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La crisi del Seicento

 
 
·       Il Seicento è un periodo di crisi in molte zone d’Europa.
Nell’Europa meridionale la crisi è prevalentemente economica e
sociale, in quella centro-settentrionale è più politica e militare 

La crisi non investe allo stesso modo tutti gli ambiti e tutti i ceti
·       
sociali; si verificano anche progressi importanti 
 
 
La guerra nel Seicento
 
 
·       Si susseguono numerose guerre in tutta Europa. Le truppe compiono
spesso saccheggi e devastazioni

Le armi da fuoco dominano i conflitti, producono danni ingenti. Per


arruolare sempre più soldati, gli Stati ricorrono alla coscrizione militare
 
La crisi agricola e le carestie
 
 
 
·       Si verificano varie crisi alimentari, provocate dalle
numerose guerre e dal calo della produzione agricola. Il
peggioramento del clima riduce i raccolti

Il problema è più acuto dove le coltivazioni sono poco diversificate.


·       
Si diffondono le patate, il mais e il riso 
 
La stagnazione demografica
 
·       Oltre alle carestie, scoppiano nuove epidemie di peste. Il contagio è
favorito dalle guerre e dalle cattive condizioni igieniche; l’Italia è
duramente colpita
L’impoverimento della popolazione fa diminuire la natalità. Verso metà
Seicento la crescita demografica si arresta in molte regioni d’Europa
 
Impoverimento e rivolte
 
 
·       Il forte aumento dei prezzi fa cadere nella povertà molte famiglie,
costrette a mendicare. Alcuni si danno al brigantaggio

Negli anni Quaranta si verificano rivolte popolari in molti paesi,


·       
alimentate anche dall’aumento delle tasse. Alcuni nobili si ribellano
contro l’accentramento del potere da parte dei sovrani
·       Il declino dell’Italia
 Gli italiani non possono contare su grandi reti commerciali
nell’Atlantico e subiscono sempre più la concorrenza dall’estero, in
particolare in campo tessile e manifatturiero

 Il governo spagnolo e il sistema corporativo ostacolano lo sviluppo


di un’economia vivace
 
L’ascesa di nuove potenze
 
Province Unite, Inghilterra, Francia
 
-Mercantilismo e investimenti pubblici nella marina e nelle vie di
comunicazione
-Facile accesso alle nuove rotte atlantiche
- Borghesia intraprendente, assenza di corporazioni
Le colonie olandesi, inglesi e francesi
 
·       Il Portogallo deve cedere alle Province Unite e all’Inghilterra i suoi
principali possedimenti in Asia

L’Inghilterra occupa la costa orientale del Nordamerica, la Francia


·       
una fascia di territori poco più a ovest
·       Tra i coloni c’è chi fugge dalla crisi economica in Europa e dalle
persecuzioni religiose
·       La rivoluzione scientifica
·       Messa in discussione delle teorie degli antichi e del principio di
autorità. Netta opposizione della Chiesa cattolica

Nuovo approccio alla ricerca, basato su rigorose analisi empiriche.


·       
Nasce una vera comunità scientifica

La conoscenza è vista come fattore di progresso, anche in ambito


·       
tecnico
·       Galileo Galilei
·        
 
Grazie al cannocchiale osserva il sistema solare con precisione
·       
inedita. Sostiene la teoria eliocentrica di Copernico, ma la Chiesa
lo perseguita

Mette a punto il metodo sperimentale: osservazione della natura e


·       
formulazione di ipotesi (fase ipotetica); realizzazione di esperimenti e
analisi dei risultati (fase deduttiva)
 
·       L’evoluzione del pensiero politico
·        
·        
 
Nuove riflessioni sul rapporto tra il potere politico e la libertà individuale.
L’approccio di pensatori come Thomas Hobbes e John Locke è laico e
razionale
 
 
Giusnaturalismo: ogni individuo gode dalla nascita del diritto alla libertà,
alla vita e alla proprietà
 
 
Contrattualismo: gli individui rinunciano ad alcune libertà e delegano il
potere allo Stato, che in cambio garantisce la loro sicurezza (contratto
sociale)
 
 
 
GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA
 Calvino e la Francia
 
Dalla metà del Cinquecento si era diffuso in Francia il pensiero del predicatore Giovanni
Calvino. La concezione religiosa di Calvino si era imposta a partire dalla città svizzera
di Ginevra nella quale egli aveva operato una profonda trasformazione religiosa e sociale sin
dalla fine degli anni Trenta del XVI secolo. Il suo pensiero religioso, basato sul concetto
di predestinazione e sulla necessità di una vita improntata alla disciplina e all’impegno nel
lavoro, ebbe largo seguito soprattutto nei Paesi Bassi, in Scozia, in Transilvania, in Polonia, in
Ungheria, in Germania e per l’appunto in Francia.
In questo Paese, i seguaci di Calvino venivano indicati con il termine “ugonotti”, venivano
anche chiamati “CONFEDERATI ”.
L’adesione al calvinismo era soprattutto registrabile nelle aree del Sud Est della Francia e tra
alcuni nobili. Il seguire le dottrine di Calvino divenne infatti un fortissimo strumento di lotta
politica utilizzato da alcune casate nobiliari sia per opporsi al restringimento delle loro
prerogative messe in atto dai Valois, la famiglia che avrebbe regnato sulla Francia fino al 1589,
sia per inserirsi nella successione dinastica.
 
Tali tensioni esplosero in tutta la loro portata in seguito alla morte del re Enrico II, avvenuta
nel 1559 a causa di un incidente. Gli succedette il figlio Francesco II che morì però dopo solo
un anno. La vedova di Enrico II, Caterina de’ Medici divenne allora la reggente per il figlio
Carlo IX, all’epoca ancora bambino. Caterina, legata tramite il padre ai Medici di Firenze e per
parte di madre all’alta nobiltà francese, ebbe allora un ruolo fondamentale nel gestire una
situazione particolarmente critica. 
 
La nobiltà  era infatti suddivisa su due fronti: 
la famiglia nobile dei Borbone calvinisti 
i nobili Guisa erano invece cattolici
 
Caterina de’ Medici aveva come obiettivo quello di rendere stabile il potere dei Valois e di
rafforzare la monarchia. Tentò di poter rendere più sicura e ferma la sua autorità sul Paese.
Nel 1562 emanò  l’editto di Saint-Germain, una disposizione con la quale veniva garantita
libertà di culto agli ugonotti. Questa misura non raggiunse però i risultati sperati e ben presto
le divisioni religiose assunsero un carattere sempre più violento.
L’atto che segna l’inizio delle guerre di religione in  Francia, è il massacro di Vassy, avvenuto
nel 1562. erano infatti convenuti nella cittadina di Vassy numerosi ugonotti, riunitisi per
celebrare alcuni riti e per pregare. Il duca Francesco di Guisa, esponente della principale
famiglia a sostegno della causa cattolica, approfittò dell’occasione e guidò una vera e propria
strage massacro che costò la vita a diversi calvinisti. Di fronte a questo tragico evento, gli
ugonotti decisero di unirsi in una lega. Il conflitto religioso si era ormai trasformato in uno
scontro tra opposte fazioni.
Le parti in lotta e la pace di Saint-Germain (1570)
Si crearono cosi  dei  fronti tra le parti in lotta che videro il coinvolgimento di altri Paesi:
1) a corte prevalevano i politiques, desiderosi di una pace tra le parti per ridare unità e lustro
alla corona francese;
2) gli ugonotti erano sostenuti dalla Germania, dalla Svizzera calvinista e dall’Inghilterra;
3) i cattolici erano appoggiati dal papato e dalla Spagna.
La guerra tra cattolici e calvinisti trovò una prima conclusione con la pace di Saint-
Germain del 1570. Secondo la pace:
gli ugonotti ottenevano alcuni diritti civili;
agli ugonotti erano assegnate alcune piazzeforti, cioè luoghi fortificati utilizzabili a scopo
difensivo;
 
Il massacro di San Bartolomeo
Caterina de’Medici aveva intanto dato in sposa la figlia Margherita al re di Navarra Enrico di
Borbone, di fede calvinista. In occasione delle nozze, , a Parigi i cattolici compirono un
massacro, , di migliaia di ugonotti presenti in città per assistere al matrimonio. Fu
un episodio che segnò lungamente la storia della Francia, divenendo uno dei momenti più alti
di violenza raggiunto dalle guerre di religione in questo Paese.
 
La guerra dei tre Enrichi
 
Le tensioni crebbero ulteriormente dopo la morte di Carlo IX e l’ascesa al trono del fratello,
Enrico III. Enrico III infatti non aveva figli e si aprì dunque una lotta per succedergli al
trono che ebbe come protagonisti l’ugonotto Enrico di Borbone, marito di Margherita di
Valois, sorella di Carlo IX e il cattolico Enrico di Guisa, che aveva intanto preso il comando di
una Lega santa, un’alleanza militare tra cattolici. Le tensioni e le rivalità tra i tre “Enrichi”
esplosero in una lotta sanguinosa.
Nel 1588 Enrico III ordinò l’assassinio di Enrico di Guisa. Enrico III, però , solo un anno dopo fu
a sua volta ucciso  desideroso di vendicare l’uccisione di Enrico di Guisa, l’uomo che in quegli
anni aveva più di altri rappresentato la lotta dei cattolici in Francia.
Dei tre “Enrichi” era rimasto in vita solo Enrico di Borbone. Egli, in quanto imparentato
direttamente con i membri della famiglia reale, ottenne il trono e venne nominato Enrico IV.
La presenza di un re calvinista sul trono di Francia aveva intanto scatenato la reazione della
Spagna che, fedele sostenitrice della causa cattolica, aveva organizzato un intervento militare.
Al tempo stesso, il papato si rifiutò di riconoscere come re un calvinista. 
Enrico IV abiurò il calvinismo e decise di convertirsi al cattolicesimo al fine di interrompere la
catena di sangue che aveva fortemente indebolito il Paese. 
Dopo la conversione, Enrico IV, il primo re della dinastia Borbone a regnare sulla Francia, fece
un ingresso trionfale a Parigi. Anche il Papa, a questo punto, abbandonò ogni resistenza e lo
riconobbe come sovrano.
 
L'Editto di Nantes (1598)
 
Le sanguinose guerre di religione giunsero a conclusione nel 1598. In quell’anno, Enrico IV
non solo riuscì a raggiungere la pace con la Spagna che ritirò le sue truppe dal suolo francese,
ma emanò   un documento fondamentale, l’Editto di Nantes.
Con questo documento, gli ugonotti ottennero alcuni diritti fondamentali:
la libertà di culto in alcune località stabilite (non a Parigi);
i diritti politici al pari dei cattolici;
potevano far parte delle organizzazioni alle quali spettava l’applicazione dell’editto;
potevano accedere alle cariche pubbliche;
ottennero numerose piazzeforti, Tale provvedimento fu alla base della pacificazione religiosa
che Enrico IV perseguì e raggiunse durante il suo regno.
 
GUERRA DEI TRENT’ANNI
La Guerra dei Trent’Anni fu un conflitto armato che dilaniò l’Europa Centrale dal
1618 al 1648; una delle guerre più lunghe e feroci della storia. Nacque dallo
scontro, nel XVII secolo, tra la Religione Cattolica e quella Protestante. La guerra
può essere ideologicamente suddivisa in quattro fasi: boemo-palatina (1618–1625),
danese (1625–1629), svedese (1630–1635) e francese (1635–1648). Il conflitto
iniziò quando il Sacro Romano Impero cercò di imporre la stessa religione su tutti i
suoi domini. Gli stati protestanti del nord si opposero, formando l’unione
evangelica. L’impero minacciato da questa lega intervenne. L’episodio che
scatenò l’intero conflitto nacque dal fatto che Ferdinando di Stiria, che nel 1617
aveva ricevuto la corona di Boemia e quella di Ungheria, violò una disposizione che
permetteva la libertà di culto agli ussiti boemi, scatenando il malcontento dei
boemi che il 23 maggio 1618 assaltarono il palazzo regio di Praga e gettarono
dalla finestra due rappresentanti dell’imperatore (episodio noto come
la defenestrazione di Praga).
 

·        Prima fase: boemo-palatina


A questo punto in Boemia scoppia la rivolta contro gli Asburgo che chiedono aiuto
alla Spagna. Vincono i cattolici.  In seguito ci fu una dura repressione e fu eletto
un principe un cattolico: Massimiliano I di Baviera.

·        Seconda fase: danese


Nel conflitto entra anche la Danimarca. Lo Stato preoccupato per il crescente
potere della Spagna, entra nel conflitto per sostenere i paesi protestanti; insieme
alla Francia che voleva contrastare la politica espansionistica degli Asburgo. I
Danesi vengono sconfitti e costretti a firmare la Pace di Lubecca (1629) con cui si
impegnano a non intervenire più nelle vicende tedesche.

·        Terza fase: svedese


Intervengono anche gli svedesi per sostenere i protestanti. Tuttavia Il re Gustavo
II di Svezia, finanziato dalla Francia e dai principi protestanti tedeschi, viene
sconfitto nel 1634 e costretto a firmare la Pace di Praga,cosa che convince i
francesi ad entrare in guerra.
 

·        Quarta fase: francese


Inizia la fase politica (e termina quella religiosa): ora diventa solo una questione di
territori.  Luigi XIII (sovrano di Francia) si allea con Svezia e Paesi Bassi e porta
importantissime vittorie. Nel frattempo la Spagna era scossa dalla crisi
economica che portò i Catalani e i Portoghesi a ribellarsi alla corona e ad allearsi
con i Francesi. Alla fine i Francesi sconfiggono gli Asburgo che sono costretti a
firmare la Pace di Vestfalia con cui gli Asburgo rinunciavano al loro disegno
egemonico sull’Europa. La Spagna non si arrese subito ma fu costretta, alla fine, a
firmare la Pace dei Pirenei (1659).
 
La pace di Westfalia del 1648, viene ricordata con questo nome poichè venne stipulata
nelle due città di Munster e Osnabruck, che si trovano in questa regione.Essa favorì
soprattutto la Francia, la Svezia ed i principi tedeschi. Alla Svezia toccarono lunghi tratti di
costa tedeschi includenti le città di Brema, ed altre di minore importanza, assicurandole
così il completo dominio del Mar Baltico; inoltre al re di Svezia venne riconosciuto il diritto
di partecipare in qualità di elettore alla Dieta imperiale. La Francia dal canto suo ottenne
l’annessione dell’Alsazia, rinforzando in tal modo i propri confini sul fiume Reno, ed il
riconoscimento definitivo del dominio sulla Lorena. I principi tedeschi di Brandeburgo,
della Sassonia e della Baviera videro ampliati i propri domini e il duca di Baviera fu
ammesso tra i grandi elettori. A Paesi Bassi e Svizzera venne garantita da tutti gli Stati la
neutralità. Altra conseguenza della pace di Westfalia fu la conferma del principio del cuius
regio eius religio, che però venne modificato, consentendo a chi non approvava la
religione del proprio sovrano, di emigrare potendo portare con sè tutti i propri beni.
Questa clausola fu molto importante poichè garantiva la libertà di religione.  Il sogno
degli Asburgo di instaurare una monarchia unitaria e assoluta in Germania era
definitivamente tramontato. La pace di Westfalia negava infatti all’imperatore di dichiarare
la guerra e concludere la pace, di levare imposte. I principi tedeschi acquisivano il diritto
di mantenere un proprio esercito e stringere trattati purchè non fossero rivolti contro
l’imperatore. In questo modo venne sancito il frazionamento politico della Germania in 350
piccoli Stati autonomi. Più gravi di quelle politiche, furono per la Germania le conseguenze
economiche. La Guerra dei Trent’anni si era combattuta quasi totalmente sul suo
territorio provocando terribili devastazioni, soprattutto in funzione del diritto di saccheggio
riconosciuto agli eserciti e soprattutto ai reparti mercenari. In vaste regioni, come la
Sassonia, il Palatinato, il Brandeburgo e la Boemia, dopo trent’anni di guerra la
popolazione si era più che dimezzata. Vaste porzioni di territorio coltivato erano state
abbandonate; a questo si aggiunga che le truppe svedesi avevano devastato in modo
sistematico le miniere tedesche e boeme. Il commercio languiva mentre l’industria non
esisteva praticamente più. I contadini, che durante il conflitto furono le vittime preferite
dell’ira dei soldati mercenari, per poter sopravvivere erano costretti a chiedere l’aiuto dei
proprietari terrieri,  I danni causati dal conflitto, ritardarono lo sviluppo della Germania di
almeno duecento anni. Non meglio andò alla Spagna, che proseguì la guerra con la Francia
per circa un decennio, fino al 1659, anno nel quale venne firmata la Pace dei Pirenei.
Esaurite le proprie forze, quella che fino ad un secolo prima era la maggior potenza
mondiale, finì nel novero delle potenze di secondo piano.
 
 
 
LUIGI XIII
LE guerre di religione in Francia si erano chiuse con l’editto di Nantes del 1598 e con l’ascesa di
ENRICO IV e si converti’ al cattolicesimo. Il regno di ENRICO IV fini’ dopo un breve periodo. il
sovrano fu infatti vittima di un omicidio perpetrato da un fanatico cattolico nel 1610. 
L’rede , LUIGI XIII ,era ancora giovanissimo e, di conseguenza la reggenza fu la madre MARIA DE
MEDICI sino al 1617. La corona francese affrontava un periodo di difficoltà dovuta all’assenza di
erede maschio maggiorenne. La nobiltà cercava di affermarsi sulla corona come pure rispetto alla
nobiltà di toga. Gli UGONOTTI , dal canto loro temevano che le libertà concesse con l’editto di
NANTES potessero essere revocate . Intanto la nobiltà aveva chiesto e ottenuto per il 1614 la
CONVOCAZIONE DEGLI STATI GENERALI, composta dalla stessa nobiltà dal clero e dalla borghesia.
IN QUESTA OCCASIONE COME RAPPRESENTANTE DEL CLERO, emerse il duca RICHELIEU, che seppe
conquistare la fiducia di MARIA DE MEDICI e poi quella del sovrano, divenuto maggiorenne nel
1617.
NEL 1624 IL RE nominò RICHELIEU PRIMO MINISTRO DEL CONSIGLIO DI STATO. DA quella
posizione il cardinale avrebbe potuto esercitare un potere vastissimo.
LA POLITICA INTERNA DI RICHELIER mirava all’ accentramento dei poteri nelle mani del monarca
( ASSOLUTISMO) In questo senso egli limitò l’ autonomia militare degli ugonotti . Questi
possedevano diverse roccaforti , ma il cardinale fece assediare la principale tra essa LA ROCHELLE 
nel 1628. Non furono compromesse le libertà religiose. Anche la nobilta’ fu ridimensionata 

La Francia a metà 600: il governo di Mazzarino e la Fronda


La politica di Richelieu trovò un degno continuatore nel nuovo Primo Ministro: il cardinale 
Giulio Mazzarino, che si assunse il compito di guidare la Francia fino alla conclusione della 
guerra e alla firma della pace di Vestfalia. Ma la vittoria fu pagata a caro prezzo, con la rivolta 
dei magistrati dei parlamenti e dei princìpi di sangue reale, che si ribellarono contro l’ulteriore 
inasprimento fiscale voluto da Mazzarino e presero le armi per difendere le loro prerogative. 
Dal 1648 al 1653    la Francia fu    dunque funestata da una nuova guerra civile, detta
della    Fronda   .   
L’iniziativa partì dal parlamento di Parigi, che si rifiutò di registrare (e quindi rendere efficace) 
l’editto che introduceva una nuova tassa a carico dei detentori di cariche pubbliche. In assenza 
degli Stati generali, il Parlamento si sentiva investito del diritto di esaminare gli editti regi e di 
valutarne la correttezza costituzionale. Le rivendicazioni contenute nei 27 articoli formulati nel 
1648 presentavano non poche analogie con quelle avanzate dal parlamento inglese, benché 
assai diversa, fosse la natura dei Parlamenti francesi, semplici tribunali d’appello sprovvisti di 
ogni carattere rappresentativo. Si trattava in particolare della soppressione degli intendenti, 
della diminuzione delle imposte e del rifiuto del sistema degli appalti, dell’invalidità di ogni 
tassa che non avesse ottenuto l’assenso del parlamento, della legalità degli arresti arbitrari: un 
programma che, se attuato avrebbe bloccato il cammino verso l’assolutismo della monarchia 
francese. La regina e Mazzarino reagirono decretando l’arresto di uno dei più autorevoli e 
popolari esponenti della magistratura parigina, Pierre Broussel, ma la piazza si ribellò e a Parigi 
sorsero le barricate. Di fronte alla sommossa la corte fu costretta a lasciare la capitale e a 
piegarsi alle richieste del parlamento.       
La guerra civile si sarebbe rapidamente conclusa se i grandi aristocratici non si fossero anch’essi
schierati contro Mazzarino, per rivendicare il loro diritto- il dovere di assistere il re e di 
condividere con lui le scelte politiche e la gestione dello Stato. e il giovane re, con la madre e il 
suo Primo Ministro, poté tornare a Parigi.
A pagare il prezzo maggiore di questo rigurgito di anarchia più tale furono naturalmente le 
campagne, esposte alle estorsioni e alle violenze delle soldatesche e flagellate per giunta dalla 
carestia dei disastrosi anni 1651 e 1652: in molte località, soprattutto nei dintorni di Parigi, i 
registri parrocchiali mostrano in questi anni punte di mortalità tre o quattro volte superiori alla 
media e sensibile diminuzione delle nascite. Fu alla fine l’esaurimento generale e la divisione 
del fronte nobiliare e l’ambigua alleanza con la Spagna degli oppositori di Mazzarino a riportare
la pace nel paese e a consentire a Mazzarino e alla reggente di rientrare trionfalmente la 
capitale. Il fallimento della fronda aveva dimostrato ai francesi che l’autorità monarchica era 
l’unica forza in grado di scongiurare l’anarchia e di tenere a freno la prepotenza dei Grandi. Su 
questa diffusa convinzione potrà far leva il programma assolutistico di Luigi XIV.
 Rimaneva ancora aperta, dopo la pace di Vestfalia, la guerra con la Spagna, anch’essa 
duramente provata e afflitta da ribellioni e discordie interne.  Grazie anche all’intervento 
militare dell’Inghilterra di Cromwell, Mazzarino fu in grado di imporre alla corte di Madrid la 
pace dei Pirenei (1659), con la quale furono assegnati alla Francia l’Artois, il Rossiglione e parte 
della Cerdagna. Venne inoltre stipulato il matrimonio tra Luigi XIV con la figlia di Filippo IV, 
Maria Teresa, cui sarebbero dovuti toccare in dote 500.000 scudi come contropartita della sua 
rinuncia a qualunque parte dell’eredità spagnola
 Richelieu istituì la figura dell’intendente: costoro venivano inviati a dirigere le forze di
polizia, ad amministrare la giustizia e le finanze, ma soprattutto a sorvegliare le
amministrazioni cittadine, l’operato dei governatori di provincia . Gli intendenti venivano
scelti e nominati dal governo, del quale esiguivano scrupolosamente gli ordini. Tramite
loro si raggiunse un tale rafforzamento dell’autorità regia nelle province, che presto
iniziarono le lamentele contro la tirannia degli intendenti. Anche Richelieu, come già in
precedenza aveva fatto Enrico IV, adottò numerosi provvedimenti che avevano lo scopo di
favorire le manifatture francesi e nell’interesse dello sviluppo commerciale del Paese diede
inizio ad una politica coloniale    potenziò le flotte e favorì anche la nascita di alcune
compagnie commerciali sul modello di quelle olandesi e che operavano nelle colonie
francesi d’ oltre oceano. Le attenzioni maggiori il cardinale le dedicò alla prosecuzione
della lotta contro l’egemonia degli Asburgo nel continente europeo. Richelieu partecipò
alla Guerra dei Trent’anni, inizialmente fornendo un sostegno economico agli avversari
dell’Impero asburgico, mentre in un secondo tempo decise di far intervenire direttamente
nel conflitto degli eserciti francesi. Il conflitto durò come si evince dal nome, trent’anni
(1618-1648); nato come guerra di religione, si rivelò poi a tutti gli effetti una lotta per la
supremazia nel continente.In esso confluirono tutte le tensioni tra cattolici e protestanti,
tra i rappresentanti degli Stati territorialmente più accentrati e principi, tra le città
imperiali e l’imperatore. Il cardinale non fece in tempo ad assistere alla vittoria finale della
sua fazione, poichè morì nel 1642; l’anno seguente morì anche il re Luigi XIII. Richelieu,
lasciò il Regno di Francia definitivamente ordinato nelle forme dell’assolutismo regio, che
successivamente raggiunse il suo massimo splendore sotto la guida di Luigi XIV, il re
Sole.
 
 
LUIGI XIV
 
L'assolutismo di Luigi XIV
«Lo Stato sono io»: a Luigi XIV bastò questa frase per spiegare chiaramente il modo in cui
avrebbe governato la Francia. Dal 1643 al 1715 Luigi XIV fu un convinto sostenitore
della monarchia assoluta e governò il Regno di Francia rafforzandone il potere politico e
culturale in tutta Europa.  
 
La Francia di Luigi XIV e di Mazzarino
 
Luigi XIV nacque a Saint-Germain-en-Laye nel 1638 da re Luigi XIII di Francia e Anna
d'Austria. 
Nel 1643, dopo la morte del padre, Luigi XIV divenne re a soli cinque anni. Le redini
del regno vennero assunte dal primo ministro francese e cardinale italiano Giulio
Mazzarino, che guidò la Francia nella fase finale della guerra dei Trent'anni, affermando
in Europa la supremazia francese.    
L'aumento del peso fiscale provocato dalla guerra suscitò nelle campagne francesi
un'ondata di proteste che si unì al malcontento dell'aristocrazia poco soddisfatta
dalla politica di accentramento del potere di Mazzarino.
La rivolta partì dal parlamento francese, un'istituzione provinciale non
rappresentativa, ma di controllo amministrativo e finanziario con poteri giudiziari, che con
il tempo aveva assunto il diritto di esaminare e respingere gli editti regi oltre che di
registrarli. Nel 1648 il parlamento di Parigi, il più importante di Francia, diede vita a una
rivolta detta fronda parlamentare, respingendo alcune misure finanziarie volute da
Mazzarino e chiedendo di poter esercitare il pieno controllo su tutti gli atti finanziari della
Corona. Mazzarino reagì arrestando i parlamentari e reprimendo la rivolta.
Nel 1650 una parte della nobiltà diede vita a un'altra rivolta detta fronda dei nobili.
Mazzarino fu costretto a fuggire con tutta la corte da Parigi dove rientrò solo nel 1652 dopo
la vittoria delle truppe del re.   
L'ascesa al potere
 
Nel 1661 Mazzarino morì e quando i membri della corte chiesero a Luigi XIV da chi
avrebbero dovuto prendere ordini da quel momento, il re li invitò a rivolgersi direttamente
a lui: a ventidue anni Luigi decise che durante il suo regno la Francia non sarebbe più
stata vittima di rivolte e di difficoltà finanziarie.
Stabilì di creare una monarchia assoluta in cui il sovrano fosse il centro indiscusso con
pieni poteri, aiutato da un Consiglio di ministri con poteri di controllo e composto da
uomini di fiducia non provenienti dalla nobiltà.
A livello amministrativo, Luigi scelse personale costituito da uomini privi di potere
proprio, che venivano chiamati a svolgere una funzione temporanea e revocabile dal re:
sottrasse in questo modo il potere alla nobiltà e tramite gli intendenti, ufficiali provinciali
creati dal cardinale Richelieu, primo ministro del padre Luigi XIII, fece sentire il peso del
potere centrale nelle periferie del regno.   
 
Luigi XIV sapeva che per attuare il disegno di un potere monarchico assoluto era
indispensabile sciogliere il legame tradizionale tra il popolo e l'aristocrazia, che da secoli
governava ampi territori all'interno della Francia. Nel 1682 spostò in modo permanente la
sua residenza nella ricca reggia di Versailles e invitò i nobili a trasferirsi e ad
abbandonare le residenze sparse per tutta la Francia.
Qui Luigi divenne il re Sole, il sovrano attorno al quale girava tutta la vita politica del
regno, e creò una vita di corte basata su feste e giochi nonché sulla costante distribuzione
di soldi e cariche ai membri della nobiltà, riuscendo a:  
·       Allentare il legame tra nobiltà e territori francesi
·       Controllare i nobili riunendoli in un'unica reggia e facendoli diventare cortigiani
 
Il governo di Luigi XIV: lo Stato sono io
·       Luigi XIV, da monarca assoluto qual era, intervenne in ogni campo possibile
attraverso i suoi ministri.
Per quanto riguarda la difesa, il ministro della Guerra, Michel Le Tellier,
riorganizzò le forze armate con l'introduzione di un ordine gerarchico che
dipendesse direttamente dal re, togliendo potere alla nobiltà nell'esercito.
A livello economico, il ministro delle Finanze, Jean Baptiste Colbert, realizzò
una serie di tagli alle spese, che gli permisero, finché la Francia rimase in pace, di
ridurre le tasse e di migliorare la situazione economica del Paese e di arrivare a un
risanamento delle casse dello Stato. Colbert, convinto della necessità di puntare
sulla ricchezza monetaria, fece affluire dall'estero più metalli preziosi possibili
mettendo a punto un sistema fiscale e doganale che favorì le esportazioni e
scoraggiò le importazioni e promosse la produzione interna con finanziamenti
statali rivolti soprattutto alle manifatture in grado di creare beni di lusso, come
la seta e i merletti, da esportare a prezzi alti con le compagnie commerciali.
            Dal punto di vista religioso, la volontà di imporre il potere assoluto del sovrano
condusse a una politica religiosa accentratrice e intollerante. L'ondata di persecuzioni
si concentrò sulla minoranza Ugonotta e raggiunse il culmine nel 1685 quando, con
l'editto di Fontainebleau, vennero revocate le concessioni previste dall'editto di
Nantes del 1598: gli Ugonotti fuggirono e la Francia tornò a essere
uniformemente cattolica.
L'impegno di Luigi XIV per dare al cattolicesimo francese un'impronta nazionale rese
difficili anche i rapporti con Roma. Nel 1682 l'assemblea dei rappresentanti del clero
francese approvò la Dichiarazione dei quattro articoli con cui la Chiesa gallicana affermò
l'indipendenza dal papato. Nel giro di pochi anni Luigi trovò un compromesso con
Roma e se ne servì per combattere il Giansenismo, una corrente riformatrice sorta
all'interno del Cattolicesimo, che insisteva sul rigore morale e che Luigi vide come un
pericolo per l'unità religiosa della Francia.    
In politica estera, nel 1667 le mire espansionistiche di Luigi portarono la Francia
in guerra contro la Spagna. Due anni prima era morto il re di spagna Filippo IV, di cui
il monarca francese aveva sposato la figlia maggiore. Luigi avanzò la candidatura alla
successione sul trono di Spagna e cercò di ottenere i Paesi Bassi spagnoli. Di fronte al
rifiuto, Luigi invase le Fiandre e la Franca Contea. Intimoriti dalle mire di Luigi, i
Paesi Bassi strinsero un'alleanza con Inghilterra e Svezia e indussero il re francese a
firmare nel 1668 la pace di Aquisgrana.
Nel 1672, la Francia tornò in guerra con i Paesi Bassi, nemico politico ed economico,
appoggiato dalla Spagna e nel 1678 la pace di Nimega sancì il possesso della Franca Contea
da parte della Francia.
Di fronte alle nuove pretese espansionistiche francesi venne creata nel 1686 la Lega
d'Augusta composta da Spagna e Austria oltre che dai Paesi Bassi. La guerra, che vide la
Francia accerchiata da tutte le potenze europee, durò dal 1688 al 1697, anno in cui fu
firmata a Rijswijk una pace che non vide vincitori.   
 
Le guerre di Successione spagnola e la morte di Luigi
Tra 1700 e 1714 Luigi XIV, dopo aver avanzato nuove pretese sul trono di Spagna, si
impegnò nelle guerre di Successione spagnola contro: 
·       L'impero

·       Le Province Unite olandesi

·       L'Inghilterra

·       I principi tedeschi


 
·       Nel 1713-1714 si giunse, dopo una serie di sconfitte francesi,
alla firma
dei Trattati di Utrecht e Rastadt, che riconobbero a Filippo di Borbone il
possesso della Spagna, con l'obbligo che nessuno tentasse più di riunire le corone
di Spagna e Francia, e che fecero perdere alla Francia parte delle colonie in
America. 
 
·       Nel 1715, stanco
e con problemi di salute, Luigi XIV morì dopo settantadue
anni di regno: sembra che alla notizia della sua morte, la Francia intera esultò e
festeggiò e che il suo feretro, trasportato nella chiesa di Saint-Denis a Parigi, fu
oltraggiato da sputi e fango lanciati dalla folla oppressa da anni di tasse e
privazioni.  
 
·       Luigi
XIV, il re Sole, incarnò in forma estrema l’assolutismo monarchico.
Se le misure interne adottate da Luigi, con l'aiuto di ottimi ministri, portarono
un iniziale giovamento alla Francia, le guerre d'espansione, che si risolsero in un
fallimento del progetto di egemonia francese in Europa, affamarono il Paese
opprimendolo con le tasse. 
 
RIVOLUZIONI INGLESI 

Le cause della prima


Rivoluzione inglese
Dopo la morte senza eredi di Elisabetta I Tudor (1603), il trono di Inghilterra e di
Irlanda passò al parente più prossimo Giacomo Stuart, già re della Scozia, che assunse
anche il trono inglese con il nome di Giacomo I. Per la prima volta si trovavano sotto lo
stesso monarca l'Inghilterra anglicana, l'Irlanda cattolica e la Scozia calvinista di rito
presbiteriano. Giacomo I era un sostenitore dell'origine divina del potere del re mentre
gli inglesi, sulla base della Magna Charta, ritenevano che il re dovesse governare con il
consenso e l'approvazione dei sudditi. Il contrasto tra il re e il paese si fece aperto sotto il
suo successore, Carlo I, salito al trono nel 1625. Durante il suo regno esplose il contrasto
tra il monarca e il Parlamento e quello tra puritani e Chiesa anglicana, schierata con il
re
Il conflitto politico tra il Re e il Parlamento
Gli Stuart, convinti assertori del potere divino dei re, volevano instaurare una monarchia
assoluta.
In Inghilterra, però, mancavano al re i tradizionali strumenti per esercitare il potere
assoluto: entrate indipendenti, esercito stabile, burocrazia centralizzata.
Il re, infatti, non poteva imporre nuove misure fiscali senza l'approvazione del
Parlamento, poteva allestire l'esercito solo se aveva la possibilità di pagare i soldati (per
allestire la flotta in caso di guerra tradizionalmente le città costiere pagavano
la ship money), buona parte delle funzione amministrative era svolta nelle province da
giudici di pace locali indipendenti dal re.
Il Parlamento nel 1628 vota la Petition of rights. Il Re nel 1629 scioglie il Parlamento . 
Il conflitto religioso
Nella società inglese molti accusavano la chiesa anglicana di essere gerarchica e
suntuosa, e proponevano nuovi ideali religiosi. Con il termine puritani si indicano in
generale coloro che criticavano la chiesa anglicana e la volevano purificare dai residui di
cattolicesimo ancora presenti, per esempio nello sfarzo degli addobbi o delle cerimonie,
e volevano introdurre elementi di democrazia nella chiesa. All'interno dei puritani si
riconoscevano gruppi diversi, presbiteriani, congregazionalisti, ecc.
Molti dissidenti religiosi avevano preso la via delle Americhe, fondando nel nord
America comunità politiche e religiose.
Buona parte dei membri della Camera dei Comuni era costituita da puritani, il cui leader
era John Pym, mentre i rappresentanti della chiesa anglicana, schierata con il Re,
sedevano nella Camera dei Lords.
Il Parlamento con il documento detto Grande Rimostranza (1641) chiese  tra l'altro il
controllo sull'attività dei ministri della Chiesa.
L'Arcivescovo di Canterbury, William Laud, tentò nel 1637 di imporre il Prayer Book
agli scozzesi provocando la ribellione della Scozia.
Per avere i mezzi finanziari per armare l'esercito e combattere i ribelli scozzesi, Carlo I
convocò nel 1640 il Parlamento che non aveva più convocato dopo il 1629 e lo sciolse
qualche mese dopo (Corto Parlamento).
Quale fu l'occasione che portò la rivoluzione?
Gli scozzesi invasero l'Inghilterra e Carlo I dovette riconvocare il Parlamento nell'agosto
del 1640 (Lungo Parlamento, perché restò attivo fino al 1653).
Il Parlamento avanzò le sue richieste al Re e ottenne la condanna a morte di due
collaboratori del re, il conte di Strafford e l'arcivescovo Laud, ma il Parlamento era
diviso e nel Paese i ceti inferiori erano malcontenti, vi furono occupazioni di  terre
recintate e presentazione di petizioni. Quando il Re tentò di far arrestare alcuni membri
dell'opposizione, il contrasto si trasformò in conflitto armato, guerra civile.
 
 
I seguaci del Re erano chiamati "Cavalieri", mentre i seguaci del Parlamento "Teste
rotonde".
Inizialmente il re che disponeva di un migliore esercito (i nobili erano i professionisti
della guerra) e impiegava anche truppe mercenarie ebbe la meglio sull'esercito del
Parlamento. Ma dopo la riforma dell'esercito (New Model Army) operato da Oliver
Cromwell, il Parlamento ottenne la vittoria di Naseby (1645).
Dopo la vittoria sul Re, vennero alla luce divisioni tra i puritani: la maggioranza
parlamentare era presbiteriana, voleva smantellare la Chiesa anglicana e introdurre
un'unica confessione di Stato calvinista presbiteriana, cioè governata in modo autonomo
dalle  singole comunità di fedeli. L'esercito si riconosceva invece negli Indipendenti che
volevano una generalizzata libertà di culto e di organizzazione per tutte le forze
protestanti. Nell'esercito, però, tra la truppa, in contrapposizione agli ufficiali, si
diffondevano anche tendenze democratiche e antigerarchiche di cui furono espressione
i Livellatori, favorevoli alla uguaglianza politica e al suffragio universale, all’abolizione
della monarchia e alla fondazione della repubblica. Un altro gruppo, quello
degli Zappatori, reclamava l'uguaglianza economica e l'abolizione della proprietà
privata. Gli Zappatori erano portavoce del grave malcontento seguito alla diffusione
delle recinzioni. Sorse anche il gruppo religioso dei quacqueri, pacifisti e contrari ad
ogni forma di organizzazione e autorità religiosa.
Il contrasto all'interno dell'esercito si manifestò nell'autunno del 1647 quando a Putney,
presso Londra, i livellatori presentarono un documento detto Patto del popolo, che fu poi
discusso da un'assemblea formata dai membri dell'esercito e dai cittadini. Il fuoco del
dibattito fu il primo articolo del Patto del popolo che introduceva il suffragio universale.
Il Re, approfittando delle divisioni del Parlamento e dell'esrcito, riparò in Scozia e
riprese la guerra. Cromwell sconfisse il Re, poi marciò sul Parlamento epurandolo degli
elementi moderati (Rump Parliament). Il Parlamento processò e condannò a morte il Re
(1649). Fu abolita la Camera dei Lords e proclamata la repubblica (Commonwealth).
 
Subito dopo, Cromwell represse il dissenso dei Livellatori e degli Zappatori. Represse
anche le ribellioni scozzesi e irlandesi. In politica estera, per motivi commerciali, fece
una guerra vittoriosa contro l'Olanda. L'Atto di navigazione del 1651, infatti, aveva
stabilito che nei porti inglesi potessero approdare solo navi inglesi o dei paesi produttori,
tagliando fuori gli olandesi che avevano una posizione dominante nel commercio
internazionale e aveva affermato il monopolio dei traffici con le colonie inglesi.
Nel 1653 Cromwell sciolse il Rump Parliament per la sua opposizione, si proclamò Lord
Protettore di Inghilterra e promulgò una costituzione in base alla quale il Parlamento era
eletto a suffragio ristretto. Il suo governo ebbe sempre più il carattere di una dittatura
militare e alla sua morte (1658), dopo un periodo di disordini, fu ricostituito il Lungo
Parlamento (1660) il quale richiamò l'erede del defunto sovrano, che assunse il trono con
il nome di Carlo II.
 
 
La restaurazione della monarchia non significò  un arresto del processo di sviluppo
economico e sociale caratterizzato dall'espansione  delle esportazioni e del commercio
internazionale, dalla diffusione delle recinzioni nelle campagne, dall'incremento del
settore manifatturiero ed estrattivo. Libertà economica, di religione, di pensiero e di
espressione erano alla base dello sviluppo dei ceti borghesi. Nei paesi cattolici
mediterranei, dove la Controriforma controllava le manifestazioni culturali e diffidava o
osteggiava apertamente lo sviluppo della nuova scienza, anche lo sviluppo economico e
sociale risultò frenati.
Carlo II non mise in discussione i due punti fondamentali emersi dalla rivoluzione: che
la Corona non poteva violare le libertà  e le proprietà dei sudditi inglesi e che la politica
fiscale doveva essere approvata dal Parlamento. La sua arrendevolezza, però, nei
confronti dell'espansionismo della Francia di Luigi XVI preoccupava larghi strati della
borghesia inglese, allarmati dalla concorrenza francese nel commercio europeo e
coloniale. In Parlamento i Tories erano fedeli al sovrano, mentre
i Whigs rappresentavano l'opposizione. I Whigs difendevano anche le minoranze
religiose non conformiste. Su pressione dei Whigs, il Parlamento votò nel 1679
l' Habeas Corpus.
La seconda rivoluzione inglese (1688)
A Carlo II successe il fratello Giacomo II, sospettato di guardare con favore i cattolici e
osteggiato dai Whigs. Quando Giacomo II ebbe un figlio maschi odalla nuova moglie
cattolica, il Parlamento offrì la corona al Principe olandese Guglielmo d'Orange,
protestante e marito di Maria una delle figlie di Giacomo II. Il Re abbandonò Londra e
Gugliemo salì al trono dopo aver sottoscritto il Bill of Rights, preparato dal Parlamento.
Si compiva così la seconda rivoluzione inglese, pacifica e duratura, chiamata dagli
inglesi "Gloriosa Rivoluzione".
Il Bill of Rights riconosceva i diritti dei sudditi e i poteri del Parlamento, stabiliva in
Gran Bretagna una monarchia parlamentare, una monarchia borghese. Si trattava di
un'istituzione che era il prodotto delle profonde trasformazioni a livello economico e
sociale, accopagnate da un fervente dibattito politico e religiosa, ma era nello stesso
tempo la condizione che rendeva possibile lo sviluppo degli interessi delle classi
imprenditoriali e mercantili

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