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Carlo nacque tradizionalmente il 2 aprile 742, primogenito di Pipino il Breve (714 - 768), primo dei re Carolingi.

Difficile stabilire con esattezza la data di nascita del futuro Imperatore: Eginardo, suo biografo di corte nel Vita Karoli ce ne propone almeno tre, nel 742, nel 743 o 744. Queste date non sono attendibili in quanto la lotta per il potere tra Pipino III e suo fratello, Carlomanno (morto nel 754), avviene dopo il 748, e non prima, quindi si preferisce datare la nascita di Carlo tra il 748 e il 749. Inoltre per i franchi non era importante la data di nascita ma solo quella di morte, perch costituisce la nascita alla vita eterna. Cos si comporta anche Eginardo quando scrive la Vita Karoli, con una differenza: afferma che l'et di Carlo alla morte si aggira sui settant'anni, ma un dato da considerare con cautela per due motivi. Il primo la concezione simbolica del tempo dell'uomo medievale, quindi settant'anni indicano solo che Carlo era anziano per le aspettative di vita del tempo. Il secondo il modello che segue l'autore per la biografia, Svetonio, infatti quest'ultimo nelleVite dei Cesari indicava sempre l'et degli imperatori defunti. Inoltre possibile che Carlo fosse nato prima del matrimonio tra Pipino e Bertrada; essendo il concubinato tollerato tra i Franchi, non c'era niente di male che i sovrani avessero figli prima del matrimonio. Comunque questi ultimi si erano convertiti al cattolicesimo, ed essendo Eginardo un cortigiano fedele, lo infastidiva dire che il suo re fosse nato prima del matrimonio dei suoi genitori. La data pi probabile infine, sembra essere quella del 742. Alla morte di Pipino il Breve nel 768, i suoi due figli Carlo Magno e Carlomanno si spartirono l'eredit. Al primo andarono l'Austrasia, gran parte della Neustria e la met nord-occidentale dell'Aquitania, con capitale Aquisgrana (ossia il nord e l'occidente della Francia pi la bassa valle del Reno), mentre al secondo spettarono la Borgogna, la Provenza, la Gotia, l'Alsazia, l'Alamagna, e la parte sudorientale dell'Aquitania, con capitale Samoussy (cio il sud e l'Oriente della Francia pi l'alta valle del Reno). Quando Carlomanno mor nel 4 dicembre 771, all'et di soli 20 anni, Carlo Magno si ritrov a governare il regno dei franchi unificato. L'incoronazione avvenne nella cittadina di Noyon, la stessa che vide l'incoronazione del padre. Campagne militari La prima fase del regno di Carlo Magno fu volta alle continue campagne militari, intraprese per affermare la sua autorit innanzitutto all'interno del regno dei Franchi stessi, tra i suoi familiari e le voci dissidenti. Una volta stabilizzato il fronte interno inizi una serie di campagne al di fuori dei confini del regno, per assoggettare i popoli vicini e per aiutare la Chiesa di Roma, stringendo con essa un rapporto ancora pi stretto di quello di suo padre Pipino il Breve. Dal rapporto col papa e la Chiesa, intesa ormai come diretta erede dell'Impero romano d'Occidente, Carlo ottenne l'autenticazione del potere che trascendeva ormai l'Imperatore di Bisanzio, lontano e incapace di far valere i propri diritti soprattutto in un momento di debolezza e di dubbia legittimit del regno dell'imperatrice Irene. Premesse Il successo di Carlo Magno nel fondare il Sacro Romano Impero non pu essere spiegato senza tener conto di alcuni processi che erano in corso dai secoli precedenti. Nei decenni precedenti l'ascesa di Carlo la popolazione degli Avari si era sedentarizzata e non costituiva pi una minaccia, le migrazioni dei popoli Germanici e Slavi si erano fermate quasi del tutto; a occidente si era esaurita la forza espansionistica degli arabi grazie alle battaglie combattute da Carlo martello, inoltre a causa di rivalit personali e contrasti religiosi la Spagna mussulmana era divisa da lotte intestine. Secondo una tesi molto famosa (ma ridimensionata da studi pi recenti) dello storico belga Henri Pirenne c'era stato uno spostamento del baricentro del mondo occidentale verso nord dopo la perdita di importanza dei traffici nel Mediterraneo causato dalla conquista musulmana dell'Africa del Nord e del Vicino Oriente, Inoltre si deve tener conto della fondamentale opera di evangelizzazione nei territori della Germania orientale e meridionale da parte dei monaci benedettini provenienti dall'Inghilterra e guidati da san Bonifacio tra il 720 e il 750 circa, che aveva dato una prima struttura e organizzazione a territori fino ad allora dominati da trib fondamentalmente ancora barbare e pagane. Campagna contro i Longobardi

Carlo Magno conferma a Papa Adriano I le donazioni del padre Pipino Il Breve. Su Carlo esercit un grosso ascendente la madre Bertrada che, insieme a Papa Stefano II, fu una convinta assertrice della politica di distensione tra Franchi e Longobardi. Nell'estate del 770, la regina organizz un viaggio in Italia, riuscendo a tessere importanti alleanze attraverso il matrimonio dei suoi figli con quelli del re longobardo Desiderio. Il primogenito di quest'ultimo, Adelchi, venne dato in sposo alla principessa franca Gisilda, mentre Carlo Magno marit la figlia di Desiderio, Desiderata (resa celebre dall'Adelchi manzoniano con il nome di "Ermengarda"). Il Papa all'inizio fu contrario al matrimonio, ma Bertrada ed il re longobardo gli fecero dono di alcune citt dell'Italia Centrale rassicurandolo. Carlo Magno, che era gi stato sposato con Imiltrude, ricevette ad Aquisgrana la nuova regina che ben presto, per, si rivel sterile. L'anno seguente (primavera 771) il re franco la ripudi e la risped presso la corte longobarda. Tra la fine del 771 e l'inizio del 772, quasi contemporaneamente morirono due dei protagonisti della politica contemporanea: il fratello di Carlo Magno, Carlomanno, e Papa Stefano III. Al soglio pontificio venne eletto Papa Adriano I, un nobile romano dal carattere deciso e dalle idee decisamente antilongobarde. L'elezione venne inutilmente contrastata dal partito filo-longobardo di Roma ma, alla fine, Desiderio invi un'ambasceria a Roma per stringere contatto con il nuovo pontefice e sventare la minaccia di una nuova alleanza tra Franchi e Papato contro i longobardi. Adriano I invit gli ambasciatori nella Laterano e poi, davanti a tutta la curia, accus il loro re di tradire i patti a causa della mancata consegna dei territori promessi ai predecessori del pontefice. Desiderio pass quindi all'offensiva invadendo l'Esarcato di Ravenna e laPentapoli. Carlo Magno, impegnato in quel momento contro i Sassoni, cerc di riappacificare la situazione donando numerosi tesori a Desiderio e sperando di riottenerne in cambio i territori strappati al papa. Il re longobardo rifiut lo scambio e Carlo, che non poteva permettere che fosse appannato il suo prestigio come protettore del papato, mosse guerra ai Longobardi e invase l'Italia nel 773.
Il grosso dell'esercito, comandato dal sovrano stesso, super il passo del Moncenisio e attacc le armate di Desiderio presso la citt diSusa, nella battaglia delle Chiuse longobarde. Il re longobardo riusc ad arginare l'invasione, ma intanto un'altra armata franca, guidata dallo zio di Carlo, Bernardo, attravers il Gran San Bernardo e ridiscese la Valle d'Aosta, puntando contro il secondo troncone dell'esercito longobardo, affidato ad Adelchi. Quest'ultimo fu sbaragliato e dovette ritirarsi a marce forzate mentre Desiderio si rinserrava nella capitale del suo regno, Pavia. I Franchi posero l'assedio alla citt dall'ottobre del 773 sino all'inizio dell'anno successivo. Carlo Magno si diresse a Roma per incontrare Adriano. Giunto in San Pietro, venne incoronato re dei Franchi e il pontefice ottenne in cambio la riconferma dei territori attribuiti in precedenza alla Chiesa dai re longobardi. Nel 774, alla capitolazione di Pavia e di tutto il Regno longobardo, Desiderio fu rinchiuso in un monastero, mentre il figlio Adelchi ripar presso la corte dell'imperatore bizantinoCostantino V di Bisanzio. Conquistata l'Italia, il 10 luglio 774 il re carolingio fu [1] incoronato Gratia Dei Rex Francorum et Langobardoruma Pavia con la Corona ferrea , mantenne le istituzioni, le leggi longobarde e conferm i possedimenti ai duchi che avevano servito il precedente re: il ducato di Benevento rimase indipendente ma tributario a Carlo Magno.

Campagna contro i Sassoni

Carlo Magno sottomette Vitughindo. I sassoni erano una popolazione di origine germanica abitante nella zona a nord-est dell'Austrasia, oltre il Reno, nei bassi bacini del Weser e dell'Elba. Erano rimasti di credo pagano ed erano guerrieri arditi ed irrequieti; gli stessi Imperatori romani avevano cercato inutilmente di assoggettarli come federati.Pipino il Breve era riuscito a contenerne la sete di saccheggio e ad imporre loro un tributo annuo di alcune centinaia di cavalli. Nel 772 per rifiutarono il pagamento e ci consent a Carlo Magno di procedere all'invasione della Sassonia. La campagna di Sassonia venne sospesa durante l'invasione dell'Italia per essere ripresa con maggior vigore dopo il 774. L'esercito carolingio oltrepass il Reno e, puntando verso nord, riusc a sconfiggerli a pi riprese e a distruggere l'irminsul, l'idolo pagano di questo popolo. Nel 780 una nuova ribellione scoppi nella regione e Carlo Magno, impegnato inSpagna nell'assedio di Saragozza, dovette accorrere in Sassonia per poter aver ragione dei rivoltosi. La zona venne smembrata in contee e ducati, che precedettero l'evangelizzazione della popolazione. I Sassoni, riuscirono in seguito a riunificare le varie trib sotto la reggenza di Vitikindo, che fu la vera e propria anima della resistenza. Nel corso del 785, la conquista procedette in modi sempre pi repressivi, con la conversione forzata e la dispersione del popolo (soppressione di intere trib a migrazione forzata). Lo stesso Carlo promulg uno statuto d'occupazione chiamato Capitolare Sassone riassunto nella formula: "Cristianesimo o morte". Molti Sassoni vennero giustiziati e lo stesso Vitughindo venne battezzato. Creando fedeli in Cristo, Carlo Magno otteneva lo scopo di far nascere anche sudditi sottoposti al governatorato carolingio, che aveva come centri amministrativi diocesi e abbazie. Nel 790 la rivolta dei Sassoni assunse i contorni di una vera e propria sommossa popolare. Carlo Magno la soppresse sul nascere, attuando la deportazione di migliaia di contadini sassoni in Austrasia e rimpolpando la regione di sudditi franchi. Quando l'Imperatore ordin l'ultima deportazione nel 804, oramai la Sassonia costituiva uno Stato importante nell'ambito del dominiofranco. Rappresent poi il cuore della futura Germania. Campagna di Baviera

Regno di Carlo, dopo la sconfitta degli Avari (791)

Nel 780 la Baviera, una delle regioni pi civili d'Europa, assunse al rango di ducato. A capo di questo dipartimento c'era il cugino di Carlo Magno, Tassilone. Nello stesso anno della spedizione franca in Spagna, per sostenere la rivolta del governatore della Marca Superiore, Abd al-Ramn, contro l'emiro di Cordova, Tassilone si associ il figlio con il medesimo titolo di duca. Carlo Magno, momentaneamente impegnato, fece finta di nulla ma nel 781 pretese dal cugino il rinnovo del giuramento di fedelt a Worms. Vedendosi sempre pi pressato dalle ingerenze di Carlo, il duca di Baviera chiese nel 787 la protezione di Papa Adriano I. Costui, non solo rifiut un accordo, ma ribad le pretese del re. Nel 788 Carlo Magno gli mosse guerra scoprendo, tra l'altro, un'alleanza stipulata tra il cugino e l'ex re longobardo Adelchi che era frattanto riparato a Bisanzio. La Baviera venne annessa all'impero carolingio e Tassilone fu esautorato e rinchiuso in un monastero. Campagna contro gli Avari Dopo la liquidazione di Tassilone, l'Impero Carolingio si vedeva confinante, sia a nord che al confine con il Friuli, con una bellicosa popolazione di origine turanica, gli Avari. Appartenenti alla grande famiglia delle popolazioni turco-mongoliche, come gli Unni, si erano organizzati attorno ad un capo militare, il Khan e si erano stanziati nella pianura pannonica, pi o meno l'odierna Ungheria. Essi assoggettarono i vari popoli slavi che stanziavano sul territorio, insieme agli appartenenti di un'etnia affine alla loro, i Bulgari. Pur riconvertendosi all'allevamento e alla pastorizia, non rinunciavano ad effettuare ripetute scorrerie ai confini del regno carolingio e dell'Impero Bizantino. La loro minaccia era ormai per piuttosto ridotta, ma la loro tesoreria di stato era colma di ricchezze accumulate dai sussidi che gli imperatori bizantini versano nelle loro casse e perci Carlo Magno cominci a studiare a tavolino un'invasione della regione. Carlo aveva bisogno di una grande vittoria militare nella quale coinvolgere anche la nobilt franca in modo che essa si rinsaldasse attorno a lui. Vennero istituiti dei comandi militari alla frontiera come l'Ostmark (costituente la futura Austria), per meglio coordinare le manovre dell'esercito. Le truppe imperiali procedettero nel 791 all'invasione, percorrendo il Danubio da entrambe le sponde. L'esercito a nord, guidato personalmente dall'Imperatore poteva effettuare collegamenti, ricevere e dare rifornimenti ed eventualmente dare assistenza ai feriti a quello stanziatosi a sud e comandato dal figlio Pipino che muoveva dal Friuli, mediante la costruzione di un ponte di barche ed al trasporto merci mediante chiatte e barconi. Sino all'autunno dello stesso anno, i Franchi penetrarono sin nelle vicinanze della capitale avara, il "Ring" ma dovettero riparare in Sassonia a causa della stagione avanzata che causava problemi di collegamento tra i reparti, rendendo difficili le comunicazioni ed inoltre impedendo nel periodo invernale di poter mantenere le cavalcature. Le devastazioni comunque provocarono il malcontento tra i generali avari che uno dietro l'altro abbandonarono il loro Khan convertendosi al Cristianesimo. Nel 795, in seguito a massacri ben pi duri di quelli perpetrati contro i Sassoni, il regno avaro cadde come un castello di carte e i pochi superstiti degli Avari si fusero con gli Slavi che abitavano nei territori un tempo da loro occupati, mentre le terre vennero ripopolate con l'immigrazione di contadini dal Friuli e dalla Baviera. Carlo Magno, nonostante le ripetute rivolte protrattesi negli anni, non torn mai personalmente nell'area, delegando il figlio Pipino a svolgere le operazioni militari. Campagna contro i musulmani di al-Andalus

Carlo Magno piange la morte del Conte Rolando

Carlo cerc di riconquistare agli arabi di al-Andalus (da questo toponimo arabo prender poi il nome la regione dell'Andalusia) almeno una parte della Spagna, al fine di realizzare un disegno "imperiale" di antica concezione, gi carezzato da suo nonnoCarlo Martello dopo la sua vittoria di Poitiers, e da suo padre Pipino con un primo riconoscimento concesso al Papa della cosiddetta Donazione di Costantino, (rivelata, secoli pi tardi, come un falso storico grazie agli umanisti Niccol Cusano e Lorenzo Valla) grazie alla quale il re franco aveva riconosciuto al Papa un dominio temporale, ottenendo in cambio l'onore di diventare il protettore della Chiesa latina. L'intervento di Carlo Magno nella Penisola iberica fu tutt'altro che trionfale, e non privo di momenti dolorosi e gravi rovesci. Innanzi tutto Carlo cerc di inserirsi quale mediatore tra i vari emiri aragonesi in lotta tra loro nel 778. Si ebbe la morte di uno dei due figli gemelli nell'accampamento reale nei pressi di Saragozza, dai cui cristiani, per colmo d'ironia, non ricevette alcun aiuto, palese o segreto, vista l'assai maggior convenienza di costoro di rimanere sotto la sovranit islamica[2] anzich cadere sotto il dominio del sovrano franco, la cui totale obbedienza al Papa romano metteva a rischio l'autonomia della Chiesa mozaraba, imponendo anche altri obblighi di non piccolo conto.[3] Celeberrimo , poi, l'episodio della rotta di Roncisvalle, dove la retroguardia franca sub un'imboscata da parte di popolazioni barbariche, da tempo cristianizzate ma spesso ribelli ai Franchi e gelose della loro autonomia, in seguito alla quale mor il conte Rolando(conosciuto anche con il nome di Orlando), suo conte palatino e duca della Marca di Bretagna e forse parente. L'episodio ebbe sicuramente una maggior valenza letteraria che storico-militare, ispirando uno dei passi pi noti della successiva Chanson de Roland, uno dei testi epici fondamentale della letteratura medievale europea. La sconfitta di Roncisvalle non fece diminuire l'impegno di Carlo nella difesa del confine iberico, di fondamentale importanza per impedire che le armate arabe dilagassero in Francia. Pertanto, per pacificare l'Aquitania, la trasform nel 781 in un regno autonomo, al cui vertice pose il figlio Ludovico, di appena tre anni. Dopo la morte dell'emiro di Cordova(797) fu proprio Ludovico, su ordine del padre, ad adoperarsi per estendere il dominio franco oltre confine e rendere sicuro il confine iberico, che successivamente raggiunse il fiume Ebro.Fu creata allora la Marca Hispanica, riconoscibile nell'odierna Catalogna, con capitale Barcellona: uno Stato-cuscinetto, dotato di una relativa autonomia, posto a difesa dei confini meridionali della Francia da eventuali attacchi musulmani. All'inizio del IX secolo dunque, i Franchi controllavano un regno compreso tra Barcellona(a occidente), la Bretagna e la Danimarca(a nord), l'Italia centrale(a sud), la Germania(a est): il domino europeo pi ampio dai tempi dell'antico impero romano d'Occidente. Rapporti con il Papato Generalmente, i re franchi si presentavano come naturali difensori della Chiesa cattolica, avendo restituito al pontefice ai tempi di Pipino quei territori dell'Esarcato di Ravenna e della Pentapoli che per concezione comune erano creduti appartenenti al Patrimonio di San Pietro. Carlo sapeva bene che al Papa importava soprattutto ritagliare un sicuro territorio di sua pertinenza in Italia Centrale, libero da altri poteri temporali, compreso quello bizantino. La morte di Papa Stefano III, diede mano libera a Carlo Magno per invadere l'Italia e liberarla dai Longobardi, appoggiando nei fatti, la politica del nuovo pontefice Adriano I. I rapporti tra l'Imperatore e il nuovo Papa, sono stati ricostruiti dalla letteratura delle missiveepistolari che i due si scambiarono per oltre un ventennio. Molte volte, Adriano cercava di ottenere l'appoggio di Carlo riguardo alle frequenti beghe territoriali che minavano lo Stato Pontificio. Una lettera datata 790, contiene le lamentele del pontefice nei riguardi dell'arcivescovo ravennate, Leone, reo di avere sottratto alcune diocesi dell'Esarcato. Durante la sua terza visita a Roma nel 787, Carlo Magno venne raggiunto da un'ambasceria del Duca di Benevento, capeggiata dal figlio Grimoaldo. Lo stesso duca, Arichi, implorava l'Imperatore franco di non invadere il ducato minato dalle mire espansionistiche di Adriano I che intendeva cos annettersi i territori a sud del Lazio. Carlo Magno in un primo momento mosse guerra al ducato di Benevento ma in seguito alla morte dello stesso Duca e del figlio, l'Imperatore si decise a liberarne il secondogenito Romualdo e a reinsediarlo nel regno. Probabilmente Carlo, non voleva compromettere i precari equilibri nell'Italia meridionale. Papa Adriano I ne fu talmente risentito che i rapporti tra i due si raffreddarono irrimediabilmente.

Alla morte del pontefice nel 795, quando la notizia gli fu riferita, il sovrano scoppi in pianto ed il suo biografo Eginardo ci assicura che il cordoglio era sincero. Assunse la tiara Papa Leone III che dovette immediatamente vedersela con la famiglia del defunto Adriano, che ne contestava l'elezione. La guerra sotterranea tra i Palatini e i nipoti dell'ex-pontefice scoppi nel 799. Mentre Leone guidava una processione per le vie di Roma, i due nobili Pascale e Campolo guidarono la rivolta: assaltarono la funzione e accecarono il Papa, staccandogli anche un pezzo di lingua. Secondo il Libro Pontificale i suoi sostenitori lo salvarono e a stento ripararono sul monte Celio. La notte stessa apparve in sogno al Papa l'Apostolo Pietro che gli restitu la vista e l'udito. Carlo Magno allora lo invit a stretto giro di posta a Paderborn, sua residenza estiva in Vestfalia. Secondo alcuni storici durante questi colloqui riservati che il re franco propose al papa di coronarlo Imperatore essendo gi di fatto, padrone di gran parte dell'Europa. In cambio si prodig per far cadere le accuse mosse al pontefice dalla nobilt romana. Immediatamente prima dell'incoronazione, nella settimana dei preparativi (nel dicembre dell'800) il re franco costitu un'assemblea composta da nobili franchi e vescovi per far conoscere le conclusioni della commissione d'inchiesta riguardo ai due ribelli, Pascale e Campolo. Ufficialmente la sua venuta a Roma aveva lo scopo di dipanare la questione tra il Papa e gli eredi di Adriano I, che accusavano il pontefice di essere assolutamente inadatto alla tiara pontificia, in quanto "uomo dissoluto". A questo proposito, Carlo convoc un concilio di vescovi che, trovando una scappatoia, sentenziarono che il Papa era la massima autorit in materia di morale cristiana, cos come di fede, e che nessuno poteva giudicarlo se non Dio: cos gli fu richiesto di giurare la propria innocenza su di un Vangelo, cosa che Leone III si affrett a fare. Al termine della seduta della commissione d'inchiesta contro Pascale e Campolo, i due vennero condannati a morte - pena in seguito commutata nell'esilio - e Leone III fu riconosciuto legittimo rappresentante del soglio pontificio. Incoronazione imperiale

Carlo Magno incoronato imperatore da papa Leone III Nella messa di Natale del 25 dicembre 800 a Roma,nella basilica di san Pietro papa Leone III incoron Carlo imperatore, titolo mai pi usato in Occidente dopo ladestituzione di Romolo (detto Augustolo) nel 476, dato che Odoacre, il generale romano, di probabile origine scira, che depose l'ultimo Imperatore d'Occidente, restitu le insegne imperiali, di cui si era impossessato, a Bisanzio, governando l'Italia con il titolo bizantino di "Praefectus Italiae". Esistono alcune fonti che parlano di questa incoronazione. In questo caso ne citiamo due: gli Annales e la Vita Karoli. La prima dice che Carlo venne incoronato imperatore seguendo il rituale degli antichi imperatori romani, gli venne revocato il titolo di patrizioed acquis il titolo di Augusto. La seconda dice che se quella sera Carlo avesse saputo delle intenzioni del papa, anche se era una festivit importante, non sarebbe entrato in chiesa. Quindi, secondo questo documento, Carlo venne incoronato imperatore contro la sua volont.

La Vita Karoli racconta di come Carlo non intendesse assumere il titolo di Imperatore dei Romani per non entrare in contrasto con l'Impero Romano d'Oriente, il cui sovrano deteneva dall'epoca di Romolo Augusto il legittimo titolo di Imperatore dei Romani: quando Odoacre aveva deposto l'ultimo Imperatore d'Occidente le insegne imperiali erano state rimesse a Bisanzio, sancendo in tal modo la fine dell'Impero d'Occidente. Dunque, per nessun motivo i Bizantini avrebbero riconosciuto ad un sovrano franco il titolo di Imperatore. Carlo avrebbe avuto gi abbastanza nemici (Sassoni e Arabi, per esempio) per mettersi in urto con l'Impero Bizantino. Sulla questione autorevoli studiosi, in primis Federico Chabod, hanno ricostruito magistralmente la vicenda, dimostrando come la versione di Eginardo rispondesse a precise esigenze di ordine politico, ben successive all'accaduto, e come essa fosse stata artatamente costruita per le esigenze che s'erano venute affermando. L'opera del biografo di Carlo fu infatti redatta fra l'814 e l'830, notevolmente in ritardo rispetto alle contestate modalit dell'incoronazione. Inizialmente le cronache coeve concordavano sul fatto che Carlo fosse tutt'altro che sorpreso e contrario alla cerimonia. Sia gli Annales regni Francorum[4] (o Annales Laurissenses maiores), sia il Liber Pontificalis riportano la cerimonia, parlando apertamente di festa, massimo consenso popolare ed evidente cordialit fra Carlo e Leone III, con ricchi doni portati dal sovrano franco alla Chiesa romana (tra cui una "mensa d'argento"). Solo pi tardi, verso l'811, nel tentativo di attenuare l'irritazione bizantina per il titolo imperiale concesso (che Costantinopoli giudicava usurpazione inaccettabile), i testi franchi (gli Annales Maximiani[5]) introdussero quell'elemento di "rivisitazione del passato" che fece parlare della sorpresa e dell'irritazione di Carlo per una cerimonia d'incoronazione cui egli non aveva dato alcun'autorizzazione preventiva al Papa che a ci l'aveva indirettamente forzato. Il giorno della sua incoronazione, Carlo Magno si present in San Pietro tra due ali di folla, abbigliato alla romana (abbandonando il consueto costume franco che prevedeva di norma braghe di lino, mantello di pelliccia e stivali annodati a stringhe), con tanto di tunicabianca, e i calzari ai piedi. Secondo il suo biografo Eginardo, papa Leone III, dopo aver incoronato Carlo, si sarebbe prostrato a terra - secondo l'uso bizantino dellaproskynesis - quasi in segno di adorazione (riferita ovviamente alla carica che l'imperatore rappresentava). Per altri testimoni che si proclamarono oculari (ma sui quali sono stati avanzati parecchi logici dubbi), il pontefice, prima di porgli la corona sul capo, lo avrebbe denudato e unto con olio santo dalla testa ai piedi. L'acclamazione popolare (elemento non presente su tutte le fonti e forse spurio) sottoline comunque l'antico diritto formale del popolo romano di eleggere l'imperatore. La cosa irrit non poco la nobilt franca, che vide il "popolus Romanum" prevaricare le proprie prerogative, acclamando Carlo come "Carlo Augusto, grande e pacifico Imperatore dei Romani". Occorre tuttavia ricordare come l'incoronazione a imperatore fosse per pi d'un verso riconducibile alla volont franca (gi espressa all'epoca di Pipino) di riconoscere reale la falsa donazione di Costantino. In tale ottica, l'incoronazione del re franco a Imperatore sarebbe stato il corrispettivo per la legittimazione del potere temporale della Chiesa. Secondo alcuni storici, in effetti Carlo voleva il titolo imperiale, ma avrebbe preferito auto-incoronarsi, perch l'incoronazione da parte del papa rappresentava simbolicamente la subordinazione del potere imperiale a quello spirituale. In ogni caso Carlo si trov su un piano moralmente superiore di autorit su tutto l'Occidente, che nessun re germanico aveva mai avuto fino ad allora. L'Impero Carlo aveva unificato quasi tutto quello che restava del mondo civilizzato accanto ai grandi imperi arabo e bizantino ed ai possedimenti della Chiesa, con l'esclusione delle isole britanniche e di pochi altri territori. Dopo essersi garantito la sicurezza dei confini, Carlo procedette alla riorganizzazione dell'Impero. In tutta la sua estensione, l'Impero era suddiviso in circa 200 province e da un numero sensibilmente maggiore di vescovati. Ogni singola provincia era governata da un conte, vero e proprio funzionario pubblico dell'Imperatore. La marca invece, era la circoscrizione fondamentale ai confini dell'Impero che poteva comprendere al suo interno pi comitati. I pi eruditi chiamavano queste circoscrizioni

con la denominazione classica di limes, perci esistevano un limes bavaricus, un limes avaricum e cos via. A livello centrale l'istituzione fondamentale dello stato carolingio era l'Imperatore stesso, poich Carlo Magno era sommo amministratore e legislatore che, governando il popolo cristiano per conto di Dio, poteva avere diritto di vita o di morte su tutti i sudditi a lui sottoposti. Tutti erano sottoposti alla sua inappellabile volont, fossero anche notabili di rango elevato come Conti, Vescovi, Abati e Vassalli Regi. Nel corso dei suoi spostamenti l'imperatore Carlo Magno era solito indire importanti riunioni denominate placita nel corso delle quali amministrava direttamente la giustizia giudicando le cause che gli venivano sottoposte. In base ai casi che gli venivano sottoposti poteva optare per promulgare nuove leggi che andavano poi raccolte nei capitularia.[6] Il governo centrale era costituito dal palatium. Sotto questa denominazione si designava il consiglio dei ministri alle sue dipendenze. Organo puramente consultivo, era costituito da rappresentanti laici ed ecclesiastici che aiutavano il sovrano nell'amministrazione centrale. Monetazione

Denaro di Carlo Magno Proseguendo le riforme iniziate dal padre, Carlo, una volta sconfitti i Longobardi, liquid il sistema monetario basato sul solido d'oro dei romani. Egli e il re Offa di Mercia ripresero il sistema creato da Pipino e da Aethelberto II; Carlo (tra il 781 e il 794) estese nei suoi vasti domini un sistema monetario basato sul monometallismo argenteo: unica moneta coniata era il "denaro". Non essendo prevista la coniazione di multipli, l'uso port all'affermazione di due unit di conto: la libbra (pound, unit monetaria e ponderale allo stesso tempo) che valeva 20 solidi (come fu successivamente per lo scellino) o 240 denari (come per il penny). Durante questo periodo la libbra ed il solido furono esclusivamente unit di conto, mentre solo il "denaro" fu moneta reale, quindi coniata. Carlo applic il nuovo sistema nella maggior parte dell'Europa continentale e lo standard di Offa fu volontariamente adottato, dai Regni di Mercia e Kent, in quasi tutta l'Inghilterra. Per oltre cento anni il denaro mantenne inalterato peso e lega. I primi slittamenti iniziarono nel X secolo. I primi Ottoni (961-973 e 973-983) misero ordine nel sistema consacrando lo slittamento del denaro in termini di peso e di fino: una "lira" (ossia 240 denari) pass da g 410 a g 330 di una lega argentea peggiore (da g 390 di argento fino a g 275). Rinascita carolingia Spesso si parla a torto di Rinascita carolingia, volendo sottolineare la fioritura che innegabilmente si ebbe durante il regno di Carlo Magno in ambito politico e culturale. Ma il re franco, persegu piuttosto una riforma in tutti i campi per poter "correggere" delle inclinazioni che avevano portato ad un decadimento generale in tutti e due i campi. Ma quando l'Imperatore pensava alla ristrutturazione e al governo del suo regno, rivolgeva le sue attenzioni a quell'Impero Romano di cui si faceva prosecutore sia nel nome, sia nella politica. La riforma della Chiesa si attu tramite una serie di provvedimenti per poter elevare, sia a livello qualitativo sia a livello comportamentale, il personale ecclesiastico operante nel regno. Carlo Magno era ossessionato dall'idea che un insegnamento sbagliato dei testi sacri, non solo dal punto di vista teologico, ma anche da quello "grammaticale", avrebbe portato alla perdizione dell'anima poich se nell'opera di copiatura o trascrizione di un testo sacro si fosse inserito un errore grammaticale, si

sarebbe pregato in modo non consono, dispiacendo cos a Dio. Venne istituito quel motore propulsore dell'insegnamento che doveva diventare la scuola palatina, pressoAquisgrana. Sotto la direzione di Alcuino di York, vennero redatti i testi, preparati i programmi scolastici ed impartite le lezioni per tutti i chierici. In ogni angolo dell'Impero sorsero delle scuole vicino alle chiese ed alle abbazie. Carlo Magno pretese anche di fissare e standardizzare la liturgia, i testi sacri, e perfino di perseguire uno stile di scrittura che riprendesse la fluidit e l'esattezza lessicale e grammaticale del latino classico. Neanche la grafia venne risparmiata entrando in uso corrente la minuscola carolina. La riforma della Giustizia si attu tramite il superamento del principio di personalit del diritto, vale a dire che ogni uomo aveva diritto di essere giudicato secondo l'usanza del suo popolo, con la promulgazione dei capitolari, che servivano ad integrare le leggi esistenti e che spesso sostituirono pezzi completamente mancanti dei vecchi codici. Queste norme avevano valore di legge per tutto l'impero ed il Re volle farle sottoscrivere da tutti i liberi durante il giuramento collettivo dell'806. Cercando di correggere i costumi ed elevando la preparazione professionale degli operanti nella giustizia, Carlo Magno prima nella Admonitio Generalis e poi nell'809 cerc di promulgare dei richiami che dovevano essere vincolanti per tutti. Si decise la diversa composizione delle giurie (che da ora in poi dovevano essere costituite da professionisti e non giudici popolari) e che al dibattimento non partecipassero altre persone se non il conte coadiuvato dagli avvocati, notai, scabini e quegli imputati che erano direttamente interessati alla causa. Le procedure giudiziarie vennero standardizzate, modificate e semplificate. La situazione culturale del regno sotto i merovingi e dei Pipinidi era pressoch tragica. Carlo Magno dette impulso ad una vera e propria riforma in pi discipline: in architettura, nelle arti filosofiche, nella letteratura, nella poesia. Carlo era un illetterato ma comprendeva l'importanza della cultura nel governo dell'impero. Sotto il suo regno la grafia venne nuovamente unificata, prese forma la "minuscola carolina" (fino a quel momento si utilizzavano quasi esclusivamente le maiuscole) e venne inventato un sistema di segni di punteggiatura per indicare le pause (e collegare il testo scritto alla sua lettura ad alta voce). [7] Rapporti con Bisanzio I rapporti con l'impero bizantino furono saltuari, essendo quest'ultimo in una situazione di crisi. importante comunque rilevare come Carlo si presentasse all'imperatore come un suo pari, con il quale doveva ormai trattare nella spartizione del mondo. Come re d'Italia Carlo era di fatto confinante con i possedimenti bizantini nel meridione. Carlo arriv a proporre un matrimonio tra un suo figlio ed una figlia dell'imperatrice Irene. Carlo capiva per anche che la benevolenza del papato era causata dal suo isolamento rispetto a Bisanzio, per questo non cerc mai di far riavvicinare quei due poli, anzi, fece redigere i Libri carolini con i quali si immischiava nella disputa teologica delle immagini che avrebbero dovuto portare a una revisione del problema in maniera diversa dai punti di vista diCostantinopoli o di Roma. L'incoronazione di Carlo quale imperatore era un atto che formalmente avrebbe dovuto far irritare Bisanzio, esautorata illegittimamente di un potere che le spettava. Dopo l'incoronazione, Carlo tent in ogni modo di mitigare le ire bizantine, con l'invio di importanti ambascerie e con l'espressione di un'estrema cordialit nelle sue missive. La cosa inizialmente non ebbe buon frutto e si avvi una lunga serie di vane scaramucce. Fu solo nell'812 che si giunse ad un accordo: Bisanzio riconosceva l'autorit imperiale di Carlo e quest'ultimo rinunciava, in favore di Bisanzio, al possesso del litorale veneto. Rapporti con l'Islam Con la qualifica di Imperatore, Carlo Magno intrattenne rapporti con tutti i sovrani europei ed orientali. Nonostante le sue mire espansionistiche nella marca spagnola, e il conseguente appoggio ai governatori rivoltosi al giogo dell'emirato diCordova di al-Andalus, tess una serie di importanti relazioni con il mondo musulmano. Corrispose addirittura con il lontano califfo di Baghdad Hrn al-Rashd, al quale chiese gli fosse concessa la protezione del Santo Sepolcro di Ges a Gerusalemme e sulle carovane di pellegrini che

vi si recavano. Il califfo, che vedeva in lui un possibile antagonista dei suoi nemici Omayyadi di alAndalus e di Bisanzio, rispose positivamente alla richiesta anche se - con evidente ironia - gli concesse quell'onore, ma solo su un piano formale. Non mancarono comunque missioni diplomatiche dall'una e dall'altra parte, agevolate da un intermediario ebreo - Isacco - che, come traduttore per conto dei due inviati, Landfried e Sigismondo, nonch per la sua "terziet", ben si prestava allo scopo. [8] I due sovrani si scambiarono cos alcuni doni e, durante uno dei suoi molteplici viaggi in Italia, Carlo Magno ritir a Pavia una scacchiera completa conpedine in avorio regalatagli dal califfo abbaside. Ad Aquisgrana, l'Imperatore ospitava il regalo a cui teneva di pi: si trattava di un elefante, di nome Abul-Abbas, donatogli (forse dietro sua stessa richiesta[9]) dallo stesso califfo abbaside. Carlo lo considerava come un ospite straordinario, da trattare con tutti i riguardi: lo faceva tenere pulito, gli dava personalmente da mangiare e gli parlava. Probabilmente il clima gelido in cui il pachiderma era costretto a vivere lo fece deperire fino a condurlo alla morte per congestione. L'Imperatore ne pianse, ordinando tre giorni di lutto in tutto il regno. Caratteristiche personali L'aspetto fisico di Carlo Magno

Profilo verosimile di Carlo Magno, ripreso dalla statua equestre in bronzo fatta fondere nell'860870 circa, ispirandosi alla statua di Teodoricoportata da Ravenna ad Aquisgrana Nelle riproduzioni equestri, notiamo un'imponenza fisica notevole e lo stesso Eginardo ce lo descrive di corporatura imponente sin dalla giovent (nonostante una tendenza alla pinguedine). Il suo volto era incorniciato da una folta capigliatura che scendeva alle sue spalle e da una barbacontornata da grossi baffi che gli spiovevano ai lati della bocca. Eginardo parla, oltre che della possanza fisica, di un grande naso e di un collo tozzo. Queste descrizioni ci vengono confermate dalla ricognizione nel suo feretro del 1861. Secondo le misurazioni antropometriche infatti, l'Imperatore sarebbe stato alto 192 cm, praticamente un gigante per gli standard dell'epoca. Peraltro, a fronte di questa imponenza fisica, i biografi di corte descrivono il tono della sua voce come decisamente stridula. Carattere Il carattere dell'imperatore, che traspare dalle biografie ufficiali, dev'essere valutato con cautela, perch le notazioni sulla sua indole sono spesso modellate su schemi precostituiti, ai quali veniva adattata la realt. Eginardo per esempio, autore della biografia pi famosa dell'Imperatore, si bas sulle Vitae di Svetonio per offrire un ritratto ideale del sovrano e delle sue virt, basate su quelle degli imperatori romani. Tra le tante affermazioni comunque ve ne sono alcune che, non inquadrabili in un contesto celebrativo, potrebbero forse davvero costituire una testimonianza attendibile del carattere e delle abitudini di Carlo Magno: gran bevitore e mangiatore, si dice che non rifuggisse l'adulterio ed ebbe numerose concubine, in un regime poligamico che era abbastanza consueto tra i Germani, sebbene fossero formalmente cristianizzati .

Come tutti i signori dell'epoca, e anche di quelle successive, era un grandissimo amante della caccia. Era anche noto per il suo amore per i cani: pare che nella sua reggia ne tenesse ben 24 esemplari. Abitudini alimentari La dieta di Carlo Magno era tutt'altro che vegetariana. Il sovrano era ghiotto soprattutto di carni rosse e di selvaggina, come tutti gli altri Germani, i quali, tra l'altro, odiavano i bolliti e preferivano gli arrosti. I pasti caldi gli venivano serviti di norma al tocco del vespro, da contie marchesi in funzione di camerieri come segno di sottomissione. Preferiva la carne di maiale a quella di manzo e poich era goloso di arrosti, i medici di corte gli consigliarono, anche a causa della sua malattia (gotta) un'alimentazione pi equilibrata. Tuttavia, Carlo fu sempre geloso della propria "libert alimentare", e rifiut sempre di cambiare dieta, fatto che lo condusse, probabilmente, a una morte precoce. Spada Altachiara era la spada di Carlo Magno, detta pure "la Gioiosa". Tuttavia lo stesso nome figura pure nei racconti della Tavola Rotonda, attribuito alla spada di Lancillotto. L'origine del nome ignota. Famiglia

Il monogramma di Carlo Magno. Mogli e concubine Carlo ebbe probabilmente sei mogli (o forse otto come sostengono alcuni storici). Tuttavia, neppure Eginardo, biografo ufficiale e consigliere del sovrano, pot ricordare il nome di tutte al momento della redazione della sua opera.

Imiltrude, franca, sposata prima del 770 dalla quale aveva avuto, prima del matrimonioPipino il Gobbo e Alpaide. Desiderata, conosciuta come Ermengarda,[10] figlia del re longobardo Desiderio, sposata nel 770 e ripudiata nel 771 Ildegarda ( 783), sveva, figlia di Geroldo I di Vintzgau e di Emma di Germania, dalla quale ebbe: Carlo, futuro re dei Franchi ed imperatore Adlade (774) Rotrude, convivente di Rorgone, primo conte del Maine, dal quale ebbe un figlio, Luigi, abate di Saint-Denis Pipino, re d'Italia Ludovico I, detto il Pio, re dei Franchi e imperatore carolingio Lotario, fratello gemello di Ludovico il Pio, morto infante Berta (779 circa - 823), andata sposa ad Angilberto cui diede tre figli;

Gisela (781 - dopo l'814) Ildegarda (782 - 783). Fastrada (794), figlia di Raoul III di Franconia e di Ada di Baviera, sposata nel 784, dalla quale ebbe Teodorada (circa 785 - circa 853), badessa di Argenteuil Iltrude (circa 787- ?) badessa di Faremoutiers Liutgarda, sveva, sposata nel 794 e morta nell'800, dalla quale non ebbe figli

Numerose furono poi le concubine, fra le quali ci sono note:

Madelgarda, figlia di Madelberto di Lommois, conte di Hainaut e duca di Dentelin, dalla quale ebbe una figlia: Rothilde o Ruothilde o Clothilde (784 - 852), badessa di Faremoutiers Gerswinde di Sassonia (verso il 782 - verso l'834), figlia di Vitikindo, duca di Sassonia, dalla quale ebbe una figlia: Adeltrude (814 - ?) Rgina, dalla quale ebbe due figli: Drogone, abate di Luxeuil e vescovo di Metz Ugo, abate di San Quintino, di San Bertino e di Lobbes Adelinda, dalla quale ebbe un figlio: Teodorico (807 - dopo l'818), chierico

Da una concubina ignota ebbe inoltre Rothaide (verso il 784 - dopo l'814) Figli Anche calcolando approssimativamente il numero di figli dell'Imperatore, non si otterr un numero estremamente preciso. Si sa, per certo, che dalle sue cinque mogli ufficiali Carlo ebbe non meno di 10 maschi e 10 femmine, cui si aggiunge la prole avuta dalle concubine. Non potendo assurgere a posti di potere nella famiglia imperiale, Carlo diede loro in usufrutto dei benefici sottratti a quelle terre organizzate a regime fiscale. Il primogenito conosciuto come Pipino il Gobbo ebbe vita pi sfortunata: nato dalla relazione prematrimoniale tra l'imperatore e Imiltrude, non era riconosciuto come figlio legittimo di Carlo perch nato fuori dal matrimonio inoltre venne scoperta una congiura nel 792 ordita dallo stesso a cui venne comminata la pena capitale, permutata in seguito in un esilio forzato in monastero mediante tonsura e l'obbligo del silenzio. Figlie difficile comprendere l'atteggiamento di Carlo verso le figlie. Nessuna di esse contrasse infatti un matrimonio regolare. Questo pu essere stato un tentativo di controllare il numero delle potenziali alleanze ma occorre ricordare anche che il suo affetto paterno era talmente possessivo che egli non se ne separava mai, portandole con s anche nei suoi numerosi spostamenti. Dopo la sua morte le figlie superstiti vennero allontanate dalla corte da Ludovico il Pio ed entrarono, o furono costrette a entrare, in monastero. Successione Carlo Magno, seguendo la tradizione franca, non riteneva n fattibile n opportuno tenere unito un regno cos vasto, per questo aveva previsto la spartizione del regno tra i suoi figli maschi alcuni anni prima della morte. I confini spettanti a ciascuno dei suoi tre figli legittimi dovevano essere i seguenti:

a Carlo la Neustria, l'Austrasia e parti della Baviera; a Ludovico l'Aquitania, la Borgogna pi la Linguadoca. a Pipino il Regno d'Italia e la Provenza.

Sfortunatamente, Carlo e Pipino morirono improvvisamente. L'Imperatore dovette affiancare Ludovico al governo del regno nel 811, nominandolo unico erede. Vecchiaia e morte

Negli ultimi anni di vita Carlo Magno aveva ormai perso il vigore della giovinezza e, stanco nel fisico e nello spirito, si era votato alle pratiche religiose. Questa svolta sembr poi segnare l'esperienza al governo di suo figlio Ludovico, detto appunto "il Pio". Mentre sembrava che l'impero stesse fallendo per via della debolezza centrale e dell'arroganza dell'aristocrazia franca, Carlo mor, il 28 gennaiodell'814 ad Aquisgrana. Venne sepolto nella cattedrale di Aquisgrana. Canonizzazione

Statua equestre di Carlo Magno, Agostino Cornacchini (1725), Basilica di San Pietro in Vaticano. L'8 gennaio 1166 Carlo Magno venne canonizzato in Aquisgrana dall'antipapa Pasquale III su ordine dell'imperatore Federico Barbarossa. Ci fu imbarazzo per questa canonizzazione in ambito cristiano a causa della vita privata non irreprensibile dell'imperatore. Il Concilio Lateranense III, nel marzo 1179, dichiar nulli tutti gli atti compiuti dall'antipapa Pasquale III, ivi compresa la canonizzazione di Carlo Magno. Ad oggi, il culto viene celebrato nelladiocesi di Aquisgrana e ne viene tollerata la celebrazione nei Grigioni.[11] Carlo "Padre" della futura Europa unita I maggiori unificatori dell'Europa - da Federico Barbarossa a Luigi XIV, da Napoleone a Jean Monnet - ma anche moderni statisti come Helmut Kohl e Gerhard Schrder hanno tutti menzionato Carlo Magno indicandolo come padre della futura Europa unita. In un documento celebrativo di un poeta anonimo, redatto durante gli incontri a Paderborn tra l'Imperatore e Papa Leone III; si celebra la figura di Carlo Magno Rex Pater Europae il padre dell'Europa. Nei secoli successivi si molto discusso sulla consapevolezza, da parte del re franco, di essere stato il promotore di uno spazio politico ed economico che pu essere fatto ricondurre all'attuale concetto di continente europeo unificato. Immediatamente verso la fine del XIX secolo, e durante tutta la prima met del XX, il problema veniva posto in termini prettamente nazionalisti: in particolar modo, storici francesi e tedeschi si disputavano la primogenitura del Sacro Romano Impero. Oggi acclarato che rivisitazioni di natura nazionalistica non hanno fondamento preciso, tanto pi che Carlo Magno non poteva essere considerato n francese n tedesco poich i due popoli non si erano ancora formati. pur vero che il re franco governava su di un regno dove la frattura etnica tra germani e latini aveva lasciato una forte impronta geografica nell'area. All'epoca per quando ci si rifaceva all'appartenenza ad una certa etnia, non si prendeva in considerazione la lingua di ciascuno popolo come aspetto fondamentale di demarcazione. I franchi ad esempio, specialmente in Neustria ed Aquitania, costituivano un'infima minoranza rispetto ai residenti di origine gallo-romana e quindi, pur essendo un popolo di origine germanica parlavano la lingua romanza degli abitanti della zona. Oltre la Senna, in special modo in Neustria continuavano a tramandarsi la lingua dei padri che poteva essere assimilata ad altre lingue teutoniche parlate da Sassoni e Turingi. Semmai quindi, queste popolazioni avevano una comunanza e si rifacevano ad un'etnia ben precisa, dal ricordo delle invasioni. Bisogna capire che

questi popoli, ancorch all'epoca di Carlo Magno, avevano ben presente la distinzione tra "Romano" e "Germanico". Nella prima met del XX secolo, verso la fine degli anni trenta, l'analisi venne indirizzata in altri metodi; soprattutto grazie all'opera dello storico belga Henri Pirenne che analizzava gli avvenimenti storici secondo un'altra prospettiva. L'Impero governato dal re dei Franchi doveva essere studiato secondo la sua posizione politico-economico-amministrativa rispetto a quell'Impero Romano di cui portava avanti se non l'eredit, almeno il nome. Henri Pirenne[12] affermava che, dal punto di vista sociale, le invasioni barbariche non comportarono grandi mutamenti e per questo si pu benissimo parlare di et tardo-antica almeno sino all'avvento di Maometto e alla conseguente espansione araba. Espansione che costrinse l'Europa a precludersi quegli spazi commerciali con il Mediterraneo che erano stati alla base della ricchezza degli imperatori romani. Di conseguenza, tutto il continente si ripieg su s stesso contraendo il volume dei commerci, ed infeudandosi a livello territoriale. Questa visione stata contestata da molti studiosi i quali, al giorno d'oggi, hanno potuto collocare con precisione temporale l'inizio della cosiddetta epoca tardo-antica; vale a dire immediatamente dopo le riforme di Diocleziano e Costantino. Inoltre l'abbandono dei traffici mediterranei, il decadimento della vita urbana e l'abbandono quasi totale del sistema monetario come unit di conto, possono essere fatti risalire chiaramente al periodo tardo-romano o tutt'al pi alle disastrose campagne militari dell'Imperatore Giustiniano. Possiamo suddividere cos l'analisi storica in due grandi correnti: quella della continuit e quella della discontinuit. Al momento attuale sembrano prevalere le ragioni degli storici appartenenti alla prima corrente. Fatto salvo che, evidentemente, non si ha una frattura tra l'espansionismo arabo e l'inizio dell'epoca medievale, non si pu neanche affermare che l'Impero carolingio fosse diretto continuatore a livello amministrativo e politico ed economico degli ultimi cesari. innegabile il fatto che il Regnum Francorum si stanziava su un territorio prevalentemente isolato, a livello economico-commerciale dal bacino mediterraneo. Senza dimenticare l'asse portante su cui si muovevano le merci e dove circolavano le monete, che era quello del Reno. La teoria della continuit con l'epoca antica, si suddivide a sua volta in altre categorie: quella degli "iper-romanisti" o fiscalisti, e quella degli analisti del sistema sociale e produttivo. I primi, affermano che in un certo senso, un embrione amministrativo, dominate nell'economia europea, non si era affatto disgregato dopo le invasioni barbariche . A sostegno dell'ipotesi, gli storici pretendono di ritrovare nella documentazione carolingia delle disposizioni che rimandino alla politica fiscale dei romani. L'imposta fondiaria ad esempio, non scomparse del tutto ma dovette essere percepita dalle popolazioni come una specie di tassa, senza un uso specifico, che andava a confluire nelle casse regie. Gli altri analisti invece sostengono che il problema debba essere analizzato dal punto di vista sociale e produttivo: la condizione sociale dei contadini (coloni, servi, liberti o schiavi casati) che lavoravano nei fondi fiscali non si discostava troppo dalla posizione giuridica che avevano gli schiavi dell'antica Roma. Anche questa teoria stata quasi completamente smantellata anche perch si visto che dal punto di vista sociale, i lavoratori avevano fatto considerevoli passi avanti (seppur pochi). Sotto il regno di Carlo Magno, questi lavoratori (servi della gleba) rimanevano, s, incorporati al possedimento terriero da essi lavorato in precaria, ma potevano addirittura contrarre matrimonio e il loro signore era tenuto a rispettarne la decisione. Infine possedevano una propria abitazione nella quale venivano spesso accolte diverse famiglie contadine. Oltretutto la religione incoraggiava alla liberazione degli schiavi, esortando i padroni a compiere quest'atto di clemenza che veniva riconosciuto a livello giuridico con la denominazione di "manipolazione". Insomma lampante che l'Impero carolingio conservasse sotto alcuni aspetti, elementi continuativi con l'et tardo-romana (pi evidenti peraltro ai contemporanei) ma altrettanto pacifico che il processo di trasformazione del continente europeo era gi partito proprio dal progressivo disgregamento della finanza pubblica e dell'amministrazione a seguito della calata dei barbari. In definitiva, il continente governato da Carlo Magno, agli occhi del cittadino moderno appare straordinariamente familiare: un continente dove abbiamo un settentrione italiano pi integrato del sud italico al mondo carolingio. Una regione, la Catalogna, pi "europea" nei confronti del resto della Spagna e una Francia dominante insieme alla Germania, con le isole britanniche sostanzialmente estranee alle tribolazioni delle istituzioni centrali comunitarie. Questa tesi, di recente, stata sostenuta anche dallo storico italiano Alessandro Barbero.[13]. Sfugge per con ogni evidenza a questa ipotesi il sud bizantino e, particolarmente, la Sicilia, che a partire dall'827 comincer a

entrare corposamente nell'area d'espressione culturale, istituzionale, economica e linguistica dell'Islam. Filmografia Carlo Magno (Charlemagne, le prince cheval), miniserie televisiva del 1994 in tre puntate sulla vita del re, prodotta da Francia eItalia, con la regia di Clive Donner. Carlo Magno interpretato dall'attore Christian Brendel. SuperQuark. Carlo Magno: la Corona e la Spada, documentario sulla vita del personaggio a cura di Piero Angela, per la serie degliSpeciali di Superquark, andato in onda 14 dicembre 2005. Note 1. ^ Claudio Rendina, I papi. 2. ^ Pur con alcuni limiti e discriminazioni, i musulmani di al-Andalus avevano garantito ai cristiani e agli ebrei piena libert di fede e (per i cristiani mozarabi) libert di liturgia. Inoltre era assicurata piena libert di esercizio delle professioni liberali, in cambio del pagamento (non troppo gravoso) dell'imposta personale chiamata jizya. 3. ^ Basterebbe ricordare come i cristiani adulti dovessero esser sempre disponibili a rispondere al bannum - vale a dire alla chiamata generale alle armi - laddove dall'obbligo militare essi erano totalmente esonerati dalle diffidenti autorit islamiche andaluse. 4. ^ Ed. E. Kurze, in: Scriptores rerum Germanicarum in usum Scholarum, Hannover, 1895, p. 112. 5. ^ Annales Maximiani, ed. G. H. Perz, in: Monumenta Germaniae Historica, III, Hannover, 1839, p. 23. 6. ^ Franco Cardini e Marina Montesano, Storia Medievale, Firenze, Le Monnier Universit/Storia, 2006, p. 151-152 "L'imperatore poi, anch'egli spostandosi si pu dire di continuo da un punto all'altro del suo impero, indiceva continuamente grandi riunioni (placita) durante le quali giudicava delle cause che venivano portate dinanzi a lui, e pubblicava nuove leggi attraverso speciali raccolte normative chiamate capitularia. I capitularia, appunto, ci consentono di vedere in dettaglio come funzionava il sistema politico ed economico concepito da Carlo." 7. ^ La nascita della scrittura. URL consultato in data 16 febbraio 2011. 8. ^ S. Katz, The Jews in the Visigothic and Frankish kingdoms of Spain and Gaul, Cambridge, Mass., The Mediaeval Academy of America, 1937, p. 133. 9. ^ Cfr. Giosu Musca, Carlo Magno ed Harun al Rashid, Bari, Dedalo, 1963, pp. 21-22. 10. ^ Ermengarda fu il nome che le attribu Alessandro Manzoni nella sua tragedia Adelchi 11. ^ Bibliotheca Sanctorum, Vol. III. 12. ^ Maometto e Carlo Magno, Roma-Bari, Laterza, 19733, passim. (Opera lasciata incompiuta nel 1935, completata dal figlio Jacques Pirenne e pubblicata postuma: 1 e dition Bruxelles, 1937) 13. ^ vedi: Alessandro Barbero, Carlo Magno: un padre dell'Europa, Roma-Bari, Laterza, 2006. Bibliografia In italiano

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