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Guida allo studio delle letterature comparate

Letterature comparate (Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara)

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Guida allo studio delle letterature comparate (Piero Boitani e Emilia Di Rocco)
Introduzione
1.Letteratura antica come letteratura comparata
Letteratura comparata (o compratistica): disciplina che studia i rapporti tra le letterature in diverse lingue.
Le letterature comparate esistono in Occidente da più di duemila anni; la cultura dell’antica Roma, infatti, era
cosmopolita e cosciente dei propri debiti nei confronti di quella Greca.
Fino al Novecento questa disciplina ha mirato al giudizio qualitativo, esaminando quanto un brano fosse
geneticamente legato al suo modello.
2.Patristica, Medioevo, Rinascimento
Qundo l’Impero si divise e le due metà cominciarono a non leggere più l’una nella lingua dell’altra, la comparazione si
spostò sul confronto con il linguaggio della Bibbia. La Scrittura era definita “sermo humilis”, una scrittura
comprensibile da tutti nonostante esprima un contenuto sublime e questo la evellerebbe rispetto allo stile elaborato
dei poeti classici.
Il “De vulgari eloquentia” di Dante Alighieri è di fatto un’opera di letterature comparate in quanto sviluppa un
paradigma di forme e temi basato sulla poesia provenzale e su quella italiana.
Nel Rinascimento tornò in luce la letteratura greca. Si diffuse quindi il costume di comparare gli autori in critica.
Tuttavia, mentre gli scrittori restarono aperti agli influssi provenienti da altre culture, gli studiosi si limitarono
ciascuno alla propria letteratura nazionale.
3.Weltliteratur e le letterature comparate
Sul finire del Settecento l’urgenza di una teoria comparatistica si fece più presente.
1800 Schlegel pubblico il “Dialogo sulla poesia” nel quale analizzò tutte le “epoche della poesia” prendendo come
esempio gli autori principali (dai Greci a Romani, fino a Dante, Petrarca, Boiardo, Ariosto, Cervantes, Shakespeare e
Goethe).
1830 Goethe dichiarò il tempo della “Weltliteratur”, ovvero della letteratura universale. Egli riteneva che ormai la
letteratura nazionale non avesse ragion d’essere ma che gli intellettuali dovessero uscire dalla cerchia ristretta del
proprio ambiente. Egli si trovava in una posizione ideale in quanto conosceva il tedesco, il greco, il latino, l’ebraico, il
francese, l’italiano, l’inglese e lo spagnolo.
Tuttavia, dovettero trascorrere altri trent’anni affinché il comparatismo ricevessi nuovi impulsi.
4.Problemi e vie d’uscita nel Novecento
Tra Ottocento e Novecento il terreno privilegiato della comparatistica furono i territori positivisti, Francia e Germania
in primis. Negli anni Venti, poi, il Formalismo russo fondò l’analisi critica con metodo scientifico, dando notevole
impulso alle letterature comparate.

Problema fondamentale della disciplina è che al di fuori del rapporto genetico o di influenza diretta che lega due
opera, la ricerca si svolge in modo aleatorio. Nel corso del XX si sono cercate delle soluzioni:
 tre di queste sono state elaborate dai più grandi filologi romanzi del secolo:
o Erns Robert Curtis: fenomenologia della letteratura che bada ai topoi impiegati dalle letterature
nazionali, fino a ricostruire un tessuto comune. Portò all’affermazione della nozione di “letteratura
europea”.
o Erich Auerbach: risolse il probelma di non perdere di vista la dimensione storica facendo uso della
stilistica; ovvero lo studio dei mutamenti stilistici. Riprese l’idea goethiana di Weltliteratur, stabilendo
che la patria filologica è la terra, non la nazione.
o Leo Spitzer: critica stilistica volta creare una storia semantica di un’idea.
Da queste prospettive sono nate molte opere contemporanee che spaziano attraverso diverse letterature.
5.Prospettive contemporanee e Word Literature
Gli ultimi due decenni del Novecento hanno segnato una svolta cruciale negli studi comparatistici, i quali ora si
aprono verso arti diverse dalla letteratura e verso tradizioni culturali che non sono più solo quelle dell’Europa o
dell’America.
I volumi collettanei più importanti dedicati alla letteratura comparata degli ultimi anni presentano una sezione
dedicata alla “World literature”, un fenomeno particolarmente importante nel mondo angloamericano che sembra
condurre la letteratura comparata verso la letteratura universale.

Guida allo studio delle letterature comparate


1.L’epica
Fine e inizi

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L’epica è un genere legato alle origini di una cultura. Non è mai morta ma ha cambiato pelle, innestandosi su altri
generi.
2.I poemi omerici: l’Iliade
I poemi omerici hanno aperto la tradizione dell’epica occidentale. Essi incarnano due archetipi di narrazione
(semplice e luttuosa) intrisa di pathos e teorizzata già da Aristotele.
L’Iliade si dedica all’éthos e l’Odissea al nostos (il ritorno).
L’Iliade è il frutto dell’ispirazione giovanile, con un intreccio sempre profuso di passioni e colpi di scena, l’Odissea è
simbolo del tramonto di un grande genio.
L’Iliade, generalmente datata al IX secolo a.c, è il poma della forza, dominato dall’ira di Achille, battaglie e duelli.
Tuttavia, la forza viene anche sottoposta a una critica, il poema, infatti, termina con i funerali dell’eroe troiano. I
duelli e le stragi sono rappresentati come fatti ineludibili, decretati dal destino e a cui il cosmo intero non può
sfuggire. Al centro del poema vi è il dissidio di essere uomini. La guerra conosce il rispetto di alcune leggi umane, la
forza non è totalmente disgiunta all’etica.
3.I poemi omerici: l’Odissea
L’Odissea contiene spezzoni dell’Iliade e ne è l’epilogo. È il poema del dopo – guerra, del ritorno del reduce a casa e i
ritorni dei vincitori greci di Troia. Strutturato in 24 libri come l’Iliade, non prevede una sequenza crologica ma si serve
di anticipazione e flashback e giunge alla fine dividendosi in tre grandi sezioni:
 Il protagonista è fisicamente assente dalla scena ma la sua assenza costituisce il tema.
 Odisseo prende il suo posto di protagonista.
 Ritorno a Itaca su una nave dei Feaci e riconquista da parte dell’eroe della sua reggia e dalla moglie insidiata
dai pretendenti.
Il poema si presenta sfaccettato come il suo protagonista. È il poema della senescenza ma celebra la vita e il
perdurante amore di moglie e marito. Penetra nella psiche di dei, re, guerrieri, servi e per la prima volta delle donne.
Si interroga sulla teologia della giustizia divina.
Esso stabilisce la forma, costituisce l’archetipo del “romanzo”.
4.Fusione di Iliade e Odissea: l’Eneide. Epica dell’essere e del divenire
Iliade e Odissea furono fuse nell’ultimo grande modello epico della classicità: l’Eneide di Virgilio.
Esso è il racconto eroico del fato e della pietas che si mescolano alla prefigurazione della conquista imperiale e
imperliastica, assieme al dramma dell’eros.
Quest’opera generò un numero infinito di rifacimenti, dal “Brut” di Wace al “Roman d’Eneas” nel Medioevo.
5.Cristianesimo, epica “barbarica” e cortese
Con l’ingresso del cristianesimo nella cultura europea il modello di racconto eroico subì un mutamento: furono el
agiografie a consacrare il nuovo eroe, il santo. Le vite dei santi assorbirono il modello eroico antico fondato ull’epica
dell’umiltà. Temi principali erano il martirio, l’amore, la furia bellica contro i pagani, gli infedeli e il diavolo, le visioni, il
pellegrinaggio e il viaggio nell’aldilà.
Nell’epica germanica e nordica, invece, prevalsero modelli primordiali. Il cavaliere germanico ha impulso combattivo
ma lo mette al servizio di un ideale cristiano e di una donna. Egli diviene una sorta di santo dominato dall’eros e dalla
fede. L’epica divenne romanzo cortese o poema eroico (dotato di fondale storico).
6.L’epica cristiana e le sue trasformazioni
Molti furono i tentativi epici di questo periodo, anche di scrittori molto noti, come Boccaccio con “Teseida” e Petrarca
con “Africa”.
La “Commedia” dantesca è un romanzo teologico ma anche una narrativa del ritorno, racconto eroico dell’io e del
viaggio, ricerca della verità, cammino mistico. Quindi, epica del transumare e dell’indiarsi.
Nel tardo Rinascimento e nel Barocco la poesia europea disegnò un epos della Genesi. Tutta l’Europa, infatti, era
percorsa da una nuova tensione verso Dio, sbocciato nelle opere di Ariosto e Tasso.
Con “Paradiso perduto” di John Milton, l’autore riprese i modelli precedenti, unendo Dante e Tasso per parlare della
prima disobbedienza dell’uomo, il peccato originale, ma narrrandolo con solenne lentezza su uno sfondo cosmico di
contrastri fra luce e buio. Milton tentò di cmbinare la riscrittura biblica con la riscrittura del mito classico. Il “Paradiso
perduto” rappresenta lo stadio finale dell’epica tradizionale. Vero protagonista della nuova epica è l’artista stesso.
7.L’epica in prosa
Nell’Ottocento l’epica abbandonò al poesia per divenire prosa.
Il romanzo storico dell’Ottocento e del Novecento presenta la tendenza a svilupparsi in respiro epico, come
testimoniano “Il dottor Zivago” e “Il Gattopardo”.
Ma anche grandi romanzi moderni come “Moby Dick”, le opere di Steinbeck, Hemingway ecc. possono essere lette
come rivisitazioni romantiche dell’epica.

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2.Il sacro
1.Genesi ed Esodo
L’antichità ci ha trasmesso un altro paradigma del racconto, oltre l’Iliade e l’Odissea: la Bibbia ebraica.
Qui non sono più raccontati la guerra e il ritorno ma la Creazione, i primordi dell’uomo, la sua caduta, il suo esilio
sulla Terra, il primo omicidio, la tragedia della fallibilità umana. Ma la Bibbia è soprattutto il racconto del monoteismo
in un mondo politeista. Essa è anche la storia del divenire nel tempo. La Genesi e l’Esodo sono l’errare alla ricerca di
Dio.
Esso ha dato origine a infinite riscritture: dai cicli del teatro medievale ai moderni Thomas Mann e Falkner.
2.Sapienza
La Bibbia ebraica raccoglie in un solo libro il meglio della letteratura greca. Essa ha creato un canone. Essa è
composta da:
 Libri storici: formazione e dissoluzione dell’antica Israele come entità statuale e i suoi conflitti con i popoli
circostanti;
 Libri di leggi e prescrizioni
 Libri sapienziali: radunano la saggezza tradizionale
 Libri poetici: con inni in lode al Signore, lirica erotica;
 Libri profetici.
Ad aver maggior impatto culturale nel mondo Occidentale è stato il “Libro di Giobbe”. In nessun altro luogo dell’opera
Dio si rivolge all’uomo così a lungo e con tale forza. Dio rivela se stesso nel mistero e nell’incomprensibilità. Il tema
dell’insondabilità della giustizia divina da parte dell’intelletto umano ispirò poi Dante.
Nella letteratura moderna la figura di Giobbe venne più volte ripresa. Le sue domande riverberarono su tutto il
Novecento, fino a “La peste” di Camus e “Cecità” di Saramago. Esempio maggiore è lo straordinario “Giobbe” di
Joseph Roth. Il protagonista Mendel è il Giobbe che la tradizione occidentale ha consacrato, un vir sanctus, un pazzo
blasfemo, l’eletto e il ribelle, la vittima e l’idolo, l’umanità stessa che soffre senza ragione.
3.Vangeli
I quattro Vangeli canonici (Marco, Matteo, Luca e Giovanni) sono i documenti narrativi più importanti sulla vita, la
predicazione, i miracoli e la morte di Gesù.
I primi tre vengono definiti “sinottici” perché molto simili tra loro, il quarto, Giovanni, è assai differente. Essi
fondarono un genere letterario nuovo: euanghelion, che mescola biografia, detti e dottrina.
I Vangeli vogliono continuare e compiere le Scritture ebraiche. Anch’essi presentano scene enigmatiche e misteriose.
Le parabole servono a designare Gesù come personaggio. All’interno della narrativa si situano episodi significativi che
hanno generato nei secoli avvenire ulteriori narrazioni.
Il suo stile appartiene al sermo humilis, il discorso dimessi si contrappone a quello alto dei testi pagani. Tuttavia, andò
a costituire il nuovo modello nel Medioevo.

3.Il tragico
1.Tragico e tragedia
Tragico: la sua esperienza è individuale, acquista espressione divenendo comune a tutti.
Tragedia: resoconto, racconto, messa in scna che prepara ed esprime l’esperienza tragica, svelandone il senso
comune.
Le tragedie nacquero dai riti religiosi legati al culto di Dioniso ed iniziarono ad essere rappresentate nella Grecia
arcaica tra il VI e il V secolo. Le caratteristiche del genere sono state esaminate da Aristotele nel IV secolo. Egli l’ha
definita come “opera imitativa di un’azione seria, completa, con una certa estensione, adatta a suscitare pietà e
paura, producendo di tali sentimenti la purificazione (catarsi) che i patimenti rappresentati comportano.” Essa è
composta da:
 Racconto: composizione dei fatti;
 Caratteri
 Pensiero
 Linguaggio
 Musica
 Spettacolo
Ed ha tre caratteristiche fondamentali:
 Riguarda storie, miti nel quali si esplica il dramma dentro famiglie e rapporti stretti di amicizia;
 Il suo personaggio è un uomo medio (non troppo buono e retto né perfido);
 Al centro dell’azione si trova una colpa.
I miti tramandati non potevano essere modificati ma l’autore doveva saper sfruttare le storie tradizionali.

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2.La tragedia greca e l’Orestea di Eschilo


L’Orestea di Eschilo fu rappresentata alle Grandi Dionisie e le vinse nel 458 a.C. Essa è l’unica trilogia giuntaci intera. È
composta da tre drammi:
 Agamennone
 Coefore
 Eumenidi
Al centro si trova il problema della giustizia e rappresenta il passaggio dalla società arcaica a quella moderna. Questo
processo è sottoposto ad agenti al di sopra degli esseri umani.
3.L’Edipo re di Sofocle
L’Edipo re mostra l’inarestabile caduta nella svenuta del carattere di mezzo per una colpa che non sa di aver
commesso. Mette in scena la tragedia della conoscenza. Edipo non riconosce un’altra persona ma scopre che egli
stesso ne è l’assassino: scopre sé stesso.
L’intera trama è giocata sul passaggio dall’ignoranza alla conoscenza che procede per grandi illuminazioni oppure
passo dopo passo, attraverso acquisizioni graduali e momenti di crisi profonda.
Edipo è l’esempio del legame tra l’errore che il personaggio tragico commette inconsapevolmente e la conoscenza
(agnizione). L’acquisizione della conoscenza può avvenire attraverso la parola divina; la voce di Dio, però, è misteriosa
e necessita dell’interpretazione di Tiresia.
4.Dalle Baccanti di Euripide alla Passione di Cristo e oltre
“Le Baccanti” di Euripide è stata considerata come l’epilogo della stagione tragica di Atene. Riguarda il
riconoscimento della propria natura divina che Dioniso vuole a tutti i costi ottenere dagli abitanti di Tebe. Viene
messa in scena il dramma della religione. Il dio rappresentato è ambiguo, desidera un culto estremo che esalta
l’irrazionale. Quindi, la religione è un problema che può condurre alla catastrofe tragica.
Il testo della tragedia è stato impiegato da un ignoto autore bizantino per un dramma sulla passione di Cristo, il
“Christos Paschon”. L’autore ha così traslato il senso del tragico nel cristianesimo. Nell’opera, Gesù dinanzi al dolore
conserva la propria fede ma non comprende le ragioni per le quali Dio abbia distolto il suo sguardo da lui.
Si stabilì così un nuovo modello tragico: le vicende di un uomo abbandonato (o perseguitato) da Dio e dal mondo.
Nacque anche un’altra idea tragica sviluppatasi a partire dalla Divina Commedia; Dante comprende il giudizio che Dio
dà sul condannato ma è mosso a pietà per la sua posizione all’inferno. Il fato dell’antichità venne sostituito con l’idea
di peccato.
La Fortuna divenne un elemento essenziale della tragedia.
5.Rinascimento e Barocco
la tragedia si combinò presto con gli impulsi del Rinascimento, in particolare con il riutilizzo della cultura e delle
forme antiche. Nel 1498 Giorgio Valla tradusse in latino la “Poetica” di Aristotele. Nel 1524 Trissino pubblicò la prima
tragedia di impianto classico, “Sofonisba”. Il teatro antico tornò così in Europa.
In Francia il classicismo arrivò nella sua forma più completa, con una conoscenza diffusa del greco, della tragedia
antica e della “Poetica”.
Il teatro europeo del tardo Rinascimento e del Barocco creò i miti tragici per eccellenza della modernità: Faust,
Romeo e Giulietta, Macbeth, Otello e Amleto, Don Giovanni ecc. Eventi e personaggi della storia antica, medievale,
recente e orientale divennero soggetti tragici.
Le tragedie di questo periodo erano accumunate dall’esplorazione dell’eccesso e dell’ineluttabilità della passione.
Argomenti principali erano l’eros, il potere, la religione e il desiderio di conoscenza. Ma era anche molto presente il
tema del conflitto tra la civiltà moderna e il mondo cristiano.
6.Il tragico nella narrativa
Nella narrativa dell’Ottocento e del Novecento il tragico emerse con prepotenza. In particolare, trattando il conflitto
dell’essere umano con se stesso e il mondo. Temi principali: illusioni, dubbi, menzogne, la solitudine, la ribellione, il
confronto con la realtà, la sconfitta e l’accettazione, l’agonia, la morte, la follia umana, il paradossale, il muro
dell’incomprensibile, il suicidio.
Le maggiori tragedie del XX secolo sono storiche, trattano soprattutto le due guerre mondiale.

4.Il comico
Il genere comico si contraddistingue per la sua imitazione di soggetti vili, colti nell’elemento ridicolo.
Per Dante il significato era duplice:
 Narrazione di situazioni difficili ma con un finale positivo;
 Narrazione con un linguaggio dimesso e umile.
1.Riso irrefrenabile: hamartema

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Nelle opere antiche il riso spontaneo, al di fuori della morale ed irrefrenabile, apparteneva agli dei. Omero ne è il
caso primogenio, infatti, al principio dell’ “Illiade” vi è un episodio comico: gli dei ridono senza freni perché Efesto si
affaccenda per non far discutere Zeus ed Era (compito servile che generalmente apparteneva a due bellissimi giovani,
mentre lui è brutto e sciancato).
L’hamartema è il ridicolo, una deficienza, qualcosa di brutto e sgraziato che non genera sofferenza.
2.L’assurdo
Bergson riteneva che l’assurdità comica è la stessa dei sogni. Un esempio è il racconto “Il versificatore” di Primo Levi.
Esso è la storia di un poeta che decide di comprare un versificatore elettronico. Il poetà ha però dimendicato di
impostare l’argomento. La storia ha due finali, una dentro l’altra. Il Versificatore si rivela anche poeta ed il
Versificatore è l’autore della storia. A scatenare l’asurdo è che la macchina si mostri umana.
3.Riso soffocato
A generare questo tipo di comicità è “L’Ulisse” di Joyce che gioca con la scomposizione, l’accumulazione,
l’esagerazione, la ricomposizione linguistica, la tradizione e le convenzioni. Essa non produce un riso irresistibile ma
piuttosto soffocato.
4.Heiterkeit: spuma
Il Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento non può ridere come quelli omerici. Questo perché il riso è un fatto sociale
e il Dio del monoteismo non ha pari con i quali condividerlo.
L’Heiterkeit teorizzato da Mann è un riso che dona serenità, allegria e ilarità.

5.La lirica
1.Le origini
Gli unici teti completi che permettano di stabilire le origini della lirica risalgono al 500 a.c. Sulla base dei frammenti
possiamo stabili che gli inizi fossero legati a forme preletterari come la danza, il canto ed il culto religioso. Il nome
attribuito al genere avrebbe legato alla sua modalità di rappresentazione: un canto accompagnato dalla lira e spesso
dalla danza.
Il genere nel tempo si sganciò dalle occasioni di carattere pratico per diventare poesia celebrativa. La prima
distinzione tra i diversi generi poetici si deve a Platone che nelle “Leggi” distinse:
 Canto monodico: interpretato da citaredi, rapsodi e flautisti; tendenza del poeta a parlare di sé.
 Canto corale: accompagnato da musica e danza; con carattere sociale e legata ad eventi che coinvolgevano la
comunità.
Archiloco è considerato il padre della lirica. Il poeta era interessato alla vita e alla condizione umana. Il destino
dell’uomo è l’oblio, ragion per cui in vita cerca di ottenere la stima degli altri.
La poetessa di Lesbo ha avuto grande influenza nella tradizione occidentale, con le sue descrizioni dell’eros e del
mondo naturale. La natura nella lirica diviene il termine di paragone con gli stati d’animo. Saffo prediligeva le
ambientazioni notturne e Pindaro il giorno e le immagini luminose.
Nella lirica l’uso del mito contribuisce alla creazione dell’eroe, unendo il presento con il passato mitico della Grecia.
2.La poesia ellenistica
Dal II secolo a.c iniziò ad essere prediletta la contaminazione dei generi letterari, alla ricerca della novità dell’effetto
sorprendente. Ciò portò ad un declino della lirica a favore del giambo e dell’elegia. Due grandi rappresentanti della
tradizione letteraria ellenistica:
 Callimaco: poesia ricercata, da trovare seguendo una stretta via mai percorsa da altri. Tale via sarebbe data
dal contrasto tra la narrazione epica a quella lirica. Vengono impiegate le versioni meno note dei miti.
 Teocrito: iniziatore della pastorale. Tematizza attività come la musica e il canto ma non descrive mai le attività
pratiche della vita agreste.
3.La lirica latina
La poesia latina si ispirò fin dalle origini a quella greca. Catullo, poeta che riprese molti dei temi e dei componimenti
di Saffo =il desiderio femminile, la poesia d’amore…) divenne il modello per le generazini successive. Catullo fu il
maestro dei poeti elegiaci latini. Egli portò ad un ampliamento dei temi dell’elegia, parlando non solo di passione
amorosa ma anche di morte e guerra.
4.La lirica medievale
Il “De vulgari eloquentia di Dante” è il testimone diretto di una svolta culturale e letteraria cruciale per la lirica
europea. Nel trattato il poeta ridusse l’origine della poesia in volgare ai primi componimenti in lingua d’oc (più
perfetta e dolce), per poi passare all’idioma degli italiani.
La poesia trobadorica si sviluppò nella Francia meridionale tra il XI e il XIII secolo. I trovatori seguivano la concezione
del fin’amor, un amore perfetto che portava ad un codice di comportamento. Alla base vi era una concezione feudale
dell’amore: l’amante era vassallore dell’amata, la domina. L’amore si rivolgeva ad una donna sposata quindi

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impossibile da realizzare. Tema principale era infatti l’amore infelice e la distanza tra amante e amata. Temi secondari:
fedeltà e sottomissione alla dama, adulterio, soddisfazione del desiderio.
 Trobar clus: poetare in maniera chiusa e difficile (Marcabru);
 Trobar leu: stile leggero;
 Trobar rico: poesia dallo stile ricercato.
Nel nord della Francia emerse invece la poesia in lingua d’oil, alla corte di Maria di Champagne. Tra gli autori di spicco
vi era Chrétien de Troyes.
alla corte di Federico II nacque poi la Scuola siciliana nella quale l’amore fu posto al servizio della poesia.
La filosofia sviluppatasi intorno al concetto dell’amore rappresentò una novità per la poesia del Duecento rispetto alla
tradizione lirica precedente.
Dante incluse la poesia volgare nell’universo del discorso filosofico.
Petrarca portò la narratività nella lirica. Il “Canzoniere” presenta l’influenza della letteratura e della retorica classica,
della tradizione biblica e della lirica religiosa e mediolatina. Prendendo le distanze dal tempo della gioventù, il poeta
declina il racconto amoroso in una dimensione religiosa. Le rime in morte di Laura descrivono un tortuoso percorso
dell’io lirico.
5.La lirica moderna
Il sonetto divenne una delle più diffuse forme poetiche, mentre le liriche divennero come un’enciclopedia di temi,
situazioni e motivi che ruotano attorno all’amore.
In Inghilterra, nel XVI secolo Sir Thoma Wyatt e il conte Surrey introdussero il sonetto attraverso le traduzioni di
Petrarca, dividendo però lo schema metrico in quartine. Questa caratteristica influenzò i “Sonetti” di Shakespeare.
Si arrivò ad un mutamento del linguaggio poetico, ad una lingua più libera e originale, per rappresentare la reale
condizione dello spirito. Nacque in questo contesto il verso libero.
Il Romanticismo segnò una svolta per la tradizione lirica occidentale, introducendo lo sperimentalismo. Un esempio è
Holderlin che nelle sue liriche ricercava un’unione dell’io con la natura che tuttavia porta alla distruzione.
“I fiori del male” di Baudelaire portarono all’introduzioni di temi come la soddisfazione nell’arte e nell’amore, le
droghe, la perversione, il viaggio. Nacque la figura del poeta incompreso, perseguitato, che tenta di sollevarsi al di
sopra dello squallore dell’esistenza. Con Baudelaire la lirica francese divenne un fatto europeo.

6.Il fantastico
Nella seconda metà del XVII secolo, le scoperte scientifiche portarono ad un cambiamento del paradigma culturale
che ebbe come risultati la rivoluzione della concezione del mondo, il rinnovamento dei sistemi letterari e la
trasformazione dei modelli culturali.
Entrarono in letteratura nuovi temi, tra i quali il soprannaturale spiegato in un linguaggio pseudo – scientifico.
1.Le origini
Il fantastico è nato tra il XVIII e il XIX secolo, tuttavia, indizi che ne hanno anticipato la narrativa si possono individuare
nell’antichità.
È da sempre presente, in effetti, un interesse per l’interpretazione dei sogni e la magia. “La storia ver” di Luciano
oscilla tra questo mondo e l’aldilà. “Icaromenippo” dello stesso autore narra di un fantasioso viaggio sulla luna.
Auerbach ha riconosciuto nella “Commedia” dantesca l’origine del gusto per l’orrido ed il grottesco, poi ripreso nel
Decameron ed in numerosissimi romanzi medievali.
2.Tra novel e romance
La letteratura fantastica si ispira al nove, di cui tende a sovvertire la rappresentazione concreata della realtà; tuttavia,
il romance, è l’altro grande modello cui si rifecero gli autori del fantastico. Esiste una continuità tra i due generi che
può essere ravvisata nell’opposizione tra contenuto realistico e realistico, nonché nelle tematiche che condividono:
fantasia, meraviglioso, soprannaturale.
Nel XVIII si è sviluppato un interesse per i processi mentali e per il ruolo dell’immaginazione. Si sono affermati i
romanzi con l’obiettivo di stordire e lasciare interdetto il lettore di fronte alle vicende impossibili narrate. Per Walter
Scott il soprannaturale deve essere breve, raro e indeterminato. Gli esseri incomprensibili devono essere introdotti
con attenzione e in modo che il lettore non possa comprendere da dove provengono e per quale ragione siano
comparsi.
3.Definire il fantastico: Todorov
Tzvetan Todorov pubblicò “Letteratura fantastica”, pietra miliare sull’argomento. “Il fantastico è l’esitazione provata
da un essere il quale conosce soltanto le leggi naturali, di fronte a un avvenimento apparentemente sovrannaturale”.
Esso si divide in:
 Soprannaturale spiegato: gli avvenimenti apparentemente inspiegabili vengono chiariti;
 Accettazione di eventi ultraterreni: assenza di una spiegazione;

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 Fantastico puro: l’esitazione ontologica permane fino al termine della storia.


Alla base del meccanismo dell’esitazione c’è lo scarto tra l’ambiente quotidiano in cui viviamo e la realtà del mondo
del pensiero che abita in noi.
4.Temi del fantastico
Hoffmann è considerato l’iniziatore della narrativa fantastica. Egli prediligeva temi quali: il doppio, la follia, il male,
l’elemento demoniaco, la vista. Nei suoi scritti troviamo una forte componente psichica. Le immagini collegate
all’occhio e alla vista richiamano l’attenzione sulla capacità visionaria della mente umana. Il doppio, invece, al
problema del rapporto tra realtà e apparenza che mettono in discussione l’identità dei personaggi.
Nell’Ottocento il genere si è affermato portando alla nascita di fantascienza e fantasy moderno. L’enorme repertorio
di temi e di motivi non sono stati soltanto sfruttati dalle incarnazioni letterarie moderne del fantastico, ma anche dal
cinema.

7.Il mito
1.Il nulla che è tutto
Fernando Pessoa definì il mito come nulla che è il tutto. Esso si dividerebbe in:
 Mitologia teologica: il sole, astro che da sempre rappresenta la divinità;
 Mitologia eroico – storica: come nell’esempio di Ulisse, una figura mitica e leggendaria. Egli non è mai esistito
nella realtà ma è esistito come mito sul piano del non mito. Tuttavia, il mito è sufficiente a creare la sua
identità.
Il greco mithos significa “parola” e “racconto”.
Il mito greco è dunque un racconto orale e tradizionale, trasmesso dai cantori. Esso ha una struttura e una logica
ramificata ed enigmatica. È legato alla religione e al rituale.
In tutte le civiltà del pianeta il mito tenta di spiegare l’origine del mondo e l’avvento della specie umana sulla terra.
2.Cosmogonie
 Creazione elaborata dai Navajo nel Sud Ovest degli Stati Uniti. Secondo la leggenda tutto nacque dal vento e
con le nebbie di luce che si levarono dall’oscurità per animare le Centi Divine. Si crearono così 5 mondi, sui
quali gli uomini si spostano nel corso dei secoli, creando via via nuove invenzioni. Sono gli uomini stessi a
creare il sole e gli astri;
 Irochesi: la Terra così come la conosciamo è nata dalla caduta nell’acqua della moglie dell’Antico. Ella ha
capacità di creare e dà vita alle terre emerse e alle stelle.
 Zulu: in principio vi era l’oscurità a cui si è sostituita una scintilla di Fuoco. Gli esseri umani e tutti gli esseri
viventi sono nati dall’unione tra la Grande Madre e l’Albero della Vita.
3.Tipi e interpretazioni del mito
Salustio stabilì un'altra categorizzazione dei miti:
 Miti teologici
 Miti naturali
 Miti psichici
 Miti materialistici: come la mitologia egizia.
4.Mito, letteratura, storia
Il mito è spesso diventato letteratura o rappresentazione artistica. In certi casi, invece, è la storia a trasformarsi in
leggenda e mito. Il mito cambia sotto le circostanze storiche e sembra talvolta adombrare gli eventi storici.
5.Ulisse
Ulisse è l’eroe dell’esperienza umana, dell’intelligenza, della conoscenza e della sopravvivenza. Da Nessuno egli
riconquista la sua identità attraverso la memoria e l’esperienza del ritorno. Ulisse è il narratore supremo di se stesso.
6.Genesi di un futuro mitico
L’incontro di Ulisse con il profeta Tiresia e le interpretazioni delle sue parole portano un’ombra lunga e ambia su tutto
il futuro di Ulisse. Se, nella prima parte del poema, Ulisse ignoto conosceva persone e luoghi strani e affascinanti, poi
Ulisse ignoto viene progressivamente riconosciuto in casa sua. Il ritorno si compie con una riacquisizione di sé.
7.Modelli mitici in contrasto
Un personaggio poliedrico quanto Ulisse non poteva non generare ombre e reincarnazioni di ogni tipo. Sono nate
almeno due tradizioni differenti su di lui sin dall’antichità:
 Ulisse imbroglione, camaleontico approfittatore, oratore illusionista, consigliere di frodi
 Ulisse modello della virtù e della saggezza, vincitore del vizio, ricercatore della conoscenza
8.Versioni medievali

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Il ricordo di Ulisse in occidente non si è mai spento. Persino nel Medioevo la sua memoria era molto viva. Nel XIII
secolo in Irlanda vennero scritti i “Vagabondaggi di Ulisse figlio di Laerte” che presenta una mescolanza di elementi
derivati dall’Odissea e di elementi del folklore irlandese.
9.Dante e il mito
Dante non conosceva il testo di Omero ma forse soltanto la storia di Ulisse fornita da Virgilio, Ovidio o dai loro
commentatori. Comunque, Dante trasformò Ulisse da eroe centripeto in eroe centrifugo. Nessun affetto famigliare è
stato abbastanza forte da riportarlo a casa, egli è destinato al viaggio e non vi si può sottrarre.
Dante lo condanna in quanto si affida esclusivamente a strumenti umani e non a Dio.
Dante ha impresso al mito di Ulisse una svolta decisiva; non fu più lo stesso ma l’originale omerico fu da allora
sempre affiancato all’analisi dantesca.
10.Mito e storia: il Nuovo Mondo e oltre
Dopo il Rinascimento la figura dell’Ulisse dantesco dilagò nell’immaginario europeo e americano attraverso la
contaminazione; si sovrappose e si mescolò ai nuovi miti romantici come emblema di un viaggio che non termina mai
nel viaggio e nel tempo. Egli fu persino usato come ombra del superuomo.
11.Il Novecento: Joyce e oltre
Nel XX secolo Ulisse divenne prototipo dell’uomo moderno. La versione più influente del mito di Ulisse nel
Novecento è l’ “Ulysses” di James Joyce. Il protagonista è una controfigura di Ulisse, l’infedele moglie Molly è la
traduzione moderna di Penelope. Si tratta di una trasposizione del mito in chiave di vita ordinaria e contemporanea.
L’Ulisse di questo romanzo è nuovamente centripeto.
Ulisse è simbolo del conflitto tra l’Occidente e il resto del mondo.
12.Mito del mondo e letteratura mondiale
Nella letteratura araba alcuni autori dedicarono liriche significative alla figura leggendaria di Ulisse, usato per
evidenziare il conflitto con l’Occidente.
Nei Caraibi Ulisse è stato celebrato dagli scrittori più significativi ed eletto ad emblema degli ex schiavi finalmente
liberi.

8.Principio – Creazione
Principio ha tre significati:
 Inizio
 Causa prima
 Elemento costitutivo fondamentale
La letteratura non si è mai occupata della definizione di principio nella sua terza accezione. È stato a lungo compito
della filosofia individuare i principi in quanto cause prime dell’universo.
Secondo la “Metafisica” di Aristotele gli uomini hanno iniziato a filosofare a causa della meraviglia: dal principio
restarono meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, poi iniziarono a porsi problemi sempre maggiori, fino ad
indagare i fenomeni della luna e del sole e quelli della generazione dell’intero universo.
1.Modelli scientifici e poetici in Grecia e a Roma
Anche i poeti si sono occupati di principi e di cause prime. Per loro non era sufficiente indicare le cause materiali.
Arrivarono a teorizzare che in natura non esistano solo ordine, bellezza e bene ma anche disordine, bruttezza e male.
Gli atomiti Leucippo e Democrito hanno sostenuto l’esistenza del pieno essere, contrapposto al vuoto; essi sarebbero
i due elementi fondamentali e le cause materiali degli esseri.
Vi sono due Principi nella Teogonia:
 Poetare
 Cosmo
Per i Greci esisteva nell’universo un Inizio ma non un Creatore. Tale inizio è indentificato con il Caos. L’universo nasce
in un vuoto al quale seguono la Terra, l’abisso sotterraneo del Tartaro ed infine l’Amore. Il cosmo è costituito da 4
elementi fondamentali: fuoco, aria, acqua e terra. Essi si sono mescolati secondo una proporzione armonica che
conferisce al mondo una precisa struttura matematica. Essi si presentano come particelle piccolissime, invisibile e
indivisibili. L’universo è dominato anche dalla diversità.
Tra i poeti latini fu Ovidio a elaborare l’idea di Principio. Al Principio non c’era il sole, la luna o la terra. C’era il
conflitto perenne. Il demiurgo sbrogli, separa, divide, ordina e assegna un posto a ciascuna cosa. Il cosmo ha così
assunto una forma e l’universo si è popolato di esseri viventi. L’uomo è nato per ultimo, come essere più nobile.
2.Il modello biblico: Creazione
La Bibbia ebraica ha diffuso un altro modello di Principio, creato da una Causa Prima diretta, Dio. La creazione divina
avvenne in sei giorni, Dio separò gli opposti. La Genesi non menziona gli angeli, e tra il secondo e il primo capitolo del
testo sembrano esserci due differenti Creazioni dell’uomo:

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 Prima: la traccia Sacerdotale postula una creazione di uomo e donna insieme per mezzo della parola;
 Seconda: il documento Jahwiata racconta la storia dell’uomo plasmato dalla polvere del suolo e poi della
donna, formata dalla costola dell’uomo.
Nel Vangelo cristiano secondo Giovanni ha stabilito l’identità tra Logos e Dio, una distinzione tra essere e divenire, un
tema constante in tutto il suo Vangelo.
Per tutto il Medioevo il modello di Principio formulato dalla Genesi si mescolò con quelli di Timeo e della “Metafisica”
aristotelica.
3.La Creazione da Dante a Michelangelo
Parlando della Creazione, Dante ha sempre associato l’idea dell’Amore che dà moto al cosmo a quella delle cose belle
che Egli ha creato. Dante aveva una vera passione per il tema del Principio e della Creazione, con il quale aprì e
chiuse la “Commedia”. Questa idea è presente in tutte e tre le cantiche del poema.
Dante affrontò il tema della Creazione con occhi nuovi e profondi, traducendo immagini neoplatoniche d’irradazione
e splendore, impiegando categorie aristoteliche della potenza e dell’atto, usando l’icona Sapienziale del compasso,
sottolineando l’ordine e le gradazioni degli esseri. Momento culminante è quando egli immagina con chiarezza il
Principio e il moto del Motore Primo.
Michelangelo consacrò l’icona della Creazione e del Motore mobile affrescando la volta della Cappella Sistina. Egli era
un devoto lettore di Dante. L’impeto di Dio è così forte da rendere necessarie quattro figure a sorreggerlo e
trattenerlo. Nella sua rappresentazione, Michelangelo va ben oltre Dante. Fu ispirato da Agostino che concepì le fasi
primordiali della Creazione come una battaglia di elementi, tra luce e tenebre.
4.Creazioni barocche
La Sistina divenne un modello nella sua totalità. In quegli stessi anni si diffuse in tutta Europa una nuova tensione
verso Dio che andò di pari passo con la progressiva trasformazione dell’arte rinascimentale in barocca. L’interesse si
concentrava in particolare sul Principio e sulla Fine.
5.Principi e Creazioni: la modernità
L’immaginario cristiano non è comparso. Nel tardo Novecento Chagall dipinse “Criation de l’homme” sui primi giorni
della Genesi. La scienza, però, scoprì il BigBang e la letteratura portò con sé il riflesso del disfacimento del modello
tradizionale di Principio.

9.Riconoscimento
Il riconoscimento è un elemento diffuso nell’intreccio narrativo.
1.Tipologia aristotelica
Per Aristotele l’anagnorisis è un elemento chiave dell’intreccio della tragedia e dell’epica, assieme alla peripezia e alla
catastrofe. Essa produce pietà e paura, necessari alla mimesi inerente alla tragedia. Sono possibili diverse
combinazioni di ignoranza, conoscenza, errore e anagnorisis. Il riconoscimento più avvenire attraverso segni, la
memoria, la costruzione del poeta, il ragionamento o attraverso gli eventi stessi, andando a coincidere con le
peripezie.
Per Aristotele il riconoscimento non è mai neutro ma conduce all’amicizia o all’ostilità.
2.Tipologie moderne
Umberto Eco divideva tra:
 Riconoscimento duplice: deve sorprendere personaggio e lettore
 Riconoscimento semplice: il personaggio è sgomento ma il lettore sa già cosa sta avvenendo.
 Agnizione da scemo del villaggio
o Quando lo scemo del villaggio è un vero idiota: l’autore ha fornito sia al personaggio sia al lettore
tutti gli indizi necessari per risolvere l’enigma ma entrambi non sono arrivati alla conclusione.
o Quando lo scemo del villaggio è un idiota calunniato: gli eventi dell’intreccio non dicono nulla e
quello che rende cosciente il lettore è la tradizione dei romanzi popolari.
Il grande modello di ragionamento moderno nel teatro è l’Amleto di Shakespeare. Nell’Amleto il riconoscimento si
scontra contro una conoscenza incerta, frammentaria.
3.Riconoscimenti biblici
Per riconoscere Dio l’uomo deve avere una disposizione interiore a farlo e una conoscenza di se stesso come essere
umano. L’uomo può riconoscere Dio senza prove ma solo credendo nella sua esistenza. Tra le migliori scene di
riconoscimento nella bibbia ebraica vi sono l’incontro di Abramo con gli angeli e la storia di Giuseppe.
4.Riconoscimenti cristiani

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Nei Vangeli la scena di riconoscimento chiave ha luogo quando Gesù domanda ai sui discepoli chi credono chi sia. Il
fatto che i discepoli non riconoscano Gesù per molto tempo e che lo facciano soltanto quando egli spezza e benedice
il pane è un mistero fondamentale di importanza teologica.
Le cose che appaiono, che possono essere viste, non implicano la fede ma il riconoscimento.
10.Peripezia
1.Struttura: tragedia, epica e romanzo
La peripezia è per Aristotele l’elemento principale dell’intreccio in una tragedia o in un poema narrativo. “Il
mutamento che si produce nel senso contrario delle vicende in corso.” Un mutamento, insomma, che va in direzione
opposta a quella dell’azione.
Nell’Odissea tutta l’azione del poema è improntata a esse perché il ritorno stesso avviene contro tutta una serie di
ostacoli. La peripezia si trasforma in qualcosa di più vasto, una vicenda complicata e rischiosa fatta di avventure
impreviste.
2.Il romanzo d’avventura
Il romanzo d’avventura è il genere nel quale le peripezie costituiscono il tessuto stesso della narrazione. Esso si è
diffuso dall’Ottocento e risponde al bisogno dell’uomo occidentale di proiettarsi al di là del proprio ordinario e di
inventare mondi diversi e meravigliosi. Protagonisti dei racconti sono navigatori, esploratori, mercanti, studiosi che
affrontano peripezie in luoghi esotici. In queste opere il confine tra realtà e finzione è sempre labile.
3.Jules Verne
Jules Verne fu uno scrittore “geografico” dall’inesauribile vena fantastica, nutrita dall’informazione scientifico –
tecnica. Nei suoi romanzi entrano invenzioni verosimili quali aerostati, navi rompighiaccio, sommergibili e astronavi.
In molti casi egli è stato capace di anticipare il futuro.
4.Robert Louis Stevenson
Autore di enorme successo, l’avventura da lui narrata si rivolge al passato, al desiderio di ritrovare tesori nascosti.
“L’isola del tesoro” è un grande romanzo mitico, un romanzo di formazione dotato di una morale semplice dominata
da valori quali la lealtà e la verità.
5.Karl May
May era un ladro e un mitomane, tuttavia è il più popolare degli scrittori tedeschi. I suoi eroi devono molto agli
archetipi della cultura germanica. La sua opera è stata utilizzata dal nazismo: una Germania che desidera un impero
coloniale ma si deve accontentare delle poche conquiste raggiunte.
6.Peripezie novecentesche
Nel Novecento comparvero sulla scena nuovi mondi esotici, non più fantastici, ma reali.

11.Eros
1.Massimo di Tiro
Nel mondo antico Eros era personificato dal dio dell’amore figlio di Afrodite, un giovane capriccioso con arco, frecce e
fiaccole. Chiamato Cupido dai latini, Eros è simbolo dell’amore dei sensi e dell’attrazione sessuale. Egli fu celebrat
come forza creatrice primigenia, in quanto contribuisce a mantenere la coesione del cosmo e assicura la continuità
della vita. Platone lo elogiava per la sua capacità di portare l’uomo alla felicità e lo vedeva come un mezzo attraverso
cui l’uomo vince la mortalità (idea ripresa da “Tristano e Isotta”, “Romeo e Giulietta” ecc.).
2.L’antichità
L’epos omerico presenta una vasta gamma di rimodulazioni del sentimento erotico. Gli amori e il desiderio erotico
non infiammano soltanto gli esseri umani ma anche gli dei.
La poesia erotica nacque con Alcman, per il quale Eros è una forza alla quale non si può resitere e che provoca
conflitti profondi nelle sue vittime a causa della sua capricciosità.
I poeti lirici hanno più volte sottolineato la crudeltà implacabile di Eros e il suo potere seduttivo. L’amore è un
sentimento universale e divorante come una malattia. Per i greci l’Eros si manifesterebbe attraverso gli occhi.
L’Eros è diventato l’anima dell’elegia e della lirica latina, in particolare nel caso di Catullo che ha offerto un’analisi
profonda e sistematica della passione amorosa di cui ha descritto estasi, sofferenza e ambiguità. Per Catullo tra i due
amanti vi è un rapporto alla pari.
3.Il Medioevo
Nella lirica d’amore medievale il desiderio sessuale si presenta sublimato e pochi sono i riferimenti diretti alla
sessualità.
Nella lirica provenzale presentava temi come l’amore lontano e la donna angelicata e inaccessibile.
Nacque coì un nuovo tipo di eroe moderno: Tristano. Tristano e Isotta sono gli archetipi degli amanti adulterini e la
loro storia diviene il centro di avventure erotiche con temi quali: adulterio, incesto e tradimento.
Alla coppia Tristano e Isotta, Chrétien de Troyes ha opposto Lancillotto e Ginevra.

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Paolo e Francesca invece sono visti come le prime vittime delle storie d’amore romanzesche.
La letteratura arturiana è diventata il modello di Boccaccio e quindi del Decameron, opera sorta come un rimedio alle
pene d’amore. Il “Decameron” le combinazioni del legame sentimentale tra uomo e donna vanno dal comico al
tragico, alla lussuria dei racconti osceni. Nell’opera l’eros infuoca in egual misura uomini e donne di tutte le condizioni
ed estrazioni sociali, senza risparmiare neppure i chierici.
Nel Settecento le opere narrative divennero esplicitamente erotiche esplorando gli effetti della passione sulla vita
interiore. Si diffuse una nuova libertà dei costumi (da qui il termine “libertino”). La condotta erotica esasperata e
l’onore virile che si misura con le conquiste fatte ha rovesciato l’idea cortese del servizio d’amore.
Nell’Ottocento si diffusero le storie di amori tormentati nelle quali l’eros è responsabile della catatrofe finale, è stata
la grande stagione dell’adulterio.

12.Metamorfosi
Fin dall’antichità l’essere umano ha dimostrato interesse per il cambiamento di forma, in letteratura e filosofia.
1.Le origini
Le prime storie di metamorfosi in letteratura apparvero nei poemi omerici, dove la metamorfosi è manifestazione
della volontà degli dei e servono a manifestare stupore nel lettore. Nell’Odissea il tema metamorfico ha una
posizione di maggior rilevanza rispetto all’Iliade.
Nella letteratura ellenistica vennero presentate soprattutto trasformazioni con valore eziologico ed il finale è
applicato alla natura.
2.Ovidio
Ovidio non inventò la metamorfosi ma è stato il primo ad antologizzare i miti; il suo poema è all’origine di un filone
“metamorfico” che ha percorso la cultura occidentale fino ai nostri giorni. Nell’opera il mondo naturale si intreccia a
quello della magia.
Le metamorfosi sono responsabilità degli dei, ai quali il poeta si appella per il proprio carme, metamorfico per natura.
La metamorfosi è la vera essenza del soggetto, essa non esprime alcun giudizio, ma è il principio ordinatore
dell’universo. La metamorfosi rafforza l’identità di chi la subisce. Essa è un modo per esplorare la complessità
dell’individuo e l’infinita molteplicità dei travestimenti della natura umana. Nel poema di Ovidio la metamorfosi ha
anche funzione eziologica, serve cioè a piegare l’origine di un fenomeno naturale, di un oggetto o di una leggenda.
3.Il Medioevo e Dante
Fin dai primi secoli del Cristianesimo i sviluppò un’intensa attività per adattare la cultura pagana a quella cristiana.
Sant’Agostino spiegò le metamorfosi come azione di demoni che agiscono con il permesso del giudizio di Dio senza
creare nulla, ma mutando soltanto in apparenza le vere creazioni divine.
Agostino ha relegato la metamorfosi nel mondo dei sogni, dell’immaginazione e della poesia.
Tra il XII e il XIV secolo si svilupparono molti commenti ovidiani, il poeta venne celebrato come moralista, filosofo
della natura e dotto enciclopedico. L’analisi retorica dei miti ovidiani portò a forme di interpretazione più libere ed
elaborate rispetto ai teologi dei primi secoli.
Dante nel “Convivio” usò le metamorfosi come metafora della caduta dell’uomo nel peccato. Nella “Commedia” la
trasformazione delle anime dopo la morte diventa uno dei principi strutturanti dell’intera architettura morale
dell’aldilà. Il rapporto di Dante con le “Metamorfosi” avviene su due livelli:
 Imitazione: spiegare la realtà ultraterrena della visione;
 Emulazione: mostrare gli sviluppi inventivi della fantasia cristiana.
4.Verso la modernità
Il Rinascimento si ispirò ad Ovidio per creare nuovi miti metamorfici. Il tema delle metamorfosi si estese anche ad
altre forme d’arte, come la pittura.
Il poema ovidiano iniziò ad influenzare il romanzo.
Poi tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento l’interesse per Ovidio passò in secondo iano e la
metamorfosi divenne argomenti di storie fantastiche ed eventi inspiegabili, diventando soprattutto oggetto della
letteratura per l’infanzia.
Poi nell’Ottocento l’evoluzionismo di Darwin andò ad influenzare la letteratura.
5.Moderni e post – moderni: Franz Kafka e Cristoph Ransmayr
Kafka ha inaugurato la stagione metamorfica degli inizi Novecento. Il suo “Le Metamorfosi” affronta la crisi
dell’identità e dei rapporti interpersonali e familiari dell’età moderna. A differenza degli esempi antichi, il
protagonista si adatta al nuovo corpo. La perdita della possibilità di comunicazione porta il protagonista
all’isolamento e allo sgretolamento della coscienza di sé, fino alla morte.
La metamorfosi di Gregor evidenzia una crisi esistenziale che influenzò la poesia di inizio secolo ed il Modernismo.

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“Il mondo estremo” di Christoph Ransmayr costituisce l’esempio più affascinante per il lettore moderno. Nel romanzo
nulla sfugge al divenire e al potere devastante del cambiamento di forma. Con esso l’autore definisce una poetica
postmoderna della metamorfosi e i presenta come uno degli ultimi custodi della metamorfosi.

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