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Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria

Antonietta (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), è stata regina di


Francia e di Navarra, dal 10 maggio 1774 al 1º ottobre 1791, e regina dei Francesi,
dal 1º ottobre 1791 al 21 settembre 1792, come consorte di Luigi XVI.

Figlia di Maria Teresa d'Austria e di Francesco Stefano di Lorena, alla nascita era
stata insignita del titolo di arciduchessa d'Austria. Per suggellare l'alleanza tra
l'Austria e la Francia contro la Prussia e l'Inghilterra, venne data in sposa,
quattordicenne, al delfino di Francia, il futuro Luigi XVI. Trasferitasi a corte,
nella reggia di Versailles, per sopperire alla solitudine, alla noia e a un
matrimonio deludente e tormentato, cominciò a vivere nelle frivolezze, dedicandosi
a costosi diversivi.[2]

La frivolezza del suo carattere, i favoritismi e le ingerenze negli intrighi di


corte le inimicarono molte delle grandi famiglie dell'antica nobiltà, che
contribuirono a diffondere maldicenze e dicerie contro di lei, soprannominata con
sprezzo l'Austriaca.[3] Anche negli anni della maturità, nei quali avrebbe mostrato
più senso di responsabilità e di riflessione, non sarebbe riuscita a cancellare, di
fronte all'opinione pubblica, l'immagine di «donna frivola, irresponsabile,
assetata di lusso e dissipatrice».[2]

Durante la rivoluzione francese, ostile a ogni compromesso con le idee liberali e


accesa sostenitrice del diritto divino dei re, cercò di salvare la monarchia
assoluta, anche attraverso i continui contatti con gli aristocratici emigrati, e
sfruttando alcuni moderati come Mirabeau e Barnave. In seguito alla crescente
ostilità popolare, dovuta anche al fallito tentativo di fuga, fu messa in stato di
arresto insieme alla famiglia reale. Durante il periodo di prigionia, dopo la
caduta della monarchia, dimostrò di essere una madre e una moglie esemplare.[4]
Processata sommariamente e giudicata colpevole di alto tradimento dal tribunale
rivoluzionario, seppur senza prove tangibili, morì con dignità sulla ghigliottina.
La sua morte segnò la reale fine dell'ancien régime.[5]
Indice

1 Biografia
1.1 L'infanzia a Vienna (1755-1767)
1.2 Un matrimonio politico (1767-1770)
1.3 Madame la delfina (1770-1774)
1.4 I primi anni di regno (1774-1777)
1.5 La maternità (1778-1781)
1.6 L'ostilità popolare (1782-1786)
1.6.1 L'affare della collana
1.7 L'attività politica (1786-1789)
1.8 La Rivoluzione (1789-1792)
1.9 La vedova Capeto (1793)
1.9.1 Processo e morte
2 La “regina martire”
3 Lo “stile Maria Antonietta”
4 Il rapporto con Luigi XVI
5 La relazione con il conte Fersen
6 Discendenza
7 Ascendenza
8 Onorificenze
9 Maria Antonietta nella cultura di massa
9.1 Letteratura
9.2 Cinema
9.3 Musica
9.4 Manga e anime
10 Note
11 Bibliografia
12 Voci correlate
13 Altri progetti

Biografia
L'infanzia a Vienna (1755-1767)
Maria Antonietta da bambina. Disegno di Jean-Étienne Liotard (1762).

Maria Antonietta nacque alla Hofburg di Vienna, il 2 novembre 1755, penultima dei
sedici figli di Maria Teresa d'Austria e di Francesco Stefano di Lorena, imperatore
del Sacro Romano Impero. Battezzata Maria Antonia Giuseppa Giovanna, in famiglia e
a corte sarebbe stata chiamata Antoine. Sarebbero stati i francesi, in seguito, a
chiamarla Marie-Antoinette. All'età di due anni, contrasse il vaiolo in forma
lieve, ma riuscì a sopravvivere e a non rimanerne deturpata. Maria Antonia crebbe
in una corte dove l'etichetta e l'educazione, che venivano impartite agli arciduchi
e alle arciduchesse, non soffocavano mai la loro spontaneità.[6]

Nonostante l'alto rango, dunque, l'infanzia di Maria Antonietta fu relativamente


felice e distesa. La contessa Brandeiss, sua istitutrice, la viziò, concedendole
ogni minima cosa, ma soprattutto quell'amore materno che sua madre, l'imperatrice,
sempre impegnata negli affari di Stato, non aveva il tempo di darle.[7] La contessa
le inculcò semplicemente l'educazione di stampo religioso e morale richiesta per
ogni arciduchessa e, per compiacere la bambina, ridusse anche le ore di studio sui
libri,[8] tanto che, a dodici anni, Maria Antonia non sapeva scrivere e nemmeno
parlare correttamente né il francese né il tedesco. L'unica lingua in cui dialogava
elegantemente era l'italiano, grazie al suo maestro di riguardo Pietro Metastasio.
[9] Suo maestro di musica fu il compositore Christoph Willibald Gluck, e Philippe
Joseph Hinner le insegnò a suonare molto bene l'arpa, ma l'arte in cui la bambina
eccelleva era la danza. Maria Antonia muoveva, infatti, il suo corpo con molta
grazia e raffinatezza.[10]

Il 18 agosto 1765, a Innsbruck, durante i festeggiamenti per le nozze dell'arciduca


Pietro Leopoldo, morì l'imperatore, stroncato da un colpo apoplettico. Venne pianto
amaramente dai figli, i quali lo amavano teneramente, ma soprattutto dalla moglie,
che prese il lutto a vita. Maria Teresa, posto come coreggente il figlio maggiore
Giuseppe, cominciò a incutere sempre più timore ai figli minori, verso i quali, a
causa dell'eccessivo lavoro, non aveva mai prestato grande attenzione. Adesso dava
loro l'impressione di essere sempre scontenta del loro comportamento.[11][12]

Nel 1767 i piani matrimoniali progettati dall'imperatrice per ampliare o costruire


nuove alleanze vennero quasi completamente distrutti da un'epidemia di vaiolo, che
colpì anche la famiglia imperiale (Maria Antonia ne era immune). Per compensare
alle gravi perdite, fece sposare Maria Carolina con Ferdinando IV di Napoli, e
Maria Amalia con Ferdinando I di Parma. Il matrimonio di Maria Carolina rattristò
molto Maria Antonia, poiché le due sorelle erano legate da un profondo affetto, che
sarebbe poi durato negli anni, nonostante la lontananza.[13]
Un matrimonio politico (1767-1770)
Maria Antonietta a quattordici anni. Pastello di Joseph Ducreux, inviato a
Versailles come ritratto ufficiale (1769).

Anche Maria Antonia, come pedina politica, venne utilizzata dalla madre per
cementare la neo alleanza con la Francia, la secolare acerrima nemica dell'Austria,
contro il re Federico II di Prussia, allora il più grande avversario di Maria
Teresa e alleato con l'Inghilterra. Dopo lunghe trattative, si giunse al
fidanzamento dell'arciduchessa con Luigi Augusto, delfino di Francia. A contrattare
il matrimonio furono il duca di Choiseul per la Francia e il principe di
Starhemberg per l'Austria.[14]

Nel novembre del 1768 l'abate de Vermond partì per Vienna, come precettore di Maria
Antonia. L'arciduchessa, seppur dotata di un fisico incantevole, come dimostrato
dal pastello di Ducreaux inviato a Parigi nel 1769 – i cui piccoli difetti vennero
rapidamente modificati[15] – e di una spiccata intelligenza, mancava però delle
conoscenze necessarie a una futura regina, senza contare che era indolente e
capricciosa.[16] L'abate non si lasciò scoraggiare e impose alla giovane allieva un
programma didattico ideato appositamente per lei, dove sostituì lo studio sui libri
con lunghe conversazioni, che spaziavano dalla religione, alla storia e alla
letteratura francese. Maria Antonia si rivelò più dotata di quanto avesse
dimostrato inizialmente, e Vermond, ormai incantato dalla giovane arciduchessa,
ottenne risultati molto buoni.[17]

Il 13 giugno 1769 venne dichiarato ufficialmente il fidanzamento di Maria Antonia.


I dettagli per le nozze erano stati elaborati minuziosamente per tre anni e, alla
fine, la dote dell'arciduchessa venne fissata per 200.000 corone e un valore
medesimo in gioielli.[18] Nei pochi mesi precedenti le nozze, Maria Teresa, colta
da varie preoccupazioni sul destino della figlia e cercando di recuperare il loro
rapporto, divise con Antonia la propria camera, durante le ultime notti prima della
partenza dell'arciduchessa per la Francia.[19] Il 19 aprile 1770 vennero celebrate
le nozze per procura e, da quel momento, Maria Antonia venne chiamata ufficialmente
Marie-Antoinette, dauphine de France (Maria Antonietta, delfina di Francia).

Il 21 aprile 1770, con uno sfarzoso seguito di cinquantasette carrozze, Maria


Antonietta lasciò definitivamente Vienna. Sebbene il suo compito fosse quello di
dimenticare le proprie origini austriache, per diventare nel corpo e nello spirito
una vera francese, come ci si aspettava da ogni regina consorte di Francia, la
giovane delfina seguì invece le indicazioni materne, che le ordinavano tutt'altro:
«Rimanete una buona tedesca!» le disse la madre al momento dell'addio.[20]
L'imperatrice avrebbe continuato a intimidire Maria Antonietta con le lettere
mensili che spediva a Versailles, nelle quali le ricordava la fedeltà che doveva
all'Austria, in quanto membro della dinastia degli Asburgo.[16] Dopo due settimane
di viaggio, continuamente elogiata a ogni tappa, la delfina giunse a Shüttern,
sulla sponda del Reno opposta a Strasburgo. In un padiglione in legno, costruito
appositamente per l'occasione, su una piccola isola sul Reno, si svolse la
cerimonia della remise, durante la quale Maria Antonietta abbandonò gli abiti
austriaci per indossare vesti francesi. La delfina si accomiatò definitivamente dal
seguito austriaco e venne accolta da quello francese, capeggiato dalla contessa de
Noailles, da poco nominata "Gran Maestra della Casa della delfina".

Il corteo riprese la marcia verso Compiègne, dove la delfina era attesa dalla corte
francese, fra cui il re Luigi XV, il delfino e il duca di Choiseul, che andò
incontro alla sposa. Quando Maria Antonietta scese dalla carrozza, fu accolta e
scortata dal duca di Choiseul, al quale rivolse queste parole: «Non mi scorderò mai
che voi siete responsabile della mia felicità!».[21] I due sposi si incontravano
per la prima volta. Il delfino era diverso da come era stato descritto alla
delfina: era goffo, sgraziato e già piuttosto pingue per la sua età. Nei dipinti
inviati in Austria era stato abbellito.[21]

Le nozze vennero celebrate in forma solenne a Versailles, il 16 maggio. Anche il


popolo venne invitato a festeggiare la gioia della famiglia reale. Dopo cena
avvenne la cerimonia del coucher, a cui, per etichetta, doveva assistere l'intera
corte. La coppia entrò nel letto e l'arcivescovo benedisse il talamo. Alla fine
della cerimonia la coppia venne lasciata sola, ma il matrimonio non venne
consumato.[22]
Madame la delfina (1770-1774)
La delfina Maria Antonietta in abito da amazzone. Il ritratto, spedito a Vienna,
venne ritenuto molto somigliante. Pastello di Joseph Krantzinger (1771).

Maria Antonietta non era vista di buon occhio dalla maggior parte della corte
francese, che era stata cresciuta nell'odio verso l'Austria. Mesdames Tantes, le
zie paterne di Luigi Augusto, a cui la delfina si era legata su consiglio della
madre, furono le prime a chiamarla, alle sue spalle, "l'Austriaca".[3][23] Anche il
delfino era stato cresciuto nell'odio verso l'Austria e il suo precettore, il duca
de La Vauguyon, alimentava e indirizzava questo disprezzo soprattutto verso le
persone che circondavano Maria Antonietta: il ministro Choiseul, l'abate Vermond,
la contessa de Noailles e l'ambasciatore austriaco Mercy-Argenteau.[24]

Quando il ministro venne destituito, il 24 dicembre 1770, Mesdames e il delfino


esultarono, mentre Maria Antonietta comprese che Luigi Augusto l'aveva sposata
soltanto per obbligo dinastico e l'alleanza franco-austriaca, che l'imperatrice
sosteneva strenuamente, non era ben vista da tutti a Versailles.[25] Probabilmente
fu anche a causa dei suoi pregiudizi che Luigi Augusto non aveva ancora sfiorato la
delfina, seppur fossero passati molti mesi dal giorno delle nozze. Infatti, egli
provava una sorta di incomprensibile avversione nei confronti della sposa, mentre,
da un punto di vista fisico, non sembravano esserci problemi di sorta. Secondo un
rapporto del primo chirurgo di Luigi XV, il delfino non soffriva di alcuna
malformazione né di vera e propria impotenza, ma era inibito da quello che oggi
definiremmo un blocco psicologico, dovuto all'educazione bigotta.[24]

La corte di Versailles si chiedeva quando il matrimonio sarebbe stato consumato.


[26] Maria Teresa, cercando di controllare il comportamento della delfina da
Vienna, incaricò Mercy di tenerla informata costantemente e in maniera dettagliata
in merito alla consumazione delle nozze e al ciclo mestruale della figlia,[27]
mentre Maria Antonietta, ignara del fatto che sia l'ambasciatore sia Vermond
fossero a servizio dell'imperatrice, confidava loro gli argomenti che tentava di
nascondere alla madre.[28]

I mesi passarono e la situazione non cambiò. L'imperatrice cominciò a criticare


costantemente la figlia, perché era incapace di suscitare passione nel marito, che
raramente dormiva con lei, e di promuovere gli interessi della Casa d'Austria.[29]
Tempo dopo si spinse sino a insultare direttamente Maria Antonietta, definendola
priva di bellezza e di talento, e dicendole che quindi era un fallimento,
soprattutto dopo i matrimoni del conte di Provenza con Maria Giuseppina di Savoia,
e del conte d'Artois con Maria Teresa di Savoia.[30] Tuttavia, con il passare del
tempo, e seguendo i consigli della madre, la delfina riuscì a conquistare la
simpatia, se non proprio l'amore, del delfino, che confidò alle zie che trovava sua
moglie «molto affascinante».[31]

Nel frattempo, Mesdames spinsero gli eredi al trono a un'aperta ostilità nei
confronti di Madame Du Barry, l'amante del re, artefice della destituzione di
Choiseul. Sebbene il disprezzo per la favorita unisse i due giovani sposi, la loro
tacita condanna alla vita privata di Luigi XV li estraniava fortemente da lui.
Maria Antonietta decise così di non rivolgere la parola alla favorita, seppure la
madre le ordinasse di farlo tramite Mercy. Per la prima volta, nonostante il timore
che la madre le incuteva, la delfina contravvenne ai suoi ordini.[32]
Maria Antonietta in veste di Ebe. Dipinto di François-Hubert Drouais (1774).

Il comportamento della figlia fece infuriare Maria Teresa, che infine mandò un
energico rimprovero alla delfina, che ne rimase molto scossa. Mercy aggiunse che il
suo comportamento stava mettendo in crisi l'alleanza franco-austriaca.[33] Infine,
dopo sette mesi, Maria Antonietta capitolò. Il 1º gennaio 1772 rivolse a Madame Du
Barry queste parole: «C'è molta gente oggi a Versailles».[34] La situazione si
risolse, ma per la delfina quella fu un'umiliazione. «Le ho parlato una volta, ma
sono decisissima a non farne altro e quella donna non udrà più il suono della mia
voce» disse al marito.[35] Né Mercy né Maria Teresa si sarebbero mai resi conto
delle conseguenze che quel comportamento forzato ebbe sul carattere orgoglioso e
sulla morale della giovane Maria Antonietta.[36]

L'8 giugno 1773 una folla entusiasta salutava l'ingresso ufficiale degli eredi al
trono di Francia a Parigi. La festa raggiunse l'apogeo quando il delfino e la
delfina si mostrarono, in serata, sul balcone delle Tuileries. Il 22 luglio 1773 il
delfino presentò a Luigi XV "sua moglie", affermando che quella notte era
finalmente riuscito a consumare il matrimonio. Il re abbracciò con gioia i due
nipoti. In realtà, dopo vari maldestri amplessi sessuali, il delfino era riuscito
solamente a deflorare la moglie, senza riuscire a completare l'atto sessuale.[37]

Nella primavera del 1774 Maria Antonietta dette con piacere la sua protezione a
Gluck, il suo vecchio insegnante di musica, venuto in Francia per portare in scena
un'opera da lui composta, l'Ifigenia in Aulide. Il 19 aprile vi fu la prima, alla
quale la delfina aveva condotto l'intera famiglia reale: fu un successo.[38] Alcuni
giorni dopo la rappresentazione all'Opéra, Luigi XV si sentì male dopo una partita
di caccia: si era ammalato di vaiolo. Nel giro di pochi giorni morì, lasciando il
regno nelle mani del delfino Luigi Augusto. A soli diciotto anni, il 10 maggio
1774, Maria Antonietta divenne regina di Francia. Saputa la notizia, Maria Teresa
scrisse, in tono materno, all'ambasciatore Mercy: «Il destino di mia figlia non può
essere che assolutamente grande o molto disgraziato. Ritengo che i suoi bei giorni
siano finiti!».[39]
I primi anni di regno (1774-1777)

In poco tempo, a causa del suo comportamento infantile e della sua mancanza di
rispetto nei confronti delle persone più anziane e di rango elevato, Maria
Antonietta s'inimicò l'antica nobiltà di corte. Una simile condotta non sarebbe
stata tollerata nemmeno da una regina francese e ancor meno se proveniva da
un'altezzosa arciduchessa austriaca.[40] La popolarità della regina stava
cominciando lentamente a declinare. Uscirono vari libelli scandalistici,
soprattutto pornografici, contro di lei, tanto che ormai alcuni la definirono
Madame Scandale.[41][42]

Maria Antonietta era anche accusata di voler influenzare la politica del marito, ma
i ministri scelti da Luigi XVI, Maurepas e Vergennes, erano decisamente anti-
austriaci e ben intenzionati a non permettere intromissioni della regina e della
Casa d'Austria nella politica francese.[43] All'interno della sua vita privata,
Maria Antonietta era insoddisfatta. Il suo matrimonio, con gran dispiacere
dell'imperatrice, non era ancora stato consumato e sfumava lontana la nascita di un
erede al trono. Sotto una facciata di frivolezza e allegria, la regina celava la
malinconia di una donna frustrata e insoddisfatta.[44] In questo periodo sentì la
necessità di immergersi ulteriormente in costosi diversivi, quali i carissimi e
sfarzosi abiti della modista Rose Bertin, le colossali acconciature di Léonard,
spettacoli teatrali a corte e il gioco d'azzardo.[2]

Nella primavera del 1775, il programma economico del ministro delle finanze Jacques
Turgot, che era stato frainteso e aspramente criticato, provocò gravi agitazioni.
In quasi tutta la Francia scoppiò una sommossa, che venne chiamata "guerra delle
farine". Sarebbe stata questa l'occasione in cui a Maria Antonietta venne
attribuita, falsamente, la frase: «Se non hanno pane, che mangino brioches!».[45]
L'11 giugno ebbe luogo l'incoronazione di Luigi XVI. Maria Antonietta, che aveva
scelto di non essere incoronata, mostrò molta commozione e la giornata fu un grande
successo.
Maria Antonietta suona l'arpa, circondata da un gruppo di nobili, nella sua camera
da letto a Versailles. Dipinto di Jean-Baptiste André Gautier-Dagoty (1777).

Nell'estate dello stesso anno Maria Antonietta conobbe Gabrielle de Polignac, la


quale, divenuta la sua migliore amica, fece entrare la regina nell'entourage della
famiglia Polignac, che avrebbe dominato la corte per anni.[46] Il 6 agosto 1775 sua
cognata, la contessa d'Artois, diede alla luce un bambino, il duca d'Angoulême, che
divenne erede presuntivo al trono dopo il re, il conte di Provenza e il proprio
padre. Le popolane presenti a corte quel giorno insultarono Maria Antonietta, che,
raggiunti i propri appartamenti privati, scoppiò in lacrime.[47] Ciò determinò lo
scaturire di una pletora di pamphlet, nei quali erano messe in evidenza l'impotenza
del re e la ricerca di piaceri sessuali da parte della regina, sia con uomini sia
con donne. Tra gli amanti attribuiti presenziavano i suoi amici più stretti: la
principessa de Lamballe e il cognato, il conte d'Artois.[48]

Ad agosto, il re donò a Maria Antonietta il Petit Trianon, una dépendance costruita


anni prima per Madame de Pompadour, che la regina fece ristrutturare secondo il suo
personale gusto neoclassico, in cui prevalevano la semplicità e l'eleganza. Poco
dopo la Francia andò incontro a una grave crisi finanziaria. Ai debiti contratti
durante la Guerra dei sette anni si sommarono le spese dovute alla partecipazione
alla Guerra d'indipendenza americana. Nel 1776 Turgot fu licenziato e, al suo
posto, venne nominato ministro delle finanze il banchiere ginevrino Jacques Necker,
che cercò invano di tagliare le eccessive spese della corte.

Il 18 aprile 1777 giunse a Parigi l'imperatore Giuseppe II, venuto in Francia per
capire perché il matrimonio fra la sorella minore e il cognato non fosse stato
ancora consumato. Maria Antonietta cominciò subito a confidare al fratello la sua
penosa situazione coniugale.[49] È stato comunemente creduto che Luigi XVI
soffrisse di fimosi e necessitasse di un intervento chirurgico per compiere l'atto
sessuale.[50] Tuttavia, dopo aver parlato con il re, Giuseppe arrivò alla
conclusione che egli avesse delle erezioni soddisfacenti, ma che, una volta
inserito il membro, non restasse abbastanza a lungo da eiaculare, compiendo l'atto
sessuale soltanto per dovere e non per piacere.[51] Giuseppe concluse che anche la
sorella non aveva alcun appetito sessuale, né tanto meno intraprendenza, situazione
assai diversa da quella descritta nei libelli. Riteneva che il re e la regina di
Francia fossero «due perfetti pasticcioni».[51]

Dopo aver chiarito la questione con il re, Giuseppe cominciò a criticare la sorella
sulle frivolezze, gli sprechi e le amicizie.[52] Nonostante tutto, Giuseppe scrisse
al fratello Pietro Leopoldo riguardo alla sorella: «È ancora molto infantile ed
essenzialmente pura e virtuosa».[53] Quando il fratello se ne andò, le lasciò varie
raccomandazioni scritte, intenzionalmente esagerate, con lo scopo di far spaventare
la sorella e farle adottare uno stile di vita più serio. La regina, angustiata
dalla lettera, comprese i suoi errori e promise al fratello di correggere il suo
comportamento. Grazie ai consigli dell'imperatore Giuseppe, Maria Antonietta si
riavvicinò al re e, il 18 agosto 1777, il matrimonio fu ufficialmente consumato.
[54]
La maternità (1778-1781)
Maria Antonietta in grand habit de cour in un ritratto di Élisabeth Vigée Le Brun
(1778). Si tratta del primo dei molti ritratti ufficiali che la pittrice francese,
coetanea e amica di Maria Antonietta, realizzò per la regina.

Nei primi mesi del 1778 scoppiò la guerra di successione bavarese. La regina,
subendo numerosi ricatti psicologici da parte della madre e abilmente manipolata
dall'ambasciatore Mercy, si adoperò a favorire gli interessi austriaci presso il
marito, ma ciò suscitò l'antagonismo dei ministri del re e la sfiducia da parte dei
sudditi. Da quel momento tutti cominciarono a chiamarla "l'Austriaca".[55][56]

Nella primavera di quell'anno, seguendo i consigli di Mercy, la regina riprese la


vita coniugale con il marito e ne rimase incinta. La situazione politica non
cambiò. Seppure dall'Austria i suoi parenti l'accusassero di essere inutile per gli
interessi dell'alleanza, la sovrana, nel periodo di gravidanza, pensò solo al
benessere del figlio che aveva in grembo.[57] Il 19 dicembre 1778 avvenne il parto
della sovrana, a cui, secondo le regole dell'etichetta, presenziò la corte. A causa
di alcune complicazioni post-partum, Maria Antonietta perse i sensi e venne
salassata a freddo. Venne informata solo più tardi che aveva dato alla luce una
bambina, subito battezzata Maria Teresa Carlotta.

In quegli anni finirono i lavori di restauro al Petit Trianon e ai giardini


adiacenti. La sovrana, nemica di ogni costrizione, ribadiva la propria indipendenza
e, nella convinzione che pure le regine potessero avere una vita privata, viveva al
Petit Trianon come ella stessa desiderava, senza la soffocante etichetta di
Versailles, causando scandalo nei cortigiani.[58] Nello stesso periodo l'amicizia
con la contessa de Polignac si fece più forte, tanto che a corte si cominciò a
parlare di un presunto rapporto lesbico fra le due donne.[59] Ma la cosa che faceva
infuriare molte persone riguardava soprattutto i privilegi e le alte cariche che la
sovrana elargiva alla favorita e alla sua cricca, in un periodo in cui si
cominciava a parlare seriamente di riduzione delle spese.[60] Gli esiti più estremi
del favoritismo di Maria Antonietta nei confronti della sua amica e della sua
famiglia furono raggiunti nell'ottobre del 1780, quando il conte de Polignac
ricevette il prestigioso titolo di duca e la moglie il privilegio di un tabouret,
uno sgabello pieghevole, che dava il permesso di sedersi in presenza dei sovrani.
[60]
Maria Antonietta con i suoi figli. Dipinto di Charles Le Clercq (1781).

A Vienna l'imperatrice era sempre più angosciata nel pensare che la figlia fosse
manipolata da una cerchia di "presunti amici", che l'allontanavano dalla vita di
corte.[61] Cercò di mettere in guardia la figlia con dolcezza, senza adottare
nessun tono autoritario, spiegandole che comprendeva le noie delle funzioni di
Stato, ma i disagi che derivavano quando non venivano adempiute erano molto
peggiori dei piccoli inconvenienti che si avevano nel presentarsi in pubblico.[60]
La regina, però, minimizzò l'influenza che i suoi amici avevano su di lei.[60] Il
29 novembre 1780 l'imperatrice Maria Teresa morì. Quando Maria Antonietta ne venne
informata, svenne dal dolore.[62] Grata al marito per esserle rimasto vicino in
quegli attimi dolorosi, gli si riavvicinò e, già a febbraio, si parlò di un'altra
gravidanza.

Nel maggio del 1781 Necker dette le dimissioni su esortazione di Maurepas, che
sarebbe poi morto nel novembre successivo. Nel luglio dello stesso anno Giuseppe II
tornò a far visita alla sorella e fu durante questo soggiorno che sorsero le prime
accuse, secondo cui la regina avrebbe passato ingenti somme di denaro, proveniente
dalla tesoreria regale, al fratello. Ma non c'era niente di vero.[63]

Il 22 ottobre 1781, con gioia del re e della nazione, la regina partorì il tanto
sospirato erede al trono: Luigi Giuseppe. Dopo aver dato l'erede allo Stato, Maria
Antonietta si poteva considerare legittimamente la regina di Francia.[64] Anche se
la felicità per la nascita dell'erede si era sparsa in tutta la Francia, nello
stesso periodo venne pubblicata una nuova ondata di libelli satirici, che mettevano
in discussione la paternità del bambino. La reputazione della regina, già minata
dalle dicerie suscitate sui suoi modi disinvolti, ne uscì ancora più danneggiata.
[65]
L'ostilità popolare (1782-1786)

Alla fine dell'estate del 1782 scoppiò lo scandalo della bancarotta dei Guéménée:
la governante dei Fils de France, la principessa di Guéménée, presentò così le
dimissioni. L'incarico passò nelle mani di Gabrielle de Polignac, la più intima
amica della regina. Ciò non fece che aumentare le maldicenze sulle due donne e i
dissensi contro la sovrana. Nel frattempo, tra il 1782 e il 1783, nei pressi del
Petit Trianon, la regina fece cominciare la costruzione di un piccolo villaggio di
dodici casette (nove delle quali sono ancora in piedi), sulla base di un quadro del
pittore Hubert Robert e del progetto di Richard Mique: tutto ciò venne chiamato Le
Hameau. Questa ricerca di una vita semplice, ispirata al mito dell'Arcadia
virgiliana e teocritea, fu giudicata scandalosa e poco consona a una regina.[66]
Maria Antonietta in abito di mussola bianca e cappello di paglia. Il ritratto,
esposto al Salon del 1783, fu aspramente criticato per l'abbigliamento poco consono
a una regina, raffigurata in «camicia da notte». Fu presto sostituito dal poi
celebre ritratto di Maria Antonietta con la rosa. Dipinto di Élisabeth Vigée Le
Brun (1783).
In questo periodo Giuseppe II chiese alla sorella di convincere il marito a
intervenire, in appoggio all'Austria e alla Russia, per una spartizione dell'Impero
ottomano. Anche in questa occasione Maria Antonietta si schierò dalla parte
dell'Austria, cercando di favorirne gli interessi, e si riavvicinò a Luigi XVI,
rimanendo incinta, ma pure questa volta senza risultati utili per gli Asburgo.[67]
Il 1º novembre 1783 la regina, ormai molto avanti nella gravidanza, ebbe un aborto
spontaneo, che guastò la sua salute per diversi mesi. Durante questa fase
depressiva, dovuta all'aborto, la regina si abbandonò al dominio dei Polignac, che
riuscirono a far nominare Controllore generale delle finanze Charles Alexandre de
Calonne, la cui politica avrebbe portato la Francia alla completa insolvenza. Maria
Antonietta non lo stimava apertamente e, negli anni a seguire, Calonne sarebbe
stato uno dei suoi maggiori nemici.

Nel 1784 il re vietò la messa in scena de Le nozze di Figaro di Beaumarchais,


poiché conteneva espliciti contenuti che andavano contro gli interessi della classe
aristocratica. La regina e la sua cerchia fecero numerose rimostranze al re, che
alla fine tolse il divieto di rappresentazione. Lo spettacolo ebbe un grande
successo e fu rappresentato anche di fronte alla regina e al re Gustavo III di
Svezia, giunto in incognito a Parigi. Quest'ultimo avvertì Maria Antonietta sui
contenuti pericolosi della pièce, e la sovrana accusò il suo entourage di averla
indotta a far cambiare idea al re. Erano i primi segni di frattura tra la regina e
i Polignac.[68] Poco dopo la partenza del re di Svezia, Maria Antonietta si accorse
di essere nuovamente incinta.

Nello stesso periodo Giuseppe II, che aveva fatto scoppiare la cosiddetta "guerra
della marmitta" contro gli olandesi, interpellò la sorella per far intervenire
Luigi XVI in suo favore, ma il re rifiutò. Maria Antonietta, in una lettera, spiegò
al fratello che non aveva alcuna influenza sul re riguardo alla politica.[69] Alla
fine Luigi XVI intervenne lo stesso e si impegnò a pagare agli olandesi una certa
quantità di denaro a nome dell'Austria. Questa azione venne attribuita all'influsso
della regina. La dedizione di Maria Antonietta alla Casa d'Austria scandalizzò
molte persone a corte,[70] facendo crescere la sua impopolarità, continuamente
alimentata da libelli diffamatori e maldicenze sui suoi comportamenti frivoli e
leggeri. La regina era ormai invisa sia al popolo sia alla maggior parte della
corte.

Mentre la gravidanza continuava, Maria Antonietta riuscì a convincere il re ad


acquistare dal duca di Chartres il castello di Saint-Cloud, spendendo una cifra
esorbitante, cosa che le valse l'aumento dell'impopolarità.[71] Inoltre, il palazzo
non fu acquistato come bene pubblico dello Stato, ma come proprietà privata della
regina di Francia: la cosa era inconsueta e fece clamore. Il 27 marzo 1785, nacque
il terzo figlio di Maria Antonietta, che venne chiamato Luigi Carlo.
L'affare della collana
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Affare della
collana.
La collana di diamanti al centro dello scandalo. Il suo costo era di 1.600.000
livres, pari a circa 500 kg d'oro.

Nel 1785 la regina, che aveva cominciato a cimentarsi come attrice nel teatro del
Petit Trianon, decise di mettere in scena la famosa commedia Il barbiere di
Siviglia di Beaumarchais. Il 12 luglio, mentre era impegnata nelle prove, Boehmer,
il gioielliere di corte, le mandò un biglietto, in cui la ringraziava per aver
comprato una collana e le ricordava l'approssimarsi della prima rata del pagamento.
Maria Antonietta, che non comprese quel biglietto, pensò che fosse inutile
conservarlo e lo bruciò.[72]
Maria Antonietta con i suoi figli nel parco di Trianon. Dipinto di Adolf Ulrik
Wertmüller (1785).

La verità sulla questione venne alla luce poco dopo. Boehmer era convinto di aver
venduto alla regina una collana di diamanti, con in veste di garante il cardinale
di Rohan, uomo particolarmente inviso a Maria Antonietta e a cui la regina non
rivolgeva la parola da più di un decennio.[73] Il 15 agosto 1785, poco prima che si
svolgesse la messa per l'Assunzione, Rohan fu privatamente interrogato sulla
vicenda di fronte al re e alla regina, poi fu arrestato davanti ai cortigiani nella
Galleria degli Specchi. Prima di essere preso in custodia, Rohan riuscì a far
distruggere dai suoi servitori tutte le carte compromettenti, e solo pochi
documenti rimasero intatti. Alcuni giorni dopo venne rinchiuso alla Bastiglia.
Dalle indagini fatte svolgere dalla corona risultò che il cardinale, cercando di
ottenere i favori di Maria Antonietta, era stato ingannato dalla contessa Jeanne
Valois de La Motte, che fu arrestata e condotta alla Bastiglia. Da tempo la
contessa era riuscita a convincere Rohan di essere un'amica intima della regina,
grazie a una lunga corrispondenza fasulla e a un incontro, avvenuto di notte nei
giardini di Versailles, con una prostituta travestita da Maria Antonietta.[74] La
contessa de La Motte, venuta a sapere del gioiello di Boehmer, era riuscita a far
comprare al cardinale la collana e a farla finire nelle proprie mani. Il monile,
smontato in più pezzi, fu venduto a Londra dal marito della contessa.

Il 25 agosto Maria Antonietta volle che tutta la faccenda fosse giudicata


pubblicamente, per dimostrare all'opinione pubblica di essere innocente.[75] Il
processo durò a lungo, sino al 31 maggio 1786. Rohan, pur essendo colpevole di lesa
maestà, venne assolto, e tutte le accuse riportate contro di lui vennero dichiarate
non sussistenti. Il parlamento di Parigi mostrò che osava sfidare l'autorità reale.
[76] La contessa de La Motte, invece, fu condannata a essere marchiata
pubblicamente come ladra e a essere rinchiusa a vita nel carcere della Salpêtrière.
[76] L'assoluzione di Rohan non fu gradita dalla corte di Versailles e il re esiliò
il cardinale. Maria Antonietta, profondamente scossa, si rese conto di quale
immagine avesse di lei l'opinione pubblica: una perfida donna, dilapidatrice delle
casse dello Stato, che manipolava il sovrano per gli interessi dell'imperatore
austriaco e lo tradiva come marito per soddisfare i suoi istinti lussuriosi.[77]

Nel frattempo la regina diede un taglio ad alcune delle sue spese e adottò un
abbigliamento più sobrio e consono a una sovrana.[78] Durante il periodo del
processo, Maria Antonietta era rimasta incinta per la quarta volta e, il 9 luglio
1786, partorì prematuramente una bambina, che fu battezzata Sofia Elena Beatrice.
Fuori da palazzo, intanto, era il soggetto di numerosi libelli pornografici e
satirici, scaturiti dopo l'affare della collana.
L'attività politica (1786-1789)
Maria Antonietta con i suoi figli. Dipinto di Élisabeth Vigée Le Brun (1787).

La grave crisi finanziaria, iniziatasi nel 1783, si aggravò a tal punto che il re,
in accordo col ministro Calonne, decise di richiamare l'Assemblea dei notabili,
dopo una pausa di centosessant'anni, nel tentativo di attuare alcune riforme
necessarie per alleviare la situazione del paese. Maria Antonietta non fu presente
alle riunioni dell'Assemblea e fu accusata di volerne vanificare i propositi. Con o
senza la regina, l'Assemblea dei notabili si dimostrò fallimentare e Luigi XVI
licenziò Calonne. Maria Antonietta continuò a non intromettersi nella politica
interna: accettò passivamente che il re non prendesse in considerazione il
candidato filo-austriaco alla carica di Ministro degli Affari Esteri e disse
all'ambasciatore Mercy che «non era giusto che la corte viennese nominasse ministri
alla corte di Versailles».[79]

Il re, però, cadde in uno stato di profonda depressione e Maria Antonietta, che non
aveva mai aspirato al potere, si ritrovò a entrare negli affari di Stato,
abbandonando i suoi interessi frivoli. La politica di Maria Antonietta si dimostrò
anti-austriaca: il suo primario interesse era la stabilità della Francia per il
bene dei suoi figli, i Fils de France. In maggio, per sostituire Calonne come
Ministro delle Finanze, fu nominato dal re l'arcivescovo Loménie de Brienne,
alleato politico della regina, che le consigliò di fare enormi tagli alle sue spese
e a quelle dei suoi amici. Gli ingenti tagli che la regina attuò non migliorarono
la sua popolarità e le alienarono le sue amicizie; il popolo, invece, cominciò a
paragonarla a Fredegonda e Isabella di Baviera, le più terribili e odiate regine di
Francia.[80]

Brienne non riuscì a ottenere risultati migliori del suo predecessore e, il 25


maggio, l'Assemblea dei notabili fu sciolta. Maria Antonietta, ritenuta
responsabile, cercò inutilmente di reagire con la sua propaganda, facendosi
raffigurare da Madame Vigée Le Brun insieme ai suoi figli, nell'immaginario di
madre della Francia.[81] Nello stesso periodo, Jeanne de La Motte riuscì a scappare
di prigione e fuggì a Londra, dove, sotto la protezione di Calonne, pubblicò le sue
memorie contro la regina.[82]

La politica del re, che esiliò il Parlamento di Parigi l'11 novembre, aumentò il
favore di cui godeva suo cugino, il duca d'Orléans. Dal Palais-Royal, la sua
residenza a Parigi, partiva un'intensa campagna diffamatoria contro la corona e, in
particolar modo, contro la regina, per la quale il duca provava un astio
particolare.[83] I problemi a cui il re e la regina furono sottoposti intaccarono
la loro salute: Luigi XVI fu colpito da un grave attacco di erisipela, mentre la
sovrana soffrì di disturbi non ben precisati e ingrassò.[84] Dopo lo scoppio di
numerose sommosse, il re, l'8 luglio e l'8 agosto, annunciò la sua intenzione di
chiamare a raccolta gli Stati generali, tradizionale legislatura eletta del paese,
non convocata dal 1614.
Maria Antonietta con un libro. L'ultimo ritratto ufficiale di corte, eseguito da
Élisabeth Vigée Le Brun per la regina (1788).

La regina non fu direttamente coinvolta nell'esilio del Parlamento, negli editti di


maggio e nella chiamata degli Stati Generali. La sua principale preoccupazione,
verso la fine del 1787 e l'inizio del 1788, fu la cagionevole salute del delfino,
ammalato di una tubercolosi consuntiva, che gli aveva provocato un curvamento della
colonna vertebrale. Tuttavia, fu lei l'artefice del richiamo di Jacques Necker,
come ministro delle finanze, il 26 agosto: una mossa popolare, benché ella sapesse
che la nomina dello svizzero si sarebbe rivoltata contro di lei, se Necker non
fosse riuscito a riformare le finanze del paese.[85] La sua previsione si avverò
quando il prezzo del pane cominciò a salire a causa del rigido inverno, uno dei più
freddi della storia, intercorso tra il 1788 e il 1789, e dopo il cattivo raccolto
dell'estate precedente. Scoppiarono varie rivolte in tutta la Francia: le
panetterie vennero saccheggiate e le truppe, mandate a sedarle, spararono
avventatamente sulla folla.[86]

Il 4 maggio 1789 ebbe luogo la parata d'apertura degli Stati Generali. Maria
Antonietta venne pubblicamente presa di mira: al suo passaggio fu gridata la frase
«Viva il duca d'Orleans!».[87] Il giorno seguente, quando si riunirono i tre Stati
a Versailles, la regina fu accolta in sala dal silenzio.[88] Gli sviluppi che si
verificarono in quei giorni non coinvolsero i sovrani, unicamente occupati a
pensare al loro figlio, ormai morente.[89] La sera del 4 giugno, a Meudon, il
delfino Luigi Giuseppe si spense, a nemmeno otto anni di vita, davanti alla madre,
che era rimasta al suo capezzale fino all'ultimo istante.[89] I sovrani vegliarono
tutta la notte il figlio morto, ma, a causa delle regole dell'etichetta, fu negato
loro il diritto di presenziare al funerale del delfino a Saint-Denis.[89] La sua
morte, che sarebbe stata normalmente pianta a livello nazionale, fu praticamente
ignorata dal popolo francese, che invece pensava alle successive riunioni degli
Stati Generali, con la speranza di un miglioramento sociale. «Mio figlio è morto e
pare che non importi a nessuno!» esclamò la sovrana.[89] Quando il Terzo stato si
dichiarò Assemblea nazionale autocostituita nella sala della pallacorda, e fu
sparsa la voce che la regina avrebbe voluto fare il bagno nel loro sangue, Maria
Antonietta era in realtà in fase depressiva, a causa del lutto per il figlio.
La Rivoluzione (1789-1792)
Un ritratto di Maria Antonietta realizzato nel 1791 da Alexandre Kucharsky, nuovo
pittore di corte, dopo la fuga all'estero di Élisabeth Vigée Le Brun.
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Rivoluzione
francese.

La situazione cominciò a evolvere in maniera violenta nei mesi di giugno e luglio,


quando l'Assemblea nazionale chiese sempre maggiori diritti a Luigi XVI, che cercò
invece di limitare e sopprimere il potere del Terzo Stato. La sovrana e i fratelli
minori del re chiedevano l'immediato scioglimento degli Stati Generali,
preferibilmente con l'arresto dei militanti più in vista del Terzo Stato. Maria
Antonietta, che non comprendeva le aspirazioni del popolo, era convinta che le
rivolte fossero istigate da terzi, che sobillavano i sudditi a combattere la
corona. Nella sua idea indiscutibile di monarchia assoluta non c'era posto per
deputati eletti che esercitassero il potere legislativo.[90] L'11 luglio Necker fu
licenziato. Quando la notizia fu divulgata, scoppiarono a Parigi dei tumulti,
culminati tre giorni dopo nella presa della Bastiglia del 14 luglio 1789.

Nelle settimane che seguirono molti dei maggiori conservatori monarchici, tra i
quali il conte d'Artois e la duchessa de Polignac, fuggirono dalla Francia per
timore di essere assassinati. Maria Antonietta, pur angosciata dal sapere la sua
vita in pericolo, decise di rimanere per aiutare il marito a ristabilire la
tranquillità, benché il potere del re fosse stato progressivamente limitato
dall'Assemblea costituente, che, ora a capo di Parigi, arruolava uomini per la
guardia nazionale.[91]

Nel clima della Grande Paura, che sconvolse le campagne tra luglio e agosto, la
figura di Maria Antonietta personificava gli orrori di una sanguinosa
controrivoluzione.[92] Il 1º ottobre, al palazzo di Versailles, fu data una cena in
onore dei reggimenti di Fiandra, ma a Parigi trapelò la notizia che si fosse svolta
un'orgia anti-rivoluzionaria.[93] Il 5 ottobre 1789 una folla armata, per lo più
composta di donne, marciò su Versailles per chiedere pane al re e presentargli una
petizione, con la speranza che la situazione si risolvesse. La mattina del 6
ottobre gli appartamenti reali furono invasi, la regina fu insultata e ci furono
dei morti tra la folla e le guardie del corpo. La famiglia reale, allora, fu
costretta a trasferirsi a Parigi, nel palazzo delle Tuileries, sotto la vigilanza
della guardia nazionale.
Pastello incompiuto di Alexandre Kucharsky, che mostra Maria Antonietta poco prima
della fuga a Varennes. In basso, a sinistra, è visibile il colpo inferto alla tela
dalla baionetta di un rivoluzionario.

Maria Antonietta scrisse ai suoi amici che non aveva intenzione alcuna di impegnare
ulteriormente se stessa nella politica francese, perché, avesse o meno partecipato,
tutto sarebbe stato inevitabilmente attribuito a lei, che temeva le ripercussioni
di un ulteriore coinvolgimento. Nonostante la situazione, Maria Antonietta continuò
ad adempiere alle funzioni rappresentative, alle elemosine e alle cerimonie
religiose.[94] La maggior parte del suo tempo, tuttavia, fu dedicato ancora una
volta ai suoi figli.[94] Alle Tuileries, la famiglia reale era praticamente agli
arresti domiciliari e riceveva spesso insulti, provenienti dall'esterno. La regina
si confinò nel palazzo: raramente si mostrava in pubblico e vestiva con semplicità.
La sua riservatezza venne però interpretata negativamente e venne considerata
fredda e distante.[95]

Nel febbraio del 1790 Luigi XVI era stato costretto ad approvare la Costituzione.
In quel periodo cominciarono i contatti tra i sovrani e il conte de Mirabeau, un
nobile simpatizzante della rivoluzione, che decise di aiutare la monarchia,
indirizzandola verso un modello costituzionale. Sebbene Maria Antonietta
disapprovasse la condotta morale di quell'uomo, accettò di farsi aiutare; Mirabeau,
invece, l'ammirava per la sua "virile" determinazione, tanto da giungere a dire:
«Il re ha un solo uomo con sé: sua moglie!».[96]
L'arresto della famiglia reale dopo la fuga di Varennes
In cambio di denaro il deputato avrebbe mandato numerose annotazioni ai sovrani per
chiarire la situazione politica, secondo il suo punto di vista.[97] Mirabeau riuscì
a far apporre nella carta costituzionale significativi miglioramenti per la
situazione del re e i sovrani ne furono contenti. Nello stesso tempo, all'esterno,
i sovrani erano visti dagli emigrati come dei traditori della causa monarchica;
all'interno, invece, i parigini si abituarono a vedere il re come un traditore
della nazione, meritevole di essere punito con la morte.[98] Tutte queste fonti di
continue e quotidiane preoccupazioni (ogni giorno si mormorava di un attentato alla
regina o si ventilava una sua chiusura in monastero), fecero invecchiare
prematuramente la giovane regina, appena trentacinquenne.[99] Il continuo timore
della morte, per sé e per la propria famiglia, la stavano segnando profondamente.
[100] Il 2 aprile 1791 Mirabeau morì.

Il 21 giugno 1791 la famiglia reale tentò la fuga verso i Paesi Bassi austriaci, ma
a pochi chilometri dal confine, presso la cittadina di Varennes-en-Argonne, fu
riconosciuta, arrestata e riportata a Parigi. Durante il viaggio, i reali furono
attaccati e insultati. La fuga finì per demolire l'idea della sacralità della
persona del re, già assai scossa. Si incominciò a pensare che un re, che aveva
tradito il proprio paese cercando la fuga, non fosse più necessario neppure allo
Stato.

Nel frattempo Maria Antonietta cominciò a barcamenarsi tra le forze conservatrici e


quelle democratiche. Da una parte riprese i contatti con le corti straniere, da cui
si aspettava sostegno, dall'altra avvicinò Antoine Barnave, un giovane moderato
conosciuto durante il rientro da Varennes, perché aiutasse la monarchia a uscire
dalla situazione in cui si trovava a causa della tentata fuga.[101] La regina non
si rese conto che il giovane non aveva assolutamente lo stesso ascendente che
Mirabeau esercitava sull'Assemblea, la quale si trovava sempre più d'accordo con il
popolo, infuriato contro i sovrani. Nonostante questo, Barnave scrisse varie
missive alla coppia reale, cercando di convincerla ad abbandonare il movimento
controrivoluzionario e ad accettare la costituzione, i cui principali articoli, per
ammissione della stessa sovrana a Mercy, erano una «serie di irrealizzabili
assurdità».[102]
Il primo assalto alle Tuileries (20 giugno 1792)

Infine, il 14 settembre 1791, il re ratificava la prima costituzione francese. In


seguito, spinto dall'Assemblea, Luigi XVI dichiarò guerra all'Austria, ma, nel
giugno del 1792, oppose il suo potere di veto alla deportazione dei preti
refrattari, ovvero gli ecclesiastici che non avevano giurato fedeltà alla
costituzione, e alla formazione di un corpo di soldati provinciali da stanziare
fuori Parigi. Il 20 giugno 1792 la folla in armi attaccò per la prima volta il
palazzo delle Tuileries: i reali furono nuovamente offesi, ma rimasero composti di
fronte a ogni minaccia.[103]
Maria Antonietta alla Torre del Tempio

Gli avvenimenti del 20 giugno erano solo la prova generale di quello che sarebbe
accaduto il 10 agosto. Quel giorno avvenne il più cruento assalto al palazzo, che
sancì la definitiva caduta della monarchia francese. Nell'assalto alle Tuileries
morirono tutte le guardie svizzere del re e molti nobili rimasti a difendere la
famiglia reale, la quale aveva cercato rifugio presso l'Assemblea nazionale. Tre
giorni dopo, per ordine della Comune, la famiglia reale venne trasferita dentro la
Tour du Temple, un antico monastero dei Templari, allora adibito a carcere. I
sovrani, i figli e la sorella minore del re furono dunque rinchiusi nella prigione,
mentre a Madame Campan, prima cameriera della regina, e alla principessa de
Lamballe non fu permesso di seguirli. Quest'ultima fu uccisa e fatta a pezzi
durante i massacri di settembre: la sua testa fu portata in corteo sotto le
finestre della regina, che svenne dall'orrore.[104]
Da lì a pochi mesi cominciò il processo al re, che ne decretò la definitiva
condanna alla ghigliottina; alla fine, soprattutto durante la prigionia, Luigi XVI
e la moglie arrivano a un profondo affetto, se non amore, l'uno per l'altra, tanto
che la regina propose a Luigi di passare l'ultima notte insieme, prima della
decapitazione del re. Luigi rifiutò, ma solo perché voleva passarla in preghiera,
come era stato alla vigilia dell'incoronazione. L'esecuzione del re fu eseguita il
21 gennaio 1793, a Parigi, nell'attuale Place de la Concorde. Il giorno della
decapitazione, dopo essere stato tenuto prigioniero nella Torre del Tempio, salutò
la moglie e i figli e venne portato alla ghigliottina in carrozza, vestito di
bianco e con in mano il libro dei Salmi. La condanna fu eseguita dal boia Charles-
Henri Sanson. Morì come cittadino Luigi Capeto e le sue ultime parole furono:

«Signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato. Auguro che il mio
sangue possa consolidare la felicità dei francesi.»
(Le ultime parole pronunciate da Luigi XVI il 21 gennaio 1793, registrate da
Charles Henri Sanson esecutore della condanna.)

Luigi-Carlo divenne automaticamente, per i monarchici e gli stati internazionali,


il re de jure Luigi XVII di Francia. Dalla cella della sua prigione, Maria
Antonietta udì i colpi di cannone annunciare la morte del marito e cadde colta da
malore. Da allora cominciò a vestire sempre di nero in segno di vedovanza.
La vedova Capeto (1793)
Maria Antonietta alla Conciergerie.

Dopo la morte del re, la vedova Capeto, come veniva adesso chiamata Maria
Antonietta, visse per alcuni mesi in isolamento al Tempio, assieme alla figlia
Maria Teresa, alla cognata Elisabetta e al delfino, che dopo la morte del padre era
divenuto per i legittimisti Luigi XVII, re di Francia e di Navarra. In questo
periodo un generale monarchico, il cavaliere de Jarjayes, riuscì a entrare nel
Tempio e a proporre un piano di fuga alla regina, ma Maria Antonietta non voleva
lasciare i suoi figli e rifiutò di scappare.[105] Luigi Carlo fu separato dalla
famiglia il 3 luglio, su ordine della Convenzione. Maria Antonietta si oppose
strenuamente ai municipali e cedette solo quando minacciarono d'usare la violenza,
come riportò in seguito la figlia.[106] L'educazione di Luigi Carlo fu affidata ad
Antoine Simon, un ciabattino analfabeta.[107] Il compito dell'uomo fu quello di
plagiare il bambino, in modo da metterlo contro la madre e utilizzarlo come arma al
processo di Maria Antonietta.[108] Il 6 ottobre Luigi Carlo firmò una dichiarazione
in cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose.
[109]

Maria Antonietta fu trasferita nella prigione della Conciergerie il 2 agosto 1793.


L'ex-regina, molto malata e sofferente a causa di gravi emorragie,[110] trovava
conforto nella lettura e nelle cure di Rosalie Lamorlière, la cameriera del
carceriere, che si occupò di lei. Durante la prigionia alla Conciergerie fu
organizzato un nuovo piano di fuga dal cavaliere di Rougeville, ma anche questo si
rivelò fallimentare.[110] Alla Convenzione si accumulavano petizioni che chiedevano
l'esecuzione capitale dell'ex-regina e, il 5 ottobre, venne pronunciato un discorso
contro di lei: venne detto che era «la vergogna dell'umanità e del suo sesso».[111]
In uno degli interrogatori preliminari venne fatta una chiara allusione al suo capo
d'accusa: l'alto tradimento. Le venne chiesto se avesse insegnato lei "l'arte del
dissimulare" al consorte, con la quale il re aveva ingannato il popolo di Francia.
Maria Antonietta rispose: «Sì, il popolo è stato ingannato, è stato crudelmente
ingannato, ma non da mio marito o da me».[112] L'ex-regina continuava a credere nei
precetti della monarchia assoluta, voluta da Dio, e, secondo questa logica,
chiunque osasse ribellarsi a essa era da considerarsi un criminale da mettere a
morte. La logica monarchica e quella della rivoluzione erano assolutamente
inconciliabili.[113]
Processo e morte
Maria Antonietta condotta alla ghigliottina, dipinto di William Hamilton
Nonostante avesse quasi trentotto anni, Maria Antonietta apparve in tribunale
notevolmente invecchiata e irriconoscibile; evidenti erano: il fisico esile,
capelli bianchi e viso emaciato. Il 14 ottobre, portata davanti al Tribunale
rivoluzionario, venne paragonata alle malvagie regine dell'antichità e del
Medioevo:[114] l'accusa la volle presentare come la responsabile di tutti i mali
della Francia, sin dal suo arrivo nel paese.[115] Le vennero mosse fondamentalmente
tre accuse: «esaurimento del tesoro nazionale», «intrattenimento di rapporti e
corrispondenza segreti» con il nemico (l'Austria e i filomonarchici) e
«cospirazioni contro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato». Era evidente
che la donna veniva processata per alto tradimento.

I testimoni erano quarantuno ed erano stati tutti prodotti dall'accusa perché


denigrassero Maria Antonietta, che venne accusata di complotti d'assassinio,
falsificazioni di assegnati, proditoria rivelazione di segreti ai nemici francesi.
[116]
Maria Antonietta condotta al patibolo. Schizzo di Jacques-Louis David.

La regina si difese con vigore e non venne mai sorpresa a mentire o contraddirsi.
[117] Il deputato Jacques-René Hébert presentò alla corte un'accusa di incesto
contro Maria Antonietta, che le sarebbe stata intentata da suo figlio, che aveva
allora appena otto anni.[117] La regina rimase impassibile,[117] sino a quando non
le fu nuovamente domandato di rispondere. Visibilmente agitata, alzandosi in piedi,
esclamò:[118] «Se non ho risposto, è perché la Natura stessa si rifiuta di
rispondere a una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le
madri che sono presenti!». La regina ebbe l'appoggio delle popolane presenti in
sala e il processo si fermò per dieci minuti; fu chiaro che in quell'istante
l'accusa si era spinta decisamente oltre.[119] Quando Maximilien de Robespierre
seppe di questo episodio, maledisse Hébert per aver concesso alla regina il suo
"ultimo trionfo pubblico".[119]
Esecuzione di Maria Antonietta

Alla fine del processo l'ex-regina sperava di essere estradata nella sua natia
Austria, ma la successiva lettura di sentenza di morte infranse ogni sua speranza.
Era sicura di non aver commesso i crimini dei quali era stata accusata, poiché
aveva solo cercato di salvare la monarchia come l'aveva sempre concepita, ma ciò
era considerato alto tradimento per la repubblica francese.[120] Tuttavia, il suo
era chiaramente un processo farsa,[121] visto che il verdetto era già stato deciso
in precedenza e la giuria la condannò all'unanimità alla pena di morte. Maria
Antonietta ascoltò la sentenza senza proferire parola.[122] Nella cella le vennero
date le cose necessarie per scrivere il proprio testamento, una lettera rivolta a
Madame Elisabetta, ai suoi figli e a tutti coloro che ha amato: «È a voi cara
sorella che scrivo per l'ultima volta, sono stata condannata a una morte terribile
destinata solo ai criminali, andrò a raggiungere vostro fratello, come lui
innocente. La cosa che mi rattrista è quella di lasciare i miei figli, sapevate che
vivevo solo per loro, che mio figlio non dimentichi le ultime parole di suo padre e
che non cerchi di vendicare la nostra morte. Avevo degli amici; il solo pensiero di
separarmi da loro mi spezza il cuore conserverò il vostro ricordo fino all'ultimo.
Vi abbraccio con tutto il cuore cosi come abbraccio i miei cari adorati figli; mio
Dio quanto è straziante doverli lasciare per sempre. Addio, addio».

La mattina del 16 ottobre, Maria Antonietta, alla quale era stato vietato di
vestirsi di nero, indossò un abito bianco: nessuno ricordava che, un tempo, il
bianco era il colore del lutto per le regine di Francia.[123] Successivamente
Charles-Henri Sanson, il boia, dopo averle tagliato i capelli fino alla nuca, le
legò le mani dietro la schiena.[124] L'ex-regina fu portata fuori dalla prigione e
fatta salire sulla carretta dei condannati a morte; ella sperava di poter godere
dello stesso trattamento del marito, ovvero quello di essere condotta sul patibolo
in una carrozza coperta, ma purtroppo non fu così e la folla si accanì su di lei
ricoprendola d'insulti e minacce. Ridotta ormai all'ombra di se stessa, seduta
impettita con le mani legate dietro la schiena, i capelli tagliati rozzamente e uno
sguardo immobile e iniettato di sangue:[125] così Jacques-Louis David, a quei tempi
giacobino e in seguito pittore di corte di Napoleone Bonaparte, ritrasse la regina
in uno schizzo.

Arrivata in Place de la Révolution, salì rapidamente i gradini del patibolo.[126]


Si racconta che involontariamente pestò un piede del boia, al quale disse: «Pardon,
Monsieur. Non l'ho fatto apposta.» e il boia la perdonò.[127] Alle 12.15 la lama
cadeva sul suo collo.[128] Il boia prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo
parigino, che gridò «Viva la Repubblica!».[129]
La “regina martire”
Monumento funebre in onore di Luigi XVI e Maria Antonietta, a Saint-Denis.

«Una donna che non aveva se non gli onori senza il potere; una principessa
straniera, il più sacro degli ostaggi; trascinarla dal trono al patibolo,
attraverso ogni sorta d'oltraggi... Vi è in ciò qualcosa di peggio del regicidio.»
(Napoleone a proposito della morte di Maria Antonietta.[130])

Dopo l'esecuzione le spoglie di Maria Antonietta furono sepolte in una fossa comune
del non più esistente Cimitero della Madeleine, in rue d'Anjou, accanto a Luigi
XVI. I resti dei sovrani, come quelli di altri decapitati, furono cosparsi di calce
viva. Quando la notizia della sua morte si sparse in Europa, tutte le corti presero
il lutto. La regina di Sicilia e Napoli, Maria Carolina, soffrì in maniera
particolare per la morte della preferita tra le sue sorelle: tentò anche di
dimenticare il francese, benché quella lingua le fosse ormai troppo abituale.[131]
Luigi Carlo, divenuto Luigi XVII per le monarchie europee, il 19 gennaio 1794, tre
mesi dopo la morte di sua madre, fu murato vivo nella sua prigione.[132] Le sue
condizioni di vita divennero disumane: la cella si imputridì e si riempì di topi e
parassiti; il bambino si ammalò gravemente.[133] Liberato dopo la caduta di
Robespierre, Luigi Carlo si spense l'8 giugno 1795. Maria Teresa, invece, fu
liberata nel dicembre del 1795, all'età di diciassette anni, grazie a uno scambio
di prigionieri avvenuto tra la Francia e l'Austria. Nel 1799, sposò il suo primo
cugino, il duca d'Angoulême, ma non ebbe figli. La rivoluzione del 1830 costrinse
nuovamente i Borboni all'esilio: la duchessa morì nel 1851 a Frohsdorf. Durante
l'impero di Napoleone un'altra arciduchessa austriaca ricoprì il ruolo di consorte
del sovrano: l'imperatrice Maria Luisa d'Asburgo-Lorena era, infatti, figlia di
Francesco II d'Asburgo-Lorena, nipote di Maria Antonietta. Tuttavia, Maria Luisa
non si sentì mai a casa nel paese che le aveva ucciso la prozia.[134]
Cappella espiatoria di Parigi sul luogo della prima sepoltura di Maria Antonietta e
Luigi XVI.

Dopo l'intermezzo napoleonico il congresso di Vienna, nel 1814, rimise sul trono di
Francia i Borboni e il conte di Provenza poté ascendere al trono come Luigi XVIII.
Il nuovo re si adoperò affinché suo fratello maggiore e sua cognata avessero degna
sepoltura. I loro corpi furono ritrovati grazie a Pierre Louis Descloreaux (o
Desclozeaux), un anziano avvocato ed ex magistrato realista, che viveva in rue
d'Anjou e ricordava dov'erano le sepolture. Egli aveva acquistato il terreno e
recintato le sepolture del re e della regina con siepi, piantandovi anche due
salici piangenti.[135] Le spoglie della regina furono ritrovate il 18 gennaio 1815:
il corpo era ridotto a un mucchietto di ossa, ma vi erano applicate le sue
giarrettiere, in perfetto stato di conservazione; la testa, invece, era quasi
intatta, cosa che provocò grande sgomento nel poeta Chateaubriand, il quale svenne,
a seguito del ricordo del "sorriso incantevole"[136] rivolto a lui per la prima
volta a Versailles dalla regina.[135] Le spoglie del re furono ritrovate il giorno
dopo. Il 21 gennaio 1815, giorno in cui cadeva il ventiduesimo anniversario dalla
morte del re, avvenne una solenne processione sino all'abbazia di Saint-Denis, dove
Luigi XVI e Maria Antonietta furono inumati; su parte del cimitero della Madeleine
Luigi XVIII fece costruire una cappella espiatoria, accanto alla Chiesa della
Madeleine. In Francia si sviluppò quindi il culto della "regina martire", per
espiare la colpa del regicidio, e la vita di Maria Antonietta venne idealizzata.
[137]

La storia di Maria Antonietta attirò a sé anche altre teste coronate. L'imperatrice


Eugenia, moglie di Napoleone III, diede il via a una moda ispirata a quella di
Maria Antonietta e si adoperò per ritrovare gli oggetti personali della regina per
la "grande esposizione" dell'autunno del 1867.[134] Ludwig II di Baviera sviluppò
il culto di Maria Antonietta: a Linderhof fece erigere una statua della regina e,
quando ci passava davanti, le faceva la riverenza e le accarezzava le guance.[138]
Alessandra Fëdorovna,[139] l'ultima zarina di Russia (che avrebbe condiviso una
sorte simile), teneva un ritratto di Maria Antonietta sulla sua scrivania al
Palazzo d'Inverno.[134] Nel Palazzo di Alessandro, a Tsarskoe Selo, accanto al suo
ritratto, aveva fatto porre un arazzo di Maria Antonietta e ciò era visto come di
cattivo auspicio.[140] Nel 1896, durante una visita ufficiale in Francia, la zarina
aveva dormito nella stanza di Maria Antonietta, a Versailles, e ne era stata
felice, mentre il suo seguito trovava anche quel gesto di cattivo augurio.[134] Lo
scrittore e poeta Léon Bloy portò all'estremo il culto di Maria Antonietta, nel suo
saggio La Cavaliera della Morte (1891), in cui la regina non venne definita santa,
perché ciò avrebbe annullato i suoi tormenti terreni.[141] Bloy, immedesimandosi
nell'avvocato difensore di Maria Antonietta, le chiedeva il suo perdono, a nome
della Francia: «O Madre oltraggiata come mai fu madre dopo Colei le cui lacrime
rinnovarono il diluvio, dai secoli chiamata Dolorosa, io vi domando, in nome di Dio
misericordioso, la grazia e il perdono per questo povero popolo»[142] e concludeva
dicendole che, nel regno dei Cieli, «l'aspettano i Principi fedeli, i disgraziati
privi di terrena consolazione e la falange dei santi Martiri!».[142]

Negli ultimi due secoli la Francia ha ricordato più volte Maria Antonietta. Nel
1955, in occasione del bicentenario dalla nascita, fu organizzata un'imponente
mostra a Versailles. Nel 2008 si è tenuta un'altra grande esposizione di opere e
reperti al Grand Palais.[143] Oggigiorno Maria Antonietta è anche considerata
un'icona gay e, benché si sia ipotizzato che il suo legame con la Polignac e la
Lamballe fosse sentimentale e non sessuale, quest'omaggio del mondo LGBT, secondo
la storica Antonia Fraser,[144] compensa gli insulti volgari dei suoi
contemporanei. Protagonista di studi saggistici, film, fumetti e cartoni animati,
Maria Antonietta da un lato è amata per la sua vita tragica e romantica,[137]
dall'altro continua ad avere i suoi detrattori.[134]

Il 17 luglio 2008, a quasi duecentoquindici anni di distanza dalla morte, il


ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, a nome della Francia, si è
ufficialmente scusato con l'Austria per l'esecuzione di Maria Antonietta.[145][146]
A differenza di quanto avvenuto con i Romanov, riabilitati ufficialmente dalla
Corte suprema russa[147] e canonizzati dalla Chiesa ortodossa, Maria Antonietta e
Luigi XVI non sono, però, mai stati simbolicamente "assolti" dall'accusa di
tradimento da parte dei tribunali francesi moderni, sebbene le condanne furono
implicitamente cancellate già con la restaurazione di Luigi XVIII, che punì con
l'esilio (legge contro i regicidi del 1816) i membri della Convenzione ancora vivi
tra quelli che votarono la decapitazione dei sovrani (tra essi Jacques-Louis David
e Emmanuel Joseph Sieyès).[148]
Lo “stile Maria Antonietta”
La regina abbigliata in stile rococò, con una pettinatura piramidale e grand habit
de cour (1775)

Maria Antonietta ebbe un ruolo molto importante, al suo tempo, come icona di
bellezza, stile e moda. Ammirata dai suoi contemporanei, fu considerata una delle
donne più affascinanti del XVIII secolo.[149] Il suo gusto per gli abiti e le
acconciature faceva eco nell'intera Europa e, quando Maria Antonietta seguiva una
nuova moda, tutte le altre dame la imitavano. La regina di Francia, che
inizialmente si adeguò allo stile rococò della sua epoca, sviluppò in seguito un
amore per l'eleganza e la semplicità. Il suo stile personale è definito Moyenne,
[150] a metà tra il rococò teresiano e il Neoclassicismo francese.

Moda: Tra il 1774 e il 1778 Maria Antonietta predilesse un gusto tipicamente


rococò. Gli abiti di corte erano sontuosi ed estremamente ampi, ricchi di
passamaneria, nastri e fronzoli, mentre quelli quotidiani erano più ridotti nelle
dimensioni, ma non meno fantasiosi nelle forme (robe à la polonaise e derivati). Le
acconciature erano alte, turrite e smisurate in altezza, coronate da boccoli e
trecce pendenti, piume, fiocchi, fiori, broches di diamanti e perle. Dopo la
nascita della prima figlia, Maria Antonietta cominciò ad adottare uno stile più
semplice: i capelli venivano cotonati e gonfiati lateralmente, mentre il vestiario
privato si ridusse alla cosiddetta chemise à la reine, un abito di mussola bianca
di taglio neoclassico. Per le occasioni più formali, prese invece il sopravvento la
cosiddetta robe à l'anglaise.
Architettura: Maria Antonietta non amava lo stile ricco e pomposo della reggia
di Versailles, come quello con cui è realizzata la sua camera da letto. Al Petit
Trianon, sua proprietà personale, manifestò la sua predilezione per il
Neoclassicismo: le forme sono semplici, prevalgono i motivi floreali, il bianco e i
colori pastello. Di gusto tipicamente classico è il "Tempietto dell'amore", una
replica di un tempio pagano a dodici colonne corinzie, al cui centro è posta una
statua di Eros. Alle serre di Luigi XV, Maria Antonietta fece sostituire l'attuale
giardino all'inglese, un'artefatta natura selvatica che meglio si adeguava al
ritorno alla condizione naturale dell'uomo, una tematica in voga alla sua epoca.
Reminiscenze del gusto rococò, ma già intrise di spirito romantico, sopravvivono
nello Hameau, un finto villaggetto rurale.

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