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La Francia delle guerre di religione

Se nella seconda metà del Cinquecento la Spagna e l'Inghilterra riuscirono a neutralizzare il rischio
che il dissenso religioso si tramutasse in guerra civile, la Francia dovette invece affrontare un lungo
periodo di sanguinosi conflitti religiosi. Dalla metà del secolo in Francia si diffuse in particolare il
calvinismo. Gli ugonotti - così erano detti i calvinisti francesi - divennero una presenza religiosa
numericamente consistente in Francia.

La guerra civile

A difesa delle proprie Chiese gli ugonotti si diedero un'organizzazione militare che si basava sugli
eserciti privati reclutati dalle grandi famiglie feudali, come ad esempio la famiglia dei Borbone che
aderì al calvinismo. La nobiltà iniziò ad acquisire potere a causa della crisi dinastica che c’era in
Francia: infatti nel 1559 il re Enrico II fu ferito a morte durante un torneo che si tenne durante il
matrimonio di sua figlia Elisabetta. Il potere passò nelle mani di suo figlio Francesco II, il quale morì
poco dopo e quindi la reggenza passò a suo fratello con il nome di Carlo 9. Poiché Carlo aveva 10
anni, la reggenza fu affidata alla mamma Caterina de Medici. Nel 1559, durante un torneo in
occasione delle nozze della figlia Elisabetta con Filippo Il di Spagna, il re Enrico II fu ferito a morte.
Gli successe il figlio quindicenne Francesco II che però mori a sua volta l'anno seguente, per cui la
Corona passò al fratello Carlo IX, di appena dieci anni, sotto la reggenza della madre Caterina de'
Medici. Preoccupata di salvaguardare l'unità del regno, in un primo tempo Caterina si orientò
verso la pacificazione dei conflitti di religione. In quest’ottica, nel 1562 emanò un editto che
accordava agli ugonotti la libertà di coscienza e di culto. Tali misure scatenarono però
l'indignazione dei cattolici intransigenti e in primo luogo del duca Francesco di Guisa che, a capo di
una fazione di cattolici armati, massacrò un gruppo di ugonotti riuniti nella celebrazione di un rito.
Questo evento sanguinoso provocò a sua volta la reazione dei protestanti e fu il prodromo di una
vera e propria guerra civile.

La notte di San Bartolomeo

Poiché le ostilità tra cattolici e ugonotti continuavano, Caterina tentò ancora la via della
pacificazione e fece sposare sua figlia Margherita con l’ugonotto Enrico di Borbone, re di Navarra.
Sul re Carlo cresceva l’influenza dell’ammiraglio Gaspard de Coligny, il quale voleva che la Francia
dichiarasse guerra alla Spagna. Caterina de medici, contraria, si alleò con i cattolici per far uccidere
Coligny. Nell’attentato Coligny fu solo ferito ma ciò scatenò la strage degli ugonotti il 24 agosto
1572 (nella notte di San Bartolomeo). Caterina, per timore di essere scoperta di essere stata la
mandante dell’assassinio di Coligny, decise di far uccidere i capi ugonotti.

La guerra dei tre Enrichi

Nel 1574, Carlo 9 morì e salì al trono suo fratello Enrico III. Enrico III non aveva eredi maschi al
trono. I pretendenti erano: Enrico di Guisa capo della fazione cattolica e Enrico di Borbone capo
degli ugonotti e marito della sorella di Enrico III ossia Margherita. Enrico III scelse Enrico di
Borbone come erede, facendo uccidere Enrico di Guisa. Ma allo stesso tempo Enrico III fu ucciso
da un frate domenicano perché riteneva inammissibile che il trono francese dovesse essere
affidato a un ugonotto. Enrico di Borbone fu incoronato re come Enrico 4 nel 1594 e si convertì al
cattolicesimo per porre fine alle guerre tra cattolici e ugonotti.

Il regno di Enrico 4

Nel 1598 il re Enrico 4 firma L’editto di Nantes. Il documento garantiva libertà di coscienza agli
ugonotti in tutto il territorio francese, accordava inoltre agli ugonotti pieni diritti civili, incluso
l'accesso alle cariche pubbliche, e il controllo, a garanzia della loro sicurezza, di numerose
piazzeforti dotate di una guarnigione armata, tra cui le città di La Rochelle, Montpellier, Nimes. L’
editto di Nantes realizzava un'idea politica di grande novità: la regolamentazione delle questioni di
fede apparteneva allo Stato. Sul fronte della politica economica, al fine di risanare il debito
pubblico il re si affidò a un abile ministro delle finanze, il duca di Sully, il quale estese il sistema
della venalità delle cariche: la Corona cedeva ai privati, a fronte del pagamento di una somma in
denaro, alcune cariche pubbliche - come ad esempio quella di giudice e lo faceva a un prezzo tale
da consentire allo Stato di incamerare cifre molto alte. L'acquirente ne otteneva un vantaggio
economico, derivante dall'esercizio stesso della carica, e un vantaggio sociale, poiché le cariche più
elevate garantivano l'accesso a un titolo nobiliare. Allo stesso scopo nel 1604 Sully introdusse
un'imposta chiamata paulette (dal nome del finanziere, Charles Paulet, che per primo ne ebbe
l'appalto) che garantiva la trasmissione ereditaria delle cariche stesse. Non avendo avuto eredi,
Enrico IV fece annullare il suo matrimonio con Margherita di Valois, risposandosi nel 1600 con
Maria de' Medici. Mori nel 1610, vittima di un agguato compiuto da un fanatico cattolico.

La guerra dei Trent’anni

La guerra dei trent’anni fu combattuta dal 1618 al 1648, e che per questo prende il nome di
Guerra dei trent'anni . Nato come guerra di religione che vedeva nuovamente contrapporsi
cattolici e protestanti , il conflitto si estese ben presto e assunse anche un carattere politico che
riguardava il delinearsi di nuovi rapporti di forza in Europa.

La divisione politica e religiosa della germania

Le radici della guerra affondano anzitutto nella particolare situazione della Germania, un territorio
frammentato in centinaia di entità nominalmente appartenenti all'Impero ma eterogenee per
dimensioni e forma politica: si andava dai minuscoli feudi dei cavalieri imperiali alle città libere, dai
vescovati, ducati e principati fino a realtà che avevano l'estensione di un vero e proprio Stato.
Automaticamente alla frammentazione politica corrispondeva anche una frammentazione
religiosa. La tensione si fece così acuta che i principi strinsero alleanze militari su base religiosa: nel
1608 i protestanti promossero l'Unione evangelica, capeggiata dal principe (calvinista) del
Palatinato; sotto la guida del duca di Baviera i cattolici si unirono invece l'anno seguente nella Lega
cattolica, che ebbe l'appoggio della Spagna e del papa.
La fase Boema

Negli anni successivi l'epicentro delle tensioni si spostò dalla Germania alla Boemia, un regno
governato dagli Asburgo in cui la popolazione cattolica era in minoranza, a fronte di una
maggioranza protestante. Nel 1617 sul trono di Boemia era salito Ferdinando d'Asburgo, un re
molto cattolico, che intraprese una politica di limitazione della libertà di culto contro i protestanti.
Ció rappresentò una delle cause del conflitto. Nel corso di un'assemblea convocata a Praga
(capitale della Boemia) assemblea fatta per rivendicare i diritti dei protestanti , vi fu un'irruzione
nel castello, sede del governo boemo, e due magistrati imperiali furono gettati da una finestra .
L'episodio, noto come " defenestrazione di Praga" (23 maggio 1618), fu la scintilla che innescò la
ribellione: i protestanti boemi formarono un governo che espulse i cattolici e offrì la Corona al
capo dell'Unione evangelica, il principe elettore del Palatinato Federico V.

Ferdinando d'Asburgo, eletto imperatore come Ferdinando II nel 1619, decise allora di risolvere
militarmente la questione boema: armò un esercito che inflisse una pesante sconfitta ai
protestanti nella battaglia della Montagna Bianca, presso Praga (1620). La nobiltà boema di
religione protestante fu espropriata di tutti i suoi beni, incamerati da nobili cattolici; le libertà
religiose furono abolite e il cattolicesimo proclamato religione di Stato. La Boemia fu dichiarata
dominio ereditario degli Asburgo.

Il conflitto assunse contorni più ampi perché l'imperatore proseguì occupando il Palatinato,
roccaforte dei protestanti. La Spagna scese in campo accanto agli Asburgo e la prima fase della
guerra (fino al 1623) terminó con la vittoria delle forze cattoliche di Spagna e Impero asburgico.

La fase danese (1625-29)

L’alleanza tra Spagna e impero allarmò gli altri Stati europei, che temevano si stesse costituendo
una "grande Germania" controllata dagli Asburgo. A sentirsi minacciata fu in particolare la
confinante Danimarca del re protestante Cristiano IV, che decise di intervenire contro le forze
imperiali. Le ragioni della guerra furono a quel punto dettate più dalle convenienze politiche che
dalla religione: lo si vide nel sostegno fornito alla Danimarca, oltre che dall'Olanda e
dall'Inghilterra, anche dalla cattolica Francia, impegnata a costruire una coalizione europea contro
l'asse Spagna-Impero.

La Danimarca fu sconfitta e fu costretta a firmare la pace di Lubecca con la quale accettava a non
intervenire più in guerra.

La fase svedese ( 1630-35)


La posizione di forza assunta da Ferdinando II e la preoccupazione per l'espansione imperiale
vspinsero il re di Svezia, il luterano Gustavo II Adolfo (1611-1632), a intervenire militarmente nel
conflitto.

Il suo ingresso in guerra, nel 1630, mutò radicalmente i termini dello scontro.

Egli, infatti, portò sui campi di battaglia un esercito disciplinato e ben organizzato, senza apporti di
truppe mercenarie e di milizie private: era il primo esercito nazionale costituito da cittadini
svedesi. L’esercito svedese stava avendo successo ma il re svedese rimase ferito in battaglia e gli
Asburgo riuscirono quindi a riprendersi numerosi territori che gli erano stati sottratti. Nel 1635 fu
firmata la pace di Praga per porre fine alle ostilità.

La fase francese e la fine della guerra

La Francia fino ad ora era rimasta dietro le quinte.

Nel 1635 Richelieu indusse il re francese Luigi XIII a entrare ufficialmente in guerra per contrastare
quella che si stava profilando come un'egemonia dell'Impero asburgico in

Europa. Gli inizi furono disastrosi: la Francia fu invasa dalle truppe spagnole, che arrivarono a
Parigi. Ma proprio a quel punto si ebbe un rovesciamento della situazione, perché la Spagna si
trovò in gravi difficoltà a causa della rivolta della Catalogna e della secessione del Portogallo. II
cedimento spagnolo fu sfruttato dalla Francia che riportò una schiacciante vittoria a Rocroi, nel
1643.

Le cose non si misero meglio per gli Asburgo che furono minacciati da una nuova spedizione degli
svedesi, i quali si spinsero fino in prossimità di Vienna, e soltanto grazie all'intervento delle truppe
italiane si scongiurò il pericolo. Inoltre, le stesse potenze protestanti erano propense a ritirarsi da
un conflitto divenuto insostenibile a causa delle rovine prodotte e degli alti costi materiali e umani:
la guerra aveva causato milioni di morti ed era anche molto costosa per gli stati. Nella regione
tedesca della Vestfalia cominciarono allora a incontrarsi delegazioni di diversi Stati per intavolare
trattative che - dopo più di tre anni di negoziati - si conclusero nel 1648 con la firma dei trattati
conosciuti come "paci di Vestfalia".

La pace

I negoziati avviati in Vestfalia alla fine del 1644 portarono nel 1648 alla firma della pace che
divideva l’Europa in questo modo:

• la Francia ampliò le frontiere orientali sul Reno

• le Province Unite vennero riconosciute dalla Spagna come Stato autonomo;


• la Svezia ottenne vari territori nella Germania settentrionale e conquistò l'egemonia
nel mar Baltico;

• la dinastia cattolica degli Asburgo dovette riconoscere i diritti degli Stati protestanti
tedeschi i

Grazie a questa pace si iniziò a sperare la sfera politica da quella religiosa: ossia ai sudditi dei
diversi stati fu concesso di poter avere una religione diversa rispetto a quella del proprio principe.

La fine della guerra tra Francia e Spagna

In Vestfalia non vi fu alcuna trattativa tra Francia e Spagna, che rimasero in guerra tra loro. gli
spagnoli furono definitivamente sconfitti dagli eserciti anglo-francesi nella battaglia delle Dune,
presso Dunkerque (1658); si rassegnarono ad accettare le trattative, concluse con la pace dei
Pirenei (1659). La Spagna perse alcuni territori , oltre a numerose piazzeforti di valore difensivo
nelle Fiandre e nel Lussemburgo, ma soprattutto vide definitivamente tramontare il suo progetto
di predominio politico sull'Europa.

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