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Esauritasi con Carlo IV (1322-28) la linea diretta della dinastia capetingia, il problema della

successione al trono di Francia pose le premesse della guerra dei Cent’anni, che dal 1337 al 1453
oppose la Francia all’Inghilterra. Al ramo diretto dei Capetingi succedette, in linea maschile, la
casa di Valois con Filippo VI.

Luigi XI voleva ad ogni costo porre fine al frazionamento feudale.


-Riuscì a sconfiggere gli ultimi sussulti autonomistici dei grandi feudatari, che nel 1465 si erano
uniti nella Lega del bene pubblico sotto la guida di Carlo il Temerario. 
-La guerra aveva seriamente minato il prestigio dei feudatari che, oltre a non aver saputo opporre una valida
resistenza all'invasore inglese, si erano addirittura in parte schierati con gli invasori per difendere la propria
autonomia politica, accodandosi al Ducato di Borgogna che, paradossalmente creato dalla corona francese
proprio nel corso del conflitto, costituiva un altro ostacolo sulla strada della centralizzazione monarchica:
sarebbe stato Luigi XI successore di Carlo VII salito al trono nel 1461, a sconfiggerne il duca Carlo il
Temerario che si era posto a capo dell'opposizione anti-monarchica, deviando abilmente le ambizioni di
Carlo il Temerario contro la maggiore potenza militare del tempo, cioè i Cantoni svizzeri. Così i bellicosi
montanari svizzeri sconfissero Carlo il Temerario che morì nella battaglia di Nancy, acquisendo una parte
del suo territorio (Il trattato di Arras 1482, alle Fiandre che toccarono, invece, all'Imperatore
Massimiliano d'Asburgo che aveva sposato la figlia di Carlo il Temerario Maria di Borgogna).
La guerra dei Cent’anni costituì sia in Francia che in Inghilterra un momento fondamentale nella
formazione della coscienza nazionale, disgregando l’idea di una comune mentalità feudale che
aveva avvicinato, tramite i rapporti di vassallaggio, i governanti dei due paesi. 

Ora, se in Francia la guerra dei Cent'anni aveva definitivamente attribuito alla monarchia il ruolo di garante
e simbolo dell'unità nazionale, in Inghilterra ne aveva invece determinato la crisi profonda e la drammatica
riconfigurazione. La sua disfatta fu infatti seguita da un lungo periodo di conflittualità interna, favorito dalla
pazzia di Enrico VI di Lancaster, di cui aveva approfittato il duca Riccardo di York per porlo sotto il proprio
controllo. Furono questi i presupposti della "guerra delle Due Rose", così denominata dagli stemmi (rosa
rossa e rosa bianca) dei casati rivali Lancaster e York, che si contesero il trono per un trentennio.

Nel 1455 in Inghilterra scoppiò un lungo e sanguinoso conflitto tra i sostenitori delle case di Lancaster (la
casa regnante) e di York, che prese il nome di «guerra delle due Rose». Solo nel 1485 i conclude con
la battaglia di Bosworth Field. La pace definitiva, si ebbe quando conquistò il trono Enrico VII Tudor che
sposando la figlia di Edoardo IV di York, mise fine alla lotta fra le due famiglie.

La pace di Lodi, siglata nel 1454 tra gli Stati regionali, pone fine alle lotte armate tra la repubblica di
Venezia e il ducato di Milano, inaugurò tra gli stati italiani un periodo quarantennale di sostanziale
equilibrio, sul mantenimento dello status quo.  La Lega Italica, costituita nello stesso anno da Milano,
Venezia, Firenze, Stato della Chiesa e Napoli,  con l'adesione di papa Niccolò V di Alfonso V
d'Aragona  sancì il reciproco aiuto in caso di attacco all'integrità di uno degli stati membri ed una tregua
venticinquennale fra le potenze italiane che si impegnarono a rispettare i confini stabiliti. , allontanando
lo spettro del predominio e della velleità dei singoli Stati.  La Lega sancisce dunque un equilibrio bloccato,
fondato sul sospetto reciproco anziché sulla collaborazione per la formazione di una struttura statale
più ampia. 

Lorenzo il Magnifico l’abilissimo nume tutelare dell’equilibrio interno dello spazio politico italiano,
che era percepito come un’entità storica basata sull’interrelazione degli Stati della penisola.
 La sua rapida avanzata si ripercuote sulla fragile politica italiana del tempo: a Milano Ludovico il Moro
eredita il Ducato dal nipote Gian Galeazzo, vincendo le pretese dinastiche avanzate dagli aragonesi; a
Firenze i Medici sono effettivamente cacciati dalla città, dove viene proclamata la Repubblica; a Napoli
il ceto baronale, per tradizione filofrancese e ostile alla monarchia, accoglie trionfalmente il sovrano,
mentre Venezia si impadronisce di alcuni porti pugliesi. Ma il trionfo stesso di Carlo VIII spaventa le
diverse forze che ne hanno favorito la discesa: lo Stato pontificio, Milano e Venezia si coalizzano,
formando una lega antifrancese che ottiene l’appoggio dell’imperatore Massimiliano e della
Spagna. Carlo VIII si vede costretto a risalire la penisola per evitare di restare isolato
nell’Italia del sud.  L’esito della battaglia di Fornovo (6 luglio), pur non configurandosi come una
vera e propria sconfitta, convinse il re di Francia ad abbandonare l’impresa.
- Nelle sue infiammate prediche Savonarola prese di mira la corruzione della Chiesa invocando un
cambiamento che purificasse la cristianità. Egli auspicava una radicale riforma religiosa, così da
eliminare in città ogni genere di mondanizzazione dei costumi.

Alla morte di Carlo VIII, nel 1498, salì al trono di Francia Luigi XII, che volle
proseguire l’impresa del suo predecessore. Sceso in Italia nel 1499, il sovrano
francese conquistò il Ducato di Milano. Venezia ne approfittò per allargare il
proprio territorio fino alla riva sinistra dell’Adda.

Prima di proseguire alla volta di Napoli, Luigi XII si preoccupò di costituire


un’alleanza con papa Alessandro VI Borgia e con la stessa monarchia
spagnola. Al papa, il sovrano francese promise di sostenere il figlio Cesare
Borgia, intenzionato a costituire un proprio dominio nelle Marche e in Romagna,
scacciando le piccole signorie da quei territori.

Con il re spagnolo Ferdinando II d’Aragona Luigi XII raggiunse invece un


accordo di spartizione: Napoli e gli Abruzzi sarebbero passati ai francesi,
mentre la Spagna avrebbe avuto il possesso di Calabria e Sicilia.
Nel 1501 i francesi entrarono vittoriosamente a Napoli, ma l’accordo con la
Spagna non durò a lungo (circa 3 anni e mezzo): nel 1504 l’intero Regno di
Napoli tornò alla monarchia aragonese. L’impresa di Borgia terminò
definitivamente nel 1503, quando Alessandro VI morì e divenne papa Giulio II.
Quest’ultimo acquisì i territori delle Romagne ed estromise Borgia dal potere. Contro la
città lagunare nel 1508 il pontefice costituì la Lega di Cambrai, a cui partecipavano il re di
Spagna Ferdinando d’Aragona, Luigi XII e Massimiliano d’Asburgo. Nel 1509 Venezia fu
duramente sconfitta nella battaglia di Agnadello.
Nel 1510 il papa costituì quindi una nuova Lega santa, a cui questa volta partecipavano
Venezia, la Confederazione svizzera e nuovamente l’imperatore Massimiliano d’Asburgo e
la Spagna.
 A porre fine all'impresa francese sopraggiunse la svolta filo-imperiale dell'ammiraglio
Andrea Doria di Genova, che abbandonava l'alleanza con Francesco I e passava dalla
parte di Carlo V.
La scomparsa prematura di tutta la discendenza maschile della dinastia castigliano-
aragonese, unitamente alla scomparsa del padre Filippo "il bello" e all'infermità della
madre Giovanna di Castiglia, fece sì che Carlo V, all'età di soli 19 anni, risultasse titolare
di un "impero".
Gli spagnoli, e particolarmente i castigliani, erano ostili al nuovo per la loro origine
fiamminga e borgognona, il che era naturalmente in netto, antropologico contrasto
con la plurisecolare storia spagnola della “limpieza de sangre”, emblema della
“Reconquista” 
Il primo riconoscimento giuridico ufficiale del (—) si ebbe con la pace di Augusta (1555),
che sancì il principio del cuius regio eius religio, per cui i sudditi di un determinato territorio
dovevano seguire la confessione del principe.
reservatum ecclesiasticum, secondo cui i beni ecclesiastici secolarizzati prima del 1552 non
sarebbero più stati rivendicati dalla chiesa cattolica,

• Dopo il 1552, i beni dei cattolici nei territori di coloro che aderivano alla riforma restavano alla Chiesa
cattolica,
l'istituzione del principio del riservato ecclesiastico (Reservatum ecclesiasticum) che regolamentava
la secolarizzazione dei beni ecclesiastici, ossia il passaggio di proprietà dei benefici e dei terreni della
Chiesa al patrimonio personale del vescovo (o abate) che passava al luteranesimo. Quindi se un
principe che ricopriva una carica ecclesiastica cattolica passava al luteranesimo, non avrebbe più
potuto avere i beni e renderli ereditari alla famiglia. Furono, quindi, regolarizzati quelli fino alla data del
1552 (pace di Passavia) mentre quelli secolarizzati dopo tale data dovevano essere restituiti.

Con la pace di Augusta, quindi, Carlo V rinunciò all'unità religiosa come postulato dell'idea stessa di
Impero cristiano, e anche alla sua unità politica.

Fino alla diffusione delle idee illuministiche la visione della società dominante in Europa, era una visione
corporativa e gerarchica.

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