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GIOVANNI BOCCACCIO

Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a Firenze da Boccaccino di Chiellino, ricco mercante, e una donna
ignota.
Nel 1327 Boccaccio segue a Napoli il padre, divenuto il rappresentante della potente compagnia
mercantile dei Bardi, amministratori del patrimonio di Roberto d’Angiò. Giovanni in quell’occasione fa
pratica commerciale e bancaria e viene a contatto con il variegato modo mercantile partenopeo.
In quello stesso periodo frequenta anche la corte angioina, dove viene a contatto con molti intellettuali
come Cino da Pistoia e anche Petrarca.
Viene indirizzato dal padre a frequentare gli studi giuridici e canonici, ma mostra insofferenza per
entrambi, infatti si dedica a letture continue nella ricca biblioteca reale. Inizia così il PERIODO
NAPOLETANO (1327-1340), ovvero vuole che impari ad essere banchiere, svolge quindi l’attività con suo
padre e vede passare davanti a se tutte le classi sociali, soprattutto borghesi. Infatti, ne memorizza i
comportamenti, gli usi, i costumi, linguaggi e valori che poi successivamente riporterà nei personaggi del
Decameron. Nel tempo libero inizia anche a frequentare la corte di Roberto d’Angiò, dove vende il mondo
aristocratico, dai costumi raffinati e valori cortesi; si innamora anche della figlia illegittima Marta d’Aquino,
che verrà chiamata FIAMMETTA.
Al periodo napoletano risalgono anche le sue prime opere letterarie: il poemetto in terzine Caccia di Diana
e il romanzo Filostrato. Riprende anche la tragica storia di Troilo e Criseida, in chiave autobiografica e
psicologica. Di quello stesso periodo, il primo testo narrativo di Boccaccio è il Filocolo, un’opera composta
fra il 1336 e il 1338, che viene considerata il prototipo del romanzo moderno. Dedicato a Fiammetta, il
romanzo narra in 5 libri l’amore tra Florio e Biancifiore.

Nell’inverno tra il 1340 Boccaccio viene richiamato dal padre a Firenze, e a malincuore abbandona la vita
napoletana a causa del fallimento della compagnia dei Bardi. Inizia così il periodo fiorentino. L’ambiente
fiorentino gli risulta estraneo e ostile, abitato da borghesi avidi, così cercherà inutilmente di tornare a
Napoli.
Tra il 1343 e 44 scrive l’Elegia di madonna Fiammetta, considerato il primo romanzo psicologico della
letteratura romanza, viene raccontata in prima persona da Fiammetta, la storia del suo amore infelice per il
mercante fiorentino Panfilo. Nel 46’ compone il poemetto Ninfale fiesolano.
Nel 1348 Boccaccio assiste alle terribili conseguenze della peste, che causa anche la morte di numerosi
amici e anche il padre. in quello stesso periodo scrive anche il suo capolavoro, il DECAMERON, affresco
della società del suo tempo. Dopo la peste, viene incaricato dal comune di svolgere missioni diplomatiche
per cercare appoggi contro i Visconti di Milano
Nel 1350 conosce Petrarca, che lo condiziona a studiare i classici, infatti avrà una crisi spirituale e diventerà
chierico.
Nel 1360 viene organizzata una congiura antigovernativa contro il Comune fiorentino, in cui vengono
arrestati anche alcuni suoi amici, e per questo Boccaccio cade in disgrazia e perde gli incarichi pubblici, ma
viene autorizzato da Innocenzo VI di assumere gli ordini sacerdotali. Si ritira così a Certaldo dove apre e
ospita nella sua residenza alcuni intellettuali dell’epoca.
Nel 1373 è incaricato dal comune di Firenze di commentare e leggere in pubblico la commedia di Dante.
Da questo impegno nasce il commento intitolato le ESPOSIZIONI SOPRA LA COMMEDIA. Boccaccio deve
però interrompere le letture fino al canto XVII dell’inferno a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di
salute. Infatti muore il 21 dicembre 1375 a Certaldo.
Il pensiero e la poetica
Boccaccio quando è a Napoli si reca e frequenta la biblioteca di Roberto d’Angiò, dove legge i testi classici,
cioè i romanzi cortesi cavallereschi e la produzione francese in lingua d’oil. Lo condizionano e da cui prende
spunto e rielabora in modo originare, quello che crea diventa un modello di riferimento per tutto il
rinascimento. Boccaccio sa selezionare e poi rielaborare con originalità temi e forme della letteratura
precedente, in modo da diventare modelli per le successive generazioni.
La poetica giovenile è caratterizzata dall’inclinazione alle tematiche amorose e dall’attenzione per il
pubblico femminile, che diventa il simbolo di un pubblico medio, ne popolare ne intellettuale, quindi lo
scopo di queste opere è riuscire a intrattenere in modo piacevole il pubblico. La sua produzione giovanile è
una fase di sperimentazione di personaggi, tematiche e ambientazioni che poi saranno messe in modo più
maturo nel Decameron.
Dopo il decameron le opere di Boccaccio si orientano ai modelli umanistici, si dedica infatti alla tradizione
dei testi classici e compone in latino opere di carattere colto ed enciclopedico. Queste opere rispondono ad
una nuova poetica, legata alla riflessione morale e religiosa.

Il decameron
Il decameron viene composta fra il 1349 e il 1351 e la stesura avviene dopo il 1348, la pubblicazione è nel
1370 e da qui si capisce le numerose revisioni del manoscritto autografo.
L’opera si apre con la dichiarazione del titolo del contenuto, cioè il libro chiamato Decameron nel quale si
contengono 100 novelle svolte in 10 giorni da 7 donne e 3 uomini. Sono infatti 10 giorni impiegati dai 10
componenti dell’onesta brigata per raccontare le 100 novelle che costituiscono la raccolta.
DECA =10 EMERON = giorni ----> 100 Novelle

Ognuna è preceduta da una “rubrica” cioè riassunto e conclusa da una ballata, cioè un componimento in
versi
Onesta brigata
L’onesta Brigata è formata da 10 ragazzi, maschi e femmine, giovani raffinati e da una elevata classe sociale
di cui conosciamo solo i nomi: Lauretta, Fiammetta.
A causa delle peste lasciano Firenze per andare nel contado (la campagna è il TOPUS DEL LOCUS
AMOENUS, cioè il luogo ameno dove può essere piacevole trascorrere le giornate) dove si tratterranno per
10 giorni, vogliono sfuggire al degrado morale dovuto alla peste del 1348 e conservare il costume morale e
valori cortesi. In campagna cantano, ballano e nelle ore più calde del venerdì e sabato raccontano novelle.
Ogni giorno viene eletto il re e la regina della giornata per scegliere su quale si debba costruire o narrare la
novella. Ci sono però delle eccezioni infatti la prima e la nona giornata sono dedicate al tema libero grazie
alla presenza di Dioneo che racconta sempre ciò che vuole. Boccaccio con questo vuole dimostrare la
costante presenza del caos nel mondo cioè l’imprevedibile che stravolge la regolarità

Il proemio
Nel proemio Boccaccio indica lo scopo, cioè quello di distrarre coloro che soffrono per amore e dare l’oro
consigli e i destinatori dell’epoca sono le donne le quali, essendo costrette dalle convenzioni sociali a
tenere le loro amorose fiamme, hanno bisogno di essere consolate per poter conoscere ciò che sia da
fuggire o da seguire, quindi si rivolge a persone sensibili ma non necessariamente letterarie

Struttura della cornice


La cornice assume un rilevante valore strutturale, poiché consente di ordinare una materia narrativa molto
variegata, disponendola in un’architettura articolata e bilanciata. Se le novelle mostrano tutta la varietà del
mondo, la cornice rappresenta il principio di ordine che può disciplinarla in una struttura che restituisce un
senso basato su valori alternativi, cioè la tolleranza, temperanza, intelligenza. Inoltre costituisce un filtro
fra l’opera e il suo autore, infatti delegando ai dieci ragazzi il compito di raccontare le novelle, può
introdurre nell’opera una pluralità di voci narrative e punti di vista sul reale senza identificarsi con nessuno
di essi.
Nella cornice ci sono 3 livelli: nel primo abbiamo Boccaccio che parla nel proemio nell’introduzione della I e
IV giornata e nel commento finale; nel secondo livello abbiamo i 10 novellatori, e nel terzo livello abbiamo i
personaggi delle novelle che interagiscono e parlano tra loro.
La cornice fissa in maniera esplicita la collocazione spaziale e cronologica: l’onesta brigata agisce e
racconta nella Firenze del 1348. Tuttavia le vicende narrate dai 10 giovani si ambientano in epoche diverse
e i luoghi geografici disparati. Nelle pagine dell’opera vengono inoltre rappresentati tutti i ceti sociali
dell’italia comunale, ma anche sovrani e cavalieri, nobili e castellane.

Introduzione
Nell’introduzione Boccaccio traccia un quadro dettagliato degli effetti devastanti della peste del 1348, che
ha terrorizzato le persone e distrutto i rapporti sociali. Firenze è precipitata nel caos, dove le leggi non sono
più rispettate, tranne quella della lotta per la sopravvivenza, quindi viene meno il buon costume morale e
sociale

Molteplicità della realtà


Per Boccaccio la realtà del mondo è complessa e variegata. Questa varietà si manifesta in molti aspetti:
1 sociale, dove nel decameron troviamo tutte le classi sociali
2 spaziale, cioè la varietà dello spazio e dell’ambiente. È molto frequente soprattutto la realtà comunale,
piccole o metropoli, e quest’ultime rappresentano il caos e i capricci della fortuna
3 temporale, cioè nell’età comunale, mondo feudale, età classica.
Nonostante però la molteplicità del reale il decameron è un’opera caratterizzata da ordine, infatti lo stesso
caos è sistemato secondo precise SIMMETRIE, date dalla struttura della cornice e contrabbilanciando gli
elementi negativi con quelli positivi, ad esempio nella prima giornata vengono illustrati i vizi, e nell’ultima
le virtù

I temi delle novelle


La materia di cui tutte le novelle ragionano è la vita umana in tutte le sue manifestazioni: la fortuna, che
determina le imprevedibili circostanze del vivere umano; l’amore, che è la forza irresistibile della natura
che muove ogni uomo e donna; l’ingegno, che offre agli uomini le risorse per contrastare gli imprevisti,
avventure ecc.
-la fortuna, che può essere intesa in buona o in cattiva sorte (mala ventura), in Boccaccio non ha nulla di
provvidenziale, non è più uno degli strumenti attraverso cui Dio interviene nel mondo. È quindi l’imprevisto
che può sconvolgere i piani e i progetti, è l’insieme incontrollabile di forze, manifestata con elementi della
natura e con azioni umane. È la casualità alla quale l’uomo deve saper reagire con l’ingegno, ossia la
capacità di affrontare ogni circostanza volgendola a proprio vantaggio.
-L’ingegno non va confuso con la moralità, anzi spesso si manifesta con mezzi riprovevoli e con l’inganni:
virtuoso è infatti l’uomo che lotta con i mezzi a sua disposizione per non lasciarsi sopraffare dalla fortuna o
sfortuna. Il principale strumento di esso è la parola, infatti attraverso l’uso di essa si scongiura un pericolo,
si raggiunge un obiettivo o un vantaggio, si deride uno sciocco ecc.
-l’amore per Boccaccio è una forza che si origina dalla natura e per questo è positiva e non va mai
soffocata, sennò possono scaturire terribili conseguenze. Infatti per questo la passione, deve essere
bilanciata con la ragione. L’amore viene rappresentato in tutte le sue sfaccettature: storie d’amore a lieto
fine o storie tragiche, amori casti o concreti. In ogni caso Boccaccio non cade mai nella volgarità perché
parla dell’amore senza malizia.
La potenza dell’amore è irrefrenabile per tutti, ed essendo una forza naturale, viene connotato nel
decameron in senso democratico. La cortesia e la nobiltà d’animo non sono infatti legate ne alla nobiltà del
sangue ne alla ricchezza, e proprio per questo si scontrano spesso con la ragion di mercatura da cui sono
animati i personaggi borghesi. Se l’amore quindi è una forza della natura, il vero peccato non è cedere alla
sua forza ma bensì tentare di resisterle. Questo sguardo laico caratterizza l’intera opera, in cui la
dimensione del racconto è tutta umana e terrena.

Il successo del Decameron fu immediato e vastissimo. Le prime edizioni a stampa furono realizzate a
Napoli nel 1470 e a Venezia nel 1471, verso la fine del 400 comparvero anche le prime traduzioni in
tedesco, francese e spagnolo. A partire dal 1599, l’opera fu inserita nell’elenco dei libri proibiti dalla chiesa
e dopo quella data furono disponibili solo copie moralizzate.

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