La società e la cultura
Rinascimento
Il processo iniziato da Petrarca e poi rilanciato dagli umanisti del primo 400 ruotava
intorno al concetto di rinascita, tutto quello che nel medioevo era stato dimenticato
ignorato ora poteva rifiorire, ma è una rinascita che in Italia non sia in ambito sociale
politico ed economico, ma in ambito culturale e artistico; infatti appartengono a
questo periodo il grande architetto Leon Battista Alberti, il pittore ingegnere filosofo
Leonardo da Vinci e lo scultore, poeta, architetto e pittore Michelangelo Buonarroti
e mentre l'Italia era al di sopra di tutti nelle arti e nella cultura in questo periodo
perdeva sempre più prestigio. Nel passaggio dal 400 al 500 comincia a manifestarsi
la crisi italiana in tutta la sua gravità, a cominciare da Firenze dove il frate
domenicano Savonarola predica contro la corruzione della famiglia dei medici, infatti
dopo la morte di Lorenzo dei medici, in città si era affermato un nuovo regime
ispirato al rigore morale e teologico del frate. La chiesa era spaventata da ciò che
predicava Savonarola poiché le sue idee manifestavano l’urgenza di una riforma
della società cristiana e per questo fu processato e giustiziato.
Filosofia vs Fede
La chiesa nel 500 oltre a contrastare le varie forme di occultismo e superstizione
dovette fare i conti anche con questi cambiamenti epocali, c'era soprattutto la
diffusione del pensiero filosofico che era in contrapposizione con quella della chiesa.
Quindi si arrivò a un compromesso in cui la scienza poteva essere insegnata solo
nelle università e a determinate condizioni. La chiesa quindi aveva il controllo
sull’insegnamento e sulla circolazione dell'idea, però con la nascita della stampa
questo fu molto più difficile poiché ai libri potevano accedervi più persone e quindi
la chiesa non poteva più manipolare il loro pensiero. Questo l'abbiamo visto anche
quando Martin Lutero e gli altri teologi delle Alpi cominciarono a tradurre la Bibbia
in altre lingue.
I problemi più drammatici emersi dai conflitti religiosi del 500 era trovare un criterio
unico di verità che trovasse un punto d'incontro tra le varie visioni, poiché anche
nell'ambito della riforma c'erano pensatori diversi. Erasmo da Rotterdam fu il primo
a criticare l'atteggiamento e la posizione della chiesa, però si trovò in conflitto con
Martin Lutero che era molto rigido nelle sue idee, mentre Erasmo era più tollerante
e voleva trovare dei punti di incontro. Ricordiamo anche Italo Calvino che fu un altro
riformista della chiesa il quale in seguito alle sue teorie fu processo. Fu processato w
bruciare vivo Michele servito, uno spagnolo che aveva discusso il dogma della verità
della Trinità. Il caso più eclatante fu quello di uno del filosofo Giordano Bruno il
quale riprendeva le teorie del pensatore polacco Nicolò Copernico, il quale
sosteneva che era la terra a ruotare intorno al sole e non viceversa; mentre il mondo
cristiano aveva sempre considerato come la terra al centro di tutto, escludendo
l’esistenza di altri mondi, infatti anche Nicolò Copernico fu bruciato vivo. Queste
dispute religiose cambiarono il panorama sociale e la conquista delle nuove terre
poiché per la prima volta l'uomo si rese conto che non esisteva solo l’Europa e la
cristianità, ma anche civiltà che vivevano comunque bene anche se diverse da loro. il
filosofo francese Montagner diceva che noi chiamiamo contro natura ciò che non
conosciamo e quindi ci poniamo nei confronti delle novità con un atteggiamento di
superiorità, mentre sarebbe molto più semplice accettare la diversità. Questo
all'epoca era molto difficile soprattutto per la chiesa cattolica che era molto rigida
nelle sue convinzioni.
La lingua
Nel 500 i letterati si pongono lo stesso problema di Dante, ossia trovare una lingua
comune a tutti gli scrittori italiani, una lingua comune stabile e regolata. Non serviva
la maggioranza della popolazione che era analfabeta né alla scienza che usava il
latino, ma serviva soprattutto a livello economico commerciale; infatti gli altri stati
europei come la Francia e la Spagna avevano una propria lingua e questo facilitava
per loro l'economia commerciale, mentre in Italia ogni Ducato e Corte aveva la
propria lingua. L’invenzione della stampa fu determinante per la nascita di una
lingua comune, infatti per trarre vantaggio dalla vendita dei libri c’era bisogno che li
leggessero parecchie persone. Nel sedicesimo secolo furono pubblicati con grande
successo le edizioni del canzoniere di Petrarca, della commedia di Dante in
fiorentino. Pietro Bembo, un colto umanista, aveva trattato i testi di Dante e
Petrarca come gli umanisti avevano trattato i testi grechi e latini: studiandoli e
analizzandoli. In seguito a questo esame(che fece poi anche per il Decamerone di
Boccaccio), Bembo ricavò le regole della lingua e dello stile dei 3 grandi autori
toscani e giunse alla conclusione che il fiorentino toscano del 300 doveva essere
usato come lingua comune. Machiavelli criticò la proposta di Bembo in uno scritto
chiamato il discorso, poiché secondo lui non bisognava usare il fiorentino del 300 ma
quello contemporaneo. E anche le diverse corti italiane erano contrarie alla
proposta di Bembo, poiché legate alla lingua parlata nella loro corte. Dopo diversi
dibattiti tra vari studiosi si giunse finalmente ad usare il fiorentino toscano come
lingua comune. Questo grazie anche alla pubblicazione dell’Orlando furioso di
Ludovico Ariosto che in una prima edizione presentava molte forme settentrionali
ed elementi latineggianti, mentre nella seconda edizione si adeguò al modello
fiorentino. A sancire definitivamente la nascita della lingua italiana fu lo studioso
Benedetto Varchi il quale trova una mediazione tra le posizioni di Bembo che erano
pensati solo per la lingua scritta e la lingua parlata. Da qui nacque la lingua italiana.
Le Lettere
Differenza tra le lettere di Macchiavelli e quelle del passato
Machiavelli è stato uno straordinario scrittore di lettere. vediamo facilmente la
differenza tra le lettere che scriveva lui e quelle che scrivano gli autori del passato:
innanzitutto i predecessori e contemporanei di Machiavelli usano quasi sempre il
latino, mentre Machiavelli usa quasi sempre il volgare; poi le lettere degli umanisti
servivano comunicare informazione, idee e opinioni, mentre quelle di Machiavelli
erano pensate spesso come dei piccoli trattati, con lo scopo di insegnare qualcosa
qualcuno.
Le lettere di Macchiavelli
le lettere di Machiavelli hanno una immediatezza e una forza di verità del tutto
nuove. Machiavelli non le scrive per insegnare ma per raccontare il modo in cui vive
e le idee che lo agitano. per questo motivo parla soprattutto di sé e di politica,
spendendo molte pagine per analizzare la situazione italiana e internazionale, non
mostrando alcun interesse per le questioni astratte.