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LA CONTESSA DI CASTIGLIONE

«Ogni donna ha il dovere di essere bella, non per sé, ma per gli altri.
Per sé, invece, deve essere ambiziosa, astuta e agguerrita»

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INDICE
Introduzione……………………………………………………………………2
La vita e la missione della contessa………………………………….3
Gli uomini con i quali collaborò………………………………………..5
Contesto politico-culturale……………………………………………….7
Le donne nella politica……………………………………………………..8
Bibliogra a………………………………………………………………………9

I NTRODUZIONE
Nacque nel 1837 da una delle più nobili
famiglie toscane, sposò nel 1854 il conte
Francesco di Castiglione e per via della
sua straordinaria bellezza e di una vita
all’insegna del lusso, ben presto dominò
la società torinese. Il conte di Cavour, suo
parente, comprese quale vantaggio
avrebbe potuto trarre per la sua politica
da una donna, le cui doti fisiche e
intellettuali avevano in così poco tempo
affascinato il mondo politico e diplomatico
della capitale piemontese. La contessa,
dietro suggerimento di Cavour, andò a
Parigi nel 1856 in veste di spia per
sedurre l’imperatore. Fu una delle figure
che suscitò più interesse alla corte di
Napoleone III, ed esercitò per diversi anni
una grande influenza. Nel 1860, non
avendo più la fiducia dell'imperatore, si
ritirò a Torino; nel 1861 ritornò in Francia,
riprese la sua vita sfarzosa, senza però tornare ad avere il peso politico
precedente. Caduto l'Impero, la contessa continuò ad abitare a Parigi,
interrompendo tutte le relazioni e aspettando la morte, che la colse nel 1899. Ad
oggi non si può stabilire con certezza le sua influenza politica, poiché il carteggio
diplomatico della Contessa fu, quasi del tutto, sequestrato e distrutto dal governo
italiano dopo la sua morte.

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fi
L a vita e la missione della contessa
I PRIMI ANNI
Virginia Oldoini Verasis nasce a Firenze il 22 marzo 1837 dalla Marchesa Isabella
Lamporecchi e dal Marchese Filippo Oldoini di La Spezia. Da giovane a causa di
una crisi spirituale entra a far parte, per poco tempo, delle Orsoline. Già
dall’adolescenza era considerata molto intelligente, di carattere audace,
affascinante e di gusti raffinatissimi. A soli 17 anni va in sposa al Conte Francesco
Verasis Asinari di Costigliole d’Asti e Castiglione Tinella, che lei definiva ‘il povero
becco’. È proprio grazie a questo matrimonio, nonostante il conte fosse 12 anni più
anziano di lei, che la sua vita prenderà una svolta inaspettata.

LA VITA DI CORTE
Si trasferisce a Torino, nel palazzo dei Castiglione, in
cui compie uno stupefacente ingresso alla vita di corte.
Conquista tutti tramite i suoi abiti originali e audaci, la
sua costosa eleganza, sempre ricercata fin nei dettagli
e il suo savoir faire. È sempre invitata a tutti gli eventi
mondani e i ricevimenti. I dissapori coniugali non
tardano ad arrivare, Virginia è troppo bella e soprattutto
troppo indipendente, concede favori a troppe persone
importanti, tra cui il re Vittorio Emanuele II. La
situazione diventa insostenibile e, anche per salvarsi dall’ingente mole di debiti
contratti dalla moglie, il marito chiede la separazione. Dalla breve unione nasce il
figlio Giorgio, che vestirà e pettinerà da donna, considerandolo il prolungamento
della sua bellezza.

IL TRASFERIMENTO A PARIGI
Cavour riconosce le doti della cugina e considerando la sua intraprendenza,
ambizione e il suo indiscutibile fascino, le propone una “missione” a Parigi con il
compito di favorire l’alleanza fra Napoleone III e il Piemonte.
«Cerca di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembrerà adatto, ma
riuscite!»
Giunta a Parigi, consapevole del valore politico della propria impresa, venne
affidata a Costantino Nigra, ambasciatore sabaudo fedelissimo di Cavour, con il
compito di farne una spia. Virginia che conosceva già quattro lingue, imparò un
codice cifrato che utilizzava nella corrispondenza che teneva costantemente con il
governo del Piemonte. Entrò subito in società partecipando a feste, spettacoli ed
ebbe numerosi flirts dei quali annota tutti i particolari sul suo Journal (un diario
redatto dalla contessa in maniera totalmente autocelebrativa, infatti, non è mai
riportato alcun episodio che possa metterla in qualche modo in cattiva luce o che
faccia notare i suoi difetti). Alla corte emerge la sua disinvoltura nei rapporti sociali,
soprattutto nei confronti degli uomini; il suo rapporto con le donne è invece scandito
dal motto:
«Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno.»

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IL RAPPORTO CON L’IMPERATORE
Dividendosi tra la diplomazia e l’alcova, riesce nell’ intento di sedurre Napoleone III
diventandone l’amante ufficiale per oltre un anno. L’imperatore motivato sia da
ragioni diplomatiche, sia dalla contessa si impegna formalmente a sostenere il
Piemonte in caso di aggressione austriaca. Eugenia, moglie di Napoleone III, fece
organizzare dalla Polizia un finto attentato che coinvolse un italiano, questo
costrinse Virginia a rientrare in Italia, dando inizio la sua discesa sociale. Nel 1859
incontrò l’imperatore in visita in Italia che le permise di ritornare in Francia, ma
consigliandole di evitare la corte.

GLI ULTIMI ANNI


Il suo ritorno in Francia coincide con la caduta della monarchia francese. Dopo aver
brillato e scintillato dell’eleganza più sfrenata, tra balli ed amanti, finisce i suoi giorni
in solitudine, malinconica ed inconsolabile per il fascino perduto. Ella farà coprire gli
specchi del suo appartamento parigino
c o n u n v e l o n e r o , a ff i n c h é n o n
rispecchino più la sua bellezza perduta,
chiudendosi in un voluto eremitaggio. Il
28 Novembre 1899, muore nella sua
casa, senza clamore. Chiede di essere
sepolta a La Spezia, senza funzione
religiosa né fiori, e che non venga data
alcuna notizia alla stampa né alle
autorità. Subito dopo la sua morte,
polizia, autorità e servizi segreti
bruciarono tutte le lettere e i documenti a
lei inviati dalle massime personalità del
tempo con le quali era in contatto.

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G LI UOMINI CON I QUALI COLLABORÒ

CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR


Nobile e statista di idee liberali, nel 1852 fu nominato dal re Vittorio Emanuele II
presidente del consiglio. Riuscì a salire al governo grazie ad un patto di alleanza tra
il gruppo di centro-destra, di cui faceva parte, e il gruppo di centro-sinistra .
Cavour prima di entrare in politica, aveva intrapreso
molti viaggi, questo gli aveva fatto apprezzare la
politica della Gran Bretagna, in quanto monarchia
costituzionale, ma gli aveva anche fatto notare lo
stato di arretratezza in cui si trovava il Piemonte.
La prima guerra d’indipendenza aveva messo in
evidenza la debolezza del Regno di Sardegna
rispetto all’impero austriaco, per tanto, il principale
obiettivo della sua politica era trovare l’appoggio di
una potenza europea. Coglie al volo l’occasione della
guerra di Crimea (1853-1856) schierandosi dalla
parte di Francia e Inghilterra e grazie a questa mossa
diplomatica e all’influenza della Contessa di
Castiglione riuscì a partecipare al Congresso di Parigi
e a portare all’attenzione internazionale la questione
italiana.
Cavour nel 1856 nel discorso al Parlamento Sabaudo dopo il congresso, disse:
‘La via che abbiamo seguito in questi anni ci ha condotto a un gran passo. Per la
prima volta nella storia nostra la Questione italiana è stata portata e discussa avanti
a un congresso europeo… terminato il congresso, la causa d’Italia è portata ora al
tribunale della pubblica opinione.. a cui spetta l’ultima sentenza, la vittoria definitiva.
La lite potrà essere lunga, le peripezie saranno forse molte, ma noi, credendo nella
giustizia della nostra causa aspettiamo con fiducia l’esito finale.’

RE VITTORIO EMANUELE II
Re di Sardegna e Piemonte, diventa il primo re dell’Italia unita. Nasce a Torino il 14
marzo 1820, figlio di Carlo Alberto e Maria Teresa d’Asburgo; Vittorio e suo fratello
Ferdinando vengono educati tradizionalmente, secondo
una rigidissima impostazione basata sull'arte militare e
l’educazione religiosa. Vittorio nonostante fatichi ad
adattarsi ai ritmi da caserma partecipa alla prima guerra
di indipendenza contro l'Austria come comandante ma,
benché in battaglia riesca a dimostrare del coraggio,
tecnica e strategia risultano carenti e l’esercito
piemontese viene pesantemente sconfitto. Nel 1849
Carlo Alberto abdica in favore del figlio, che sale sul
trono di Sardegna e Piemonte con il nome di Vittorio
Emanuele II e per consolidare il proprio potere chiama al
governo Massimo D'Azeglio, politico di provata fede
monarchica. A seguito della 1° guerra d’indipendenza,
occorre pagare un risarcimento all'Austria, ma la
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Camera non è convinta di votare una pace a queste condizioni; il re allora scioglie
la Camera, e ordina di costituire una maggioranza favorevole all'armistizio. Il 10
dicembre 1849 ottiene la sospirata maggioranza, paga l’indennizzo e nel 1852
affida il governo a Camillo Benso, Conte di Cavour, un uomo abile e competente,
ma soprattutto determinato a fare del sovrano e del Piemonte un elemento di
spicco dello scenario politico della penisola. Il rapporto tra Cavour e il sovrano si
rivela subito conflittuale: il re ha un temperamento impetuoso mentre il conte è
pragmatico e calcolatore.
Scoppiata la guerra, guidò personalmente le
truppe piemontesi, entrò a Milano al fianco di
Napoleone III e ottenne la vittoria di San
Martino. Nonostante l’opposizione di Cavour,
accettò l’armistizio di Villafranca, firmato da
Napoleone III con l’imperatore austriaco, che
assegnava al regno sabaudo soltanto la
Lombardia. Grazie all’abilità diplomatica di
C a v o u r, o t t e n n e d a N a p o l e o n e I I I
l’autorizzazione ad annettere la Toscana e
l’Emilia in cambio del passaggio alla Francia di
Nizza e della Savoia. Nel 1860 sostenne
segretamente la spedizione dei Mille di
Garibaldi, che portò alla conquista della Sicilia e
dell’Italia meridionale. Le truppe piemontesi
scesero quindi nello Stato pontificio, conquistando Marche e Umbria. Il re incontrò a
Teano, presso Caserta, Garibaldi che gli consegnò i territori conquistati. Il 17 marzo
1861 il «padre della patria» fu proclamato a Torino re d’Italia. Alla morte di Cavour,
affidò il governo ai politici della destra storica. Trasferì la capitale da Torino a
Firenze e, dopo la presa di Roma, nella nuova capitale. Morì a Roma nel 1878.

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C ONTESTO POLITICO-CULTURALE
RISORGIMENTO
Il termine risorgimento indica l'insieme di avvenimenti che tra il 1820 e il 1870 ha
portato alla nascita dello stato italiano, nella forma del Regno d’Italia sotto la
dinastia dei Savoia, attraverso la graduale e
successiva annessione ai loro domini degli altri stati
regionali in cui fino ad allora il nostro nuovo stato era
stato diviso. L’ideale risorgimentale dell’unificazione
politica della Penisola si realizzò grazie a vari fattori:
le armi dei Savoia, le iniziative delle correnti
democratiche e moderate, la diplomazia, l’aiuto
straniero. Dopo il fallimento di numerosi moti e della
Prima guerra d’indipendenza con l’Austria, la
Seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei
Mille portarono alla formazione del Regno d’Italia.

SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA


Nel 1859, per provocare gli Austriaci e indurli a dichiarare guerra, Cavour ammassò
truppe piemontesi lungo il Ticino, che era il confine tra i due Stati e autorizzò
Garibaldi a organizzare un corpo di volontari, che prese il nome di ‘Cacciatori delle
Alpi’. L’imperatore d’Austria inviò a Vittorio Emanuele II un ultimatum, in cui
chiedeva di ritirare le truppe dal Ticino, e al rifiuto piemontese l’Austria dichiarò
guerra il 26 aprile, attuando così il piano che aveva progettato Cavour.

Secondo gli accordi di Plombières le truppe francesi, guidate da Napoleone III,


scesero al fianco di quelle piemontesi comandate da Vittorio Emanuele II. In
Toscana e in Emilia Romagna le popolazioni insorsero e scacciarono i propri
sovrani, formando l’esercito dell’Italia centrale e chiedendo l’annessione al regno
sabaudo. Dopo le vittorie franco-piemontesi a Magenta, San Martino e Solferino,
Napoleone III, condizionato da problemi interni alla Francia e dal timore di
complicazioni internazionali, firmò con l’imperatore Francesco Giuseppe l’armistizio
di Villafranca. Al Piemonte fu ceduta solo la Lombardia. Vittorio Emanuele II
accettò, mentre Cavour, indignato, rassegnò le dimissioni. Solo quando Napoleone
concesse l’annessione al Piemonte di Emilia e Toscana, in cambio del passaggio di
Nizza e della Savoia alla Francia, Cavour accettò di tornare al governo.

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L E DONNE E LA POLITICA
La contessa è solo una delle moltissime donne intelligenti e scaltre che hanno fatto
della loro bellezza l’arma principale per poter perseguire i propri obiettivi. La politica
di allora vedeva al comando una quasi totalità di sovrani uomini e solo negli ultimi
anni stanno venendo alla luce le storie di donne, amanti o regine che anche se non
in prima linea hanno svolto un ruolo fondamentale nella nostra storia.
Virginia aveva solo 18 anni quando andò al primo evento mondano a Parigi con
l’intento di conquistare uno degli uomini più importanti ed influenti dell’epoca e nei
diari rinvenuti post mortem possiamo leggere che quando lei entrò nella sala, la
gente salì sulle sedie pur di scorgere la figura di quella giovanissima e audace
donna. L’unico altro hobby autentico che coltivava oltre l’esaltazione della sua
immagine, per il quale si fece scattare oltre 400 fotografie (numero esorbitante
considerate le attrezzature, i costi e i tempi di quel periodo), era la politica. Il
contesto socio-culturale torinese la fece diventare una fervente patriota disposta a
tutto pur di salvaguardare e rendere unita la propria nazione. Ha condotto una vita
fuori dagli schemi, ma grazie al potere della sua presunta sottomissione, l’ardore
della sua ambizione e la sua astuzia ha svolto un ruolo di fondamentale importanza
in uno dei periodo più delicati del nostro Paese.
«Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo
molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere
fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi
detesta; ma ciò non mi importa, non ci tengo a piacere a tutti»

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B IBLIOGRAFIA:

Testi
1. Craver B., La Contessa - Virginia Vera’s di Castiglione, Adelphi, 2021
2. Omodeo A., L’opera politica del Conte di Cavour: 1848-1857, Ugo Mursia, 2012
3. Smith D. M., Cavour il grande tessitore dell’unità d’Italia, Bompiani, 2010

Siti internet
1. https://www.treccani.it/enciclopedia/castiglione-virginia-oldoini-verasis-contessa-
di_(Enciclopedia-Italiana)/
2. http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/virginia-oldoini-verasis/
3. https://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-emanuele-ii-re-d-italia_
4. https://www.treccani.it/enciclopedia/camillo-benso-conte-di-cavour_

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