Durante la sua relegatio, avvenuta nell’8 d.c, Ovidio completa la composizione di un poema in esametri,
suddiviso in 15 libri ed è intitolato Metamorfphoses o Metamorphoseon libri.
Ovidio definisce la sua opera “perpetuum carmen” ( canto continuato) che designa l’epos. Il poema
presenta un’impostazione cronologica, infatti, intende partire dalle origini fino ad arrivare all’età augustea.
In questo ci chiediamo se ci fosse un tentativo di aggrazziarsi Augusto per ottenere quanto gli era stato
sottratto e quanto gli era stato tolto.
Ovidio non intende scrivere un poema epico eroico, poiché questo narra una vicenda unitaria, un’impresa
eroica, racchiusa in un arco di tempo limitato; invece il poeta intende trattare il genere epico mitologico
narrando i miri degli dei e degli eroi senza vincoli precisi temporali.
Il poema mitologico aveva avuto come capostipite la Teogonia del poeta greci Esiodo che narra il
succedersi delle generazioni divine dal Caos primordiale fini all’ordine olimpico presente, basato sul
dominio di Zeus.
LA STRUTTURA
Il poema Ovidiano ha inizio dal Caos primordiale e il succedersi delle età mitiche e delle generazioni eroiche
fino all’età contemporanea.
ORIGINI DEL MONDO AL DILUVIO UNIVERSALE: nei primi due libri del poema si narra dei miti
cosmologici, a partire dalle origini del mondo fino al diluvio universale e alla rinascita del genere
umano per opera di Deucalione e Pirra; si narra di storie connesse alle divinità, spesso incentrate
sull’amore di un dio per una donna mortale, come quello di Apollo per Dafme.
ETA’ EROICA: nei libri III-VI si narra di miti tebani di Cadmo e della sua casa, con l’inserimento di
altri miti; episodio dell’eroe argivo Perseo; leggende ateniesi.
Nel VI libro si narra della saga degli Argonauti e le imprese di Medea.
Nell VIII libro si narra delle storie di Minosse e del cinghiale caledonio
Nel IX-X abbiamo gli episodi incentrati sulle figure di Ercole e di Orfeo
XI le vicende di Peleo e di Ceice
ETA’ DELLA GUERRA DI TROIA: Nell XII-XIII abbiamo dei miti legati alla guerra di Troia ai quali si
collega il viaggio di Enea verso l’italia.
Nel XIV si narrano gli episodi che hanno filo conduttore il viaggio di Enea.
ETA’ DI ROMA: Nel XV si narrano delle storie e leggende di Roma, con l’inserimento del discorso del
filosofo Pitagora sulla teoria delle metempsicosi. Il finale è dedicato agli ultimi discendenti di Enea
(celebrazione di augusto).
L’impostazione cronologia si ha chiaramente solo nella prima parte del piena e nell’ultima. La sezione
centrale introduce dislocazioni temporali, tornando indentro per esporre eventi avvenuti
precedentemente, collega le storie dei personaggi in base a legami familiari, elabora passaggi secondo
criteri di continuità o di separazione nel tempo.
Le scene e gli episodi sono le unità elementari della narrazione ovidiana, che il poeta connette e unisce in
svariati modi per evitare di cadere nella monotonia, tra gli strumenti adattati dal poeta per costruire la
struttura narrativa, assume rilievo la tecnica del “racconto nel racconto”. Grazie ad essa egli inserisce una
nuova narrazione in quella principale, che viene interrotta e poi ripresa, e trasforma i personaggi narrati in
narranti.
La componente essenziale in un poema in cui i personaggi, i narranti, i temi, i temi e gli spazi cambiano
costantemente è la metamorfosi. Tale componente costituisce il criterio per includere il materiale mitico e
diventa il principio unificatore del poema, garantendo coerenza a una struttura che sembra disordinata.
I MODELLI
l’ampiezza e la varietà dell’impostazione del poema assecondano la spiccata volontà di Ovidio verso
l’intertestualità, che lo spinge a recuperare altri testi poetici.
In numerosi casi, la narrazione gli offre la possibilità di riprendere l’epica eroica, riproponendo
parzialmente e integrando le opere dei suoi predecessori. Tra queste opere abbiamo l’Eneide di Virgilio e le
sezioni dedicate al viaggio di Enea e alle leggende italiche si avvicinano all’epica di Virgilio con l’intento di
esaltare lo spirito nazionale, indicando nella nascita e nello sviluppo dell’impero romano il punto
conclusivo dell’evoluzione del mondo.
Le Metamorfosi riprendono la poesia didascalica. Abbiamo due ampie sezioni, la creazione del mondo e il
discorso di Pitagora richiamano le caratteristiche del tipo di poesia. L’inserimento delle dottrine
pitagoriche rappresentano la continua trasformazione che colpisce l’universo e la loro funzione non è
quella di dare una prospettiva filosofica al poema ma bensì sono una spiegazione dell’dea della
metamorfosi. Il poeta si convince che un continuo cambiamento offre agli esseri un futuro sempre nuovo.
I PERSONAGGI: L’impostazione complessa del poema influisce anche sui personaggi, infatti, nessuno di
questi può raggiungere la complessità degli eroi epici. Questo ridimensionamento colpisce anche le figure
delle divinità: esse non sono rappresentati come esseri supremi e potenti tanto da determinare il destino
dei mortali, ma vengono rappresentati su una dimensione privata che le coinvolge in amori, gelosie,
vendette
IL NARRATORE: l’unico personaggio presente dall’inizio alla fine è il narratore epico. Ovidio interviene di
tanto in tanto a commentare il racconto ma non esprime simpatia verso i personaggi e né emozioni
dinnanzi ai fatti narrati. Le sue osservazioni mirano a porre in rilievo l’eccezionalità degli eventi, nonché
l’abilità con cui vengono evocati
L’OSTENTAZIONE DELLE CAPACITA’: Ovidio è consapevole delle sue capacità e dei risultati che
ottiene, entrando nel dominio del mondo irreale e rendendolo verosimile. Egli si riteneva una persona
colta e raffinata, andando a creare così delle opere in cui questo aspetto venisse sottolineato.
LO STILE: Le Metamorfosi adottano una lingua e uno stile elevati ma allo stesso tempo facili e fluidi, a
volte sovrabbondanti, rivelando un’abilità nell’uso della parola.
ECO E NARCISO
Il mito di Eco e Narciso è tra i più suggestivi delle Metamorfosi. Esso racconta dell’amore non corrisposto
della ninfa Eco per il cacciatore Narciso che per il rifiuto la fanciulla si fonde fino a diventare voce. Le due
figure non riescono ad entrare in relazione l’una con l’altra ma i modi con cui viene fuori questo concetto
sono espliciti e opposti: Eco vorrebbe comunicare con Narciso, ma non può farlo, perché Giunone non le
permette di dire altre parole se non le ultime pronunciate dal suo interlocutore. Narciso innamorato del
suo riflesso prova a relazionarsi con la sua immagine. Eco si tende verso l’amato che si ripiega su se stesso.
Il tema del riflesso, intrappola l’individuo in una solitudine dolorosa, e si intreccia con quello dell’apparenza
e dell’autoinganno, infatti, sia il dialogo tra i due che la diversità dell’oggetto del desiderio di Narciso.