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Le guerre di religione in Francia

La Francia era insanguinata dalle guerre di religione, dovute alla diffusione sempre più
intensa di dottrine cristiane alternative. A causa di queste che la sopravvivenza della
monarchia viene messa a repentaglio.
In particolar modo la dottrina calvinista si era diffusa nella parte sud-orientale del regno,
interessando anche l’appoggio di alcune delle maggiori casate nobiliari, come quella dei
Borbone, i quali vorranno competere con la dinastia dei Valois. La nobiltà francese vide
nell’adesione al Protestantesimo un importante strumento ideologico e di lotta politica,
mirata allo scongiurarsi dell'accentramento potere in mano del sovrano. Subito dopo la
morte di Enrico II, figlio di Francesco I, si apre una crisi dinastica che diede la possibilità
alle casate nobiliari di pensare che avrebbero potuto sfruttare il momento di instabilità per
riacquistare la loro autonomia.

L’aristocrazia francese contava di due fazioni importanti:


1. casato dei Borbone: adesione al Protestantesimo;
2. casato dei Guisa: adesione al Cattolicesimo
Entrambi vollero sfruttare la debolezza dei Valois per imporre il proprio potere sulla corona.
Più che i figli di Enrico II, Francesco II e Carlo IX, fu la madre fiorentina Caterina de’ Medici
a mantenere le redini. Cercò di bloccare le lotte attraverso azioni conciliatrici; con l’editto
di Saint-Germain:
- libertà di culto seppur limitata agli ugonotti.
Comportò a una reazione negativa sia per i cattolici (rappresentava un segno di debolezza)
sia per gli ugonotti (erano opere insufficienti).
Enrico di Guisa vanifica gli accordi, uccidendo a tradimento, nel 1562 un gruppo di ugonotti
che pregavano a Wassy.

Nel 1567 lo scontro si trasmutò in una vera e propria guerra fratricida e peraltro assunse
una rilevanza internazionale.
- Filippo II e papato: appoggio ai cattolico;
- Germania luterana, Inghilterra, cantoni svizzeri: sostegno agli ugonotti.
Nel 1570 con la pace di Saint-Germain, si cercò di porre fine allo scontro, infatti vennero
concessi molti diritti civili agli ugonotti. In particolar modo l’ammiraglio Gaspard de Coligny,
riuscì a esercitare forte influenza su Carlo IX. Caterina de’ Medici per porre fine agli scontri
fa sposare la figlia Margherita con il re di Navarra ugonotto, Enrico di Borbone. Tuttavia la
notte delle loro nozze, nel 1572 i principi cattolici chiusero le porte della città e fecero
massacro di ugonotti. La prima vittima fu lo stesso ammiraglio de Coligny. L’episodio è noto
come strage di San Bartolomeo.

Alla morte di Carlo IX si aprì un’ulteriore crisi dinastica, difatti il successore Enrico III di
Valois non aveva dato alla luce figli maschi. Dunque a contendersi la successione erano
Enrico di Guisa e Enrico di Borbone.
GUERRA DEI TRE ENRICHI:
- Enrico di Guisa: fatto uccidere da Enrico III;
- Enrico III: ucciso da un monaco fanatico;
- Enrico di Borbone: unico erede al trono.
Dovette affrontare il problema religioso, infatti i cristiani rappresentavano comunque una
maggioranza sul territorio.
Decise di abiurare la fede Protestante e si convertì al cattolicesimo. Pone fine alle guerre di
religione emanando l’editto di Nantes del 1598. Venne concessa la libertà di culto (eccetto
a Parigi) agli ugonotti, diritti politici e possibilità di accedere alle cariche pubbliche, oltre che
142 piazzeforti, cioè luoghi di sicurezza, tra cui La Rochelle e Montpellier.

Enrico IV (Enrico di Borbone) vuole:


1) la pacificazione religiosa, raggiunta con l’editto di Nantes;
2) il rilancio dell’economia: furono sostenuti il commercio e l’industria, imposti alti dazi
sui prodotti di importazione, disincentivando il consumo di prodotti esteri. Introduce il
mercantilismo politica di stampo protezionistico che proteggeva la produzione
interna e sfavoriva l’importazione di merci dall’estero. Costruì nuove strade e canali e
riaprì le rotte per l’America del Nord;
3) il rafforzamento della monarchia, attraverso l’imposizione di una tassazione, la
paulette che consentiva la vendita delle cariche pubbliche che venivano
trasmesse poi agli eredi. Nasce così la nobiltà di toga che aumenta l’entrate
economiche regie.

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