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Luigi XIII

Nel 1610 Enrico IV viene assassinato dal fanatico cattolico Francois Ravaillac e sale al
potere Luigi XIII, il cui governo è inizialmente retto dalla madre Maria de’ Medici in quanto
era troppo piccolo. Siccome riscontrò l’opposizione dell’aristocrazia, fu costretta a
convocare gli Stati Generali nel 1614 con la quale la nobiltà cercò di abolira la paulette e ci
riuscì soprattutto grazie al cardinale Richelieu.
Una volta divenuto maggiorenne, Luigi XIII fece assassinare il collaboratore della madre
Concilio Concini e la allontanò dal regno. Il sovrano scelse Richelieu come Primo Ministro
e assieme ad egli, affondarono le basi della monarchia assoluta. Secondo la formula latina
legibus soluta, la monarchia francese si trovò ad essere sciolta da ogni ingerenza esterna,
voleva dunque accentrare il potere in mano ad un unico sovrano che deteneva il potere
assoluto. Il re si concentrò soprattutto a esautorare la nobiltà di spada per affidare la
gestione amministrativa e fiscale agli intendenti provenienti dalla borghesia o dalla nobiltà
di toga. Non furono più convocati gli Stati Generali, almeno fino alla Rivoluzione francese.
Richelieu adottò una politica di repressione contro gli ugonotti in quanto rappresentavano un
pericolo per l’unità dello stato, seppur concesse loro la possibilità di professare il proprio
culto. Assaltò una delle piazzeforti più importanti dove si nascondevano, ovvero La Rochelle.
Durevole fu la repressione contro i contadini, i quali si rivoltarono per la pressione fiscale
a loro imposta. Il re rispose puntando all’espansione territoriale e alle conquiste militari,
convinto che queste potessero incrementare la fede dei suoi sudditi su di lui. Durante il
periodo della Guerra dei Trent’anni, i sovrani francesi, mossi da questo ideale assolutistico,
si mostrarono degni avversari sul campo.

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