguatezza alla
società borghese.
CRISI DEL POSITIVISMO
Nella narrativa del primo ‘900 si focalizza l’attenzione sull’interiorità dell’individuo e non
sull’intreccio. È una conseguenza della crisi di fiducia nella capacità della scienza di
spiegare ogni aspetto della realtà, dovuta alla devastazione seguita alla Prima Guerra
Mondiale e al conseguente nascere di conflitti sociali dovuti alla povertà del proletariato.
Finisce insomma la belle epoque, l’epoca dell’ottimismo.
È questo il momento della nascita del lavoro di Freud e della psicanalisi. Viene scoperta
l’esistenza dell’inconscio, la parte della psiche umana non sottoposta ad un controllo
razionale. In ognuno di noi esiste un mondo interiore nascosto alla nostra consapevolezza.
Per studiarlo è necessaria la psicanalisi, che fa riemergere sogni e ricordi respinti
nell’inconscio. L’uomo occidentale si ritrova senza più un’identità sicura su cui fare
affidamento.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Avanza la convinzione che è impossibile raggiungere la verità assoluta. Della realtà si
possono cogliere solo i fenomeni superficiali, con una visione non più unitaria, ma
multiprospettica. Non esiste un punto di vista privilegiato, ma tanti punti di vista differenti.
Questo atteggiamento ha chiaramente delle conseguenze formali:
- dissolvimento dell’intreccio: nell’800 i romanzi raccontavano storie, nel ‘900 l’intreccio si
assottiglia o risulta stravolto nella sua struttura.
- perdita d’identità del personaggio: i personaggi sono incerti e confusi. Il narratore ne
enfatizza la frantumazione psicologica. Diventano perciò inconoscibili e impossibili da
inquadrare in modo sicuro. Se osservati dall’esterno, appaiono solo superficialmente, per
lo sforzo che fanno di adattarsi alle aspettative di chi li circonda.
- nuove tecniche espressive: il narratore usa il monologo interiore e il flusso di coscienza.
La focalizzazione è interna e spesso prevede una rotazione del punto di vista.
FOCUS: LUIGI PIRANDELLO (1867 – 1936)
Nasce nel 1867 a Girgenti (Agrigento) da un agiato commerciante di zolfo. Nel 1894 sposa
Antonietta Portulano, figlia del socio del padre. Nel 1897 diventa professore al magistero
femminile a Roma. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal, dove si esprime una visione
pessimistica della società borghese e un netto contrasto fra la realtà e l’apparenza. Nella
sua vita privata accadono due fatti negativi: il fallimento della zolfatara di famiglia e il
deterioramento della salute psichica della moglie, che finisce in manicomio. Questo lo
porta a una riflessione sulla follia, che emerge nelle Novelle per un anno, scritte tra il1922
e il 1937. Si dedica anche alla produzione teatrale (1921, Sei personaggi in cerca di
autore). Nel 1924 aderisce al fascismo. Nel 1925 fonda la Compagnia del teatro dell’arte.
Nel 1926 pubblica Uno, nessuno,centomila. Nel 1934 ottiene il premio Nobel per la
letteratura. Muore nel 1936.
FOCUS: ITALO SVEVO (1861 – 1928)
Il suo vero nome è Ettore Schmitz. Nasce a Trieste da madre italiana ebrea e da padre
tedesco. A seguito del fallimento della ditta paterna, si vede costretto a lavorare in banca,
esperienza che fa crescere in lui un senso di inettitudine nei confronti dei valori di
efficienza e determinazione tipici del capitalismo borghese. Nel tempo libero, scrive
novelle e commedie. Nel 1892 pubblica a sue spese Una vita, che passa inosservata. Nel
1898 esce Senilità. Sposa Livia Veneziani e diventa direttore della fabbrica di vernici del
suocero. Nel 1923 pubblica La coscienza Zeno, l’opera che lo renderà celebre. Nel 1928
muore a seguito di un incidente automobilistico.