Anche la Francia dovette affrontare una serie di lotte civili e religiose, il cui esito fu il
consolidamento della monarchia nazionale. Dopo la morte di Enrico II (1559) il potere passò ai
suoi figli, e questo segnò un periodo di forte crisi che durò fino al 1598. Per via della giovane età dei
figli, in una prima fase il paese fu governato da Caterina de’ Medici, ma senza buoni risultati. Il
regno precipitò presto in un periodo di instabilità politica, guerre civili e lotte religiose, a cui si
legano i tentativi della nobiltà feudale di levarsi contro l’accentramento monarchico e ottenere più
privilegi. Nel paese, inoltre, si iniziò a diffondere il calvinismo (calvinisti → ugonotti).
Nel 1562, Caterina promulgò l’editto di Saint-Germain, con il quale concedeva la libertà di culto
agli ugonotti, tuttavia i Guisa, contrari alla regina, risposero massacrando un gruppo di protestanti,
dando inizio al conflitto. Divenne presto una guerra europea, dato che re Filippo II di Spagna si
schierò con i cattolici ed Elisabetta I con gli ugonotti. Nel 1570, dopo numerose lotte, gli ugonotti
ottennero, con la pace di Saint-Germain, il diritto di professare la propria religione. Nello stesso
periodo, Gaspard de Coligny entrò a far parte del consiglio di Stato in modo tale da provare a far
intraprendere a re Carlo IX una politica antispagnola.
Per sancire la pacificazione tra ugonotti e cattolici, la cattolica Margherita di Valois fu promessa in
sposa al re ugonotto Enrico di Borbone. Tuttavia l’evento divenne un pretesto per sterminare
tutti gli ugonotti venuti alle nozze. Nel 1572, il re diede l’ordine di uccidere tutti gli ugonotti, perché
pensò che questi stessero preparando un colpo di mano. L’evento venne chiamato così “il massacro
della notte di San Bartolomeo”, che terminò con più di 10.000 vittime.
Dopo la morte di Carlo IX, nuovo re divenne Enrico III, cattolico ma preoccupato per il crescente
potere della lega cattolica di Enrico di Guisa. Per questo motivo, il re iniziò a concedere diversi
privilegi agli ugonotti, guidati da Enrico di Borbone. Seguì quindi la risposta cattolica, che aprì
l’ultima fase della guerra civile: la guerra dei 3 Enrichi. Si ricorse anche all’assassinio politico:
Enrico III fece assassinare Enrico di Guisa (1588), e una frate domenicano, per vendetta, assassinò
Entico III (1589). Enrico di Borbone, ultimo giocatore in campo, divenne re di Francia, ma si
dovette convertire al cattolicesimo.
Enrico di Borbone, detto anche Enrico IV, dovette affrontare ora l’incombere di una guerra per
l’autonomia e l’indipendenza della Francia contro Filippo II, il papa e i cattolici francesi, che non
avevano gradito la nuova successione. A questo punto, Enrico IV decise di porre fine alla guerra in
questo modo: nel 1593 abiurò la fede ugonotta e si convertì al cattolicesimo. Il suo potere venne così
riconosciuto. Tuttavia, pur essendo ormai cattolico, nel 1598 emanò l’Editto di Nantes, con il
quale concedeva:
● il libero esercizio del culto;
● la parità di diritti politici e civili per gli appartenenti ai vari culti;
● il possesso di un centinaio di piazzeforti (luoghi fortificati) per gli ugonotti.
L’editto di Nantes sanciva in questo modo il principio della tolleranza e della libertà di coscienza,
affermando che l’appartenenza a uno Stato non dipende dall'adesione ad una specifica religione.
Con la fine della guerra rifiorirono le attività commerciali e industriali, e la vita della Chiesa cattolica
fu arricchita dalla coesistenza con la fede ugonotta. Anche la monarchia si consolidò: Enrico IV
rafforzò i poteri dello Stato, poiché secondo lui solo uno Stato potente e accentrato sarebbe stato
in grado di garantire la coesistenza pacifica delle diverse religioni. Ricorse anche alla vendita delle
cariche pubbliche per legare a sé nuovi funzionari, ma l’opera di accentramento assolutistico
dovette terminare nel 1610, quando un frate fanatico assassinò il re.
Seguì un periodo di profonda confusione, che fu troncato dall’intervento del vescovo Richelieu, che
riuscì a conquistare la fiducia di Luigi XIII. In poco tempo Richelieu raggiunse una posizione
dominante nel governo francese, arrivando anche ad imporre l’assolutismo monarchico: consolidò il
potere e l’immagine del re attraverso la dottrina della “ragion di Stato”, che riconosceva al re di agire
anche al di fuori delle leggi con un potere assoluto.
Richelieu decise di colpire gli ugonotti (che erano diventati molto potenti), per limitarne il potere
politico e militare: persino la resistenza della piazzaforte La Rochelle cessò. Ai riformati fu concessa
una “pace di grazia”, che permetteva loro di continuare a professare il loro culto ma non di formare
centri di potere politico-militare. Richelieu combatté anche l’avanzata dell’alta nobiltà, ricorrendo
anche a repressioni di massa. Per estendere invece il controllo della Corona su tutti i territori, ricorse
alla vendita degli uffici. Dal punto di vista fiscale, invece, impose una pesante politica fiscale, che
però gravò sui ceti borghesi e contadini (formazione di molte rivolte popolari) .
Richelieu operò anche in campo economico promuovendo una politica mercantilistica: dette vita a
compagnie privilegiate e favorì lo sviluppo della cantieristica navale, avviando la penetrazione in
Africa e nel Canada. In campo culturale fondò l’Academie Francaise, per fissare le regole della
lingua nazionale. Sul piano dei rapporti internazionali, perseguì una politica antiasburgica, in modo
tale da rafforzare il proprio primato europeo.
In poco tempo l’Olanda riuscì a stabilire la sua egemonia nei traffici internazionali, diventando un
grande centro commerciale, industriale e finanziario. Per questo motivo il XVI è detto “secolo
olandese”. L’Olanda riuscì anche ad estendersi economicamente, con le compagnie delle Indie
orientali e quelle occidentali: i porti olandesi svolgevano ora la funzione di empori di
ridistribuzione di ogni sorta di merce e prodotto. Amsterdam, in quest’ottica, divenne un
importante centro europeo per il credito e la finanza: fu fondato un banco di cambio sul modello di
alcune banche italiane. Fu fondata anche la Borsa. Non mancarono casi di speculazione finanziaria
alimentati dalla frenesia di acquisire grossi patrimoni in breve tempo. A conferma di quanto detto, la
città registrò uno sviluppo demografico di 120.000 abitanti (dai precedenti 30.000).
La fase boema vide prevalere il re di Boemia (divenuto imperatore). Sconfisse l’Unione Evangelica
nella battaglia della Montagna Bianca, a cui seguì una spietata repressione dei protestanti. Inoltre
Federico V del Palatinato perse il suo ruolo di grande elettore, che fu conferito invece a Massimiliano
di Baviera. Il conflitto riprese poi quando Cristiano IV di Danimarca scese in soccorso di Federico
V, dando inizio alla fase danese. Il re danese trovò l’appoggio dell’Inghilterra e della Francia di
Richelieu, ma fu battuto dal condottiero imperiale Albrecht von Wallenstein. Cristiano IV fu
costretto a firmare la pace di Lubecca, con la quale rinunciava ad ogni ingerenza contro l’impero. Fu
promulgato anche l’editto di restituzione, con il quale l’imperatore invitava i protestanti a restituire
tutti i beni confiscati alla Chiesa cattolica.
Questo provvedimento provocò la reazione del re svedese Gustavo II Adolfo, che aprì la 3° fase del
conflitto: la fase svedese. L’esercito nazionale svedese, dopo aver stipulato un trattato di alleanza
con il cardinale Richelieu, annientarono l’esercito asburgico nella battaglia di Breitenfeld. Una
volta che gli svedesi occuparono la città di Monaco (centro della Lega Cattolica), Ferdinando II
richiese l’intervento di Wallenstein, che però venne sconfitto nella battaglia a Lutzen (1632). Dopo
questa serie di sconfitte, Ferdinando II decise di porre fine agli scontri, revocando l’editto di
restituzione e stipulando la pace di Praga: la Svezia si ritirò. La Francia, di fronte a questa
riaffermazione del controllo asburgico sull’Europa centrale, decise di intervenire personalmente.
La fase francese vide schierarsi da una parte l’Impero e la Spagna, e dall’altra la Francia di Richelieu,
l’Olanda, la Svezia, il Piemonte e Venezia. Gli scontri si conclusero con la vittoria olandese nella
battaglia navale delle Dune e la vittoria francese nel 1643 a Rocroi. Nel frattempo, il nuovo
imperatore Ferdinando III, di fronte ad un paese devastato sia economicamente che umanamente,
decise di stipulare definitivamente, nel 1648, la pace di Westfalia.
L’Italia fu toccata solo in parte dal conflitto quando scoppiò la Seconda Guerra del Monferrato,
durante la quale le truppe di Wallenstein attraversarono la Lombardia (saccheggiando Mantova), ed il
Piemonte fu invaso e devastato dai Francesi. Inoltre, le truppe imperiali dei lanzichenecchi causarono
la diffusione di una terribile pestilenza (narrata nei promessi sposi) che colpì Milano. Le parti
raggiunsero un accordo con il trattato di Cherasco, con il quale si divisero alcuni territori del
Piemonte e della Lombardia. Il duca Vittorio Amedeo I di Savoia divenne re del Piemonte.
Alla morte di Ivan IV il paese fu invaso da una serie di lotte per la successione (età dei torbidi), che
si conclusero con l’affermazione del nuovo zar Michele Romanov, e la sua politica fu caratterizzata
da un forte accentramento del potere. Dopo la sua morte, nuovo zar divenne Alessio Romanov, il
quale creò un importante codice giudiziario, ed iniziò una serie di riforme della liturgia ortodossa
per uniformare il culto russo a quello greco. Obiettivo delle riforme era la centralizzazione
dell’apparato ecclesiastico, che portò all’affermazione del primato dell’autorità imperiale su quella
ecclesiastica.
In Polonia, invece, la predicazione controriformistica dei gesuiti fece diventare il paese baluardo
della Chiesa Cattolica nell’Europa Orientale, tanto che il cattolicesimo si connotò come elemento
dell'identità nazionale polacca. La società polacca si basava su un potente ceto nobiliare terriero, e
con la morte dell’ultimo Jagellone, Sigismondo II, la monarchia si trasformò da ereditaria in elettiva.
La nobiltà, però, elesse come sovrano nel 1587 Sigismondo III Vasa, facendo entrare la Polonia in
un periodo di conflitti al termine dei quali dovette cedere una serie di territori. Inoltre, a questo si
aggiunse anche una grave crisi economica che avviò il Paese alla decadenza.
In seguito, grazie all'alleanza con gli inglesi, Mazzarino sconfisse gli Asburgo di Spagna. La pace dei
Pirenei (1659) spartì diversi territori spagnoli tra Francia e Inghilterra. Essa sancì la definitiva
decadenza della Spagna e il rafforzamento della Francia, consolidato anche grazie al matrimonio
Maria Teresa di Spagna e Luigi XIV. Luigi prese finalmente il potere nel 1661, attuando un perfetto
modello di assolutismo monarchico, ma prima dovette riorganizzare lo Stato:
1. accentrò i poteri politici e decisionali nelle sue mani;
2. ridusse i poteri autonomi del Paese;
3. svuotò i Parlamenti e gli Stati generali di ogni potere effettivo;
4. intervenne in ambito economico (revisione fiscale e riordino della finanza);
5. formò un esercito permanente;
6. esercitò il suo controllo sulla vita sociale e religiosa dei suoi sudditi;
7. nelle province affidò il potere agli intendenti;
Infine, sostituì il particolarismo feudale con un rigido centralismo, poiché riservò le cariche più
importanti solo a affidate e utili persone. La nobiltà feudale mantenne molti dei suoi privilegi, ma era
svuotata da ogni contenuto politico (semplici cariche onorifiche).
Egli pretese anche di esercitare il controllo delle coscienze dei sudditi in campo religioso, in modo
tale da prevenire ostacoli al suo potere. Operò così in 2 direzioni:
● sottomise sotto il suo potere l’episcopato cattolico;
● mosse guerra al calvinismo.
Fece approvare anche dal clero il gallicanesimo, che stabiliva la superiorità del sovrano e della
Chiesa di Francia sul papa. Innocenzo XI reagì iniziando un lungo conflitto con Luigi XIV.
Intraprese anche una dura lotta contro gli Ugonotti (protestanti che in alcune province costituivano la
maggioranza), limitando la loro libertà di culto e politica. Attraverso ogni sorta di persecuzione, di
violenza e di vessazione (come nel caso delle dragonnades, spedizioni anti-ugonotti), gli ugonotti
furono tutti costretti all’abiura. Con l’editto di Fontainebleau impose la religione ufficiale dello
Stato: il cattolicesimo. Molti “eretici” dovettero scappare in terre straniere.
Eliminati gli ugonotti, fu la volta dei seguaci del Giansenismo, corrente religiosa cattolica fondata da
Giansenio, caratterizzata da alcuni aspetti molto simili al calvinismo. Luigi XIV ordinò una serie di
persecuzioni, che finirono con la distruzione del monastero di Port-Royal. Il giansenismo fu
condannato anche da Papa Clemente XI, con la bolla Unigenitus Dei Filius. Luigi si servì di tutte
queste persecuzioni per affermare le pretese gallicane e per imporre il controllo dello stato sulle
coscienze dei francesi.
Dopo la Guerra dei 30anni, il sovrano affidò l’opera di risanamento economico a Colbert. Egli
trasformò la Francia in un Paese commerciale, industriale e marinaro, e promosse la formazione di
compagnie privilegiate per il commercio d’oltremare. Stimolò il sorgere di nuove industrie nazionali e
settori produttivi. La politica mercantilistica di Colbert di concretizzò in una serie di interventi rivolti
a ristrutturare l’intero sistema produttivo:
1. per favorire i commerci furono costruite nuove infrastrutture e migliorati i canali navigabili;
2. per unificare il mercato interno francese furono soppresse le dogane e fu avviato un
programma di unificazione dei sistemi fiscali;
3. per incentivare l’agricoltura fu promossa l’introduzione di nuove culture;
4. per creare prodotti competitivi furono promosse le grandi manifatture reali, che affermarono
in tutta Europa un nuovo gusto per lo stile francese, alimentando la richiesta di quest’ultimi.
La guerra di successione spagnola fu combattuta per spartire i territori della corona di Spagna.
L’ultimo erede asburgico designò come suo successore Filippo duca d’Angiò, nipote di Luigi XIV, a
condizione che rinunciasse a unire la corona spagnola con quella francese. Molti stati furono contrari
a questa decisione, ed entrarono in guerra contro la Francia, decisi a impedire l’espansione francese
sulla penisola iberica. Si giunse poi a 2 paci: di Utrecht e di Rastadt. Filippo divenne re, ma dovette
rinunciare a ogni diritto sul trono di Francia, e ai domini d’Italia e dei Paesi Bassi (l’Italia passò sotto
l'influenza austriaca). A Utrecht, l’Inghilterra ottenne il permesso di commerciare con le colonie
spagnole d’America e ottenne il diritto di esercitare la tratta degli schiavi africani. A Rastadt vennero
sanciti i territori ottenuti dalla Francia, ma anche quelli che doveva restituire.
L'Inghilterra di Giacomo I Stuart
Giacomo I Stuart unificò le 2 corone di Inghilterra e Scozia e mise in atto il suo progetto di
accentramento monarchico assolutista attraverso una politica che prevedeva:
● la riaffermazione dell’autorità della Chiesa Anglicana;
● la non convocazione del Parlamento;
● l’imposizione di una forte tassazione, che danneggiò soprattutto i gentry;
● la creazione di una nuova aristocrazia, attraverso la vendita di cariche e titoli onorifici.
La sua azione politica, però, incontrò l’opposizione decisa dei membri del Parlamento, timorosi di
perdere i propri privilegi e di subire una calo delle esportazioni, e perciò dell’economia.
La situazione cambiò quando la Chiesa presbiteriana scozzese rifiutò di adottare il Prayer Book. Il re
convocò le 2 camere perché finanziassero la guerra contro gli scozzesi. In questo tempo sciolse il
Parlamento per 2 periodi, una volta per aver messo in stato d’accusa la politica del re (Corto
Parlamento - 3 settimane in carica), e l’altra perché sconfitto dagli scozzesi (Lungo Parlamento - si
sciolse nel 1653).
La situazione si complicò con lo scoppio di una rivolta cattolica in Irlanda contro la dominazione
inglese (1641). Nello stesso tempo il Parlamento presentò la “Grande rimostranza”, nella quale
erano riassunti i motivi di contrasto con la Corona:
1. abolizione delle tasse arbitrarie;
2. abrogazione degli organi speciali dell’assolutismo;
3. diritto del Parlamento di approvare la nomina dei consiglieri del re;
4. approvazione di un atto che impedisse lo scioglimento del Parlamento senza il consenso dei
suoi membri.
Carlo I, approfittando della situazione di incertezza, nel 1642 irruppe nel Parlamento con
l’intenzione di arrestare i capi dell’opposizione, ma fallì: fu costretto ad abbandonare lui stesso la
capitale. Iniziava la guerra civile.
Con il re si schierò l’alta nobiltà, e con il Parlamento la gentry, gli yeomen, la borghesia cittadina e di
puritani. Le molteplici schiere si distinguevano per le loro tendenze moderate o radicali:
● i moderati (mercanti più ricchi) erano inclini a conservare l’istituto monarchico ed erano
favorevoli ad una Chiesa di Stato;
● i radicali (piccola e media borghesia) propugnavano l’abbattimento della monarchia e
l’istituzione di un regime repubblicano - molti si dichiararono “indipendenti”.
Tra gli indipendenti vi erano i levellers, che predicavano la sovranità popolare, suffragio universale e
la piena libertà religiosa.
A capo delle forze militari del Parlamento fu posto Oliver Cromwell, che creò il New Model Army,
esercito costituito dai volontari che era riuscito a portare dalla parte parlamentare. Il New Model Army
riuscì ad abbattere l’esercito regio, anche nella battaglia di Naseby (1645). Tuttavia, la maggior parte
del Parlamento era deciso a trovare una conciliazione con il re, e quando l’esercito fu dunque sciolto,
le truppe insorsero, appellandosi al mancato pagamento degli arretrati.
Nel 1648, Carlo I venne definitivamente sconfitto nella battaglia di Preston. Durante il processo, i
parlamentari cercarono di riaprire le trattative con il sovrano, ma Cromwell irruppe nella Camera
dei Comuni facendo arrestare tutti coloro contrari al procedimento contro il re. Coloro che rimasero
costituirono il Rump Parliament. Nel 1649 venne convocata un’altra assemblea, dove Carlo I venne
condannato a morte e decapitato. La monarchia venne abolita e fu istituito il Commonwealth, la
Repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda. Nel mentre Carlo II venne riconosciuto re da
una buona parte degli irlandesi e degli scozzesi, e Cromwell, capo del Commonwealth, condusse 2
campagne militari di repressione contro l’Irlanda e la Scozia.
In campo internazionale Cromwell puntò all’espansione commerciale inglese, e per togliere agli
olandesi il primato sui traffici internazionali proclamò il Navigation Act (nessuna merce inglese o
destinata all’Inghilterra poteva essere affidata per il trasporto a navi straniere). Gli olandesi reagirono
attraverso una dura guerra conclusasi con la loro sconfitta e con il riconoscimento della supremazia
marittima britannica su tutte le rotte oceaniche. Si apriva la fase dell’imperialismo inglese.
In politica interna fece tacere le pretese dei diggers e dei levellers, e sciolse il Parlamento e lo sostituì
con una camera di rappresentanza: Little Parliament. Nel 1653 sciolse definitivamente l’assemblea,
assumendo anche il titolo di lord protettore d'Inghilterra, Scozia e Irlanda. Il governo di Cromwell
assunse i connotati di una dittatura militare, la cui politica assolutistica fu diretta alla soppressione
dei privilegi nobiliari e all’eliminazione dell’autonomia delle città e delle contee. Anche il clero fu
sottoposto al controllo di un’apposita commissione incaricata di giudicarne il comportamento.
La minaccia di restaurazione assolutista e papista si fece più concreta quando Giacomo II annodò i
rapporti con Roma e Luigi XIV, e tentò di abolire il Test Act. I capi del Parlamento chiesero così
l’aiuto dello statolder Guglielmo d’Orange affinché intervenisse in difesa delle libertà religiose e
politiche inglesi. Giacomo dovette fuggire da Luigi XIV, e il Parlamento riconobbe come propri
sovrani Guglielmo d’Orange (III) e Maria Stuart. Si trattò di una rivoluzione pacifica, detta
“Gloriosa Rivoluzione”, che portò alla formazione della monarchia costituzionale.
I due sovrani proclamarono il Bill of Rights, un documento che poneva dei limiti al potere del
sovrano. Nasceva la prima monarchia parlamentare fondata sulla sovranità della nazione, che
imponeva la collaborazione tra il re ed il Parlamento (il Bill of Rights sanciva anche la separazione
dei poteri legislativo ed esecutivo). Con la nascita del costituzionalismo inglese, si affermò in
Inghilterra il sistema dei partiti, che assunse presto la forma del bipartitismo, il confronto politico
tra 2 partiti opposti:
1. quello conservatore, i tory, rappresentava gli interessi dei grandi proprietari aristocratici,
legati alla Chiesa anglicana e al legittimismo dinastico.
2. quello liberale, i whigs (borghesia mercantile), sosteneva il Parlamento.
La nascita della monarchia parlamentare fu poi suggellata da alcune riforme, come quella del
Triennal Act, che imponeva la convocazione del Parlamento almeno ogni 3 anni, quella
dell’abolizione della censura per la stampa, e l’Act of Settlement, che regolava la successione al
trono, escludendo i cattolici Stuart in favore dei protestanti Hannover.