Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Rousseau coltivò diversi interessi oltre alla politica. Fu un compositore molto ammirato,
Molte delle sue opere giovanili più importanti trattavano delle arti, delle scienze e della
filosofia della storia, mentre negli ultimi anni Rousseau si entusiasmò soprattutto per la
botanica, a cui dedicò una serie di lettere che, tradotte, divennero un libro di testo molto
popolare in Inghilterra.
Egli nacque nel 1712 a Ginevra, una piccola regione calvinista circondata da grandi paesi
Mentre Diderot, Voltaire e altri furono indotti dalla radicalità del loro impegno e dal
timore della censura a pubblicare anonimamente le proprie opere, Rousseau colse ogni
opportunità per firmarsi come Cittadino di Ginevra, e smise di farlo solo quando fu
Nessun autore dell’illuminismo fu così ostile al corso preso dalla civiltà politica e allo
La madre di Rousseau morì subito dopo averlo dato alla luce, perciò la responsabilità
della sua educazione ricadde sul padre, un orologiaio dal temperamento romantico ed
irascibile, che gli insegnò l’amore per la natura e per i libri, specialmente i classici e i
testi di storia.
Sempre dal padre ereditò gran parte della zelante devozione verso il proprio luogo natale,
dove, gli avevano insegnato, tutti gli uomini sono uguali e regnano la gioia ed il cielo in
terra. Almeno due delle sue opere più importanti, la Lettera a d’Alembert sugli spettacoli
del 1748 e le Lettere scritte dalla montagna del 1764, furono dedicate in particolar modo
alla cultura e al sistema politico della sua città natale.
L’attaccamento al padre e alla città natale, tuttavia, non poterono compensare la perdita
della madre.
Quando aveva ancora quindi anni, Jean-Jacques fu presentato a una baronessa svizzera,
Madame de Warens. All’età di soli ventinove anni, Madame de Warens aveva fatto del
Rousseau venne introdotto nella sua casa e nel suo cuore un’intima ospitalità che ben si
Nei dieci anni successivi, prima ad Annecy, poi a Chambéry e, infine, nell’idilliaco ritiro
Con la sua guida e qualche aiuto dai tutori e confessori di lei, Rousseau completò la
moderna, discipline che prima aveva studiato poco, oltre a cominciare a pensare alla
professione di scrittore.
Per tutto il tempo che furono amanti, e per il resto della vita, Rousseau chiamò Madame
de Warens maman, attribuendole quelle qualità di dolcezza, grazia e bellezza che, come
orfano, egli cercava in tutte le donne di cui avrebbe subito il fascino nel corso degli anni.
Thérèse Levasseur, con cui egli visse dal 1745 circa fino alla morte, e che infine sposò,
era una donna sotto molti aspetti meno attraente, e di gran lunga meno colta:
Alle due donne più importanti della sua vita Rousseau chiese innanzitutto cure materne,
Proprio per questo non poté mai accettare di avere una propria famiglia e abbandonò i
adeguatamente dei figli, ma che la sua condotta verso di loro lo riempiva di rimorso e di
vergogna.
Madame de Warens morì nell’estate del 1762 in povertà e abbandonata da Rousseau, che
era tutto preso dalla preoccupazione di salvarsi dopo che i suoi scritti erano stati messi
sotto accusa dalle autorità religiose e secolari sia francesi sia svizzere.
Il 12 aprile 1778, prima di morire, Rousseau scrisse una delle sue pagine più ispirate, la
decima delle Fantasticherie di un passeggiatore solitario, in cui rifletteva sul fatto che
quel giorno ricorrevano cinquant’anni dal primo incontro con Madame de Warens.
partiture musicali.
Poco dopo il suo arrivo in città, nel 1741, strinse un’amicizia con Diderot, a lui vicino per
età, retaggio culturale e ambizione, che per quindi anni sarebbe stato il suo più intimo
compagno.
Rousseau la stesura di gran parte delle voci di argomento musicale, oltre alla voce
Nel 1749, in seguito alla pubblicazione della Lettera sui ciechi, Diderot fu sottoposto a un
quasi ogni giorno, rivolgendo continue suppliche alle autorità per la liberazione del suo
amico. Un giorno, sulla strada che da Parigi lo conduceva a Vincennes, gli capitò di
conseguenze del progresso delle scienze e delle arti sul genere umano.
Questo annuncio avrebbe mutato il corso della sua vita.
Da giovane aveva infatti visitato Torino, dove aveva imparato l’italiano, e apprezzato la
messa molto più attraenti degli austeri salmi che nelle chiese di Ginevra passavano per
musica, e a Venezia si entusiasmò anche per la musica profana e popolare, che colmava
i suoi sensi con melodie orecchiate non solo sul palcoscenico, ma anche nelle strade e
nelle taverne. In seguito, di ritorno a Parigi, egli avrebbe contrapposto l’opera italiana a
mancanza di una chiara linea melodica la cifra stilistica dell’opera francese, troppo
La Lettera sulla musica francese, del 1753, che costò a Rousseau l’impiccagione in effige
per via di sue considerazioni ritenute sediziose, si sarebbe rivelata una delle sue opere
più incendiarie e l’unica, secondo quanto si legge nelle Confessioni, che ha forse stroncato
Nel 1752 Rousseau compose un’opera in stile italiano, L’indovino del villaggio.
Le sue prime idee sulla musica e sull’opera furono sviluppate dettagliatamente nel 1767,
quando Rousseau pubblicò il Dizionario della musica, in gran parte una rielaborazione
dei suoi articoli scritti per l’Encyclopédie, mentre nel Saggio sull’origine delle lingue, che
in ampia misura risale alla metà del secolo, collegò quelle idee con la propria filosofia
della storia, attribuendo una maggior vitalità musicale al latino classico rispetto al
francese del suo tempo, e anche maggior virtù e libertà ai cittadini delle antiche
repubbliche, che, secondo lui, esprimevano i propri sentimenti fraterni con canzoni dalla
struttura aperta, ormai non più diffuse fra i sudditi dei moderni governi monarchici.
Nelle Confessioni Rousseau ricorda anche di aver scoperto che tutto si legava intimamene
alla politica, e perciò da qualunque lato si affrontasse il problema, nessun popolo sarebbe
mai stato altro che quello che la natura del suo governo lo avrebbe fatto.
L’umanità non è naturalmente malvagia, di questo egli era convinto, ma troppo spesso lo
Se tutto dipende dalla politica, allora il carattere retto e onesto dei suoi compatrioti
La prima opportunità per raccogliere le idee sul declino della cultura e sulle radici
politiche della corruzione gli venne fornita nel 1749, con la stesura del Discorso sulle
scienze e sulle arti, dove sostiene che mentre gli antenati erano forti, l’eccesso di lusso
alimentato dai lumi ci ha sottratto la vitalità e ci ha resi schiavi degli ornamenti della
cultura.
Il primo dei due Discorsi vinse il premio letterario per il quale era stato scritto, e lo
scalpore da esso suscitato trasformò Rousseau da ignoto uomo di lettere vicino alla
Voltaire parlava n nome di molti uomini illuminati del suo tempo quando, nelle Lettere
filosofiche e altrove, poneva la virtù in rapporto ai progressi della cultura e della scienza,
e descriveva il progressivo miglioramento della condotta umana alla luce del lento
Al contrario Rousseau sembrava esaltare i meriti di un’età dell’oro barbarica, rispetto alla
quale l’umanità era caduta e aveva perso la grazia a causa di una idolatrica sete di
sapere. In questo modo Rousseau dava l’impressione non solo di preferire la barberie alla
Chiesa cattolica, principale fonte di miseria e disperazione nel loro mondo, traeva il suo
accusarono Rousseau di aver tradito la causa della riforma politica e religiosa della quale
incolta stupidità.
Alla metà del secolo Rousseau si occupò soprattutto degli scritti sulla musica e delle
risposte ad alcune delle critiche rivolte al Discorso sulle scienze e sulle arti.
Nell’autunno del 1753 Rousseau si cimentò in una nuova e più sottile versione della sua
nostra corruzione morale più che il lusso, così come la principale causa del declino
umano risiede nelle relazioni di potere costruite attorno all’istituzione della proprietà
privata.
pubblicamente autorizzata della terra da parte di alcuni uomini a spese degli altri ha
Questa tesi è presentata come una storia ipotetica della razza umana, nella quale
l’autore tenta di spiegare anche la genesi sociale della famiglia e dell’agricoltura, oltre a
dipingere l’origine delle diverse forme di governo a partire dall’ineguale distribuzione della
Un nuovo rilievo dato all’istituzione della proprietà privata come fonte principale della
corruzione morale, piuttosto che alla ricerca di cultura e di erudizione, costituisce una
sfida aperta a quello che Rousseau era giunto a individuare come il fondamento del
Il secondo Discorso esercitò una profonda influenza sullo sviluppo del pensiero europeo
in molteplici campi, ma inizialmente ebbe sui lettori un impatto meno forte di quanto
avessero avuto il Discorso sulla scienze e sulle arti e la Lettera sulla musica francese.
Dal punto di vista dei philosophes quest’opera confermava e accresceva il timore che
quanto argomentato nel primo Discorso esprimesse una credenza autentica dell’autore, e
che questi non potesse più essere considerato un sostenitore dei lumi e del progresso.
La necessità di separarsi da alcuni dei suoi vecchi amici apparve certamente chiara allo
stesso Rousseau che si era sempre sentito a disagio in mezzo ad atei e scettici.
Quando nel corso degli anni seguenti cominciò a contrarsi con i suoi amici, Rousseau
dichiarò che non ne avrebbe più potuto a lungo tollerare l’autocompiacimento morale.
per un breve periodo fu la sua benefattrice e confidente più intima, anche se in seguito
ne sarebbe diventata la più fiera avversaria fra coloro che lo avevano conosciuto bene.
Quando nel 1756 Voltaire scrisse i saggi sul diritto naturale e sul terremoto di Lisbona
dell’anno precedente, in ci si prendeva gioco della stupidità di una cieca fede nella
provvidenza per cui tutto sarebbe come deve essere, Rousseau replicò, nella sua
cosiddetta Lettera sulla Provvidenza, che Dio non è responsabile del male, e che il mondo
Nel 1758 Rousseau era giunto a rompere praticamente tutte le relazioni con gli amici di
un tempo. Un anno prima d’Alembert aveva scritto un’importante voce su Ginevra per il
allo scopo di valorizzarne la cultura e, dunque, promuovere lo sviluppo morale dei suoi
cittadini. Rousseau si convinse che Voltaire aveva cospirato con d’Alembert nella stesura
Voltaire, l’usurpatore del suo diritto di nascita, quanto per attaccare lo stesso d’Alembert.
Fu sempre nel periodo immediatamente successivo alla fuga da Parigi che Rousseau
scrisse Giulia, o La Nuova Eloisa, il romanzo più popolare del tardo Settecento francese.
Il primo libro dell’Emilio apre con l’affermazione di un principio che sin dall’epoca del
ritiro all’Hermitage Rousseau considerò come il fondamento della propria filosofia: Tutte
le cose sono create buone da Dio, tutte degenerano tra le mani dell’uomo.
Natura e non all’artificio, che permetta agli impulsi del bambino di svilupparsi ciascuno
Nel corso dello sviluppo delle facoltà del bambino, la regola che questi debba inizialmente
dipendere soltanto dalle cose e non dagli uomini offre una prospettiva educativa
completamente diversa da quella che nel passato ha condotto alla corruzione della razza
umana.
L’Emilio è la prima opera di Rousseau che indica la strada per una forma di indipendenza
raggiungibile dagli individui anche all’interno di una società corrotta, dalla cui stretta si
può ora intravedere una via di fuga, consistente nell’educare alla volontà di autonomia.
Secondo quanto riportato nelle Confessioni, la prima opera a cui Rousseau si dedicò nella
con la disastrosa formula del patto descritto nel Discorso sull’origine e i fondamenti
nell’ineguaglianza.
ma la attua, rendendoli uguali davanti alla legge invece che servi delle autorità politiche
stabilite.
Libertà e uguaglianza sono i due principi a cui dovrebbe mirare più che a ogni altra cosa
Senza governo, afferma, le persone possono essere naturalmente libere nel senso di non
Solo nella società politica, che per essere instaurata richiede l’abbandono della libertà
naturale, possiamo realizzare la libertà civile o quella morale, la prima delle quali ci fa
Lo Stato può servire come strumento di libertà soltanto se tutti i sudditi ne sono allo
stesso i sovrani, perché solo allora si può davvero dire che il popolo governa se stesso.
Dopo la pubblicazione del Contratto sociale, Rousseau stese nel 1765 un Progetto di
sulla sua progettata riforma, in entrambi i casi su invito dei primi cittadini di quei governi
Se la Corsica fosse sfuggita all’invasione e la Polonia alle divisioni interna, nel tardo
Settecento sarebbe stato possibile osservare l’applicazione del Contratto sociale alle
Il Contratto sociale era stato pensato per chiarire i fondamenti di un oggetto vicino, la
costituzione di Ginevra, e se egli era incorso nell’ira delle autorità ginevrine a lui
La parte del Contratto sociale che, Rousseau vivente, suscitò la maggiore collera nel
politico, del senso di responsabilità civile per cui i cittadini attuano e amano il loro
dovere come una forma di fede patriottica, che li unisce in una comune devozione verso
Questo aspetto del suo pensiero pose Rousseau in conflitto con l’establishment religioso
e politico dei suoi tempi, e con molti dei suoi principali critici.
La sua espressa condanna del cristianesimo, descritto come la religione più adatta a un
In più nella Professione di fede del vicario contenuta nell’Emilio, che venne pubblicato
affermazione della propria filosofia della religione, la quale opponeva la religione naturale
a quella rivelata, e questo dispiacque ancor di più tanto alle autorità religiose quanto
quelle politiche.
Sia l’Emilio sia il Contratto sociale furono banditi a Parigi e messi al rogo a Ginevra.
Costretto a fuggire dalla prima e minacciato di arresto nella seconda, nel 1762 Rousseau
Nel maggio 1763, dal suo rifugio provvisorio a Môtiers, Rousseau ripudiò la sua
cittadinanza ginevrina.
Nel gennaio 1766 David Hume lo condusse personalmente in Inghilterra, dove Rousseau
Tornato in Francia grazie alla promessa di desistere dalla pubblicazione dei suoi scritti,
trovava sollievo soltanto nella solitudine, nello studio della botanica e in una comunione
romantica con la Natura, come lui stesso racconta nella sua ultima opera maggiore, le
Nel 1778, poco dopo essere giunto nell’ennesimo rifugio, ospite del Marchese de Girardin
Nelle Confessioni Rousseau narra di essere rimasto fulminato dalla lettura dell’annuncio
bandiva un concorso per il miglior saggio sul tema Se il progresso delle scienze e delle arti
Eppure il Discorso sulle scienze e le arti, che di quella visione costituisce l’espressione più
immediata, finì per essere considerato da Rousseau uno dei peggiori fra i suoi scritti più
importanti.
Il tema centrale dell’opera è costituito dalla tesi secondo la quale la civiltà è stata la
rovina dell’umanità, così come la perfezione delle arti e delle scienze è andata di pari
modelli di vita degli uomini venissero resi molli da falsi valori e bisogni fittizi, i loro
In principio gli unici ornamenti del mondo furono quelli scolpiti dalla Natura, in seguito
le civiltà rimaste più legate a essa furono quelle che si dimostrarono più vigorose e forti.
Arti e scienze, osserva Rousseau, non infondo agli individui coraggio o spirito patriottico;
dalle invasioni.
dell’uomo.
Da un lato, sostiene Rousseau, tutte le scienze sono nate dall’ozio, discendendo ogni
Dall’altro lato le arti sono dovunque alimentate dal lusso, che a sua volta nasce dall’ozio
prospera raramente in assenza delle scienze e delle arti, le quali non esistono mai senza
di esso.
In base a queste affermazioni, sembra che la dissoluzione della morale debba essere una
necessaria conseguenza del lusso che nasce dall’ozio, mentre la corruzione e la schiavitù
punizione degli sforzi orgogliosi che abbiamo fatto per uscire dallo stato ti felice ignoranza
Sotto questo aspetto, il Discorso sulle scienze e sulle arti contiene una prima
Nel primo Discorso questa filosofia della storia tuttavia appare ancora rudimentale ed
oscura, composta com’è di almeno tre distinte tesi circa il corso e le circostanze che ci
a cominciare dall’innocenza del suo stato primitivo; secondo, l’affermazione che le nazioni
avversarie evolute; terzo, l’assunto che le grandi civiltà siano decadute sotto il peso del
Nella parte finale dell’opera Rousseau si spinge fino ad affermare una nuova tesi,
secondo la quale la vera fonte delle nostre disgrazie non sono tanto le arti e le scienze in
Quanto a noi, uomini volgari, non dovremmo aspirare ad altro che alle tenebre e alla
Non è chiaro, inoltre, sotto quale forma lo sviluppo della cultura abbia contribuito al
declino dell’umanità. La tesi sembra sostenere semplicemente che il progresso delle arti
e delle scienze è responsabile del declino dei valori morali, ma Rousseau pare anche
supporre che le arti e le scienze siano nutrite dall’indolenza, dalla vanità, dal lusso a cui
La mancanza di originalità del primo Discorsi non è solo dovuta all’influenza di altre
opere di ispirazione simile, a cui Rousseau guardò come guida; il carattere poco originale
è dovuto prima di tutto al fatto che spesso le parole impiegate da Rousseau per esprimere
leggi di Montesquieu, e una citazione senza indicazione dell’autore dal Discorso sulla
storia universale di Bossuet; ci sono, inoltre, molti passi tratti dalle Vite di Plutarco, e più
di quindici estratti dai Saggi di Montaigne; l’ultima riga dell’opera ricalca allo stesso
contro nessun’altra opera in particolare, e l’autore sembra essersi rivolto alle proprie
cimentato nella confutazione della maggior parte degli autori che vi vengono citati, nel
Discorso sulle scienze e le arti invece non fece altro che riflettere, forse soltanto in un
linguaggio più veemente del proprio, i disparati punti di vista già espressi dai suoi
predecessori.
I progressi di Rousseau come uomo di lettere comunque dovettero molto alla disputa
suscitata dal suo Discorso sulle scienze e le arti, che esplose immediatamente dopo la sua
Molti dei suoi avversari lo accusavano di non aver specificato in quale momento preciso
alcuni condannavano le lacune dei suoi studi che lo avevano portato a fraintendere la
natura brutale dell’antico popolo sciita, o a trascurare il fatto che alcuni personaggi da
lui lodati avevano sostenuto che la letteratura rafforza la virtù e non che la svilisce.
A queste accuse Rousseau rispose ribadendo che il suo obiettivo era stato quello di
esporre una tesi generale circa la connessione fra lo sviluppo artistico e scientifico da un
questo tema generale, spostando la propria attenzione dalle incorrotte civiltà del mondo
antico alla natura dell’uomo primitivo, a una condizione umana così lontana nel temo
Dopo la pubblicazione del primo Discorso, Rousseau si interessò sempre più alle cause
ultime della decadenza umana e sempre meno alle sue manifestazioni particolari nelle
diverse culture.
Molti critici del primo Discorso accusarono Rousseau anche di resuscitare la nostalgica
chimera di un’antica età dell’oro, esistita nel mito e nella poesia, ma mai nella realtà.
A questa obiezione Rousseau replicò, in particolare nella risposta al Discorso sui vantaggi
delle arti e delle scienze di Charles Borde, affermando che l’idea di un’antica età dell’oro
non era un’illusione storica, ma un’astrazione filosofica, non più chimerica nella
sostanza di quanto non fosse necessaria per la comprensione e il benessere di noi stessi,
prefazione al Narciso, Rousseau nota che un popolo, una volta corrotto, non può mai
dal matematico e storico Joseph Gautier, secondo cui egli sarebbe divenuto un
librerie.
È ovvio, rispose Rousseau, che non dobbiamo far ripiombare l’Europa nella barbarie,
In seguito a queste obiezioni mosse al Discorso sulle scienze e le arti, Rousseau negli
scritti successivi avrebbe sempre sottolineato il fatto che un cittadino moralmente retto
deve cercare di trovare la sua strada in questo mondo, e non in qualche paradiso remoto
dell’immaginazione.
La ricerca della solitudine e della comunione con la Natura come alternativa, strada che
egli stesso scelse negli ultimi anni della sua esistenza, non era una strategia che
Rousseau raccomandasse ai sudditi disillusi degli stati moderni: egli volle sempre
mantenere chiaro che le sue idee non erano né utopiche né violente nelle loro
implicazioni.
Quando re Stanislao di Polonia criticò la teoria del legame fra virtù e ignoranza,
affermando che gli uomini privi di cultura osannati da Rousseau erano a volte più brutali
che benigni, egli ne convenne, e propose una distinzione fra due forme di ignoranza, delle
Ma senza un’ulteriore elaborazione questa risposta non era molto convincente, così nelle
opere successive Rousseau fu più cauto nell’attribuire l’innocenza morale degli uomini
Il filosofo Charles Borde sostenne che l’autore del Discorso sulle scienze e le arti era stato
poco saggio nel lodare il valore militare dei popoli incivili, le cui barbare conquiste
Rousseau fu subito d’accordo, riconoscendo che non siamo destinati dalla natura a
Rousseau trasse da alcune accuse spunti anche molto produttivi per lo sviluppo del suo
pensiero. Questo vale in particolare per le sue risposte alle affermazioni di re Stanislao e
di Borde, secondo i quali la decadenza umana è da attribuirsi a un eccesso di benessere,
piuttosto che di educazione, e per la sua risposta alla tesi di orde secondo cui il declino
delle nazioni potrebbe in fin dei conti dipendere soltanto da cause politiche.
Nelle Osservazioni Rousseau ammette che fattori come i costumi dei diversi popoli, il
clima, le leggi, l’economia e il governo concorrano su tutti alla formazione dei caratteri
Nell’Ultima risposta a Borde, del 1752, Rousseau osserva che il lusso, prima condannato
come la causa principale della decadenza umana, è in gran parte una conseguenza del
Proprio in questo saggio, e poi nella prefazione al Narciso, Rousseau si interessa per la
brutale divisione della terra fra padroni e schiavi che deriva dalla sua applicazione
pratica, e questo soprattutto per confutare la tesi di Borde, secondo il quale gli uomini
Rousseau si chiede in che cosa potessero consistere i vizi dei nostri antenati prima che
Nella prefazione al Narciso Rousseau si sofferma sul fatto che le qualità morali dei
selvaggi sono nettamente superiori a quelle degli europei, perché i selvaggi sono esenti
dai vizi per noi abituali dell’avidità, dell’invidia e della dissimulazione, che nel mondo
civilizzato hanno portato gli uomini a disprezzarsi a vicenda e farsi nemici gli uni degli
altri.
Il termine proprietà, osserva Rousseau, non ha fra di loro quasi alcun senso, non
troviamo dunque le prime affermazioni importanti della testi che avrebbe poi esposto,
Tutti i vizi degli uomini traggono la loro origine ultima non nella natura umana, ma nel
Due anni dopo, nel Discorso sull’economia politica, Rousseau sarebbe tornato su questo
concetto, osservando che è certo che alla lunga i popoli sono ciò che il governo li fa
essere.
Quanto al contributo dato dal benessere e dalle ricchezze al declino morale dell’umanità.
umana è una manifestazione del desiderio di porsi al disopra dei propri vicini, così che
all’ineguaglianza della sua distribuzione, da cui sono nate la degenerazione della povertà
corruzione morale del genere umano, Rousseau sostiene fermamente che non fu questa
Al contrario, come dichiara nelle Osservazioni, ricchezze e povertà sono termini relativi,
Rousseau propone ora al primo poto nell’ordine perverso della corruzione umana
l’ineguaglianza, seguita dalla ricchezza, la quale sua volta ha reso possibile lo sviluppo
del lusso e della pigrizia, che hanno fatto sorgere le arti, da un lato, e le scienze dall’altro.
Si tratta di una nuova versione della sua tesi, che pone le arti e le scienze per ultime.
fondamentalmente il nostro desiderio di brillare grazie alla cultura, piuttosto che le opere
compiute dagli uomini eruditi, ciò che mina la morale nelle società civilizzate.
Perseguire la cultura sopra ogni altra cosa esprime la volontà di distinguersi dai propri
Non è tanto l’amore per l’eccellenza, quanto la volontà di imporci al rispetto degli altri ciò
avanzate, così che la civiltà appare essere soltanto la realizzazione dei nostri tentativi di
La virtù morale non può esistere davvero, a meno che gli individui non abbiano talenti
pressappoco uguali.
quale Rousseau avrebbe riflettuto poco dopo nel suo Discorso sull’origine e i fondamenti
dell’ineguaglianza.
Nel 1753, nel pieno della Querelle des Bouffons, una controversia scoppiata attorno
all’opera di Pergolesi La sera padrona e all’opera buffa italiana in generale che divideva i
Lettera sulla musica francese, che suscitò una tempesta di proteste ancora peggiore di
quella provocata tra anni prima dal Discorso sulle scienze e le arti.
Nella Lettera, Rousseau sostiene che alcune lingue sono più adatte alla musica di altre,
per le loro vocali più dolci, le inflessioni più gentili, e per un uso più ponderato delle
figure retoriche.
all’espressività canora. Altre lingue, come il francese, sono caratterizzate dalla mancanza
di volai sonore e da consonanti così aspre che è impossibile cantare melodie gradevoli in
queste lingue, il che costringe i compositori dei paesi sottoposti a questi limiti linguistici
Un testo così provocatorio e osservazioni così offensive provocarono una vasta ondata di
Nel 1781, all’interno del Saggio sull’origine delle lingue, Rousseau sostiene che le prime
lingue nacquero probabilmente nelle regioni meridionali del mondo, dove il clima è mite
formulate in poesia piuttosto che in prosa, cantate più che parlate, così che, in breve,
nelle prime articolazioni delle loro impulsive passioni i nostri antenati devono aver avuto
qualcosa di incantevole.
Le lingue che sorsero invece in un secondo tempo nelle inclementi condizioni del nord del
ondo verosimilmente espressero prima di tutto i bisogni degli uomini, piuttosto che le
gutturale e staccato degli uomini del nord prevalse sulle morbide intonazioni che prima
erano servite a esprimere i sentimenti umani, e tutta la dolcezza, l’equilibrio, la grazia del
Sotto il peso del dominio barbarico e del lavoro agricolo, una prosa monotona prese il
posto dell’espressione poetica e melodiosa, e con l’emergere della prosa le lingue, in
prosatiche.
La musica, dall’altra parte, divenne priva di senso con la perdita della sua componente
Sotto queste pressioni la musica divenne più strumentale che vocale, e il calcolo degli
La prosa, dal canto suo, finì per essere elaborata nello scritto più che nel parlato, e non
fu più cominciata con la forza dell’espressione, ma solo con il rigore delle regole
Rousseau intitolò l’ultimo capitolo del saggio Rapporti fra le lingue e i governi,
proclamando che le lingue che sono giunte a separarsi dalla musica sono nemiche della
libertà.
Le lingue dell’Europa moderna sono ormai adatte soltanto a discorsi da tenersi in circoli
chiusi, all’indole fatua di persone che sanno solo mormorare debolmente le une alle altre
Nel soccombere alla perdita dei caratteri musicali, il linguaggio è rimasto privo della forza
e chiarezza originaria, ormai ridotto a poco più che deboli mormorii emessi a individui
manifestazione pubblica è ancora più oppressiva, perché uomini che ne governano altri,
ma che non hanno nulla da dire, non possono fare molto di più, quando il popolo è
religiosi e laici sono divenuti la sola forma di oratoria popolare del mondo moderno.
Sia nel suo aspetto pubblico sia in quello privato, conclude Rousseau, il linguaggio
Il Saggio sull’origine delle lingue costituiva originariamente una sezione del Discorso
luogo in quel contesto, e in seguito, nel 1755, annessa ad uno studio sul Principio di
melodia scritto in risposta a Rameau, per poi essere ancora una volta espunta.
L’opposizione fra melodia e armonia costituisce un tema centrale della critica alla
filosofia della musica di Rameau, che Rousseau sviluppò in questo periodo della sua vita,
e che a sua volta era stata provocata dalle numerose opere in difesa del primato
dell’armonia sulla melodia che Rameau aveva prodotto, fra l’altro, proprio per criticare gli
dei suoi fronzoli, espressa con un ragionamento rigoroso e, per la prima volta, con l’uso
di un lessico politico e sociale che determina la nascita della filosofia della storia
Nella prima parte del Discorso, Rousseau sostiene che esistono due tipi di uguaglianza
tra gli uomini, una naturale o fisica, e, dunque, fuori dal nostro controllo, l’altra morale
Come i teorici del contratto sociale, Rousseau ritiene che le regole che distinguono gli
individui nella società possano affermassi solo tramite il loro consenso e, quindi, che le
Poiché nel loro stato naturale gli uomini avevano fra loro soltanto contatti casuali e poco
comunità.
Nella condizione originaria, gli uomini non avevano fra loro alcun tipo di relazione morale
e, non riconoscendo alcun dovere, non avevano né bisogno della compagna di altri
uomini né desiderio di colpirli. Con la nascita delle istituzioni sociali la loro debolezza
Le ineguaglianze sorte fra gli uomini nella società diventano stabili e prevalgono
determinate relazioni che costringono gli individui nelle catene della servitù e del
comando.
Al contrario, Hobbes, Pufendorf e Locke suppongono che in questo stato gli individui
uguaglianza, che ciascuno abbia paura dei suoi vicini e sia incapace di vivere in
sicurezza in mezzo a loro. Uomini che abbiano uguali capacità, sostiene Hobbes,
potrebbero perseguire gli stessi scopi solo a proprio rischio in quanto senza un potere
Hobbes suppone che per ottenere la pace gli uomini debbano stabilire in modo artificiale
un’autorità superiore in grado di proteggere ciascuno dal suo prossimo, in modo che i
Così, mentre secondo Rousseau le ineguaglianze dello stato di natura sarebbero state del
tutto prive di significato per il genere umano, per Hobbes l’esistenza di una condizione di
uguaglianza in un mondo senza signori, è di fondamentale importanza e costituisce una
delle ragioni che rendono impossibile il raggiungimento della pace in quello stato.
Allo stesso modo, anche per Pufendorf gli uomini sarebbero vissuti originariamente in
D’accordo con Hobbes che gli uomini sono mossi dall’egoismo anziché dalla benevolenza,
obietta che nello stato di natura fossero alla mercé degli elementi e degli animali feroci,
Tale socievolezza naturale avrebbe spinto gli uomini a formare comunità di crescente
complessità, spinti dalle capacità illimitata e dal desiderio insaziabile peculiari della
specie umana. Perciò, lo sviluppo dello stato civile, secondo Pufendorf, è più graduale di
quanto Hobbes avesse sostenuto, ma come lui ritiene che sia finalizzato a superare la
Anche per Locke sarebbe esistita una fondamentale uguaglianza tra gli uomini nella loro
condizione originaria, in cui ogni potere e ogni giurisdizione è reciproca, e avrebbe reso la
Solo nella società civile la proprietà privata può essere salvaguardata e il diritto naturale
fatto valere.
I tre autori sembrano concordi nell’affermare che gli individui sono naturalmente
uguaglianza dell’umanità.
Locke rafforzerebbe l’antagonismo che spinge gli individui l’uno contro l’altro.
Rousseau pensava che da nessuna opera di questi autori fosse possibile ricavare perché
nello stato di natura gli uomini avrebbero dovuto desiderare di essere protetti dai loro
vicini, ma che tuttavia dall’insieme dell’idee di questi autori si potesse ricavare una
spiegazione del come gli individui possano aver stabilito come legittime proprio quelle
relazioni fisse e determinare che creano differenze fra loro e che hanno corrotto la
società.
sviluppato tutti gli obblighi sociali al fine di proteggere le proprie vite e i propri possessi,
ma obietta che, poiché nello stato di natura essi non avrebbero potuto essere in guerra,
reciproco, non è concepibile che in origine abbiano sentito il bisogno di quella protezione.
Pufendorf si ingannava nel credere che la naturale socievolezza spingesse gli uomini a
Ma il linguaggio, a sua volta, non potrebbe sorgere senza una società preesistente che gli
linguaggio, Rousseau conclude di non essere in grado di stabilire quale dei due sia
Nel Saggio sulla conoscenza umana del 1746, Condillac aveva correttamente compreso,
dal punto di vista di Rousseau, che nello stato primitivo dell’umanità non siano potuti
esistere linguaggi discorsivi, perché le abilità linguistiche si possono acquistare soltanto
Come Rousseau, Condillac pensava che le prime forme di linguaggio degli uomini
rudimentali segni del pensiero, rappresentazioni delle iniziali associazioni di idee ei nostri
antenati.
questa tesi, e obietta che nel loro stato originario gli individui non abbiano potuto
cominciare a formulare pensieri senza un linguaggio, non più di quanto abbiano potuto
In assenza sia della società sia del linguaggio, nello stato di natura anche l’istituzione del
uomini e donne, finché non fossero state prima stabilite le regole linguistiche della vita
sociale, perché senza qualche forma di linguaggio gli individui non potrebbero avere il
Anche se l’idea di un diritto esclusivo sulla terra poté nascere soltanto dopo che gli
uomini ebbero cominciato a stabilire solide relazioni gli uni con gli altri, secondo
Il primo che, dopo aver recintato un terreno, pensò di dire questo è mio, e trovò altri tanto
Se la società civile è stata inizialmente creata per giustificare i rapporti di proprietà, sono
stati questi stessi rapporti a dare origine alla guerra.
Poiché gli individui possono essere giunti a danneggiarsi l’un l’altro soltanto dopo aver
stabilito le relazioni di proprietà che li dividono, è chiaro che nel loro stato originario, in
cui la proprietà non esisteva, essi non avevano occasioni di fare ingiustizia a un altro o di
subirla.
Secondo Rousseau, il contratto sociale escogitato dagli uomini per rendere sicura la
proprietà privata non si sarebbe potuto stabilire nello stato di natura: sarebbe stato
quanto connessi con l’imparziale dominio della legge e con la sicurezza di ciascuno, ma il
suo vero scopo sarebbe stato quello di stabilire l’ordine necessario a conservare i beni di
I poveri furono obbligati a rinunciare col loro consenso a partecipare al benessere goduto
dai proprietari cosicché, in cambio della pace e della protezione delle loro vite, tutti
Dal punto di vista di Rousseau, dunque, le dottrine politiche di Hobbs, Pufendorf e Locke
proprio le relazioni sociali antagonistiche che di fatto richiedono il controllo delle regole di
L’errore di Hobbes, nota Rousseau nel Manoscritto di Ginevra, non è stato quello di
supporre uno stato di guerra fra gli uomini divenuti socievoli, ma credere che quello stato
fosse naturale, e non dovuto a vizi che in realtà, lungi dal dare origine alle società, ne
costituiscono il risultato.
Se Hobbes, Pufendorf e Locke non hanno compreso il vero significato dei propri
ragionamenti, secondo Rousseau, è soprattutto perché hanno aderito a concezioni errate
acquisito soltanto in società e non avendo saputo distinguere le qualità sociali da quelle
naturali, essi hanno descritto la condotta e il comportamento umano originari con tratti
Essendosi proposi il compito di spiegare lo stato di natura non hanno esitato a trasporre
le proprie idee attraverso i secoli, come se gli uomini che vivevano isolati si trovassero in
Peggio ancora, essi hanno proposto che alcuni tra i vizi più fatali del genere umano
antenati selvaggi avessero due caratteristiche in comune con gli altri animali nello stato
di natura: primo, l’amour de soi, ovvero un impulso costante a preservare la propria vita,
secondo, la pitié, ovvero la compassione per le sofferenze degli altri membri della stessa
specie. Dall’accordo di questi due principi si possono derivare tutte le regole del diritto
naturale.
Egli non accetta l’idea che gli esseri umani differiscano dagli animali in virtù del possesso
l’origine dell’ineguaglianza fra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla legge” egli
alla legge di natura che un pugno d’uomini navighi nel superfluo mentre alla moltitudine
La restante parte del secondo Discorso è costituita dal tentativo di spiegare su basi
Hobbes aveva ipotizzato che per conservare la propria esistenza gli individui si fossero
trovati costretti a fronteggiare i tentativi perpetrati dagli altri per distruggerli, così che
nello stato di natura sarebbe stato impossibile per chiunque essere allo stesso tempo
compassionevole e al sicuro.
Per Rousseau, invece, prendersi cura in modo appropriato della propria persona non
esclude la possibilità di preoccuparsi per il benessere degli altri; al contrario, egli crede
che il desiderio spietato di stare al sicuro a danno di altri sorga proprio dalla vanità e dal
Quello concepito da Hobbes non era il vero amour de soi, quanto piuttosto l’amour
propre, la vanità, un sentimento puramente relativo e artificiale, che in società porta ogni
Fin tanto che gli animali e gli uomini non sono addomesticati né civilizzati si
preoccupano di se stessi e sono benevoli verso gli altri, solo quando le persone diventano
Rousseau credeva anche, però, che l’umanità avesse una capacità ad essa peculiare:
Tutte le altre specie animali hanno ricevuto dalla Natura gli istinti e le facoltà necessarie
per mantenerli in vita, gli esseri umani, invece, sono liberi e capaci di scegliere.
A differenza degli animali, che sono sempre schiavi dei propri appetiti, gli uomini sono
dotati di libero arbitri, o per lo meno hanno la naturale prospettiva di essere loro i
dell’uomo selvaggio che è soprattutto nella coscienza di questa libertà che si manifesta la
La razza umana si è sempre distinta dalle altre specie anche sotto un altro aspetto: essa
sola possiede l’attributo della perfettibilità, termine che con quest’opera Rousseau
introduce nella filosofia della storia e nella storia del pensiero politico.
Nella condizione originaria, l’uomo ha la capacità non solo di cambiare le proprie qualità
Una volta acquisite abitudine che nessun altro animale potrebbe condividere, dipende
dall’uomo fare di queste un attributo permanente del suo carattere, e secondo Rousseau
gli uomini poterono dare inizio ad una storia di mutamenti proprio perché capaci di
rendere se stessi progressivamente più perfetti in quanto agenti morali, e non perché
Perciò, conclude Rousseau, gli attributi umani della libertà e della perfettibilità, abbozzati
o latenti, sono ciò che ha reso possibile l’evoluzione storica della razza umana.
In base alla supposizione che in natura l’uomo sia molto più simile agli animali di quanto
pensino Hobbes, Locke e Pufendorf, Rousseau sostiene anche che la differenza fra l’uomo
selvaggio e quello civilizzato è per molti aspetti maggiore della differenza fra i selvaggi e
gli altri animali.
Rousseau sviluppa a fondo questa tesi, in contrasto con le idee elaborate al riguardo da
Buffon nella monumentale Storia naturale, la cui pubblicazione era iniziata nel 1749.
questo capolavoro della scienza e delle letteratura, dal quale trae molti argomenti
illuminanti riguardo la storia della vita organica, l’individualità della specie prese come
Tuttavia, Rousseau prende le distanze da Buffon esattamente nel punto in cui la storia
una prospettiva propria dello stesso Buffon sulla mutevolezza della specie umana, ma
Secondo Buffon la Natura ha stabilito uno iato incolmabile fra il regno umano e quello
animale, un salto qualitativo nella catena dell’essere, o scala naturale, che assicura la
superiorità del genere umano su tutti gli altri animali, data del possesso di una mente o
di un’anima.
Nel 1766, sulla base dei lavori di Edward Tyson, Buffon sviluppò questa tesi riguardo allo
Pur riconoscendo che dal punto di vista fisico gli orang-utan somigliano molto agli
uomini, Tyson e Buffon ribadivano che queste grandi scimmie non appartengono alla
razza umana, perché chiaramente prive delle facoltà umane della ragione e del
linguaggio.
La visione che Parsons che del processo di socializzazione evidenzia come tutti questi
Alla nascita siamo semplici organismi con certi comportamenti, sviluppandoci solo come
culturale desumendo da altri settori del sistema ciò che ci si aspetta da lui.
Quindi, egli apprende le aspettative riguardanti il proprio ruolo e diventa membro della
apprendono all'interno del sistema sociale; l'identità individuale proviene dal sistema di
concorde sul fatto che la natura umana sia puramente spirituale, nel secondo Discorso
contesta sia le tesi di Buffon sia la loro applicazione agli orang-utan, affermando che la
diversità dei tipi umani attraverso il mondo porta a pensare che al termine di un lungo
periodo di sviluppo la nostra specie potrebbe aver subito metamorfosi ben più vistose dal
suo primo embrione i quelle presenti dovute alle variazioni di clima e di dieta.
Poiché il linguaggio non è più naturale per l’uomo di quanto lo sia la facoltà della ragione
della quale è espressione indicare il linguaggio dei popoli civilizzati come un prova della
Rousseau supponeva che l’orang-utan fosse una possibile varietà di uomo primitivo
basandosi sul fatto che questa creatura cammina eretta ed ha una forma simile a quella
Il problema, riguardo a questi animali, è costituito proprio dalla questione del linguaggio:
ciò che a Rousseau interessa sottolineare contro Buffon è solo il fatto che, poiché il
linguaggio esprime una convenzione sociale e deve essere appreso, non possiamo
considerare gli animali che ci somigliano fisicamente ma non padroneggiano come noi un
linguaggio articolato, appartenenti per questa sola ragione a una specie del tutto diversa
dalla nostra.
simili o persino identiche aprì la prospettiva di una correlazione sequenziale fra gli anelli
della catena dell’essere, che finì per soppiantare proprio l’idea di fissità delle specie
trasformazione.
La descrizione del tutto congetturale che fece dell’orang-utan, definito come una specie di
selvaggio senza parola nello stato di natura, è, per una strana coincidenza, molto più
precisa dal punto di vista empirico di qualsiasi altra descrizione del comportamento di
Naturalmente, la perfettibilità dell’uomo primitivo nella sua condizione naturale non gli
assicurava il progresso morale, perché il vero sviluppo in questo senso dipende dalle
politiche.
Secondo Rousseau, infatti, l’uomo ha fatto un cattivo uso della propria libertà rispetto ai
dati originari che ha in comune con gli animali: soppressi nel corso del proprio sviluppo
sempre più dipendenti gli uni dagli altri, e l’originaria perfettibilità di ciascun individuo
fu esercitata in modo tale da risultare incompatibile con la sua libertà naturale, a causa
In molti passi del secondo Discorso, così come nel nono capitolo del Saggio sull’origine
delle lingue, Rousseau sostiene che accidenti e catastrofi naturali come inondazioni,
territoriale, forse dopo che gli sconvolgimenti del globo staccarono e tagliarono in isole
Vivendo più vicini fra loro, i nostri antenati avrebbero smesso di condurre un’esistenza
nomade, e costruendo capanne e altri rifugi con strumenti inventati a quello scopo
proprietà privata.
Le distinzioni morali comuni in società furono stabilite dagli uomini, e non dalla Natura
o dal caso: l’ineguaglianza sociale non può essere sorta semplicemente dal vivere in
identificare i loro vicini, che avevano cominciato ad incontrare con inusuale frequenza.
Quando, nei loro primitivi, insediamenti, i nostri antenati si ritrovarono a vedere le stesse
persone giorno dopo giorno, essi probabilmente cominciarono a far caso alle qualità che
le distinguevano le une delle altre, e gradualmente a riconoscere, per esempio, quali fra
loro erano più forti, più abili, più eloquenti o più gentili.
A sua volta, ciascun uomo cominciò a identificarsi alla luce delle qualità che gli altri
sembravano riconoscere come sue caratteristiche, a confrontarsi con persone che gli
divenivano sempre più familiari, e anche ad attribuire qualche significato alle differenze
che percepiva.
Così, nell’assegnare una valore a certe caratteristiche piuttosto che ad altre, i nostri
E rivolta la loro attenzione verso i talenti dei vicini, desiderarono anche essere ammirati