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Giovinezza

Un dipinto raffigurante Luigi XV in giovane età, di Hyacinthe Rigaud

Il futuro Luigi XV nacque nel Castello di Versailles il 15 febbraio 1710, sotto il


regno del bisnonno Luigi XIV. Era il terzogenito di Luigi, duca di Borgogna e di
Maria Adelaide di Savoia, sorella del re Carlo Emanuele III. Suo nonno paterno era
il Gran Delfino Luigi di Borbone detto Monseigneur, figlio del Re Sole. Luigi, che
alla nascita venne insignito del titolo di duca d'Angiò, aveva il titolo e i
privilegi di un Petit-Fils de France.

Nel 1710, primo nella linea di successione di Luigi XIV era proprio il Gran
Delfino, primogenito ed ultimo sopravvissuto tra i figli maschi legittimi del Re
Sole. Monseigneur aveva avuto tre figli: il duca di Borgogna, padre di Luigi,
Filippo, duca d'Angiò, che era divenuto re di Spagna, e Carlo, duca di Berry. La
madre del giovane Luigi, Maria Adelaide, era una donna molto vivace e affettuosa e,
cosa del tutto insolita fra i membri della casa reale, pare fosse sinceramente
innamorata del marito. La coppia svolse un ruolo centrale nella vita di corte di
Versailles quando il Re Sole divenne anziano.

Nel 1700, il duca di Angiò era diventato re di Spagna con il nome di Filippo V,
ereditando la corona del Paese natio di sua nonna Maria Teresa. Il passaggio della
corona spagnola dagli Asburgo ai Borbone causò lo scoppio della Guerra di
successione spagnola. Il nuovo re di Spagna, infatti, poteva teoricamente
recuperare anche la corona di Francia, nel caso (che in effetti si verificò) sia il
Gran Delfino sia il duca di Borgogna (secondo nella linea di successione) fossero
premorti a Luigi XIV. Le maggiori potenze protestanti, Gran Bretagna e Olanda, ma
anche gli Asburgo d'Austria, avevano la necessità di opporsi a una possibile unione
di Francia e Spagna, che avrebbe sancito la nascita di un'egemonia borbonica sul
continente europeo. Con la Pace di Utrecht (aprile 1713) che concluse il conflitto,
Filippo V dovette rinunciare alla prospettiva di diventare re di Francia.

Nel frattempo si verificarono le condizioni che avrebbero astrattamente consentito


a Filippo V di regnare anche sulla Francia. Il 14 aprile 1711, nonostante godesse
di buona salute e non fosse in età avanzata, il Gran Delfino si spense
improvvisamente all'età di cinquant'anni per cause naturali[1]. Divenne quindi
erede al trono di Francia suo figlio, il duca di Borgogna. Appena un anno più tardi
anche la duchessa di Borgogna, Maria Adelaide, morì di vaiolo il 12 febbraio 1712.
Il 18 febbraio l'epidemia condusse a morte anche il marito. Essendo probabile che
anche i figli della coppia fossero stati contagiati dal morbo, i medici sottoposero
a violenti salassi il maggiore, Luigi, duca di Bretagna, che si spense l'8 marzo
successivo. Solo l'intervento di Madame de Ventadour, governante dei giovani
principi, impedì ai medici di sottoporre a un salasso anche il piccolo Luigi; la
governante lo seguì costantemente durante tutta la sua malattia e Luigi l'amò come
una madre.[2] Nel 1714 morì senza discendenza anche l'ultimo dei nipoti di Luigi
XIV, Carlo, duca di Berry, il più giovane dei figli del Gran Delfino. In soli tre
anni il Re Sole aveva perso quattro discendenti maschi: ora rimaneva solo il suo
pronipote Luigi, di appena quattro anni.
Reggenza
Il reggente Filippo d'Orléans

Nell'agosto del 1715, divenne chiaro che anche Luigi XIV era prossimo alla morte:
la gangrena lo stava consumando.[3] Il 1º settembre, il Re Sole si spense, dopo un
regno durato settantadue anni.[4] Nel luglio 1714 Luigi XIV aveva emanato il
cosiddetto "decreto di Marly" in cui si inseriva la possibilità che anche i figli
naturali, se legittimati, potessero succedere al trono. Nel caso della morte del
piccolo duca d'Angiò, eredi legittimi sarebbero quindi diventati due dei figli che
il Re Sole aveva avuto dalla marchesa di Montespan: il duca del Maine e il conte di
Tolosa.
Pur andando contro la tradizione, che non accettava la nomina a re per i figli
illegittimi, Luigi prese questa decisione per evitare che la sua discendenza
diretta nel governo del Paese terminasse. La scelta cadde sui due fratelli per la
grande insistenza della nuova moglie del sovrano, Madame de Maintenon, che li aveva
allevati sin dalla più tenera età.[5] La nomina serviva inoltre ad affiancare i due
fratelli a colui che era stato designato come reggente al trono, Filippo II
d'Orléans, figlio del fratello minore del sovrano, Filippo. Sino alla maggiore età
del nuovo re, Filippo avrebbe esercitato la reggenza, ma sarebbe sempre stato
affiancato da un Consiglio di Reggenza composto da quattordici membri.
Luigi XV di Francia nel 1720 circa ritratto da Pierre Gobert

Filippo venne nominato presidente del Consiglio, ma per prendere una decisione
doveva in ogni caso ottenere la maggioranza dei voti.[6] Luigi XIV era ancora in
vita quando sorsero i primi scontri tra due fazioni avverse: quella composta dalla
Maintenon, dal duca del Maine e dal conte di Tolosa, e quella di Filippo.
Quest'ultimo godeva dell'appoggio dell'alta aristocrazia e del Parlamento di
Parigi[7], mentre il partito dei due legittimati cercava l'appoggio della nobiltà
minore, insofferente per i privilegi dei Pari e dei duchi.

L'alta nobiltà inoltre si opponeva alla nomina dei figli illegittimi, elemento di
rottura con la tradizione monarchica, che aveva creato uno status intermedio,
quello di "legittimato" tra i principi di sangue e i duchi[8] Il Parlamento di
Parigi si vide restituiti diritti che gli erano stati tolti da Luigi XIV e ottenne
posti di rilievo per i suoi membri nei consigli della Reggenza. L'Orleans venne
favorito anche dal maggiore favore che nutriva verso gli esponenti del giansenismo
e del gallicanesimo (correnti religiose che avevano molti simpatizzanti tra i
parlamentari parigini), mentre i cattolici romani, fedeli a papa Clemente XI che
aveva da poco condannato i giansenisti, si raccolsero attorno alla Maintenon.[9]

Due giorni dopo la morte del re, si riunì il Parlamento di Parigi: oltre ai
parlamentari anche aristocratici e principi del sangue si riunirono per la prima
volta dopo anni. Filippo aprì la seduta e venne data pubblica lettura delle volontà
di Luigi XIV. Al termine della lettura, Filippo propose ai membri del Parlamento
riuniti di nominarlo unico reggente e di abolire il Consiglio di Reggenza. I membri
del Parlamento accolsero con favore la proposta del duca d'Orléans, che divenne
reggente unico del giovane re Luigi XV. Quale segno simbolico di riavvicinamento al
potere parlamentare, Filippo decise di trasferire la corte da Versailles a Parigi,
come descrive in dettaglio nelle sue Memorie Saint-Simon.[10] Mentre Filippo aveva
trasferito la sua dimora al Palais-Royal, Luigi venne mandato nel castello di
Vincennes, fuori Parigi, immerso nel verde di una foresta dove il re avrebbe potuto
godere di un'aria più salubre di quella della capitale. Nel 1716, Luigi venne
portato nel Palazzo delle Tuileries, non distante da Palais-Royal e nel cuore di
Parigi, poiché il paese di Vincennes risultò troppo piccolo per ospitare tutto il
suo seguito.[11]

Per quanto riguarda la politica interna, Filippo, con l'aiuto del cardinale
Guillaume Dubois, divenuto primo ministro nel 1722, e di John Law, controllore
generale delle finanze, favorì fortemente la nobiltà, spogliata di gran parte degli
incarichi da Luigi XIV. Sul campo internazionale, nel 1717 strinse un'alleanza, che
prese il nome di Triplice Alleanza, con la Gran Bretagna di Giorgio I e con i Paesi
Bassi contro la politica di aggressiva espansione promossa da Filippo V di Spagna,
che non aveva ancora abbandonato il progetto di un grande regno che unisse Parigi e
Madrid.
Educazione

Come ogni principe francese che avesse raggiunto i sette anni, Luigi fu tolto alle
cure della governante, Madame de Ventadour, per essere affidato ai precettori,
primo fra tutti il duca di Villeroi, sovrintendente dell'educazione del giovane re
e amico di Luigi XIV. Come appoggio per il duca fu nominato precettore André-
Hercule de Fleury. Villeroi amava mettere alla prova il piccolo sovrano, che
durante le cerimonie pubbliche diede dimostrazione di essere perfettamente padrone
delle sue emozioni e di sapersi comportare da re.

In quanto tutore, Fleury diede a Luigi una preparazione culturale eccellente. Già
in giovane età l'allievo aveva imparato a scrivere, a leggere, a danzare e aveva
subito manifestato amore per la storia e la geografia.
Fleury scelse per lui alcuni grandi intellettuali ed eruditi della sua epoca, come
il cartografo Guillaume Delisle. Luigi, avido lettore e ragazzo molto curioso, si
interessò alla scienza, in particolare fisica e medicina e si dedicò alla lettura
di saggi di matrice illuministica.[12] Successivamente, finanziò la creazione di un
reparto di fisica (1769) e di meccanica (1773) presso il Collège de France.
Incoronazione e matrimonio
Corona reale di Luigi XV per la sua incoronazione
L'incoronazione di Luigi XV nella Cattedrale di Reims

Nel 1721 il re di Spagna Filippo V, zio di Luigi, propose in sposa al nipote sua
figlia Maria Anna Vittoria, infanta di Spagna. Ma l'ipotesi di un fidanzamento con
una bimba di tre anni fu fortemente rifiutata da Luigi, a sua volta appena
undicenne. Ci si affrettò quindi a rimandare l'infanta a Madrid: Filippo V e la
moglie, Elisabetta Farnese, si infuriarono poiché vedevano in questo modo sfumare
la possibilità di unire le due corone.[13]

Nel 1722 la corte tornò ufficialmente a stabilirsi a Versailles, da dove non si


sarebbe più mossa. Il re aveva nel frattempo raggiunto la maggiore età e si
preparava a essere incoronato: il 25 ottobre 1722 la cerimonia solenne ebbe luogo
nella Cattedrale di Reims e un anno dopo, nel 1723, il Consiglio di Reggenza venne
sciolto e il giovane sovrano fu riconosciuto ufficialmente come re di Francia con
il nome di Luigi XV. Pochi mesi dopo moriva Filippo II d'Orléans, al quale erano
stati affidati incarichi minori di governo.

Su esortazione di Fleury, Luigi nominò Luigi-Enrico di Borbone-Condé, duca di


Borbone e suo parente più prossimo, primo ministro. Di fatto il duca di Borbone
occupava ora il posto che era stato di Filippo d'Orléans.

La preoccupazione principale del duca di Borbone era la discendenza. Luigi era


giovane e stava crescendo vigoroso, ma aveva anche dovuto attraversare lunghi
periodi di malattia; se fosse successo qualcosa al re, la corona sarebbe passata al
ramo collaterale, quello degli Orléans e quindi nelle mani di Luigi d'Orléans,
figlio di Filippo. Per scongiurare questo problema, si cercò una moglie per il re
che fosse in età per dargli un erede.[13] Dopo vari negoziati, si propose al re la
mano di Maria Leszczyńska, figlia dell'ex re di Polonia Stanislao Leszczyński.
Maria aveva sette anni in più di Luigi, era sana e sembrava che potesse dargli in
tutta sicurezza un erede. Stanislao, che aveva perso il trono, vedeva questa come
una grande occasione di riscatto e accettò subito.[14] Sia Luigi sia Maria erano
soddisfatti per la conclusione dei negoziati e convolarono a nozze nel settembre
del 1725.

Il duca di Borbone intanto cercò di allontanare da Parigi il vecchio tutore del re,
Fleury, poiché con il suo ascendente sul sovrano, andava acquistando sempre più
potere. Così cercò di convincere il re a congedare il cardinale: con l'aiuto della
nuova regina, che gli era debitrice per essere diventata moglie del re[15], il duca
tentò di convincere Luigi a sbarazzarsi dello scomodo cardinale. Ma Luigi, molto
legato all'anziano ecclesiastico rifiutò, e approfittò dell'impopolarità del duca,
che stava preparando una guerra contro la Spagna e il Sacro Romano Impero, per
cacciare lui e la sua amante in esilio a Chantilly.[16] Rimproverò aspramente anche
Maria, che aveva in questo modo agito contro la sua volontà, e da quel momento non
si abbandonò mai a lei in una relazione di confidenza.[17]
Gouvernement reparateur di Fleury
Il cardinale Fleury in un ritratto di Hyacinthe Rigaud

Dal 1726 sino al giorno della sua morte, avvenuta il 29 gennaio 1743, il cardinale
Fleury, pur senza il titolo di primo ministro, amministrò la Francia con l'assenso
del re. Tornava sulla scena un primo ministro cardinale come Richelieu sotto Luigi
XIII e Mazzarino sotto Luigi XIV. Gli storici contemporanei tendono a definire il
periodo di governo di Fleury come uno dei migliori dell'ancien régime.[18]
Politica interna
Luigi XV - Moneta da 1 Luigi d'oro

Con l'aiuto di ministri competenti ed efficienti come Philibert Orry, il cardinale


riuscì a raggiungere il pareggio del bilancio nel 1738. Inoltre promosse una grande
politica di espansione economica: in particolare le vie di comunicazione furono
migliorate e ampliate. Creò canali, come quelli che collegano i fiumi Oise e Somme
e ampliò il fiume Schelda, sino a farlo sfociare nei Paesi Bassi. In pochi anni, la
Francia divenne il paese meglio organizzato come sistema stradale in tutta Europa.
Anche a livello edilizio ci fu una enorme crescita. Città come Parigi, Bordeaux,
Rennes, Nîmes, Nantes, Rouen crebbero e si trasformarono da città medievali in
centri moderni, grazie alla costruzione di piazze, palazzi, edifici pubblici. Il
numero della popolazione aumentò molto, tanto che Lione e Marsiglia arrivarono a
contare oltre centomila abitanti.[19] Inoltre il cardinale si dedicò a combattere
il giansenismo, già condannato dal papa, che in Francia aveva trovato grande
sviluppo, e il gallicanesimo, che auspicava uno scisma dalla Chiesa di Roma per
fondare una Chiesa cattolica francese indipendente.

Venne promosso anche il commercio marittimo, trascurato durante il regno di Luigi


XIV, tanto che il numero delle navi da commercio divenne quattro volte maggiore tra
il 1715 e il 1789.[20]
Politica estera
Stanislao Leszczyński, ex re di Polonia e duca di Lorena dal 1738 in un ritratto di
Jean-Baptiste van Loo

Sul piano internazionale, Fleury tentò di mantenere un clima di distensione e di


equilibrio, stipulando trattati di pace con la Gran Bretagna e stringendo patti di
riconciliazione con la Spagna.

Intanto, la regina aveva partorito per la terza volta e finalmente era nato il
tanto sospirato erede, un maschio che venne battezzato con il nome di Luigi. Per la
prima volta il popolo mostrava riconoscenza nei confronti della regina polacca,
accolta freddamente dai francesi, festeggiando il nascituro per giorni. La nascita
di un erede maschio garantiva continuità alla linea dinastica e impediva a Filippo
V di Spagna di tentare di impossessarsi del trono francese.

Nel 1733, pur contro la politica di Fleury, Luigi acconsentì, su consiglio del suo
ministro Germain Louis Chauvelin, a scendere in guerra. Era infatti da poco
scoppiata la Guerra di successione polacca: il suocero del re, Stanislao
Leszczynski, chiese aiuto alla Francia per poter tornare sul trono di Polonia,
lasciato vuoto dopo la morte del re Augusto II. Spalleggiato da un forte partito
francese, Stanislao giunse a Varsavia dove una Dieta di nobili polacchi lo rimise
sul trono.[21] La Russia e l'Impero asburgico appoggiavano tuttavia il figlio del
defunto re, Augusto III; in breve l'esercito austriaco fece irruzione in Polonia e
Stanislao dovette fuggire e fu destituito per una seconda volta.

I francesi non intervennero più negli affari polacchi, ma attaccarono il ducato di


Lorena, il cui duca, Francesco III, era promesso sposo di Maria Teresa d'Asburgo,
figlia dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI. Una volta sposati, la
Lorena avrebbe rappresentato un pericolo per la Francia, in quanto avvicinava
pericolosamente i confini austriaci al territorio francese. Così le truppe francesi
dilagarono in Lorena e presero la capitale, Nancy.
I conflitti si conclusero nel 1738 con un bilancio positivo per la Francia di Luigi
XV, che conquistava il Ducato di Lorena. Il Trattato di Vienna pose definitivamente
fine alle ostilità: a Stanislao venne concesso di regnare sulla Lorena, a titolo di
indennizzo per la perdita del regno di Polonia[22], mentre Francesco III ottenne i
diritti di successione sul Granducato di Toscana.

Luigi e Fleury ottennero anche grandi risultati nei Balcani: l'Impero ottomano,
tradizionale alleato della Francia contro gli Asburgo, aveva riottenuto il
controllo di Belgrado grazie ai francesi, che ricevettero in cambio importanti
privilegi commerciali.[23]

Nel 1739 Luigi fu iniziato in Massoneria nella loggia reale dei piccoli
appartamenti di Versailles[24].

Ma i conflitti non dovevano terminare: nel 1740, alla morte dell'imperatore Carlo
VI d'Austria, scoppiò la Guerra di successione austriaca. Il cardinale non riuscì,
per la seconda volta, a frenare il partito della guerra, che convinse Luigi a
entrare nel conflitto. La Francia quindi, schierata a fianco della Prussia,
dichiarò guerra all'Austria di Maria Teresa. Il conflitto durò sette anni, ma il
cardinale non fece in tempo a vederne la conclusione. Si spense infatti il 29
gennaio 1743, all'età di novant'anni.
Governo personale di Luigi, le Bien-Aimé

Con la morte del cardinale, Luigi decise di non affidarsi più a un primo ministro e
di amministrare in prima persona gli affari del suo regno.[25] I rapporti con la
regina erano buoni: Maria aveva partorito dieci volte in otto anni, anche se solo
due volte erano nati maschi, di cui solamente uno riuscì a sopravvivere. Tuttavia,
dopo sette anni di assoluta fedeltà Luigi decise di affiancarsi delle amanti, il
che fece soffrire terribilmente la regina, che se ne lamentò a lungo anche con il
padre.

Nel giugno del 1744 Luigi lasciò la corte e Versailles per mettersi alla testa
delle sue truppe che combattevano contro l'Austria, l'Inghilterra e l'Hannover.
Questa decisione rese il re ancora più amato presso il popolo e presso l'esercito.
Tuttavia, dopo una breve visita ad alcune città delle Fiandre, Luigi si ammalò e
dovette fermarsi nella città di Metz, dove le sue condizioni parvero subito molto
gravi. La Francia cadde in un profondo scoramento e per tutto il Paese il popolo
pregava per la salvezza del sovrano.[26] Con l'aiuto dei medici, in particolare di
François Quesnay, Luigi riuscì a riprendersi e, su consiglio del suo confessore,
licenziò la sua amante, Madame de Chateauroux, che l'aveva seguito fin sui campi di
battaglia. La notizia della guarigione del re e della cacciata della sua amante,
venne accolta a Parigi con grande entusiasmo tanto che da quel momento Luigi venne
chiamato "il Beneamato".[26]
Tentativo di riforma: immobilità del governo

Pur essendo, secondo il giudizio di molti storici, più colto e intelligente del
bisnonno – alcuni arrivarono a definirlo «il più intelligente dei Borbone assieme a
Enrico IV»[27] –, Luigi XV non riuscì a essere un efficiente e sicuro
amministratore per il Paese. Dalle sue lettere si comprende quanto fosse lucido e
profondo mentalmente, e quanto fosse esperto in questioni politiche[28]; nonostante
ciò fu sempre trattenuto nelle sue decisioni da una sorta di timore di sbagliare,
di incertezza e mancanza di fiducia in sé stesso, che superò solamente verso gli
ultimi anni di regno.[29] I suoi ministri ebbero larga autonomia: raramente il re
si oppose alla loro linea d'azione politica. Essi si riunivano e prendevano le
decisioni che poi venivano sottoposte al sovrano, il cui compito era quello di
confermarle o di modificarle.

L'impassibilità del re era tale che i suoi ministri non riuscivano mai a capire se
gli erano gradite o meno le decisioni che proponevano. Luigi tentava di tenerli
all'oscuro delle sue reali opinioni e spesso li faceva spiare e controllare da uno
stuolo di servitori. Oltre a ciò, Luigi aveva creato una fitta rete segreta di
agenti, direttamente al suo servizio, che agiva in concorrenza e spesso in
contrasto con gli inviati ufficiali. Questo modo di comportarsi prese il nome di
Secret du Roi, segreto del re.[30]

Nel 1749 il controllore generale di Luigi, d'Arnouville decise di attuare una


radicale riforma: introdusse infatti il vingtième[31], tassa sui redditi imposta a
tutti i francesi senza eccezione alcuna. Ovviamente la nobiltà protestò per questa
nuova riforma e rifiutò di pagare; a protestare maggiormente fu il clero, che
vedeva l'imposizione di una tassa come una rottura dei suoi privilegi e come un
insopportabile tentativo da parte dello Stato di assoggettare la Chiesa. A questo
punto l'Alto Consiglio, organo presieduto dal re per le questioni diplomatiche,
militari e religiose si divise in due parti in totale e feroce disaccordo tra loro.
Il primo partito, detto dei Dévots, si schierò dalla parte della Chiesa e tra i
suoi maggiori rappresentanti spiccavano la regina Maria, il Delfino Luigi, le
figlie del sovrano[32], i gesuiti e il conte d'Argenson, segretario di Stato per la
guerra e avversario instancabile di d'Arnouville.[33] Il secondo partito, retto
dalla marchesa di Pompadour, amante del re e influentissima a corte dal 1745 al
1764, era invece sostenitore della politica riformista di Machault. Luigi,
sensibile in materia religiosa, vista la dura opposizione del clero[34] decise, nel
1751, di lasciar cadere il progetto. L'applicazione della legge al clero fu così
interrotta e si dovette rivedere l'intera riforma fiscale.
Discordie religiose: persecuzione degli ugonotti
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Ugonotti.

Nonostante fossero stati duramente sconfitti presso la loro roccaforte di La


Rochelle dal cardinale Richelieu e fosse stato revocato l'Editto di Nantes, che
lasciava loro libertà religiosa, gli ugonotti in Francia erano ancora presenti in
grosse comunità. Luigi XV, seguendo la politica religiosa inaugurata da Luigi XIV,
promosse delle campagne di persecuzione contro di loro.[35] Il rito protestante nel
regno non era ammesso: numerosi matrimoni furono resi nulli e, di conseguenza, i
figli di coppie ugonotte non furono riconosciuti e vennero privati dell'eredità
paterna. Le riunioni protestanti furono intercettate e i partecipanti uccisi o
arrestati. A Cevenne, luogo di grande concentrazione di ugonotti, una riunione fu
repressa nel sangue mentre nel 1749 a Bordeaux furono condannate quarantasei
persone perché ugonotte. Nel 1752 vi fu una nuova ingente migrazione di ugonotti
dalla Francia, che contribuì a frenare lo sviluppo industriale ed economico del
Paese.[36]
Politica estera
Guerra in Europa
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra dei
sette anni.
Ritratto di Luigi XV in armatura, di Charles-André van Loo

Nel 1740, la morte dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo aveva segnato l'inizio della
Guerra di successione austriaca. La Francia, ancora governata dal Fleury, era
alleata con la Prussia e combatté contro Austria, Gran Bretagna e Olanda.
All'inizio del conflitto Federico II di Prussia conquistò la regione della Slesia,
appartenente ai territori asburgici.

L'esercito francese ottenne una serie di grandi vittorie a Fontenoy (1745), a


Rocourt (1746) e a Lauffeld (1747).[37] Quella di Fontenoy, ottenuta da Maurizio di
Sassonia, è ancora oggi considerata una delle massime vittorie francesi contro la
Gran Bretagna.[37]

Nel 1748, la Francia occupava tutta la parte meridionale delle Fiandre, una delle
regioni più ricche d'Europa. Con il Trattato di Aquisgrana (1748), che pose fine
alla guerra, Luigi XV dovette restituire questi territori agli Asburgo d'Austria.
L'arciduchessa d'Austria non aveva tuttavia rinunciato a tutte le sue pretese sulla
Slesia. Ben presto fu inviato a Versailles in qualità di ambasciatore, il
cancelliere von Kaunitz, con l'obiettivo di stipulare un'alleanza tra le due
nazioni. Kautnitz prometteva di caldeggiare la candidatura per il trono polacco di
un pretendente francese e di eleggere reggente dei Paesi Bassi austriaci il genero
di Luigi.[30] Tuttavia l'opinione pubblica era vicina a Federico II, vista anche
l'accoglienza che questo sovrano offriva a numerosi intellettuali francesi.[38]
Poiché anche alcuni ministri di Luigi espressero vicinanza alla Prussia,
l'ambasciatore austriaco decise di servirsi della favorita del re, Madame de
Pompadour, per ottenere i suoi scopi.[39]

Nel 1756, alla notizia del Trattato di Westminster che univa Gran Bretagna e
Prussia in un patto di non belligeranza, Luigi si affrettò a firmare l'alleanza con
l'Austria con il Trattato di Versailles: il rovesciamento delle alleanze era
compiuto. La Francia abbandonava i vecchi alleati, Svezia, Polonia, Turchia e Stati
germanici, per legarsi all'Austria di Maria Teresa d'Asburgo e alla Russia di
Elisabetta Romanova.

Federico II di Prussia capì di essere rimasto ormai solo in Europa: la Gran


Bretagna, che ora vedeva William Pitt come primo ministro, era infatti impegnata
sui mari[40] mentre sul continente si andava formando una coalizione contro
Berlino. Il re decise quindi di invadere la Sassonia, senza una regolare
dichiarazione di guerra. Il regno sassone fu invaso nel 1756 e la famiglia reale
trattata brutalmente, tanto che la regina Maria Giuseppina morì in seguito ai
maltrattamenti prussiani.

La Francia dichiarò immediatamente guerra alla Prussia e occupò militarmente


l'Hannover, terra natia del re di Gran Bretagna Giorgio II. Tuttavia, i continui
litigi tra gli ufficiali francesi e la cattiva organizzazione dell'esercito
austriaco culminarono con la battaglia di Leuthen, dove l'esercito imperiale subì
una pesante sconfitta. Il ministro di Stato per gli affari esteri, Choiseul, riuscì
a far entrare in guerra anche la Spagna di Carlo III ma questo non servì a
migliorare le cose.[41] Nel 1763 veniva firmata la pace nel Trattato di Parigi con
il quale si metteva fine alla Guerra dei sette anni.
Colonie e guerra sui mari
Battaglia della baia di Quiberon tra la flotta inglese e quella francese (Guerra
dei Sette Anni, 20 novembre 1759)

La Francia nella prima metà del Settecento possedeva colonie nelle Americhe, Canada
e Louisiana, e nelle Indie. La Gran Bretagna, altra grande potenza marittima, aveva
interessi nell'America Settentrionale e anche nelle Indie. Uno scontro tra i due
Paesi per il controllo definitivo degli scali commerciali più importanti sembrava
inevitabile.

Nel 1748, coloni francesi e coloni britannici si scontrarono nella regione


americana dei Grandi Laghi. In India, gli scontri tra i principi locali permisero
all'ammiraglio francese Joseph François Dupleix di ottenere importanti scali
commerciali e il protettorato sul Carnatico e sull'altopiano del Deccan. Gli
inglesi adottarono le stesse tattiche finché le due flotte non si scontrarono.
Benché le due nazioni fossero in un periodo di pace, le navi inglesi della Royal
Navy tennero in scacco le navi dirette in Canada con rinforzi e approvvigionamenti.

Nel giugno del 1755 un convoglio francese fu intercettato al largo di Terranova e


due navi furono catturate. Gli inglesi organizzarono anche un attacco ai forti
francesi sulla terraferma, ma vennero respinti.[42] Malgrado Versailles avesse
tentato di convincere gli ambasciatori di Londra e Hannover, le navi inglesi
continuarono a ostacolare quelle francesi: furono catturate, con atti di vera e
propria pirateria, oltre trecento navi francesi.
Il governo centrale di Londra ignorò l'ultimatum francese e nel gennaio 1756 le due
potenze entrarono in guerra. I francesi erano notoriamente poco interessati alle
situazioni extraeuropee: a Versailles non ci si preoccupò troppo quando le desolate
terre del Canada passarono in mano britannica; tuttavia, si concentrarono tutte le
forze per sconfiggere i britannici in India, importantissima regione ricca di scali
commerciali.

La flotta francese ottenne qualche vittoria (a Minorca la flotta britannica fu


annientata), ma il bilancio conclusivo non fu favorevole alla Francia. Con la fine
delle ostilità, Luigi XV perse il controllo del Senegal e dell'isola di Gorea in
Africa, del Bengala in Oriente; in America la colonia del Québec passava agli
inglesi così come Guadalupa, Martinica, Grenada, Saint Lucia e Saint-Vincent. Le
stesse coste francesi furono spesso oggetto di attacchi da parte delle navi
inglesi.
Ultimi anni
Tentativo di assassinio

Il 5 gennaio 1757 Luigi XV si trovava a Versailles. Era andato a far visita alla
figlia e verso sera aveva deciso di recarsi al palazzo del Grand Trianon, dove
avrebbe passato la notte. Mentre passava tra due ali di soldati, dal buio apparve
un uomo che si gettò sul sovrano pugnalandolo alla spalla.[43] Il re cadde a terra
e richiese subito di poter vedere un confessore. Il pugnale non aveva leso organi
vitali in quanto il re, a causa del clima molto rigido di quei giorni, indossava
abiti particolarmente pesanti. L'attentatore, subito bloccato dalle guardie, si
chiamava Robert François Damiens. Damiens venne torturato per scoprire se avesse
avuto dei complici, ma emerse che l'uomo, servitore di parlamentari e sofferente di
disturbi mentali, aveva probabilmente sviluppato il suo proposito criminoso a
seguito dei discorsi critici verso il monarca, frequenti nel suo ambiente di
lavoro.

Luigi XV era disponibile a perdonare, ma si trattava sempre del primo tentativo di


regicidio in Francia dal 1610, quando Enrico IV era stato assassinato da François
Ravaillac, e un processo era quindi inevitabile. Torturato e condannato a morte dal
Parlamento di Parigi, Damiens venne giustiziato il 28 marzo 1757 sulla pubblica
piazza, mediante squartamento, metodo d'esecuzione riservato ai traditori e ai
regicidi.

La crudele messa a morte di Damiens venne duramente criticata dai "Philosophes",


che videro in essa un ritorno alla brutalità di tempi ormai passati. In verità, le
metodologie dell'esecuzione non erano state decise dal re, che non volle nemmeno
assistere, ma dai membri del Parlamento di Parigi, i quali speravano di
riconciliarsi in questo modo con il monarca, dopo la loro opposizione alla "tassa
sul ventesimo" e il loro appoggio ai Giansenisti contro il volere del re (oltre che
per il fatto che Damiens lavorava quotidianamente proprio per uno di loro). Pare
che Luigi XV, dopo l'esecuzione, si fece fare un resoconto, ma dopo la descrizione
delle torture e della morte di Damiens, il re, visibilmente sconvolto, si ritirò
nella sua stanza e pianse lungamente sopra il letto.[44] In seguito disse alla
Pompadour che i responsabili morali dell'attentato erano appunto i parlamentari
stessi: «Senza questi consiglieri e questi presidenti, non sarei mai stato colpito
da quel signore, sono stati i loro discorsi a sconvolgergli la testa».[45]

Durante la convalescenza di Luigi XV, la Luogotenenza del regno venne assunta dal
figlio Luigi Ferdinando, che entrò nel Consiglio di Stato. Il sovrano poté comunque
tornare allo svolgimento delle sue mansioni in breve tempo.

Luigi XV si distinse anche, però, per alcune iniziative giudiziarie imparziali e


corrette: spinto dalla Pompadour e dalla campagna di Voltaire presso l'opinione
pubblica, prese posizione nel caso Calas, ricevendo la famiglia del commerciante
protestante giustiziato a Tolosa, e annullando poi la sentenza ingiusta del
Parlamento, riabilitando la memoria dell'uomo.[46]
Tramonto del Re

Caduto in un profondo stadio di sfiducia, il re congedò i suoi ministri e si affidò


a Choiseul.[47]

Il ministro sviluppò la potenza della marina militare francese e strinse accordi


con la Spagna: in una eventuale nuova guerra marittima con la Gran Bretagna,
l'appoggio di una nazione con grandi tradizioni navali come la Spagna era infatti
fondamentale. Riformò anche l'esercito, convertendo le fabbriche di armi da private
a statali e trasformando l'artiglieria in un settore dell'esercito dipendente dalla
Corona. Fu soprattutto per opera di Choiseul che i gesuiti furono processati,
tassati e costretti a non essere più operativi sul suolo francese. A livello
extraeuropeo tentò, anche se con scarsa fortuna, di colonizzare il Madagascar e la
Guiana francese.

Nel 1764, morì Madame de Pompadour, rimpianta da tutti, a dire dell'ambasciatore


britannico, tranne che dal popolo.[48] La morte della favorita del re, gettò Luigi
in un nuovo periodo di profonda depressione.[49] Nel giro di pochi anni, il sovrano
perse la moglie, affetta dalla tubercolosi, il figlio Luigi Ferdinando (per la
stessa malattia), il nipote maschio erede al trono, duca di Borgogna e la figlia
Elisabetta, duchessa di Parma. Ma ben presto al re venne presentata una giovane
donna: il suo nome era Jeanne Bécu, conosciuta poi come Madame du Barry. La giovane
conquistò il re, che non poté più staccarsi da lei e la presentò alla corte,
davanti a una folla di aristocratici sbigottiti.[50]

Il re, oltre a essere stato ormai ribattezzato le Mal-Aimè (il mal-amato, in


contrapposizione al suo precedente soprannome) era oggetto delle satire più feroci,
di cui faceva le spese la statua equestre che s'era fatto erigere nel 1763
sull'attuale Place de la Concorde: una volta al collo della statua comparvero dei
versi anonimi destinati a rimanere celebri (Oh, il bel monumento! Oh, il bel
piedistallo! / Le Virtù sono a piedi, il Vizio va a cavallo!), mentre in un'altra
occasione, la statua fu ritrovata bendata, come a dimostrare che ormai il re non
"vedesse" più i reali bisogni del suo popolo.

Intanto, il ministro Choiseul, che si era alleato con i parlamenti, aumentandone


molto l'influenza, cominciava a perdere il favore del sovrano. Inoltre la du Barry,
pur non interessandosi di politica, aveva una profonda disistima per il ministro.
[51] Uno degli ultimi atti di Choiseul fu quello di combinare un matrimonio tra il
delfino, Luigi Augusto e la figlia dell'imperatrice Maria Teresa, Maria Antonietta
d'Austria. La caduta di Choiseul avvenne nel dicembre del 1770, quando il ministro
propose al Consiglio del re di appoggiare la Spagna contro la Gran Bretagna nella
difesa delle isole Falkland: gli avversari del ministro si opposero a una nuova
dichiarazione di guerra e il re cacciò Choiseul in esilio nella sua residenza di
campagna. Il governo era ora nelle mani di d'Aiguillon, Maupeou e Terray. I tre
ministri si impegnarono per ristabilire l'autorità della monarchia assoluta; il
potere dei parlamentari venne notevolmente diminuito e la tassa vingtiéme fu
introdotta, portando una maggiore equità nelle distribuzione delle tasse. Il secret
di Luigi cominciava ora a manifestare punti deboli e a essere scoperto.

Nell'aprile del 1774 Luigi si ammalò; nel 1728 Luigi XV aveva contratto la
varicella, che i medici diagnosticarono erroneamente come vaiolo; convinto di aver
contratto la malattia, il re non si sottopose mai alla procedura immunizzante della
variolizzazione. Negli anni aveva avuto delle ricadute di herpes zoster, ma era
sempre guarito, mentre questa volta peggiorò inesorabilmente, finché i medici si
accorsero che si trattava davvero di vaiolo. Il re si spense nei suoi appartamenti
di Versailles il 10 maggio 1774. Già il 4 maggio aveva scoperto che la malattia che
lo affliggeva era arrivata a un punto inarrestabile. Aveva congedato la du Barry,
facendole lasciare la reggia e salutato tutti i membri della corte a lui più
vicini, restando solo col confessore mentre gli altri, famigliari compresi, si
tenevano a debita distanza per evitare il contagio. Dopo 58 anni di regno, Luigi XV
morì e fu tumulato nella basilica di Saint-Denis, assieme ai corpi dei suoi
antenati.

Ereditava il trono suo nipote Luigi Augusto, Luigi XVI, che avrebbe regnato sino al
1792, anno dell'istituzione della repubblica, [52] finendo poi ghigliottinato nel
1793.

Durante la Rivoluzione francese le tombe reali furono profanate, anche per


recuperare il piombo delle bare. Il 16 ottobre (stesso giorno dell'esecuzione di
Maria Antonietta), fu distrutto il sepolcro e aperta la cassa del re: il corpo di
Luigi XV, che non era stato imbalsamato per via del vaiolo che lo aveva portato
alla morte, fu trovato in avanzato stadio di putrefazione e quasi ridotto in
polvere, al punto che i rivoluzionari dovettero purificare l'aria; i resti furono
poi gettati in una fossa comune con quelli degli altri sovrani. I corpi furono
recuperati solo in parte da Luigi XVIII durante la Restaurazione, e sepolti alla
rinfusa in alcune bare di piombo della cripta dei Borboni, essendo impossibile
l'identificazione singola, e dove tuttora si trovano.[53]
Famiglia e amanti
Moglie e figli
La regina Maria Leszczyńska ritratta da Jean-Baptiste van Loo

Come l'avo Enrico IV e come il bisnonno Luigi XIV, Luigi XV amava molto le donne,
ma, come Luigi XIII, con esse si trovava in grande imbarazzo.[54]

Quando venne firmato il suo contratto di matrimonio, Luigi aveva appena quindici
anni; la sua sposa sette anni di più. Tutti in Francia erano sbalorditi per la
scelta della sposa del re. Il sovrano più potente d'Europa riceveva in sposa
infatti una giovane, Maria Leszczyńska, figlia del detronizzato re di Polonia, che
non aveva nessuna dote e non era nemmeno particolarmente attraente.[55] Il
memorialista Edmond Jean François Barbier scrisse: «Questo matrimonio non piace a
nessuno. Stupisce tutti, perché in realtà non si addice in alcun modo al re di
Francia».[56] Tuttavia, Luigi dimostrò di apprezzare la sua sposa e la notte delle
nozze la coppia reale consumò il matrimonio. Nell'arco di pochi anni, dal 1727 al
1737 la regina partorì dieci volte, dando alla luce due figli maschi, dei quali
uno, Filippo, morì a tre anni mentre l'altro, Luigi Ferdinando di Borbone-Francia,
fece in tempo a raggiungere la maggiore età, ma morì prima del padre.

Il rapporto con la regina fu comunque sempre piuttosto tempestoso: dopo un primo


periodo di fedeltà, imposto forse dalla paura di essere rimproverato dal cardinale
Fleury, Luigi tradì la moglie ripetutamente e finì per abbandonarla nei suoi
appartamenti, come era successo alla precedente regina, Maria Teresa, costretta a
convivere con lo stuolo delle amanti del Re Sole.[57]

Luigi restò sempre teneramente affezionato ai suoi figli, specialmente alle tante
femmine. Il delfino Luigi invece ebbe sempre in odio le tante amanti paterne[58] e
quando il re venne colpito dal tentativo di assassinio, prese frettolosamente il
suo posto, bramoso di ottenere il trono di Francia qualora il padre fosse morto.
[59] Ecco l'elenco dei figli di Luigi XV:
Nome Ritratto Nascita e morte Note
Maria Luisa Elisabetta
Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla Louise-Élisabeth de France, duchesse de
Parme by an unknown artist after J.-M. Nattier.jpg 14 agosto 1727
6 dicembre 1759 Sorella gemella di Enrichetta; sposò Filippo, Duca di Parma ed
ebbe figli.
Anna Enrichetta
Madame Seconde Nattier, workshop of - Henriette of France - Versailles MV
3808.png 14 agosto 1727
10 febbraio 1752 Sorella gemella di Elisabetta; morì nubile.
Maria Luisa
Madame Troisième Madame Troisième, Marie Louise de France, (1728-1733).jpg 28
luglio 1728
19 febbraio 1733 Morì all'età di quattro anni per un raffreddore.
Luigi Ferdinando
Delfino di Francia Louis de France, dauphin (MV 6583).jpg 4 settembre 1729
20 dicembre 1765 Sposò in prime nozze l'Infanta Maria Teresa di Spagna ed ebbe
figli; si sposò nuovamente con la Principessa Maria Giuseppina di Sassonia ed ebbe
figli, inclusi Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X.
Filippo
Duca d'Angiò Philippe de France by Barrière.jpg 30 agosto 1730
17 aprile 1733 Morì all'età di due anni.
Maria Adelaide
Duchessa di Louvois Nattier, Jean-Marc - Marie Adélaïde of France - Versailles
MV 8376.jpg 23 marzo 1732
27 febbraio 1800 Morì nubile.
Maria Luisa Teresa Vittoria
Madame Quatrième Jean-Marc Nattier, Madame Victoire de France (1748).jpg 11
maggio 1733-
7 giugno 1799 Morì nubile.
Sofia Filippina Elisabetta Giustina
Duchessa di Louvois Jean-Marc Nattier, Madame Sophie de France (1748) - 01.jpg
17 luglio 1734
3 marzo 1782 Morì nubile.
Figlio senza nome
Principe(ssa) di France Grand Royal Coat of Arms of France & Navarre.svg
28 marzo 1735 Nato morto.
Maria Teresa Felicita
Madame Sixième Grand Royal Coat of Arms of France & Navarre.svg 16 maggio
1736
28 settembre 1744 Morì all'età di otto anni di vaiolo.
Luisa Maria
poi Teresa di S. Agostino
Badessa di Saint Denis Madame Louise de France (1748) by Jean-Marc Nattier.jpg
5 luglio 1737
23 dicembre 1787 Fu una suora e morì nubile.
Amanti: Madame de Pompadour e Madame du Barry
Madame de Pompadour ritratta nel 1748 da Jean-Marc Nattier

Jeanne-Antoinette Poisson nacque nel 1721 da Luise Madeleine de La Motte, una ricca
ereditiera borghese e da François Poisson, benché la paternità sulla bambina non
gli sia attribuita. La ragazza ricevette una buona educazione in convento e anche
nei salotti parigini frequentati da artisti, letterati e filosofi. Grazie alle sue
amicizie, riuscì a partecipare al ballo organizzato per festeggiare le nozze del
Delfino e in quell'occasione conobbe Luigi XV che ne fece la sua amante. Dopo
averle acquistato il titolo di marchesa de Pompadour, Jeanne-Antoinette fu
riconosciuta come maîtresse-en-titre, ovverosia amante ufficiale. Madame de
Pompadour ebbe notevole influenza sulle arti, sulla moda, sul teatro e sulla
musica, dettando lo stile della prima metà del Settecento; a livello filosofico fu
sostenitrice delle idee dell'Illuminismo. Ebbe anche notevole importanza a livello
politico riuscendo a ottenere cariche per amici e familiari: suo fratello, Abel
François Poisson, fu nominato Direttore e ordinatore generale delle costruzioni,
giardini, arti e manifatture del re nonché marchese di Marigny. Al suo operato si
deve la riuscita del rovesciamento delle alleanze, con il quale la Francia si unì
al Sacro Romano Impero, unione che sarebbe stata suggellata nel 1770 dal matrimonio
del Delfino Luigi Augusto con l'arciduchessa Maria Antonietta d'Austria. Morì nel
1764 prima di veder realizzati i frutti del suo operato.
Madame du Barry, di Élisabeth Vigée Le Brun

Il re, dopo alcuni anni trascorsi nel ricordo del suo ministro-donna, trovò
consolazione in una figura assai diversa, Madame du Barry. Nata nel 1746 da una
donna povera e da padre ignoto, lavorò a Parigi in un negozio di moda. Notata da un
nobile, Jean du Barry, riuscì a inserirsi nell'alta società sposandone il fratello,
Guillaume du Barry. Divenuta amante del duca di Richelieu, fu notata anche dal re,
di cui divenne amante ufficiale nel 1769, suscitando grande scalpore. Poco tempo
dopo arrivò alla corte di Versailles, la giovane arciduchessa Maria Antonietta,
figlia dell'imperatrice Maria Teresa. La ragazza, profondamente cattolica e
appoggiata dalle figlie del re, si oppose all'autorità che la du Barry aveva sulla
corte e non la riconobbe nel suo ruolo di amante ufficiale. Avvalendosi del diritto
di parola (infatti, un nobile minore non poteva parlare per primo a un membro della
famiglia reale), Maria Antonietta rifiutò di rivolgerle la parola scatenando le ire
di Madame e quelle del re. Rischiando di rompere la recente alleanza franco-
austriaca, la Delfina capitolò, ma soltanto due anni dopo, e il 1º gennaio del 1772
rivolse alla du Barry questa breve frase: «C'è molta gente oggi a Versailles»[60].
Il potere di Madame du Barry non fu lungo: nel 1774, alla morte di Luigi XV, fu
allontanata dalla corte e Maria Antonietta diventò regina. Madame du Barry visse il
resto della sua vita nel suo castello di Louveciennes, dove continuò una vita da
cortigiana in esilio, ospitando letterati e artisti (tra i quali Élisabeth Vigée Le
Brun) e rimanendo profondamente radicata nei principi monarchici. Durante la
rivoluzione fu arrestata e poi ghigliottinata l'8 dicembre 1793 in Place de la
Révolution, la stessa piazza un tempo dedicata a Luigi XV.
Figli illegittimi

Luigi XV ebbe altri otto figli al di fuori del matrimonio:

da Pauline Félicité de Mailly, marchesa de Vintimille (1712 - 1741)


Charles Emmanuel de Vintimille (1741 – 1814), marchese di Luc
da Louise O'Murphy (deceduta nel 1814)
Agathe Louise de Saint-Antoine de Saint-André (1754 – 1774)
da Marguerite Catherine Haynault, marchesa de Montmélas (1736 - 1823)
Agnese Luisa di Montreuil (1760 – 1837)
Anna Luisa de La Réole (1762 – 1831)
da Lucie Madeleine d'Estaing (1743 - 1826)
Agnese Lucia Augusta (1761 – 1822)
Afrodite Lucia Augusta (1764 – 1819)
da Anne Couffier de Romans, baronessa de Meilly-Coulonge (1737 - 1808)
Luigi Aimé di Borbone, abate (1762 – 1787)
da Jeanne Louise Tiercelin de la Colleterie, mademoiselle de Bonneval (1746–
1779):
Benedetto Luigi (Benoit Louis) Le Duc, abate (1764 – 1837)

Ascendenza
Re di Francia - Capetingi
Borbone di Francia

Grand Royal Coat of Arms of France & Navarre.svg


Enrico IV (1589-1610)
Figli
Luigi XIII (1610 - 1643)
Figli
Luigi XIV (1643 - 1715)
Figli
Luigi XV (1715 - 1774)
Figli
Luigi XVI (1774 - 1792)
Figli
Luigi XVII
Luigi XVIII (1814 - 1824)
Carlo X (1824 - 1830)
Figli
Enrico V (1820 - 1883)

Genitori Nonni Bisnonni


Trisnonni
Luigi XIV di Francia
Luigi XIII di Francia

Anna d'Austria
Luigi, il Gran Delfino
Maria Teresa d'Asburgo Filippo IV di Spagna

Elisabetta di Borbone-Francia
Luigi, duca di Borgogna
Ferdinando Maria di Baviera Massimiliano I di Baviera

Maria Anna d'Asburgo


Maria Anna Vittoria di Baviera
Enrichetta Adelaide di Savoia Vittorio Amedeo I di Savoia

Maria Cristina di Borbone-Francia


Luigi XV di Francia
Carlo Emanuele II di Savoia Vittorio Amedeo I di Savoia

Maria Cristina di Borbone-Francia


Vittorio Amedeo II di Savoia
Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours Carlo Amedeo di Savoia-
Nemours

Elisabetta di Borbone-Vendôme
Maria Adelaide di Savoia
Filippo I di Borbone-Orléans Luigi XIII di Francia

Anna d'Austria
Anna Maria di Borbone-Orléans
Enrichetta Anna Stuart Carlo I d'Inghilterra

Enrichetta Maria di Borbone-Franci

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