Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Roberto amava la cultura e, secondo gli storici, fu anche un buon amministratore di Napoli. Fu
addirittura paragonato a Re Salomone. Data la vastità del suo regno e la difficoltà di comunicazione fra le
varie regioni, Roberto fu molto bravo nel lasciare a sua moglie Sancia ampie facoltà di governo su alcuni
territori del regno, così come si affidò spesso ad altri parenti per gestire gli affari del territorio. Fu
particolarmente attento al Piemonte e al centro-nord Italia, che all’epoca era una provincia angioina
governata da Napoli. Ricordiamo che furono proprio gli angioni a nominare Napoli capitale del Regno, dato
che individuarono nella città un punto perfetto di comunicazione con il resto d’Italia, mentre Palermo era
eccessivamente lontana dalle vicende europee.
Ci fu però un suo contemporaneo che proprio non lo amava. Stiamo parlando di Dante, che lo definì,
riassumendo il concetto con parole moderne, un uomo “tutte chiacchiere e distintivo“. Il Sommo Poeta era
contrario alle tendenze politiche degli angioini di Napoli. Anche la moglie, Sancia di Maiorca, lasciò la sua
traccia: fondò nel 1343 il primo orfanotrofio d’Europa, l’Annunziata. Poi passò la sua vita in convento. Allo
stesso modo, accadde un fatto unico nella storia di Napoli: l’erede di Roberto fu la prima donna sul trono di
Castel Nuovo: Giovanna I. In basso, nel cuore del Centro Storico, in ogni panorama della città spicca il tetto
verde della chiesa di Santa Chiara, che fu costruita sempre su ordine del re angioino. Proprio Santa Chiara
diventò poi la casa di tutti i regnanti napoletani: ancora oggi c’è la tomba di Roberto d’Angiò che riposa
vicino ai sepolcri di Ferdinando II di Borbone e di tutta la sua famiglia, unendo 400 anni di Storia cittadina
sotto un unico tetto che solo le bombe della II Guerra Mondiale furono capaci di distruggere.