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Colonna (famiglia)

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Colonna

Blason Ecu Famille Colonna 3D.svg

mole sua stat

Di rosso alla colonna d'argento col capitello e la base d'oro, coronata all'antica dello stesso.

Stato Stato Pontificio Stato della Chiesa

Bandiera del Regno di Sicilia 4.svg Regno di Sicilia

Flag of Italy (1861–1946).svg Regno d'Italia

Spagna Regno di Spagna

Italia Repubblica Italiana

Città del Vaticano Stato della Città del Vaticano

Casata di derivazione Conti di Tuscolo

Titoli Croix pattée.svg Papa (non ereditario)

Croix pattée.svg Cardinale (non ereditario)

Croix pattée.svg Principe assistente al Soglio pontificio

Croix pattée.svg Gran Connestabile del Regno di Napoli

Croix pattée.svg Patrizio Romano

Croix pattée.svg Principe Romano

Croix pattée.svg Principe di Avella

Croix pattée.svg Principe di Gallicano

Croix pattée.svg Principe di Carbognano

Croix pattée.svg Principe di Palestrina


Croix pattée.svg Principe Duca di Paliano

Croix pattée.svg Principe di Salerno

Croix pattée.svg Principe di Sonnino

Croix pattée.svg Principe di Stigliano

Croix pattée.svg Principe di Lascari

Croix pattée.svg Principe della Torretta

Croix pattée.svg Principe di Resuttano

Croix pattée.svg Duca di Cesarò

Croix pattée.svg Duca di Reitano

Croix pattée.svg Duca di Albe

Croix pattée.svg Duca di Marino

Croix pattée.svg Duca di Tagliacozzo

Croix pattée.svg Duca di Traetto

Croix pattée.svg Duca di Zagarolo

Croix pattée.svg Marchese di Fiumedinisi

Croix pattée.svg Marchese di Cave

Croix pattée.svg Marchese di Patrica

Croix pattée.svg Conte di Ceccano

Croix pattée.svg Signore di Genazzano

Croix pattée.svg Signore di Giugliano

Croix pattée.svg Signore di Melito

Croix pattée.svg Signore di Roccanova

Fondatore Pietro de Columna

Data di fondazione X secolo

Etnia italiana
Rami cadetti

di Genazzano - 1300-?

di Paliano - dal 1519

di Resuttano[2] - XV secolo-XXI secolo

di Summonte - dal 1780

di Stigliano - dal 1716

di Zagarolo - 1558-1661

di Marsi - 1459-1528

di Capranica - p. 1347-1347

di Palestrina[1] - 1290-1630

di Carbognano - dal 1630

di Cesarò[2] - 1255-2011?

Rami tuttora esistenti:

Colonna di Paliano

(dal XVI secolo)

Colonna di Carbognano

(dal XVII secolo)

Colonna di Sonnino e Stigliano

(dal XVIII secolo)

Colonna di Summonte

(dal XVIII secolo)


Manuale

Lo stemma di Casa Colonna in un affresco sul soffitto della Sala della Fontana di Palazzo Colonna di Roma

La famiglia Colonna è una storica casata patrizia romana, tra le più antiche documentate dell'Urbe e una
delle più importanti nel Medioevo e nell'Età moderna.

Nella sua millenaria storia si contano un Papa, ventitré cardinali, mecenati, letterati, filosofi, uomini
d'arme dello Stato Pontificio, del Regno di Napoli e dell'Impero spagnolo, diplomatici e uomini politici
dell'Italia unita. In età medievale, i membri del casato ricoprirono continuativamente la carica di
Senatore di Roma. Godettero inoltre dei titoli ereditari di Patrizio Napoletano, Patrizio Veneto, Gran
Connestabile del Regno di Napoli e Principe assistente al Soglio pontificio.

Uno dei suoi motti è: Mole sua stat ("sta fermo sul suo peso", "sta fermo sulla sua grandezza").

Discendente da un ramo dei Conti di Tuscolo, potentissima consorteria feudale che dominò Roma e il
Papato nel corso del X secolo, il casato emerse come autonoma famiglia a partire dal XII secolo con il
capostipite Petrus de Columna, inserendosi sin da subito nella lotta tra la Chiesa e il Sacro Romano
Impero e schierandosi su posizioni ghibelline, contrariamente ai guelfi Orsini, con i quali sorse una
duratura inimicizia.

Particolarmente violento fu, alla fine del XIII secolo, lo scontro con papa Bonifacio VIII e con i Caetani,
che innescò una crisi internazionale nella quale venne coinvolto anche il re francese Filippo il Bello,
culminata con il celebre episodio dell'Oltraggio di Anagni ad opera di Sciarra Colonna. Lo stesso Sciarra
(soprannome di Giacomo Colonna), ora in lotta contro il fratello Stefano, passato alla parte guelfa,
incoronò in Campidoglio l'imperatore Ludovico il Bavaro nel 1327.

Nel corso del XIV secolo si illustrò il cardinale Giovanni Colonna, protettore di Francesco Petrarca.

Nei secoli successivi, i Colonna, suddivisi in numerosi rami familiari, dei quali massima importanza
assunsero quello di Palestrina e, successivamente, quello di Genazzano-Paliano, mantennero la loro
posizione alla testa dell'aristocrazia romana e assunsero un deciso protagonismo nelle vicende italiane e
internazionali del loro tempo. Nel 1417 il cardinale Oddone Colonna divenne papa con il nome di
Martino V. Egli ricompose lo Scisma d'Occidente e riportò la Sede pontificia da Avignone a Roma, dando
impulso alla ripresa economica della città e ai primi slanci della cultura umanistica rinascimentale.

Nel corso delle Guerre d'Italia la tradizione militare e cavalleresca del casato si espresse in molti
condottieri e capitani di ventura. In particolare i cugini Prospero e Fabrizio, protagonista quest'ultimo del
dialogo sull'Arte della guerra di Machiavelli, furono al servizio degli Asburgo e tra i principali artefici della
vittoria spagnola contro la Francia nel conflitto, in continuità con la fedeltà al ghibellinismo già
professato in epoca medievale. I cugini Colonna furono anche protagonisti della Disfida di Barletta, nella
quale scelsero i componenti della squadra di 13 cavalieri italiani.

Nel 1512 papa Giulio II riuscì a imporre la cessazione delle plurisecolari lotte tra i Colonna e gli Orsini
riaffermando l'autorità pontificia sulle famiglie baronali. Gli scontri tra i Colonna e il papato tuttavia
cessarono solo nel 1557 con la pace di Cave, nella quale Marcantonio II, dopo un sanguinoso conflitto e
grazie al sostegno dalla Spagna, conseguì la vittoria contro le pretese nepotistiche di papa Paolo IV. Nel
1575, lo stesso Marcantonio fu il comandante della flotta pontificia alla Battaglia di Lepanto e tra i
protagonisti della vittoria cristiana sul Turco.

In questo periodo si illustrò anche una delle principali donne intellettuali e umaniste del Rinascimento,
Vittoria Colonna, figlia di Fabrizio e musa ammirata di poeti, artisti e letterati, quali, tra gli altri, Ludovico
Ariosto e Michelangelo Buonarroti.

Nel corso dei secoli successivi, la storia del casato rimase sempre intrecciata alle vicende dello Stato
pontificio e delle altre potenze europee. Il principe Lorenzo Onofrio Colonna si legò alla Francia
sposando Maria Mancini, nipote del cardinale Giulio Mazzarino. Avido collezionista e protagonista delle
vicende artistiche della Roma barocca, fu tra l'altro il committente della magnifica Galleria che ancora
oggi adorna il palazzo romano della famiglia. Imparentati anche con i Savoia, i Colonna ospitarono a
Roma il re Carlo Emanuele IV in esilio in seguito all'invasione napoleonica dell'Italia.

In seguito all'Unità d'Italia i Colonna si inserirono nella vita politica del nuovo Stato italiano, tramite un
sindaco di Roma, Prospero Colonna, membri del Parlamento e diplomatici. Giovanni Antonio Colonna di
Cesarò, appartenente a un ramo della casata trapiantato in Sicilia sin dal XIII secolo, fu Ministro delle
Poste nel Governo Facta I, dal 26 febbraio al 2 marzo 1922 e successivamente nel Governo Mussolini dal
28 ottobre 1922 al 5 febbraio 1924.

Oggi la famiglia si presenta fiorente e ramificata in diversi stipiti: oltre al ramo principale di Paliano,
sussiste il ramo dei principi di Stigliano, trapiantato a Napoli dal XVIII secolo, discendente dal viceré di
Sicilia Marcantonio III Colonna, i rami di Rignano[3] e Summonte e quello dei Barberini-Colonna di
Sciarra di Palestrina, cui appartiene per discendenza femminile l'attore Urbano Barberini.

Indice

1 Storia

1.1 Origini

1.2 Papi tuscolani

1.3 Ascesa medievale

1.4 Bonifacio VIII e i Colonna

1.5 Papa Martino V e il ramo di Genazzano-Paliano

1.6 Colonna di Sciarra

2 Duchi (1519) e principi (1569) di Paliano

3 Principi di Sonnino (1688) e poi di Stigliano (1716)

4 Signori di Palestrina

5 Principi di Palestrina (1571)

6 Principi di Carbognano (1630)

7 Colonna Romano di Sicilia

7.1 Colonna Romano di Cesarò

8 Altri Colonna illustri

9 Cardinali Colonna

10 Albero genealogico
11 Note

12 Bibliografia

13 Voci correlate

14 Altri progetti

15 Collegamenti esterni

Storia

Origini

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Conti di Tuscolo.

Stemma dei Conti di Tuscolo come rinvenuto presso l'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata

«Nel decimo secolo sorse in Roma una famiglia, la quale lasciò gran nome, ma fama non invidiabile, negli
annali del pontificato. Era essa di sangue misto: dal lato materno ebbe origine latina, da quello dei padre
teneva a germanica gente. Non sappiamo con certezza d'onde traesse i natali , come acquistasse
autorità quella Teodora , la quale sul principiare di quel secolo scorgiamo potentissima e pressoché
dominante in Roma. Dalla gente Giulia pretesero venire i discendenti di lei. Tra gli ascendenti con ogni
probabilità può mettersi Adriano I pontefice , creato nel 772, figlio di Teodoro, nobile di Via Lata, « vir ,
al dire di « Anastasio bibliotecario, valde praeclarus et nobilissimi generis prosapia « ortus , atque
potentissimis Romanis parentibus editus » ; il cui nipote Teodoro , duca e console , nel 778 andò inviato
a Carlomagno. Delle due figlie di Teodora predetta, Maria o Marozia, e Teodora giuniore, la prima sposò
Alberico , condottiero di Guido duca di Spoleto , chiamato ora marchese ed ora console. Non è qui luogo
da riandare la vergognosa istoria di Marozia , tristissima e per Roma e per la Chiesa. Basti a dire , che dal
figlio di lei e d'Albe- ,co , nominato aneh'egli Alberico , nacquero quei conti di Tusculo , dei quali cinque
sedettero sulla sedia di Pietro, e che ebbero in Roma e nei dintorni tal dominio , di cui non toccò mai
l'eguale a veruna famiglia nella metropoli del mondo cristiano.[4]»

La leggenda circa le origini dei Colonna attraverso i Conti di Tuscolo vorrebbe far risalire il casato sino
alla gens Iulia. Dall'antica gens, del cui territorio originario di Bovillae i Colonna hanno mantenuto il
possesso feudale prima e latifondistico poi fino alla metà del XX secolo, discese per via femminile la
potente Gens Anicia, protagonista dell'età tardo-imperiale (vi appartennero San Benedetto, papa
Gregorio Magno e il filosofo Severino Boezio, oltre all'imperatore d'Occidente Anicio Olibrio) nonché
strettamente legata alla corte bizantina, dalla quale sarebbe a suo volta disceso il capostipite dei
tuscolani, il senatore Teofilatto. Di ciò resterebbe testimonianza nel nome greco del senatore romano,
insolito per l'epoca di predominio germanico in cui visse, oltre ai vasti possedimenti fondiari, tra i quali si
ritrovano i tradizionali luoghi di insediamento degli Anici, come Palestrina (l'antica Praeneste, centro di
origine della gens)[5], a sua volta storica roccaforte di Casa Colonna.

Il primo ascendente accertato della dinastia fu, come già ricordato, il potentissimo Senator romano
Teofilatto membro tra il IX e il X secolo degli Optimates Romani, detto Gloriosissimus Dux, Judex
Palatinus, Magister Militum, Sacri Palatii Vestararius forse figlio di Gregorio Nomenclator e Apocrisario
della Corte Pontificia, che ebbe una parte di rilievo nelle vicende legate a Papa Giovanni VIII e al partito
Formosiano[6]. Fu signore di Monterotondo, Poli, Anticoli Corrado, Guadagnolo, Rocca di Nitro, Rocca
dei Sorci, Saracinesco, Segni, Valmontone, Alatri, Guarcino, Collepardo, Soriano, Paliano, Sora, Celano e
Sonnino: alcuni di questi feudi appartengono tuttora ai discendenti di Teofilatto.

Le origini documentate più risalenti degli avi del Consul Teofilatto si fanno risalire da taluni alla famiglia
di Teodoro, appartenente all'aristocrazia militare di Roma e padre di Papa Adriano I, nonché fratello di
Teodoto (o Teodato) consul, dux et primicerius Sanctae Romanae Ecclesiae; Teodoro sarebbe stato
padre inoltre di Alberico marchio et consul tusculanus princeps potentissimus che alcuni genealogisti
ritengono appunto l'antenato più remoto dei conti di Tuscolo[7]

Teofilatto fu, secondo lo storico Pietro Fedele, uno dei più eminenti protagonisti della vita politica
dell'Occidente cristiano nel corso del X secolo[8]. Concentrò infatti nelle sue mani il potere temporale e
quello spirituale, piegando il papato al suo controllo in quello che venne poi definito dalle fonti
successive, ostili alla sua famiglia, il Saeculum obscurum. Restaurò l'antico Ordo senatorius e, in accordo
con il papa Giovanni X, fu l'artefice dell'alleanza tra il re d'Italia Berengario del Friuli, il genero Alberico,
duca di Spoleto i duchi longobardi dell'Italia meridionale e l'Impero bizantino che condusse alla sconfitta
degli arabi alla battaglia del Garigliano nell'anno 915, segnando il definitivo arresto dell'espansione
islamica nell'Italia continentale[9].

Marozia con il terzo marito, Ugo di Provenza, re d'Italia, in un'incisione ottocentesca

Da Teofilatto e dalla moglie Teodora, nacque Marozia, reputata al tempo la donna più potente della
penisola, che per cupidigia instaurò in Roma quel regime detto pornocrazia di cui essa fu l'artefice, per
assoggettare a sé l'intera penisola, riuscendoci per due decenni grazie alla sua politica matrimoniale, che
la portò ad essere concubina di papi e moglie di re, tra cui Alberico duca di Spoleto e Camerino, il
marchese Guido di Toscana e il conte Ugo di Provenza, poi re d'Italia. Dalla progenie di Teofilatto e
Alberico ebbero origine i Conti di Tuscolo che dettero alla Chiesa 5 pontefici.
Capostipite della famiglia in linea maschile attraverso i citati Conti di Tuscolo, secondo ancora una non
documentata discendenza (non potendosi escludere una diretta derivazione maschile da Teofilatto e
Teodora), si ritiene fosse Alberico di Spoleto duca di Spoleto e marchese di Camerino, marito di Marozia.
Secondo una tradizione non verificata, il loro nome deriverebbe dalla colonna Traiana, presso la quale i
Colonna avrebbero avuto la loro dimora avita. In realtà, il loro nome deriva da un loro possedimento: il
castello del paese Colonna, situato sui Colli Albani, che la famiglia possedeva fin dall'inizio dell'XI
secolo[10].

Petrus definitosi in una donazione all'Abbazia di Montecassino del 1078 figlio del defunto Gregorio II
conte di Tuscolo (domini Gregorii nobilissimi Romanorum consulis), fratello quindi di Gregorio III di
Tuscolo e di Tolomeo I di Tuscolo[11], fu il primo ad assumere il predicato de Columna già dal 1101[12],
quando torna in possesso dei castelli già sequestrati e poi restituiti da papa Pasquale II[13] di cui fu
prima alleato e poi avversario, fino agli anni in cui gli venne restituita Palestrina da papa Onorio II,
conferendo poi tale appellativo alla propria discendenza.

A convalidare l'ascendenza dei Colonna dai Tuscolani risiedono svariati elementi documentari, primo fra
tutti la donazione del capostipite Pietro già citata, oltre al possesso del feudo di Colonna e altri territori
tuscolani, alla cessione di porzioni ereditarie della stessa Tuscolo da parte dei nipoti Oddone a
Carsidonio al cugino Tolomeo di Tuscolo e al papa[14][15][16]. Dell'origine spoletina e, quindi
germanica, almeno in linea maschile, dei Colonnesi attraverso i Tuscolani non dubitò nemmeno
Francesco Petrarca, il quale ne fece espressa menzione in una lettera a Cola di Rienzo[15].

La crisi del papato causata dalla deposizione del papa tuscolano Benedetto IX, ponendo fine a quello che
gli storiografi tedeschi definivano l'Adelpapsttum cioè il "Papato di famiglia", a cui gli imperatori
imposero come suoi successori pontefici di loro fiducia a partire da Damaso II, anch'essi di prevalente
origine germanica che eliminassero o limitassero l'eccessiva influenza della antica nobiltà romana sulla
curia e sull'elezione del pontefice, non impedì ad un ramo collaterale dei Tuscolani condannati ad un
ruolo sempre più marginale e alla loro successiva estinzione, di sostituirsi ad essi, pur in un momento di
decaduto consenso e prestigio del loro casato.

Poco sappiamo della vita di Pietro della Colonna: attestato per la prima volta in una notizia relativa
all'elezione di Pasquale II (a. 1099), il quale ne avrebbe ottenuto l'appoggio con la promessa di denaro e
terre, pochi anni dopo Pietro si impadronisce di Cave, ma è poi sconfitto da Pasquale II, che gli sottrae
anche Zagarolo e Colonna[17] (castello eponimo della famiglia). Nel 1108, assieme a Tolomeo di Tuscolo
capeggia una rivolta che priva la Chiesa del controllo, fra gli altri centri, di Palestrina[17]. È la prima volta
che i Colonna e Palestrina, rimasta poi per secoli il cuore dei domini familiari, vengono accostati nelle
fonti, ma non si può stabilire se la città sia divenuta possesso di Pietro proprio allora ο invece, come
ritiene il Petrini[18], negli anni successivi[17]. È certo comunque che essa è appartenuta a Pietro anche
prima del pontificato di Onorio II (1124-1130), il quale «civitatem Preneste Petro de Columpna
restituii»[17], dando anche in sposa una propria nipote al figlio di Pietro, Oddone.[17] Probabilmente in
quegli anni, i Colonna tornano in possesso di Zagarolo e Colonna, di nuovo attestati fra i domini familiari
nel 1151, allorché il figlio di Pietro, Oddone, cede al papa, in cambio di una notevole somma di denaro e
del castello di Trevi, la metà di Tuscolo, il vicino Monteporzio e i suoi diritti su Montefortino[17].

Papi tuscolani

Papa Giovanni XI

Papa Giovanni XI

Papa Giovanni XII

Papa Giovanni XII

Papa Benedetto VIII

Papa Benedetto VIII

Papa Giovanni XIX

Papa Giovanni XIX

Papa Benedetto IX

Papa Benedetto IX
Ascesa medievale

Ritratto postumo del cardinale Giovanni Colonna, legato pontificio a Costantinopoli

Grazie soprattutto alla spregiudicata attività del suo capostipite, questo ramo dei conti di Tuscolo nel
giro di pochi decenni assume una fisionomia del tutto autonoma. In campo politico, l'iniziale
collaborazione con i Tuscolani viene meno già durante il papato di Pasquale II[19]; la suddivisione dei
dominii familiari si accompagna a contrasti violenti, dopo i quali i Colonna si liberano, cedendoli alla
Chiesa, dei possessi ancora indivisi con i parenti 17; nel contempo nuovi acquisti determinano la
creazione, alle porte di Roma, di una dominazione territoriale del tutto nuova, pur se prossima alla
tradizionale area di radicamento fondiario dei conti di Tuscolo. L'adozione dell'appellativo de Columna
accompagna e sanziona questo processo, a riprova della crescente separazione di Pietro e della sua
famiglia dagli altri congiunti[19].

Con la definitiva separazione tra i due rami avvenuta tra 1143 e 1151 con la nascita del Senato Romano
e la cessione al pontefice Eugenio III della loro metà del feudo avito di Tuscolo da parte dei fratelli
Oddone e Carsidonio figli di Pietro de Columna[20], evitando l'isolamento a cui abbandonarono i cugini
tuscolani capi della fazione imperiale e avversari delle libertà comunali e ormai nemici dichiarati del
Senato e dei romani, riuscirono a consolidare i loro possessi nell'agro prenestino e seppero ritagliarsi un
ruolo di primo piano nell'ambito del papato “riformato” a fianco della nuova compagine aristocratica
emergente dell'Urbe (Frangipane, Pierleoni, Corsi, Bobone ecc.) che soppiantò la vecchia aristocrazia
esautorata e confinata nei suoi castra di campagna e ormai in via di estinzione (Crescenzi, De Imiza, de
Primicerio, De Melioso e pochissime altre), consolidando poi il loro ruolo e la loro posizione sempre più
rilevanti nelle vicende del papato e della politica locale e internazionale, assicurando così la continuità
alla discendenza dei Teofilatti, così come ad essi succedettero nel titolo di excellentissimus vir come
erano riconosciuti i membri di questo casato fin dall'alto medioevo[21].

Sappiamo ben poco sulla politica territoriale del longevo figlio di Pietro Colonna, Oddone, che fin dal
1151 appare alla guida della famiglia[19]. Dopo la transazione del 1151 con Eugenio III, rimane in
possesso di Palestrina, Zagarolo, Colonna e Trevi[19]. È quindi in grado di controllare tutta quell'area,
compresa fra i Colli Albani e i Monti Prenestini, che mette in congiunzione la Campagna Romana con la
valle del Sacco, tentando anche, con l'acquisto di Porciano nei pressi di Anagni, di espandere i suoi
dominii verso il cuore della Campagna[19]. La totale carenza di fonti non permette di attribuirgli con
sicurezza altre acquisizioni, pur se è probabile che sempre ad Oddone si debba, sul finire del secolo, il
passaggio ai Colonna di S. Cesareo, di S. Giovanni in Campo Orazio e forse anche di Gallicano[19].
L'acquisto della maggioranza dei castelli che risultano in mano alla famiglia alla metà del XIII secolo
sembra però vada collocato dopo la morte dì Oddone, durante il lungo cardinalato del figlio Giovanni,
porporato di grande potere e ricchezze, «inter omnes cardinales in possessionibus secularibus
potentissimus» (1206-1245)[19].

Già in quest'epoca, infatti, la famiglia era nota per la sua potenza, anche perché alcuni dei suoi membri
divennero cardinali: fra essi Giovanni[22], cardinale di Santa Prisca nel 1193 e cardinale vescovo di
Sabina nel 1205, protettore di Francesco d'Assisi; ma soprattutto con un altro Giovanni che fu cardinale
di Santa Prassede dal 1212 definito all'interno del Sacro Collegio "potentissimus" che mostrò simpatie
per i ghibellini contro la volontà di Gregorio IX, iniziarono le ostilità contro gli Orsini, ferventi guelfi[23].

Il cardinale Giovanni fu uomo di fiducia di papa Innocenzo III e legato apostolico nell'Impero latino di
Costantinopoli, del quale resse le sorti negli anni 1217-1219[24][25]. A causa della sua posizione di capo
della fazione filoimperiale, dopo aver invitato le milizie imperiali a muovere contro Roma dopo essersi
rifugiato a Palestrina, subì l'assedio della roccaforte del mausoleo di Augusto nel 1241 e la distruzione
dei suoi palazzi in Roma da parte di Matteo Rosso Orsini, nuovo e unico senatore di Roma nominato da
Gregorio IX in sostituzione dei precedenti senatori Oddone Colonna nipote del cardinale e di Annibaldo
Annibaldi, che lo tenne prigioniero dall'autunno del 1241 alla primavera del 1243[25]; datando da questi
anni l'inizio della rivalità tra le due famiglie Colonna ed Orsini[26].

È infatti con ogni probabilità grazie al suo appoggio che i congiunti si insignoriscono di numerosi centri
posti nella parte meridionale dei Monti Prenestini e sulle colline immediatamente adiacenti: Capranica,
Monte Manno, S. Vito, Pisoniano, Olevano, Genazzano e parte di Paliano e Serrone; lungo la via
Labicana, inoltre, all'avito Colonna e a S. Cesareo, si aggiunge, in direzione di Roma, la metà di
Pietraporzia[27]. Ed è sempre durante il suo cardinalato che i Colonna appaiono finalmente radicati in
Roma: iniziano a venire chiamati al senatorato e acquistano il controllo di potenti fortezze urbane, come
l'Augusta e Montecitorio[27].

Le lotte continuarono con Ottone Colonna, senatore di Roma (1279-1280) e con il figlio di costui, Pietro,
anch'egli creato cardinale nel 1288 da Niccolò IV. Un terzo Giovanni, nipote del cardinale di Santa
Prassede, studiò a Parigi, fu domenicano, arcivescovo di Messina (1255) e vicario di Roma (1262);
accompagnò come legato l'esercito di Luigi IX in Egitto, dove, catturato dai Saraceni, fu da loro liberato
per il suo coraggio.

Fino alla morte del cardinale Giovanni, la famiglia sembra essere rimasta sostanzialmente unita. Dopo la
sua scomparsa, fra i figli dei due fratelli del cardinale, Giordano e Oddone, sorgono dei contrasti circa la
spartizione dei domini[27]. La divisione del 1252 ricorda un precedente arbitrato del prefetto Pietro ed è
volta a porre fine «multibus litibus et controversiis et discordiis, questionibus, guerris et offensis»[27].
Ne intuiamo facilmente l'origine, vedendo come il figlio di Giordano voglia ed ottenga una quota dei
domini nettamente superiore a quella del cugino: Pietro di Oddone riceve soltanto Gallicano, S. Giovanni
in Campo Orazio e S. Cesareo; Oddone di Giordano ha invece (oltre ad Olevano e Genazzano che
sembrano essere stati personale proprietà del padre) Palestrina con il Monte e la Rocca, Zagarolo,
Colonna, Capranica, Pretaporci e i diritti familiari in S. Vito, Monte Manno, Castel Nuovo e Pisoniano[27].
Nascono così due rami distinti, quello di Gallicano e quello di Palestrina. Cinque anni più tardi, nel 1257,
alla morte di Oddone di Giordano il ramo di Palestrina è soggetto ad un'ulteriore scissione: dopo un
contrasto giudiziario, Pietro di Stefano, al quale era stato assegnato il castello di Genazzano, entra in
possesso, per via di diritto ο di fatto, anche di Olevano, sottraendolo ai figli di Oddone III, suoi cugini, ai
quali restano Palestrina e gli altri domini ottenuti nel 1252 26. Si forma così il terzo ed ultimo ramo
duecentesco del casato, quello dei Colonna di Genazzano[27].

Era radicata nella famiglia la memoria, frutto di una tradizione non verificabile alla luce delle fonti, della
loro parentela con la famiglia Hohenzollern marchesi di Brandeburgo, iniziata dal fondatore Pietro
quando fu costretto a trovare rifugio presso l'imperatore dopo aver avversato papa Pasquale II, già
ricordata da papa Martino V nel secolo XV[28].

Bonifacio VIII e i Colonna

Parte quattrocentesca di Palazzo Colonna-Barberini di Palestrina costruito sulle rovine del tempio della
Fortuna Primigenia

L'episodio attraverso il quale i Colonna sono universalmente noti è lo scontro che, tra il 1296 e il 1303, li
contrappone a papa Bonifacio VIII. Il tentativo da parte del pontefice, al secolo Benedetto Caetani, di far
emergere la propria famiglia passava necessariamente attraverso l'acquisizione di terre e titoli nel
territorio basso laziale al fine di creare un nucleo forte e coeso di possedimenti intorno alla città di
Anagni (luogo di origine della famiglia). I modi alteri e a volte violenti tramite i quali l'allora cardinale
Benedetto eseguì queste acquisizioni lo portano ad inimicarsi un gran numero di famiglie
dell'aristocrazia rurale della Campagna; in breve i Caetani riescono, nel giro di pochi anni, ad emergere
vistosamente tra le famiglie laziali e a costituire un elemento pericoloso per le consorterie familiari
prima fra tutte, ovviamente, i Colonna che hanno in Palestrina il centro del loro potere territoriale.

L'elezione al soglio pontificio del cardinale Caetani, che prende il nome di Bonifacio VIII (elezione che fu
appoggiata dai due cardinali Colonna Giacomo e Pietro), inasprisce sempre di più i rapporti tra le parti
fino a quando, il 3 maggio del 1297, Stefano Colonna il Vecchio saccheggia con le sue truppe un
convoglio personale del papa rubando l'enorme somma di duecentomila fiorini d'oro. Lo scontro diventa
in breve furioso. Mentre il 10 maggio, in concistoro, il papa (con la bolla In excelso trono) dichiara i due
cardinali decaduti e confisca tutti i beni appartenuti alla famiglia, i Colonna, nel castello di Lunghezza,
procedono alla redazione del famoso “manifesto” che nei suoi punti essenziali condanna il papa
denunciandone l'illegalità dell'elezione e accusandolo della responsabilità sulla morte di Celestino V.

Il conflitto, divenuto guerra, si snoda attraverso episodi di altissimo livello quali la crociata, lanciata il 14
dicembre 1297, contro i beni e le persone dei Colonna (forse per la prima volta nella cristianità un papa
bandisce una crociata contro altri cristiani, di antica e rinomata famiglia che aveva fino a pochi mesi
prima due cardinali al proprio interno) e il lungo assedio della città di Palestrina che, stando ad Eugenio
Duprè Thesèider[senza fonte], è da ritenersi, con i suoi quasi due anni, il più lungo assedio del Medioevo
nel Lazio. La guerra si conclude nel 1298 con la sconfitta dei Colonna, la dispersione della famiglia e la
distruzione della gran parte dei loro beni (Palestrina pur essendo sede suburbicaria, venne rasa al suolo
facendone arare le macerie, cospargendole simbolicamente di sale per impedirne la rinascita). I membri
della famiglia, e in particolare i cardinali, fuggendo diventano oggetto della caccia del papa.

Giacomo detto Sciarra Colonna

Lo scontro tra il Filippo IV il Bello e Bonifacio VIII si snoda negli anni, ma è solo nel 1303 che la volontà di
Bonifacio VIII di ergersi quale giudice supremo dei sovrani laici porta alla rottura definitiva. Il principale
artefice dell'evento noto come "oltraggio di Anagni" è il guardasigilli del re Guglielmo di Nogaret il quale,
mentre si trova in Italia, tramite il suo pupillo Plaisians, il 13 giugno promuove (per la seconda volta) il
cartello d'accusa al Papa che, questa volta, viene accettato anche dal Re e reso pubblico. Il papa venuto
a sapere ciò prepara la scomunica per il sovrano francese che sarà resa pubblica l'8 settembre 1303
aprendo la strada agli eventi di Anagni. Intanto, il 7 settembre 1303 un nucleo di armati, guidati da
Guglielmo di Nogaret e da Sciarra Colonna, irrompono in Anagni e dopo alcune ore di lotta prendono
prigioniero il papa. Le vicende che seguono vedono i piani del Nogaret frustrati, poiché egli voleva
condurre il pontefice in Francia per sottoporlo a processo, mentre i suoi alleati, forse, avrebbero
auspicato un'azione più dura. La sommossa popolare che segue li costringe ad una fuga precipitosa; il
papa, liberato dalla gente anagnina, si rifugia sotto la protezione degli Orsini in Roma dove, forse a causa
dell'umiliazione, muore poco dopo, probabilmente d'infarto.

Numerosi altri furono i tentativi di rovesciare la potenza della famiglia da parte dei suoi avversari, tra i
più noti furono quello messo in atto da Sisto IV Della Rovere e dai suoi parenti con l'aiuto degli Orsini,
che giunsero all'arresto e alla decapitazione del protonotario Lorenzo Colonna, avvenuta in Castel S.
Angelo il 30 giugno 1484, descritto nel diario di Stefano Infessura[29], nel 1502 vennero espropriati dei
loro possedimenti da Cesare Borgia insieme ai Savelli e ai Caetani, e quello ordito da Paolo IV Carafa e
dai suoi nipoti che confiscarono alla famiglia il Ducato di Paliano, che tornò ai Colonna dopo il trattato di
Cave del 1557.

Papa Martino V e il ramo di Genazzano-Paliano

Il castello-palazzo Colonna di Genazzano

Con Martino V (Oddone Colonna) figlio di Agapito signore di Genazzano, Pontefice dal 1417 al 1431, che
succedette a Gregorio XII, il potere temporale del papato ebbe un nuovo periodo di splendore. Pur
avendo partecipato al Concilio di Pisa (1409) e a quello di Costanza (1414-1418), appoggiando tesi
conciliaristiche fra la Chiesa di Avignone e quella di Roma, dopo il suo rientro a Roma (1420), Martino V
lavorò per la riedificazione spirituale e morale dell'autorità pontificia, rifiutando l'applicazione dei
decreti conciliari che ledevano l'autorità papale. Dopo varie trattative, riuscì a sanare il grande scisma,
ottenendo la rinuncia dell'antipapa Clemente VIII (1429).

Contrastò le tendenze autonomiste della nazione francese e si dimostrò tollerante verso gli ebrei,
mitigando le misure vessatorie introdotte contro di loro dal suo predecessore. Protesse e favorì
largamente gli esponenti della sua famiglia che riacquisirono i loro feudi storici di Palestrina, Zagarolo,
Genazzano e Colonna e ottennero molti feudi in Italia meridionale (Amalfi, Salerno) e nel Lazio (Ardea,
Nettuno, Astura, Frascati, Marino, Rocca di Papa, Capranica, Paliano e Sonnino). Morì a Roma nel 1431;
gli succedette Eugenio IV. Questi ultimi revocò tutti i privilegi che i Colonna avevano conseguito sotto
Martino V, i quali non accettarono le decisioni del Papa e lo costrinsero a fuggire in barca lungo il Tevere
per rifugiarsi prima a Firenze e poi a Bologna. Eugenio IV reagì scomunicando i Colonna.

La scomunica comportava la confisca dei beni. I Colonna non cedettero e scoppiò la guerra. Gli ottomila
fanti del Papa riconquistarono alla Chiesa Albano, Castel Gandolfo, Civita, Zagarolo e perfino Palestrina
feudo principale dei Colonna, ma non riuscirono nella conquista del Castello di Lariano e dei suoi
territori, che capitolò più tardi quando il Papa inviò quattromila fanti ad assediare Lariano a cui si
aggiunsero altri ottocento soldati di Velletri, guidati da Paolo Annibaldi della Molara.

Palazzo Colonna di Marino


Da ricordare Giordano, principe di Salerno, e Lorenzo Onofrio Colonna, conte di Albe, fratelli di Martino
V; la loro sorella Paola (1380-1445), consorte di Gherardo Appiano, fu reggente poi signora regnante di
Piombino dal 1441 al 1445.

Da Lorenzo Onofrio, che sposò Sveva Caetani, discendente di quella famiglia Caetani già nemica dei
Colonna, nacquero Prospero e Antonio, cardinale il primo nel 1426 e principe di Salerno il secondo,
nemico di papa Eugenio IV e degli Orsini, il loro fratello minore Odoardo, duca dei Marsi, assicurerà la
discendenza al ramo di Genazzano.

Grazie al matrimonio del figlio di quest'ultimo, Fabrizio, con Agnese di Montefeltro, la famiglia si ritenne
legittima erede del ducato di Urbino del quale tra 1519 e 1521 pretese l'investitura dopo la morte di
Leone X[30].

Marcantonio Colonna (1535-1584) eroe di Lepanto

Nel XVI secolo, si distinse Marcantonio Colonna, figlio di Ascanio, duca di Paliano, nominato nel 1570
capitano generale della flotta pontificia contro i turchi. L'anno seguente, Marcantonio, nominato
luogotenente nella Lega cristiana, contribuì a formare una nuova armata navale contro gli ottomani,
distinguendosi per valore e intelligenza nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571).

Nel 1577, divenne viceré di Filippo II di Spagna in Sicilia, carica che tenne fino alla morte, nel 1584.
Costui nel pieno della controversia con i Carafa, riuscì a tornare in possesso dello stato di Paliano
destinato dal padre Ascanio a tornare alla Chiesa, cedendo numerosi feudi tra cui Nemi, Civita Lavinia ed
Ardea per risanare gli ingenti debiti che gravavano il patrimonio.

Altro personaggio rilevante è stata Vittoria Colonna (1490-1547), celebre poetessa, sposa nel 1509 di
Ferdinando d'Avalos, con cui visse nel castello aragonese di Ischia fino alla morte del marito nel 1525.
Un ultimo violento conflitto, dopo la metà del XVI secolo, oppose Paolo IV Carafa ai Colonna, che
vennero scomunicati e privati dei loro domini, in parte recuperati successivamente. Alcuni feudi
(Zagarolo, Colonna) passarono ai Ludovisi, altri (Palestrina) ai Barberini.
Dipinto di Marcantonio VII Colonna (1881-1947)

Va però ricordato che i Colonna, da oltre un secolo, avevano acquisito nuovi interessi nel Napoletano
dove ricoprivano con frequenza, le cariche di Viceré e detenendo ereditariamente quella di Gran
Connestabile, legandosi così alla Spagna; dal XVII secolo in poi cessarono le lotte con gli Orsini e i Papi, i
quali confermarono alla famiglia il titolo di Principe assistente al Soglio pontificio.

Altri membri del ramo che assunse definitivamente il nome di Paliano furono Prospero Colonna,
ammiraglio della flotta pontificia a Tunisi (1573) e altri esponenti che si fecero valere nelle armi
(Marcantonio V), nelle scienze (Fabio Colonna) e altri come principi della Chiesa.

Piero Colonna governatore della città di Roma

Nel XX secolo si contano Fabrizio senatore del Regno, Piero governatore di Roma e Guido noto uomo
diplomatico.

Dalla linea di Paliano derivò il ramo di Stigliano (1700).

Nel ramo di Zagarolo che si estinse nel 1661, si ricordano: Marcantonio, cardinale (1523-1597), Ascanio,
cardinale (1555-1608), Pompeo che difese Malta contro i Turchi e combatté a Lepanto, Marzio, figlio di
Pompeo, generale di papa Clemente VIII, che ebbe parte nella vicenda di Beatrice Cenci (1599).

Colonna di Sciarra

Il ramo di Palestrina discendente da Stefano il Vecchio fratello di Giacomo detto Sciarra, ricevette anche
i feudi di Colonna, Gallicano, Zagarolo, Anticoli, Roviano a cui aggiunsero tra le altre titolature e
possedimenti anche la contea del Cicolano e altri feudi in Abruzzo, e vide il loro principale feudo eretto
in principato nel 1571. Dopo la vendita di Palestrina ai Barberini nel 1630, papa Urbano VIII trasferì a
Carbognano il titolo principesco. Nel ramo troviamo tra gli altri: Francesco (m. 1636) che combatté a
fianco di Alessandro Farnese nelle Fiandre e Giulio Cesare, principe di Carbognano, che sposò Cornelia
Barberini, ultima discendente della famiglia con la quale Palestrina solo dopo circa un secolo tornò nei
Colonna, fino alla scomparsa di Enrico Colonna Barberini (1823-1889). Da allora, a seguito della
istituzione della secondogenitura a cui andò il titolo di principe di Palestrina e che assunse il cognome di
Barberini Colonna, vennero acquisiti nel patrimonio il palazzo romano dei Barberini, il palazzo di
Palestrina, la villa Sciarra a Roma e la villa di Castel Gandolfo.
Il ramo primogenito detto dei principi di Carbognano e duchi di Bassanello, con l'acquisizione di alcuni
beni del patrimonio Barberini dal 1810 si chiamò Colonna Barberini di Sciarra, che ebbero residenza nel
palazzo omonimo sulla via del Corso (già piazza di Sciarra[31]), riedificato su commissione del 2º principe
di Palestrina e 1° di Carbognano, Francesco (m. 1636)[32], da Flaminio Ponzio che aveva accorpato i due
edifici preesistenti della famiglia, noto per la bellezza del portale progettato da Orazio Torriani e incluso
tra "le quattro meraviglie di Roma".

La famiglia si estinse nella linea maschile con Urbano, tenente pilota caduto in combattimento nei cieli di
Malta nel 1942 e figlio di Maffeo[33] (1850-1925) editore e latifondista, noto per aver adibito parte del
suo palazzo a sede di periodici, tra i quali il quotidiano La Tribuna e per la fondazione del Teatro Quirino,
oltre che per aver esportato illecitamente tra il 1890 e il 1895 capolavori d'arte provenienti dalla sua
collezione che comprendeva tra le altre opere di Raffaello, Tiziano e Caravaggio[34], perdendo
pressoché l'intero suo patrimonio in attività speculative[35]. La discendenza prosegue per via femminile,
attraverso Urbano Barberini, nato da Mirta, figlia primogenita di Urbano Barberini-Colonna di Sciarra, e
del marito Alberto Riario Sforza, che aggiunse al proprio il cognome della moglie per adozione da parte
di Stefanella Barberini Colonna di Sciarra.

I primogeniti di questa casata godettero dei titoli ereditari di principe di Palestrina, Grande di Spagna,
Duca di Bassanello, Conte di Palazzuolo, Conte di Pacentro, Conte degli stati di Cicoli, Lucoli e
Tornimparte, Barone e Signore della Rocca Santo Stefano, Rocca San Giovanni, Sant’Eusanio, Fossa,
Casentino, Bassano, Monticchio, Villa Sant’Angelo, Tusillo, Stiffe, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, della
fonte d’Avignone e della Valle di Pagliano subaequo.

Duchi (1519) e principi (1569) di Paliano

Fabrizio I (1519-1520), I duca di Paliano

Ascanio (1520-1556), II duca di Paliano

Marcantonio II (1559-1584), III principe e duca di Paliano[36]

Marcantonio III (1584-1595), IV principe e duca di Paliano

Marcantonio IV (1595-1611), V principe e duca di Paliano

Filippo I (1578-1639), VI principe e duca di Paliano

Girolamo (1639-1666), cardinale, VII principe e duca di Paliano, con il fratello minore Marcantonio V
Colonna
Lorenzo Onofrio I (1666-1689), VIII principe e duca di Paliano

Filippo II (1689-1714), IX principe e duca di Paliano

Fabrizio II (1714-1755), X principe e duca di Paliano

Lorenzo Onofrio II (1755-1779), XI principe e duca di Paliano

Filippo III (1779-1816), XII principe e duca di Paliano

Aspreno I (1787-1847), XIII principe e duca di Paliano, figlio del fratello del precedente

Giovanni Andrea I (1820-1894), XIV principe e duca di Paliano

Marcantonio VI (1844-1912), XV principe e duca di Paliano

Fabrizio III (1848-1923), XVI principe e duca di Paliano, fratello del precedente

Marcantonio VII (1881-1947), XVII principe e duca di Paliano

Aspreno II (1916-1987), XVIII principe e duca di Paliano

Marcantonio VIII (n. 1948), XIX principe e duca di Paliano

L'erede al titolo è il figlio dell'attuale principe, Giovanni Andrea (n. 1975).

Principi di Sonnino (1688) e poi di Stigliano (1716)

Il titolo di principe di Stigliano venne concesso a Giuliano, ambasciatore del Regno di Napoli presso la
Santa Sede nel 1688 e venne mutato in seguito da un suo discendente, Andrea, il quale cedette il feudo
di Sonnino alla linea dei Colonna di Paliano e fece spostare il proprio titolo su quello di Stigliano.

Giuliano (1671 - 1732), I principe di Sonnino

Ferdinando (1695-1775), II principe di Sonnino

Marcantonio (1728-1802), III principe di Sonnino

Andrea (1748-1820), IV principe di Sonnino e I principe di Stigliano

Ferdinando (1785-1834), II principe di Stigliano

Marcantonio (1808-1890), III principe di Stigliano

Gioacchino (1809-1900), IV principe di Stigliano, fratello del precedente


Ferdinando (1858-1926), V principe di Stigliano, figlio del fratello del precedente

Andrea (1885-1943), VI principe di Stigliano

Lorenzo (1925-1984), VII principe di Stigliano

Landolfo (1914-1988), VIII principe di Stigliano, cugino del precedente

Carlo (1908-1990), IX principe di Stigliano, cugino del precedente

Prospero (n. 1938), X principe di Stigliano

Federico Giuseppe (n. 1954), nipote Della linea Maria Giulia Colonna,1783-1867.

L'erede del titolo è il fratello dell'attuale detentore del titolo, Fabio Marzio (n. 1943).

Signori di Palestrina

Stefano (m. 1348), signore di Palestrina

Stefanello (m. 1368), signore di Palestrina

Niccolò (m. 1410), signore di Palestrina

Giovanni (m. 1413), signore di Palestrina

Jacopo (m. 1431), signore di Palestrina

Stefano (m. 1433), signore di Palestrina

Salvatore (m. dopo il 1433), consignore di Palestrina con

Niccolò (m. 1433), consignore di Palestrina con

Giordano (m. dopo il 1433), consignore di Palestrina con

Ludovico (m. 1436), consignore di Palestrina

Stefano (m. 1490), signore di Palestrina

Francesco (m. 1538), signore di Palestrina

Stefano (m. 1548), signore di Palestrina

Giulio Cesare (m. 1580)[37], signore di Palestrina

Principi di Palestrina (1571)


Giulio Cesare (m. 1580), I principe di Palestrina

Francesco (m. 1636), II principe di Palestrina sino al 1630

Nel 1630 Francesco Colonna di Sciarra vende il principato di Palestrina a Taddeo Barberini col privilegio
di tramutare il proprio titolo sul feudo di Carbognano, già di proprietà della sua famiglia. Per le nozze di
Costanza Barberini con un Colonna , il titolo tornò ai Colonna ( Barberini Colonna di Palestrina ) ma nel
XX secolo passò ai Sacchetti (Barberini Sacchetti)

Principi di Carbognano (1630)

Francesco (m. 1636), I principe di Carbognano[38]

Giulio Cesare (1602-1681), II principe di Carbognano

Egidio (m. 1686), III principe di Carbognano

Francesco (1684-1750), IV principe di Carbognano

Giulio Cesare (1702-1787), V principe di Carbognano

Urbano (1733-1796), VI principe di Carbognano; dalla madre assunse il cognome Barberini Colonna di
Sciarra

Maffeo (1771-1849), VII principe di Carbognano

Maffeo (1850-1925), VIII principe di Carbognano

Urbano (1913-1942), IX principe di Carbognano

Mirta (n. 1938), moglie di Alberto Riario Sforza (1937-2008), ex uxor X principe di Carbognano; assunse il
cognome Riario Sforza Colonna di Sciarra

Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, XI principe di Carbognano (1961-viv.)

Colonna Romano di Sicilia

Come scrive il Mugnos[39] due rami fecero passaggio in Sicilia.

Colonna Romano di Cesarò

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Cesarò.

L'uno - come riferisce anche Inveges - per i fratelli Federico Colonna Romano, cognominato così per la
sua patria e uno dei primari capitani dell'imperatore Federico II re di Sicilia, e Giovanni, Arcivescovo di
Messina (1255), figli di Giordano II signore di Zagarolo[40].
Commendasi di questa prima linea Tommaso Colonna Romano, barone di Fiumidinisi, barone di
Calatabiano, barone di Montalbano e stratigoto di Messina. Da codesta linea si dipartirono diversi rami,
tra cui: i Baroni di Cesarò (poi duchi), i duchi di Santa Maria dei Maniaci, i Baroni di Fiumedinisi (poi
marchesi), i Baroni di San Calogero Godrano, i Baroni di Iancascio e Realturco, e i Principi di Lascari, i
Duchi di Reitano, i Baroni del Biscotto, i Baroni di Francavilla Oliveto, Il ramo dei Colonna Duchi di Cesarò
rientra tra i pari del Regno di Sicilia. Epigoni di detta linea mantengono il cognome Colonna Romano in
Palermo e Roma.

«E che i Colonnesi di Sicilia, detti più anticamente anche Romani dei baroni di Cesarò, di Fiume, di Nisi, di
Monte Albano, di Palizzi ed altri feudi siano dell'istessa famiglia C. nobilissima Romana, e dell'istesso
sangue, e discendenza ne fa solenne, e pubblica attestazione il cardinale Prospero nel 1442 a Tomaso C.
Romano dei baroni di Cesarò dichiarando essere questa famiglia di Sicilia la medesima che la famiglia di
Roma, riconoscendo perciò, e chiamando esso Tomaso suo consanguineo". Siccome anche fe'
Marc'Antonio Colonna duca di Tagliacozzo e gran contestabile del Regno di Napoli, nel 1558 essendo
vicerè di Sicilia, il quale stimando questa famiglia essere della sua medesima Casa, onorando con varie
cariche, come suoi Consanguinei i cavalieri di essa, l'attestò con pubblico scritto, e confirmando in esso
la dichiarazione fatta dal cardinal Prospero, e il cardinale Pompeo, come anche il cardinale Marc'Antonio
Colonna similmente per tale la riconobbero; e D. Filippo Colonna principe di Sonnino, duca di
Tagliacozzo, e gran contestabile avo del presente gran contestabile nel suo ultimo testamento fatto in
Roma nel 1639, settima indizione a 26 di marzo, ordinando in esso un maiorascato e primogenitura dei
suoi Stati, feudi e beni di campagna di Roma, in quello volle che, mancando le linee dei Colonnesi di
Roma vi debbano succedere come della sua propria famiglia i Colonnesi di Sicilia.»

(abate Domenico De Sanctis, Columnensium Procerum Icones et Memoriae)

Colonna Romano di Resuttano

L'altro ramo dei Colonna - come rammentato anche dal Mango - venne, successivamente, da Roma
nell'isola per ragioni politiche, nella persona di Francesco Giovan Battista Colonna; costui, membro del
ramo di Genazzano-Paliano, sarà capostipite del ramo di Resuttano. Egli bandito da papa Eugenio IV,
successore al soglio pontificio di Martino V (al secolo Oddone Colonna), se ne passò in Sicilia, a Palermo,
nella prima metà del XV secolo, e qui rifugiatosi prese per moglie la figlia di Tommaso Colonna-Romano
di Montalbano, che gli portò in dote il feudo della Favarotta; non potendo più ritornare a Roma ottenne
dal re Alfonso la Castellania e la Custodia della Città di Termini, ove si stabilì. Commendasi di questa
linea Giovan Battista Romano e Ventimiglia: II Barone di Resuttano, figlio di Giovanni Forte (I Barone,
maritalis nomine, di Resuttano) e Caterina Flodiola e Ventimiglia (Baronessa di Resuttano e di Rachilebbi
ed erede del padre Barone Giovan Silvestro Flodiola, che aggiunse al proprio cognome quello dei
Ventimiglia), III Barone del Ponte di Termini e della Favarotta, nonché paggio dell'imperatore Carlo V che
ospitò nel castello di Resuttano e che - nell'occasione - gli riconobbe il privilegio di aggiungere al proprio
stemma l'aquila argeta (l'aquila bicipite tipica dello stemma imperiale). Epigoni di questo ramo furono
riconosciuti cugini, con atto di legge, nel 1659 a Roma dal Principe di Paliano. Il ramo principale di detta
linea mutò il cognome Romano Colonna in Romano Ventimiglia per poi abbandonare quest'ultimo e
risiede oggi in Palermo; in detto ramo risulta estinta[41] la famiglia Gagliano di Picardia De Ballis (Ballo)
da cui perviene il titolo di Marchesi di Buonfornello e un ramo dei Cardona (Incardona) di Sicilia.

Si ricordano:

Giovanni Antonio Colonna Romano Filingeri, senatore del Regno e prefetto della città di Palermo

Gabriele Colonna Romano di Cesarò, deputato del Regno

Giovanni Antonio Colonna Romano di Cesarò, ministro del Regno

Simonetta Colonna Romano di Cesarò, stilista

Altri Colonna illustri

Dai Colonna di Roma discenderebbero i Colonna di Corsica il cui primo membro di spicco del casato
sarebbe stato Ugo Colonna detto Magno, chiamato così in onore dello zio il conte di Provenza, principe
di Corsica, che a capo di 2500 uomini conquistò l'isola sottraendola ai Mori nell'816, fondando altri rami
della dinastia.

Lo stemma dei Colonna sardi

I Colonna di Sardegna, invece, provenienti dall'isola di Ponza, si trasferirono a Terranova Pausania agli
inizi del Novecento, con Vincenzo. Questi e i figli Michele (la cui discendenza maschile - Fabrizio di Carlo
- vive tuttora a Roma, quella femminile nella città sarda),[42] Giosuè e Antonio avviarono una redditizia
attività casearia e fecero costruire tre edifici, in stile Art Nouveau, ancora esistenti: palazzo Colonna, in
corso Umberto, l'attuale residenza municipale e la villa Clorinda. Il loro stemma è: di rosso, alla colonna
d'argento, coronata d'oro.[43]

I Colonna d'Ornano

I Colonna d'Istria
I Colonna di Leca, ramo al quale appartennero Don Juan De Mafiara di Leca Colonna di Siviglia,
personaggio noto come Don Giovanni, e Rodolfo di Leca, capitano generale delle truppe di Vlad di
Valacchia (Drakul)[44]

I Colonna Della Rocca

I Colonna Cristinacce

I Colonna Bozzi, a cui appartenne Donna Maria Colonna Bozzi, bisnonna dell'Imperatore dei Francesi
Napoleone Bonaparte.

Cardinali Colonna

(tra parentesi l'anno della nomina)

Giovanni Colonna (1193)

Giovanni Colonna (1212)

Giacomo Colonna (1278) alias Jacopo Colonna, in attrito con Bonifacio VIII

Pietro Colonna (1288) in attrito con Bonifacio VIII

Giovanni Colonna (1327)

Agapito Colonna (1378)

Stefano Colonna (1378)

Oddone Colonna (1405) poi papa Martino V

Prospero Colonna (1426)

Giordano Colonna (viv.1461)[45]

Giovanni Colonna (1480)

Pompeo Colonna (1517)

Marcantonio Colonna (1565)

Ascanio Colonna (1586)

Girolamo Colonna (1628)

Carlo Colonna (1706)

Prospero Colonna (1739)


Girolamo Colonna (1743)

Prospero Colonna di Sciarra (1743)

Marcantonio Colonna (1759)

Pietro Colonna Pamphili (1766)

Nicola Colonna di Stigliano (1785)

Benedetto Colonna Barberini di Sciarra (1826)

Albero genealogico

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della famiglia
Colonna.

Linea principale

1078-1300

Colonna di Genazzano

1300-? Colonna di Capranica

1347 Colonna di Palestrina

detti Colonna di Sciarra

1290-1630 Colonna di Cesarò[2]

1255-2011?

Colonna di Paliano

1519-oggi Colonna di Zagarolo

1558-1661 Colonna di Marsi

1459-1528 Colonna di Carbognano

1630-oggi
Colonna di Resuttano[2]

XV secolo-XXI secolo Colonna di Summonte

1780-oggi Colonna di Stigliano

1716-oggi

Note

^ detti Colonna di Sciarra

detti Colonna Romano

^ Per eredità dei Massimo, duchi di Rignano.

^ Memorie Çolonnesi, compilate da A. Coppl. - Roma , Tip. Salviucci, 1855. pag. 431 , in 8vo , con mappa
e tavole genealogiche

^ José-Apeles Santolaria de Puey y Cruells Che cosa succede quando muore il papa p. 306

^ voce Benedetto IX, in Dizionario Biografico degli Italiani, Ed. Treccani, su treccani.it. URL consultato il
10 novembre 2014 (archiviato il 10 novembre 2014).

^ Diversi storici ipotizzano, ma senza prove a sostegno, che dal fratello di Adriano, anche lui Alberico,
discendesse un Benedetto dei Conti di Tuscolo, padre di Teofilatto I Agapito (che taluni identificano con
Papa Adriano III) e Sergio (divenuto Papa Sergio III).

^ Franca Allegrezza, Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli inizi del
Quattrocento, 1998

^ Pietro Fedele, La battaglia del Garigliano dell'anno 915 e i monumenti che la ricordano, in Archivio
Società Romana di Storia Patria, A. XXII (1899), p. 181 e segg.

^ Liber Pontificalis, II, p. 298

^ v. V. Beolchini, "Tusculum..." cit., pp. 81 e segg. È tuttavia ancora di difficile definizione il preciso
inquadramento anagrafico del primo rappresentante dei Colonna, che per gli anni in cui appare presente
dovette vivere approssimativamente almeno dal 1025, se fu lui, secondo taluni studiosi, a sposare la
contessa Emilia, a dopo il 1118. È quindi molto probabilmente quella di Gaetano Bossi la tesi da ritenere
più convincente, formulata nel suo studio sui Crescenzi di Sabina, quando giunge alla conclusione che la
nobilissima contessa Imilia o Emilia, non sposò né un inesistente Stefano Colonna né un Agapito né un
Pietro, ma sposò verosimilmente in seconde nozze non prima del 1053, già vedova di Donodeo
Crescenzi, Gregorio II di Tuscolo figlio di Alberico, anche lui al secondo matrimonio, da cui nacquero
Gregorio, Tolomeo e Pietro che assunse il predicato de Columna dal possesso di una quota di quel
castello, dato che l'altra metà era stata concessa nel 1074, insieme ad altre località, da Gregorio VII alla
abbazia di S. Paolo fuori le mura. Archivio Società Romana di Storia Patria, 1918, pp. 153 e segg. e
Cornelio Margarini, Bullarium Casinense, vol. II. p. 108.

^ Liber Pontificalis, ed. Duchesne, II, p. 307.

^ v. voce Pasquale II in Enciclopedia dei Papi. Secondo quanto riferito da Leonardo Cecconi nella sua non
del tutto precisa ricostruzione degli eventi di quel periodo in Storia di Palestrina Città del Prisco Lazio…,
Ascoli 1726, pp.127 e segg., Pietro Colonna occupò nel 1092 (probabile anno della morte di Emilia)
Palestrina e sue pertinenze, che includevano Zagarolo, Cave, Genazzano e Gallicano, per evitare che
queste, decorso il naturale termine della concessione a livello o in locazione per tre generazioni fatta da
Giovanni XIII a favore della senatrix Stefania nel 970, consanguinea della famiglia dei Tuscolani e ava
della contessa Emilia affine o coniuge o madre del Colonna, tornassero legittimamente alla Chiesa.

^ Coppi, Memorie colonnesi, pp. 26-30

P. Fedele, voce Colonna in Enciclopedia italiana 1931

^ Valeria Beolchini e Paolo Delogu, La nobiltà romana altomedievale in città e fuori. Il caso di Tusculum.
Ecole Francaise de Rome, 2006

S, Carocci Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel duecento e nel primo
trecento Roma 1993 p. 353

^ Petrini, Memorie prenestine, p. 122

S, Carocci Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel duecento e nel primo
trecento Roma 1993 pp. 355-56

^ v. Valeria Beolchini, Tusculum una roccaforte dinastica a controllo della valle latina, L'Erma di
Bretschneider, Roma 2006, p.91.

^ Chris Wickham, Roma medievale. Crisi e stabilità di una città, 900-1150; Valeria Beolchini e Paolo
Delogu, La nobiltà romana altomedievale in città e fuori. Il caso di Tusculum. Ecole Francaise de Rome,
2006

^ L'appartenenza alla famiglia di questo cardinale accolta dallo storico Pietro Fedele è ritenuta dubbia da
altri storici: v. voce Colonna di Pietro Fedele in Enciclopedia Italiana (1931); voce Giovanni di San Paolo a
cura di Laura Gaffuri in Dizionario Biografico degli italiani; voce Giovanni Colonna a cura di Werner
Maleczek, in Dizionario cit.

^ Va detto che questa versione dei fatti è quella canonica. In realtà in Roma era impossibile essere, data
la vicinanza del papa e soprattutto dati gli stretti legami che intercorrevano tra le famiglie baronali e la
Curia, Guelfi o Ghibellini nel senso stretto del termine. Potevano esservi legami o simpatie ma all'interno
della stessa famiglia alcuni esponenti potevano scegliere di seguire il partito filo angioino e altri seguire
gli aragonesi rimanendo, la famiglia nel suo insieme, sempre fortemente legata al papato.

^ Carpegna Falconieri.

Maleczek.

^ Maleczek, Carpegna Falconieri

S, Carocci Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel duecento e nel primo
trecento Roma 1993 pp. 356-57

^ Vittorio Siri, Il Mercurio overo Historia de' correnti tempi, 1655: Tomo 4,parte 2, Scritture del Duca di
Bracciano e Scritture dei Colonnesi, pp.733-749

^ Diaria Rerum Romanarum (Diario della città di Roma di Stefano Infessura), p.139

^ Franca Petrucci, Fabrizio Colonna, in Dizionario biografico degli italiani.

^ Con questo nome la piazza era già nota nel 1527: v. Roma nell'anno 1838 descritta da Antonio Nibby:
Parte 1. Antica, Volume 1, p.440; secondo Flaminio Vacca lì vi avrebbe abitato Sciarra Colonna, v.
Bullettino dell'Instituto di corrispondenza archeologica, 1830, p.82.

^ v. Stendhal's Rome: Then and Now, di Alba della Fazia Amoia, Enrico Bruschini, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma 1997, p.62.

^ v. voce in Dizionario biografico degli Italiani, Ed. Treccani.

^ A. Fineschi, Lo scandalo Sciarra, libero mercato o pubblico interesse?, in Gazzetta Antiquaria, 25/26,
1995

^ v. voce in Dizionario Biografico degli Italiani; La Civiltà cattolica, Vol. 6, Cronaca contemporanea,
a.1893, pp. 203-204

^ Dal 30 marzo 1569 con il Motu proprio di Pio V il titolo divenne unico e con medesima anzianità

^ European Heraldry :: House of Colonna, su europeanheraldry.org. URL consultato il 19 luglio 2022.

^ Barberini Colonna di Sciarra, su heirsofeurope.blogspot.it. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato il


1º dicembre 2017).

^ V. "I Ragguagli..." in bibliografia.

^ Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, Archivio Colonna di Cesarò
(1315 – 1945) (PDF).

^ V. atto di matrimonio presso il registro dello stato civile di Palermo, anno 1941, tra don Vincenzo
Romano Valenti fu GiovanBattista e donna Aurora Maria Gagliano Incardona fu Gaetano.
^ Farneti, p. 60

^ Farneti, pag. 61

^ Questa stirpe andò delineandosi nei Balcani, imparentandosi con alcune dinastie, quali i Comneni,
della casa imperiale bizantina, i Thopia, i Castriota, gli Angeli e i Musacchio, e tra quelle italiane i
Fregoso, i Malaspina, gli Sforza, per poi ritornare in Italia presso il Fermano, nello stato della Chiesa,
dapprima a Sant'Elpidio a Mare, presso il Castello dei marchesi Guerrieri, per poi stabilirsi a Porto Fermo

^ v. Giovanni Giovano Pontano, De bello Neapolitano, Napoli 1509, Lib. I, p.CII; Pandolfo Collenuccio,
Compendio dell'historia del regno di Napoli: Con la giunta delle cose notabili..., Napoli 1563, p.218

Bibliografia

Carlo Borgese, Delle famiglie siciliane nobili e illustri vissute in Polizzi tra il XII e il XIX secolo, Palermo,
1998.

Antonio Coppi, Memorie Colonnesi, Roma, 1855.

Vittorio Farneti, Terranova Pausania e i segni che sfuggono, Sassari, Delfino, 2005.

Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane. Colonna di Roma, Torino, 1835.

Anthony Majanlahti, Guida completa alle grandi famiglie di Roma, Milano, 2005.

Filadelfo Mugnos, Historia della avgvstissima famiglia Colonna, Venezia, 1658.

Filadelfo Mugnos, I ragguagli historici del Vespro Siciliano, Palermo, 1645.

Mario Tosi, La società romana dalla feudalità al patriziato, Edizioni di Storia e Letteratura, 1968.

Ferdinando Ughelli, Columnensis familiae nobilissimae S.R.E. cardinalium ad vivum expressas imagines,
et summatim exornatas elogiis, eruebat et publicabat abbas Ferdinandus Ughellus, Roma, Corbelletti,
1650;

Voci correlate

Vittoria Colonna, amica di Michelangelo

Giacomo Sciarra Colonna, (fratello del cardinale Pietro Colonna, nipote di Giacomo) in attrito con Papa
Bonifacio VIII

Stefano Colonna il Vecchio (fratello del cardinale Pietro Colonna, nipote di Giacomo), in attrito con Papa
Bonifacio VIII

Stefano Colonna il Giovane

Giacomo Colonna (vescovo XIV secolo)


Stefano Colonna di Palestrina, militare

Marcantonio I Colonna (1478 - 1522)

Marcantonio II Colonna (1535 - 1584)

Prospero Colonna (condottiero)

Palazzo Colonna

Stemma parlante

Colonna Preti

Stato Pontificio

Papa Paolo IV

Nobiltà nera

Tavole genealogiche della famiglia Colonna

Dispense della prima serie delle Famiglie celebri italiane

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Collegamenti esterni

Sito della Galleria Colonna, su galleriacolonna.it.

Storia del Palazzo Colonna, su palazzidiroma.it. URL consultato il 17 giugno 2009 (archiviato dall'url
originale il 31 marzo 2008).

(EN) Genealogia della famiglia Colonna, su genealogy.euweb.cz.

The Cardinals of the Holy Roman Church Biographical Dictionary Pope Sixtus V (1585-1590)Consistory of
November 16, 1586 (III), su cardinals.fiu.edu.

Famiglia Colonna, su galleriacolonna.it.

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