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Subito dopo il diploma, rinuncia alla carriera militare per scrivere invece il suo
primo romanzo, Povera gente, che ha un grande successo. Successivamente scrive Il
sosia e Le notti bianche, deludendo parzialmente i suoi primi estimatori. Tra
questi un critico, Belinskij, che lo aveva acclamato come scrittore esordiente.
Nel 1857 Dostoevskij sposa una giovane vedova: subito dopo il matrimonio torna alla
letteratura con Il villaggio di Stepancikovo e Il sogno dello zio.
Nel 1861 inizia a scrivere in qualità di giornalista per la rivista Il tempo. Qui
compaiono due nuove opere: Memorie da una casa di morti (racconto dell’esperienza
siberiana) e Umiliati e offesi.
Rimasto vedovo, nel 1867 sposa in seconde nozze la propria stenografa, Anna
Snitkina. Pubblica poi Il giocatore, romanzo autobiografico in cui confessa la sua
rovinosa passione per la roulette.
Un consiglio in più
Tutte le cose e tutto nel mondo è incompiuto, per l'uomo, e nel frattempo il
significato di tutte le cose del mondo è racchiuso nell'uomo stesso.
Vivere senza Dio è un rompicapo e un tormento. L'uomo non può vivere senza
inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l'uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad
un idolo.
La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese
insieme si chiamano verità.
A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della
sofferenza.
La povertà non è un vizio; ma la miseria, l'indigenza è vizio. Nella povertà
voi conservate ancora la nobiltà dei vostri sentimenti innati; nella miseria,
invece, nessuno mai la conserva.