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STORIA

Simonetti Stefania IIE

Riforma protestante
La Chiesa del XVI secolo non faceva che muovere scontento tra i fedeli i quali vedevano un’istituzione religiosa che guardava solo
alle proprie finanze con la vendita d’indulgenze e la simonia (beni sacri e cariche), la vendita di cariche ecclesiastiche che portava ad
avere dei chierici ignoranti e irresponsabili nei confronti della loro comunità facendo aumentare il nicolaismo (dal diacono Nicola)
ovvero il concubinato degli ecclesiastici, la Chiesa era diventata un altro Stato. Si cercò più volte di attuare una rivoluzione, senza
successo, si voleva riportare la Chiesa pura delle origini contro questa materiale. Soprattutto in Francia, Germania e nelle Fiandre
molti intellettuali crearono l’Umanesimo cristiano, i più importanti furono Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro ma le loro idee
rimasero nel loro gruppo d’intellettuali.
Dottrina Luterana
Molto di quanto detto dagli Umanisti cristiani fu ripreso dal monaco agostiniano tedesco Martin Lutero il quale, da professore di teo-
logia biblica a Wittenberg, introdusse il dibattito teologico e le sue idee uscirono dall’Università quando nel 1517 Papa Leone X assi-
curò l’indulgenza plenaria a chiunque avesse finanziato la costruzione di San Pietro. Lutero stilò le 95 tesi contro le indulgenze e le
mandò in una lettera all’arcivescovo di Magonza e in un’altra a quello di Brandeburgo, erano scritte in latino e quindi non destinate
al popolo, ma quando non ricevette risposta decise di pubblicarle, il crescente sentimento antiromano in Germania le fece diffondere
in tutto lo Stato e fuori. I punti erano: salvezza dipendente dalla fede, criticava l’infondatezza delle indulgenze poiché solo Dio deci-
deva le pene, la Chiesa non poteva obiettare e inoltre pagando non avveniva quel percorso di penitenza necessaria per la remissione
dei peccati, libero esame e sacerdozio universale, l’uomo e Dio non avevano bisogno di sacerdoti come intermediari, ognuno doveva
avere un dialogo diretto con lui e ognuno poteva leggere la Bibbia e interpretarla da sé, battendo la Chiesa senza più l’utilità dei sacer-
doti, riduzione dei sacramenti da 7 a 2 (battesimo ed eucarestia), invitò il popolo a devolvere i soldi chiesti per le indulgenze ai poveri
e accusò il Papa per non fare lo stesso. Vedeva tutti gli uomini come impossibile da salvare se non da Dio poiché siamo tutti macchiati
dal peccato originale e l’arbitrio dipende da Dio, servo arbitrio, questo lo porta in conflitto con Erasmo da Rotterdam che promuo-
veva il libero arbitrio e questo suo pessimismo fece allontanare molti umanisti. Alle 95 tesi Johann Tetzel, incaricato per le indulgen-
ze in Sassonia, rispose con 122 tesi, inutili data la forza delle argomentazioni di Lutero.
Le tesi di Lutero ebbero conseguenze dirompenti perché, a differenza di altri monaci che criticavano Roma (Savonarola), lui si trovò
in una rivoluzione già in corso con un sentimento anti-romano, i cambiamenti nella Chiesa e nella società.
Papa e Imperatore contro Lutero
Nel giugno 1520 Papa Leone X emise la bolla “Exsurge Domine” in cui invitata Lutero ad abiurare, aveva due mesi di tempo, il mo-
naco bruciò pubblicamente la lettera sancendo una rottura definitiva. Lutero fu protetto e aiutato da Federico il Savio, principe di Sas-
sonia, il quale gli suggerì di appellarsi all’Imperatore Carlo V, che aveva il compito di far eseguire la condanna, e farlo desistere ma
con la Dieta imperiale convocata a Worms nel 1521 e con un nuovo rifiuto all’abiura si dovette procedere alla condanna, quello stesso
anno Lutero fu scomunicato e riuscì a sfuggire ad un eventuale rogo grazie a Federico il Savio che lo fece portare al castello di Wart-
burg mentre il monaco traduceva la Bibbia e le sue idee portarono la Germania ad acquisire un sentimento di orgoglio nazionale. Tutte
le frange dello Stato sembravano apprezzare Lutero, i contadini leggevano nelle sue idee un messaggio di libertà da qualsiasi oppres-
sione, i borghesi un incitamento all’ordine, i principi l’occasione per indebolire il potere papale e imperiale, gli intellettuali il diritto di
tutti di scrivere e pensare seguendo la propria coscienza e molti ecclesiastici lasciarono i monasteri sperando in una riforma della
Chiesa.
Rivoluzione culturale
Le idee di Lutero si diffusero spec. grazie alla stampa che diffuse anche le opere critiche alle sue tesi, la sua traduzione della Bibbia e
la propaganda venne incrementata dalle parodie su Lutero, rappresentato come un gigante che schiacciava il potere della Chiesa e i
papi ridicolizzati. Per facilitare tutti nella lettura della Bibbia e una propria interpretazione volle combattere l’analfabetismo anche per
le ragazze e a Sassonia una legge del 1580 stabilì che in ogni villaggio ci fosse almeno un sagrestano dedito all’insegnamento.
Rivolte in Germania
Le tesi di Lutero si erano affermate anche oltre la cerchia di chierici ed intellettuali grazie ai canti, la traduzione della Bibbia, più im-
magini e soprattutto perché la lettura era un’attività comune in luoghi pubblici.
I cavalieri cercarono così d’indebolire il potere papale, a guidarli Franz von Sickingen e Ulrich von Hutten e nel 1521/1523 riuniro-
no 600 cavalieri del Reno superiore e li aizzò contro i vescovi di Treviri, Bamberga e Würzburg, scatenarono una guerra civile repres-
sa dalla lega dei feudatari laici ed ecclesiastici. Covando un malessere nei confronti delle autorità scoppiò una rivolta contadina,
Bauernkrieg poiché nelle campagne tedesche le condizioni di asservimento si erano inasprite, richieste di contributi, negato il diritto
ereditario, libertà di matrimonio e di trasferimento e venne rafforzato il dominio sul territorio in cui i contadini raccoglievano la legna
e facevano pascolare, vedevano nel messaggio di Lutero non sono una liberazione interiore, ma anche dalle oppressioni. Nel 1524
scoppiarono le prime rivolte, guidati dall’ex lanzichenecco Hans Müller. Dopo trattative fallite con i signori per rivendicare i diritti
contadini, come l’abolizione della schiavitù, vennero stilati “12 articoli dei contadini” che vedevano l’abolizione di schiavitù persona-
le, decime e rivendicazione della libertà di caccia e pesca, nell’ultimo si dice che i precedenti si possono abrogare se contro il Vange-
lo. Nel Tirolo si cercò di mettere su una comunità contadini autosufficiente, una repubblica egualitaria. I contadini vedevano una gui-
da in Lutero che però li deluse criticando la loro scelta, si stavano opponendo all’ordine stabilito da Dio, quella la fa solo Dio, non si
può aspirare ad una libertà su questa Terra se non quella interiore e per questo fu giudicato un traditore. Tra quelli che si allontanarono
da lui c’era Thomas Müntzer che lo giudicavano troppo moderato e incline al compromesso, diventò capo della rivoluzione contadi-
na ma nel 1525 furono sconfitti a Frankenhausen, preso prigioniero e poi decapitato. Combatteva contro l’egoismo e l’avarizia dei si-
gnori. Come quella di Frankenhausen ce ne furono altre e i signori alternavano dure repressioni a concessioni che scissero i ribelli in:
moderati ed estremisti. La Riforma spaccò anche i principi tedeschi e sei di loro nella Dieta di Spira nel 1529 protestarono per l’assun-
zione per tutto il territorio tedesco dell’editto di Worms del 1521, che condannava il luteranesimo, e da qui protestanti. Nel 1530 nel-
la Dieta di Augusta i principi protestanti presentarono la confessione augustana, una professione di fede, e nel 1531 crearono
un’alleanza militare, la lega di Smalcalda sconfitta da Carlo V nel 1547 a Mühlberg ma comunque l’imperatore dovette cedere ad un
compromesso nel 1555 stabilito nella pace di Augusta: i principi potevano scegliere tra cattolicesimo e luteranesimo e i loro sudditi o
li seguivano o si trasferivano.
Svizzera
In Svizzera, superarono Lutero con la prima civiltà interamente riformista, si svilupparono nuove dottrine sotto la guida di Ulrich
Zwingli che, tra il 1524/25 riformò la Chiesa di Zurigo, tolse il celibato ecclesiastico, l’eucarestia, le immagini nei luoghi di culto e la
messa sostituita da un rito molto più semplice e attaccò il servizio militare mercenario che fu per questo abolito. Si formarono però gli
anabattisti con Kondrad Grebel e Felix Manz che volevano immediatamente dar vita ad una comunità di santi con fedeli puri e li fe-
cero ribattezzare, promossero l’uguaglianza sociale e furono attaccati dalle autorità civili che uccisero, annegandolo, Manz. Nel 1531
Zurigo venne assalita da un esercito cattolico e dopo la battaglia di Keppel Zwigli morì. Gli anabattisti si diffusero in Germania ap-
poggiati dai contadini e nel 1534 a Münster, grazie ad una crisi di governo, salirono al potere cacciando cattolici e luterani a capo
c’era Giovanni da Leida, il re della nuova Gerusalemme, a Münster fu introdotta la poligamia, abolita la proprietà privata ed elimina-
to il denaro finché nel 1535 luterani e cattolici non si allearono e fecero cadere la città sterminando gli abitanti. Tutti i movimenti ri-
formisti interpretavano letteralmente le Sacre Scritture ma così facendo si negava il battesimo, unico modo per tener conto delle nasci-
te, i beni venivano messi in comune e altri non volevano combattere e mancava protezione alla città, per questo molti movimenti furo-
no considerati pericolosi.
Calvinismo e situazione in Francia
Nel 1509 nacque a Noyon Giovanni Calvino, intraprese studi giuridici e letterari. In Francia con Jacques Lefevre d’Etaples si diffu-
se il luteranesimo, inizialmente avevano scampato le persecuzioni perché erano moderati ma poi iniziarono ad affiggere manifesti
ovunque in molte città dove negavano la validità della messa e il re Francesco I scatenò la repressione condannando molti di loro al
rogo e Calvino dovette scappare a Basilea, in Svizzera. Infine il successore di Francesco, Edoardo II istituì una sezione del Parlamen-
to: la Chambre Ardente che si occupava dei processi contro gli eretici. Calvino dopo un soggiorno a Ferrara, va a Ginevra, nel 1536
pubblica l’ “Istituzione della religione cristiana” e nel 1541 stilò le “Ordinanze ecclesiastiche”, le basi della sua Chiesa. Riuscì ad isti-
tuire delle città-stato di fede calvinista che ruotassero intorno alla predestinazione per cui c’erano degli eletti, gli unici che si sarebbe-
ro salvati, gli altri erano dannati. La salvezza non dipendeva dalle azioni, ma dalla grazia divina ma gli eletti dovevano impegnarsi e
raggiungere tanto successo negli affari, la vocazione si vedeva con la dedizione al lavoro. Per renderla possibile si controllò la vita
morale dei cittadini grazie al Concistoro, formato da 12 laici e pastori protestanti, i magistrati erano sottoposti ad un controllo sulla di-
rittura morale e furono chiuse taverne, vietati giochi d’azzardo e gli spettacoli, chi peccava veniva emarginato. Ginevra era luogo di
rifugio per i perseguitati religiosi ma Calvino era troppo intransigente e attuò una politica del terrore: torturò e mise al rogo Michele
Serveto il quale aveva esposto a Calvino un trattato, De trinitatis erroribus, in cui spiegava che la trinità non esisteva perché in Dio
c’era solo il Padre e lo Spirito Santo, la Trinità è un’unica essenza, questa negazione era considerata gravissima anche dai protestanti,
Serveto andò a Ginevra per discutere le sue idee ma Calvino ordinò che non ne uscisse vivo ma il suo martirio portò ad una discussio-
ne sulla tolleranza religiosa.
Diffusione calvinismo e luteranesimo
In Francia si diffuse il calvinismo e i suoi pastori erano gli ugonotti, in Germania erano ancora ostacolati dai luterani, ma ebbe succes-
so in Ungheria, nei Paesi Bassi, grazie al re Gustavo Vasa che confiscò tutti i beni della Chiesa si diffuse anche in Svezia nel 1523, in
alcune zone dell’Europa orientale, in Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda. In Scozia il calvinismo si diffuse con John Knox che
organizzò la società dall’uguaglianza tra ecclesiastici gettando le basi per il presbiterianesimo scozzese ovvero un consiglio di laici e
ministri del culto che si contrapponevano all’organizzazione episcopale della Chiesa d’Inghilterra.
Inghilterra
In Inghilterra, già dal Medioevo c’era ostilità nei confronti della Chiesa romana ma la cosa degenerò dopo che il re Enrico VIII cercò
di divorziare da sua moglie Caterina d’Aragona perché non gli aveva dato un erede maschio, l’assenza di un erede aveva portato alla
guerra delle due rose e una simile situazione doveva essere evitata, Papa Clemente VII glielo negò ma lui sposò lo stesso Anna Bo-
lena, incoronata il 7 settembre 1533, con l’appoggio di Thomas Cranmer, il Papa scomunicò entrambi, questo segnò una rottura e
nell’Atto di Supremazia votato dal Parlamento nel 1534 Enrico VIII si proclamava Capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, poi
chiamata Anglicana, era l’autorità suprema sia per potere temporale che spirituale, tutte i poteri del Papa passavano all’arcivescovo di
Chanterbury, non toccava verità di fede, negava solo la supremazia del Papa. In realtà in passato si era battuto contro la Riforma, nel
1521 era stato proclamato da Papa Leone X Fidei Defensor per il trattato “Assertio septer sacramentorum” in cui attaccava le tesi di
Lutero, ma, dopo la guerra delle due rose aveva bisogno di dare stabilità alla sua casata, vietò le decime alla chiesa romana, poteva
scomunicare, abolì i monasteri, prese e rivendette i loro beni ma i dogmi e i sacramenti erano quelli cattolici e perseguitò anche lui i
luterani e chi oppositori come Tommaso Moro, suo cancelliere che non lo appoggiava e per questo decapitato.
Nelle sue decisioni politiche oltre all’aristocrazia e alla gentry, anche la borghesia era stata coinvolta nell’amministrazione dello Stato,
rafforzandolo.
Il successore di Enrico, Edoardo VI, protestante, si dimostrò più aperto nei confronti della riforma dovendo fare i conti anche con il
calvinismo sempre più dilagante e, sotto influenza di Thomas Cranmer arcivescovo di Canterbury, fece approvare the Book of Com-
mon Prayer una dottrina in cui si univa luteranesimo, zwingliano e calvinismo e fece recitare la messa in inglese, aggiunse un secondo
atto di supremazia nel 1552 in cui rendeva il nuovo credo religione di Stato, alla sua morte gli successe la sorellastra, la cattolicissima
Maria la quale bloccò la Riforma e con violente persecuzioni, che le valsero il soprannome di Bloody Mary (Maria la sanguinaria)
restaurò il cattolicesimo, dopo di lei ci fu Elisabetta I che, nel 1559, fece riapprovare l’Atto di Supremazia e l’Atto di Uniformità ov-
vero i cambiamenti apportati da Edoardo VI e nei 39 articoli di fede, approvati nel 1563 si facevano convivere le teologie cattoliche,
luterane e calviniste, fu scomunicata dal Papa Pio V nel 1570, per recuperare i consensi la regina prese il controllo della Chiesa An-
glicana in modo più moderato contento le frange più radicali dei protestanti: i puritani che perseguitò con il successore Giacomo I.
Riforma in Italia
Gli italiani non erano molto contro la Chiesa romana anche perché i signori ce la governavano erano troppo dipendenti dal Papa e
dall’imperatore, altra potenza cattolica ma a Venezia si stamparono le tesi luterane che circolarono in tutta Italia, i valdesi del Piemon-
te, gruppo eretico, aderì al calvinismo. In Italia prese piede l’evangelismo che in una prima fase non sembrava un movimento riforma-
tore, voleva un ritorno alla pratica e alla fede proclamata nel Vangelo ma per il resto era uguale alla fede luterana. Importante fu Juan
de Valdes, spagnolo trasferitosi in Campania sotto la protezione del cardinale Gonzaga, che unì le idee cattoliche e quelle protestan-
ti, molto seguito da donne colte, prelati di alto rango e giovani ecclesiastici, si salvò dall’Inquisizione ma molti suoi allievi come An-
tonio della Pagliara e Pietro Carnesecchi furono giustiziati come eretici a Roma mentre Pier Paolo Vergerio, Pietro Martire Vermigli,
Jacopo Aconcio e altri scapparono. Questi eretici italiani scappati portarono in Europa uno spirito razionalistico grazie alla cultura
umanistica, il più importante fu Fausto Sozzini, latinizzato Socini, che, in Polonia, diventò il punto di riferimento del movimento ana-
battista (che non consideravano il battesimo un sacramento ma che andava guadagnato con una giusta vita morale, quindi ribattezza-
vano) Sozzini rifiutò qualsiasi dogma e fu un antitrinitario (come Serveto) e voleva la tolleranza religiosa, si formò quindi il socinia-
nesimo, l’eresia più radicale del XVI secolo.
Riforma cattolica a Controriforma
Per contrastare la diffusione del protestantesimo con una serie di riforme la Chiesa attuò la Controriforma tra il 1550 e 1660.
Il termine nacque nel 1776 grazie a Johann Stephan Putter, in cui le dottrine si dicevano false a vicenda, nato con accezione negati-
va per indicare la violenza della Chiesa contro il protestantesimo ma gli storici cattolici affermavano che la riforma era in atto già pri-
ma di Lutero, proponendo Riforma cattolica, meno adatto.
Concilio di Trento
Papa Paolo III Farnese nel tentativo di risolvere la crisi nel 1537 fece scrivere ad una commissione delle proposte di carattere mora-
le raccolte nel “Consilium de emendada Ecclesia” ma uno scisma non si potevano risolvere con delle norme comportamentali. Si cer-
cò una mediazione nel 1541 con la Dieta di Ratisbona tra i moderati cattolici e protestanti,
i ricorse ad un concilio ecumenico visto con diffidenza dai papi del ‘400 per timore della conciliarista, concilio che si riteneva supe-
riore al Papa. Parteciparono esponenti cattolici e protestanti anche se alcune frange da entrambi le parti volevano la sottomissione
dell’altro. Fu scelta Trento sotto richieste anche di Carlo V che stava lottando contro i principi luterani e per la battaglia di Carlo V
contro Francesco I l’inizio fu spostato dal 1 novembre 1542 a 13 dicembre 1545, Si era già partiti senza speranze: i protestanti non
parteciparono perché contro la presenza di soli ecclesiastici (sacerdozio universale) e quindi divenne un concilio cattolico.
Ci furono due tendenze: ad affrontare prima il carattere disciplinare, come voleva Carlo V che desiderava un accordo con i principi, e
il carattere dogmatico che avrebbe portato ad uno scisma, che il pontefice voleva affrontare. Sul piano teologico la Chiesa riaffermò
le sue posizioni: sette sacramenti, nessun sacerdozio universale e l’unica Bibbia valida era la Vulgata di San Girolamo, la salvezza si
otteneva con la fede, opere e venerazione dei Santi. S’istituì l’obbligo per i chierici di risiedere nel luogo a loro affidato e il vescovo
doveva far visita alle parrocchie e controllare la condotta del clero e dei fedeli, il latino divenne lingua ufficiale della Chiesa, vennero
istituiti i seminari per formare i preti dal punto di vista intellettuale e morale esaminandone la vocazione. Per la formazione del popolo
ci fu il catechismo in cui s’insegnava in lingua corrente la dottrina e si divulgarono i principi dell’ortodossia tridentina con il “Cate-
chismo romano” redatto dal Cardinal Carlo Borromeo nel 1566. Il Concilio, inoltre fu sospeso più volte come nel 1552 fino al 1562
e chiuso nel 1563 da Papa Pio IV Medici. Questi princìpi resistono ancora oggi e quindi la Chiesa ne uscì rafforzata.
Inquisizione e censura
Insieme alle riforme ci furono attività repressive: Papa Paolo III sotto la pressione del Cardinale Carafa rafforzò l’Inquisizione sot-
to l’esempio spagnolo, ritenendo che la scomunica non bastasse. Mette l’Inquisizione nelle mani della commissione di cardinali chia-
mata Congregazione del Sant’Uffizio che aveva giurisdizione in materia di fede. Quando Carafa divenne Papa con il nome di Paolo
IV il concilio venne interrotto per 10 anni, ostile a qualsiasi riforma, sostenuto dai Re di Francia e Spagna, perseguitò i cardinali aperti
al dialogo, combattè una lotta alle eresie istituendo il ghetto ebraico di Roma, creò, inoltre, l’indice dei libri proibiti nel 1559, con il
contributo di Papa Pio IV nel 1564 e Clemente VIII nel 1569 e dal 1581 venne creata la Congregazione dell’indice che vietava parz
o compl la lettura di determinati autori per i buoni cristiani. A queste riforme si opposero Giordano Bruno, nato Filippo Bruno a Nola
nel 1548, entra iniz in monastero per studiare filosofia, diventa monaco domenicano e si specializza nella mnemotecnica, fu sempre in
contrasto con le autorità ecclesiastiche e favorevole al dialogo con i protestanti, andò anche contro la visione cristiana dell’Universo.
Dal 1576 gira tra Roma, Savona, Torino, Padova e Ginevra, insegnò sia ad Oxford che a Wittenberg, e infine arrivò a Venezia invitato
da Giovanni Mocenigo il quale lo denunciò all’inquisizione, fu portato a Roma, lungamente interrogato non ritrattò e nel 1600 venne
arso vivo in Campo de’Fiori. Altro oppositore fu Tommaso Campanella (1568, Stilo, Calabria) domenicano, il quale nella sua opera
“La Città del Sole” un dialogo in cui idealizzava una società (come aveva fatto Tommaso Moro in “Utopia”) in cui non esistevano
conflitti con a capo un re-sacerdote scelto in base alla sapienza (deve essere filosofo) per combattere la tirannia, i suoi sottoposti sono:
potestà, sapienza ed amore e sono alla base di questa società, non esiste la proprietà privata causa di conflitti. A causa delle sue posi-
zioni naturaliste fu processato nel 1592, nel 1600 creò una rivolta per abbattere la dominazione spagnola e creare la sua società ideale
ma fu tradito da altri congiurati e scontò 27 anni di carcere a Napoli.
Un altra vittima del Sant’Uffizio fu Galileo Galilei con la sua teoria geocentrica ma rinnegò la sua tesi per salvarsi.
Rilancio della Chiesa cattolica nella società
Già prima del concilio di Trento si era cercato di riformare la Chiesa, moralizzare il clero e intervenire nella società per questo furono
istituiti nuovi ordini religiosi: nel 1497 l’Oratorio del divino amore, attivo ancora oggi, dedito alla carità, nel 1524 i teatini (dall’antico
nome di Chieti) per riformare moralmente il clero, nel 1528 i cappuccini che assistevano gli appestati, nel 1540 i somaschi di Berga-
mo che si occupavano degli orfanotrofi, nel 1544 le orsoline per l’istruzione femminile e nel 1553 i barnabiti per l’assistenza agli in-
fermi. Per evitare scissioni e frenare le eresie furono inclusi altri ordini mendicanti, per ridare popolarità alla Chiesa si mandarono
nuovi religiosi in pellegrinaggio e a dare il buon esempio con l’impegno sociale. L’ordine più importante fu dei gesuiti fondata nel
1534 da Ignazio di Loyola, ufficiale che dopo una ferita ha avuto una crisi mistica, prevedeva 11 anni di formazione, prima nel novi-
ziato, poi studi di lettere e scientifici, filosofici e teologici, la struttura era gerarchica con a capo un generale, entrare non era facile e i
gesuiti erano uomini di grande cultura e di un’obbedienza militare. Non erano più isolati, e penetrò il più possibile nel tessuto sociale,
evitando troppa rigidità contro gli eretici, collaborarono con governi e favorirono l’istruzione, i gesuiti erano richiesti da tanti principi
come confessori o educatori, e fu necessario il Collegio romano per istruire nuovi novizi, divennero rettori di università cattoliche o
fondarono scuole. Introdussero nel sistema educativo il gioco, la danza per un portamento elegante, le recite teatrale per parlare in
pubblico. Per coinvolgere i ceti più umili con il culto delle immagini sacre e le processioni. Crearono un nuovo modello di Chiesa,
esempio è la Chiesa del Gesù a Roma, con una grandiosa facciata distinta dal resto della città con all’interno una grande aula rett in
grado di ospitare molti fedeli e venne affiancata allo stile barocco. Furono dei missionari, il più famoso fu San Francesco Saverio
(patrono d’Oriente) inviato in India, Malesia e Cina e Matteo Ricci in Cina che conquistarono nuovi credenti. Si stabilirono in Ameri-
ca Meridionale e con le riduzioni evangelizzarono gli indigeni.
I cambiamenti della Chiesa vennero attuati con la propaganda e repressione, fenomeno chiamato disciplinamento sociale, ogni aspetto
della vita pubblica o privata venne controllata e vennero imposti dei modelli di comportamento e si formò una società più uniforme
intellettualmente e moralmente.
Persecuzione degli ebrei
Gli ebrei erano stati sempre soggetti a mobilità: espulsi e riammessi più volte, incentrati sopr in Spagna (sefarditi) e in Italia, in Ger-
mania gli ashkenaziti, con le espulsioni, si diffusero in tutta Europa orientale. In Spagna con la riconquista cattolica c’era stata una
conversione imposta dal re Ferdinando d’Aragona e la moglie Isabella di Castiglia nel 1492, i convertiti che continuavano a prati-
care la fede ebraica erano marrani. I provvedimenti furono estesi anche alla Sicilia a Napoli. I sefarditi si rifugiarono in Portogallo
che nel 1497 adottò le stesse misure. Finchè i marrani portoghesi non rialimentarono la presenza ebraica in Inghilterra, Francia e
Olanda. Nell’impero ottomano, tollerante e multietnico, avevano molti privilegi e poterono professare la loro religione.
Negli anni della Controrifoma gli ebrei furono perseguitati, nel 1555 Papa Paolo IV con la bolla “Cum nimis absurdum” disse che gli
ebrei nello Stato pontificio non potessero avere beni immobili o ospitare ebrei scappati. Gli ebrei dovevano essere contraddistinti da
un cappello giallo e un distintivo sugli abiti, dovevano vivere nei ghetti sul modello di quello di Venezia fondato nel 1516, un quartie-
re sovraffollato senza casa di proprietà. Dopo espulsioni e persecuzioni alla fine del ‘500 il granduca di Toscana ospitò i marrani a
Livorno con esenzione fiscale e libertà di culto.
Caccia alle streghe
Tra il 1550 e 1650, nel pieno Rinascimento e fioritura scientifica, soprattutto in Francia e Germania inquisitori cattolici, ministri pro-
testanti e altre autorità uccisero migliaia di persone perché seguaci del demonio, colpevoli di aver partecipato a riti satanici recando
danni agli uomini. Chiunque si opponesse ai protestanti veniva accusato di stregoneria, usato dai cattolici per i territori persi. Gli intel-
lettuali e le monarchie posero fine al massacro. Rimanevano indietro chi viveva in zone geograficamente e culturalmente marginali
che mantenevano culti antichissimi considerati eretici. L’Inquisizione studiava la demionologia (studio dei culti demoniaci) prima
operavano solo in determinate zone poi ogni persona diversa rischiò la condanna, come Giovanna D’Arco bruciata come strega nel
1431. Venne scritta una guida su come catturare le streghe: il “Malleus Maleficarum” nel 1486 di Heinrich Kramer e Jacob Spren-
ger, inquisitori, che perseguitarono le streghe nella valle del Reno.
Durante gli interrogatori gli inquisitori capivano quello che volevano capire ed estorcevano confessioni con la tortura, si creò una mi-
tologia della strega per cui davvero la gente pensava che esistessero e forse qualcuno si credeva in possesso di poteri magici e dopo
guerre, carestie e disordini si cercava un capro espiatorio. Le donne erano la preda più facile di queste persecuzioni e a volte si auto-
suggestionavano per il desideri di avere un potere che gli uomini non riconoscevano.
Carlo V Imperatore
Nato nel 1500 a Gand (Fiandre, Belgio) da Filippo d’Asburgo (figlio del defunto imperatore) e Giovanna d’Aragona (Ferdinando
D’Aragona, Isabella di Castiglia) divenne Re di Spagna (con Napoli, Sicilia e Sardegna e tutte le colonie) a 16 anni e, per passaggi
ereditari, controllava anche la Boemia, Austria, Fiandre, Paesi Bassi (da sua nonna Maria di Borgogna, figlia di Carlo il Temerario) e
territori imperiali e minacciava la Borgogna (Francia). Sul suo regno il sole non tramontava mai. Era candidato insieme a Francesco
I, Re di Francia, a diventare imperatore: entrambi stranieri, uno con una splendida dinastia e l’altro con l’appoggio di Papa Leone X.
L’imperatore viene eletto, come sancito dalla Prammatica sanzione del Sacro romano impero, dai grandi elettori: 4 laici, principi tra
cui c’era Federico il Savio, e 3 chierici, nel 1519. Si potrebbe dire che il protagonista di queste elezioni fu Carlo, perché ne uscì vinci-
tore 28 giugno 1519, la verità è che gli elettori vendettero i propri voti e Carlo vinse grazie all’appoggio dei banchieri tedeschi Welser
e soprattutto Fugger. Entrambi i candidati cercarono di accaparrarsi i voti, Francesco I credeva però che le promesse sarebbero basta-
te e Carlo decise di batterlo e comprare i voti.
Carlo V voleva garantire stabilità al suo regno ma incontrò ostacoli sul fronte estero: le lotte contro Francesco I durarono decenni,
Altro ostacolo all’estero per Carlo V era la minaccia dell’impero ottomano. Sul fronte interno la Cortes spagnola (parlamento) non lo
accettava come Re perché non conosceva nemmeno la lingua e temevano che gli affari fiamminghi e imperiali avrebbero potuto oscu-
rarli, ci fu così, tra il 1520-22 una ribellione dei comuneros, abitanti delle città castigliane. Per quanto riguarda le colonie dovette fron-
teggiare, inutilmente, la gestione degli encomenderos che, con i lavori forzati, stavano uccidendo migliaia di persone.
Francesco I
Dopo la lotta per l’Impero i due continuarono a scontrarsi, Francesco I appoggiò Enrico d’Albret nella rivendicazione di Navarra,
per allontanare le milizie francesi Carlo cercò l’aiuto dell’Inghilterra di Enrico VIII che si dichiarò neutrale, anche da soli gli spagnoli
li sconfissero. Da lì anche Papa Leone X si avvicinò all’imperatore.
 Italia
Francesco I e Carlo V si contendevano il suolo italico per l’importanza strategica, Carlo V avrebbe potuto mettere in contatto la
Spagna e la Germania con il Ducato di Milano e Francesco I voleva impedirlo o la Francia sarebbe stata accerchiata, Carlo fu
sostenuto da Papa Leone X nella battaglia del 1521, poi il Papa morì e ce ne fu un’altra nel 1522. Francesco aveva anche gli in-
glesi e Venezia contro, alleati con Carlo, e tradito da Carlo di Borbone, conestabile di Francia, riuscì a recuperare Milano e partì
avvantaggiato alla volta di Napoli forte ora del sostegno di Venezia e del nuovo Papa Clemente VII, la battaglia decisiva si di-
sputò a Pavia nel 1525, Francesco I venne incredibilmente imprigionato e i suoi figli presi in ostaggio per un riscatto, a Milano fu
insediato Francesco II Sforza. Carlo V potè contare, per la sua vittoria, di un nuovo modo di combattere: la fanteria era armata di
picche e archibugi, i cavalli venivano uccisi dalle frecce e i cavalieri dalle alabarde alte otto metri. Catturato e portato in Spagna,
Francesco I dovette firmare il trattato di Madrid che concedeva Milano e la Borgogna a Carlo V ma non fu mai rispettato e gli
scontri continuarono.
 Sacco di Roma
Francesco I diede così vita, nel 1526, una lega anti-asburgica con i Ducato di Milano, Firenze, Venezia e Inghilterra: la lega di
Cognac (Sud Francia) appoggiati da Papa Clemente VII Medici che temeva che anche i territori papali potessero finire in mano
all’impero. Francesco I era però sospettoso sulle reali intenzioni dei suoi alleati e così non intraprese alcuna spedizione militare,
per punire il Papa e creare un’offensiva contro la Lega Carlo V fece scendere la penisola un esercito di Lanzichenecchi guidati
da Georg von Frundsberg e quando si riunirono con le milizie imperiali, attaccò Roma nel 1527 con 12mila mercenari la mag-
gior parte lanzichenecchi, tedeschi e protestanti che odiavano il Papa e arrabbiati perché l’imperatore non li pagava iniziarono a
saccheggiare Roma (non succedeva dal 410 a.C., sacco di Alarico) assaltando il clero, la popolazione, vandalizzando opere
d’arte. Il sacco fu raccontato da Guicciardini che potè ascoltare i testimoni. Le difese preparate da Lorenzo Orsini erano inade-
guate. Il Papa e i cardinali si rifugiarono a Castel Sant’Angelo per otto mesi, il 26 novembre 1527, firmò un accordo per cui cede-
va Parma, Piacenza e altri stati pontifici, solo verso la fine dell’anno riuscì a scappare ad Orvieto.
I protestanti lo interpretarono come la punizione divina per la corruzione papale. La Lega di Cognac ne approfittò e Venezia ripre-
se alcuni territori pontifici, Genova passò dalla parte di Carlo V.
Carlo lasciò i lanzichenecchi fare per avere un modo di pagarli, per punire il Papa e imporre la riforma della Cristianità.
L’assedio a Castel Sant’Angelo diventava pesante per gli assedianti senza viveri, con una carestia, una pestilenza e le risse con i
mercanti spagnoli e italiani, dopo una lunga trattativa con il Papa l’assedio finì nel febbraio 1528.
La pace viene stipulata con il trattato di Barcellona nel 1529: Carlo V restituì Cervia e Ravenna al Papa e ripristinò a Firenze il
governo Medici, mentre il Papa riconobbe i suoi possedimenti italici e lo incoronò.
Nel 1529 venne anche firmata la pace di Cambrai in cui i due sovrani si divisero i territori: imperatore rinunciava alla Bor-
gogna, Francesco I gli riconosceva Milano.
 Pace di Augusta
La Riforma aveva incontrato altre rivendicazioni sociali e quindi era diventato un movimento di contestazione politica e i princi-
pi, scontenti dell’accentramento politico di Carlo V si unirono, nel 1531 nella Lega di Smalcalda, appoggiati da Francesco I che
cercava ancora di ridimensionare l’egemonia imperiale. Francesco I continuava nella sua ricerca di alleanti contro Carlo e arrivò
fino alla corte ottomana di Costantinopoli.
• Minaccia turca
L’egemonia di Carlo V era anche minacciata dagli Ottomani sotto Solimano il Magnifico. L’impero ottomano era di-
ventato uno degli Stati musulmani più importanti dell’epoca. S’iniziarono ad insediare in Europa, a risalire la penisola
balcanica, mentre Carlo V voleva unificare l’Europa cristiana. Francesco I si alleò con gli Ottomani, per la prima volta
nella storia un cattolico con gli infedeli. Gli Ottomani più volte hanno attaccato di domini asburgici, Carlo V attaccò Tu-
nisi nel 1535 e la prese segnando l’apice della potenza spagnola, ma venne annientato insieme alla flotta veneziana e
papale nel 1538 a Prevesa e i Turchi ripresero Tunisi. S’inizia quindi ad istituire l’idea di Europa perché ora non tutti
gli Stati sono più cattolici.
Nel 1535 morì Francesco II Sforza e, come stabilito nella pace di Cambrai, Milano doveva passare agli spagnoli ma
Carlo V la occupò militarmente, i francesi presero Savoia e gli spagnoli attaccarono la Provenza e lo scontro riprese.
Papa Paolo III, che ci teneva alla pace nel mondo cattolico per l’attuazione della Controriforma fece firmare la tregua
di Nizza nel 1538 per cui Carlo V aveva Milano e Francesco I Savoia. Francesco I riaprì lo scontro approfittando del-
la sconfitta imperiale contro i Turchi ma Enrico VIII, alleato con l’imperatore risalì la Manica minacciando Parigi.
Così si firmò la pace di Crépy nel 1544 che riconfermava la pace di Nizza, Francesco I morì nel 1547. Gli successe
Enrico II che concentrò le conquiste in Germania e i principi protestanti gli cedettero Toul, Metz e Verdun, abitate dai
francesi, in cambio del suo appoggio.
Nel 1547 avviene lo scontro a Mühlberg, con Carlo V che vince parzialmente, deve firmare un compromesso nel 1555: la Pace
di Augusta, che permette ai principi di essere protestanti. I sudditi dovevano seguire il principe secondo il “Cuius regio, eius
religio” e quindi convertirsi più volte a seconda del principe. Chi non si voleva convertire ebbe lo jus migrandi, cioè si poteva
trasferire. Si regolamentarono le confische dei beni della chiesa da parte dei protestanti entro il 1552 e per la prima volta le due
religioni avevano pari riconoscimento legale, fu riconosciuto anche al calvinismo solo nel 1648 con il trattato di Vestfalia.

Idea moderna d’Europa


La prima volta dove compare la moderna idea di Europa è in Machiavelli che la descrive come una terra in cui la realtà politica è
complessa perché formata da moltissime repubbliche e non solo da monarchie che sono vincolate da leggi e da una stratificazione del
potere, qui possono emergere le virtù dell’individuo e non essere servi (come in Asia). Ora, con gli Stati Nazionali, fuori dall’impero,
e la diffusione del cristianesimo in America non è una caratteristica escl dell’Europa.
Monarchia universale
Carlo V, come tutti gli Asburgo, aveva una visione ancora medievale anche dell’Impero, che gli altri Stati non condividevano, unito
alla cristianità.
Non solo il consigliere di Carlo V, Mercurino da Gattinara, ma già Dante Alighieri nel suo De Monarchia, parla di un sovrano che
assicurava il benessere dell’umanità, l’incoronazione di Carlo V fu inoltre esaltata da Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso e vede-
va nelle scoperta dell’America proprio sotto il suo impero un segno divino. Tutte le crisi, scissioni e ribellioni che stavano vivendo
portarono alla speranza di avere un potere forte e unificante. Ma l’impero unitario era un’utopia perché nei possedimenti di Carlo V
vivevano popolazioni che parlavano lingue diverse, con culture diverse senza continuità territoriale.
Rinuncia di Carlo V
Nel 1556 Carlo V abdicò e lasciò l’impero al fratello Ferdinando I e la Corona di Spagna al figlio Filippo II, dichiarando così di
aver fallito. Andò nei pressi di un monastero e nel 1558 Carlo morì.
I conflitti tra Spagna e Francia continuarono con Filippo II ed Enrico II nel 1557 in Francia, gli spagnoli guidati dal duca di Savoia
Emanuele Filiberto vinsero a San Quintino mentre i francesi ottennero il porto di Calais. Nel 1559 si aggiunse la pace di Cateau-
Cambresis, la Spagna ebbe il dominio sull’Italia e la Francia Calais, Toul, Metz, Verdun, alcune città del Piemonte e Saluzzo, Ema-
nuele Filiberto ebbe Savoia. L’accordo fu suggellato con il matrimonio di Filippo II con Elisabetta, figlia di Enrico II e di Ema-
nuele Filiberto con la sorella Margherita.
Filippo II istituì lo Stato dei Presidi, delle fortezze lungo la costa toscana e l’isola d’Elba (per proteggere le rotte che collegavano a
Napoli, Sicilia e Liguria), quando nel 1557 anche Siena venne ceduta a Cosimo de Medici.

Spagna di Filippo II
Il 18 gennaio 1548 Carlo V scrive a suo figlio Filippo, che salirà al trono di Spagna nel 1556, il suo testamento politico. Gli dice di
assicurarsi che il Concilio di Trento finisca se lui dovesse morire prima (finirà nel 1563). Deve difendere la Chiesa e la pace. Non in-
debitarsi troppo ma non risparmiare sulle truppe in Italia.
Filippo II viene raccontato in due modi: dagli storici protestanti come un Re violento per le persecuzioni, mentre per i cristiani è stato
sempre fedele alla propria missione e moralmente retto. Rimase sempre in Spagna ma si fece costruire una reggia, più simile ad
un’abbazia, a Madrid nel 1561 perché riteneva la corte di Toledo un luogo ostile. Incarna il carattere medievale e cristiano degli
Asburgo ed è dedicata a San Lorenzo a cui era molto devoto, le mura somigliano alla graticola su cui venne arso. Tutte le notizie dal-
le coste e dalle colonie tardavano ad arrivare non solo perché la corte era difficile da raggiungere ma anche perché Filippo si prendeva
molto tempo, venne denominato Prudente ma lo portò ad essere considerato fuori dalla realtà rallentando lo Stato. Data la grandezza
dell’Impero spagnolo le notizie tardavano ad arrivare ed era per questo difficilm governabile, per navigare (mezzo più veloce) da una
parte all’altra dell’Impero ci si poteva impiegare anche un mese e si doveva tenere conto del clima difficilm calcolabile e il costo esor-
bitante che rendeva le notizie merce di lusso.
Economia spagnola
Filippo II aveva potere assoluto sullo Stato e sulla Chiesa perché influenzava il clero con il diritto di presentazione nominando i ve-
scovi che preferiva per controllare capillarmente il clero. Si servì del Tribunale dell’Inquisizione che dipendeva dirett da lui. Per quan-
to riguarda il governo c’erano dei Consigli, quello di Stato per gli affari esteri, l’Hacienda Real per l’economia, poi Guerra e Inquisi-
zione (che s’instaurò duramente nelle colonie americane) che gestivano i singoli territori dell’impero. C’erano così tantissimi funzio-
nari che compravano le cariche e poi prendevano anche dei soldi in nero dai cittadini una volta ottenuta, corruzione. Dal 1560 arriva-
no oro e argento dal Perù e Messico ma a causa dell’arretratezza manifatturiera e commerciale non si colse l’occasione, l’agricoltura
non riusciva a coprire il fabbisogno e la nobiltà seguiva gli ideali cavallereschi e lo sfarzo. Provocò un aumento della domanda ma
non dell’offerta e quindi i clienti andavano ai mercati esteri, crebbe il debito pubblico e il Re dichiarò per 3 volte la bancarotta. Tutte
le merci tra colonie e Spagna dovevano passare per Siviglia ed essere controllate ed era quindi monopolio regio. Portava così a non ri-
spettare le regole, contrabbando.
Mediterraneo
Gli Ottomani avevano sconfitto gli spagnoli a Ceuta nel 1565 e assediato Malta per mesi riaprendo lo scontro tra cristiani e musulma-
ni. Gli ottomani avevano i Barbareschi (algerini) molto temuti data la loro grande flotta. Anche i cristiani avevano la pirateria sopratt a
Livorno e Malta che non attaccava solo musulmani (per spezie, seta, grano, zucchero) anche di altre città cristiane che rispondevano
creando una catena. La pirateria era stata regolata dalle lettere di corsa, corsari e i saccheggi definiti scambi forzati. Lo scontro scop-
piò quando Selim II, figlio di Solimano il Magnifico, occupò Cipro, strategica per Venezia che insieme alla Spagna e Papa Pio V si
unì nella Lega santa contro i Turchi, il 20 maggio 1571, la grande flotta aveva a capo Giovanni d’Austria, fratello del Re. Il 7 ottobre
1571 a Patrasso si scontrarono nella battaglia di Lepanto, i Turchi persero e così non furono più invincibili e persero l’egemonia an-
dando sul fronte persiano. Non riuscirono però a sfruttare la vittoria perché la Spagna non voleva unirsi a Venezia nel controllo del
Mediterraneo. Nel 1573 gli Spagnoli ripresero Tunisi che gli venne nuovamente tolta dagli Ottomani alleati con i Veneziani nel 1574.
Dopo questa vittoria si riaccesero le discriminazioni contro i moriscos molto utili all’economia, provarono a ribellarsi nel 1568 ma
vennero uccisi o esiliati finché nel 1609 non vennero espulsi danneggiando l’economia.
Unificazione penisola iberica, rivolte nei Paesi Bassi
Quando, nel 1578, il Re del Portogallo Sebastiano di Braganza attaccò il Marocco subì una sconfitta a Alcazarquivir venendo ucci-
so, Filippo II, sostenuto da mercanti, nobili e clero, divenne re di Portogallo nel 1580 con le sue colonia fino al 1640 in cui Portogallo
e Catalogna ottennero l’indipendenza. Ora poteva espandersi ai Paesi Bassi formati da 17 province con assemblee provinciali e un
Parlamento comune: gli Stati generali. Conflitti sul piano fiscale: pesante fiscalismo spagnolo, politico i nobili non sopportavano le
ingerenze degli spagnoli nei loro affari, religioso: olandesi calvinisti.
Filippo II, per combattere le eresie, perseguitò i calvinisti, riorganizzò la Chiesa con 14 nuovi episcopati che elesse lui, controllando
non solo la religione ma anche il popolo. Il malcontento crebbe tanto che nel 1566 in molti centri si saccheggiarono le Chiese, con-
venti, sterminando i chierici, Venne inviato il Duca d’Alba per reprimere la rivolta, eliminare gli eretici e ristabilire il potere della Co-
rona. Iniziò una guerra nazionale perché la repressione aveva ispirato un sentimento nazionale aiutati dai nobili anche cattolici, tra cui
Guglielmo I di Nassau, principe di Orange che divenne il loro capo. Furono chiamati “pezzenti” datogli come scherno da un cortigia-
no. Nel 1572 Guglielmo d’Orange divenne governatore delle province del Nord (quelle del Sud rimasero spagnole). Data la violenza
degli spagnoli, vista anche nel saccheggio di Anversa, tutte le province si unirono nell’Unione di Gand del 1576. Alessandro Farnese
riuscì a far riavere alla Spagna le province meridionali con l’appoggio degli aristocratici.
Nel 1579 i cattolici formarono l’Unione di Arras, protestanti Unione di Utrecht da cui nacque la Repubblica delle sette province unite
nel 1588. Nel 1598 morì Filippo II e gli successe Filippo III il quale stipulò con Maurizio d’Orange una tregua di 12 anni, il rico-
noscimento della nuova realtà politica arriverà nel 1648 con la pace di Vestfalia.
Elisabetta I
Alla morte di Enrico VI salì al trono Maria Tudor, la Cattolica/Sanguinaria (Enrico VIII e Caterina d’Aragona) e Carlo V ne appro-
fittò per unire i loro regni e nel 1554 la diede in moglie a Filippo II. Lo stesso fece il Re di Francia Enrico II con Francesco II e
Maria Stuart di Scozia nel 1558 creando un’ alleanza franco-scozzese. Con l’inquisizione e il rogo Maria Tudor ristabilì il cattoli-
cesimo grazie all’intervento del cardinale cattolico Reginald Pole nominato arcivescovo di Canterbury e Stephan Gardiner cancel-
liere cattolico imprigionato da Enrico VIII, il cattolicesimo era malvisto perché era un altro Stato in cui il Papa era sovrano, proibì il
Book of Common Prayer, libro di preghiere protestanti (Enrico VI influenzato dall’arcv. Thomas Cranmer). Ci fu una rivolta dei pro-
testanti guidati da Thomas Wyatt, assediano Londra ma vengono sconfitti e Wyatt decapitato. Non fece altro che far associare cattoli-
cesimo alle persecuzioni guadagnandosi il nome di Bloody Mary. In Inghilterra nel 1558 salì Elisabetta I (Enrico VIII e Anna Bole-
na) si poteva anche contestare la validità della successione, figlia di scomunicati, ma Filippo II non voleva che Francesco II di Fran-
cia, marito di Maria Stuart prossima in successione diventasse così potente, e chiese Elisabetta in moglie, perché ormai era vedovo
della sanguinaria, la quale tergiversò come fece con tutti gli altri forse per non indispettirli, e non sposandosi, non indeboliva l’Inghil-
terra e si circondò di abili consiglieri come Thomas Gresham.
Evitò guerre, contro il fanatismo religioso e fu protettrice delle arti e della scienza, modernizzò l’apparato politico e rafforzò la mo-
narchia, ristabilì i salari e il mercato del lavoro con lo Statuto degli Artificieri del 1562.
A livello economico era uno Stato sottosviluppato a differenza della Spagna e della Francia, non si era ripresa dalla Guerra dei
cent’anni, il Parlamento aveva indebolito la Corona che doveva cercare di ottenere il permesso da loro per muovere guerra, come farà
Luigi XIV inviterà i nobili a corte per sradicarli dalle loro terre togliendogli quindi il potere e indebolendoli senza che se ne rendesse-
ro conto, perché aveva le pecore da cui si ricavava una lana grezza rivendibile a poco che, nel ‘300, l’aveva portato ad essere econo-
micamente avanzato. Poichè non lavoravano lì e materie prime ma le esportavano, esportavano a poco ma prendevano i prodotti finiti
a tanto. Crea un artigianato locale per lavorare la lana e non doverla esportare nelle Fiandre. Da questo mercato s’incentivò la trasfor-
mazione delle colture in pascoli di capre, si diffuse anche l’industria del ferro anche grazie all’arrivo degli artigiani protestanti di ve-
tro, orologi e seta scappati dai Paesi Bassi e Francia.
L’Inghilterra diventerà importante grazie alla colonializzazione.
Le ricchezze furono aumentate grazie alle navi corsare, sir Francis Drake e John Hawkins che prendevano merci preziose e schiavi
neri dalle navi spagnole delle Antille, da questo nacquero molti esploratori che diedero vita alla colonizzazione inglese. Erano finan-
ziati dalla regina che, grazie a Drake risanò i debiti della Corona, La conquista delle rotte oceaniche portò i porti inglesi ad essere i più
attrezzati e a formare delle compagnie di affari (Moscovia, Levante, delle Indie Orientali) in cui venivano finanziati i viaggi per cui si
comprano le azioni di quel viaggio, anche le imprese di pirateria erano organizzate così.
Sul piano religioso doveva uscire dalla riga di Maria Tudor perché il ritorno della supremazia regia della Chiesa sull’Inghilterra avreb-
be significato rivedere tutte le decisioni di Enrico VIII e la stessa Corona. Si volse al protestantesimo restaurando nel 1559 la Legge
di Supremazia, l’autorità regia sul clero, con la Legge di uniformità reinserì il Book of Common Prayer di Enrico VI e introducendo,
nel 1571 i 39 articoli di fede sulla scia calvinista lasciando la Chiesa episcopale, cioè fondata sui vescovi, più importante di Canterbu-
ry contro il volere dei calvinisti. Ebbe soltanto degli scontri con i puritani. Aveva messo in difficoltà la Francia respingendola dalla
Scozia e aiutando gli ugonotti in Francia.
Nel 1561 salì al trono di Scozia Maria Stuart che perse il marito di soli 17 anni, arrivata in Scozia trovò un calvinismo intransigente,
cercò di ristabilire il cattolicesimo con Filippo II e il Papa Pio IV minacciando Elisabetta I alleata con i calvinisti scozzesi guidati
da Knox. Tutto finì con l’assassinio di Lord Darnley, marito di Maria che le aveva ucciso l’amante prediletto e il conseguente matri-
monio di Maria con l’assassino, il conte di Bothwell che la rendeva colpevole. Ci fu una rivolta di Lord protestanti e nel 1567 dovette
abdicare in favore del figlio Giacomo. Scappa in Inghilterra da Elisabetta I la quale temeva che potesse tramare contro di lei e la fa ar-
restare, organizza una congiura con il duca di Norfolk ma vengono scoperti e puniti, il duca viene condannato a morte e Maria impri-
gionata.
Conflitto anglo-spagnolo
Durante la prigionia la Chiesa voleva rovesciare Elisabetta e inviavano gesuiti cercando di recuperare fedeli, fare rivolte o uccidere la
regina sulla cui testa il Papa aveva messo una taglia. Si scatenò così una persecuzione dei cattolici che vennero uccisi. Nel 1579-81 ci
fu una rivolta in Irlanda, cattolica che si ribellava alle uccisioni, per stanare i cattolici protetti dal paesaggio naturale si diede fuoco a
tutto. Tutti chiedevano la morte di Maria Stuart, serpente scozzese, dietro queste congiure, venne così condannata a morte nel 1587.
Era inevitabile lo scontro con Filippo II di Spagna anche per i ripetuti attacchi e saccheggi dei corsari alle navi spagnole, se avesse
vinto, avrebbe acquisito un enorme e avrebbe vinto il cattolicesimo. Appoggiato dal Papa.
Preparò l’Invincibile Armata formata da 130 navi, 60mila uomini e 2400 pezzi di artiglieria. Bisognava attraversare la Manica e ci riu-
scì nel luglio 1588, le bandiere erano immagini cristiane e i nomi delle navi erano di santi. Fu una delle battaglie navali più grandi del-
la storia e interam combattuta con l’artiglieria, gli spagnoli applicarono la tattica usata contro i Turchi, avvicinandosi e colpendo men-
tre gli inglesi avevano navi veloci e cannoni a lunga gittata per colpire da lontano. Influì il maltempo che fece tornare le navi spagnole
superstiti a casa.

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