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Il contenuto
Il Decameron è una raccolta di cento novelle, narrate in dieci giornate da dieci
giovani, sette ragazze e tre ragazzi, che si allontanano dalla città a causa della
pestilenza e, riuniti nella chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze decidono di lasciare
la città e di rifugiarsi presso una casa in campagna per passare il tempo piacevolmente.
L’opera possiede pertanto una cornice narrativa e poi delle novelle, narrate da
ciascuno di loro. Giunti nella villa in contado, i giovani non si abbandonano a una vita in
disordine, bensì si danno un preciso sistema di regole, secondo cui ogni giorno, nelle
ore più calde, ognuno dovrà raccontare una novella differente, secondo un tema
prestabilito dal re o dalla regina della giornata. Queste si concluderanno il pomeriggio
con la musica e la danza. Le regole non sono poi così rigide, infatti la prima e nona
giornata hanno tema libero e un giovane di nome Dioneo, può raccontare una novella a
suo piacimento. Dei quattordici giorni trascorsi in campagna, solo dieci erano destinati
alla narrazione, infatti il venerdì è il giorno della Passione di Cristo e il sabato è il giorno
dedicato all’igiene e al riposo.
La struttura
Il libro può essere strutturato in due livelli: dapprima vi è la cornice e poi c’è la
narrazione delle singole novelle, le quali sono precedute da una breve introduzione e
da una rubrica che presenta la sintesi del contenuto, la quale permette di avere una
prima chiave di lettura. L’articolazione delle voci narranti ci lascia immaginare una
struttura ad anelli concentrici:
1. il narratore di primo grado è l’autore che parla nel Proemio, nella Conclusione e
nell’Introduzione alla quarta giornata;
2. i narratori di secondo grado sono i dieci novellatori;
3. i narratori di terzo grado sono i personaggi delle novelle.
La datazione, il titolo e i modelli
Si ipotizza che l’opera sia stata composta tra il 1348 e il 1351.
- 1348 perché è la data dello scoppio della pestilenza;
- 1351 perché è l’anno in cui soggiorna presso Petrarca e la sua produzione
letteraria ha una svolta fondamentale.
Il titolo deriva dall’unione delle due parole greche deca ed hemeron, ovvero “novelle di
dieci giornate” e pare alludere all’opera dell’Hexameron di Sant’Ambrogio, la quale
tratta l’episodio biblico della creazione del mondo in sei giorni. Tra le fonti a cui attinge
ritroviamo:
- le novelle di provenienza orientale
- prose brevi in volgare della tradizione popolare, riguardanti le vite e i miracoli dei
santi, le vidas dei provenzali;
- i fabliaux francesi, cioè di racconti comici e brevi a sfondo erotico e realistico;
- gli exempla
Boccaccio si serve di questi elementi e attua una vera e propria reinvenzione o
codificazione del genere della novella, perfezionandolo ulteriormente.
La lingua e lo stile
Nella cornice ritroviamo un registro elevato e omogeneo, mentre nelle novelle viene
esaltato il forte valore del plurilinguismo e della ricchezza lessicale per adattare
l’espressione ai diversi aspetti della realtà. Il Decameron viene proposto come modello
da imitare nelle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo. Questo sottopone la prosa
di Boccaccio a una selezione, privilegiando la lingua della cornice, connotata da una
certa raffinatezza.