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Elisabetta I d'Inghilterra

Dopo la morte di Enrico VIII, fondatore della Chiesa anglicana, l'Inghilterra subì un
tentativo di restaurazione della religione cattolica con Maria Tudor, sposatasi con Filippo II
di Spagna. La politica repressiva della sovrana le valse il nome di “Maria la sanguinaria”, a
causa delle persecuzioni religiose intraprese contro i protestanti e i calvinisti.
Dal breve periodo di terrore l'Inghilterra si riprese grazie all'energica azione di governo di
Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena. Elisabetta
sedette sul trono inglese dal 1558 al 1603. Nei suoi quarantacinque anni di regno riuscì a
incidere profondamente sulla società inglese e ad attuare importanti riforme, che
rinnovarono il paese e lo rafforzarono sul piano internazionale.
La regina cercò di sviluppare l'agricoltura, favorendo l'eliminazione del sistema agrario
fondato sugli open fields, ossia i campi aperti gestiti dal villaggio: questi vennero
trasformati in campi privati e recintati (enclosures), a gestione individuale.
Lo sfruttamento dei terreni fu reso così più intenso e produttivo, mentre il sistema
economico inglese trasse beneficio dalla vendita dei beni ecclesiastici seguita dallo Scisma
anglicano.
Elisabetta incentivò l'allevamento di ovini, che dovevano fornire la materia prima per il
commercio della lana; accanto alla borghesia, coinvolse nelle attività mercantili e industriali
anche l'aristocrazia, dalla quale si crearono classi di imprenditori e commercianti; sviluppò,
con l'appoggio della classe mercantile inglese, la marineria britannica per l'affermazione
delle compagnie commerciali; diede impulso all'attività colonizzatrice, sia verso l'America
(Virginia-1584) sia verso l'Oriente; sfruttò a proprio vantaggio l'operato dei corsari per
colpire il traffico mercantile nemico. Determinante in questo senso è l'attività di Francis
Drake (1540-1596), autorizzati segretamente dalla regina Elisabetta tramite le “lettere di
corsa” ad assalire e depredare le navi mercantili spagnole provenienti dall'America con
carichi di metalli preziosi. Con Drake ebbe inizio la colonizzazione inglese dell'America del
Nord.
L'età elisabettiana è caratterizzata anche da una grande fioritura letteraria, teatrale,
scientifica e filosofica, con un grande “boom” della letteratura, sopratutto grazie a Marlowe
e Shakespeare.
Sul piano politico, Elisabetta I proseguì l'indirizzo assolutistico del padre, volto a limitare il
potere del Parlamento. Sul piano religioso, la regina si schierò a favore della Riforma,
aumentando l'opposizione dei cattolici irlandesi e i già gravi motivi di conflitto tra
l'Inghilterra e la Spagna, che della Riforma era divenuta la più fiera avversaria. Il rapporto
tra le due nazioni si complicò ulteriormente per le vicende legate alla cugina Maria Stuart,
regina di Scozia. Era cattolica, come il re di Francia suo marito, che morì appena diciotto
mesi dopo il matrimonio. Rientrata in Scozia come regina, si attribuì, pur senza reclamarne
la Corona, il titolo di regina d'Inghilterra, in quanto per la Chiesa di Roma e le potenze
cattoliche, Elisabetta I sarebbe nata da un matrimonio nullo.
Una rivolta di protestanti scozzesi costrinse Maria a trasferirsi in Inghilterra. Elisabetta però,
temendo che la presenza di Maria potesse animare le rivendicazioni delle minoranze
cattoliche ancora presenti in Inghilterra, privò la cugina di ogni libertà. Infine, nel 1587, in
seguito a un'ennesima congiura in cui sembrò essere implicata la stessa Maria Stuart,
Elisabetta I la fece uccidere con l'accusa di alto tradimento.
L'esecuzione provocò la reazione della Spagna, che si preparò allo scontro con l'Inghilterra,
considerata responsabile non solo delle persecuzioni contro i cattolici inglesi e dei continui
attacchi ai galeoni spagnoli, ma anche dei rilevanti aiuti inviati ai Paesi Bassi in lotta.
Lo scontro decisivo avvenne in acque inglesi nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1588. I galeoni
spagnoli della Invincibile Armata, troppo lenti e pesanti, appena entrati in contatto con il
nemico subirono l'offensiva delle navi inglesi che, con decisione e audacia, riuscirono a
infliggere agli Spagnoli gravissime perdite. L'attacco delle navi olandesi, alleate degli
Inglesi, e una violenta tempesta completarono la distruzione della flotta spagnola.
Iniziò allora il declino della potenza navale spagnola, mentre l'Inghilterra non aveva ormai
nessun rivale che potesse tenerle testa nel predominio sui mari.
Il regno di Elisabetta I si protrasse fino per altri quindici anni, quando morì, alla soglia dei
settant'anni, il 24 marzo 1603. Priva di eredi, fu proclamato re d'Inghilterra e suo successore,
Giacomo VI Stuart, divenuto Giacomo I, figlio della cugina e nemica Maria Stuart.

Filippo II di Spagna

Figlio e successore di Carlo V, Filippo II ereditò dal padre (1556) la Spagna, i domini
spagnoli d'Europa – i Paesi Bassi, il ducato di Milano e l'Italia meridionale – e d'America.
Inoltre nel 1580, alla morte senza eredi del re Sebastiano di Aviz, Filippo II, parente più
prossimo del sovrano scomparso, poté annettere al suo regno il Portogallo e i suoi domini
d'oltremare, che restarono uniti alla Spagna fino al 1640. Filippo mise tutti questi territori al
servizio della Controriforma, con il fermo proposito di estirpare l'eresia – ovvero sia le
diverse confessioni cristiane (luterane e calviniste), sia quelle ebraica e musulmana,
ovunque si fossero manifestate.
Filippo II perseguitò quindi gli Arabi (moriscos) e gli Ebrei, anche quelli convertiti al
Cristianesimo (marranos). Con la loro espulsione (1567), si estinse una delle poche forze
vive e operose della società spagnola; in Spagna quindi non sorse una borghesia attiva e
intraprendente come in altri paesi europei e l'allontanamento dei marranos e dei moriscos
costituì un danno gravissimo per l'economia del Paese, che rimase in condizioni di grave
arretratezza.
Filippo II accentrò nelle proprie mani ogni attività di governo soffocando qualsiasi
autonomia locale. La sua azione era d'altronde orientata più alla politica estera che a quella
interna: impiegò enormi capitali per rafforzare l'esercito e la flotta. guidato dal miraggio di
un'assoluta supremazia della Spagna, da lui considerata “invincibile”, che lo convinse ad
affrontare una lunga serie di guerre, terminate con una tragica serie di sconfitte.
Il primo conflitto fu diretto contro i Turchi, che minacciavano le coste spagnole e italiane,
con continue incursioni dal Nord Africa. Per porre un freno all'espansionismo ottomano e
dopo essersi assicurato degli avamposti in Marocco, Filippo II fu battuto duramente preso
Djerba (1560). I Turchi perciò ripresero slancio e attaccarono l'isola di Cipro, sottraendola ai
Veneziani. Nel frattempo papa Pio V promosse una Lega Santa contro il pericolo turco,
composta da Stato Pontificio, ducato di Savoia, Genova, Venezia e Spagna, la quale ebbe il
comando supremo, sebbene la forza principale della flotta risiedesse nelle navi veneziane.
Lo scontro ebbe luogo il 7 ottobre 1571 a Lepanto e si risolse con il pieno successo degli
alleati e la quasi totale distruzione della flotta turca. Questa battaglia pose fine al mito
dell'invincibilità dei Turchi e segnò l'inizio di un lento ma inesorabile declino della potenza
ottomana nel Mediterraneo e poi anche nell'Oriente europeo.
In quegli stessi anni, Filippo II subì un grave insuccesso nei Paesi Bassi, che non amavano il
sovrano spagnolo, che aveva limitato le antiche libertà concesse da suo padre Carlo V, aveva
oppresso i ceti mercantili e bancari con tassazioni esorbitanti, aveva riempito la città di
guarnigioni spagnole e cercava anche di soffocare la diffusione del calvinismo.
Fu così che, nel 1566, si scatenò una vera e propria ribellione in nome della libertà religiosa
e dell'indipendenza politica. La rivolta scoppiò poi nel 1567, quando Filippo II riaprì il
tribunale dell'Inquisizione per perseguitare protestanti e calvinisti: allora gli abitanti delle
Fiandre (nord), insorsero in armi e a loro si unirono anche i Valloni (sud), rimasti fedeli al
cattolicesimo e allo stesso re di Spagna. Si arrivò alla pacificazione di Gand (1576), che
prevedeva l'allontanamento delle truppe spagnole e l'abolizione dei decreti contro i
calvinisti.
La pace ebbe breve durata: il generale Alessandro Farnese riuscì a riportare all'obbedienza
alcune province cattoliche, mentre altri territori come Anversa portarono avanti la ribellione
aderendo all'Unione di Utrecht (1579), firmata dalle sette province del Nord, che nel 1581
assunsero la denominazione di repubblica delle Province Unite o dei Paesi Bassi, anche se il
riconoscimento ufficiale di questa entità statale sarebbe arrivato soltanto nel 1648.
Dopo quarantadue anni di regno, Filippo II morì il 13 settembre 1598, superati i settantuno
anni di età. Privo di qualsiasi attitudine militare, Filippo II se ne stava chiuso nel suo studio
al palazzo dell'Escorial, l'edificio da cui diresse, senza mai muoversi, gli affari di Spagna,
America, Paesi Bassi e Italia. Per amministrare questi domini perfezionò una complessa
macchina burocratica, che doveva fare capo a lui. Fu un sovrano scrupoloso, prudente e
terribilmente lento; inoltre il “re burocrate” perdeva molto tempo prima di stabilire il da
farsi, un tempo prezioso al quale andava aggiunto quello necessario per comunicare con gli
sparsi domini europei o americani.

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