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INELA TURSIC 5^AS

LADY MARY WORTLEY MONTAGU

Lady Mary Wortley Montagu è nata in una famiglia aristocratica inglese il 26


maggio 1689 ed è morta il 21 agosto 1762 a Londra.
Lei ha incarnato lo spirito della donna moderna ed emancipata in un’epoca in cui le
donne facevano molta fatica ad affermare il loro pensiero.
È stata una:
 scrittrice; 
 poetessa;
 aristocratica inglese.

Mary è principalmente ricordata per le sue lettere, in particolar modo quelle scritte
dalla Turchia, che sono state descritte da Billie Melman (Storica israeliana,
professoressa di storia all'Università di Tel Aviv, specializzata in storia britannica
del XIX e XX secolo , storia coloniale, storia delle città e genere) come:

“Il primo vero esempio di lavoro laico svolto da una donna sull'Oriente Musulmano”.

Frequentò e divenne amica di importanti personaggi del mondo della cultura e della


scienza:
 Mary Astell, una paladina dei diritti delle donne;
 Alexander Pope, uno dei maggiori poeti inglesi del Settecento, noto
soprattutto per la sua vena satirica;
 Anne Wortey Montagu, nipote di Edward Montagu.
Con Anne, tenne un'animata corrispondenza.
Le lettere di Anne, tuttavia, erano spesso copiate dalle bozze scritte dal fratello,
Edward Wortley Montagu, e dopo la morte di Anne, avvenuta nel 1709, la
corrispondenza tra Edward e Lady Mary continuò senza intermediari.
Il padre di Lady Mary, al tempo Marchese di Dorchester, rifiutò Edward Wortley
Montagu come genero poiché non accettò di lasciare in eredità i suoi beni immobili
ad un possibile erede.
Per questo motivo Edward e Mary decisero di fuggire insieme nel 1712. I primi anni
della vita da sposata di Lady Mary Wortley trascorsero in isolamento in una tenuta
di campagna.
Suo marito diventò membro del Parlamento Inglese nel 1715, e poco dopo venne
nominato “Lord Commissioner of the Treasury”.
Quando Mary lo raggiunse, il suo spirito e la sua bellezza presto fecero di lei una
delle figure di spicco della società.
Nei primi mesi del 1716, Edward Wortley Montagu fu nominato Ambasciatore e
trasferito ad Istanbul. Lady Mary lo accompagnò a Vienna, e da lì ad Adrianopoli e
Istanbul.
Fu richiamato nel 1717, ma la coppia rimase ad Istanbul fino al 1718.
La storia di questo viaggio e le osservazioni di Lady Mary sugli usi e costumi orientali
sono narrati nell'opera “Turkish Embassy Letters”, una serie di vivide lettere
contenenti minuziose descrizioni geografiche; le lettere sono spesso ritenute essere
state d'ispirazione per scrittrici\viaggiatrici che le succedettero, così come
per orientalisti.

Nell’Impero Ottomano, Lady Mary, da sempre attenta e sensibile alla condizione


delle donne, visitò gli Zenana, ovvero le stanze riservate alle donne, dove spesso
vivevano segregate.
Proprio in questi luoghi, vide per la prima volta praticare la variolizzazione, ovvero
un metodo di protezione dal vaiolo che consisteva nell’inoculare (introdurre
nell’organismo), nel soggetto da immunizzare, del materiale prelevato da lesioni
vaiolose o dalle croste di pazienti non gravi.

NOTA BENE: Il vaiolo è stata una malattia infettiva causata da due varianti


del virus Variola, la Variola maior e la Variola minor.
La malattia è anche conosciuta con i termini latini variola o variola vera (dal tardo
latino variŏla, derivato da varius, a significare vario, chiazzato), mentre il
termine inglese “smallpox” venne coniato nel Regno Unito nel XV secolo per
distinguerla dalla sifilide.
Il virus del vaiolo si localizza a livello:
 della piccola circolazione della cute;
 del cavo orale; 
 della faringe.

La donna è entusiasta di questa scoperta, ma non solo: è talmente convinta della


validità del metodo, che lo applica sul proprio figlio Edward e cerca in tutti i modi di
convincere le autorità inglesi ad adottare la tecnica per combattere il vaiolo su vasta
scala.
Insomma, mise in atto la prima campagna vaccinale della storia. Tenacissima, alla
fine riesce a convincere anche i suoi amici a sottoporsi al trattamento, diffondendo
la variolizzazione in tutto il Paese, ma non solo. La pratica si diffuse anche nel resto
dell’Europa e arrivò in America.
Quella che sembrava essere una vera e propria rivoluzione, incontrò però pareri
molto discordanti e perplessità, anche se in molti continuarono a farsi inoculare
questo “vaccino ante litteram”.
La battaglia di Lady Mary era fortemente sentita perché combattuta in prima
persona: suo fratello era infatti morto di vaiolo e lei stessa ne era rimasta sfigurata,
le sue sofferenze furono così acute che rischiò la sanità mentale.
La sua bellezza era stata deturpata, ma la sua forza non era stata scalfita dalla
malattia. Volle a tutti i costi proteggere i suoi figli facendoli inoculare, convinse
moltissimi medici a diffondere questa pratica, vincendo le resistenze di molti che la
ritenevano un retaggio orientale poco in linea con la moderna medicina.
Dopo pochi anni sarà un uomo, Edward Jenner, a perfezionare la terapia e a
inventare i veri e propri vaccini, sulla scia delle scoperte e della campagna vaccinale
di Mary Wortley Montagu.

In contemporanea a queste scoperte però il suo matrimonio entrò in crisi: nel 1739,
affascinata da Francesco Algarotti, un giovane intellettuale italiano, lascia tutto e
decide di raggiungerlo in Italia.

Parte il 2 luglio 1739, adducendo come pretesto una vacanza di salute: in realtà si
trattava di una fuga d’amore, risoltasi in una sorta di esilio volontario durato
ventitré anni.
Non avrebbe più rivisto il marito e sarebbe rientrata in Inghilterra solo per morirvi
nel 1762.
Anche Algarotti però finisce per deluderla e Lady Mary cade nelle mani di un conte
bresciano, tale Ugolino Palazzi, che ebbe come unico merito quello di instradarla
verso Lovere.

Lady Mary arriva nell’alto Sebino nel 1749 per curarsi da fortissime febbri
malariche. Decide di sottoporsi alle cure termali e agli intrugli del dottor Baglioni, un
medico condotto di Adro che tutti reputavano capace di guarigioni «miracolose». La
sua iniziale diffidenza si rivela infondata perché il preparato a base di china e acque
termali che il dottor Baglioni le prescrive si rivela portentoso. Unito a uno stile di vita
del tutto normale le permette di guarire e di assaporare appieno la sua nuova
stagione.
Lady Mary inizia quindi a partecipare attivamente alla vita culturale di Lovere: le
prime parole della sua prima lettera scritta alla figlia Bute il 24 luglio 1749 sono
memorabili:
1. «Il luogo in cui mi trovo è il più romantico che abbia mai visto in vita mia»;
2. «la maggior parte delle case sorgono a minima distanza le une dalle altre,
tutte arroccate sui fianchi delle colline»;

3. «il lago, lungo venticinque miglia e largo tre, è tutto quanto circondato da
queste invalicabili montagne, i cui pendii, alla base, sono costellati di villaggi
così fitti che non credo vi sia neppure un miglio di distanza tra uno e l’altro,
aspetto che aggiunge ancora più fascino al profilo della costa».

A Lovere:
«abbiamo il teatro dell’opera dove si tengono tre spettacoli la settimana. Vi sono
andata ieri sera e mi sarei meravigliata per l’eleganza delle scene, la bellezza
delle voci e la bravura degli attori se non mi fossi rammentata di essere in Italia.
Diversi signori sono scesi nella buca dell’orchestra e si sono uniti al concerto, una
libertà che suppongo sia concessa soltanto qui».

Il 22 agosto 1749 scrive:


«Qui siamo tutti molto tranquilli da quando il beau monde al completo è accorso alla
fiera di Bergamo (evidentemente, quella per Sant’Alessandro), che è considerata la
migliore d’Italia dopo quella di Senigallia. Vi ho mandato la mia domestica a
comprare qualche penny di merce, avendo sentito che ci sono venditori da tutte le
parti d’Europa».

Pur ammaliata dalle bellezze del Sebino, Lady Mary non si dimentica di evidenziare
anche gli italici difetti.
Il 3 settembre 1750 scrive a suo marito:
«Sono piuttosto convinta che il ritardo di tutte le mie lettere e la perdita di molte
altre siano determinati dalle poste italiane. Non ne ricevo ma una che non sia stata
aperta e poi sigillata di nuovo. Alcune mi arrivano addirittura aperte».
Ritornerà a Lovere poi per altri due periodi, e grazie a lei la cittadina dell’alto Sebino
è diventata protagonista di uno fra i più apprezzati epistolari femminili del ’700 e
può annoverare tra i suoi cittadini una figura che è ampiamente riconosciuta come
un personaggio per molti versi controcorrente e innovatore, dalla personalità
eccentrica e pungente, tanto discussa quanto infelice.
Solo la scrittura non la tradì mai:
«Ricorda la mia immutabile massima – scrive nell’ennesima lettera alla figlia –
quando si ama, si ha sempre qualcosa da dire. Pertanto la mia penna non si stanca
mai».

A quest'ultima fase della sua vita risale anche il famoso “Ritratto” di proprietà della
parrocchia di Santa Maria Assunta a Lovere (già in Palazzo Bazzini) che la ritrae in
età avanzata. Venne sfigurata da una dolorosa malattia della pelle, il vaiolo: le sue
sofferenze furono così acute che rischiò la sanità mentale.

https://youtu.be/ZcoIEMBXq9g

Quindi: pur essendo una letterata e una poetessa, il suo nome è fondamentale per la
scienza e il progresso medico: è stata lei a porre le basi di quella che sarà una delle
invenzioni più importanti della storia della medicina. Senza dimenticare il grande
numero di persone che, grazie a lei, si salvarono da una malattia che all’epoca era un
vero e proprio flagello.

ATTUALITA’ A PROPOSITO DI VACCINI ANTI-COVID


A causa della recente scoperta del virus, le strategie adottate risultano molto
diversificate fra loro e, di conseguenza, il tipo di vaccino in grado di proteggere
dall’infezione.

In particolare, i ricercatori stanno lavorando su: 


 Vaccino a RNA: si tratta di una sequenza di RNA sintetizzata in laboratorio
che, una volta iniettata nell’organismo umano, induce le cellule a produrre
una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria
(producendo anticorpi che, conseguentemente, saranno attivi contro il virus);

 Vaccino a DNA: il meccanismo è simile al vaccino a RNA. In questo caso viene


introdotto un frammento di DNA sintetizzato in laboratorio in grado d’indurre
le cellule a sintetizzare una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre
la risposta immunitaria;

 Vaccino proteico: utilizzando la sequenza RNA del virus (in laboratorio), si


sintetizzano proteine o frammenti di proteine del capside virale.
Conseguentemente, iniettandole nell’organismo combinate con sostanze che
esaltano la risposta immunitaria, si induce la risposta anticorpale da parte
dell’individuo;

 Vaccino inattivato: è ottenuto uccidendo il virus con sostanze chimiche, con il


calore o con le radiazioni. Il virus intero inattivato include l'intero virione che
causa la malattia, pertanto presenta diverse parti antigeniche, che inducono
nell’ospite (persona sottoposta a vaccinazione) una risposta immunologica
contro il patogeno. Il virus intero inattivato presenta diversi vantaggi, tra cui
un basso costo di produzione, sicurezza e non implica manipolazione genetica.
Questo approccio utilizza una tecnologia che ha dimostrato di funzionare
molto bene, sono infatti prodotti con questa metodologia i vaccini contro
l'influenza e la poliomielite, ma richiede attrezzature di laboratorio
specializzate e può avere un tempo di produzione relativamente più lungo
rispetto ad altre metodiche;

 Vaccino a vettore virale non replicante: utilizza un virus sicuro come


l’adenovirus che è stabile e non replicante per trasportare materiale genetico
oppure uno o più antigeni che inducono in tal modo un’immunità cellulo-
mediata oltre ad una risposta immunitaria umorale. I vaccini vettoriali sono
caratterizzati da una forte immunigenicità e sicurezza. Esistono oltre 50
sottotipi di Adenovirus umano, fra cui l’Adenovirus sierotipo 5 (Ad5) che è un
virus stabile e non replicante, utilizzato nello sviluppo di diversi vaccini.
Tuttavia, l'immunità preesistente contro Ad5 umano è diffusa, ostacolando il
suo utilizzo come vettore per lo sviluppo di vaccini. L'adenovirus di scimpanzé
(usato per esempio nel caso del vaccino ChAdOx1) rappresenta un'alternativa
al vettore di adenovirus umano per la sua sicurezza e la mancanza di
immunità preesistente negli esseri umani.

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