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I

-[ Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono ]


Voi che ascoltate in queste poesie il suono di quei sospiri con i quali io nutrivo il mio cuore al tempo del mio errore
giovanile, quand'ero in parte un uomo diverso da quello che sono adesso, spero di trovare la compassione e il perdono
tra coloro che capiscono l'amore perché lo hanno provato, perdono dello stile diseguale nel quale io rifletto piangendo
fra la vana speranza e il vano dolore. Ma io vedo bene adesso, come per molto tempo io fui canzonato da tutti, motivo
per cui io spesso mi vergogno di me stesso; del mio innamoramento folle i frutti sono la vergogna, il pentimento e il
riconoscere con chiarezza che tutto ciò che rende felice la vita in questo mondo è un breve sogno.

III

-[ Era il giorno ch'al sol si scoloraro ]


Era il venerdì santo quando fui conquistato dai vostri occhi e mi legai a te. Non mi pareva il momento di difendermi dai
colpi dell'amore, e per questo me ne andavo sicuro. L'amore mi trovò disarmato e trovò aperta la via che, tramite gli
occhi, va al cuore: questo fu l'inizio delle mie sofferenze, diventate la fonte delle mie lacrime. Però, secondo me, non gli
fu onorevole colpire me con una freccia mentre ero disarmato, e a voi Laura che eravate "armata" non vi fu onorevole
non mostrare l'arco.

XVI

-[ Movesi il vecchierel canuto e bianco ]


Si avvia il vecchio con i capelli bianchi e pallido dal luogo pieno di cari ricordi, dove aveva trascorso sino a quel punto
la sua esistenza e si allontana dalla famiglia sorpresa, che vede il caro padre in procinto di partire; poi, trascinando le
sue vecchie membra, durante le sue ultime giornate terrene si aiuta con tutta la sua tenacia e volontà, sebbene indebolito
dagli anni; e giunge a Roma seguendo il comune desiderio di contemplare l'immagine di Cristo che spera di rivedere in
cielo: ahime, talora anch'io cerco, oh donna, per quanto mi è possibile nel volto di altre donne almeno un'ombra della
vostra vera sembianza.

XXXV

-[ Solo e pensoso i piú deserti campi ]


Solitario e pensieroso i luoghi più abbandonati vado segnando con il mio passo lento e cadenzato e rivolgo lo sguardo,
attento ad evitare ogni luogo toccato da orma umana. Altro rifugio non so trovare che mi protegga dall'attenzione
[indiscreta] della gente; poiché nei miei gesti privi di ogni serenità esteriormente si intuisce come io, nell'intimo, arda
d'amore: cosicché credo ormai che monti, pianure, fiumi, boschi conoscano di che tenore è la mia vita, che pure è tenuta
segreta agli altri. Del resto nessun luogo angusto e solitario so trovare, in cui Amore non mi accompagni in ogni istante
parlando con me ed io con lui.

LXI

-[ Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno ]


Sia benedetto il giorno, il mese, l'anno, la stagione, il tempo, l'ora, il momento, il paese bello, il luogo dove io fui
raggiunto dai due occhi belli a cui mi sono legato; e sia benedetto il primo dolce affanno che provai nell'innamorarmi, e
l'arco e le saette dalle quali fui colpito, e le ferite che mi furono inflitte al cuore. Siano benedette tutte le volte in cui ho
avuto occasione di chiamare il nome della mia donna, e i sospiri, le lagrime e la sofferenza per la lontananza di lei; e
benedetti siano tutti i versi con i quali io le procuro fama, e il mio pensiero, che è tutto rivolto a lei, così che nessun'altra
donna vi trova posto.

LXII

-[ Padre del ciel, dopo i perduti giorni ]


Padre del cielo, dopo i giorni passati inutilmente, dopo le notti trascorse in pensieri fuorvianti, tormentato da quel
desiderio spietato che divampò nel mio cuore contemplando i gesti di lei, tanto affascinanti per mia sventura, fa sì che
ormai, aiutato dalla Tua grazia, io mi rivolga a una vita più degna e ad azioni più dignitose, in modo che il demonio,
mio inesorabile avversario, dopo aver cercato senza successo di irretirmi, fallisca nel suo intento. Signore mio, ora si
compie l'undicesimo anno da quando sono stato sottomesso all'opprimente passione d'amore, che infierisce con più
crudeltà su chi è più arrendevole. Abbi pietà del mio travaglio vergognoso; riconduci a destinazione più alta i pensieri
sviati dal vero bene; ricorda loro che oggi ricorre il giorno della Tua crocifissione.

XC

-[ Erano i capei d'oro a l'aura sparsi ]


Erano i suoi capelli biondi come l'oro erano sparsi al vento, che li avvolgeva in mille nodi dolci a vedersi; e la bella
luce, ora che ne son tanto avari, risplendeva oltre misura in quegli occhi; e mi pareva che il viso di lei andasse
assumendo colori di pietà, e non so se questo accadesse veramente, o per inganno dei miei occhi: perché meravigliarsi
se io, che già ero disposto naturalmente all'amore, immediatamente me ne innamorai? Il suo portamento non era quello
di una donna mortale, ma era quello di un angelo; e le sue parole risuonavano ben diversamente da come le avesse
potuto pronunciare una voce umana. Quel che io vidi fu uno spirito celeste, un sole splendente; e anche se non fosse più
tale, non per questo la sua immagine svanirebbe, perché una ferita non si rimargina, per il fatto che l'arco si è allentato
dopo aver lanciato una freccia.

CXXVI

[ Chiare, fresche e dolci acque ]


Limpide, fresche e dolci acque dove immerse le sue belle membra colei che unica per me merita il nome di donna;
delicato ramo al quale le piacque di appoggiare il suo bel corpo (me ne ricordo sospirando); erba, fiori che ricoprirono il
suo leggiadro vestito ed il suo corpo; aria limpida, resa sacra dalla sua presenza dove Amore, attraverso i suoi occhi
belli, mi trafisse l'animo: ascoltate voi tutti insieme le mie tristi ultime parole.

Se è mio destino dunque, ed in ciò si adopera il volere del cielo, che Amore mi porti ad offuscare la vista con le lacrime,
qualche favore divino faccia sì che il mio corpo sia sepolto tra voi, e l'anima ritorni sciolta dal corpo al cielo. La morte
sarà meno dolorosa se reco questa speranza in vista di quel pauroso momento: poiché l'anima stanca non potrebbe in più
riposata quiete né in più tranquillo sepolcro abbandonare il corpo travagliato da mille angosce.

Verrà forse un giorno in cui alla meta abituale ritornerà la donna bella e crudele, e a quel luogo, dove ella mi vide nel
benedetto giorno dell'incontro, volga i suoi occhi pieni di desiderio e di letizia, cercando di me, e, divenuta pietosa,
vedendomi polvere tra le pietre del sepolcro, venga ispirata da Amore, così da sospirare tanto dolcemente e ottenere la
misericordia divina piegando la giustizia celeste, asciugandosi gli occhi con il suo bel velo.

Dai rami scendeva (dolce nel ricordo) una pioggia di fiori sul suo grembo; ella sedeva umile in tanta festa della natura,
coperta da quella pioggia di fiori, ispiratrice d'amore. Un fiore cadeva sull'orlo della veste, un altro sulle bionde trecce,
che quel giorno a vederle parevano oro fino e perle. Un altro si posava in terra ed un altro ancora sull'acqua; infine un
fiore volteggiando nell'aria pareva suggerire: "Qui regna Amore".

Quante volte dissi, preso da grande stupore: costei certo è nata in Paradiso. Il suo modo di procedere quasi divino; il suo
volto, la sua voce e il suo sorriso mi avevano fatto dimenticare a tal punto dove mi trovavo e fatto allontanare talmente
dalla realtà, che mi chiedevo sospirando come fossi potuto pervenire in un luogo simile e quando vi ero giunto. Perché
credevo di essere giunto in Paradiso non in Terra dove mi trovavo. Da quel momento in poi amo questo luogo così che
non ho pace in nessun altro.
Se tu, mia canzone, fossi bella e ornata, quanto desideri, potresti coraggiosamente uscire dal bosco e andare tra gli
uomini.

CXXVIII

-[ Italia mia, benché 'l parlar sia indarno ]


Italia mia, benché le parole siano inutili alle ferite mortali che vedo così numerose nel tuo bel corpo, voglio comunque
che i miei lamenti siano quelli che sperano le popolazioni che vivono sul Tevere, sull'Arno e sul Po, dove ora risiedo
addolorato e triste. Signore del cielo, io chiedo che l'amore per gli uomini che Ti fece scendere sulla terra Ti induca a
rivolgerti al tuo paese amato e sacro. Vedi, Signore benigno, per quali lievi cause che guerra crudele; e Tu, Padre, apri,
addolcisci e libera i cuori che Marte superbo crudele indurisce e incatena; fa' che lì, in quei cuori, si ascolti la verità
dalla mia lingua, per inadeguato che io sia.

Voi, Signori d'Italia, ai quali la Fortuna ha dato il governo sulle belle regioni d'Italia, per le quali sembra non proviate
nessun senso di compassione, che fanno qui tante milizie straniere? affinché il verde terreno d'Italia si colori del sangue
dei barbari? Vi seduce uno inutile inganno: vedete poco e credete di veder molto, perché cercate amore o fedeltà in un
cuore venale. Chi ha maggior quantità di queste milizie, quello è circondato da più nemici. O alluvione riunita da quali
selvaggi paesi stranieri per inondare le nostre care campagne! Se questo ce lo procuriamo con le nostre mani, a questo
punto chi sarà che ci possa salvare?

Natura provvide opportunamente alla nostra sicurezza, quando mise fra noi e la rabbia tedesca la difesa delle Alpi; ma
la cupidigia cieca e ostinata contro il proprio bene s'è ingegnato tanto che ha fatto ammalare il corpo sano. Ora dentro
una stessa nazione, fiere crudeli (come i Tedeschi) e greggi mansuete (come gli Italiani) convivono in modo che il
miglior soffre; e, per nostro maggiore dolore, questo popolo straniero è della stirpe di quella gente incivile, che Mario
sconfisse in modo tale che non è ancora venuto meno il ricordo di quell'impresa, quando stanco e assetato, volendo
bere, s'accorse che nel fiume scorreva non acqua ma sangue.

Trascuro di citare Cesare che, dove giunse con le nostre armi, in ogni luogo insanguinò l'erba con il loro sangue. Ora
sembra, non so per quale congiunzione astrale ostile, che il cielo ci odi: questo grazie a voi, a quali è stato affidato un
compito tanto grande. Le vostre divisioni rovinano la più bella parte del mondo. Per quale colpa umana, per quale
condanna divina o quale fatalità danneggiare il povero vicino e cercare di impadronirsi dei beni devastati e dispersi, e
cercare gente fuori d'Italia ed esser soddisfatti che sparga il proprio sangue e che venda per soldi la propria vita? Io
parlo per dire la verità non per partito preso per inimicizia verso qualcuno.

E non vi siete ancora accorti, dopo tante esperienze, dell'inganno di questi mercenari tedeschi, che scherzano con la
morte alzando il dito in segno di resa? La beffa è peggio del danno, secondo me; ma il vostro sangue si sparge più
abbondantemente perché siete stimolati da un odio ben diverso. Pensate per un breve tempo alla vostra condizione e
capirete come può aver caro un altro chi stima se stesso così spregevole. Nobile stirpe latina, allontana da te il peso di
queste milizie dannose: non sopravvalutare una fama vuota, senza sostanza: perché è colpa nostra, non un fatto naturale
che la violenza cieca di questi popoli nordici, gente restia alla civiltà, ci vinca di intelligenza.

Non è questo il terreno che ho toccato nascendo? Non è questo la culla nella quale fui allevato così affettuosamente?
Non è questa la patria in cui mi fido, madre benevola e devota, nella quale sono sepolti i miei genitori? Perdio, questo
solleciti talora il vostro animo, e guardate con pietà i patimenti del popolo sofferente che. dopo Dio, aspetta solo da voi
la tranquillità; e solo che voi mostriate qualche segno di compassione, il valore prenderà l'armi contro la furia cieca e la
lotta sarà breve: perché il valore antico non è ancora morto nei cuori italiani.

Signori, considerate come il tempo passa velocemente, e come la vita fugge, e la morte è già alle nostre spalle. Ora voi
siete qui sulla terra; pensate a quando la lascerete; perché bisogna che l'anima spoglia (dei beni questa terra) e sola arrivi
a quel passaggio pericoloso. Nel percorrere questa vita terrena vogliate metter da parte l'odio e l'inimicizia, passioni
contrarie alla vita tranquilla; e quel tempo che si spende per far male a qualcuno si impieghi invece in qualche azione
migliore, di opere o d'intelletto, in qualche impresa lodevole, in qualche attività onorevole: così si sta bene quaggiù
sulla terra e si spalanca a noi la via del cielo.

Canzone, io ti raccomando che tu esponga amabilmente il tuo argomento, dal momento che devi presentarti da gente
orgogliosa; e gli animi sono pieni di un'abitudine pessima e antica, nemica sempre della verità, Tenterai la tua fortuna
tra pochi dall'animo grande ai quali piace il bene. Di' loro: chi mi protegge? Io vado gridando: – Pace, pace, pace.
[ Passa la nave mia colma d'oblio]
La mia nave, piena di desiderio di dimenticare, attraversa il mare tempestoso, fra Scilla e Cariddi (stretto di Messina),
d’inverno, nel mezzo della notte; e la guida il mio signore, anzi, il mio nemico (amore).Ad ogni remo (sta) un pensiero
presente e doloroso, che sembra ignorare la tempesta e il suo esito: un vento umido, che in eterno trascina sospiri,
speranze e desideri, lacera la vela.Una pioggia di pianto, l’immagine offuscata dello sdegno aggredisce i cordami, ed io
sono avvolto dall’errore e dall’ignoranza.I due miei riferimenti abituali si nascondono: la ragione e l’arte sono morte fra
le onde, tanto che io comincio a disperare di poter giungere al porto.
CCLXXII

-[ La vita fugge e non s'arresta un'ora ]


La vita scorre via veloce e non si arresta un attimo e la morte viene dietro velocemente, e le cose presenti e passate mi
tormentano, e ancora quelle future; e il ricordare e l'aspettare mi angosciano, da una parte e dall'altra, in ogni modo, così
che in verità, se non fosse che ho pietà di me stesso, sarei già fuori da questa vita. Mi ritorna in mente se mai alcuna
gioia ebbe il mio cuore infelice, e poi da altra parte vedo venti contrari al mio navigare; vedo nel porto [della mia vita]
violenta tempesta e, ormai stanca la mia ragione, spezzati alberi e cordami, privi di luce gli occhi belli di Laura che ero
solito guardare.

CCCII

-[ Levommi il mio penser in parte ov' era ]


Il mio pensiero mi elevò fino al luogo dove ora è Laura, colei che ancora cerco ma mai più troverò in terra; qui, fra
coloro che hanno eterna dimora nel terzo cielo del paradiso, ebbi modo di rivederla più bella e meno superba. Mi prese
per mano e mi disse: "In questo cerchio sarai un giorno assieme a me, se non m'inganna il desiderio: io son colei che ti
ha fatto tanto soffrire e che concluse la sua esistenza prima di raggiungere la vecchiaia. La mia beatitudine non può
essere compresa dall'intelletto umano: aspetto solo te, e ciò che tu tanto amasti e la è rimasto, il mio bel corpo." E allora
perché rimase in silenzio e protese la mano? Che a causa del suono delle sue parole cosi pietose e piene di purezza,
poco mancò che io non rimasi in cielo [morissi].

CCCX

-[ Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena ]


Zefiro ritorna e riporta il bel tempo e i fiori e l'erbe, suo dolce seguito, ed il garrire delle rondini [Progne] ed il canto
dell'usignolo [Filomena] e la primavera limpida e dai colori vividi. La campagna sembra sorridere e il cielo si rasserena:
Giove si rallegra di vedere la luce di Venere più luminosa; l'aria, l'acqua e la terra sono attraversate dall'amore; ogni
essere vivente si dispone ad amare. Per me infelice ritornano i più dolorosi tormenti, che dal profondo del cuore muove
colei che al cielo se ne portò le chiavi; il canto degli uccelli, il fiorire dei piani, i delicati gesti di belle e decorose donne
sono [per me] un'arida realtà, come belve crudeli e selvagge.

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